UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTÀ DI INGEGNERIA Dipartimento di Ingegneria Meccanica Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Meccanica TESI DI LAUREA STUDIO ELETTRO-TERMO-STRUTTURALE DELLA SORGENTE DI IONIZZAZIONE AL PLASMA DEL PROGETTO SPES Relatore: Dott. Ing. Giovanni Meneghetti Correlatori: Dott. Alberto Andrighetto Ing. Mattia Manzolaro Laureando: Andrea Baraldo ANNO ACCADEMICO 2009-2010 INDICE Introduzione 1 1 Il progetto SPES ai Laboratori Nazionali di Legnaro: produzione ed - utilizzo di fasci di ioni esotici 1.1 Introduzione 1.2 Il progetto SPES 10 1.2.1 L'acceleratore primario 11 1.2.2 Il target di produzione ed il sistema di estrazione e ionizzazione 12 1.2.3 Separatori elettromagnetici e post accelerazione 21 1.3 1.4 5 Applicazione dei fasci di ioni esotici 23 1.3.1 Applicazioni in fisica nucleare 23 1.3.2 Applicazioni in fisica dello stato solido 26 1.3.3 Applicazioni mediche: la Tomografia ad Emissione Positronica 28 1.3.4 Applicazioni in astrofisica 30 Conclusioni 31 Bibliografia al Capitolo 1 32 2 Principio di funzionamento delle Sorgenti di Ionizzazione al Plasma (PIS) - tipo FEBIAD 33 2.1 Introduzione 33 2.2 Principi base di funzionamento delle Sorgenti di Ionizzazione al Plasma tipo FEBIAD 34 2.2.1 Nozioni generali 34 2.2.1.1 Generalità sul plasma 34 2.2.1.2 La ionizzazione 37 2.2.1.3 L’affinità elettronica 39 2.2.1.4 L’elettronegatività 39 2.2.1.5 L’effetto termoionico 40 2.3 ii 5 Sorgenti di ionizzazione al plasma 42 2.3.1 Sorgente al plasma MK5 43 2.3.2 Sorgente al plasma MK6 49 2.3.3 2.4 Sorgenti di ionizzazione usate ad ORNL per la produzione di fasci radioattivi 2.4.1 2.5 Sorgente al plasma MK7 Sorgente di ionizzazione EBPIS 51 53 Conclusioni 54 Bibliografia al Capitolo 2 55 3 Analisi Elettro-Termo-Strutturale della Sorgente di Ionizzazione al Plasma - MK5 e confronto con le misure sperimentali 57 3.1 Introduzione 57 3.2 Analisi elettro-termica preliminare 58 3.2.1 3.2.2 Il modello FEM Risultati ottenuti 59 64 3.3 Analisi di sensitività 65 3.4 Descrizione dell’apparato sperimentale 82 3.4.1 Il sistema da vuoto 84 3.4.2 Il sistema di alimentazione e controllo 89 3.4.3 Strumenti di misura 92 3.6 Raccolta dei dati sperimentali 103 3.5 Procedura per l’assemblaggio della sorgente al plasma del progetto SPES 3.7 Il modello termo-elettrico 111 3.7.1 Pre-Processing 112 3.7.2 Post-Processing 115 94 3.8 Confronto tra risultati FEM e misure sperimentali 118 3.9 Il modello dettagliato per l’analisi elettro-termo-strutturale 121 3.10 Conclusioni 132 Bibliografia al Capitolo 3 133 4 Analisi Elettro-Termo-Strutturale della Sorgente di Ionizzazione al Plasma - EBPIS (ORNL) e confronto con i dati sperimentali ii 50 135 4.1 Introduzione 135 4.2 Analisi elettro-termica preliminare 136 4.2.1 136 Il modello FEM 4.2.2 4.3 Risultati ottenuti Il modello dettagliato per l’analisi elettro-termo-strutturale 139 4.3.1 Pre-Processing 140 4.3.2 Post-Processing 142 4.4 Confronto tra risultati FEM e misure sperimentali 152 4.5 Conclusioni 154 5 Linee guida per un possibile sviluppo della nuova sorgente al plasma - FEBIAD SPES 6 138 157 5.1 Introduzione 157 5.2 Confronto del comportamento termico delle due sorgenti 158 5.3 Influenza degli schermi sulla MK5 162 5.4 Confronto del comportamento strutturale delle due sorgenti 167 5.5 Considerazioni conclusive e proposte per la progettazione della sorgente al plasma SPES 170 Studio della traiettoria delle particelle dovuta al campo elettro-magnetico 173 6.1 Introduzione 173 6.2 Generalità sul campo magnetico 174 6.3 Esempi: confronto tra modelli teorici e modelli numerici 180 6.4 Analisi elettromagnetiche con Ansys® 191 6.5 Ansys® Elecrtomagnetic Particle Tracing 194 6.5.1 Il modello FEM 195 6.5.2 Risultati ottenuti 202 - 6.6 Conclusioni Bibliografia al Capitolo 6 205 206 Conclusioni 207 Appendice A Appendice B Appendice C 211 237 271 iii Appendice D Appendice E iv 305 315 Introduzione Dall’inizio del ventesimo secolo la fisica nucleare esplora i confini della natura per produrre materia mai osservata prima in laboratorio; le ricerche di base e le complesse tecnologie appositamente create, hanno spesso portato alla nascita di un gran numero di applicazioni nel campo della medicina, dell’industria e della fisica applicata, arrivando in molti casi ad influenzare usi e costumi della società: basti pensare alla nascita del “Web” presso i laboratori del CERN. Nel corso degli anni l’Europa ha assunto la leadership nel campo della ricerca nucleare e sta pianificando la costruzione di una nuova generazione di facility per la produzione di fasci radioattivi, con lo scopo di esplorare la materia esotica e di fornire un valido strumento per applicazioni di tipo medico ed industriale. All’interno del programma partecipa attivamente, con il progetto SPES (Selective Production of Exotic Species), anche l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Legnaro; tale progetto prevede la costruzione di una facility per la produzione di fasci di ioni radioattivi ricchi di neutroni (neutron-rich) e di alta qualità, nel range di massa compreso tra 80 e 160 uma. La produzione di fasci di ioni radioattivi richiede l’impiego di tecnologie estremamente complesse ed innovative; come sarà descritto dettagliatamente in seguito, il progetto SPES prevede il bombardamento di un bersaglio (target) in carburo di uranio con un fascio primario: in modo da generare, tramite una reazione nucleare, specie radioattive all’interno del target. Le particelle radioattive generate vengono successivamente estratte, ionizzate, separate in massa ed accelerate come fascio di ioni radioattivo. Solitamente, il target si presenta come un unico blocco cilindrico racchiuso all’interno di una scatola in grafite; l’idea innovativa introdotta dal progetto SPES è la suddivisione del target in sette dischi opportunamente spaziati; questo consente, a parità di volume, di aumentare la superficie di scambio termico radiativo tra il target e la scatola che lo contiene: tale particolare è di fondamentale importanza in quanto permette al target di smaltire con maggiore efficienza la potenza termica dissipata dal fascio protonico che lo investe (stimato in circa 8 kW). Gli isotopi prodotti vengono estratti dalla scatola grazie alla linea di trasferimento; attraverso tale dispositivo le particelle vengono indirizzate verso la sorgente di ionizzazione (ion source) dove 1 avviene il processo di ionizzazione (ioni +1). La scelta della sorgente di ionizzazione è di fondamentale importanza, in quanto il suo funzionamento influenza l'intensità e la qualità del fascio radioattivo. A seconda del tipo di elemento, di cui si vuole produrre il fascio, vengono impiegate sorgenti di ionizzazioni differenti; in particolare si possono avere: sorgenti con ionizzazione superficiale, sorgenti laser (RILIS), sorgenti al plasma (FEBIAD) o la sorgenti ECR (Electron Cyclotron Resonance). Gli ioni prodotti dalla sorgente di ionizzazione vengono accelerati da un elettrodo estrattore (electrode), realizzato in lega di titanio; il quale viene mantenuto ad una differenza di potenziale di 60 kV rispetto alla sorgente. Lo studio della distribuzione di temperatura e delle deformazioni termiche presenti nei componenti che costituiscono il target, la linea di trasferimento, la sorgente di ionizzazione e l’elettrodo estrattore è assai complesso. Per tale motivo i Laboratori Nazionali di Legnaro hanno avviato delle strette collaborazioni con l’ENEA (Bologna), i Dipartimenti di Ingegneria Meccanica e di Scienze Chimiche dell’Università degli Studi di Padova, il CERN (Svizzera) ed i Laboratori di Oak Ridge (USA). Il presente lavoro di tesi si inserisce in quest’ambito, e vuole fornire un solido appoggio allo studio elettro-termo-strutturale della sorgente di ionizzazione e della linea di trasferimento ed allo studio della formazione del fascio di ioni. Per poter fare questo ci si appoggia a dei metodi numerici; in particolare si fa riferimento al metodo degli Elementi Finiti ed al codice di calcolo Ansys® Release 12.0 (con il quale si sono effettuate tutte le analisi esposte nel presente lavoro). La tesi si sviluppa in cinque capitoli, il cui contenuto viene di seguito brevemente riassunto. • Capitolo 1 La prima parte del primo capitolo si sofferma nella descrizione della metodologia ISOL per la produzione di fasci di ioni radioattivi. Successivamente, si passa ad illustrare le principali caratteristiche del progetto SPES, in fase di sviluppo presso i Laboratori Nazionali di Legnaro. Infine, vengono elencate le principali applicazioni dei fasci di ioni radioattivi nei campi di interesse della fisica nucleare, dell’astrofisica, della scienza dei materiali e della medicina. • Capitolo 2 Nel presente capitolo vengono descritti i principi base del funzionamento delle sorgenti di ionizzazione al plasma. Verranno inoltre illustrate le tipologie di sorgente al plasma utilizzate nella facility ISOLDE del CERN e quelle usate nella facility HRIBF ad Oak Ridge; in particolare ci si soffermerà sulla descrizione delle sorgenti MK5 ed EBPIS che sono principali oggetti di studio nei seguenti capitoli. 2 • Capitolo 3 In tale capitolo viene presentato lo studio effettuato, impiegando il metodo degli Elementi Finiti, per la valutazione del comportamento elettrico, termico e strutturale della sorgente di ionizzazione al plasma MK5. I risultati ottenuti verranno poi confrontati con i dati raccolti grazie ad una campagna di misure, termiche ed elettriche, effettuate per mezzo di un opportuno apparato sperimentale (sviluppato presso i Laboratori Nazionali di Legnaro). • Capitolo 4 Anche in questo capitolo viene presentato lo studio effettuato, impiegando il metodo degli Elementi Finiti, per la valutazione del comportamento elettrico, termico e strutturale questa volta della sorgente di ionizzazione al plasma EBPIS. I risultati ottenuti verranno poi confrontati con i dati raccolti grazie ad una campagna di misure, termiche ed elettriche, effettuate dall’ingegner Mattia Manzolaro direttamente presso i Laboratori Nazionali di Oak Ridge (ORNL). • Capitolo 5 In questo capitolo vengono confrontati i risultati ottenuti nei due precedenti capitoli per le due sorgenti di ionizzazione al plasma, sia dal punto di vista elettro-termico che da quello strutturale. Sulla base di questi risultati verranno proposte alcune possibilità di miglioramento delle sorgenti con lo scopo di sviluppare in futuro una nuova sorgente al plasma SPES in cui possano conglobare i vantaggi dell’una e dell’altra. • Capitolo 6 Gli argomenti trattati nell’ultimo capitolo si discostano da quanto visto fino a questo punto; l’attenzione viene spostata sul campo magnetico prodotto da una bobina coassiale alla sorgente di ionizzazione al plasma e sullo studio del moto delle particelle dovute a tale campo. L’obiettivo di tale capitolo è capire fino a che punto è possibile impiegare il codice di calcolo Ansys®, per l’analisi della distribuzione del campo elettro-magnetico presente all’interno della sorgente di ionizzazione ed in particolare nella zona tra catodo ed anodo. 3 4 Capitolo 1 Il progetto SPES ai Laboratori Nazionali di Legnaro: produzione ed utilizzo di fasci di ioni esotici 1.1 Introduzione In fisica classica, con materia genericamente si indica qualsiasi cosa che abbia massa e occupi spazio o alternativamente la sostanza di cui gli oggetti fisici sono composti, escludendo l'energia dovuta al contributo dei campi delle forze. La materia ha una struttura discontinua, cioè costituita da piccole particelle, detti atomi, che determinano le proprietà degli elementi presenti in natura: le proprietà chimiche sono dovute principalmente alla nube elettronica esterna, mentre le proprietà fisiche sono dovute alla combinazione di più atomi disposti ed organizzati in reticoli cristallini. La maggior parte della massa dell’atomo (più del 99,9%) si concentra nel nucleo; i nuclei sono entità composite costituite da protoni (particelle a carica positiva) e neutroni (particelle elettricamente neutre), chiamati entrambi nucleoni ed aventi massa circa 1800 volte più grande degli elettroni [1]. La stabilità del nucleo è garantita dalla presenza di una forza di attrazione tra i nucleoni molto intensa definita interazione forte; tale forza si manifesta con efficacia a distanze inferiori alle dimensioni nucleari e bilancia la repulsione elettrostatica tra i protoni carichi positivamente. L’interazione forte vincola il moto dei nucleoni attorno alla massa nucleare centrale ed a causa della sua notevole intensità, la rottura del nucleo richiede molta energia. La branca della fisica che studia il comportamento e la stabilità del nucleo atomico è la fisica nucleare. 5 Figura 1.1 - Configurazione di atomo stabile. I nuclei stabili possiedono, approssimativamente, ugual numero di neutroni e di protoni [2], e costituiscono la cosiddetta “valle di stabilità” nella carta dei nuclidi (vedi figura 1.2); il motivo fondamentale della maggiore stabilità dei nuclei con numero di protoni uguale al numero di neutroni è da ricercarsi nel fatto che l’interazione neutrone-protone è leggermente più intensa rispetto alle interazioni protone-protone e neutrone-neutrone. Per nuclei con numero di massa A≥40 (si ricorda che , con ed ), la forza coulombiana sposta la linea di stabilità lontano dalla retta in cui giacciono i nuclei con numero di protoni uguale al numero di neutroni, verso nuclei ricchi di neutroni (che essendo privi di carica, non alimentano la forza repulsiva elettrostatica); come se non bastasse, la forza coulombiana limita pure l’esistenza di elementi super pesanti, dato che il corto raggio di azione della forza nucleare forte non permette un’efficace opposizione alla forza elettrostatica, agente invece a più lungo raggio. Figura 1.2 - Carta dei nuclidi. 6 I nuclei con eccesso o difetto di neutroni, e quindi lontani dalla valle di stabilità, sono radioattivi e decadono con emissione di particelle (alfa, beta, neutrini, …) e raggi γ. Tali nuclei instabili vengono comunemente chiamati “esotici” ed al momento circa 2000 di essi sono stati prodotti e caratterizzati in laboratori di ricerca di tutto il mondo. Calcoli teorici prevedono tuttavia l’esistenza di un numero di nuclei esotici molto più elevato (più di 6000), cosicché è possibile che un gran numero di essi sia presente nella cosiddetta “terra incognita”, che comprende la regione ricca di neutroni (neutron-rich) e quella dei nuclei superpesanti (SHE, Super Heavy Elements). La carta dei nuclidi individua e classifica i nuclei in base al numero di protoni (Z) e al numero di neutroni (N). I nuclei definiti “stabili” (quadratini neri) sono quelli non radioattivi oppure aventi tempo di decadimento comparabile all'età della terra (o addirittura superiore); la regione di colore giallo è quella dei nuclei artificiali, che possono avere vita più o meno breve a seconda dei casi; aggiungendo neutroni o protoni ad un nucleo ci si allontana dalla valle di stabilità fino a raggiungerne i limiti, detti drip lines, caratterizzati da una diminuzione della forza di attrazione tra neutroni e protoni tale da non garantire più la stabilità del nucleo: calcoli teorici hanno dimostrato che al di fuori delle drip lines i nuclei emettono nucleoni molto rapidamente per formare nuovi nuclei, con combinazioni di protoni e neutroni tali da poter rientrare nell’area di potenziale stabilità, nella quale l'interazione forte è nuovamente capace di garantire il grado di coesione necessario. La regione indicata in verde, ancora inesplorata, è definita “terra incognita” ed è caratterizzata dalla presenza di nuclei radioattivi con rapporti molto piccoli o molto grandi; la figura mostra che l’area proton-rich è relativamente ben definita teoricamente, mentre quella neutron-rich è molto più vasta ed indefinita. Come vedremo nei paragrafi successivi lo studio dei nuclei instabili, ed in particolare dei nuclei esotici, ha aperto nuovi campi di ricerca in fisica nucleare, ha permesso di confermare precedenti ipotesi di fondamentale importanza ed ha infine suggerito promettenti applicazioni in fisica dello stato solido ed in medicina. Per l’utilizzo pratico e la produzione di ioni radioattivi di questo tipo è necessaria la costruzione di sistemi acceleratori ed attrezzature capaci di garantire fasci ionici (RIB, Radioactive Ion Beams) di elevata purezza, intensità ed energia (facilities); sono numerose le facilities per la produzione di fasci radioattivi operanti sia in Europa che in altre parti del mondo; la maggior parte di queste sono basate sul metodo ISOL. 7 Figura 1.3 - Schema di una facility di tipo ISOL per la produzione di fasci di ioni esotici. La tecnica ISOL (Isotope Separation On-Line), schematizzata in figura 1.3, utilizza la separazione degli isotopi in linea [3]; i principali costituenti di tale tipologia di facility sono: • l’acceleratore primario • il complesso target-sistema di estrazione e ionizzazione • i separatori di massa ed isobari • il post acceleratore Un fascio di particelle della voluta energia, proveniente dall’acceleratore primario, viene fatto collidere con un bersaglio (target) di materiale fissile; in questo modo si ottiene la produzione degli isotopi radioattivi tramite reazioni nucleari (fissione, spallazione, frammentazione, ecc…). Attraverso un opportuno sistema i radioisotopi prodotti vengono estratti e ionizzati; in questo modo potranno essere accelerati per differenza di potenziale. Il primo stadio di accelerazione avviene nel front end che attira gli ioni e li invia verso dei separatori elettromagnetici all’interno dei quali il fascio viene opportunamente selezionato e purificato; i separatori sono quindi necessari se si vuole ottenere un fascio chimicamente ed isobaricamente puro. Successivamente, gli ioni vengono post accelerati al livello di energia richiesto dal particolare esperimento. L’intensità del fascio radioattivo prodotto è usualmente descritta dalla seguente equazione: 1.1 8 dove è la sezione d'urto per le reazioni nucleari, spessore del target, è l’intensità del fascio primario, N è lo è l’efficienza di rilascio del target, è l’efficienza di ionizzazione e è l’efficienza del processo di estrazione. Una corretta configurazione del complesso target - sistema di estrazione e ionizzazione è cruciale per un efficiente funzionamento di una facility di tipo ISOL: gli obiettivi che stanno alla base del dimensionamento sono: • la riduzione del tempo di ritardo, • la massimizzazione della produzione senza deterioramento della purezza del fascio. La separazione dei prodotti radioattivi dal substrato del target e l’estrazione dei nuclei esotici, sono processi fortemente dipendenti dalla temperatura; in particolare, all’aumentare del livello termico, la diffusione delle particelle risulta accelerata. Chiaramente, più breve è la vita media degli atomi radioattivi, più rapido deve essere il tempo di rilascio, e di conseguenza, per quanto appena affermato, il sistema deve essere mantenuto alla più alta temperatura possibile. In ambito europeo, le opportunità scientifiche offerte dai RIB ed i notevoli problemi tecnologici ad essi associati, hanno portato la comunità scientifica a proporre la costruzione di una rete di facilities complementari, definite di “intermedia generazione”, fondamentali per arrivare alla costruzione di un’unica grande facility europea di tipo ISOL, chiamata EURISOL [4]: tale progetto rappresenta un’iniziativa che vede coinvolti i principali laboratori nucleari europei, ed è dedicato allo studio ed alla progettazione di una struttura per la produzione di fasci radioattivi di qualità significativamente superiore a quella attualmente disponibile. In tale direzione sono orientati anche i Laboratori Nazionali di Legnaro (LNL), nei quali è prevista la costruzione di una facility ISOL per la produzione di fasci di ioni esotici: il progetto SPES (Selective Production of Exotic Species). Tale programma è coordinato a livello nazionale e prevede la collaborazione tra sei sezioni INFN, l’ENEA (Bologna), i Dipartimenti di Ingegneria Meccanica e di Scienze Chimiche dell’Università degli Studi di Padova e, a livello internazionale, strette collaborazioni con il CERN (Svizzera) ed i Laboratori di Oak Ridge (USA). Nel prossimo paragrafo sarà descritto il progetto SPES e la struttura della facility in fase di costruzione ai Laboratori Nazionali di Legnaro (LNL), mentre nel paragrafo 1.3 si fornirà una descrizione delle principali applicazioni dei fasci di ioni radioattivi. 9 1.2 Il progetto SPES Il principale obbiettivo del progetto SPES è di fornire un acceleratore che permetta di svolgere ricerca all’avanguardia in fisica nucleare attraverso lo studio di nuclei lontani dalla valle di stabilità. Il progetto è basato sulla produzione di nuclei radioattivi neutron-rich attraverso la fissione nucleare (con una resa massima di uranio, con un fascio di protoni di ) indotta bombardando un target, realizzato in carburo di a di corrente (per una potenza totale di ) [5]. Essendo il livello di radioattività stimato nel target di produzione molto elevato, è necessaria la progettazione di speciali infrastrutture in modo da garantire la sicurezza in termini di radio protezione. Figura 1.4 - Layout del progetto SPES (RIB e Neutron facilities). La facility SPES prevede inoltre la realizzazione di un acceleratore di neutroni (Neutron Facility) attraverso l’impiego di un secondo fascio di protoni ad alta energia. La Neutron Facility è un obiettivo secondario del progetto SPES, ma permette comunque importanti applicazioni mediche ed interdisciplinari. In figura 1.4 viene mostrato il layout del progetto SPES nel quale è visibile sia la facility per la produzione del fascio di ioni esotici, sia la Neutron Facility. Viene di seguito fornita una descrizione dei componenti principali appartenenti alla RIB facility attualmente in fase di costruzione ai Laboratori Nazionali di Legnaro. 10 1.2.1 L’acceleratore primario L’acceleratore primario ha la funzione di produrre un fascio primario di particelle, il quale deve essere direzionato verso il target dove la reazione nucleare ha luogo [5]. La facility SPES utilizzerà come acceleratore primario un Ciclotrone. Tale dispositivo è in grado di garantire le performance richieste per la produzione di fasci di ioni esotici ed offre la possibilità di utilizzare una seconda linea di fascio in modo completamente indipendente per alimentare la Neutron Facility. Il mercato offre oggi la possibilità di produrre, con la tecnologia del ciclotrone, fasci di intensità molto vicina alle richieste del progetto SPES; questo ha portato alla scelta di una soluzione commerciale. Un esempio di ciclotrone commerciale adatto al progetto SPES è il Cyclone® 70, sviluppato dalla IBA e mostrato in figura 1.5; il quale è in grado di fornire due fasci di protoni indipendenti fino a 70 MeV di energia ed aventi una corrente massima di 750 µA. Figura 1.5 - Il ciclotrone IBA Cyclone® 70. 1.2.2 Il target di produzione ed il sistema di estrazione e ionizzazione Sia il target di produzione dei radioisotopi, sia il sistema di estrazione e ionizzazione degli stessi sono contenuti all’interno di una camera di forma cilindrica (camera target), la quale viene raffreddata mediante un opportuno circuito, viste le elevate temperature in gioco (vedi figura 1.6). Sempre a causa delle alte temperature, per evitare l’ossidazione dei componenti presenti, l’interno della camera viene mantenuto in condizioni di alto vuoto (con pressione dell’ordine dei ); la mancanza di atmosfera è inoltre necessaria per aumentare il cammino libero medio delle 11 particelle radioattive prodotte. Il volume della camera è delimitato dallo spallamento di una flangia (plate) e da un coperchio (cover) a forma di pentola, entrambi realizzati in lega di alluminio, mentre la tenuta a vuoto è garantita da un O-Ring. Figura 1.6 - Configurazione della camera target. Il target è composto da sette dischi coassiali in UCx, aventi di diametro e circa di spessore ed opportunamente distanziati in direzione assiale, al fine di dissipare attraverso radiazione termica la potenza sviluppata dal fascio di protoni. Essi sono contenuti in una scatola (box), un tubo cavo di grafite, avente un diametro esterno e una lunghezza di 49 e 200 mm rispettivamente (vedi figura 1.7). Il fascio di protoni, prima di impattare contro i dischi, attraversa due finestre in grafite (windows), molto sottili per non attenuare l’intensità del fascio, ma di fondamentale importanza in quanto consentono di schermare la zona attiva e di evitare un eccessivo raffreddamento del materiale fissile in corrispondenza dell’ingresso del fascio. Dopo aver investito le due finestre di grafite e i dischi di UCx, il fascio primario va ad impattare su tre dumper e sul fondo scatola (box base); questi elementi provvedono sia all’assorbimento definitivo del fascio (che così non va ad attivare la camera esterna), sia ad evitare la fuoriuscita di particelle dal lato posteriore del target [6]. La scatola deve mantenere la temperatura media di 2000°C, in modo da migliorare l'estrazione dei prodotti di fissione. Essendo la potenza del fascio di protoni non sufficiente a portare il target al livello di temperatura richiesto, è necessario introdurre un dispositivo indipendente avente la funzione di riscaldare e schermare il target. Inoltre, il sistema di riscaldamento supplementare deve essere in grado di sostenere il target durante i transitori, evitando improvvisi sbalzi di temperatura 12 molto pericolosi per l'integrità strutturale dei dischi. Il riscaldatore (heater) è composto da un tubo molto sottile (tube) saldato ai bordi a due ali (wings) direttamente collegate ai morsetti in rame (clamps); attraverso i morsetti è possibile far dissipare per effetto Joule il desiderato quantitativo di potenza al riscaldatore. La dissipazione di potenza (dovuta all’effetto Joule) in aggiunta al calore sviluppato dalla fissione nucleare, fa in modo che la temperatura del sistema scatola-dischi sia mantenuta al valore di utilizzo. Il materiale scelto per il riscaldatore è il tantalio: si tratta di un metallo altamente resistente alla corrosione, in grado di condurre energia elettrica e termica e di raggiungere temperature molto elevate. a) b) Figura 1.7 – a) Rappresentazione del prototipo di bersaglio diretto del progetto SPES; b) Il prototipo del blocco target in fase di test presso i Laboratori Nazionali di Legnaro. Il processo di fissione nucleare, che si manifesta quando il fascio di protoni investe i sette dischi in carburo di uranio, produce nuclei radioattivi aventi massa compresa tra gli 80 ed i 160 uma; per la produzione di un RIB la specie esotica desiderata deve essere estratta dal target e ionizzata. Tale processo richiede del tempo e non può essere applicato ad isotopi aventi una vita media inferiore a poche decine di millisecondi. Il processo di estrazione avviene mediante la linea di trasferimento (transfer line), attraverso la quale gli isotopi in uscita dal target vengono indirizzati verso la sorgente di ionizzazione (ion source) dove sono ionizzati positivamente (ioni +1). Nell’attuale configurazione la linea di trasferimento (transfer line) è un tubo sottile di tantalio saldato al riscaldatore ad un’estremità e 13 connesso meccanicamente alla sorgente di ionizzazione all’estremità opposta (vedi figura 1.8). Come accade per il riscaldatore, anche il sistema linea di trasferimento - sorgente di ionizzazione viene riscaldato mediante dissipazione di potenza per effetto Joule; in questo modo la temperatura della sorgente arriva a sfiorare i 2400°C. Figura 1.8 - Rappresentazione del sistema di estrazione e ionizzazione del progetto SPES. La camera target viene collegata al front end; tra i due componenti è presente una differenza di potenziale ( ) pari a 60 kV ed è quindi necessario, al fine di evitare il contatto diretto, interporre un isolante elettrico (electrical insulator) come rappresentato in figura 1.9. La differenza di potenziale presente attira gli ioni radioattivi verso il front end; in particolare il componente che accoglie gli ioni in uscita dalla sorgente di ionizzazione è un elettrodo (electrode) realizzato in lega di titanio (Ti6Al4V) e visibile in figura 1.9. In questo modo si forma il fascio di ioni radioattivi che verrà, dopo il passaggio attraverso i separatori elettromagnetici ed il post acceleratore, inviato alle sale sperimentali. 14 Figura 1.9 - Rappresentazione del front end. La scelta della sorgente è di fondamentale importanza, in quanto il suo funzionamento influenza l'intensità e la qualità del fascio radioattivo. La facility SPES viene inizialmente progettata in riferimento a due diverse tipologie di sorgente: una sorgente con ionizzazione di tipo superficiale (Surface Ion Source) ed una sorgente con ionizzazione laser (RILIS, Resonant Ionization Laser Ion Source) [7]. Per entrambe le tipologie di ionizzazione si fa riferimento alla medesima architettura (mostrata in dettaglio in figura 1.10); si tratta di uno sviluppo della sorgente MK1 ISOLDE sviluppata dal CERN. Il componente principale della sorgente MK1 è la hot cavity si tratta di un tubicino in tungsteno all’interno del quale avviene la ionizzazione. Figura 1.10 - Architettura sorgente di ionizzazione MK1. 15 La hot cavity, dotata di un opportuno invito conico, viene accoppiata per interferenza al foro centrale del supporto (support) in tantalio; la gestione delle tolleranze è tale da impedire qualsiasi movimento relativo tra i due componenti. Dall’altra parte, il collegamento con la linea di trasferimento avviene per mezzo di un tappo (bush) in tantalio, sul quale vanno in battuta sia la linea di trasferimento sia la hot cavity. Le elevate temperatura raggiunte dalla sorgente di ionizzazione in condizioni di utilizzo, fanno si che i componenti si saldino tra loro. Il collegamento tra il supporto e la flangia principale avviene mediante 4 viti DIN912 M5 12. In figura 1.11 è rappresentato il disegno costruttivo della sorgente di ionizzazione. Tra supporto e flangia principale viene interposto uno schermo (screen) in tantalio; si tratta di un componente fondamentale per l’estrazione degli isotopi radioattivi. Figura 1.11 - Disegno costruttivo della sorgente di ionizzazione. Surface Ion Source (SIS) Vengono ora descritti i diversi metodi di ionizzazione che possono essere utilizzati nella facility SPES. Il più semplice metodo di ionizzazione è quello che si ha quando un atomo viene a contatto con la superficie di un metallo ad alta temperatura (ionizzazione superficiale). 16 Figura 1.12 - Schema riassuntivo dei vari metodi di ionizzazione. Attraverso la Surface Ion Source la ionizzazione è causata dallo strisciamento degli isotopi radioattivi provenienti dal target sulla superficie interna della hot cavity. A causa di tale strisciamento gli isotopi cedono un elettrone e vengono quindi ionizzati positivamente (ioni +1). Questo è possibile se la minima energia necessaria per rimuovere un elettrone da una superficie (funzione di lavoro) è maggiore del potenziale di ionizzazione dell’isotopo. Nel caso in esame si riescono a produrre con elevata efficienza ioni positivi per elementi con potenziale di ionizzazione inferiore alla funzione di lavoro del tungsteno pari a circa 5 eV. L’elevata temperatura a cui si trova la sorgente permette di avere un processo di ionizzazione efficiente; si favorisce infatti il moto Browniano e si incrementano i contatti isotopo-superficie. Lo svantaggio principale di tale metodo sta nel fatto che la ionizzazione non è selettiva, cioè non vengono ionizzati soltanto gli isotopi della specie desiderata. Si devono quindi predisporre dei separatori elettromagnetici in grado di selezionare, in base alla massa, le particelle presenti nel fascio. In ogni caso la purezza del fascio non è garantita; vi sono infatti isotopi di diversa specie tra loro isobari, aventi cioè lo stesso numero di massa A ma un diverso numero atomico Z (come ad esempio il 132 Cs e lo 132 Sn). Per separare tali elementi sono necessari dei separatori isobari; tali dispositivi, oltre ad essere molto complicati e costosi sono anche poco affidabili, inoltre riducono notevolmente l’intensità del fascio. 17 Questa tipologia di sorgente permette di ottenere anche ioni negativi. La produzione di fasci di atomi esotici ionizzati negativamente è comunque molto complicata; non tanto per la produzione degli ioni, per cui è sufficiente realizzare la hot cavity con un materiale la cui funzione di lavoro sia più piccola dell’affinità elettronica degli isotopi, bensì per la loro accelerazione. La differenza di potenziale presente tra la camera target, il front end ed i sistemi di post accelerazione deve essere invertita; questo è possibile soltanto se si dispone di particolari dispositivi denominati charge exchange devices. Resonant Ionization Laser Ion Source (RILIS) Il metodo RILIS (il cui principio di funzionamento è schematizzato in figura 1.13) è oggi il più potente strumento per la produzione di fasci di ioni radioattivi per le facilities di tipo ISOL, in quanto fornisce un processo di ionizzazione selettiva e garantisce la soppressione di contaminazioni indesiderate a livello della sorgente di ionizzazione. Vale la pena notare che il metodo RILIS utilizza la stessa architettura della tecnica di ionizzazione superficiale. Un laser caratterizzato dalla sovrapposizione di più raggi (due o tre a seconda dell’elemento chimico da ionizzare) aventi lunghezze d’onda differenti, corrispondenti a diversi valori energetici ( , dove è la costante di Planck ed è la frequenza d’onda), viene proiettato all’interno della hot cavity. Tale laser irradia gli isotopi e fornisce loro l’energia necessaria per far compiere all’elettrone più esterno dei salti quantici verso orbitali più esterni fino alla separazione dall’atomo; in questo modo si ha la formazione di uno ione positivo +1. La metodologia di ionizzazione RILIS permette di acquisire soltanto ioni radioattivi della specie di interesse e si riesce quindi ad ottenere un fascio nel quale le contaminazioni sono minime. In ogni caso, a causa dell’architettura della sorgente, c’è la possibilità che alcuni elementi (in particolare il cesio) vengano ionizzati per strisciamento; gli ioni così prodotti sporcano il fascio. Per risolvere tale inconveniente si può pensare di sostituire il materiale che costituisce la hot cavity; passando al niobio la ionizzazione superficiale viene notevolmente attenuata. 18 Figura 1.13 - Schematizzazione del sistema di ionizzazione RILIS. Per avere un’efficienza di ionizzazione elevata è di fondamentale importanza limitare e controllare il disallineamento della hot cavity causato dall’espansione termica. Se la hot cavity si disallinea viene a ridursi la zona di azione del laser e di conseguenza anche l’efficienza di ionizzazione si riduce (vedi figura 1.14). Figura 1.14 – Allineamento della hot cavity. Plasma Ion Source (PIS) Attualmente sono disponibili una vasta gamma di tipologie di sorgenti al plasma, ciascuna delle quali sono basate utilizza un diverso metodo di produzione del plasma; quelle utilizzate nella facility SPES sono sorgenti al plasma di tipo FEBIAD ( Force Electron Beam Induced Arc Discharge). Con questo tipo di sorgente di ionizzazione al plasma è possibile ionizzare qualsiasi tipo di elemento, anche quelli con elevata energia di ionizzazione; per contro esse hanno una bassa selettività, infatti l’energia media fornita è tale da ionizzare tutti gli elementi presenti nel target. Ne 19 consegue che il fascio di ioni prodotto non risulta sufficientemente puro per poter essere impiegato, ottenendo quindi efficienze minori rispetto alle tecniche laser e superficiale. Durante lo svolgimento del presente lavoro di tesi è stata acquistata una sorgente di ionizzazione al plasma; in particolare si tratta di un prototipo simile a quello usato nella facility ISOLDE al CERN. Tale tipo di sorgente differisce sostanzialmente da quella superficiale e RILIS sia per il suo principio di funzionamento ( che verrà illustrato nel seguente capitolo) che per la sua architettura molto più articolata e complessa. A causa dei diversi ingombri e dimensioni di queste della sorgente al plasma verranno apportate delle modifiche, in particolare alla linea di trasferimento che deve essere più lunga per poterla collegare al target, ed alla movimentazione dell’elettrodo, creando un secondo finecorsa diverso da quello per la sorgente superficiale, tale da posizionarlo alla dovuta distanza dalla sorgente al plasma. La sorgente di ionizzazione tipo FEBIAD è capace di produrre anche ioni multi - caricati (quindi non solo ioni carichi 1+, ma anche 2+ , 3+ ecc..); la selettività limitata di questo tipo di sorgente può esser migliorata sfruttando le proprietà fisiche e chimiche degli atomi mentre sono rilasciati dal Target. La sorgente al plasma usata nel progetto ISOLDE è chiamata MK5, e può essere usata anche nella facility SPES. Nella figura che segue è rappresentato il disegno costruttivo della sorgente di ionizzazione al plasma MK5. Figura 1.15 - Disegno costruttivo della sorgente al plasma MK5. 20 Nella seguente figura sono evidenziati i materiali che possono essere ionizzati con i vari tipi di sorgente: in blu sono evidenziati gli elementi che, avendo una bassa volatilità, non si riescono ad estrarre dal target e quindi non si riesce a ionizzarli; in giallo son o rappresentati gli elementi che si riescono a ionizzare con le sorgenti superficiali (alcalino e alcalino-terrosi); in verde quelli che si possono ottenere con sorgenti che funzionano col metodo RILIS, ed infine in rosso sono caratterizzate le specie che si ottengono mediante sorgenti di ionizzazione al plasma (FEBIAD). Figura 1.16 - Elementi che possono essere ionizzati con i diversi metodi. 1.2.3 Separatori elettromagnetici e post accelerazione Il fascio estratto dalla sorgente di ionizzazione viene sottoposto ad una prima fase di purificazione nella quale, attraverso un separatore di massa, viene intrappolata una grande quantità di contaminanti. La risoluzione di tale dispositivo ( , dove per M si intende la massa dell’isotopo) è pari a circa 300; si riescono così a separare in base alla massa i vari elementi. Il separatore di massa è seguito da un separatore isobaro, avente una risoluzione pari a 15000, e che permette quindi di separare gli isotopi come il 132Cs e lo 132Sn tra loro isobari. Per migliorare la capacità di selezione dei separatori isobari è necessario operare con un’energia in ingresso dell’ordine dei 200 keV; questo è possibile se, sia il target che il primo separatore vengono montati in una piattaforma HV a 250 kV. 21 A questo punto il fascio radioattivo può essere direttamente convogliato alle sale sperimentali (ed utilizzato in esperimenti che richiedono fasci radioattivi di bassissima energia), oppure essere post accelerato. La post accelerazione viene ottimizzata mediante l’impiego di un Charge Breeder; un dispositivo in grado di incrementare la carica degli ioni prima dell’iniezione del fascio esotico attraverso PIAVE, che rappresenta il primo stadio di post accelerazione prima dell’ingresso in ALPI (acceleratore LINAC superconduttore). Il complesso PIAVE-ALPI è da molti anni in funzione ai LNL, ma negli ultimi tempi è stato sottoposto ad un numero significativo di miglioramenti. In particolare, mentre prima consentiva la produzione di fasci ioni stabili, ora può essere impiegato come un acceleratore di RIB. In figura 1.17 è visibile una rappresentazione schematica in cui sono visibili i componenti principali che costituiscono la facility SPES per la produzione di fasci di ioni esotici. Figura 1.17 - Rappresentazione schematica della facility SPES. Si ricorda che la corrente finale del fascio radioattivo dipende dall’efficienza di molti processi chimici-fisici (vedi equazione 1.1); complessivamente ci si aspetta, alle sale sperimentali, un fascio avente un rapporto di circa 106 ÷ 109 isotopi/s (molto inferiore alle 1013 fissioni/s date dalla fissione nucleare). Il diagramma di figura 1.18 mostra l’intensità del fascio radioattivo, calcolata tenendo conto delle efficienze di emissione, di ionizzazione e di accelerazione, per diverse specie di isotopi. 22 Figura 1.18 - Intensità finale del fascio, calcolata tenendo conto delle efficienze di emissione, di ionizzazione e di accelerazione, per diverse specie di isotopi. 1.3 Applicazione dei fasci di ioni esotici I fasci di ioni esotici hanno suscitato, nel corso degli anni, un crescente interesse dovuto alle loro molteplici applicazioni non solo nel campo della fisica nucleare ma anche in astrofisica, medicina e fisica dello stato solido. Nel presente paragrafo vengono brevemente descritte le principali applicazioni dei fasci di ioni radioattivi nelle quattro aree sopra citate. 1.3.1 Applicazioni in fisica nucleare [1] Miglioramento e verifica del Modello Standard Il modello standard della fisica delle particelle è una teoria che descrive insieme tre delle quattro forze fondamentali, cioè l'interazione nucleare forte, l'elettromagnetismo e l'interazione nucleare debole (queste ultime due unificate nell'interazione elettrodebole), nonché la funzione e le proprietà di tutte le particelle (note ed osservate) che costituiscono la materia. Nonostante il suo successo, tale 23 modello non è del tutto soddisfacente, poiché dipende in modo sostanziale da alcune assunzioni fatte ad-hoc. Elaborati esperimenti di fisica nucleare, suggeriti da convincenti basi teoriche, sono stati ideati allo scopo di chiarire l’origine di queste assunzioni e pervenire così all’unificazione delle interazioni fondamentali. Tali esperimenti prevedono precise misure delle proprietà di decadimento di alcuni nuclei, che possono essere effettuate proprio utilizzando come sorgente pura di ioni, i fasci di ioni radioattivi prodotti dalle facilities. Studio della struttura di nuclei complessi I nucleoni (protoni e neutroni) sono costituiti da subparticelle chiamate quark, esse esercitano un effetto fisico anche oltre i nucleoni nei quali sono confinati: in particolare le interazioni tra i nucleoni all’interno del nucleo sono diverse da quelle esistenti tra due nucleoni liberi, in quanto esse dipendono anche dalla densità di protoni e neutroni associata al particolare tipo di nucleo. Al momento, non esiste una formula generale che consenta di quantificare l’entità delle interazioni nucleari per tutti i nuclei rappresentati nella figura 1.1, in quanto i calcoli quantomeccanici sono applicabili unicamente ai nuclei più leggeri; l’obiettivo della fisica nucleare è di ottenere una trattazione unitaria che: a) permetta di derivare l’effettiva interazione tra le particelle nucleari b) elimini le incongruenze dei modelli correnti c) sia applicabile anche ai nuclei aventi rapporto protoni/neutroni estremo (nuclei esotici) A questo proposito i fasci di ioni radioattivi possono fornire un prezioso contributo. Misura della dimensione del nucleo: i nuclei “halo” La dimensione del nucleo è legata al numero totale di nucleoni che lo costituiscono semplice relazione ( , dove R è il raggio nucleare ed dalla una costante pari a 1.2 fermi ). Tuttavia, allontanandosi dalla valle di stabilità, si possono incontrare notevoli deviazioni da tale legge, in quanto le energie di legame tra le particelle di uno stesso nucleo possono diventare così piccole da causare la formazione di nuclei particolari, chiamati “ad anello” (nuclei “halo”). I nuclei “halo” sono caratterizzati da una diversa collocazione dei neutroni; tali nuclei 24 possiedono molti più neutroni dei rispettivi isotopi stabili, inoltre uno o due neutroni, essendo debolmente legati al nucleo, orbitano attorno ad esso (neutroni di valenza). Un esempio di nucleo “halo” è il 11Li; esso ha una dimensione media del nucleo paragonabile a quella del 48 Ca, se però si considera l’alone, racchiuso dalle orbite dei due elettroni di valenza presenti, il nucleo assume dimensioni paragonabili a quelle del 208Pb (vedi figura 1.19). Figura 1.19 - Paragone tra la dimensione del nucleo di 11Li e quella di altri nuclei più massivi. Il nucleo 11 Li è un sistema a tre corpi (i due neutroni “esterni” ed il core) e rappresenta un esempio naturale di sistema Borromeico (vedi figura 1.20); in topologia, i tre anelli borromeici sono legati l’un l’altro in modo tale che la rottura di uno permetta la separazione degli altri due. Figura 1.20 - Gli anelli Borromeici. I nuclei ad anello sono anche chiamati “nuclei Borromeici” proprio perché se uno dei loro costituenti viene a mancare, gli altri divengono immediatamente instabili e si possono a loro volta allontanare facilmente. Attualmente, per la misura della distribuzione di protoni, sulla base di esperimenti di spettroscopia atomica, si usano fasci radioattivi di bassa energia e luce laser collineata; per la determinazione della distribuzione di tutti i nucleoni, vengono invece impiegati fasci radioattivi ad alta energia. 25 Produzione di elementi superpesanti Gli elementi naturali sono circa 90: dall’Idrogeno all’Uranio; negli ultimi anni l’utilizzo di reazioni di fusione nucleare ha permesso la sintesi di nuovi elementi di elevato peso atomico, estendendo il numero dei costituenti della Tavola Periodica sino all’elemento avente numero atomico 112 e prospettando un’ulteriore estensione a 116. In particolare questi elementi, chiamati superpesanti (nei quali si ha una fortissima repulsione colombiana), sembra riescano a formarsi attorno alla cosiddetta “Isola di Stabilità” (una combinazione di 114 protoni e 184 neutroni che sembra garantire la stabilità del nucleo). La recente disponibilità di fasci intensi, costituiti da nuclei instabili ricchi di neutroni (n-rich), accoppiati a target stabili, anch’essi ricchi di neutroni, potrebbe sbarrare definitivamente la strada ad uno studio e ad una indagine accurata di tale fenomeno. 1.3.2 Applicazioni in fisica dello stato solido La tecnica Radio Tracer Diffusion, nata nel 1920, consiste nell’impiantare all’interno di un sistema solido dei nuclei radioattivi e di studiarne il decadimento, rilevando le particelle o la radiazione gamma da essi emessa. Tale tecnica permette di captare segnali anche da pochissimi atomi e rappresenta uno dei metodi più comuni per studiare i processi di diffusione atomica nei solidi [8]. Il sistema ospitante può essere drogato con i radioisotopi “sonda” per diffusione, tramite reazione nucleare, oppure per impianto ionico; la scelta dell’atomo radioattivo da utilizzare per un determinato esperimento viene fatta in base alla natura chimica e alle proprietà nucleari di quest’ultimo. L’uso della tecnica Radio Tracer Diffusion consente di: osservare, tramite i prodotti di decadimento, l’interazione tra l’atomo sonda e l’intorno reticolare che lo circonda, ottenere informazioni riguardanti il campo elettrico e magnetico all’interno del cristallo, studiare i processi diffusivi e le interazioni tra gli atomi sonda,indagare i tipi di difetti presenti nel cristallo. 26 Drogaggio dei semiconduttori Lo sviluppo di semiconduttori di piccole dimensioni aventi caratteristiche ottiche ed elettriche ottimali richiede un controllo completo dei difetti che governano tali proprietà, sia intrinseci (come le vacanze interstiziali) che estrinseci (come i droganti e le impurità atomiche): per tale motivo sia la ricerca di base che quella applicata stanno concentrando notevoli sforzi nello studio dei difetti e dell’attivazione elettrica dei droganti in diversi semiconduttori. Analogamente agli isotopi stabili, gli isotopi radioattivi influenzano le proprietà elettroniche ed ottiche dei semiconduttori in base alla loro natura chimica ed alla loro posizione all’interno del reticolo cristallino: in particolare, poiché le proprietà elettroniche ed ottiche dei semiconduttori dipendono oltre che dal tipo di semiconduttore anche dalle sue dimensioni, si è dimostrato che in semiconduttori molto piccoli tali proprietà possono essere sensibilmente alterate da un difetto presente con concentrazione minore di 1012 atomi/cm3; per controllare in maniera affidabile le prestazioni dei semiconduttori sono quindi necessarie tecniche sperimentali che combinino un’alta sensibilità chimica con un’alta sensibilità per la determinazione di basse concentrazioni di difetti. Per decenni la principale tecnica di rilevazione delle impurezze all’interno di un cristallo è stata il channeling: in tale tecnica un fascio di ioni viene guidato lungo le righe atomiche o lungo i piani del cristallo (canali), tuttavia non è possibile determinare concentrazioni di difetti inferiori a 1018 atomi/cm3. La sensibilità di tale tecnica può essere profondamente aumentata impiantando all’interno del cristallo impurezze radioattive che emettono particelle cariche (emission channeling). La misura dell’emissione lungo differenti direzioni cristalline permette la determinazione del sito cristallografico dell’atomo emittente con un’accuratezza di pochi decimi di Å. Figura 1.21 - Emission channeling degli elettroni emessi da atomi radioattivi situati in una riga atomica del reticolo. 27 1.3.3 Applicazioni mediche: la Tomografia ad Emissione Positronica [9] Prima di procedere si forniscono alcune fondamentali definizioni: - L’antimateria è la materia composta da antiparticelle: si tratta di particelle aventi la stessa massa e caratteristiche opposte a quelle che costituiscono la materia ordinaria. - Il positrone (detto anche antielettrone) è l'equivalente di antimateria dell'elettrone ed ha carica elettrica pari a +1. Quando un positrone si annichila con un elettrone, la loro massa viene convertita in energia, sotto forma di due fotoni ad altissima energia nella banda dei raggi gamma. Un positrone può essere generato dal decadimento radioattivo con emissione di positroni, o dall'interazione con la materia di fotoni con energia superiore a 1,022 MeV. Sebbene utilizzata principalmente per studiare le interazioni tra particelle elementari, l'antimateria ha anche un'applicazione tecnologica: la Tomografia ad Emissione Positronica (PET, Positron Emission Tomography) una tecnica di medicina nucleare e diagnostica medica che utilizza l'emissione di positroni per realizzare immagini tridimensionali o mappe ad alta risoluzione degli organi interni dei pazienti. La procedura PET inizia con l'iniezione (generalmente per via endovenosa) nel soggetto da esaminare, di un isotopo tracciante di breve vita media, legato chimicamente ad una molecola attiva a livello metabolico. Dopo un tempo di attesa durante il quale la molecola metabolicamente attiva (spesso uno zucchero), raggiunge una determinata concentrazione all'interno dei tessuti organici da analizzare, il soggetto viene posizionano nello scanner. Figura 1.22 - Scanner impiegato nella tecnica di rilevazione PET. 28 L'isotopo di breve vita media decade, emettendo un positrone. Dopo un percorso che può raggiungere al massimo pochi millimetri, il positrone si annichila con un elettrone, producendo una coppia di fotoni (di energia paragonabile a quella dei raggi gamma) emessi in direzioni opposte fra loro (sfasate di 180° lungo una stessa retta); questi fotoni sono successivamente rilevati dal dispositivo di scansione grazie anche all’impiego di speciali tubi fotomoltiplicatori. Punto cruciale della tecnica è la rilevazione simultanea di coppie di fotoni: i fotoni che non raggiungono il rilevatore in coppia, cioè entro un intervallo di tempo di pochi nanosecondi, non sono presi in considerazione; dalla misurazione della posizione in cui i fotoni colpiscono il rilevatore (ogni coppia di fotoni individua una retta), si può ricostruire la posizione del corpo da cui sono stati emessi (teoricamente con due coppie di fotoni, e dunque con due rette, è possibile individuare il punto di emissione dei fotoni), permettendo la determinazione dell'attività o dell'utilizzo chimico all'interno delle parti del corpo investigate. Lo scanner utilizza la rilevazione delle coppie di fotoni per mappare la densità dell'isotopo nel corpo; la mappa risultante rappresenta i tessuti in cui la molecola campione si è maggiormente concentrata e viene letta e interpretata da uno specialista in medicina nucleare o in radiologia al fine di determinare una diagnosi ed il conseguente trattamento. Spesso, e sempre più frequentemente, le scansioni della Tomografia a Emissione di Positroni sono raffrontate con le scansioni a Risonanza Magnetica Nucleare, fornendo informazioni sia anatomiche e morfologiche, sia metaboliche (in sostanza, su come il tessuto o l'organo siano conformati e su cosa stiano facendo). La PET è usata estensivamente in oncologia clinica (per avere rappresentazioni dei tumori e per la ricerca di metastasi) e nelle ricerche cardiologiche e neurologiche. Figura 1.23 - Schema riassuntivo della tecnica di analisi PET e modalità di acquisizione e presentazione dei dati. 29 Ad ogni modo, mentre gli altri metodi di scansione, come la TAC e la RMN permettono di identificare alterazioni organiche e anatomiche nel corpo umano, le scansioni PET sono in grado di rilevare alterazioni a livello biologico molecolare che spesso precedono l'alterazione anatomica, attraverso l'uso di marcatori molecolari che presentano un diverso ritmo di assorbimento a seconda del tessuto interessato. Con una scansione PET è possibile visualizzare e quantificare con discreta precisione il cambio di afflusso sanguigno nelle varie strutture anatomiche (attraverso la misurazione della concentrazione dell'emettitore di positroni iniettato). I radionuclidi utilizzati nella scansione PET sono generalmente isotopi con breve tempo di dimezzamento, come 11C (~20 min), 13N (~10 min), 15 O (~2 min) e 18F (~110 min). Per via del loro basso tempo di dimezzamento, i radioisotopi devono essere prodotti da un ciclotrone posizionato in prossimità dello scansionatore PET [8]. La PET gioca un ruolo sempre maggiore nella verifica della risposta alla terapia, specialmente in particolari terapie anti-cancro; si prospettano dunque per essa sempre maggiori applicazioni e sviluppi. 1.3.4 Applicazioni in astrofisica [1] L’astrofisica nucleare gioca un ruolo fondamentale nella comprensione della struttura, evoluzione e composizione dell’Universo e dei suoi costituenti. Le stelle generano energia attraverso reazioni nucleari coinvolgenti sia nuclei stabili che radioattivi. A volte, il consumo del carburante nucleare procede stabilmente e dura bilioni di anni, altre volte è esplosivo e dura pochi minuti o pochi secondi. Nelle differenti fasi della consunzione delle stelle vengono sintetizzati nuovi elementi chimici, sia tramite processi di nucleosintesi che seguono strettamente la valle di stabilità, sia attraverso processi che si svolgono in un territorio sconosciuto. Per sviluppare un modello che descriva il meccanismo di nucleosintesi, è necessario misurare le rese delle reazioni nucleari relative ai principali cicli astrofisici e le caratteristiche di decadimento di molti nuclei tuttora sconosciuti. Queste essenziali informazioni includono i tempi di vita, le masse ed i principali canali di decadimento di un numero di nuclei chiave lontani dalla stabilità. Le reazioni nucleari coinvolgenti nuclei instabili possono essere misurate unicamente con un fascio radioattivo: per tale motivo si prevede che la nuova generazione di facilities per la produzione di 30 fasci radioattivi risulterà di fondamentale importanza per la comprensione della sintesi elementare nell’Universo. 1.4 Conclusioni L’importanza assunta negli anni dai fasci radioattivi, sia per la ricerca teorica che applicata, ha spinto la comunità scientifica internazionale a costruire numerose facilities per la loro produzione: il progetto SPES ai Laboratori Nazionali di Legnaro rientra nell’ambito della realizzazione di una facility europea di tipo ISOL ad alte prestazioni (progetto EURISOL); la realizzazione operativa di tale progetto prevede l’allestimento di una facility “intermedia” in grado di ottenere come prestazioni 1013 fissioni/s in un target formato da 7 dischi in Carburo di Uranio bombardati da un fascio protonico di 40 MeV a 0,2 mA di corrente. Il presente lavoro di tesi si inserisce all’interno del progetto SPES; in particolare si effettuerà uno studio dettagliato di due sorgenti di ionizzazione al plasma: la sorgente MK5 sviluppata al CERN e la sorgente EBPIS utilizzata ai Laboratori Nazionali di Oak Ridge (USA). Le condizioni di lavoro che tali strutture devono sopportare verranno descritte nel capitolo seguente; si vedrà che risulta davvero di cruciale importanza avere una conoscenza dettagliata delle condizioni di lavoro elettriche, termiche e strutturali. È di fondamentale importanza, oltre alla conoscenza delle leggi che controllano la fisica del sistema, disporre di uno strumento in grado di prevederne il comportamento nei casi in cui, a causa della complessità del problema, un approccio analitico risulti incapace di fornire risultati soddisfacenti: tale strumento è rappresentato dal metodo degli Elementi Finiti. 31 Bibliografia [1] M. Manzolaro, Analisi termica e strutturale del bersaglio diretto per la produzione di fasci radioattivi per il progetto SPES, Tesi di Laurea Specialistica a. a. 2006-2007, Università degli Studi di Padova. [2] G. Diavola, Fasci di ioni radioattivi ai laboratori nazionali del sud dell’INFN: il progetto EXCYT, Il Saggiatore, 1999. [3] M. Lindroos, of ISOL-type radioactive beam facilities, EPAC, 2004. [4] http://www. ganil.fr/eurisol/EURISOLlinks.html. [5] A. Andrighetto et al., The SPES Project At LNL, AIP (American Institute of Physics), 2009. [6] G. Meneghetti, M. Manzolaro, A. Andrighetto, Design of the SPES Target Heating System: theoretical analyses and comparison with experimental data, TCN CAE, 2008. [7] G. Prete, A.Covello, SPES Technical Design Report, Laboratori Nazionali di Legnaro, 2008 http://www.lnl.infn.it/~spes/TDR2008/tech_design08_index.htm [8] M. Deicher, Radioactive isotopes in solid state physics, Vol. 33 No 3, Europhysics News, 2002. [9] http://wikipedia.org. 32 Capitolo 2 Principio di funzionamento delle Sorgenti di Ionizzazione al Plasma (PIS) tipo FEBIAD 2.1 Introduzione Molte delle reazioni nucleari importanti in strutture nucleari e in astrofisica nucleare sono inaccessibili in studi sperimentali usando combinazioni fascio-target stabile-stabile e quindi possono essere studiate solo con fasci di ioni radioattivi (RIBs) accelerati. La disponibilità di RIBs per questi scopi offre uniche opportunità per favorire conoscenze riguardanti la struttura dei nuclei, i processi stellari e processi di nucleo sintesi che sono responsabili della formazione di elementi pesanti. Di conseguenza, l’interesse mondiale ha stimolato lo sviluppo e la costruzione di facilities dedicate alla ricerca di tali fasci. L’apparato all’interno della facility SPES che consente la produzione ed il trasporto del fascio di ioni radioattivi è il front-end. La sorgente di ionizzazione è il componente che si inserisce tra il target di produzione delle specie radioattive e il sistema di accelerazione ed estrazione del fascio. Le sorgenti sono costituite da componenti meccanici di piccole dimensioni, e quindi delicati, e altamente sollecitati dal punto di vista termico, poiché alcune possono raggiungere oltre 2000°C. Nella progettazione di questi oggetti si deve quindi considerare questo aspetto in modo da garantire integrità e stabilità dell’intera struttura. La scelta del progetto SPES di sviluppare una unità Target – Ion Source Chamber basata su quella di ISOLDE, implica la possibilità di usare una grande parte delle sorgenti sviluppate al CERN, con la possibilità di sceglierne una e quindi collegarla alla linea di trasferimento del target SPES. In una facility ISOL i prodotti volatili della reazione nucleare sono rilasciati dal target e diffusi, attraverso una linea di trasferimento ( “ transfer line”) all’interno della sorgente, così il 33 complesso target-sorgente di ionizzazione forma una unità indipendente ottimizzata per ogni specifico elemento o gruppo di elementi. La scelta della sorgente di ionizzazione è stata primariamente dettata dall’efficienza e secondariamente dalla sua capacità di realizzare una ionizzazione selettiva. Tutti gli ioni prodotti vengono poi accelerati verso un elettrodo estrattore da una differenza di potenziale di 60kV. Nei paragrafi seguenti verranno descritte le sorgenti di ionizzazione al plasma usate ad ISOLDECERN e ad ORNL ( Oak Ridge National Laboratory) nella facility HRIBF, sullo studio delle quali si basa principalmente il presente lavoro di tesi. 2.2 Principi base di funzionamento delle Sorgenti di Ionizzazione al Plasma tipo FEBIAD 2.2.1 Nozioni generali [2] Per completezza si riportano ora alcuni importanti concetti generali di chimica che si propongono di fornire una migliore comprensione dei fenomeni che avvengono all’interno delle sorgenti di ionizzazione basate sul metodo FEBIAD (Force Electron Beam Induced Arc Discharge). 2.2.1.1 Generalità sul plasma In fisica e chimica, un plasma è un gas ionizzato, costituito da un insieme di elettroni e ioni e globalmente neutro (la cui carica elettrica totale è cioè nulla). Essendo però costituito da particelle cariche, i moti complessivi delle particelle del plasma sono in gran parte dovuti alle forze a lungo raggio che si vengono continuamente a creare, e che tendono a mantenere il plasma neutro; questo fatto stabilisce una differenza importante rispetto ai gas ordinari, nei quali i moti delle particelle sono dovuti a forze che si estendono al massimo per qualche primo vicino. In quanto tale, il plasma è considerato come il quarto stato della materia, che si distingue quindi dal solido, il liquido e il gas. “Ionizzato” in questo caso significa che una frazione significativamente grande di elettroni è stata strappata dagli atomi. Poiché ora alcune particelle sono 34 cariche al contrario delle particelle neutre di un gas ordinario, il tipo di interazione che ha luogo tra le particelle, e tra il plasma e i corpi esterni, è diverso nello stato del plasma da quello dello stato di gas. Le cariche elettriche libere fanno sì che il plasma sia un buon conduttore di elettricità, e che risponda fortemente ai campi elettromagnetici. Il plasma esiste in natura in ambienti dove la temperatura è adeguatamente elevata; sulla terra la presenza del plasma è relativamente rara (fanno eccezione i fulmini, le aurore boreali e le fiamme) ; nell’universo costituisce più del 99% della materia conosciuta: si trovano sotto forma di plasma il Sole, le stelle e le nebulose. Inoltre, si ha una formazione di plasma sullo scudo termico dei veicoli spaziali al rientro nell’atmosfera. Il modo più semplice per la produzione di un plasma rimane quello individuato da Sir William Crookes quasi 150 anni fa: un tubo di vetro presenta due elettrodi alle sue estremità, collegate a un circuito esterno. Il tubo è collegato a una pompa da vuoto. Dopo avere svuotato il tubo d'aria (tipicamente fino a pressioni dell'ordine di 10-2-10-6mbar), esso viene riempito di un gas nobile (elio, neon, argon, ecc.). Viene poi applicata una tensione elevata alle estremità del tubo: in tal modo il gas neutro si ionizza per urto degli elettroni emessi dal catodo (l'elettrodo caricato negativamente). A un certo punto, i processi di ionizzazione e ricombinazione di elettroni con gli ioni appena formati raggiungono un equilibrio. Se la frazione di gas ionizzato è sufficientemente grande, il gas neutro è diventato un plasma. La legge di Paschen stabilisce il legame tra la tensione di "breakdown" per cui si forma il plasma ed il prodotto tra pressione e distanza degli elettrodi. La curva ha un minimo che dipende dal gas presente. Per esempio, per ionizzare gas Argon in un tubo lungo un metro e mezzo alla pressione di 10-2 mbar, occorrono circa 800 V. La formazione del plasma (talvolta chiamata "breakdown" elettrico) è accompagnata dalla formazione di luce: per questo si dice che la scarica passa dal regime di scarica oscura a quello di scarica a bagliore (glow). Questo passaggio è contrassegnato anche da una brusca diminuzione della tensione applicata ai capi del tubo, in quanto la formazione di cariche libere (elettroni e ioni) riduce di molto la resistenza elettrica del gas. Se a questo punto la tensione ai capi del tubo viene ulteriormente aumentata, la scarica passa dal regime di "glow" a quello di arco: la luminosità della scarica aumenta ancora, e la tensione subisce un altro brusco calo (come nel passaggio dal regime di scarica oscura a quello di scarica a bagliore). La corrente di un arco è ancora più elevata di quella di una scarica a bagliore. 35 Come detto sopra, un plasma è il quarto stato della materia. Nella seguente tabella sono elencate le caratteristiche che lo contraddistinguono da un gas, a cui dovrebbe assomigliare. Proprietà Gas Plasma Molto alta • Conducibilità elettrica Molto bassa Per molti scopi, il campo elettrico in un plasma può essere considerato come nullo (a parte il campo elettrico ambipolare). Quando una corrente fluisce nel plasma, c'è una caduta di potenziale (anche se piccola); gradienti di densità sono associati a un campo elettrico. • La possibilità di condurre corrente elettrica fa sì che il plasma risponda molto bene a campi magnetici, formando una varietà enorme di fenomeni, come filamenti, jets, e strutture coerenti. • Fenomeni collettivi sono molto comuni, perché il campo elettromagnetico è un'interazione a lungo raggio. Una Due o più Elettroni, ioni, e atomi neutri possono essere distinti in base alla loro velocità e temperatura. L'interazione fra queste specie porta a fenomeni dissipativi (viscosità, resistività), e all'insorgere di onde e instabilità. Distribuzione di velocità Maxwell Può essere non-Maxwelliana Mentre le collisioni tendono a portare a una distribuzione di equilibrio Maxwelliana, i campi elettrici possono influenzare le velocità delle particelle differentemente, dando origine a fenomeni come gli elettroni runaway. Interazioni Binarie Collisioni a due corpi sono la norma. Collettive Ogni particella interagisce contemporaneamente con molte particelle. Le interazioni collettive sono più importanti di quelle binarie. Specie indipendenti Tabella 2.1 – Differenze tra un plasma ed un gas. 36 2.2.1.2 La ionizzazione Quando uno o più elettroni vengono rimossi o aggiunti, per effetto di collisioni tra particelle, da atomi o da molecole avviene un processo di ionizzazione. Questo processo può manifestarsi anche a causa di assorbimento di radiazioni, come nel caso dei brillamenti solari. Gli atomi o le molecole che hanno un numero di elettroni minore del numero atomico rimangono carichi positivamente e prendono il nome di cationi, quelli che hanno un numero di elettroni maggiore del numero atomico rimangono carichi negativamente e prendono il nome di anioni. L’energia necessaria per allontanare a distanza infinita dal nucleo l’elettrone ad esso meno fortemente legato, cioè quello più esterno e quindi a più alta energia, trasformando l’atomo dell’elemento considerato X (allo stato gassoso) in uno ione positivo X+, secondo il processo: X(g) + Eion → X+(g) + edove e- rappresenta l’elettrone espulso, viene detta energia di ionizzazione; essa corrisponde, in valore assoluto, all’energia di legame di tale elettrone nell’atomo dell’elemento considerato. La grandezza indicata con Eion è chiamata più propriamente energia di prima ionizzazione, od anche potenziale di prima ionizzazione; essa varia a seconda della specie atomica e si esprime in genere in eV se si fa riferimento ad un singolo atomo, oppure in kJ o in kcal, se si fa riferimento ad una mole di atomi. Essendo in genere possibile strappare più di un elettrone da un atomo, le energie relative all’allontanamento del secondo, terzo…, elettrone sono chiamate rispettivamente energia di seconda, di terza, …, ionizzazione; in mancanza di tale precisazione, si fa riferimento al processo di prima ionizzazione. Naturalmente, più gli elettroni sono vicini al nucleo (come nei non metalli) tanto maggiore è la quantità di energia che deve essere somministrata per allontanare gli elettroni dall'atomo. "Normalmente" un atomo ha una carica elettrica complessiva pari a zero; nel suo nucleo vi saranno un certo numero di protoni e neutroni, circondati da elettroni, e il numero degli elettroni sarà uguale a quello dei protoni. In certe circostanze, tuttavia, uno o più elettroni possono venire strappati via dall'atomo; questo fenomeno è detto ionizzazione. Occorre una certa energia per provocare questa separazione; ciò può avvenire se l'atomo assorbe un fotone altamente energetico (per esempio, nell'ultravioletto o con energia ancora maggiore), oppure talvolta facendo collidere l'atomo con un altro atomo o ione in un gas molto caldo. Alla fine, però, l'atomo e il suo elettrone perduto tenderanno a ricombinarsi; quando ciò avviene, viene emesso un fotone. 37 Per quanto riguarda la dipendenza dell’energia di prima ionizzazione degli elementi dal numero atomico, si osserva che, lungo un periodo, da sinistra verso destra, c’è un aumento, anche se non regolare. Esso è dovuto all’aumento della carica nucleare efficace (carica di cui realmente risente un elettrone in un atomo polielettronico), che provoca un abbassamento dell’energia degli orbitali: gli elettroni esterni risultano di conseguenza più fortemente legati e l’energia di ionizzazione aumenta all’aumentare del numero atomico. Di conseguenza si osservano valori elevati dell’energia di ionizzazione per i gas nobili, mentre valori più bassi si hanno per i metalli alcalini. Nella figura seguente viene indicato il valore dell’energia di ionizzazione dei diversi elementi chimici in funzione del loro numero atomico. Figura 2.1 - Energia di prima ionizzazione degli elementi in funzione del numeo atomico Nell’ambito di un gruppo, un aumento del numero atomico comporta una diminuzione dell’energia di ionizzazione. Ciò deriva essenzialmente dal fatto che entro ogni gruppo le dimensioni atomiche aumentano procedendo dall’alto verso il basso e l’elettrone più esterno si muove a distanze sempre più grandi dal nucleo, trovandosi in livelli energetici sempre più elevati. Le variazioni dell’energia di ionizzazione all’interno delle serie di transizione sono di entità modesta, analogamente a quanto accade per i raggi atomici, e con un andamento alquanto irregolare. 38 2.2.1.3 L’affinità elettronica Si definisce affinità elettronica di un atomo, l’energia liberata quando ad un atomo neutro e isolato ( in fase gassosa) e nel suo stato fondamentale, viene aggiunto un elettrone secondo il seguente processo: X(g) +e- →X-(g) + AF Poiché l’affinità elettronica rappresenta l’energia liberata dal sistema ( processo esotermico) ad essa viene attribuito un valore negativo per indicare che la formazione del legame determina una diminuzione dell’energia del sistema e che per rompere il legame occorre fornire energia Come l’energia di ionizzazione, anche l’affinità elettronica viene misurata in eV se ci si riferisce ad un solo atomo, oppure in kJ o kcal se si considera invece una mole di atomi. L’affinità elettronica aumenta in valore assoluto, andando da sinistra verso destra lungo un periodo, a causa del corrispondente aumento della carica nucleare efficace; per quanto riguarda i gruppi essa diminuisce in valore assoluto, dall’alto verso il basso, poiché aumentando le dimensioni atomiche, l’elettrone viene addizionato a distanze sempre maggiori dal nucleo, e l’interazione con quest’ultimo diventa sempre minore. Occorre sottolineare che esistono anche affinità elettroniche di secondo ordine o di ordine superiore, relative all’addizione di un secondo o di un terzo elettrone; esse risultano essere sempre positive, corrispondenti quindi a processi endotermici, che avvengono cioè con assorbimento di energia, a causa della forza repulsiva esercitata sull’elettrone aggiunto dallo ione negativo a cui viene addizionato. 2.2.1.4 L’elettronegatività Gli elementi aventi bassa energia di ionizzazione tendono a dare con facilità ioni positivi, per cui si dice che sono fortemente elettropositivi, mentre quelli che hanno valori dell’affinità elettronica negativi e molto grandi in valore assoluto tendono a dare con facilità ioni negativi, cioè sono tipicamente elettronegativi. L’elettronegatività indica la tendenza di un atomo ad attrarre a sé elettroni quando si lega con altri atomi. Il concetto di elettronegatività è diverso dall’affinità elettronica in quanto la prima è una 39 proprietà che ha significato solo quando si faccia riferimento ad un atomo in relazione ad altri atomi, mentre la seconda è una proprietà intrinseca degli atomi isolati; un atomo, quindi, si definisce più o meno elettronegativo relativamente agli atomi con cui è legato. Considerando gli elementi di uno stesso gruppo, è chiaro che l’elettronegatività risulta maggiore per gli atomi di piccole dimensioni, quindi in un gruppo essa tende a diminuire dall’alto verso il basso. Atomi con dimensioni molto simili saranno tanto più elettronegativi quanto minore è la carica nucleare efficace; si può quindi aspettarsi che l’elettronegatività cresca lungo un periodo procedendo da sinistra a destra. Da ciò si può dedurre che gli elementi più elettronegativi sono gli alogeni e gli calcogeni a basso peso atomico, mentre i meno elettronegativi (o equivalentemente i più elettropositivi) sono i metalli alcalini ed alcalino-terrosi ad alto peso atomico. Figura 2.2 - Andamento delle proprietà chimiche dei materiali 2.2.1.5 L’effetto termoionico L'effetto termoionico, detto anche effetto termoelettronico, consiste nell'emissione indotta termicamente di particelle cariche (elettroni o ioni, a cui a volte ci si riferiva nella antica letteratura scientifica come a "termoioni"), da parte di un materiale, tipicamente un metallo riscaldato ad alta temperatura, per esempio a seguito del passaggio di una corrente elettrica. L'emissione degli 40 elettroni avviene come conseguenza dell'aumento della loro energia cinetica, rivelato come aumento della temperatura, che permette loro di vincere la forza che li trattiene vincolati agli atomi del materiale. La particella emessa tenderà a rimanere in prossimità della superficie emettitrice, che si sarà caricata di una carica opposta nel segno ma uguale in magnitudine al totale delle cariche emesse. Tuttavia, l'emettitore tornerà nello stesso stato precedente all'emissione se collegato ad una batteria, il cui flusso di corrente neutralizzerà tale carica. Un esempio classico di emissione termoionica è quella che si verifica nei tubi a vuoto, dove degli elettroni sono emessi da un catodo metallico ad alta temperatura in un tubo in cui è stato realizzato il vuoto (noto al momento della scoperta e delle prime applicazioni come Effetto Edison). Oggi, con la locuzione "effetto termoionico" si fa riferimento ad ogni processo di emissione di carica eccitata termicamente, anche quando la carica è emessa da una regione all'altra, entrambe nello stato solido. Tale processo è di cruciale importanza in una varietà di dispositivi elettronici e può essere utilizzato per la generazione di potenza e per il raffreddamento. L'intensità della corrente di cariche aumenta notevolmente al crescere della temperatura, tuttavia le emissioni da una superficie metallica in un ambiente in cui è stato realizzato il vuoto diventano significative soltanto per temperature superiori ai 1000 K. Nella teoria dell’emissione termoionica è molto importante il concetto di funzione lavoro. Allo stato solido, la funzione di lavoro è definita come la minima energia (misurata solitamente in eV) necessaria a rimuovere un elettrone da un solido ad un punto immediatamente esterno alla superficie solida. Qui "immediatamente" vuole significare che la posizione finale dell’elettrone è lontana dalla superficie sulla scala atomica ma ancora vicina al solido sulla scala macroscopica. La funzione di lavoro è una proprietà di caratteristica per ogni faccia solida di una sostanza con una banda di conduzione. In accordo con l’equazione di Richardson-Dushman, la densità di corrente emessa dagli elettroni è connessa alla temperatura assoluta T dall’equazione: J = A ⋅T ⋅e 2 −W k ⋅T dove W è la funzione di lavoro del metallo, k la costante di Boltzmann e la costante di proporzionalità A, nota come costante di Richardson, è data da: A= 4 ⋅π ⋅ m ⋅ k 2 ⋅ e = 1.20173 ⋅ 10 6 A − 2 K − 2 h3 dove m e e sono la massa e la carica di un elettrone, e h la costante di Planck. 41 La funzione di lavoro termoionica dipende dall'orientamento del cristallo e tende ad essere più piccolo per metalli con un reticolo aperto, più grande per metalli nei quali gli atomi sono impaccati. 2.3 Sorgenti di ionizzazione al plasma [3] [4] Le sorgenti di ionizzazione al plasma usate attualmente in molte facility RIB ed in particolare anche nel progetto SPES, si basano sul metodo FEBIAD ( Forced Electron Beam Induced Arc Discharge) originalmente sviluppato da Kirchner. Tale principio è basato sulla capacità di elettroni, provenienti da un catodo riscaldato, di ionizzare qualsiasi atomo che fluttua all’interno di una camera-anodo con potenziale di ionizzazione inferiore dell’energia degli elettroni incidenti. Questo tipo di sorgente è particolarmente utile per ionizzare elementi altamente radioattivi o condensabili. In molte applicazioni è importante mantenere la transfer line, dal target alla sorgente di ionizzazione, ad un temperatura elevata, per evitare perdite per assorbimento sulle pareti. Una evoluzione della superficie di ionizzazione tubolare (hot cavity) della sorgente superficiale, ha portato allo sviluppo di un nuovo catodo permettendo il simultaneo riscaldamento sia della transfer line che del catodo stesso con un unico generatore di corrente. Questa costruzione permette ai prodotti della reazione nucleare di passare attraverso il foro centrale del catodo, all’interno della discharge chamber. Poiché il catodo è realizzato per essere molto affidabile con una vita di oltre cento ore, esso è anche usato in altre varianti di sorgenti di ionizzazione, dove non era necessaria una transfer line ad alta temperatura. Con energie di impatto degli elettroni superiori ai 100eV si possono ionizzare anche materiali con elevato potenziale di ionizzazione, e quindi anche del Bromo, dello Xenio, dello Iodio e del Kripton, impossibili da ottenere con le sorgenti di ionizzazione superficiale e con il metodo RILIS. Le sorgenti al plasma usate ad ISOLDE si classificano in tre diverse versioni, a seconda delle temperature che in esse vengono raggiunte: - MK5 Alta temperatura (1900°C); - MK6 (un anodo) e MK3 (2 anodi) Media temperatura (1400°C); - MK7 Bassa Temperatura (500°C). 42 2.3.1 Sorgente al Plasma MK5 Figura 2.3 – Principali componenti interni alla camera target. La sorgente di ionizzazione al plasma usata nella facility ISOLDE è chiamata MK5; un prototipo di questa sorgente è stato realizzato e verrà installato nel front-end SPES dove verranno fatte dei test sperimentali. In questa sorgente, gli atomi radioattivi prodotti nel target vengono convogliati all’interno di un tubo di trasferimento in tantalio (transfer line); questo a sua volta è collegato ad un catodo (anch’esso in tantalio) andando in battuta ad una sua estremità; il catodo è l’oggetto più importante di una sorgente al plasma sia perché esso raggiunge le temperature più elevate sia per la sua difficoltà costruttiva date le dimensioni ridotte. 43 - Il catodo Figura 2.4 - Catodo montato sulla sorgente al plasma MK5. Il catodo viene riscaldato mediante il passaggio di una corrente di circa 330-340 A; tale corrente continua controlla la temperatura del catodo e quindi l’emissione termoionica di elettroni; esso è costituito da tre parti saldate tra di loro attraverso una saldatura al fascio laser: un tubo centrale prevalentemente cilindrico (con un diametro interno di 3mm, più piccolo di quello della linea di trasferimento) dal quale provengono gli atomi radio attivi dalla transfer line alla quale è collegato ad una estremità; dall’altro lato esso termina con una superficie circolare dalla quale vengono emessi elettroni per effetto termoionico; a tale superficie è saldato uno schermo cilindrico sempre in tantalio che favorisce il mantenimento del catodo ad alta temperatura. Infine il terzo componente è un semplice disco di tantalio saldato all’estremità finale dello schermo e consente il fissaggio del catodo ad un supporto cilindrico in molibdeno (cathode support). Figura 2.5 - Componenti del catodo. 44 Le temperature a cui si arriva nella linea di trasferimento e nel catodo sono molto alte (oltre i 2000°C); a causa di questa elevata temperatura i moti di agitazione degli elettroni sono molto elevati e questo provoca il loro distaccamento dal catodo; la superficie circolare del catodo che emette elettroni si affaccia ad una griglia in grafite che chiude da un lato la camera anodica (anodo) che è posta a un potenziale di 150 volt ed è isolata dal resto della sorgente mediante degli isolatori di ossido di Berillio (a causa della sua tossicità ad Oak Ridge sono utilizzate isolatori in allumina). - L’anodo È costituito da una camera cilindrica chiusa ad una estremità da un tappo (outlet) e all’altra da un disco forato (griglia). Tale camera, situata di fronte al catodo, viene posta ad un potenziale elettrico di circa 150V (potenziale d’arco). Proprio questa differenza di potenziale tra catodo e anodo fa si che gli elettroni che si staccano vengano accelerati all’interno della camera-anodo passando attraverso una serie di fori praticati sulla griglia posta di fronte al catodo; questi fori consentono agli elettroni di essere guidati all’interno della camera-anodo con una traiettoria il più rettilinea possibile, in modo da non disperdersi all’esterno della camera. L’emissione riempie tutta la cameraanodo ma la maggior parte del plasma è localizzato nella zona centrale. Outlet Anodo Griglia Catodo + 150 V‐ ≈ 100mA Figura 2.6 - Moto elicoidale degli elettroni all'interno dell'anodo, dovuto al campo magnetico. 45 Figura 2.7 - Griglia utilizzata nella sorgente al plasma MK5. - Il campo magnetico All’ esterno della sorgente, a livello dell’anodo sono montate due bobine circolari e coassiali con la sorgente stessa; esse sono costituite da due nastri di alluminio avvolti per un numero di 232 giri ed alimentati da corrente continua. I due avvolgimenti percorsi da corrente generano un campo magnetico tale da fare compiere agli elettroni che non hanno una traiettoria puramente rettilinea, un percorso elicoidale aumentandone il cammino libero e quindi la possibilità di urtare contro gli atomi radioattivi ionizzandoli e riducendo la possibilità di sbattere contro le pareti della camera-anodo. Figura 2.8 - a) I due avvolgimenti; b) connessione per l'alimentazione delle bobine (foto messa a disposizi dal CERN) 46 La discharge chamber e l’anodo, realizzati in molibdeno, sono assemblati e avvitati ad un supporto cilindrico di grafite rigidamente fissato alla base principale del Target, all’interno della quale è montata anche la sorgente magnetica. L’anodo è isolato dal resto della sorgente mediante tre isolatori di ossido di berillio disposti circonferenzialmente tra l’anodo e il supporto del catodo e sfasati di 120°, come mostrato nella figura 2.9. Figura 2.9 - Foto dell’anodo assemblato. Il circuito elettrico per riscaldare il catodo e la sorgente è rappresentato di seguito. Figura 2.10 - Circuito elettrico per il riscaldamento del catodo e della sorgente; viene indicato il percorso della corrente. 47 La corrente fluisce attraverso il tubo di trasferimento, il catodo, il tubo di supporto del catodo e il cilindro esterno di grafite e ritorna attraverso la flangia del target su cui è fissata la sorgente. Il vantaggio di questo design consiste nel fatto che è necessaria una sola sorgente di potenza per riscaldare la linea di trasferimento, il catodo e la sorgente. Questa sorgente è stata usata per la produzione di elementi con bassa pressione di vapore. La collimazione del fascio di elettroni ottimizza la ionizzazione delle specie di interesse ed è ottenuta regolando l’intensità del campo magnetico generato da un solenoide coassiale alla sorgente. Questa costruzione ha il vantaggio che i prodotti meno volatili sono trasferiti alla sorgente ad alta temperatura senza incontrare nessuna superficie fredda dove essi possono essere persi per condensazione. Questa sorgente è predisposta per ionizzare gli elementi meno volatili dei gruppi Ib, III, IV, e V. Figura 2.11 - Sorgente al plasma ad alta temperatura, MK5, con target. 48 2.3.2 Sorgente al plasma MK6 In questa versione, la discharge chamber, l’outlet, e il support sono fatti di grafite, e l’anodo può essere fatto di molibdeno o grafite. Gli isolatori sono realizzati in nitrato di boro; è da notare che tale materiale non può essere usato nella sorgente MK5 dove la temperatura è troppo elevata. Questa sorgente è usata in connessione con una linea a temperatura controllata. La temperatura massima della linea è di 400°C. La transfer line a temperatura controllata consiste in un blocco di acciaio inossidabile, con sezione trasversale ridotta tra la parte riscaldata e quella raffreddata. Il riscaldatore è un filo di Ta di 0,8 mm inserito nella parte bassa del corpo di acciaio; la temperatura può essere variata tra 200°C e 400°C. Questa sorgente è stata usata per produrre elementi con valori intermedi di pressione di vapore . Ls sorgente è principalmente usata per elementi come lo zinco, il cadmio e il mercurio (gruppo IIb), per i quali l’efficienza ottenuta è tra il 10 e il 60%. Figura 2.12 - Sorgente al plasma a media temperatura, MK3, con transfer line riscaldata. 49 2.3.3 Sorgente al plasma MK7 Questo tipo di sorgente è dedicata alla produzione dei gas nobili (gruppo 0). Per mantenere la temperatura più bassa possibile viene utilizzato un circuito di raffreddamento ad acqua. La discharge chamber e l’outlet sono realizzati in acciaio inossidabile e l’anodo in molibdeno. Un blocco di rame raffreddato ad acqua agisce come sostegno per la sorgente e come transfer line .La temperatura della discharge chamber è di circa 500°C, mentre quella della transfer line è di circa 50°C cioè tale da fermare gli elementi che così possono essere condensati; in questo modo solo gli elementi che sono gassosi a temperatura ambiente sono ammesse alla sorgente che è tenuta alla temperatura di 1000°C. Le efficienze realizzate per elio, neon argo, cripto, xeno e radio sono di 0.5, 2, 5. 15, 30. e 40% rispettivamente. A differenza della MK5 e della MK6 la corrente che riscalda il catodo non fluisce attraverso la discharge chamber, ma direttamente sul blocco di rame. Figura 2.13 - Sorgente al plasma a bassa temperatura, MK7, raffreddata ad acqua. 50 2.4 Sorgenti di ionizzazione usate ai Laboratori Nazionali di Oak Ridge (ORNL) per la produzione di fasci radioattivi [5] Figura 2.14 - Componenti della sorgente al plasma EBPIS. Holefield Radioactive Ion Beams Facility ( HRIBF) è una facility completamente implementata per la produzione, generazione e post-accelerazione di fasci di ioni radioattiva (RIB) che si trova ai laboratori nazionali di Oak Ridge. Gli sviluppi di sorgenti di ionizzazione di tipo ISOL continuano ad essere guidati dalla necessità di avere sorgenti con selettività chimica migliore, elevato “duty factor”, e possibilità di ottenere più specie universali. Idealmente una sorgente di ionizzazione per la generazione di RIBs deve esibire le seguenti proprietà: avere una elevata efficienza, buona selettività chimica, operare a temperatura elevata e controllata, flessibilità e adattamento ad elevati range di temperatura, elevata affidabilità, lungo ciclo di vita e proprietà elettriche e meccaniche stabili. Di somma importanza è anche il fatto che le sorgenti devono essere progettate meccanicamente per una installazione/rimozione sicura e agevole dalla stazione del target di produzione, per permettere un intercambio dei materiali del target ed eventualmente sostituire dei pezzi danneggiati. La facility HRIBF di Oak Ridge , ha adottato i principi ingegneristici incorporati nei moduli usati al CERN-ISOLDE per una manipolazione sicura e agevole dal loro sistema target-sorgente. 51 Ognuno dei target e delle sorgenti d ionizzazione HRIBF è progettato in modo tale da fittare all’interno della camera a vuoto modulare che può essere roboticamente rimossa per operazione di controllo, disconnettendola e riconnettendola al sistema di trasporto del fascio. Tutte le sorgenti ad alta temperatura montate sulla camera a vuoto sono simili in dimensione e geometria e solo gli aspetti della regione di ionizzazione differiscono. Le sorgenti di ionizzazione HRIBF, nella loro usuale costruzione sono fatte in Ta, ma anche altri materiali refrattari possono essere preferiti per trattare particolari specie. Per esempio linee di Re o Ir possono essere molto efficaci per ridurre il tempo di flusso effusivo dal target alla sorgente di ionizzazione. Tale tempo può essere anche ridotto accoppiando ottimamente il target alla sorgente. … Il tubo di trasporto tra il target e la camera di ionizzazione della sorgente può anche essere riscaldato indipendentemente a queste temperature, facendo passare corrente attraverso il tubo di trasporto stesso. La temperatura all’estremità finale del tubo di trasporto deve essere controllata attentamente come richiesto per ottimizzare il processo di ionizzazione e mantenere la stabilità di funzionamento. Per esempio la estremità del tubo di trasporto funge da emettitore di elettroni (catodo) per la sorgente EBPIS, e deve essere continuamente funzionare alla temperatura di emissione termoionica (circa 2150°C). Sorgenti di ionizzazione superficiale positive che utilizzano metalli ionizzatori specifici devono funzionare in un limitato range di temperatura leggermente sopra alla loro rispettiva temperatura critica.(per esempio 1200°C per il tungsteno). Nei casi in cui lo ionizzatore sia fato di materiale composito ( come sorgenti di ionizzazione superficiale negative attrezzate con ionizzatori di LaB6), l’estremità del tubo di trasporto deve essere mantenuta sotto la temperatura di dissociazione termica del materiale ionizzatore. Quindi per minimizzare il tempo di rilascio dovuto alla diffusione e in tal modo massimizzare l’intensità del fascio di ioni radioattivo, particolare attenzione deve essere posta nel selezionare i più appropriati e più refrattari materiali per il target di produzione delle specie radioattive nella loro progettazione cosicché soddisfino i criteri dimensionali e di alta permeabilità per un veloce rilascio diffusivo e il trasporto attraverso il materiale target. La stessa attenzione va posta alla selezione dei materiali per la costruzione della scatola (target box) contenente il target e del sistema di trasporto dei vapori anche accoppiando ottimamente il sistema alla sorgente di ionizzazione per minimizzare il tempo di flusso effusivo dal target alla sorgente. Quindi per assicurare la massima intensità possibile del fascio, le sorgenti devono essere progettate in modo da mantenere controllata la temperatura nella scatola contenente il materiale 52 target e all’estremità del tubo di trasporto dei vapori (transfer line) dove il valore della temperatura in ogni suo punto può influenzare seriamente le prestazioni della sorgente. 2.4.1 La sorgente di ionizzazione EBPIS Figura 2.15 – Vista laterale della sorgente EBPIS; in rosso è indicato il percorso della corrente. La sorgente EBPIS usata nella facility HRIBF ha dimostrato di essere molto robusta, affidabile, versatile e generatore universale di fasci ionici positivi con molte ore di utilizzo in linea registrate. Una vista laterale della sorgente è mostrata in figura 2.15. La sorgente incorpora le caratteristiche progettuali rappresentate nelle sorgenti usate a CERN-ISOLDE; essa funziona secondo il principio di ionizzazione incorporato nelle sorgenti di ionizzazione FEBIAD sviluppato da Kirchner, in cui non è richiesta una pressione minima per un funzionamento stabile. Essa opera ad una pressione di più di un ordine di grandezza inferiore della sorgente al plasma di Nielsen, come è chiaramente dimostrato da Kirchner e Roeckl. La sorgente è molto adatta per la generazione di RIB in cui funziona stabilmente ed efficacemente a temperature ≤ 2000°C sopra un range di pressione che va da circa 1x10-5 a 2x10-4 Torr. 53 La sorgente EBPIS è composta dagli stessi componenti della MK5 del CERN; la geometria in linea di massima risulta essere la stessa, le uniche differenze stanno nell’utilizzo di materiali diversi da quelli usati nella MK5; mentre questa è realizzata quasi interamente in Mo ad eccezione della griglia e del supporto esterno che sono in grafite, nella EBPIS vengono usati sia tantalio, che tungsteno e molibdeno, la griglia risulta essere in tungsteno e mancano gli schermi cilindrici esterni in molibdeno che invece caratterizzano la MK5. Nella progettazione della sorgente e del target HRIBF, fu posta particolare enfasi sul material di costruzione, sulle proprietà del trasporto termico, sulla dimensione e geometria del target e sul numero di specie che si possono ottenere con la sorgente. Uguale attenzione è stata data alla progettazione la quale facilita assemblaggio e disassemblaggio dei componenti della sorgente contaminati per evitare pericoli di radiazione al personale durante il periodo di manutenzione. 2.5 Conclusioni Poiché la sorgente di ionizzazione al plasma risulta essere una questione nuova per il progetto SPES, questo capitolo vuole essere d’aiuto per fornire il più possibile delle informazioni riguardo questo argomento. Sono stati quindi presentati alcuni importanti concetti di chimica al fine di comprendere meglio i fenomeni che governano il funzionamento delle sorgenti di ionizzazione al plasma. Prima di passare a descrivere le analisi elettro-termo-strutturali del sistema di ionizzazione (capitoli 3 e 4) è stato doveroso descrivere in maniera dettagliata il principio di funzionamento di questo nuovo tipo di sorgente che prossimamente sarà utilizzata anche nella facility SPES. 54 Bibliografia [1] http://wikipedia.org. [2] R.A. Michelin, A. Munari, Fondamenti di chimica per le tecnologie, CEDAM, 1a Edizione, 1a ristampa, 2005, Padova [3] S. Sundell, H. Rawn and ISOLDE Collaboration, Ion source with combined cathode and transfer line heating, Nuclear Instruments and Method in Physics Research B70 (1992) 160-164 [4] T. Bjornstad, E. Hagenbø, P. Hoff, O.C. Jonsson, E. Kugler, H.L. Rawn, S. Sundell, B. Vosicki and the ISOLDE Collaboration, Recent development of high-temperature metal target for ISOLDE, Nuclear Instruments and Method in Physics Research B26 (1987) 174-182 [5] G.D. Alton, Physics Division, Oak Ridge National Laboratory, High-efficency target-ion sources for RIB generation 55 56 Capitolo 3 Analisi elettro-termo-strutturale della Sorgente di Ionizzazione al Plasma MK5 (CERN) e confronto con le misure sperimentali 3.1 Introduzione Con il termine “prototipazione virtuale” si intende quella metodologia operativa, che sfrutta la modellazione e la simulazione numerica per facilitare la progettazione; in particolare: consente di prevedere il comportamento in esercizio di un generico sistema meccanico, permette di ridurre la costruzione di prototipi fisici e consente un notevole risparmio in termini di tempi e costi [1]. Per poter applicare tale tecnica di progettazione, si deve disporre di un metodo di modellazione e sopratutto di simulazione numerica, in grado di descrivere in modo sufficientemente accurato il reale comportamento del componente, o della struttura che si sta studiando. Nel presente capitolo vengono presentati una analisi elettro-termica preliminare ed uno studio di sensitività eseguiti su un modello semplificato della sorgente al plasma; è stato poi creato un modello dettagliato per lo studio delle deformazioni assiali subite dalla sorgente ed in particolare dal catodo e dalla griglia. Viene inoltre proposto di seguito, un confronto tra i risultati ottenuti mediante una analisi elettrotermica su un modello numerico che riproducesse nel miglior modo le condizioni termiche ed elettriche della sorgente in funzionamento ed una serie di misure sperimentali effettuate sulla sorgente di ionizzazione. Vengono inoltre descritti: l’apparato sperimentale impiegato, le fasi di assemblaggio della sorgente e di misura oltre che la procedura di modellazione FEM (Finite 57 Element Method) seguita per simulare il comportamento della sorgente di ionizzazione al plasma. Verrà infine effettuato un confronto tra i dati sperimentali ed i risultati ottenuti per via numerica. 3.2 Analisi elettro-termica preliminare Come prima cosa da fare ci si è prefissati di fare uno studio preliminare del comportamento elettro-termico della sorgente di ionizzazione MK5. Una volta realizzato la geometria dettagliata mediante l’applicativo Pro/Engineer® Wildfire 4.0, si è passati alla creazione di un modello semplificato che potesse girare abbastanza velocemente e poter dare i primi risultati. La sorgente di ionizzazione al plasma utilizzata ai LNL nel progetto SPES, viene alloggiata all’interno della camera target avvitandola su un plate (piatto) raffreddato da un circuito di raffreddamento ad acqua. All’interno di tale camera sono presenti anche il target ed il sistema si connessione e di riscaldamento costituito da tre puntali in rame dei quali due portano corrente al riscaldatore del target ed uno per alimentare la linea di trasferimento e quindi la sorgente stessa. Nel modello elettro-termico preliminare si è trascurato tutto ciò che sta attorno alla sorgente di ionizzazione modellando solamente la sorgente stessa ed una porzione di linea di trasferimento e semplificando inizialmente la geometria al fine di velocizzare l’analisi. 58 Figura 3.1 - Interno della camera target. La dipendenza dalla temperatura delle proprietà del materiale complica notevolmente le cose dal punto di vista numerico. In particolare è l’analisi termoelettrica ad essere fortemente accoppiata: per determinare la potenza dissipata per effetto Joule (e quindi la distribuzione di temperatura), si deve conoscere la resistività elettrica del materiale, la quale dipende a sua volta dalla temperatura. Per ottenere la soluzione si deve quindi procedere iterativamente. Vediamo ora la procedura seguita per la definizione dell’analisi elettro-termo-strutturale, per la quale si fa riferimento ai programmi APDL riportati in appendice C. 3.2.1 Il modello FEM Innanzitutto si è analizzato il modello reale della sorgente al plasma MK5 realizzato con l’applicativo Pro/Engineer® Wildfire 4.0 al fine di studiare possibili semplificazioni della geometria per realizzare un modello preliminare. Di seguito è riportato il modello CAD 3D della sorgente al plasma con tutti i suoi componenti costitutivi. 59 Support bush /flangia di supportoGaphite) Thermal screen exterior/schermi termici esterni (Mo) Cathode/catodo (Ta) Transfer line /linea di trasferimento (Ta) Support/supporto esterno (Graphite) Centering bush/flangia di centraggio(Mo) Cathode screen/ghiera (Mo) Anode zone/zona d’anodo Figura 3.2 - Sezione del modello 3D della sorgente al plasma MK5. All’interno della sorgente si possono evidenziare i seguenti componenti. Anode zone/ zona anodo Support cathode/supporto del catodo (Mo) Outlet /tappo di sbocco (Mo) Anode grid/griglia (Graphite) Bush/spinotto (Mo) Anode body/anodo (Mo) Thermal screen /schermi termici (Mo) Isolator support /supporto per l’isolatore (Mo) Anode isolator /isolatore (BeO) Figura 3.3 - Vista dettagliata dei componenti interni della sorgente al plasma MK5. 60 Le semplificazioni del modello consentito di: - trascurare la presenza degli isolatori in allumina e dei rispettivi supporti; l’anodo si trova quindi ad essere “sospeso” all’interno del supporto del catodo; - togliere di conseguenza i tre fori laterali sull’anodo, sul supporto del catodo e sul cilindro esterno in grafite; - eliminare il foro sui tre schermi termici esterni; - eliminare i 4 fori sulla flangia in grafite che consentono di avvitare la sorgente sulla flangia della camera target; - trascurare la presenza dei due anelli spaziatori tra i tre dischi. Vengono di seguito riportati il modello dettagliato e semplificato della sorgente al plasma MK5. Figura 3.4 – a) Modello dettagliato; b) modello semplificato. Definizione delle proprietà dei materiali e della geometria del modello Le proprietà dei materiali, variabili con la temperatura, vengono introdotte mediante l’importazione, all’interno del programma principale APDL, di opportune macro; in appendice B vengono riportate le macro impiegate per la definizione delle proprietà di tutti i materiali impiegati nel presente lavoro di tesi. 61 Nelle analisi qui definite si fa riferimento al tantalio, al molibdeno e alla grafite; sarà quindi sufficiente richiamare le macro M26Ta ed M29C_ATJ e M30Mo. Si dovrà poi fare attenzione, in fase di definizione della mesh e delle superfici radianti, ad assegnare ad ogni particolare componente le proprietà corrette. La geometria del modello di figura 3.4 è stata realizzata mediante l’applicativo Pro/Engineer® Wildfire 4.0; si tratta di un software di progettazione assistita per la modellazione solida, basato sull’uso di feature parametriche, creato dalla Parametric Technology Corporation (PTC). Il modello è stato poi salvato in formato neutro IGES ed importato all’interno di Ansys® mediante la sequenza di comandi di seguito riportata [2]. !c: geometry import /AUX15 !enters the IGES file transfer processor IOPTN,IGES,NODEFEAT !no defeaturing IOPTN,MERGE,NO !no merging of entities IOPTN,SOLID,YES !solid is created automatically IOPTN,SMALL,YES !small areas are deleted IGESIN,MK5_IS,igs !import MK5 Ion Source FINISH !exits normally from a processor A causa di problemi di importazione dovuti alla geometria complessa e in particolare alla presenza di fori di piccole dimensioni ( come quelli nella griglia e nel catodo) se si importa il modello da Pro-e in metri in Ansys non vengono rappresentati alcuni volumi; per evitare ciò si è importato il modello da Pro-e mantenendo le dimensioni in mm; poiché Ansys lavora in metri si ottiene così un modello mille volte più grande dell’originale; per tornare alle dimensioni reali dei componenti si è utilizzato il comando VLSCALE,ALL,,,0.001,0.001,0.001,,0,1. Successivamente, mediante il comando VGLUE,ALL, si è imposto il contatto tra i volumi importati; in questo modo è possibile simulate il trasferimento della corrente e del calore attraverso i componenti. L’elemento che si è utilizzato per l’analisi elettro-termica è il SOLID69 (3D Coupled ThermalElectric Solid); esso è un elemento tridimensionale adatto per analisi termiche ed elettriche accoppiate; la potenza termica dissipata per effetto Joule dal flusso di corrente elettrica viene automaticamente considerata nel bilancio termico. Per poter includere l’effetto Joule nell’analisi termica, tale elemento richiede una soluzione iterativa. 62 La mesh utilizzata per i componenti della sorgente in questa analisi e per le successive analisi elettro-termo-strutturali che verranno descritte nei paragrafi seguenti è stata ottenuta dopo uno studio di convergenza i cui risultati sono riportati in appendice C. Carico applicato 500 450 400 350 ] A [ 300 e t n 250 e rr o 200 C 150 100 50 0 0 5000 10000 15000 20000 25000 30000 35000 40000 45000 50000 Tempo (s) Grafico 3.1 – Andamento del carico di corrente applicato in funzione del tempo. Figura 3.5 - Mesh e condizioni di vincolo per l'analisi preliminare. 63 3.2.2 Risultati ottenuti Obiettivo di questa prima analisi è quello di osservare il comportamento termico ed elettrico della sorgente ottenendo dei valori approssimati di temperatura massima e di differenza di potenziale raggiunti dalla sorgente al variare della corrente. Di seguito vengono riportati i diagrammi che mostrano le due grandezze rilevate in funzione della corrente applicata. Temperatura massima 3000 2500 ] C ° [ ar2000 u ta1500 r e p 1000 m e T 500 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 Corrente [A] T massima Grafico 3.2 - Andamento della temperatura massima al variare della corrente Potenziale elettrico 3 2,5 [ 2 °C [a r u ta 1,5 r e p m 1 e T 0,5 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 Corrente [A] Grafico 3.3 - Andamento della differenza di potenziale al variare della corrente 64 500 Come si vede dal grafico che riporta la temperatura in funzione della corrente, già con 300°C si arriva ad una temperatura massima sul catodo di oltre 1900°C, vicino al valore limite ammissibile che è di intorno a 2100°C; tale valore di corrente sarà tenuto come standard per le successive analisi sulla sorgente di ionizzazione. In esercizio la corrente che si utilizza è compresa tra 300°C e 350°C; solitamente un buon compromesso tra temperatura e prestazioni si ottiene con 330A. 3.3 Analisi di sensitività Come descritto nel precedente paragrafo la sorgente di ionizzazione al plasma che verrà utilizzata anche nel progetto SPES è fissata mediante 4 viti alla flangia della camera target la quale è raffreddata. Si è pensato di realizzare un modello (anch’esso semplificato) della flangia della camera target (stopper for face) al fine di studiare la sua influenza sul comportamento termico della sorgente. Al fine di ottenere una buona efficienza della sorgente di ionizzazione la temperatura lungo la transfer line ed il catodo devono essere il più possibile costanti ed elevate (attorno a 20002100°C); per cui si è anche deciso di analizzare l’influenza della temperatura della transfer line sulla sorgente; in particolare si sono monitorate le distribuzioni di temperatura dei tre componenti principali: il catodo, l’anodo e la griglia. Per questa analisi si è utilizzato il modello rappresentato in figura 3.6. 65 Stopper for face/Flangia (Al6082) Figura 3.6 - Semplificazione del modello per l'analisi di sensitività. Sono quindi stati eseguiti i seguenti set di prove: ‐ Prova 1: temperatura della transfer line (T transfer line) mantenuta costante a 2000°C e temperatura della flangia e dell’ambiente (Tconstr) che varia tra 50 e 200°C (per vedere l’influenza della temperatura dello stopper); ‐ Prova 2: temperatura della flangia e dell’ambiente vincolata a 50°C e temperatura della transfer line che varia tra 1500°C e 2000°C ( per vedere l’influenza della temperatura della transfer line). I vincoli di temperatura costante imposti rispettivamente alla linea di trasferimento ed alla flangia, sono stati applicati ai volumi dei componenti mediante i seguenti comandi: VSEL,S,,,8 NSLV,S,1 D,ALL,TEMP,Ttl ALLSEL VSEL,S,,,9 NSLV,S,1 D,ALL,TEMP,Tconstr ALLSEL 66 Di seguito vengono riportate le condizioni di vincolo e di carico elettriche valide per entrambe i casi analizzati: ‐ Corrente di 300A applicata alla transfer line; ‐ Superficie finale della flangia della camera target vincolata a 0V. Figura 3.7 - Condizioni di carico elettriche. Condizioni di carico termiche per la prova 1: Transfer ‐ line mantenuta a temperatura di 2000°C e temperatura della flangia della camera target e ambiente (Tconstr) fatta variare tra 50 e 200°C Condizioni di carico elettriche per la prova 1: Corrente di 300A applicata alla ‐ estremità finale della transfer line; Tensione ‐ nulla applicata sulla superficie finale della flangia 67 Figura 3.8 - Condizioni di carico termiche per la prova 1. Vengono di seguito riportati i grafici rappresentanti la variazione della temperatura massima, minima e media subita dai tre componenti sotto analisi a seguito della variazione di temperatura imposta sulla flangia della camera target (stopper for face). Temperatura massima del catodo 2028 2026 ] C °[2024 a r u ta2022 r e p m e T2020 2018 2016 50 100 T constr [°C] 150 200 Grafico 3.4 – Temperatura massima del catodo al variare della temperatura della camera e dell’ambiente 68 Temperatura media del catodo 1690 1685 ]1680 °C [ ar1675 u ta r e1670 p m e T1665 1660 1655 50 100 T constr [°C] 150 200 Grafico 3.5 - Temperatura media del catodo al variare della temperatura della camera e dell’ambiente Temperatura massima dell'anodo 1260 ] 1240 C ° [ ar u ta r e p m e T 1220 1200 50 100 T constr [°C] 150 200 Grafico 3.6 - Temperatura massima dell'anodo al variare della temperatura della camera e dell’ambiente. 69 Temperatura media dell'anodo 1240 ] C ° [ 1220 ar u ta r e p m e T 1200 1180 50 100 T constr [°C] 150 200 Grafico 3.7 - Temperatura media dell'anodo al variare della temperatura della camera e dell’ambiente. Temperatura massima della griglia 1320 1300 ] °C [ ar u ta1280 r e p m e T 1260 1240 50 100 T constr [°C] 150 200 Grafico 3.8 - Temperatura massima della griglia al variare della temperatura della camera e dell’ambiente. 70 Temperatura media della griglia 1280 ] 1260 C ° [ ar u ta r e p m e T1240 1220 50 100 150 T constr [°C] 200 Grafico 3.9 - Temperatura media della griglia al variare della temperatura della camera e dell’ambiente. Distribuzione di temperatura sul catodo Tconstr=50°C 2050 Tconstr=100°C Tconstr=200°C 2000 ] C [° ar 1950 u ta r e p1900 m e T 1850 1800 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Grafico 3.10 - Distribuzione di temperatura lungo il catodo al variare di Tconstr. 71 Distribuzione di temperatura sull'anodo Tconstr=50°C 1260 Tconstr=100°C Tconstr=200°C 1240 ] °C [a r 1220 u ta r e 1200 p m e T 1180 1160 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Grafico 3.11 - Distribuzione di temperatura lungo l'anodo al variare di Tconstr. Come si può vedere dai grafici i tre componenti analizzati non sono molto influenzati dalla variazione di temperatura della camera e dalla temperatura ambiente all’interno dell’intervallo di temperatura imposto; tale risultato è ben visibile dai path di temperatura registrati lungo il catodo e l’anodo dove è stata rilevata una variazione massima di circa 40°C, cioè del 3%; per cui nelle successive simulazioni tale temperatura può essere fissata arbitrariamente tra un valore compreso tra 50 e 200°C senza incorrere rischiare di introdurre importanti approssimazioni; tuttavia nella realtà, essendo la flangia su cui è fissata la sorgente di ionizzazione, raffreddata, tale temperatura è intorno a 50°C. Condizioni di carico termiche per la prova 2: Flangia della camera target e ‐ ambiente mantenuto a temperatura Tconstr=50°C e temperatura dello transfer line fatta variare tra 1500 e 2000°C Condizioni di carico elettriche per la prova 2: 72 Corrente di 300A applicata alla ‐ estremità finale della transfer line; Tensione ‐ nulla applicata sulla superficie finale dello stopper for face. Figura 3.9 - Condizioni di carico elettriche per la prova 2. Vengono ora riportati i grafici rappresentanti la variazione della temperatura massima, minima e media subita dai tre componenti sotto analisi a seguito della variazione di temperatura imposta sulla linea di trasferimento (transfer line). 73 Temperatura massima del catodo Tmax 2050 2000 ] C [° ar1950 u ta r e p1900 m e T 1850 1800 1500 1750 2000 T transfer line [°C] Grafico 3.12 - Temperatura massima del catodo al variare della temperatura della transfer line. Temperatura media del catodo Tmedia 1700 1650 ] C ° [1600 ar u ta1550 r e p m 1500 e T 1450 1400 1500 1750 2000 T transfer line [°C] Grafico 3.13 - Temperatura media del catodo al variare della temperatura della transfer line. 74 Temperatura massima dell'anodo Tmax 1220 1200 ] C [° ar 1180 u ta r e p1160 m e T 1140 1120 1500 1750 2000 T transfer line [°C] Grafico 3.14 - Temperatura massima dell’anodo al variare della temperatura della transfer line. Temperatura media dell'anodo Tmedia 1220 1200 ] C ° [ 1180 ar u ta 1160 r e p m e T 1140 1120 1100 1500 1750 2000 T transfer line [°C] Grafico 3.15 - Temperatura media dell’anodo al variare della temperatura della transfer line. 75 Temperatura massima della griglia Tmax 1260 1240 ] C [° 1220 ar u ta1200 r e p m1180 e T 1160 1140 1500 1750 T transfer line [°C] 2000 Grafico 3.16 - Temperatura massima della griglia al variare della temperatura della transfer line. Temperatura media della griglia Tmedia 1250 1230 ] °C [ 1210 ar u ta1190 r e p m 1170 e T 1150 1130 1500 1750 2000 T transfer line [°C] Grafico 3.17 - Temperatura media della griglia al variare della temperatura della transfer line Dai grafici si nota una maggiore sensitività dei tre componenti alla variazione della temperatura della transfer line, anche se ancora abbastanza contenuta poiché ad una variazione della temperatura della transfer line di 500°C si hanno variazioni che vanno dai circa 90°C 76 dell’anodo (il più lontano dalla linea di trasferimento) ai circa 170°C del catodo (collegato alla linea di trasferimento). Dal path di temperatura rilevato lungo il catodo è possibile notare una notevole influenza della temperatura della transfer line nella zona iniziale, che va diminuendo sempre di più verso l’interno. Il vincolo imposto sulla transfer line risulta però troppo invasivo; come si vedrà dalle analisi che seguono la distribuzione di temperatura lungo di essa non è uniforme e tale quindi da presupporre tale tipo di vincolo. Come si è visto, aumentando la temperatura della linea di trasferimento si va ad uniformare la temperatura lungo il catodo e questo provoca una migliore efficienza di ionizzazione della sorgente; tale importante risultato sarà utile per la progettazione di una nuova la transfer line, la quale quindi dovrà essere studiata con criterio, in modo da riuscire a raggiungere una temperatura il più possibile costante e vicina a 2000°C. Distribuzione di temperatura sul catodo T transfer line=1500°C T transfer line=1750°C T transfer line=2000°C 2100 2000 ] C °[ 1900 ar u ta 1800 r e p m 1700 e T 1600 1500 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Grafico 3.18 - Distribuzione di temperatura lungo il catodo al variare della temperatura della transfer line. 77 Distribuzione di temperatura sull'anodo T transfer line=1500°C T transfer line=1750°C T transfer line=2000°C 1220 1200 ] 1180 °C [a r 1160 u ta r e 1140 p m e T 1120 1100 1080 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Grafico 3.19 - Distribuzione di temperatura lungo l'anodo al variare della temperatura della transfer line. Studio dell’influenza della flangia della camera target sulla sorgente Come si è già sottolineato precedentemente, la temperatura di catodo e anodo non è influenzata dalla temperatura che si impone all’ambiente e alla flangia; si è deciso quindi di provare a vedere se potesse influire o meno la presenza della camera sulla distribuzione di temperatura degli stessi componenti esaminati prima. Si è quindi modellato la sorgente al plasma senza considerare la camera, come mostrato in figura, imponendo le seguenti condizioni di carico: Corrente di 300° imposta sulla ‐ transfer line Tensione nulla sulla superficie di ‐ appoggio della flangia in grafite Temperatura dell’ambiente e della ‐ superficie di appoggio della flangia in grafite vincolata a Tconstr, dove Tconstr è fatta variare nelle tre prove a 50°C, 100°C, 200°C. 78 Figura 3.10 - a) Condizioni di vincolo termiche; b) Condizioni di vincolo elettriche. Vengono di seguito riportati i path di temperatura lungo il catodo e lungo l’anodo al variare di Tconstr tra 50 e 200°C , nella configurazione con e senza flangia. a) x b) x Figura 3.11 - a) Path lungo il catodo; b) path lungo l'anodo. 79 Distribuzione di temperatura sul catodo con Tconstr=50°C Con flangia 2040 Senza flangia 2020 2000 ] C [° 1980 ar 1960 u ta 1940 r e 1920 p m 1900 e T 1880 1860 1840 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Grafico 3.20 - Distribuzione di temperatura lungo il catodo con Tconstr=50°C. Distribuzione di temperatura sul catodo con Tconstr=100°C Con flangia 2040 Senza flangia 2020 2000 ] C ° [ 1980 ar 1960 u ta 1940 r e 1920 p m1900 e T 1880 1860 1840 0 5 10 x [mm] 15 20 Grafico 3.21 - Distribuzione di temperatura lungo il catodo con Tconstr=100°C. 80 25 Distribuzione di temperatura sul catodo con Tconstr=200°C Con flangia 2040 Senza flangia 2020 ]2000 C [° 1980 ar u ta1960 r1940 e p 1920 m e T 1900 1880 1860 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Grafico 3.22 - Distribuzione di temperatura lungo il catodo con Tconstr=200°C. Distribuzione di temperatura sull'anodo con Tconstr=50°C Con flangia 1220 Senza flangia 1210 ] C ° [ ar1200 u ta r e1190 p m e T 1180 1170 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Grafico 3.23 - Distribuzione di temperatura lungo l’anodo con Tconstr=50°C. 81 Distribuzione di temperatura sull'anodo con Tconstr=100°C Con flangia 1240 Senza flangia 1230 ] C ° [ 1220 ar u ta1210 r e p m1200 e T 1190 1180 0 5 10 15 x [mm] 20 25 Grafico 3.24 - Distribuzione di temperatura lungo l’anodo con Tconstr=100°C. Distribuzione di temperatura sull'anodo con Tconstr=200°C Con flangia 1260 Senza flangia 1250 ] C ° [ 1240 ar u ta1230 r e p m1220 e T 1210 1200 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Grafico 3.25 - Distribuzione di temperatura lungo l’anodo con Tconstr=200°C. Come si può notare, i due componenti registrano la stessa temperatura nelle due configurazioni: questo è dovuto al fatto che gli schermi termici esterni in molibdeno isolano termicamente molto bene la sorgente, quindi il flusso di calore che viene riflesso dalla camera è molto basso e tale da non influire sui componenti interni come il catodo e l’anodo. È quindi possibile trascurare per le simulazioni successive la presenza della flangia della camera target riducendo così le dimensioni del modello numerico e quindi anche il tempo di calcolo. 82 3.4 Descrizione dell’apparato sperimentale [3][4] Si passa ora alla descrizione dell’apparato sperimentale utilizzato per le prove sperimentali: esso è costituito da un dispositivo, sviluppato presso i Laboratori Nazionali di Legnaro, in grado di riprodurre il comportamento termico dei componenti presenti all’interno della camera target; esso consente perciò di effettuare misure su target, riscaldatore, linea di trasferimento e sorgente di ionizzazione. Il principio di funzionamento su cui è basato è legato esclusivamente alla dissipazione di potenza per effetto Joule (vedi figure 3.12 e 3.13). Vista la sua specifica funzione tale apparato viene denominato con il termine di “forno test”. Figura 3.12 - Interno della camera dell’apparato sperimentale. 83 Figura 3.13 - Coperchio dell’apparato sperimentale. Per evitare l’ossidazione dei componenti riscaldati a livelli di temperatura molto elevati, si è già detto come l’interno della camera venga mantenuto in condizioni di alto vuoto (con pressione dell’ordine dei ); la camera di contenimento deve quindi essere collegata ad un opportuno sistema da vuoto. In generale per sistema da vuoto si intende il complesso di diversi elementi quali: la camera da vuoto, dove si eseguono le operazioni e le sperimentazioni desiderate, la pompa necessaria ad eliminare il gas dalla camera, i dispositivi di misura della pressione, tutte le apparecchiature richieste per attuare le operazioni da svolgere nella camera e le canalizzazioni che collegano i vari componenti del sistema da vuoto. Di seguito vengono fornite alcune informazioni di base sui sistemi da alto vuoto [5]. 3.4.1 Il sistema da vuoto I sistemi da vuoto che devono operare in condizioni di alto vuoto sono dotati di più di una pompa; ogni pompa ha infatti un suo specifico campo di pressioni nel quale essere impiegata. I vuoti più spinti sono perciò raggiungibili solo attraverso un’opportuna combinazione di pompe, ciascuna delle quali provvede a ridurre la pressione nel sistema da vuoto a livelli sempre più bassi. Partendo dalla pressione atmosferica è necessaria una prima pompa per realizzare un vuoto grossolano preliminare (prevuoto, per esempio alla pressione di ); l’altra, o le altre pompe, il cui funzionamento è legato alla presenza del vuoto preliminare, hanno invece il compito di raggiungere il vuoto finale o limite. Anche per quanto riguarda gli strumenti di misura del grado di vuoto, esistono differenti dispositivi per differenti livelli di vuoto. 84 Figura 3.14 - Schema generale di un sistema da vuoto. Lo svuotamento del sistema da vuoto rappresenta l’operazione di eliminazione delle molecole di gas presenti nel sistema nella fase gassosa, eseguita attraverso una pompa da vuoto; ciò può avvenire o espellendo le molecole verso l’atmosfera esterna al sistema oppure fissandole ed accumulandole nella pompa stessa. L’operazione di svuotamento di un sistema da vuoto viene spesso indicata più semplicemente col termine di pompaggio. A seconda del tipo e delle dimensioni di una pompa da vuoto, le molecole potranno essere sottratte più o meno velocemente dalla fase gassosa. Un elemento caratteristico di ciascuna pompa sarà quindi la sua velocità di pompaggio. La velocità di pompaggio di una pompa, avente apertura di aspirazione alla pressione p’, è il volume di gas aspirato per unità di tempo e misurato alla pressione p’. Se si indica con S la velocità di pompaggio e con F il flusso di gas attraverso l’apertura di aspirazione delle pompe, vale quindi la relazione: Nella camera da vuotare, oltre al gas inizialmente presente, sono presenti delle sorgenti di gas quali: le perdite, cioè piccole aperture attraverso le quali l’atmosfera esterna può penetrare nella camera, il degasamento delle pareti del sistema cioè il passaggio in fase gassosa di molecole fissate alla superficie delle pareti o la evaporazione di sostanze o componenti presenti nel sistema, il gas o vapore provenienti dalla pompa. Ciascuna di queste sorgenti produce un flusso di gas nel sistema da pompare. Quando la pressione nel sistema è ancora elevata ovvero nelle fasi preliminari di pompaggio , l’effetto di queste sorgenti di gas è generalmente piccolo o irrilevante; a mano a mano che la pressione diminuisce la loro importanza si fa sempre più sentire fino a diventare la causa limitante delle pressioni minime raggiungibili. Nel descrivere il pompaggio del sistema da vuoto 85 sarà perciò necessario tenere presente, in generale, anche queste sorgenti di gas. Se si indica con Fp il flusso di gas corrispondente alla perdita, Fd il flusso di gas dovuto al degasamento ed Fr quello proveniente dalla pompa; inoltre sia V il volume della camera da pompare, S la velocità di pompaggio della pompa usata e p la pressione della camera ad un determinato istante t, l’equazione che descrive il pompaggio nella camera da vuoto è: La quantità di gas asportata dalla camera nel tempo dt è cioè uguale alla quantità di gas che entra nella pompa meno il flusso totale di gas determinato dalle tre sorgenti di gas suddette. Man mano che il pompaggio procede ci si avvicina ad una condizione di equilibrio alla quale la pressione non diminuirà più e quindi ; in condizioni di equilibrio, indicando con la pressione limite, la velocità di pompaggio è: La pressione limite raggiungibile con una pompa o una combinazione di pompe dipende da molti fattori, connessi da una parte alle caratteristiche del sistema da vuoto e dall’altra dal principio di funzionamento della pompa o delle pompe; molta attenzione dovrà quindi essere posta nella scelta della pompa o dell’insieme di pompe da impiegare in un sistema da vuoto. Esistono fondamentalmente due tipologie di pompe, le pompe a spostamento e le pompe a trasferimento di quantità di moto. Le pompe a spostamento usano un meccanismo meccanico per espandere ciclicamente una cavità, permettendo al gas di affluire dalla camera da vuoto; una volta aspirato il gas la cavità viene sigillata, il gas compresso ed espulso verso l’atmosfera esterna. Tipi di pompe a spostamento sono le pompe rotative ad olio (o pompe a palette), a lobi (note anche come Roots), a membrana e Scroll a secco. Le pompe a trasferimento di quantità di moto, invece, usano getti (jet) di fluidi densi ad alta velocità o lame rotanti ad alta velocità in modo tale da imprimere un grande impulso alle molecole di gas e quindi di spingere nella direzione voluta. Pompe che si basano su questo principio sono le pompe diffusive, ad intrappolamento, Getter e le pompe turbomolecolari. Il forno test qui descritto è dotato di un sistema di pompaggio con pompa turbomolecolare il cui funzionamento è schematizzato in Figura 3.15. In tale sistema il pompaggio preliminare viene 86 effettuato mediante una pompa Scroll in grado di portare la pressione all’interno della camera fino a 10-2÷10-3 mbar; successivamente il livello di vuoto necessario (pressione limite 10-5÷10-6mbar) viene raggiunto attivando manualmente la pompa turbomolecolare. Figura 3.15 - Schematizzazione del sistema di pompaggio del forno test. La pompa preliminare si basa sul meccanismo detto di “Scroll” (Figura 3.16); il quale consiste di un ingranaggio a forma di spirale (scroll) fisso e di uno orbitante che, muovendosi reciprocamente, confinano il gas in sacche. Quando la spirale orbitante si muove entro la spirale fissa attraverso una rotazione eccentrica data da una camma, il volume delle sacche cala gradatamente (fase di compressione dei gas), in questo modo i gas sono pompati con percorso a spirale dall’ingresso verso lo scarico della pompa. I meccanismi di Scroll possono essere appaiati e operare in parallelo per aumentare la velocità di pompaggio; la tenuta è assicurata da guarnizioni in teflon; il motore elettrico a trasmissione diretta può essere monofase o trifase. I vantaggi della tecnologia a Scroll, rispetto alle pompe tradizionali (rotative ad olio e quelle a lobi), sono il vuoto finale ottenibile con un dispositivo di dimensione compatta, silenzioso e con poche vibrazioni, senza rischi di contaminazione (funzione a secco), e con basso costo di manutenzione, poiché sono davvero poche le parti in movimento. Per tali motivi questo tipo di pompa ha un’apprezzabile applicazione come pompa preliminare di sistemi per alto o altissimo vuoto e particolarmente per sistemi che utilizzano pompe turbomolecolari. 87 Figura 3.16 - Schematizzazione del funzionamento di una pompa Scroll. Figura 3.17 - A sinistra la pompa Scroll utilizzata nel forno test; a destra la spirale fissa della pompa. Le pompe turbomolecolari, come già stato accennato si basano su un principio indicato da Gaede secondo il quale le molecole o gli atomi da pompare, quando urtano una superficie in rapido movimento in condizione di prevalenti urti contro le pareti (cioè alle basse pressioni), ricevono un impulso in modo da muoversi in una direzione specifica (quella secondo cui si muove la superficie urtata) e dare quindi luogo ad un flusso di gas in questa stessa direzione. In Figura 3.18 è rappresentata una pompa turbomolecolare simile a quella installata sul forno test; essa è costituita da uno statore in più stadi sul quale sono intercalati gli stadi del rotore; sia per lo statore che per il rotore ogni stadio è costituito da una serie di sottili profili aerodinamici (lame). L’alta velocità di rotazione (fino a 40000 giri/min) del rotore fa si che le lame, urtando le molecole del gas da pompare, le spingano verso lo stadio statore successivo, nel quale, grazie alla particolare orientazione delle lame, rimbalzano verso lo stadio rotore susseguente dove tale processo si ripete. 88 Figura 3.18 - A sinistra la sezione di una pompa turbomolecolare; A destra lo schema costruttivo di tale tipologia di pompa [6]. Giunti al termine degli stadi il gas aspirato all’imboccatura d’ingresso viene trascinato verso uno sbocco collegato alla pompa preliminare che provvede ad espellerlo definitivamente nell’atmosfera. Le pompe turbomolecolari infatti non possono funzionare in basso e medio vuoto, in quanto vanno in “stallo”. Ciò che causa stallo nel caso delle pompe può essere la flessione delle lame provocata da una forza troppo grande applicata su di esse (cioè un impulso del gas troppo elevato). Di conseguenza, ricordando che la pressione è direttamente proporzionale alla forza, questo tipo di pompe non possono lavorare in situazioni che implicano pressioni troppo alte tali da piegare o al limite rompere le lame. Per questa ragione le pompe turbo molecolari richiedono sempre una pompa a spostamento in serie che aspiri i gas in uscita in medio vuoto e li porti a pressioni leggermente inferiori a quella atmosferica (Figura 3.15). In Figura 3.19 sono evidenziati i principali componenti del sistema da vuoto di cui è dotato il forno test descritti in precedenza. 89 Figura 3.19 - Principali componenti del sistema da vuoto del forno di test utilizzato. 3.4.2 Il sistema di alimentazione e controllo Il riscaldamento del forno test è realizzato dissipando potenza elettrica per effetto Joule; a tal proposito all’interno della camera sono presenti dei puntali in rame opportunamente collegati tramite dei morsetti a due generatori di corrente elettrica: il primo alimenta la linea del riscaldatore, mentre il secondo fornisce potenza elettrica alla linea della sorgente. Ciascun alimentatore è in grado di erogare fino a 1000A di corrente elettrica con un fondo scala di tensione pari a 10V (potenza totale Pmax=Vmax · Imax=1000 · 10=10 kW). La figura 3.20 mostra i collegamenti effettuati tra i cavi di alimentazione ed i puntali; si osservi come per la linea della sorgente la tensione venga scaricata a massa. 90 Figura 3.20 - Collegamenti tra i cavi di alimentazione ed i puntali per il circuito del riscaldatore (a) e della sorgente (b). Nel caso più generale, con riscaldatore e sorgente montati e collegati tra loro dalla linea di trasferimento, la rete elettrica del sistema di riscaldamento assume la forma mostrata in figura 3.21 nel quale sono indicati i due generatori di corrente (I1 ed I2) e le resistenze del riscaldatore e della sorgente (RH ed RI). Durante le prove la corrente viene incrementata manualmente ad intervalli regolari fino al raggiungimento del valore limite; è possibile in questo modo monitorare la temperatura dei componenti e la tensione elettrica al variare della corrente applicata. Figura 3.21 - a) Sistema target, riscaldatore, linea di trasferimento e sorgente; b) Schema circuito elettrico. 91 Per evitare pericolosi surriscaldamenti, il dispositivo di misura è dotato di un circuito di raffreddamento ad acqua, che provvede ad asportare la potenza dissipata all’interno della camera. Il circuito di raffreddamento percorre un sistema di cave all'interno della flangia principale e alimenta i tre puntali in rame: questi al loro interno presentano una cavità divisa in due da un setto. L'acqua entra alla pressione di 4 bar attraverso un connettore, inonda le cave della flangia principale, percorre ogni puntale in controcorrente e poi viene scaricata. In figura 3.22 è riportata una sezione della flangia principale mentre la figura 3.23 mostra la sezione di uno dei tre puntali (è quindi visibile il circuito di raffreddamento). Figura 3.22 - Il piatto della camera del forno con la rappresentazione dei canali interni del circuito di raffreddamento del piatto. Figura 3.23 - Il puntale del forno con la rappresentazione del sistema di raffreddamento ad acqua del puntale. 92 Il forno è dotato anche di un opportuno sistema di controllo, che impedisce ai generatori di fornire corrente elettrica se il vuoto non ha raggiunto il valore minimo di soglia ed il circuito di raffreddamento non è in funzione. Vi è inoltre la possibilità di raffreddare ulteriormente il forno di test mediante l’impiego di una camera raffreddata ad acqua collegata ad un circuito indipendente dal precedente, il cui funzionamento non è connesso al sistema di controllo. 3.4.3 Strumenti di misura Per le misure di temperatura, dei componenti presenti all’interno della camera, si sono utilizzati dei pirometri ad infrarosso bicolore della Ircon (Modeline® 5 Series 5R Sensor) come quello rappresentato in figura 3.24. Si tratta di uno strumento in grado di effettuare misure senza contatto; la temperatura viene monitorata in modo continuo da un sensore sensibile all’energia irradiata, nel campo degli infrarossi, dalla superficie dell’oggetto da analizzare [7]. Figura 3.24 - Immagine del pirometro utilizzato. I pirometri impiegati utilizzano un doppio sensore (dual detector assembly) che misura la temperatura dal confronto del livello di radiazione (nel campo dell’infrarosso) in due diverse bande di lunghezza d’onda ( e ); la temperatura letta è basata sul rapporto tra due segnali provenienti da queste bande. A seconda del tipo di materiale che costituisce il componente da misurare, deve essere opportunamente settato un parametro, chiamato E-Slope, che indica la variazione dell’emissività tra i due valori di lunghezza d’onda; nel caso di corpi grigi (con 93 emissività indipendente dalla lunghezza d’onda) tale parametro dovrà essere posto pari ad 1, mentre nel caso in cui l’emissività dipende dalla lunghezza d’onda si dovrà settare un valore diverso da 1. In particolare, nel caso di tantalio e tungsteno non ossidati, cioè per i materiali di cui sono costituiti i componenti della sorgente, si deve fissare l’E-Slope a 1.06. Questo è il funzionamento in bicolore dei pirometri utilizzati, si osserva come tali strumenti consentano di effettuare misure di temperatura senza conoscere l’emissività delle superfici radianti; nel caso invece di funzionamento in monocolore, per avere una corretta misura della temperatura è necessario introdurre manualmente l’emissività. Modello Range di Temperatura [°C] 5R – 1410 600 ÷ 1400 5R – 1810 700 ÷ 1800 5R – 3015 1000 ÷ 3000 Tabella 3.1 - Campi di temperatura dei pirometri Modeline® 5 Series 5R Sensor. A seconda delle misure da effettuare può essere necessario l’impiego di più pirometri aventi range di temperatura di temperatura differenti (vedi tabella 3.1); presso i LNL sono disponibili complessivamente cinque pirometri: due per le misure di bassa temperatura (5R-1410) e tre per le misure di alta temperatura (5R-3015). Per le misure sulla sorgente si sono utilizzati esclusivamente pirometri ad alta temperatura. I generatori di corrente, impiegati per fornire potenza alla sorgente di ionizzazione ed al riscaldatore, forniscono in output anche la tensione e permettono quindi di valutare la potenza fornita dagli stessi ( ). Tale potenza però non coincide con la potenza dissipata su sorgente e riscaldatore; si deve tenere conto delle perdite nelle connessioni e nei cavi di alimentazione. Quindi la tensione di riferimento, utilizzata anche per il confronto con i risultati FEM, è quella misurata con il tester ai capi dei puntali ΔVm; la figura seguente mostra i punti per la misura della caduta di potenziale lungo il circuito della sorgente. 94 Figura 3.25 - Misure di tensione sul circuito della sorgente. 3.5 Procedura per l’assemblaggio della sorgente al plasma del progetto SPES Al fine di poter eseguire le prime prove sperimentale per convalidare i risultati ottenuti con il modello FEM, presso i Laboratori Nazionali di Legnaro si è acquistata una sorgente al plasma simile a quella utilizzata al CERN-ISOLDE. Una volta avuti a disposizione tutti i componenti, prima di iniziare il montaggio è stato necessario pulirli: per questa operazione si è utilizzata una lavatrice ad ultrasuoni; una volta lavati tutti i pezzi (ad eccezione di quelli realizzati in grafite) sono stati fatti asciugare inserendoli in un forno per qualche minuto. Nel maneggiare i pezzi in questa fase e anche nella successiva fase di assemblaggio si consiglia l’utilizzo di guanti in lattice; inoltre è necessario evitare il contatto con parti sporche. La pulizia dei pezzi è un fondamentale prerequisito per il corretto funzionamento della sorgente. 95 Nella figura seguente sono mostrati tutti i componenti che costituiscono la sorgente di ionizzazione al plasma. Figura 3.26 - Componenti della sorgente al plasma MK5. Figura 3.27 - Lavatrice ad ultrasuoni utilizzata per il lavaggio dei componenti della sorgente. 96 Assemblaggio dell’anodo 1- Si prende il tubo dell’anodo e si inserisce da un lato l’outlet e dall’altro la griglia ottenendo così l’anodo assemblato; Figura 3.28 - Componenti dell'anodo. Sia la griglia che l’outlet vengono connessi all’anodo per interferenza; è quindi importante fare attenzione a questa fase di assemblaggio per evitare di danneggiare o rompere i due componenti. 2- Si prende il tool per il centraggio e vi si inserisce nella cavità l’anodo, lasciando sporgere in fuori l’estremità dove è fissato l’outlet; si inserisce il tool all’interno del tubo di supporto del catodo e lo si ruota fino ad allineare i fori dell’anodo con quelli del supporto. In questa fase ci si deve accertare che l’anodo sia orientato correttamente rispetto al supporto; la griglia in grafite dell’anodo deve infatti andare ad affacciarsi al catodo. 97 Figura 3.29 - Centraggio dell'anodo. 3- Si procede inserendo uno dei tre supporti dell’anodo (bush) all’interno di uno dei tre fori dell’anodo; si posiziona uno dei tre isolatori in allumina sopra il supporto dell’anodo; infine si posiziona uno dei tre supporti dell’isolatore sopra all’isolatore stesso avvitandolo nel foro del tubo di supporto del catodo. Le tre operazioni vanno ripetute anche per gli altri due supporti. a) b) c) d) Figura 3.30 - Assemblaggio dei supporti dell'anodo. 98 4- Assicurarsi che l’anodo sia allineato correttamente inserendo il tool di centraggio da entrambi i lati e verificando l’uniformità della spaziatura attorno all’anodo; è importante mantenere tale spaziatura tra l’anodo e il tubo di supporto costante in direzione circonferenziale. Alcuni piccoli aggiustamenti sono di solito necessari per raggiungere una accurata posizione. Figura 3.31 - Controllo del posizionamento dell'anodo. 5- I tre schermi termici circolari sono situati all’interno della flangia di centraggio spaziati tra loro da una anello in tantalio di spessore 0.5mm e diametro di 18mm posto tra di essi. Assicurarsi che l’anello sia teso e che sia sufficientemente grande in modo tale che se si muove non vada ad ostacolare il foro centrale degli schermi. Avvitare la flangia di centraggio sul tubo di supporto del catodo mantenendo gli schermi termici centrati sull’anodo. 99 Figura 3.32 - Flangia di centraggio, dischi, e anelli spaziatori. Figura 3.33 - Anodo assemblato. 6- Prima di connettere il catodo con l’anodo assemblato è necessario misurare la distanza dalla griglia di grafite al bordo del tubo di supporto del catodo (z2) ed anche la distanza che c’è tra la superficie del catodo che si affaccia alla griglia dell’anodo e la superficie del catodo che si appoggia al tubo di supporto (z1). La differenza tra queste due misure è il gap tra catodo ed anodo e deve essere di circa 2 mm. 100 Figura 3.34 - Dimensioni z1 e z2. Si devono eseguire queste due misure con un calibro, variando la posizione in direzione circonferenziale, a causa della non omogeneità dimensionale dovuta alla saldatura. Figura 3.35 - Misura delle dimensioni z1 e z2. 101 7- Una volta controllato il gap tra l’anodo e il catodo si inserisce il catodo all’interno del tubo di supporto e chiudere saldamente avvitando il cathode screen; mentre si avvita quest’ultimo si deve controllare che il catodo sia ben centrato rispetto al tubo di supporto. Figura 3.36 - Connessione tra il catodo e l’anodo assemblato. 8- Si procede avvitando l’anodo assemblato al supporto cilindrico esterno; dall’altro invece si avvita la flangia in grafite, cercando di non forzare troppo per evitare di rompere le fragili parti in grafite. Il supporto cilindrico esterno presenta tre fori sulla superficie laterale per permettere il passaggio di un filo in tantalio che va poi inserito in un foro presente nel bush e che serve a portare tensione all’anodo; tali fori laterali devono essere realizzati in modo tale che al montaggio della sorgente essi risultino coassiali con i tre fori dell’anodo. 9- Segnare all’esterno del tubo in grafite la posizione dei supporti dell’anodo e anche la loro profondità; in corrispondenza di tali punti vanno realizzati tre fori di 10mm di diametro. Riassemblare la sorgente e verificare che i tre fori laterali siano allineati con quelli interni dell’anodo e quindi con i supporti dell’anodo. 102 Figura 3.37 – Supporto esterno e flangia in grafite. Una volta completato il montaggio della sorgente si inseriscono sopra al supporto in grafite i tre schermi cilindrici in modo da allineare i tre fori di essi con uno di quelli realizzati sul supporto in grafite Figura 3.38 - Assemblaggio finale della sorgente. 103 3.6 Raccolta dei dati sperimentali Le misure sperimentali sono state effettuate considerando esclusivamente la sorgente di ionizzazione; si fa quindi riferimento alla maglia superiore del circuito elettrico rappresentato in figura 3.19. Inoltre, si è utilizzato un anello distanziatore dotato di finestra laterale in Kodial, che viene avvitato alla flangia della camera target; su di esso viene poi appoggiato manualmente il coperchio (non raffreddato) e sostenuto fino a che nella camera non si è raggiunto un livello di vuoto tale da garantirne il bloccaggio (figura 3.13). È quindi possibile effettuare delle misure utilizzando sia la finestra posteriore, sia la finestra laterale; in questo caso si è utilizzata soltanto quella laterale come mostrato in figura 3.39. Figura 3.39 - Posizione del pirometro per le misure di temperatura. Prima di passare alla descrizione delle operazioni di raccolta dei dati sperimentali, è necessario definire il sistema impiegato per la connessione della sorgente di ionizzazione con il puntale inferiore; si ricorda che essendo i test dedicati esclusivamente allo studio della sorgente di ionizzazione non viene inserito all’interno della camera il riscaldatore. 104 Figura 3.40 - Sistema di connessione impiegato per le prove. La figura 3.40 mostra il sistema impiegato per portare la corrente elettrica dal puntale alla sorgente di ionizzazione: alcune lamine in tantalio (2) aventi la configurazione mostrata in figura sono inserite tra due morsetti in rame (1) e chiuse a sandwich mediante due collegamenti filettati; all’estremità superiore le lamine sono saldate alla transfer line (3), anch’essa in tantalio. Le viti utilizzate per effettuare le connessioni sono tutte in acciaio inossidabile. Dopo aver pulito (per evitare problemi nel raggiungimento del vuoto) e montato i componenti è possibile iniziare la fase di pompaggio, terminata la quale si inizia a somministrare potenza al sistema. Le prove sono state eseguite prendendo come variabile indipendente la corrente in ingresso la quale, per ogni ciclo di misura, è stata fatta variare da 0 a 350 A sempre con incrementi di 50 A; ad ogni step di corrente, prima di effettuare le misure si è aspettato circa 20-30 minuti per lasciare che il sistema si stabilizzasse. Per ogni intervallo si è monitorata la temperatura in 4 punti (rilevata con i pirometri attraverso la finestra in Kodial posta lateralmente), la tensione fornita dal generatore e la tensione netta dissipata dalla sorgente di ionizzazione misurata con il tester (vedi figura 3.25). I punti scelti per le misure di temperatura sono visibili nella immagine di figura 3.41: si tratta di una fotografia scattata attraverso la finestra laterale in Kodial, nella quale le circonferenze rosse identificano i punti di misura. 105 Figura 3.41 - Punti di misura. In figura 3.42 è visibile una suggestiva fotografia, scattata attraverso la finestra posteriore del dispositivo di misura, mentre la corrente si trovava a 300 A. Un’immagine del sistema di connessione in opera è invece mostrata in figura 3.43: si tratta di una fotografia scattata attraverso la finestra laterale quando la corrente applicata era pari a circa 300 A. Figura 3.42 - Sorgente di ionizzazione: vista attraverso la finestra posteriore. 106 Figura 3.43 - Sistema di connessione: vista attraverso la finestra laterale. Dalle prove eseguite, si è visto come ci sia stato un progressivo assestamento delle misure rilevate; questo è probabilmente legato a due aspetti concomitanti: la progressiva pulitura delle superfici e la saldatura locale delle connessioni tra i componenti. Per completezza si sono riportati tutti e tre i set di misurazioni effettuate. In particolare nei grafici dal 3.26 al 3.30 si riportano, oltre alle singole misure, anche l’andamento medio della temperatura e della tensione in funzione della corrente ottenuti solo nelle ultime due prove. ‐ 1° set di misure: I [A] ΔVps [V] ΔVm [V] T1 [°C] T2 [°C] T3 [°C] T4 [°C] 200 2,22 1,9 1312 1190 1032 - 250 2,85 2,45 1509 1380 1230 1090 300 3,53 3,05 1685 1556 1390 1232 350 4,23 3,67 1869 1700 1505 1334 Figura 3.2 - Valori di temperatura e potenziale elettrico misurati con la prima prova. 107 ‐ 2° set di misure: I [A] ΔVps [V] ΔVm [V] T1 [°C] T2 [°C] T3 [°C] T4 [°C] 200 2,01 1,69 1264 1162 1033 - 250 2,56 2,17 1460 1363 1232 1075 300 3,15 2,68 1649 1570 1421 1218 350 3,76 3,21 1804 1716 1527 1331 Figura 3.3 - Valori di temperatura e potenziale elettrico misurati con la seconda prova. ‐ 3° set di misure: I [A] ΔVps [V] ΔVm [V] T1 [°C] T2 [°C] T3 [°C] T4 [°C] 200 2,05 1,71 1247 1166 1045 - 250 2,59 2,17 1465 1371 1251 1081 300 3,17 2,68 1634 1575 1418 1215 350 3,76 3,21 1772 1704 1522 1344 Figura 3.4 - Valori di temperatura e potenziale elettrico misurati con la terza prova. Tensione misurata Dati sperimentali 3,5 Curva media ] V [ 3 at ar u si 2,5 m e n o is n 2 e T 1,5 200 250 300 Corrente [A] 350 Grafico 3.26 - Misure sperimentali: andamento della tensione elettrica al variare della corrente. 108 Il grafico mostra che i valori di tensione misurata sono molto vicini tra loro, e addirittura differiscono tra loro soltanto di qualche decimo di volt. Vengono ora riportati i valori di temperatura misurati nei vari punti e le relative curve medie. Temperatura misurata punto 1 Dati sperimentali Curva media 1900 1800 ]1700 C °[ ar 1600 u ta r e1500 p m e T1400 1300 1200 200 250 Corrente [A] 300 350 Grafico 3.27 - Misure sperimentali: andamento della temperatura nel punto 1 al variare della corrente. Temperatura misurata punto 2 Dati sperimentali 1800 Curva media 1700 ] 1600 C ° [ ar 1500 u ta r e1400 p m e T1300 1200 1100 200 250 Corrente [A] 300 350 Grafico 3.28 - Misure sperimentali: andamento della temperatura nel punto 2 al variare della corrente. 109 Temperatura misurata punto 3 Dati sperimentali Curva media 1600 1500 ] C °[ 1400 ar u ta1300 r e p m 1200 e T 1100 1000 200 250 300 Corrente [A] 350 Grafico 3.29 - Misure sperimentali: andamento della temperatura nel punto 3 al variare della corrente. Temperatura misurata punto 4 Dati sperimetali Curva media 1400 1350 ] 1300 C °[ ar 1250 u ta 1200 r e p1150 m e T 1100 1050 1000 250 300 Corrente [A] 350 Grafico 3.30 - Misure sperimentali: andamento della temperatura nel punto 4 al variare della corrente. I valori riportati sui grafici si riferiscono soltanto ai set 2 e 3; durante la prima somministrazione di corrente al sistema si sono verificati dei problemi a livello di regolazione della corrente che hanno probabilmente portato ad un eccessivo riscaldamento del catodo con conseguente danneggiamento permanente dell’oggetto (verificato dopo apertura della camera); come si può 110 notare infatti gli ultimi due set hanno valori molto vicini tra loro ed entrambi differiscono dai dati ottenuti al primo set. Come si può notare dai grafici, per tutti 4 i punti di misura analizzati, i valori rilevati non si discostano molto dalla linea media; alcune incertezze di misura si possono notare nei punti 3 e 4 che sono più bassa temperatura e questo può essere dovuto al range di misura del pirometro (1000 ÷ 3000°C); quando infatti esso lavora agli estremi del suo campo di misura è normale che le misure possono venire leggermente falsate. Un’altra leggera discordanza si può notare nel punto 1 in corrispondenza ad una corrente di 350A; questo può essere attribuito ad un errato posizionamento del pirometro, il quale viene spostato di volta in volta per realizzare le quattro misure, ed inoltre perché il pirometro per misurare la temperatura nel punto 1 non si trova perfettamente ortogonale alla superficie di misura ma leggermente inclinato, e questo può aver portato ad una misura meno precisa. Tuttavia, nonostante queste minime discordanze nel complesso le misure godono di una ripetibilità molto buona. 111 3.7 Il modello termo-elettrico Si passa ora alla descrizione del modello FEM impiegato per il confronto con le misure sperimentali. La geometria è stata realizzata mediante l’applicativo Pro/Engineer® Wildfire 4.0; il risultato è visibile in figura 3.44: si sono modellati tutti i componenti di interesse contenuti all’interno della camera ad eccezione della connessione della linea di trasferimento. Figura 3.44 – Modello utilizzato per il confronto con le prove sperimentali. Si ricorda che i componenti presenti all’interno della camera si trovano in alto vuoto (con pressioni dell’ordine dei 10-6 mbar) e che le temperature sfiorano i 2100°C; di conseguenza saranno conduzione ed irraggiamento le modalità di trasmissione del calore che controlleranno il problema termico. Inoltre, viste le dimensioni ridotte dei componenti rispetto alle dimensioni della camera, è possibile, con un ottimo livello di approssimazione ed una sensibile riduzione dei tempi di calcolo, considerare il problema come un sistema aperto, che scambia calore per irraggiamento con l’ambiente posto alla stessa temperatura della camera (vedi appendice A). L’unico problema è quindi legato alla scelta della temperatura dell’ambiente esterno. Fintanto che la temperatura della camera non è elevata, come nel nostro caso (Tcamera ≤ 130°C), lo scambio termico per irraggiamento tra le superfici interne della camera e la sorgente è 112 trascurabile. Infatti il flusso termico dovuto all’irraggiamento è proporzionale alla costante di Stefan-Boltzmann ( ) ed alla quarta potenza della temperatura; alle basse temperature domina la conduzione e solo quando la temperatura diventa elevata la presenza dei termini fanno si che l’irraggiamento diventi il fenomeno dominante. Si può quindi affermare che la temperatura della flangia della camera target, cioè dell’ambiente esterno, ha un’influenza trascurabile sulla distribuzione di temperatura presente sulla sorgente di ionizzazione (vedi appendice A). 3.7.1 Pre-Processing Come prima cosa si procede alla definizione delle proprietà dei materiali. Si ricorda che l’appendice B contiene le macro necessarie alla definizione delle proprietà di tutti i materiali impiegati nel presente lavoro di tesi. L’analisi corrente prevede l’impiego di tre materiali per la sorgente al plasma MK5 e la linea di connessione: la grafite per la griglia dell’anodo, il supporto cilindrico esterno e la flangia di connessione, il tantalio per tutti i rimanenti componenti della sorgente e per le lamine di connessione della transfer line ai morsetti; il rame per il puntale che porta la corrente elettrica e per i morsetti. Si fa quindi riferimento, rispettivamente, alle macro M26Ta, M29C_ATJ e M28Cu Applicazione dei vincoli per l’analisi termo-elettrica In figura 3.45 sono riassunte le condizioni al contorno termo-elettriche applicate alla struttura; attraverso il puntale in rame, viene imposto il passaggio di una corrente la quale entra dalla transfer line; percorre il catodo, il tubo di supporto, la flangia di centraggio, il supporto esterno in grafite e si scarica a massa attraverso la flangia; sulla base di quest’ultima che va a contatto con la flangia della camera target si è vincolata la temperatura a 50°C e la tensione a massa (0 volt), mentre sulle superfici interne del puntale che definiscono il circuito di raffreddamento si è imposto un carico di convezione forzata (corrispondente ad una temperatura media dell’acqua di a 21.4°C). 113 Superficie vincolata a 0 V e a 50 C Carico convettivo Percorso della corrente Corrente imposta variabile tra 0 e 350A Sistema aperto che scambia calore per irraggiamento con l’ambiente posto 50 C Figura 3.45 – Rappresentazione dei vincoli per l’analisi termo-elettrica. Definite le superfici che si scambiano calore, si è calcolato il coefficiente di convezione di scambio termico per convenzione all’interno della cava per il raffreddamento del puntale, in cui fluisce acqua. Per prima cosa si è stimata la temperatura media dell’acqua, una volta nota la portata d’acqua che fluisce nel circuito di raffreddamento, letta dal flussimetro. L’equazione da risolvere è: P = ρ ⋅ c ⋅ Q ⋅ (Tu − Ti ) dove: P= potenza termica da dissipare [W] ρ= densità dell’acqua (a 20°C) [kg/m3] c= calore specifico dell’acqua (a 20°C) [J/kg·°C] Q= portata d’acqua del circuito di raffreddamento [m3/s] Tu= temperatura dell’acqua in uscita dal circuito [°C] 114 Ti= temperatura dell’acqua in ingresso dal circuito (a 20°C) [°C] Data la portata letta dal flussimetro Q=0,0000503m3/s si ottiene una temperatura di uscita pari a Tu=22,8 °C. Con questa si è calcolata la temperatura media dell’acqua alla quale valutare le proprietà fisiche necessarie al nostro scopo. Si ha quindi: Tmedia [°C] ρ [kg/m3] c [J/kg·°C] λ [W/m·°C] μ [kg/m·s] 21,4 999,82 4182,4 0,598 9,93·10-4 Tabella 3.5 - Proprietà fisiche dell'acqua. Una volta stimate le proprietà necessarie si è passati al calcolo del coefficiente di convenzione forzata, da assegnare poi come carico nel modello FEM alle superfici interne della cava del puntale mediante il seguente comando: ASEL,S,,,544,546,1 SFA,ALL,,CONV,8352,21.4 Area [m2] 0,0000503 D=Deq [m] 0,008 v [m/s] 1,91 Pr 6,95 Re 15385 Nu 111,73 α [W/m2·°C] 8352 Tabella 3.6 - Dati per il calcolo del coefficiente convettivo. Il modo per ottenere tutti i risultati di interesse con un’unica analisi è quello di definire il carico come un vettore funzione del tempo; tuttavia data la complessità del modello e l’elevato tempo richiesto per l’analisi si sono valutati i valori di temperatura e tensione solo per valori di corrente elettrica di 200, 250, 300 e 350A eseguendo 4 simulazioni separate, al termine di ognuna delle quali si è ottenuta la soluzione di regime termo-elettrica per il confronto con le misure sperimentali. Come già anticipato il problema dell’irraggiamento viene impostato come un enclosure aperto, in cui il sistema scambia calore con l’ambiente esterno la cui temperatura viene fissata a 50°C. Si 115 utilizza il metodo Radiosity Solver; in figura 3.46 sono rappresentate le superfici radianti definite per la presente analisi. Si osserva come i valori di emissività mostrati fanno riferimento alla distribuzione di temperatura raggiunta al termine dell’analisi. Figura 3.46 - Rappresentazione delle superfici radianti. Si ricorda che il campo termoelettrico viene risolto impiegando il metodo diretto; di conseguenza la potenza termica, dissipata per effetto Joule, viene automaticamente trasferita dall’analisi elettrica all’analisi termica e le proprietà dei materiali, compresa la resistività elettrica, vengono aggiornate istante per istante al variare della temperatura. 3.7.2 Post-processing Innanzitutto, si riportano nelle seguenti figure i plot di tensione, temperatura nelle condizioni quando la corrente applicata è pari a 300 A. Come si vede dalla figura la zona a più alta temperatura si trova sul catodo; sarebbe stato interessante riuscire a misurare la temperatura in questa zona, tuttavia questo risulta impossibile data la posizione interna del componente. 116 Figura 3.47 – Distribuzione di temperatura ottenuta con il metodo degli Elementi Finiti con un carico applicato di 300 A. Figura 3.48 – Distribuzione di potenziale elettrico ottenuta con il metodo degli Elementi Finiti con un carico applicato di 300 A. L’ambiente Ansys® che consente di visualizzare ed analizzare i risultati di analisi dipendenti dal tempo è il Time-History Post-processor (POST26). In particolare, all’interno di tale ambiente, è possibile ottenere per un particolare nodo il listato dei valori (o direttamente un diagramma) della variabile scelta rispetto al parametro tempo; ovviamente la variabile presa in considerazione deve essere necessariamente un grado di libertà per gli elementi della mesh. Essendo la corrente elettrica 117 associata al tempo di analisi, è facile riportare i risultati ottenuti, in condizioni di regime, da una funzione del tempo ad una funzione del carico applicato. Figura 3.49 - Punti di misura rilevati con il FEM. La seguente tabella mostra le temperature e le tensioni in funzione della corrente applicata. Per quanto riguarda la temperatura dei 4 punti di interesse, è stata mediata prendendo il valore sui nodi interni ai cerchi nella figura 3.49. Infine, per il potenziale elettrico, si è preso il valore massimo ottenuto. I [A] ΔVFEM [V] T1FEM [°C] T2FEM [°C] T3FEM [°C] T4FEM [°C] 200 1.253 1261 1194 1059 954 250 1.754 1473 1401 1240 1090 300 2.29 1643 1578 1410 1225 350 2.87 1803 1732 1539 1324 Tabella 3.7 – Risultati ottenuti con il metodo degli Elementi Finiti al variare della corrente. 118 3.8 Confronto tra risultati FEM e misure sperimentali A questo punto è possibile confrontare i dati raccolti sperimentalmente, con i risultati ottenuti mediante il metodo degli Elementi Finiti. Per quanto riguarda le temperature e la differenza di potenziale, è possibile effettuare un confronto diretto grazie ai dati raccolti con i pirometri ed il tester. Nel diagramma di figura 3.31 sono messe a confronto le misure sperimentali di tensione effettuate con il tester, con la tensione massima ottenuta al calcolatore Tensione elettrica ? V Sperimentale ? V FEM 3,5 ] 3 V [ ac ir tt2,5 e l e e 2 n o is n e T1,5 1 200 250 Corrente [A] 300 350 Grafico 3.31 – Confronto FEM-sperimentale: tensione elettrica in funzione della corrente. Per quanto riguarda il confronto tra le temperature, si fa riferimento ai diagrammi riportati nelle grafici da 3.32 e 3.35, nei quali vengono riportati i risultati FEM e le misure sperimentali effettuate con i pirometri, per i quattro punti di misura. Si può vedere come vi sia una buona corrispondenza tra la curva FEM e la curva media dei dati sperimentali. 119 Temperatura punto 1 Dati sperminetali Dati FEM 1800 1700 ] °C [ ar1600 u ta r1500 e p m e T1400 1300 1200 200 250 300 350 Corrente [°C] Grafico 3.32 – Confronto FEM-sperimentale: temperatura al punto 1 in funzione della corrente. Temperatura punto 2 Dati sperimentali Dati FEM 1750 1650 ] C ° [ 1550 ar u ta 1450 r e p m1350 e T 1250 1150 200 250 300 350 Corrente [A] Grafico 3.33 – Confronto FEM-sperimentale: temperatura al punto 2 in funzione della corrente. 120 Temperatura punto 3 Dati sperimentali 1600 Dati FEM 1500 ] C °[ 1400 ar u ta1300 r e p m 1200 e T 1100 1000 200 250 Corrente [A] 300 350 Grafico 3.34 – Confronto FEM-sperimentale: temperatura al punto 3 in funzione della corrente. Temperatura punto 4 Dati sperimentali 1350 Dati FEM 1300 ] C ° [1250 ar u ta1200 r p e m 1150 e T 1100 1050 250 300 350 Corrente [A] Grafico 3.35 – Confronto FEM-sperimentale: temperatura al punto 4 in funzione della corrente. 121 3.9 Il modello dettagliato per l’analisi elettro-termo-strutturale I risultati dell’analisi descritta nel capitolo precedente hanno fatto osservare la trascurabile influenza della flangia della camera target sulla sorgente, e quindi alla possibilità di trascurare tale oggetto per le prossime analisi, alleggerendo così il modello agli Elementi Finiti e riducendo di conseguenza i tempi di calcolo. Per l’analisi strutturale che verrà di seguito descritta, non si è quindi utilizzato il modello precedente ma si è modellato soltanto la sorgente con linea di trasferimento, non includendo ne il target ne la connessione per non appesantire il modello e perché la nuova connessione era ancora in fase di studio quindi si è proceduto ragionando per estremi nel seguente modo: - Prova 1: analisi elettro-termo-strutturale con transfer line libera all’estremità lato target (rigidezza nulla di tutto quello che sta al di là della linea e che non è stato modellato) - Prova 2: analisi elettro-termo-strutturale con transfer line incastrata all’estremità lato target (si suppone che il target abbia quindi rigidezza infinita) Vincoli per l’analisi elettro-termica per entrambe le prove Su entrambe le analisi eseguite si è imposto un carico di corrente (tra 0 e 350A) variabile nel tempo, entrante attraverso l’estremità finale della transfer line; tale corrente percorre tutta la linea di trasferimento, il catodo, il supporto del catodo, il supporto esterno in grafite e si va a scaricare attraverso la superficie della flangia di supporto la quale è vincolata a 0 V ed ad una temperatura di 50°C; l’anodo è posto ad una tensione di 150 V; tutto il sistema scambia calore per irraggiamento con l’ambiente posto a temperatura costante di 50°C. 122 Figura 3.50 - Mesh e condizioni di vincolo per l'analisi elettro-termica. Vincoli per l’analisi strutturale con condizione di vincolo 1 (transfer line libera) Il problema strutturale viene risolto mediante un analisi statica ogni 5000 s; cioè quando la soluzione dell’analisi termoelettrica è arrivata in condizioni di regime per il singolo substep. In totale quindi l’analisi strutturale viene eseguita 7 volte. Per quanto riguarda le forze applicate, è necessario applicare la distribuzione di temperatura ottenuta dall’analisi termica; per la procedura di trasferimento dei carichi con il metodo Multi-field Solver, si rimanda ai capitoli precedenti. La figura che segue mostra la mesh utilizzata per l’analisi e le condizioni al contorno applicate al problema strutturale; in particolare si sono impediti gli spostamenti in tutte le direzioni in 123 corrispondenza delle superfici interne dei fori della flangia in grafite. Si tratta di superfici che nella realtà sono vincolate alla piastra principale della camera. Di seguito viene anche riportata un’immagine della mesh impiegata per l’analisi strutturale; questa è stata ottenuta raffinando ulteriormente quella utilizzata per l’analisi elettro-termica. Figura 3.51 - Mesh per l’analisi strutturale. Figura 3.52 – Condizioni di vincolo 1 per l’analisi strutturale. 124 Spostamento orizzontale transfer line 0,8 ] m m [ 0,6 x U o t 0,4 n e m at s 0,2 o p S 0,0 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Ux Grafico 3.36 - Spostamento orizzontale della transfer line. Spostamento orizzontale catodo Zona centrale Zona esterna 0,08 ] m m [ 0,06 x U o t 0,04 n e m at s 0,02 o p S 0,00 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Ux Grafico 3.37 - Spostamento orizzontale della superficie del catodo emittente gli elettroni. 125 Spostamento orizzontale griglia Zona centrale Zona esterna 0,08 ] m m [x0,06 U o t n0,04 e m at s o0,02 p S ‐0,01 50 100 150 200 Corrente [A] 250 300 350 Ux Grafico 3.38 - Spostamento orizzontale della griglia. Distanza relativa tra catodo e griglia Zona centrale 2,00 Zona esterna ] 1,98 m [m x 1,96 U1,94 o t n e 1,92 m at s 1,90 o p S 1,88 1,86 0 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Gap ini ziale = 2mm Grafico 3.39 - Distanza relativa tra griglia e catodo al variare della corrente. 126 Come si vede dai grafici con questa condizione di vincolo gli spostamenti del catodo sono molto ridotti (qualche centesimo di millimetro), per cui la distanza tra quest’ultimo e la griglia varia di poco. Viene riportato di seguito l’andamento degli spostamenti assiali (Ux) in direzione radiale, della superficie frontale del catodo. Si può notare che tale superficie risulta rimanere praticamente parallela. Questo è dovuto al fatto che, essendo la linea di trasferimento libera di deformarsi, le deformazioni si scaricano maggiormente dal lato della transfer line. Deformata in direzione radiale della superficie del catodo 0,09 I=50A 0,08 ] 0,07 m m [x 0,06 U 0,05 o t n e 0,04 m at s 0,03 o p S 0,02 I=100A I=150A I=200A I=250A I=300A 0,01 I=350A 0,00 0 1 2 r [mm] 3 4 5 Grafico 3.40 - Deformata della superficie emittente gli elettroni del catodo al variare della corrente applicata. Vincoli per l’analisi strutturale con condizione di vincolo 2 (transfer line incastrata) Nel secondo modello strutturale si sono impediti, come nel primo, gli spostamenti in tutte le direzioni delle superfici interne dei fori della flangia in grafite ed inoltre si è bloccata la transfer line all’estremità libera. La mesh utilizzata in questa prova è la stessa usata per la condizione di vincolo 1 (transfer line libera). 127 Vincolo di incastro Figura 3.53 - Condizioni di vincolo 2 per l’analisi strutturale. Spostamento orizzontale transfer line 1,6 1,4 ] m 1,2 m [x 1,0 U o t 0,8 n e m at 0,6 s o 0,4 p S 0,2 0,0 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Ux Grafico 3.41 - Spostamento orizzontale della transfer line. 128 Spostamento orizzontale catodo Zona centrale 2,0 Zona esterna ] m m [x1,5 U o t1,0 n e m at s0,5 o p S 0,0 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Ux Grafico 3.42 - Spostamento orizzontale della superficie del catodo emittente gli elettroni. Spostamento orizzontale griglia Zona centrale 0,7 Zona esterna 0,6 ] m 0,5 m [x U 0,4 o t n e0,3 m at s 0,2 o p S 0,1 0,0 50 100 150 200 Corrente [A] 250 300 350 Ux Grafico 3.43 - Spostamento orizzontale della griglia. 129 Distanza relativa tra catodo e griglia Zona centrale 2,0 Zona esterna ] m1,5 [m a z n at si 1,0 D 0,5 0 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Gap iniziale = 2mm Grafico 3.44 - Distanza relativa tra griglia e catodo al variare della corrente. Di seguito viene riportato l’andamento dello spostamento assiale (Ux) lungo la direzione radiale della superficie frontale del catodo al variare della corrente. Deformata in direzione radiale della superficie del catodo 2,0 I=50A ] 1,5 m [m x U o t 1,0 n e m at s o p S 0,5 I=100A I=150A I=200A I=250A I=300A I=350A 0,0 0 1 2 r [mm] 3 4 5 Grafico 3.45 - Deformata della superficie emittente gli elettroni del catodo al variare della corrente applicata 130 In figura 3.54 è visibile la configurazione deformata e indeformata del catodo e dell’anodo (la scale degli spostamenti è quella reale). Figura 3.54 - Configurazione deformata e indeformata di catodo ed anodo. Come si vede gli spostamenti, nel caso di transfer line bloccata, sono maggiori nella zona centrale del catodo, questo perché la dilatazione termica si scarica completamente dalla parte opposta alla linea di trasferimento. Distanza relativa tra catodo e griglia: zona centrale Transfer line incastrata Transfer line libera 2 ]1,5 m [m a z n at is 1 D 0,5 0 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Grafico 3.46 - Confronto della variazione della distanza tra catodo ed anodo nel centro, al variare della corrente, per le due condizioni di vincolo. 131 Distanza relativa tra catodo e griglia: zona esterna Transfer line incastrata Transfer lin libera 2 ] m 1,9 m [ az n at si 1,8 D 1,7 0 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Grafico 3.47 - Confronto della variazione della distanza tra catodo ed anodo all’esterno, al variare della corrente, per le due condizioni di vincolo. Dai grafici si può notare che nella condizione di vincolo 1 ( transfer line libera) la superficie del catodo che si affaccia alla griglia rimane quasi indeformata; nella condizione di vincolo 2 ( transfer line incastrata) invece, la parte centrale subisce uno spostamento nella direzione della griglia maggiore della zona esterna; questo perché la zona centrale è molto più calda di quella esterna e quindi subisce maggiori deformazioni termiche. Inoltre, come ci si aspettava, lo spostamento orizzontale della zona centrale del catodo è maggiore nella condizione con transfer line bloccata all’estremità: in questo caso la deformazione si sfoga tutta verso la griglia. Lo spostamento del catodo in direzione assiale risulta praticamente trascurabile quando la transfer line viene lasciata libera di deformarsi anche all’estremità di collegamento al target. Tuttavia le condizioni analizzate sono estreme; il target sarà caratterizzato da una sua rigidezza che sarà compresa tra le due situazioni studiate, per cui il reale comportamento strutturale del catodo e della griglia si andrà a situare nel range compreso tra i due casi limite. Nello studio strutturale della sorgente si è fatta l’ipotesi semplificativa di comportamento lineare-elastico dei materiali; tuttavia nella realtà, date le elevate temperature in gioco, il materiale subirà delle deformazioni plastiche; gli spostamenti ottenuti dalle analisi descritte in questo paragrafo risultano essere sottostimate rispetto a quelle che si verificherebbero realmente. Sarà lavoro dei prossimi mesi quindi, introdurre il comportamento elasto-plastico dei materiali, più aderente alle condizioni reali. 132 3.10 Conclusioni Si è visto, tramite una analisi di sensitività, come risulta possibile trascurare alcuni componenti, poiché non vanno ad influenzare sensibilmente il comportamento termico della sorgente; è possibile quindi effettuare delle semplificazioni del modello numerico riducendone la dimensione e i tempi di calcolo. L’obiettivo pricipale, dello studio affrontato nel presente capitolo, era quello di sviluppare un metodo di simulazione numerica in grado descrivere in modo sufficientemente accurato il comportamento elettrico, termico e strutturale della sorgente di ionizzazione al plasma MK5. Il confronto ha portato a degli ottimi risultati per quanto riguarda le distribuzioni della temperatura e del potenziale elettrico. Non è invece stato possibile eseguire un confronto diretto sugli spostamenti subiti dalla sorgente, sia perché non si dispone di strumenti adeguati sia per la semplicità del modello numerico (che prevede un comportamento dei materiali di tipo lineareelastico mentre sappiamo che nella realtà i materiali usati a quelle temperature si comportano in modo plastico). Ulteriori miglioramenti al modello numerico verranno comunque apportati nei prossimi mesi; è prevista infatti l’introduzione del comportamento elasto-plastico dei materiali. 133 Bibliografia [1] www.gsprogetti.it/prototipaione_virtuale [2] Ansys Release 11.0 Documentation. [3] M. Libralato, Studio Elettro-Termo-Strutturale del sistema di estrazione e ionizzazione del progetto SPES, Tesi di Laurea Specialistica a. a. 2008-2009, Università degli Studi di Padova. [4] A. Cavazza, Progettazione Termica e Meccanica dell’Apparato di Produzione di Ioni del Progetto SPES, Tesi di Laurea Specialistica a.a. 2009-2010, Università degli Studi di Padova. [5] B. Ferrario, Introduzione alla tecnologia del vuoto, A.I.V. – Associazione Italiana Vuoto, 1982 [6] Adixen, Manglev Hybrid Turbomolecular pumps ATH-M series brochure, by Alcatel Vacuum Technology, 2006. [7] Modline® 5 Infrared Thermometer Installation and Operation Manual, Ircon, Revision J, May 2007 134 135 Capitolo 4 Analisi elettro-termo-strutturale della sorgente di ionizzazione al plasma EBPIS (ORNL) e confronto con i dati sperimentali 4.1 Introduzione Analogamente a quanto fatto nel capitolo precedente per la sorgente di ionizzazione MK5 usata al CERN, si vogliono adesso riproporre le analisi elettro-termiche ed elettro-termo-strutturali sulla sorgente di ionizzazione EBPIS presso la facility HRIBF (ORNL) al fine di poter poi fare un paragone tra i due diversi tipi. Poiché le modalità di definizione dei materiali e della mesh sono già state spiegate in precedenza,verranno quindi trascurate in questo capitolo; inoltre verrà tralasciata l’analisi di sensitività già fatta per la precedente sorgente in quanto ritenuta valida anche per la EBPIS. Alcuni dati di misure sperimentali di temperatura sono disponibili anche per questo tipo di sorgente grazie alle prove fatte personalmente dall’ing. Mattia Manzolaro durante i suoi studi condotti all’Oak Ridge National Laboratory; queste misure verranno quindi utilizzate per un confronto con i risultati ottenuti nel modello agli elementi finiti e permetteranno di convalidare i dati ottenuti al calcolatore anche per questa sorgente. 135 4.2 Analisi elettro-termica preliminare Anche in questo caso una volta realizzato con Pro-e il modello dettagliato della sorgente si sono apportate le stesse modifiche fatte per la MK5 al fine di velocizzare l’analisi elettro-termica. Di seguito sono rappresentati il modello dettagliato e quello semplificato della sorgente EBPIS. Figura 4.1 - a) modello dettagliato; b) modello semplificato. 4.2.1 Il modello FEM Una volta modellata la sorgente si è salvato il file in formato iges e importato il file all’interno di Ansys, mediante i comandi già visti nel precedente capitolo, che vengono riportati anche di seguito per completezza: !c: geometry import 136 /AUX15 !enters the IGES file transfer processor IOPTN,IGES,NODEFEAT !no defeaturing IOPTN,MERGE,NO !no merging of entities IOPTN,SOLID,YES !solid is created automatically IOPTN,SMALL,YES !small areas are deleted IGESIN,EBPIS,igs !import EBPIS FINISH !exits normally from a processor E’ stato imposto un carico di corrente variabile nel tempo mediante l’applicazione di un vettore funzione del tempo come rappresentato dal seguente diagramma. Il problema dell’irraggiamento viene impostato mediante un unico enclosure aperto, in cui il sistema scambia calore con l’ambiente esterno la cui temperatura viene fissata a 50°C. Oltre al carico di corrente imposto sulla transfer line, si è anche vincolata a 0 volt la superficie della flangia in grafite che si appoggia sulla flangia della camera target ( non modellata in queste simulazioni). In sede di funzionamento l’anodo viene posto ad una tensione di 150 V rispetto al resto della sorgente, poiché in questa analisi preliminare però l’anodo risulta essere sospeso all’interno della sorgente, porre l’anodo ad una tensione costante di 150 volt risulta essere ininfluente al fine dei risultati, quindi per semplicità si è omesso tale vincolo. Figura 4.2 - Mesh utilizzata e condizioni di carico elettro-termiche. Il carico di corrente imposto sulla transfer line è un carico variabile nel tempo; si è imposto, come per la sorgente MK5, una rampa di corrente variabile da 0 a 500 A, con step di 50 A mantenuti per 5000 secondi; il tempo totale della rampa è quindi di 50000 secondi come mostrato dal grafico 3.1. 137 4.2.2 Risultati ottenuti Per ogni valore di corrente si è rilevato il valore della temperatura massima e della differenza di potenziale tra ingresso ed uscita della corrente ottenendo i seguenti risultati. Temperatura massima 3000 ] C [° 2500 a im ss 2000 a m ar 1500 u ta r 1000 e p m 500 e T 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 Corrente [A] T massima Grafico 4.1 - Andamento della temperatura massima raggiunta nel catodo al variare della corrente. Differenza di potenziale 3 2,5 ] V [ o ci 2 rt t e l e 1,5 e la iz n 1 e t o P 0,5 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 Corrente [A] Grafico 4.2 - Andamento del potenziale elettrico al variare della corrente. 138 500 Come si può vedere dal grafico della temperatura, si raggiungono le condizioni limite di utilizzo ( temperatura di circa 2100°C) per valori di corrente compresi tra 300 e 350A, analogamente a quanto visto per la sorgente MK5. Inoltre anche i valori di tensione raggiunti sono molto simili a quelli trovati nel capitolo precedente. 4.3 Il modello dettagliato per l’analisi elettro-termo-strutturale In questo paragrafo verrà descritta l’analisi accoppiata elettro-termo-strutturale ottenuta mediante l’applicazione del metodo MFS (Multi-field Solver), già accennato nel precedente capitolo. Come per la sorgente MK5, anche in questo caso per l’analisi accoppiata si è utilizzato il modello dettagliato della sorgente, senza alcuna semplificazione; si sono quindi inseriti gli isolatori nei fori dell’anodo con i relativi supporti; in questo caso l’anodo non risulta più sospeso nel vuoto come nel modello semplificato, ma risulta essere sostenuto dai tre supporti degli isolatori che sono avvitati sul supporto del catodo; nel modello FEM il fissaggio tra i componenti viene eseguito facendo un incollaggio tra i volumi mediante il comando VGLUE. La transfer line ora non è più modellata parzialmente come nel modello preliminare ma è stata considerata intera con una lunghezza pari alla distanza tra il catodo e il target. Non volendo includere nella simulazione il blocco target per non allungare i già onerosi tempi di calcolo si è proceduto con i seguenti set di prove: - Prova 1: analisi elettro-termo-strutturale con transfer line libera all’estremità del target (rigidezza nulla di tutto quello che sta al di la della linea e che non è stato modellato) - Prova 2: analisi elettro-termo-strutturale con transfer line incastrata all’estremità del target (si suppone che il target abbia quindi rigidezza infinita) La linea di trasferimento è stata modellata semplicemente come un tubo cilindrico lungo fino all’attacco con il target; modellare soltanto un tratto di transfer line come fatto per il modello preliminare avrebbe portato a delle deformazioni minori di quelle reali; il tubo lungo infatti si dilata maggiormente e quindi peggiora le cose. 139 4.3.1 Pre-Processing Vincoli per l’analisi elettro-termica di entrambe le prove Su entrambe le analisi eseguite si è imposto un unico valore di corrente entrante attraverso l’estremità finale della transfer line; tale corrente percorre tutta la linea di trasferimento, il catodo, il supporto del catodo, il supporto esterno in grafite e si va a scaricare attraverso la superficie della flangia di supporto la quale è vincolata a 0 V; l’anodo è posto ad una tensione di 150 V; tutto il sistema scambia calore per irraggiamento con l’ambiente posto a temperatura costante di 50°C. Figura 4.3 - Mesh e condizioni di vincolo per l'analisi elettro-termica. 140 Vincoli per l’analisi strutturale con condizione di vincolo 1 (transfer line libera) In entrambe le analisi si sono bloccati gli spostamenti in ogni direzione (vincolo di incastro) sulle superfici interne dei fori che permettono alla sorgente di essere avvitata alla flangia della camera target; per la prima analisi non è stato aggiunto alcun altro tipo di vincolo strutturale, mentre per la seconda si è incastrata la estremità finale della transfer line. Di seguito viene anche riportata un’immagine della mesh impiegata per l’analisi strutturale; questa è stata ottenuta raffinando ulteriormente quella utilizzata per l’analisi elettro-termica. Figura 4.4 - Mesh utilizzata per l'analisi strutturale. Figura 4.5 - Vincoli per l'analisi strutturale. 141 Dopo aver settato opportunamente le opzioni per il calcolo della soluzione è possibile far partire l’analisi Multi-field Solver (cfr appendice D per i comandi impiegati). Il tempo necessario per ottenere la soluzione è stato di: 4.3.2 Post-Processing Innanzitutto, si riportano nelle seguenti figure i plot di temperatura, tensione e deformazione totale quando la corrente applicata è pari a 300 A. Figura 4.6 - Distribuzione della temperatura ottenuta con il metodo degli Elementi Finiti con corrente di 300A. 142 Figura 4.7 - Distribuzione di potenziale elettrico ottenuta con il metodo degli Elementi Finiti con corrente di 300A. Figura 4.8 - Distribuzione degli spostamenti ottenuta con il metodo degli Elementi Finiti con corrente di 300A. La seguente tabella mostra le temperature e le tensioni in funzione della corrente applicata. In particolare si riportano la temperatura massima raggiunta ad ogni valore di corrente; tale valore è registrato sempre nel catodo. Infine, per il potenziale elettrico, si è preso il valore massimo ottenuto. 143 I [A] Tmax [°C] ΔV [V] 50 371,8 0,199 100 812,52 0,57 150 1067 1,016 200 1365 1,526 250 1670 2,087 300 1953 2,691 350 2215 3,334 Tabella 4.1 - Risultati ottenuti con il metodo degli Elementi Finiti al variare della corrente. Per quanto invece riguarda le deformazioni della sorgente si sono presi in considerazione i seguenti spostamenti: - Spostamento orizzontale della transfer line (Ux) - Spostamento orizzontale del catodo (Ux) - Spostamento orizzontale dell’anodo (Ux) Nei seguenti diagrammi vengono riportati gli spostamenti suddetti in funzione della corrente (si fa riferimento alla condizione di regime), relativi alla condizione di vincolo 1 ( transfer line libera). 144 Spostamento orizzontale transfer line 0,6 ] m [m x U o t n e m at s o p S 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0,0 ‐0,1 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Ux Grafico 4.3 - Spostamento orizzontale della transfer line. Spostamento orizzontale catodo Zona centrale Zona esterna 0,08 ] m m [x 0,06 U o t 0,04 n e m at s 0,02 o p S 0,00 50 100 150 200 Corrente [A] 250 300 350 Ux Grafico 4.4 - Spostamento orizzontale della superficie del catodo emittente gli elettroni. 145 Spostamento orizzontale griglia Zona centrale 0,05 ] m m [x U o t n e m at s o p S Zona esterna 0,04 0,03 0,02 0,01 0,00 50 100 150 200 250 300 350 ‐0,01 Corrente [A] Ux Grafico 4.5 - Spostamento orizzontale della griglia. Distanza relativa tra catodo e griglia Zona centrale 1,00 Zona esterna ] 0,98 m [m a 0,96 vi ta l 0,94 e r az 0,92 n at si D 0,90 0,88 0 50 100 150 200 Corrente [A] 250 300 350 Grafico 4.6 - Distanza relativa tra griglia e catodo al variare della corrente. Quest’ultimo grafico rappresenta la distanza relativa tra catodo ed anodo al variare della corrente; si può osservare che all’aumentare della corrente, e quindi della temperatura, i due componenti tendono ad avvicinarsi passando da una distanza iniziale di un millimetro a 0.89 mm a 146 350A. Questa distanza rimane comunque abbastanza accettabile e tale da non provocare il contatto tra le due parti. Deformata in direzione radiale della superficie del catodo 0,08 0,07 I=50A ] 0,06 m m [x 0,05 U o t 0,04 n e m at 0,03 s o p S 0,02 I=100A I=150A I=200A I=250A I=300A 0,01 I=350A 0,00 0 1 2 r [mm] 3 4 5 Grafico 4.7 - Deformata della superficie emittente gli elettroni del catodo al variare della corrente applicata Analogamente a quanto visto nel capitolo precedente anche in questo caso si vede che la superficie frontale dell’anodo rimane all’incirca piana senza subire eccessive deformazioni. Vincoli per l’analisi strutturale con condizione di vincolo 2 (transfer line incastrata) Nel secondo modello strutturale si sono impediti, come nel primo, gli spostamenti in tutte le direzioni delle superfici interne dei fori della flangia in grafite ed inoltre si è bloccata la transfer line all’estremità libera. La mesh utilizzata in questa prova è la stessa usata per la condizione di vincolo 1 (transfer line libera). 147 Figura 4.9 - Condizioni di vincolo per la prova 2. Vediamo ora il comportamento di catodo, anodo e transfer line per la seconda condizione di vincolo (transfer line bloccata) proponendo i seguenti grafici. Spostamento orizzontale transfer line 1,6 ] m 1,2 m [x U o t 0,8 n e m at s 0,4 o p S 0,0 50 100 150 200 Corrente [A] 250 300 350 Ux Grafico 4.8 - Spostamento orizzontale della transfer line al variare della corrente. 148 Spostamento orizzontale catodo Zona centrale 2,00 Zona esterna ] 1,60 m m [x U 1,20 o t n e 0,80 m at s o p S 0,40 0,00 50 100 150 200 Corrente [A] 250 300 350 Ux Grafico 4.9 - Spostamento orizzontale del catodo al variare della corrente. Spstamento orizzontale griglia Zona centrale 1,00 Zona esterna ] 0,80 m m [x U 0,60 o t n e0,40 m at s o p S0,20 0,00 50 100 150 200 Corrente [A] 250 300 350 Ux Grafico 4.10 - Spostamento orizzontale della griglia al variare della corrente. 149 Distanza relativa tra catodo e griglia Zona centrale Zona esterna 1,0 ] m m [ x U o t n e m at s o p S 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 ‐0,2 0 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Grafico 4.11 - Variazione della distanza tra catodo ed anodo al variare della corrente. Com’era intuibile, con l’ipotesi di target a rigidezza infinita la transfer line, impedita nella sua dilatazione assiale verso sinistra, scarica tutta la sua deformazione verso il catodo il quale ha uno spostamento assiale maggiore del caso precedente che tenderà ad avvicinarlo maggiormente alla griglia; quest’ultima presenta comunque uno spostamento orizzontale che tende ad allontanarla dal catodo, anche se in misura minore di quanto il catodo si avvicina ad essa. Si nota infatti che la distanza tra catodo ed anodo, questa volta cala bruscamente con l’aumentare della corrente fino ad arrivare con a 350A con il catodo che praticamente dovrebbe essere a contatto con l’anodo. 150 Distanza relativa tra catodo e grglia: zona centrale Transfer line incastrata Transfer line libera 1,0 0,8 ] m m [a 0,6 ivt la 0,4 e ra z n at 0,2 si D 0,0 0 50 100 ‐0,2 150 200 250 300 350 Corrente [A] Grafico 4.12 - Confronto della variazione della distanza tra catodo ed anodo nel centro, al variare della corrente, per le due condizioni di vincolo. Distanza relativa tra catodo e griglia: zona periferica Transfer line incastrata 1,00 Transfer line libera ] m m [a 0,90 ivt al e r az n at 0,80 si D 0,70 0 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Grafico 4.13 - Confronto della variazione della distanza tra catodo ed anodo all’esterno, al variare della corrente, per le due condizioni di vincolo. Il comportamento reale si trova in mezzo a queste due situazioni limite studiate; tuttavia si ricorda ancora che nelle analisi appena descritte si è fatta l’ipotesi semplificativa di comportamento lineare-elastico del materiale per cui le deformazioni risultano essere sottostimate; tuttavia questo risulta essere un buon punto di partenza per capire il comportamento tra catodo ed anodo, il quale verrà studiato in seguito introducendo anche il comportamento elasto-plastico del materiale. 151 4.4 Confronto tra risultati FEM e misure sperimentali Anche per questo tipo di sorgente al plasma è stato possibile disporre di misure sperimentali di temperatura da poter confrontare con i risultati ottenuti dal modello a Elementi Finiti; all’interno della collaborazione SPES-HRIBF è stato possibile eseguire delle misure sperimentali di temperature sulla sorgente al plasma EBPIS presso i Laboratori Nazionali di Oak Ridge. Nella realizzazione di questi test la sorgente EBPIS è stata collegata mediante la transfer line al blocco target, come mostrato in figura. Figura 4.10 - Foto della sorgente EBPIS utilizzata ad Oak Ridge. Il modello FEM con il quale sono stati comparati i dati sperimentali è lo stesso utilizzato per l’analisi elettro-termo-strutturale descritta nel paragrafo precedente; si tratta quindi di un modello semplificato che non considera infatti la presenza del blocco target cui la sorgente è collegata. Vengono riportate ora per completezza le condizioni di carico usate per il modello FEM: 152 - Corrente imposta sulla estremità finale della transfer line; - Tensione nulla sulla superficie frontale della flangia in grafite - Tutte le superfici scambiano calore per irraggiamento con l’ambiente posto a temperatura di 50’°C; - Anodo vincolato ad una tensione costante e pari a 150V. Nei test sperimentali la corrente viene fatta giungere alla transfer line mediante una piastra collegata ad una estremità alla linea di trasferimento stessa tramite saldatura e dall’altra collegata mediante un accoppiamento filettato ad un puntale dal quale si ha l’ingresso della corrente(figura sopra); nel modello agli Elementi Finiti invece è stata imposta una corrente sulla transfer line. Durante i test si è fatta variare la corrente da 200 a 300 ed è stata misurata la temperatura su diversi punti della linea di trasferimento e sul target; tuttavia data la semplificazione del modello realizzato si è considerato per il confronto con i dati FEM soltanto un punto di misura, che viene riportato nella seguente immagine. Figura 4.11 - Punto di misura. Si riportano ora i valori di corrente ottenuti con il modello FEM e dalle prove sperimentali relativamente al punto di misura 1. I [A] 200 Temperatura P1 FEM [°C] 1272 Temperatura P1 [°C] 1284 153 250 300 1458 1619 1470 1610 Tabella 4.2 - Tabella di confronto tra risultati FEM e dati sperimentali Confronto FEM‐sperimentale FEM 1700 Sperimentale 1600 ] C ° [ ar 1500 u ta r e 1400 p m e T 1300 1200 200 250 Corrente [A] 300 Grafico 4.14 - Confronto FEM-sperimentale: temperatura al punto 1. Come si può osservare dal grafico, nonostante la semplificazione del modello FEM si ha una buona corrispondenza tra i dati ottenuti con le prove sperimentali e quelli ottenuti agli Elementi Finiti con una differenza massima di 12°C, cioè circa l’1%. È quindi possibile dire che lo studio della sorgente EBPIS può essere condotto trascurando la presenza del target ad essa collegato. Non si è potuto effettuare un confronto anche in termini di potenziale elettrico, poiché i valori FEM davano dei risultati molto inferiori a quelli misurati, non essendo stata modellata anche la linea di connessione che porta corrente alla transfer line. 4.5 Conclusioni L’obiettivo pricipale, dello studio affrontato nel presente capitolo, era quello di sviluppare un metodo di simulazione numerica in grado descrivere in modo sufficientemente accurato il comportamento elettrico, termico e strutturale della sorgente di ionizzazione al plasma EBPIS. 154 Grazie alle misure sperimentali fornite dall’ing. Manzolaro è stato possibile eseguire un confronto con i risultati ottenuti mediante un’analisi agli Elementi Finiti, eseguita con il codice Ansys®. Il confronto ha portato a degli ottimi risultati per quanto riguarda le distribuzioni della temperatura. Come nel capitolo precedente, anche in questo caso non è invece stato possibile eseguire un confronto diretto sugli spostamenti subiti dalla sorgente. 155 156 Capitolo 5 Linee guida per un possibile sviluppo della nuova sorgente al plasma FEBIAD SPES 5.1 Introduzione Nei capitoli 3 e 4 si è studiato il comportamento elettro-termo-strutturale della sorgente di ionizzazione. In particolare si è riusciti grazie un confronto tra i risultati ottenuti attraverso il metodo degli Elementi Finiti e una serie di misure sperimentali, ad ottenere un modello numerico in grado di prevedere, con un buon livello di approssimazione, le distribuzioni di temperatura sia nella sorgente MK5 che della EBPIS. È stato anche possibile studiare, anche se in modo soltanto qualitativo, il comportamento strutturale delle due sorgenti, analizzando le deformazioni subite dalla struttura; il limite principale di tale modello è che avendo ipotizzato un comportamento lineare-elastico dei materiali, le deformazioni della struttura risultano sottostimate. Si passa ora ad un confronto tra i risultati termici e strutturali ottenuti per le due sorgenti mediante le simulazioni al fine di valutarne le differenze e/o le similitudini di comportamento, per poter infine fornire le prime indicazioni necessarie allo sviluppo ed alla progettazione della prima sorgente al plasma SPES ottimizzata. 157 5.2 Confronto del comportamento termico delle due sorgenti Le due sorgenti studiate nei capitoli precedenti sono molto simili sia nella geometria che nel numero di componenti; la facility HRIBF infatti, per la realizzazione della sorgente EBPIS si è basata sui principi ingegneristici utilizzati al CERN. La geometria dei vari componenti è sostanzialmente la stessa per le due sorgenti; le uniche differenze stanno nella scelta dei materiali con i quali sono realizzate le varie parti; la sorgente al plasma MK5 è realizzata tutta in molibdeno ad eccezione della griglia e del supporto esterno entrambi realizzati in grafite, e del catodo in tantalio. La sorgente EBPIS invece, ad eccezione anche qui del supporto esterno (anch’esso in grafite) è tutta realizzata in metallo ( molibdeno, tantalio e tungsteno). Inoltre la sorgente EBPIS risulta essere priva dei tre schermi esterni cilindrici in molibdeno che invece vengono utilizzati nella sorgente MK5 probabilmente con l’intento di raggiungere, a parità di corrente, temperature più elevate. Questa scelta adottata da HRIBF ha fatto nascere curiosità sulla loro effettiva necessità di essere utilizzati; nei paragrafi seguenti verrà analizzata influenza sul comportamento termico della sorgente Si vuole ora fare un confronto dal punto di viste termico tra le due sorgenti; in particolare si è voluto indagare la distribuzione di temperatura sui tre componenti principali di una sorgente al plasma che sono: ‐ Transfer line ‐ Catodo ‐ Anodo Vengono di seguito riportati le distribuzioni di temperatura rilevati sui componenti suddetti per la sorgente al plasma MK5 ed EBPIS, in corrispondenza ad una corrente elettrica di 300°; per queste analisi si sono utilizzati i modelli FEM dettagliati delle due sorgenti utilizzati nelle analisi elettro-termo-strutturali eseguite nei due capitoli precedenti, ossia quelli con gli isolatori in allumina ed i relativi supporti. 158 Distribuzione di temperatura lungo il catodo MK5 EBPIS 2300 2200 ] C ° [ ar2100 u ta r e p2000 m e T 1900 1800 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Figura 5.1 - Distribuzione di temperatura lungo il catodo per le due sorgenti. Distribuzione di temperatura lungo la transfer line MK5 1900 EBPIS 1850 ] °C [a 1800 r u ta 1750 r e p m1700 e T 1650 1600 0 20 40 x [mm] 60 80 100 Grafico 5.2 - Distribuzione di temperatura lungo la transfer line per le due sorgenti. 159 Distribuzione di temperatura lungo l'anodo MK5 1350 EBPIS 1300 ] C ° [ 1250 ar u ta 1200 r e p m1150 e T 1100 1050 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Grafico 5.3 - Distribuzione di temperatura lungo l'anodo per le due sorgenti. Distribuzione di temperatura radiale sul catodo MK5 2150 EBPIS 2100 ] C [° 2050 ar u ta 2000 r e p m1950 e T 1900 1850 0 1 2 x [mm] 3 4 5 Grafico 5.4 - Distribuzione di temperatura radiale sulla superficie emittente gli elettroni. 160 Come evidenziato dai grafici l’andamento della temperatura lungo i tre componenti analizzati è molto simile per entrambe le sorgenti analizzate; in particolare per la transfer line ed il catodo si hanno differenze di temperatura non eccessive; per la prima si può osservare un offset quasi costante di circa 60°C, mentre per il catodo si ha una differenza massima di circa 80°C, che è concentrata nella zona più calda; date le elevate temperature in gioco, tali differenze sono dell’ordine del 3%, quindi poco influenti per quanto riguarda il globale comportamento termico delle sorgenti. Per l’anodo invece si sono registrate maggiori differenze di temperatura; si può infatti notare un offset costante di circa 150°C, pari ad una differenza del 11%; tale risultato è probabilmente da attribuirsi alla presenza degli schermi esterni i quali hanno quindi la funzione di mantenere più caldo la camera dell’anodo, la quale risente maggiormente della loro presenza essendo situata nella parte centrale della sorgente, diversamente da catodo e transfer line che invece sono situati all’estremità di essa e quindi sono meno influenzati dagli schermi. Dall’analisi delle distribuzioni di temperatura sui componenti principali delle sorgenti al plasma si è potuto osservare che: ‐ la temperatura più elevata è raggiunta dal catodo che tuttavia non presenta una distribuzione uniforme di temperatura; essa ha un andamento crescente dalla transfer line verso zona più interna con una riduzione verso la fine dove si ha l’allargamento della sezione; il punto più caldo resta comunque confinato all’interno di una piccola zona (“hot spot”) posta all’incirca dopo la metà del tratto centrale; ‐ il gradiente di temperatura lungo il catodo è abbastanza significativo (attorno ai 350400°C), rimanendo il tratto più vicino alla transfer line molto più freddo rispetto alla parte centrale. ‐ anche lungo la superficie emittente gli elettroni si ha una distribuzione di temperatura radiale non omogenea con un gradiente di temperatura che va decrescendo dalla zona centrale verso l’esterno 161 5.3 Influenza degli schermi sulla MK5 In questo paragrafo si cercherà di capire l’influenza degli schermi cilindrici esterni sulla sorgente MK5 ed in particolare su catodo, anodo, e linea di trasferimento. Partendo quindi dal modello 3-D della sorgente MK5 già utilizzato per le analisi descritte nel capitolo 3, si sono studiate le seguente configurazioni: ‐ Nessuno schermo cilindrico esterno ‐ 1 schermo cilindrico esterno ‐ 2 schermi cilindrici esterni ‐ 3 schermi cilindrici esterni e per ciascuna si è studiato la distribuzione di temperatura sui tre componenti citati sopra. Di seguito sono riportati i modelli FEM utilizzati nelle diverse configurazioni; per ogni caso è stato importato lo stesso modello iges (quello con i tre schermi esterni) e poi a seconda dei casi si sono meshati i vari schermi. a) 162 b) c) d) Figura 5.1 - Mesh utilizzata: configurazione con a) 0 schermi; b) 1 schermo; c) 2 schermi; d) 3 schermi. Per queste analisi si è utilizzato il modello semplificato della sorgente MK5, ossia quello utilizzato per l’analisi preliminare nel capitolo3. Le condizioni di vincolo per l’analisi elettro-termica sono analoghe a quelle citate nel capitolo 3 (§3.2.1); in questo caso il confronto è stato fatto applicando alla transfer line una corrente di 350A. Figura 5.2 - Path di temperatura rilevati su anodo, catodo e transfer line. 163 Distribuzione di temperatura lungo il catodo 0 schermi 1 schermo 2 schermi 3 schermi 2200 ] 2100 C ° [ ar u ta 2000 r e p m e T 1900 1800 0 5 10 x [mm] 15 20 25 Grafico 5.5 - Distribuzione di temperatura lungo il catodo. Distribuzione di temperatura lungo l'anodo 0 schermi 1 sshermo 2 schermi 3 schermi 1340 1320 ] C [° ar 1300 u ta r e 1280 p m e T 1260 1240 0 5 10 x [mm] 15 20 Grafico 5.6 - Distribuzione della temperatura lungo l'anodo. 164 25 Distribuzione di temperatura lungo la transfer line 0 schermi 1800 1 schermo 2 schermi 3 schermi 1780 ] C à [1760 ar u ta1740 r e p m 1720 e T 1700 1680 0 5 10 15 20 x [mm] Grafico 5.7 - Distribuzione della temperatura lungo la linea di trasferimento. Come è possibile notare dai grafici non vi è una sostanziale differenza dell’andamento di temperatura lungo il catodo e lungo la transfer line; per il primo si registra una differenza massima di circa 12.5°C, tra la configurazione con tre schermi e quella con nessuno schermo (< 1%), mentre per il secondo le temperature sono praticamente identiche tra le due configurazioni limite. Per quanto riguarda l’anodo invece, la differenza massima di temperatura rilevata è leggermente maggiore dei due casi precedenti anche se comunque molto contenuta (si può notare un offset costante di circa 22°C); questo probabilmente perché l’anodo si trova nella parte più interna della sorgente e risente maggiormente degli schermi a differenza del catodo e della linea di trasferimento che invece risentono anche della temperatura interna della camera. È interessante notare quindi come, per il modello semplificato, la presenza o meno degli schermi esterni non vada a compromettere nettamente il comportamento termico della sorgente, a parità di corrente applicata alla transfer line. Inoltre, come confermato dai tre grafici, i valori di temperatura raggiunti con la presenza di un solo schermo, equivalgono quelli raggiunti con tutti e tre gli schermi. Vengono ora riportate le distribuzioni di temperatura lungo l’anodo, ottenute con il modello semplificato (senza isolatori e relativi supporti) e con il modello dettagliato (con isolatori e relativi supporti), per entrambe le sorgenti. 165 Distribuzione di temperatura lungo l'anodo EBPIS_DETTAGLIATA EBPIS_SEMPLIFICATA 1400 1350 ] 1300 C ° [ ar 1250 u ta r e1200 p m e T 1150 1100 1050 0 5 10 15 20 25 x [mm] Grafico 5.8 - Distribuzione di temperatura lungo l'anodo della sorgente EBPIS. Distribuzione di temperatura lungo l'anodo MK5_DETTAGLIATA MK5_SEMPLIFICATA 1340 1320 * C ° 1300 è ar u ta 1280 r e p m1260 e T 1240 1220 0 5 10 15 20 x [mm] 25 Grafico 5.9 - Distribuzione di temperatura lungo l'anodo della sorgente MK5. Come si poteva prevedere la presenza degli isolatori, oltre che permettere l’isolamento elettrico dell’anodo rispetto al resto ella sorgente, lo isola anche termicamente; questo lo si nota infatti, dal fatto che dal passaggio dal modello preliminare a quello reale si osserva una diminuzione di temperatura sull’anodo stesso; tale riduzione è meno accentuato nella sorgente MK5. Molto probabilmente quindi, la presenza degli schermi esterni permette di trattenere all’interno una maggior parte di calore che invece viene disperso nella sorgente EBPIS, risulta, come già accennato, essere priva di questo sistema schermante. 166 5.4. Confronto del comportamento strutturale delle due sorgenti Viene ora eseguito un confronto dei risultati ottenuti dalle analisi strutturali condotte per le due sorgenti; in particolare come già detto il punto cruciale di queste strutture sta nel mantenimento di una certa distanza di sicurezza tra catodo e griglia dell’anodo tale da evitarne il contatto o l’eccessiva vicinanza che potrebbe portare all’innesco di scariche elettriche compromettendo quindi l’integrità ed il funzionamento della sorgente al plasma stessa. Si riportano di seguito dei diagrammi di confronto, riassumenti il comportamento strutturale del catodo e della griglia delle due sorgenti studiate, al variare della corrente applicata e per entrambe le condizioni di vincolo strutturale analizzate. Distanza relativa tra catodo e griglia con transfer line libera: zona centrale MK5 2 EBPIS ] 1,5 m m [ az n at si 1 D 0,5 0 50 100 150 200 Corrente [A] 250 300 350 Grafico 5.10 - Condizione di vincolo 1: variazione della distanza tra catodo e griglia nella zona centrale al variare della corrente. 167 Distanza relativa tra catodo e griglia con transfer line libera: zona esterna MK5 EBPIS 150 200 2 ] 1,5 m [m a z n at is 1 D 0,5 0 50 100 250 300 350 Corrente [A] Grafico 5.11 - Condizione di vincolo 1: variazione della distanza tra catodo e griglia nella zona esterna al variare della corrente. Come si vede dai grafici se la transfer line fosse libera di deformarsi allora la distanza relativa tra catodo e griglia risulterebbe praticamente inalterata, rispetto alla condizione iniziale, al variare della corrente. Diverso è invece il comportamento con la transfer line incastrata, come si vede dai seguenti grafici. Distanza relativa tra catodo e griglia con transfer line incastrata: zona centrale MK5 2,0 EBPIS 1,5 ] m 1,0 [m a z n at 0,5 si D 0,0 0 ‐0,5 50 100 150 200 250 300 350 Corrente [A] Grafico 5.12 - Condizione di vincolo 2: variazione della distanza tra catodo e griglia nella zona centrale al variare della corrente. 168 Distanza relativa tra catodo e griglia con transfer line incastrata: zona esterna MK5 2 EBPIS ] 1,5 m m [a z n at si D 1 0,5 0 50 100 150 200 Corrente [A] 250 300 350 Grafico 5.13 - Condizione di vincolo 2: variazione della distanza tra catodo e griglia nella zona esterna al variare della corrente. Dai grafici si può vedere che entrambe le sorgenti presentano spostamenti molto simili tra loro, a testimonianza della loro simile geometria sia per il catodo che per l’anodo; si nota una maggiore riduzione di distanza tra catodo e griglia per la MK5, molto probabilmente per il fatto che il catodo raggiunge temperature leggermente superiori: tuttavia tali differenze risultano poco sensibili e si può dire che le due sorgenti hanno complessivamente un comportamento strutturale analogo. Da sottolineare il fatto che la distanza iniziale tra catodo e griglia è diversa per le due sorgenti: nella MK5 si parte da una distanza di 2mm, mentre per la sorgente EBPIS, la distanza di partenza è di 1mm. 169 5.5 Considerazioni conclusive e proposte per la progettazione della sorgente al plasma SPES Dagli studi condotti su entrambe le sorgenti si sono potute osservare molte analogie di comportamento sia dal punto di vista termico che strutturale. La diversa tipologia dei materiali impiegati per la costruzione delle due sorgenti non porta ad alcuna sostanziale variazione dell’andamento di temperatura nei diversi componenti. Dal punto di vista termico, si è notato globalmente un comportamento molto simile tra le due sorgenti; la presenza degli schermi sulla MK5 sembra avere influenza solamente nella zona dell’anodo, che risulta essere a temperatura maggiore di quello utilizzato sulla EBPIS Dal punto di vista strutturale si è visto che a parità di distanza iniziale tra catodo e griglia, i due componenti si avvicinerebbero di meno nel caso della sorgente EBPIS; questo fatto è da imputare particolarmente al catodo che ha una sezione nel tratto centrale cilindrico maggiore, quindi risulta essere più rigido senza tuttavia comportare una diminuzione sensibile di temperatura rispetto all’altra sorgente. In conclusione la sorgente utilizzata nella facility HRIBF, sembra soddisfare maggiormente i requisiti strutturali richiesti per un regolare funzionamento, senza tuttavia essere penalizzata a livello di temperatura rispetto alla sorgente del CERN. Dallo studio effettuato sulle due sorgenti di ionizzazione al plasma, dalla modesta esperienza acquisita durante l’esecuzione delle prove sperimentali, e da informazioni reperite dai laboratori di Oak Ridge per mezzo dell’ingegner Manzolaro è stato possibile individuare alcune scelte pratiche riguardanti la progettazione futura di una sorgente al plasma utilizzabile presso i LNL, la quale, almeno momentaneamente, seguirà molto le scelte effettuate sulla EBPIS; queste si possono riassumere nel seguente modo: ‐ realizzazione della sorgente completamente in materiale metallico, in tantalio o in molibdeno, ad eccezione ovviamente del supporto esterno in grafite; ‐ realizzazione della griglia in tungsteno, in quanto a differenza della grafite utilizzata per la MK5 permette di ottenere un fascio più pulito, ed inoltre permette di evitare o comunque di ridurre le rotture della griglia stessa, verificatesi anche in fase di assemblaggio della sorgente per l’esecuzione della prove; 170 ‐ realizzare un sistema di connessione tra la griglia e l’anodo diverso dall’accoppiamento per interferenza utilizzato finora, per esempio lasciando un leggero gioco tra la griglia e il foro in cui deve essere inserita, ed eseguendo il collegamento tra le due parti mediante saldatura al laser; questo permetterebbe di ovviare a pericoli di distaccamento della griglia dovuti a diverse dilatazioni termiche subite da essa e dall’anodo; ‐ utilizzo di un solo schermo esterno, o addirittura assenza di schermi, data che la loro influenza risulta essere confinata solamente nella zona dell’anodo, la quale non richiede necessariamente una temperatura troppo elevata per la formazione del plasma. Dalle analisi elettro-termiche si è visto che la distribuzione lungo il catodo non risulta essere molto uniforme; si ha infatti un forte gradiente di quasi 400°C. e la presenza di un “hot spot” circoscritto ad una zona ridotta. Si dovrà cercare quindi di ridurre tale gradiente in modo da mantenere il più possibile il catodo a temperatura elevata migliorando in questo modo l’effetto termoionico e riducendo la possibilità che le particelle condensino sulle pareti interne del catodo stesso. Si può pensare quindi di progettare un catodo con un tratto centrale non più cilindrico ma leggermente rastremato nella zona in cui la temperatura è inferiore, cercando in questo modo di ridurre la differenza di temperatura lungo il tratto di interesse. 171 172 Capitolo 6 Studio della traiettoria delle particelle prodotta dal campo elettro-magnetico 6.1 Introduzione Gli argomenti trattati nell’ultimo capitolo si discostano da quanto visto fino a questo punto. Le analisi elettro-termo-strutturali definite nei precedenti capitoli, avevano come obiettivo finale la determinazione delle distribuzioni di temperatura e della deformata del sistema complessivo della sorgente al plasma ed in particolare dei seguenti componenti: la linea di trasferimento, il catodo e l’anodo. In un precedente lavoro di tesi si era stati in grado di studiare la formazione del fascio mediante l’uso del codice di calcolo Ansys; si vuole ora integrare questa parte spostando l’attenzione sullo studio del percorso di particelle cariche prodotto dal campo magnetico generato da un solenoide concentrico con la sorgente di ionizzazione al plasma. Come spiegato nel capitolo 2, gli elettroni emessi dal catodo per effetto termoionico entrano all’interno dell’anodo spinti da una differenza di potenziale di 150V; la presenza di un solenoide posto esternamente e percorso da corrente continua provoca all’interno della sorgente e quindi anche nell’anodo, un campo magnetostatico che ha essenzialmente due funzioni principali: la prima è quella di far convergere verso il centro, gli eventuali elettroni che possiedono una traiettoria tale da farli divergere all’esterno dell’anodo; e la seconda è quella di fare compiere una traiettoria spiroidale a quegli elettroni che hanno una velocità non parallela al vettore campo magnetico, aumentandone così il cammino libero e quindi l’efficienza di ionizzazione; si vuole quindi capire fino a che punto Ansys è in grado di fornire informazioni utili per lo studio di tale fenomeno, al fine di affiancare lo studio meccanico affrontato nei precedenti capitoli con una ottimizzare dal punto di vista dinamico delle prestazioni della sorgente. 173 6.2 Generalità sul campo magnetico Il campo magnetico è un campo vettoriale: associa, cioè, ad ogni punto nello spazio un vettore, eventualmente variabile nel tempo, il cui effetto fisico si esplica in termini della forza di Lorentz subita da una carica elettrica in movimento oppure nel momento torcente che agisce su un dipolo magnetico. Le sorgenti del campo magnetico sono le correnti elettriche oppure i dipoli magnetici. Storicamente gli effetti magnetici vengono scoperti grazie a magneti naturali che, allo stesso tempo, generano un campo magnetico e ne subiscono gli effetti per via delle correnti elettriche su scala atomica. La scoperta della produzione di campi magnetici da parte di conduttori percorsi da corrente elettrica si deve a Hans Christian Ørsted nel 1820. La direzione del vettore campo è la direzione indicata dalla posizione d'equilibrio dell'ago di una bussola immersa nel campo. Il verso del vettore campo si determina con la regola della mano destra. Il campo magnetico, solitamente indicato con il vettore B, storicamente era la densità di flusso magnetico o induzione magnetica, e H =(B/μ) era il campo magnetico: questa terminologia è oggi utilizzata per distinguere tra il campo magnetico nel vuoto (B) e quello in un materiale (H, con μ diversa dall'unità). L'unità di misura dell'induzione magnetica nel SI è il tesla. Proprietà del campo magnetostatico Come per il campo elettrostatico possiamo trovare una proprietà differenziale del campo magnetostatico utilizzando il teorema della divergenza e una corrispondente proprietà integrale utilizzando il teorema del flusso di Gauss. Il flusso attraverso qualsiasi superficie S che circonda il circuito è dato da: (6.1) dove V è il volume della superficie generica S. A differenza di quanto accade per il campo elettrostatico, non è mai stata osservata una particella che si comporti come un monopolo 174 magnetico, dunque il flusso di B è nullo. Essendo l'integrale calcolato su una superficie arbitraria segue che la divergenza di B è nulla: (6.2) ovvero, come si suol dire, il campo magnetico è un campo solenoidale. Inoltre il campo magnetostatico non è conservativo e quindi non è irrotazionale cioè il suo rotore non è nullo ovunque. Per dimostrarlo si fa uso della Legge di Ampere: (6.3) In forma differenziale questa equivale: ( applicando il teorema di Stokes ) (6.4) Il fatto che non sia conservativo ci dice che non è possibile definire un potenziale scalare. Tuttavia si può definire un potenziale vettore A detto anche potenziale magnetico tale che: (6.5) Le azioni magnetiche sono quindi il risultato dell’interazione tra cariche in moto; adottando la rappresentazione tramite un campo, si può dire che l’azione magnetica è dovuta al fatto che un sistema di cariche in moto genera in una certa regione un campo magnetico, che indichiamo con il simbolo B, e che l’altro sistema di cariche in moto risente di una forza in quanto immerso in B. Consideriamo ora una particella di massa m e carica q, posta in un campo magnetico B. se la particella è ferma in un sistema di riferimento solidale alle sorgenti del campo magnetico si trova che su di essa non agisce nessuna forza. In accordo col fatto che l’interazione magnetica si manifesta solamente tra cariche in movimento. Se invece la particella è in moto con velocità v rispetto al sistema di riferimento suddetto, si verifica che su di essa agisce la forza detta di Lorentz: (6.6) Il modulo della forza di Lorentz ha il valore (6.7) 175 essendo θ l’angolo tra v e B: la forza è dunque nulla se la velocità è parallela al campo magnetico (θ=0 e θ=π) ed è massima, pari a q·v·B, quando v è ortogonale a B (θ= π/2). La direzione della forza è ortogonale al piano individuato dai vettori v e B e il verso è determinato dalla nota regola del prodotto vettoriale se la carica è positiva, mentre è opposta se la carica è negativa; ricordiamo che il verso del risultato di un prodotto vettoriale è quello di avanzamento di una vite destrorsa che nella sua rotazione porta v su B (regola della vite). In particolare la forza è sempre ortogonale alla velocità, cioè alla traiettoria e pertanto in base alla definizione di lavoro e di energia cinetica si ha Q ΔE k = 1 1 m ⋅ v Q2 − m ⋅ v 2P = W = ∫ F ⋅ ds = 0 2 2 P (6.8) Per un qualsiasi spostamento dal punto P al punto Q nella regione in cui esiste il campo magnetico B l’energia cinetica della particella resta costante in quanto la forza di Lorentz non compie lavoro sulla particella; essa non comunica alla particella un’accelerazione tangenziale, ma soltanto u’accelerazione centripeta. In altre parole: quando una particella carica si muove in un campo magnetico la sua velocità cambia in direzione, ma non in modulo. È bene mettere subito in evidenza la differenza tra la forza magnetica (6.6) e la forza che una particella carica subisce in un campo elettrico. In tale campo, a meno che i punti P e Q coincidano o si trovino su una superficie equipotenziale, viene compiuto il lavoro (6.9) e l’energia cinetica della particella varia; in generale quindi la velocità può cambiare sia in modulo che in direzione. Notiamo inoltre che la forza elettrostatica è parallela al campo E. mentre la forza magnetica è ortogonale a B; anche la forza magnetica su una corrente è ortogonale a B, com’è intuibile essendo la corrente un flusso di cariche. Per tale motivo nei fenomeni magnetici è preferibile utilizzare la terminologia di linee di campo magnetico invece di linee di forza. 176 Moto di una particella carica in un campo magnetico uniforme, θ=π/2. Si supponga di avere un campo magnetico B uniforme in una certa regione e che la velocità della particella sia ortogonale a B; la forza (6.6), anch’essa ortogonale a B, produce una variazione della direzione della velocità ancora ortogonale a B e quindi la velocità in qualsiasi istante successivo sta sul piano ortogonale a B individuato dalla velocità iniziale. Il moto della particella si svolge dunque in tale piano e la legge del moto è, ponendo in (6.7) senθ=1, (6.10) da cui si ricava il raggio di curvatura della traiettoria: r= m⋅v p = q⋅B q⋅B (6.11) Dove p è il modulo della quantità di moto. Il raggio di curvatura è costante in quanto B è costante per definizione, q e m sono costanti, la velocità non cambia in modulo essendo la forza esclusivamente centripeta. La formula sopra nella forma r=p/qB è corretta per qualsiasi valore della velocità. Essendo il raggio comunque costante, la traiettoria è un arco di circonferenza di raggio r o una circonferenza completa se la particella resta sempre nella regione in cui è definito B. il moto lungo la traiettoria è circolare uniforme con velocità eguale a quella iniziale e velocità angolare ω= v q B = r m (6.12) Questa relazione, indipendente dal valore dell’angolo θ ( per cui è valida anche per θ≠π/2), mostra che la velocità angolare è sempre parallela a B; se la carica q è negativa, ω ha lo stesso verso di B e quindi, dalla punta di B, il moto appare antiorario se la carica q è positiva, ω è opposta a B e il moto appare orario. Inoltre la formula scritta sopra non dipende dal valore della velocità: infatti r varia proporzionalmente a v secondo (6.11) e il loro rapporto resta costante. Di conseguenza, il tempo impiegato a percorrere una circonferenza ovvero il periodo del moto circolare uniforme non dipendono dal raggio dell’orbita e dalla velocità con cui questa viene descritta, valendo sempre 2π 2 π ⋅ m = ω q⋅B (6.13) 1 ω q B = = T 2 π 2 π m (6.14) T= v= 177 Moto di una particella carica in un campo magnetico uniforme, θ generico Se l’angolo θ che la velocità della particella forma con il campo magnetico è qualsiasi, scomponiamo la velocità v nelle due componenti vn=v senθ ortogonale a B e vp=v cosθ parallela a B la forza magnetica che agisce sulla particella è (6.15) in quanto vp ×B = 0 essendo i vettori paralleli. Abbiamo pertanto in un piano ortogonale a B un moto circolare uniforme con velocità vn eguale a quello descritto nel caso precedente; il raggio di curvatura è r= m ⋅ v n m ⋅ v ⋅ senθ = q⋅B q⋅B (6.16) e la velocità angolare è sempre data da (6.12), essendo indipendente da θ. Siccome lungo B non c’è forza, vp resta costante e il moto proiettato nella direzione di B è rettilineo uniforme. La scomposizione del moto circolare uniforme in un piano ortogonale a B e del moto rettilineo uniforme lungo B dà luogo a un moto elicoidale uniforme avente come asse la direzione di B. Nel tempo (6.13), indipendente da v e pari al periodo del moto circolare uniforme, la particella si sposta lungo B della quantità p = vp ⋅ T = 2π ⋅ m ⋅ v ⋅ cos θ q⋅B (6.17) detta passo dell’elica. Fissato B il verso di percorrenza dell’elica corrisponde al verso di percorrenza del moto circolare e quindi è dato dalla stessa regola trovata nel caso precedente. Come già sottolineato sopra l’interazione magnetica si manifesta tra cariche elettriche in movimento; la forza risulta essere espressa dal prodotto tra una grandezza caratteristica del sistema che subisce l’interazione (una carica in moto o una corrente in un circuito) e il campo B generato dalle sorgenti; si pensa cioè alla forza come il risultato di una interazione tra carica o corrente e campo magnetico. L’analisi dei primi esperimenti sulle caratteristiche del campo magnetico prodotto da correnti in conduttori filiformi indusse Laplace a formulare una legge nota come prima legge di Laplace, che esprime il campo magnetico prodotto da un tratto infinitesimo di filo ds, percorso dalla corrente i, in un punto P distante r dall’elemento di filo 178 dB = k m i ds × n r k m i ds = ut ×ur r2 r2 (6.18) dove ur è il versore della direzione orientata da ds a P, ut il versore tangente al filo per cui ds= ds ut, km è una costante che dipende dal sistema di unita di misura e dal mezzo materiale in cui si sperimenta. Assumendo di operare nel vuoto, nel sistema internazionale si ha k m = 10 7 Tm = 10 A 7 H m (6.19) e la costante μ 0 = 4 π k m = 4 π 10 -7 = 1.26 10 6 H m (6.20) è chiamata permeabilità magnetica del vuoto. La prima legge di Laplace diventa pertanto dB = μ 0 i ds × u r μ 0 i i ds ut ×ur = 4 π r2 4 π r2 (6.21) Il campo magnetico elementare di un tratto infinitesimo di circuito risulta proporzionale alla corrente e inversamente proporzionale al quadrato della distanza; l’orientazione di B è legata al verso della corrente dalla regola del prodotto vettoriale o regola della vite; una vite che avanzi lungo la corrente indica con il suo verso di rotazione il verso delle linee di B. 179 6.3 Esempi: confronto tra modelli teorici e modelli numerici Si riportano ora due semplici esempi di campi magnetici dei quali si hanno a disposizione le formule per il calcolo analitico. La soluzione ottenuta verrà poi confrontata con i risultati ottenuti mediante l’applicazione del metodo degli Elementi Finiti. In particolare si sono studiati i seguenti casi : - Campo magnetico prodotto da un conduttore rettilineo - Campo magnetico prodotto da un solenoide rettilineo Campo magnetico prodotto da un conduttore rettilineo Il filo rettilineo è stato modellato come un cilindro di raggio r e lunghezza l=2a al quale è stato imposto il passaggio di una corrente continua i. il campo magnetico prodotto da un conduttore rettilineo di lunghezza 2a è dato da B= μ0 ⋅ i ⋅ a 2 πR R 2 + a 2 B risulta essere costante su ogni circonferenza di raggio R ed è tangente a tale circonferenza. Quest’ultima formula è stata utilizzata per calcolare analiticamente il campo magnetico prodotto da un filo rettilineo su alcuni punti appartenenti al suo piano mediano. Figura 6.1 - Conduttore rettilineo. 180 Si sono studiati diversi casi variando geometria e corrente ottenendo i risultati riportati di seguito. - Caso 1 a=l/2=0.05 m; r=0.0005m; i=50A x [m] B analitico [T] B FEM [T] 0,000500000 0,020052520 0,016325800 0,000726739 0,013795465 0,014033000 0,001238418 0,008093945 0,007949000 0,002075000 0,004828018 0,004688000 0,003598612 0,002779097 0,002815000 0,005957000 0,001671370 0,001707000 0,009028650 0,001092875 0,001104000 0,012570300 0,000773582 0,000808300 0,014547000 0,000661825 0,000694200 0,017052000 0,000556536 0,000593500 0,020000000 0,000465481 0,000526000 B analitico B FEM 0,020 0,015 ]T [ 0,010 B 0,005 0,000 0,000 0,005 0,010 x [m] 0,015 0,020 Grafico 6.1 - Confronto FEM-analitico: induzione magnetica al variare della distanza dal conduttore. 181 - Caso 2 a=l/2=0.05 m; r=0.001m; i=50A x [m] B analitico [T] B FEM [T] 0,001000000 0,010024757 0,008515 0,001374803 0,007290480 0,007244 0,002387163 0,004195505 0,004208 0,004145000 0,002410732 0,002435 0,006329850 0,001571501 0,001568 0,009231914 0,001068045 0,001044 0,012322760 0,000790038 0,00080062 0,014903650 0,000644740 0,00066344 0,017754100 0,000532202 0,000573 0,020000000 0,000465481 0,0005326 B analitico B FEM 0,012 0,010 0,008 ]T [ 0,006 B 0,004 0,002 0,000 0,000 0,005 0,010 0,015 0,020 x [m] Grafico 6.2 - Confronto FEM-analitico: induzione magnetica al variare della distanza dal conduttore. 182 - Caso 3 a=l/2=0.05 m; r=0.001 m; i=100A x [m] B analitico [T] B FEM [T] 0,001000000 0,020049513 0,0169 0,001462400 0,013706887 0,0142803 0,002484300 0,008062157 0,008419 0,004145000 0,004821464 0,004872 0,006487170 0,003065565 0,003054 0,010185890 0,001929132 0,001922 0,014303970 0,001347883 0,001417 0,017126370 0,001107734 0,001178 0,020000000 0,000930961 0,001062 B analitico B FEM 0,025 0,020 0,015 ]T [ B 0,010 0,005 0,000 0,000 0,005 0,010 x [m] 0,015 0,020 Grafico 6.3 - Confronto FEM-analitico: induzione magnetica al variare della distanza dal conduttore. 183 - Caso 4 a=l/2=0.05 m; r=0.001 m; i=150A x [m] B analitico [T] B FEM [T] 0,001000000 0,030074270 0,0251 0,001462400 0,020560330 0,02142 0,002476780 0,012130043 0,01266 0,004145000 0,007232196 0,0073089 0,006487170 0,004598347 0,004581 0,010185890 0,002893697 0,002883 0,014303970 0,002021825 0,002126 0,017126370 0,001661601 0,001767 0,020000000 0,001396442 0,001595 B analitico 0,035 B FEM 0,030 0,025 ]T0,020 [ B0,015 0,010 0,005 0,000 0,000 0,005 0,010 0,015 0,020 x [m] Grafico 6.4 - Confronto FEM-analitico: induzione magnetica al variare della distanza dal conduttore. 184 Campo magnetico prodotto da un solenoide rettilineo Un solenoide rettilineo è costituito da un filo conduttore rettilineo avvolto a forma di elica cilindrica di piccolo passo. Sia d la lunghezza del solenoide, R il raggio, N il numero totale di spire, n=N/d il numero di spire per unità di lunghezza; il campo magnetico su un punto qualsiasi dell’asse del solenoide posto a distanza x da 0 si esprime come B( x ) = ⎤ μ0 ⋅ n ⋅ i ⎡ l + 2x l − 2x + ⎢ ⎥ 2 2 2 ⎢ (l + 2 x ) 2 + 4R 2 ( l − 2 x ) + 4 R ⎥⎦ ⎣ Nella analisi agli Elementi Finiti il solenoide è stato modellato come un cilindro cavo al quale è stato imposto il passaggio di una densità di corrente volumetrica usando il comando BFV. Figura 6.2 - Solenoide rettilineo. A causa di questa modellazione si è dovuto modificare la formula scritta sopra, mettendo al posto di R il raggio medio Rm del cilindro cavo che simula il solenoide. Si sono analizzati diversi casi variando la geometria del solenoide ottenendo i seguenti risultati. 185 - Caso 1 Rm=0.015m; l=0.04m x [m] B analitico [T] B fem [T] 0.0016666 0,583233137 0,559503 0.0049999 0,571705262 0,550093 0.0083332 0,54727127 0,528684 0.0116665 0,507682127 0,4909 0.0149998 0,451409082 0,43024 0.0183331 0,380633097 0,3505 B analitico B fem 0,6 0,5 ]T [ 0,4 B 0,3 0,2 0 5 10 15 20 x [mm] Grafico 6.5 - Confronto FEM-analitico: induzione magnetica al variare della distanza dal centro del solenoide. 186 - Caso 2 Rm=0.0175m; l=0.06m x [m] B analitico [T] B fem [T] 0,00142857 0,42056151 0,39053000 0,00428571 0,41835817 0,38866000 0,00714286 0,41378554 0,38490000 0,01000000 0,40650361 0,37940000 0,01285714 0,39598943 0,37160000 0,01571429 0,38154705 0,36020000 0,01857143 0,36237646 0,34220000 0,02142857 0,33776602 0,31260000 0,02428571 0,30746447 0,28530000 0,02714286 0,27217372 0,24790000 0,03000000 0,23385600 0,19900000 B analitico B fem 0,5 0,4 0,3 ]T [ B 0,2 0,1 0,0 0 5 10 15 20 25 30 x [mm] Grafico 6.6 - Confronto FEM-analitico: induzione magnetica al variare della distanza dal centro del solenoide. 187 - Caso 3 Rm=0.02m; l=0.02m x [m] B analitico [T] B fem [T] 0,00142857 0,65045456 0,6797 0,00428571 0,625535072 0,6417 0,00714286 0,578949063 0,5808 0,01000000 0,516753636 0,4909 B analitico B fem 0,8 0,7 ]T [ 0,6 B 0,5 0,4 0 2 4 6 8 10 x [mm] Grafico 6.7 - Confronto FEM-analitico: induzione magnetica al variare della distanza dal centro del solenoide. 188 - Caso 4 Rm=0.0125m; l=0.04m x [m] B analitico [T] B fem [T] 0 0,619717161 0,5989 0,0028571 0,615837366 0,5956 0,0057143 0,603620538 0,586 0,0085714 0,581324556 0,5655 0,0114286 0,546174882 0,5278 0,0142857 0,495214605 0,4774 0,0171429 0,427734625 0,415 0,02 0,348766984 0,32755 B analitico B fem 0,7 0,6 ]T [ 0,5 B 0,4 0,3 0 5 10 x [mm] 15 20 Grafico 6.8 - Confronto FEM-analitico: induzione magnetica al variare della distanza dal centro del solenoide. 189 - Caso 5 Rm=0.0175m; l=0.06m x [m] B analitico [T] B fem [T] 0,0016667 0,548573823 0,5248 0,005 0,537146529 0,516 0,0083333 0,513569101 0,495 0,0116667 0,476911118 0,4589 0,015 0,427207019 0,402 0,0183333 0,367043559 0,324 B analitico B fem 0,6 0,5 ]T [0,4 B 0,3 0,2 0 5 10 x [mm] 15 20 Grafico 6.9 - Confronto FEM-analitico: induzione magnetica al variare della distanza dal centro del solenoide. 190 6.4 Analisi elettromagnetiche con Ansys® I campi elettromagnetici sono governati dalle seguenti equazioni di Maxwell: dove: è il vettore densità di flusso magnetico ( output come B ai nodi degli elementi) è il vettore intensità del campo magnetico (output come H ai nodi degli elementi) è il vettore intensità del campo elettrico (output come E ai nodi degli elementi) è il vettore densità di corrente totale è il vettore densità di corrente applicata è il vettore densità di corrente indotta è il vettore densità di flusso elettrico t è il tempo ρ è la densità di carica elettrica L’equazione di continuità segue dal considerare la divergenza di entrambi i membri dell’equazione (6.22): 191 essa deve essere soddisfatta per settare correttamente l’equazione di Maxwell. Le equazioni sopra sono integrate dalla relazione costitutiva che descrive il comportamento dei materiali elettromagnetici. Per problemi che considerano materiali saturabili senza magneti permanenti, la relazione costitutiva per i campi magnetici è: dove è la matrice di permeabilità magnetica, in generale funzione di H. quando sono considerati invece magneti permanenti la relazione costitutiva diventa: dove è il vettore di magnetizzazione intrinseca rimanente. Riscrivendo l’equazione costitutiva generale in termini di riluttività essa diventa: dove e è la matrice di riluttività = è la riluttività de vuoto = le relazioni costitutive relative ai campi elettrici sono invece: dove è la matrice di conducibilità elettrica; la matrice di permittività e il vettore velocità. La soluzione di problemi di campi magnetici è comunemente ottenuta usando funzioni potenziale. Due tipi di funzione potenziale, il potenziale vettore magnetico e il potenziale scalare magnetico sono usati a seconda dei problemi da risolvere. 192 Figura 6.3 - Regione di campo elettromagnetico. L’approccio utilizzato in questa trattazione si basa sull’edge-element; tale metodo assegna i gradi di libertà sul bordo del’elemento invece che sui nodi ed è implementato dagli elementi SOLID117, SOLID236 e SOLID237. Le equazioni differenziali che governano gli elementi SOLID236 e SOLID237 sono le seguenti: Queste equazioni sono soggette alle condizioni al contorno magnetiche ed elettriche appropriate L’unicità del potenziale vettore magnetico è assicurata da una procedura di calibrazione (comando GAUGE) che setta il grado di libertà 193 6.5 Ansys® Electromagnetic Particle Tracing [3] Il codice Ansys® permette, a partire dai risultati di un’analisi elettromagnetica, il tracciamento della traiettoria di particelle cariche (Charged Particle Traces); si tratta di una particolare visualizzazione grafica che mostra come una particella carica si muove all’interno di un campo elettrico, magnetico o l’accoppiamento di entrambi. Una volta calcolato il campo elettromagnetico, le traiettorie delle particelle vengono valutate attraverso l’equazione di Lorentz: dove E è il campo elettrico, B è l’induzione magnetica, v è la velocità elle particelle, p è la quantità di moto e t è il tempo. L’algoritmo di tracciamento delle particelle di Ansys® si basa sulle seguenti ipotesi: - velocità molto più piccole della velocità della luce (non si considerano effetti relativistici); - analisi elettrostatiche e/o magnetostatiche; - E e/o B costanti all’interno dell’elemento. Si ricorda che tra sorgente ed elettrodo l’accelerazione gli ioni è dovuta alla presenza del campo elettrico, indotto dalla differenza di potenziale di 60 kV presente; è possibile quindi trascurare, nelle precedenti equazioni, i termini relativi all’influenza dell’induzione magnetica sul moto delle particelle. Per la definizione delle traiettorie è necessaria un’analisi elettrostatica che permetta di ottenere la distribuzione del campo elettrico presente tra sorgente di ionizzazione ed elettrodo estrattore. L’equazione risolta da Ansys® per le analisi elettrostatiche è la seguente: ; mentre quella che governa le analisi magnetostatiche è: 194 dove A è il vettore potenziale magnetico, legato alle correnti dalla relazione: dove J e la densità di corrente e la permeabilità magnetica del vuoto. L’elemento a cui si fa riferimento è il SOLID236 (3-D 20-Node Tetrahedral Electromagnetic Solid); si tratta di un elemento di forma tetraedrica a venti nodi, ciascuno avente come unico grado di libertà il vettore potenziale magnetico (keyoption(1)=0), oppure due gradi di libertà: il vettore potenziale magnetico e il potenziale elettrico (keyoption(1)=1). A differenza delle analisi elettriche, in cui si applicava come carico la corrente elettrica, nelle analisi elettromagnetiche si applica la densità di carica volumetrica (CHRGD). In figura 6.4 è rappresentata la geometria di tale elemento. Figura 6.4 - Geometria dell’elemento SOLID236. 6.5.1 Il modello FEM Per valutare la distribuzione del campo magnetico e la traiettoria degli elettroni all’interno della sorgente dovuta ad esso, si è dovuto modellare il vuoto; in pratica si creato, mediante l’applicativo Pro/Engineer® Wildfire 4.0, un modello CAD comprendente la sorgente, la flangia alla quale è 195 fissata, le due bobine, l’elettrodo estrattore ed il suo supporto, ed il volume complementare ad essi; a partire da un cilindro pieno si è tolto materiale in corrispondenza dei componenti suddetti; in figura 6.5 è visibile una con rappresentazione del modello ottenuto. Il listato completo del programma APDL viene riportato in appendice E. Figura 6.5 – Il modello CAD. L’unica proprietà di interesse per l’esecuzione di un’analisi magnetica è la permeabilità magnetica del mezzo. In Ansys® tale proprietà viene introdotta in termini relativi (in riferimento alla permeabilità magnetica del vuoto); basterà quindi assegnare un valore unitario. Il valore di riferimento per il vuoto deve, però, essere opportunamente settato: il comando EMUNIT,MKS fissa la permeabilità magnetica del vuoto a µ0=1,26 ·10-6 H/m. Di seguito vengono riportati i comandi APDL necessari alla definizione delle proprietà elettrostatiche del vuoto. !c: material properties definition !c: Vacuum Vacuum=2 EMUNIT,MKS !Free-space permittivity is set to 8.85 e-12 F/m MP,MURX,Vacuum,1 !magnetic relative permeability Inizialmente si è eseguita una analisi elettrotermica come quelle eseguite nei capitoli precedenti, in modo da ottenere sulla sorgente e sulla camera la distribuzione di potenziale elettrico; per questa 196 analisi no si è utilizzato l’elemento SOLID69 ma il SOLID226 (3-D 20-Node Coupled-Field Solid) che permette tra le diverse analisi accoppiate anche quella elettro-termica. I valori nodali di potenziale elettrico ottenuti da questa analisi sono stati poi trasferiti agli stessi volumi nel modello elettromagnetico costruendo una matrice, poiché né il metodo MFS, né il metodo Coupled Physics, consentono un trasferimento diretto del potenziale elettrico, dal modello elettro-termo-strutturale complessivo al modello elettrostatico. La matrice V(i,j) costruita ha nella prima colonna l’etichetta dei nodi appartenenti ai volumi considerati nell’analisi elettro-termica, e nella seconda colonna il valore del potenziale elettrico volt(i). Di seguito vengono riportati i comandi APDL per la definizione di tale matrice. FINISH !exits normally from a processor /POST1 !enters the database results postprocessor ASEL,S,AREA,,xxx !select interface area … NSLA,S,1 !selects those nodes associated with the selected areas *GET,N,NODE,0,COUNT !N=number of selected nodes h=ndnext(0) !next selected node having a node number greater than 0 *DIM,V,ARRAY,256000,2,0 !create array i=1 !loop parameter *DO,i,1,N,1 !start loop *SET,V(i,1),h !define results array *SET,V(i,2),volt(h) h=ndnext(h) *ENDDO !end loop FINISH Si passa poi alla definizione del modello elettromagnetico; si esegue quindi un cambio di element type passando dal SOLID226 all’elemento elettromagnetico SOLID236 mediante il comando VSEL,S,,,ALL EMODIF,ALL,TYPE,3 Vengono poi meshati i nuovi volumi necessari per la nuova analisi: le due bobine, l’elettrodo, il supporto dell’elettrodo e il vuoto. 197 Figura 6.6 - a) Mesh FEM dei volumi che rappresentano la sorgente, la flangia, le bobine e l’elettrodo. b) Mesh FEM dei volumi che rappresentano il vuoto. Non essendo presenti materiali ferromagnetici, a tutti i componenti è stata attribuita la permeabilità magnetica relativa del vuoto. Vediamo ora le condizioni di carico ed al contorno assegnate al modello agli Elementi Finiti. Le due bobine sono costituite da una lamina di alluminio avvolta per 232 spire e percorso da corrente continua. L’imposizione della corrente nei volumi che rappresentano gli avvolgimenti è stato fatta mediante il comando BFV che definisce appunto un carico su un volume: BFV,Volu,Lab,Val1,Val2,Val3,Phase dove Lab=JS (Current density), e Val1,Val2,Val3 sono rispettivamente le componenti in x, y e z del vettore densità di corrente superficiale (o r,θ,z nel caso di sistema di riferimento cilindrico). Nel nostro caso, trattandosi di due solenoidi cilindrici si è dovuto prima attribuire ai due volumi un sistema si riferimento locale cilindrico nel seguente modo: VSEL,S,VOLU,,2,3,1 VATT,1,1,1,14 ALLSEL 198 dove 14 è un numero assegnato arbitrariamente (deve essere maggiore di 10) al sistema di riferimento locale definito mediante il comando: CSWPLA,14,1 dove 1 sta ad indicare che il sistema di riferimento è cilindrico. Avendo a disposizione un alimentatore per le bobine di 110A si è fatta variare la corrente da 10 a 110 A con step di 10 A per vedere,come al variare della corrente, si modificava la traiettoria delle particelle. Nota quindi la corrente che circola su un filo, e sapendo il numero di spire si determina la corrente totale come prodotto I·n, e dividendo per l’area della sezione trasversale della bobina si ottiene la densità di area superficiale da imporre sui due volumi in direzione circonferenziale nel seguente modo: BFV,3,JS,0,%I_Magnet%,0 BFV,2,JS,0,%I_Magnet%,0 Per poter valutare la distribuzione del campo elettrico, per diversi valori di tensione, si è definita un’analisi transitoria attraverso i seguenti comandi. !c: setting solution option /SOLU !enters the solution processor MFANALYSIS,OFF !activate Multi-field Solver analysis SOLCONTROL,ON !specifies whether to use optimized nonlinear solution defaults !and some enhanced internal solution algorithms ANTYPE,TRANS !specifies the analysis type and restart status KBC,1 !specifies stepped or ramped loading within a load step DELTIM,1000 !specifies the time step sizes to be used for this load step OUTRES,ALL,ALL !controls the solution data written to the database TIME,11000 !sets the time for a load step !c: solve SOLVE !starts a solution SAVE,magnetostatic,db !saves all current database information FINISH !exits normally from a processor 199 Una volta ottenuta la soluzione dell’analisi è possibile all’interno dell’ambiente post-processor definire la traiettoria delle particelle cariche; tale operazione richiede la definizione di due funzioni: - Attraverso il comando TRPOINT si definisce il punto iniziale (X, Y, Z); cioè il punto da cui parte la particella carica. In particolare si definiscono, oltre a tale punto, anche la velocità iniziale (VX, VY, VZ), la carica (CHRG) e la massa (MASS) della particella. TRPOIN, X, Y, Z, VX, VY, VZ, CHRG, MASS - Una volta definite le particelle cariche la traiettoria viene tracciata attraverso il comando PLTRAC. In Ansys® è possibile tracciare la traiettoria per un numero massimo di 50 particelle. Nel nostro caso le particelle influenzate dal campo magnetico sono elettroni aventi una carica di 1.602·10-19C e massa pari a 9.11·10-31kg. Nell’analisi qui descritta si è posizionata 1 particella carica (elettrone), avente posizione iniziale casuale. La velocità iniziale attribuita alla particella è quella corrispondente all’energia cinetica acquistata dall’elettrone per effetto del campo elettrico presente tra catodo ed anodo; il valore della distribuzione di tale campo e del potenziale elettrico si può osservare nelle figure che seguono. Figura 6.7 - Distribuzione del potenziale elettrico tra catodo ed anodo. 200 Figura 6.8 - Distribuzione del campo elettrico tra catodo ed anodo. Noto il valore dell’energia cinetica acquisita dell’elettrone: EK = ΔV ⋅ q = 150⋅1.602⋅10−19 = 2.403⋅10−17 J è possibile ricavare la velocità dell’elettrone, imponendo che esso abbia una velocità iniziale nulla: Gli elettroni emessi dal catodo che hanno una velocità puramente assiale non sono influenzati dal campo magnetico; per cui è stato imposto alla particella carica tre componenti di velocità in modo tale che essa formi con il vettore B un angolo diverso da zero. 201 6.5.2 Risultati ottenuti Nelle figure seguenti vengono riportati i risultati ottenuti; in particolare è visibile la traiettoria degli elettroni dovuta all’effetto del campo magnetico, al variare della corrente, e la distribuzione del campo magnetico. Figura 6.9 - A sinistra: traiettoria di un elettrone per una corrente di 10A. A destra: traiettoria di un elettrone per una corrente di 20A. Figura 6.10 - A sinistra: traiettoria di un elettrone per una corrente di 30A. A destra: traiettoria di un elettrone per una corrente di 40A. 202 Figura 6.11 - A sinistra: traiettoria di un elettrone per una corrente di 50A. A destra: traiettoria di un elettrone per una corrente di 60A. Figura 6.12 - A sinistra: traiettoria di un elettrone per una corrente di 70A. A destra: traiettoria di un elettrone per una corrente di 80A. 203 Figura 1.13 - A sinistra: traiettoria di un elettrone per una corrente di 90A. A destra: traiettoria di un elettrone per una corrente di 100A. Di seguito è riportata la distribuzione del campo magnetico prodotta dalle due bobine. Figura 6.14 - Distribuzione del campo magnetico. Osservando i risultati ottenuti, si vede come all’aumentare della corrente applicata alle due bobine vi sia una progressiva riduzione del raggio di curvatura della traiettoria e la spirale diventa 204 sempre più stretta andando ad interessare maggiormente la zona centrale dell’anodo; questo risultato permette quindi avere un’idea sulla corrente con cui alimentare le bobine al fine di aumentare o ridurre il cammino libero degli elettroni e quindi di avere un maggiore o minore grado di ionizzazione. 6.6 Conclusioni Questo capitolo risulta essere importante in quanto integra la parte meccanica studiata nei capitoli precedenti, con una analisi dinamica del comportamento della sorgente, aggiungendo un nuovo campo fisico, il campo magnetico appunto, fondamentale per il suo funzionamento. È stato possibile quindi determinare le distribuzioni del potenziale elettrico dovuto al potenziale d’arco presente tra catodo ed anodo e del campo magnetico prodotto dalle due bobine coassiali alla sorgente si ionizzazione; inoltre è stato possibile tracciare e le traiettorie delle particelle, al variare della corrente applicata alle bobine, e quindi al variare del campo magnetico. Sara interessante in futuro disporre di codici di calcolo dedicati ad analisi magnetiche e alla formazione di fasci al fine di confrontare i risultati ottenuti con Ansys e riuscire eventualmente ad interfacciare questi software, per poter anche studiare l’influenza del campo magnetico sul plasma che si crea all’interno dell’anodo. 205 Bibliografia [1] http://it.wikipedia.org [1] P. Mazzoldi, M. Nigro, C. Voci, Elementi di fisica, Edises [3] Ansys Release 12.0 Documentation. 206 Conclusioni Nel presente lavoro di tesi si è affrontato lo studio elettro-termo-strutturale di due sorgenti di ionizzazione al plasma di tipo FEBIAD: la sorgente al plasma MK5 sviluppata presso il CERN di Ginevra, e la sorgente EBPIS ( Electron-Beam Plasma Ion Source) utilizzata presso i Laboratori Nazionali di Oak Ridge (USA); questo è stato reso possibile utilizzando il codice di calcolo Ansys® che si basa sul Metodo agli Elementi Finiti. Inizialmente, si è visto, tramite una analisi di sensitività, come risulta possibile trascurare alcuni componenti, come la flangia della camera target, in quanto non vanno ad influenzare sensibilmente il comportamento termico della sorgente. In questo modo si può quindi concentrare tutta potenza di calcolo soltanto sulla sorgente, riducendo così la dimensione del modello numerico e i tempi di simulazione. Si è poi sviluppata una procedura di simulazione numerica, che sfrutta il metodo degli Elementi Finiti, per lo studio del comportamento elettrico, termico e strutturale della sorgente di ionizzazione. Grazie ad una campagna di misure, termiche ed elettriche, effettuate su una sorgente di ionizzazione al plasma simile alla MK5, per mezzo di un opportuno apparato (sviluppato presso i Laboratori Nazionali di Legnaro), si è riusciti a validare sperimentalmente tale procedura di calcolo (capitolo 3). Per entrambe le sorgenti si è studiato il comportamento termico e strutturale, ponendo particolare attenzione sui principali componenti della sorgente al plasma: il catodo, l’anodo, e la transfer line (capitoli 3 e 4). Il modello non è stato validato dal punto di vista strutturale a causa dell'impossibilità di misurare gli spostamenti all'interno della camera da vuoto alle alte temperature. Tale modello ha la pretesa di spiegare solo qualitativamente cosa succede per la parte strutturale in quanto lavora nelle ipotesi di linearità-elastica mentre sappiamo che nella realtà i materiali usati a quelle temperature si comportano in modo plastico. Dalle analisi termo-elettriche è emerso che le temperature raggiunte dal catodo con l’applicazione di una corrente di 300A sono troppo basse (1900°C), mentre con 350A si ottengono temperature che compromettono l’integrità della struttura (2300°C); i valori ottimali per ottenere un buon funzionamento si trovano compresi all’interno di questa fascia, e si aggirano attorno ai 330A, come confermato dalle normali condizioni di funzionamento seguite presso i Laboratori Nazionali 207 di Oak Ridge (USA). Si è però visto che la distribuzione di temperatura sul catodo non è molto uniforme; si ha infatti un “hot spot” localizzato, che si dovrà cercare di ridurre, agendo sulla geometria dell’oggetto, al fine di uniformare la temperatura migliorando così l’effetto termoionico. Poiché gli isotopi in uscita dal target di produzione si trovano ad una temperatura superiore ai 2000°C, Al fine di ottenere un’estrazione ottimale di questi, è necessario che anche la temperatura della linea di trasferimento non scenda mai al di sotto dei 2000°C. Dai risultati dell’analisi invece è emerso come la temperatura minima della linea di trasferimento sia circa 1700°C, e quindi c’è il pericolo di condensazione degli isotopi sulle superfici interne della linea di trasferimento. Per ovviare a tale inconveniente nei prossimi mesi verrà progettata una nuova geometria della linea di trasferimento e del sistema di connessione al fine di impedire che la temperatura scenda troppo eccessivamente. Nelle analisi strutturali, non avendo considerato la presenza del target, per non appesantire il modello numerico, si sono studiate due condizioni di vincolo limite per la linea di trasferimento; i risultati ottenuti hanno permesso di effettuare importanti considerazioni di tipo qualitativo sulla deformata della struttura per entrambe le sorgenti studiate: gli spostamenti ottenuti dai due componenti sono risultati essere compresi in un range di valori accettabili e che non comporta il pericoloso rischio di contatto. Soltanto la condizione di target a rigidezza infinita (linea di trasferimento incastrata) porterebbe ad un contatto o ad un eccessivo avvicinamento tra catodo e griglia, rispettivamente per la sorgente EBPIS e per la MK5. Tuttavia nella realtà il target è caratterizzato da una propria rigidezza che dovrà essere considerata nelle analisi future, modellando il componente stesso, ed introducendo il comportamento plastico dei materiali e il fenomeno del creep (deformazione che si manifesta in un materiale, mantenuto a temperature elevate, sottoposto ad uno sforzo costante) al fine di ottenere risultati più attendibili. Nel capitolo 5 si è inizialmente affrontato uno studio dell’influenza degli schermi sulla sorgente MK5; si è poi effettuato un confronto tra le due sorgenti sia dal punto di vista termico che strutturale, facendo riferimento alle analisi condotte nei due capitoli precedenti. Si è in questo modo giunti a definire delle importanti scelte pratiche riguardo alla progettazione di una nuova sorgente al plasma SPES, quali la realizzazione di una sorgente completamente in metallo (eccetto il supporto esterno) abbandonando l’utilizzo di grafite per la griglia, la quale verrà realizzata in tungsteno favorendo la pulizia del fascio e saldata all’anodo per evitarne un eventuale distacco dovuto a diverse dilatazioni termiche e la possibilità di trascurare la presenza degli schermi esterni vista la loro modesta influenza sulla temperatura dell’intera struttura. Si dovrà inoltre cercare di studiare una dimensione opportuna per il diametro del foro di uscita delle particelle radioattive dal catodo, al 208 fine di ottenere un buon compromesso tra la possibilità di avere un fascio concentrato e un elevato flusso di atomi radioattivi all’interno dell’anodo. Nella parte finale del lavoro (capitolo 6), ci si è occupati dello studio della traiettoria degli elettroni dovuta al campo magnetico prodotto dalle due bobine coassiali con la sorgente Attraverso un’analisi agli Elementi Finiti, si è riusciti a determinare sia la distribuzione del campo elettrostatico e della tensione elettrica dovuta al potenziale d’arco presente tra anodo e griglia, sia della distribuzione del campo magnetico dovuto alla presenza di due avvolgimenti percorsi da corrente costante. È stato possibile a partire dai risultati ottenuti il tracciamento della traiettoria delle particelle; questo ha permesso di valutare l’assottigliamento del raggio della traiettoria elicoidale all’aumentare del campo magnetico, e quindi della corrente di alimentazioni degli avvolgimenti.. Sarà interessante, nei prossimi mesi, utilizzare dei codici di calcolo dedicati ad analisi magnetiche e alla formazione di fasci al fine di confrontare i risultati ottenuti con Ansys e riuscire eventualmente ad interfacciare questi software, per riuscire anche a studiare l’influenza del campo magnetico sul plasma che si crea all’interno dell’anodo. 209 210 Appendice A Applicazione del metodo degli Elementi Finiti per la simulazione di analisi termiche ed analisi accoppiate termo-elettriche A.1 Introduzione Quando si effettua lo studio di un particolare fenomeno fisico, nella maggior parte dei casi di interesse pratico la forma geometrica e le condizioni al contorno sono troppo complesse per poter applicare procedimenti analitici al fine di ricavare la soluzione esatta del problema; l’unico metodo che consente di definire un approccio analitico, è quello di effettuare delle semplificazioni sulla geometria e sulle caratteristiche del sistema. Sebbene tali semplificazioni in alcuni casi consentono di ottenere comunque dei risultati accettabili, molte volte queste divengono tali da compromettere in modo pesante l’esito dei risultati; si deve allora far ricorso ad altri metodi, per lo più numerici, cioè basati sull’uso del calcolatore. Tra tali metodi ampiamente utilizzato è quello degli Elementi Finiti, che considera il sistema costituito di elementi di forma definita e dimensioni discrete (elementi finiti), anziché di dimensioni infinitesime come nella maggior parte degli approcci analitici. In molti problemi fisici reali le equazioni che governano il comportamento del sistema sono generalmente equazioni non lineari alle derivate parziali (PDE, Partial Differential Equation); poiché è sempre possibile, sotto certe ipotesi, scrivere le equazioni differenziali e le condizioni al contorno anche di problemi complessi, si riscontra tuttavia come non sia sempre possibile trovare una soluzione analitica in forma chiusa. 211 Il metodo degli Elementi Finiti (FEM, Finite Element Method) è una tecnica numerica atta a cercare soluzioni approssimate di problemi descritti da equazioni differenziali alle derivate parziali, riducendo queste ultime ad un sistema di equazioni algebriche. Il problema continuo viene quindi trasformato in un problema discreto, in cui la soluzione è un vettore. In un problema al continuo, di qualsivoglia dimensione, cioè in un corpo o in una regione dello spazio in cui abbia luogo un particolare fenomeno fisico, la variabile di campo (come la pressione, lo spostamento, la temperatura, la velocità, la densità, la tensione elettrica etc.) è funzione di ciascun generico punto del dominio di definizione; di conseguenza, il problema presenta un numero infinito di incognite. Il metodo degli Elementi Finiti lo riduce ad un problema con un numero finito di incognite, suddividendo il dominio in un certo numero, anche molto grande, di elementi finiti (mesh) ed esprimendo il campo delle incognite in termini di funzioni approssimanti, definite all’interno degli elementi. A seguito di questo, ogni singolo elemento viene considerato un campo di integrazione numerica di caratteristiche omogenee. Agli elementi, aventi geometria codificata (triangoli e quadrilateri per domini bidimensionali, esaedri e tetraedri per domini tridimensionali), vengono assegnate opportune funzioni di forma (shape functions): si tratta di polinomi continui a tratti, lineari o quadratici, aventi supporto locale. Tali funzioni vengono individuate mediante i valori che la variabile di campo assume in punti specifici del dominio detti “nodi”. Nella rappresentazione agli Elementi Finiti di un problema, i valori nodali della variabile di campo rappresentano quindi le nuove incognite. Complessivamente, la soluzione approssimata dell’equazione differenziale di partenza, si ottiene dalla combinazione lineare delle funzioni di forma di elemento, con la soluzione ottenuta in corrispondenza dei nodi della discretizzazione. Il grande vantaggio di questa tecnica computazionale consiste nel fatto che l’implementazione in un codice di algoritmi iterativi, relativamente semplici, consente in tempi di calcolo ridottissimi di disporre di soluzioni a problemi complessi, altrimenti non ottenibili per altre vie. Inoltre il metodo degli Elementi Finiti si presta all’analisi di problematiche tra loro molto diverse nella formulazione analitica, e questo lo rende uno strumento di indubbia utilità e versatilità. Per tutte le analisi FEM svolte all’interno del presente lavoro di tesi si è utilizzato il codice agli Elementi Finiti Ansys® Release 12.0; dove particolare attenzione è stata data anche allo studio del funzionamento dell’applicativo Workbench di Ansys® , ma per questo si rimanda all’Appendice C . 212 L’esecuzione di un’analisi numerica agli Elementi Finiti prevede i seguenti passi operativi [1]: 1) Scelta del tipo di elemento 2) Definizione delle proprietà fisiche dell’elemento 3) Definizione delle proprietà del materiale 4) Definizione della geometria del modello 5) Suddivisione in Elementi Finiti del modello (meshing) 6) Assegnazione delle condizioni al contorno e/o iniziali 7) Soluzione 8) Visualizzazione dei risultati Il codice di calcolo Ansys® consente di svolgere tutti i precedenti passi in quattro ambienti operativi: • Pre-processor (permette di gestire i passi da 1 a 6) • Solver (consente di impostare le opzioni di soluzione e di lanciare la soluzione) • General post-processor (permette di visualizzare ed analizzare i risultati) • Time-History Post-processor (consente di visualizzare ed analizzare i risultati per analisi dipendenti dal tempo) I comandi possono essere assegnati in modi diversi, si fa qui riferimento all’Ansys Parametric Design Language (APDL). L’APDL è il linguaggio di programmazione del codice di calcolo agli Elementi Finiti Ansys®. Ogni qual volta si esegue un comando per mezzo dell’interfaccia grafica in realtà si stanno eseguendo uno o più comandi del linguaggio. L’APDL offre diverse possibilità come: la creazione di macro per l’esecuzione di serie comandi, l’esecuzione di cicli if-then-else, cicli do, operazioni tra scalari, vettori e matrici. Propriamente l’APDL è il fondamento per la costruzione di modelli parametrici. Il presente lavoro di tesi prevede lo studio strutturale e termo-elettrico del Front-end SPES: nel primo caso i carichi dovuti al peso della struttura ed ai componenti attaccati ad essa provocano deformazioni e tensioni strutturali; nel secondo caso la corrente elettrica provoca un riscaldamento del sistema dovuto alla dissipazione di potenza per effetto Joule. Prima di vedere in dettaglio le possibilità offerte da Ansys® per l’esecuzione di analisi accoppiate termo-elettriche è doveroso riassumere le modalità per l’analisi di ogni singolo campo e successivamente il metodo utilizzato per l’accoppiamento di questi campi [2]. 213 A.2 Analisi elettriche Lo studio dei fenomeni elettromagnetici si basa sulle equazioni di Maxwell; queste, se si fa riferimento ai casi in cui sia trascurabile la variazione del campo magnetico nel tempo (approssimazione quasi statica), possono essere scritte nel seguente modo [3]: ⎧ ∂ { D} ⎫ ∇ × {H } = { J } + ⎨ ⎬=0 ⎩ ∂t ⎭ ∇ × { E} = 0 ∇ ⋅ { B} = 0 ∇ ⋅ { D} = ρ dove × è l’operatore rotore, · è l’operatore divergenza, {H} è l’intensità del campo magnetico, {J} è la densità totale di corrente, {D} è lo spostamento elettrico, t è il tempo, {E} è il campo elettrico, {B} è l’induzione magnetica e ρ è la densità di carica. Si ricorda che: { J } = [σ ] ⋅ {E} {D} = [ε ] ⋅ {E} dove [σ] è la matrice di conduttività elettrica e [ε] è la matrice di permettività elettrica. È interessante notare come le equazioni di Maxwell contengano in se una formulazione della legge di conservazione della quantità di carica; se si applica l’operatore divergenza alla prima equazione e sapendo che la divergenza del campo magnetico è sempre nulla [4], si può scrivere: ⎧ ∂ { D} ⎫⎪⎫ ⎪⎧ ∇ ⋅ ⎨{ J } + ⎨ ⎬⎬ = 0 ⎪⎩ ⎩ ∂t ⎭⎪⎭ Complessivamente, ricordando che , è possibile scrivere l’equazione differenziale risolta da Ansys® per le analisi elettriche (in cui l’incognita è il potenziale elettrico V): ⎧ ⎧ ∂V ⎫⎫ −∇ ⋅ {[σ ] ⋅∇V } − ∇ ⋅ ⎨[ε ] ⋅∇ ⎨ ⎬⎬ = 0 ⎩ ∂t ⎭⎭ ⎩ 214 Nelle analisi elettriche, considerate nel presente lavoro di tesi, il potenziale elettrico è indotto dal passaggio di una corrente costante ed è pertanto indipendente dal tempo; l’equazione precedente si riduce così a: −∇ ⋅ {[σ ] ⋅∇V } = 0 L’elemento a cui si fa riferimento per le analisi elettriche è il SOLID232 (3-D 10-Node Tetrahedral Electric Solid); si tratta di un elemento di forma tetraedrica a dieci nodi, ciascuno avente come unico grado di libertà il potenziale (VOLT). Il potenziale elettrico, dal quale vengono poi ricavati tutti i risultati, rappresenta quindi la principale incognita per questo tipo di analisi. In Figura A.1 è rappresentata la geometria di tale elemento. Figura A.1 - Geometria dell’elemento SOLID232. Per un’analisi elettrica si devono definire, come proprietà dei materiali, la resistività elettrica (RSVX) ed eventualmente la permittività elettrica relativa (PERX). Di seguito vengono riportati i comandi APDL per la definizione delle proprietà dei materiali. MP,RSVX,material number,value ! Imposta la resistività elettrica (Ωm) EMUNIT,MKS ! Imposta la permittività relativa 8.85 e-12 (F/m) MP,PERX,material,ratio ! Imposta la permittività relativa Per quanto riguarda i carichi è possibile applicare una corrente elettrica (AMPS). In Ansys® la corrente elettrica viene applicata come un carico concentrato in corrispondenza di un nodo (concentrated nodal loads); un valore positivo della corrente identifica un flusso entrante. Per avere una densità di corrente uniforme, ad esempio in una superficie, è necessario applicare un vincolo in grado di accoppiare i gradi di libertà (comando CP, set number, VOLT, node), in modo da avere una tensione uniforme ai nodi della superficie; la corrente viene poi applicata in uno qualsiasi dei nodi appartenenti alla superficie (tale nodo viene selezionato mediante la stringa 215 ni=ndnext(0), che associa ad ni il primo nodo, tra quelli selezionati, avente numero maggiore di 0. Nel caso in cui debbano essere applicate più correnti in differenti superfici del modello, l’accoppiamento della tensione ai nodi deve essere fatto definendo più set; diversamente si otterrebbe la stessa tensione su tutte le superfici in cui c’è passaggio di corrente. Di seguito sono indicati i comandi APDL necessari per definire un carico di corrente di 1300 A entrante nel modello attraverso la superficie i: ASEL,S,AREA,,i !selezione di un’area NSLA,S,1 !selezione I nodi associate all’area selezionata CP,1,VOLT,ALL !definisce i gradi di libertà accoppiati (V) ni=ndnext(0) !definizione del master node ! parametro corrente (A) I_HEATER=1300 F,ni,AMPS,I_HEATER !specifica il carico nei nodi = corrente elettrica (A) Se invece si è interessati a vincolare il valore della tensione in un’area i comandi APDL sono: ASEL,S,AREA,,i !selezione di un’area DA,i,VOLT,0 !vincolo voltaggio sull’area selezionata = 0(V) A.3 Analisi termiche A.3.1 Fondamenti di Trasmissione del calore [5] Il calore è quella forma di energia che si manifesta nel passaggio da un corpo, a temperatura più elevata, verso un altro corpo, a temperatura più bassa, quando fra i due vi è differenza di temperatura. Si distinguono tre modi di trasmissione del calore: conduzione, convezione ed irraggiamento. Il più delle volte questi tre modi sono concomitanti. Di seguito vengono brevemente richiamati i concetti base della trasmissione del calore per le tre modalità in cui può avvenire. Conduzione termica La conduzione termica che, da un punto di vista macroscopico, si manifesta come scambio di calore all’interno di corpi solidi, liquidi e gassosi, senza movimento apparente di materia, è dovuta 216 alla cessione di energia cinetica da parte di molecole, in zona a più alta temperatura, verso altre molecole in zona adiacente a più bassa temperatura. A questa componente di scambio termico nei metalli si aggiunge la componente elettronica dovuta al movimento degli elettroni. Si consideri uno strato solido di materiale omogeneo ed isotropo, limitato da due superfici piane parallele a distanza (Figura A.2). Figura A.2 - Flusso termico in uno strato piano. Se le superfici sono sufficientemente estese da poterle immaginare praticamente infinite e se le loro temperature sono uniformi e tali che (t1 > t2), allora la quantità di calore che passa attraverso uno strato di sezione A (ad esempio un cilindro) nell’intervallo di tempo Δτ è pari a: Q= λA l ( t1 − t2 ) Δτ Questa formula, detta formula di Fourier, definisce la conduttività termica λ, misurata in W/m°C, che è una caratteristica del materiale di cui è composto lo strato. In termini di flusso si può scrivere: q= λA l ( t1 − t2 ) Convezione termica La convezione termica consiste nel trasporto del calore che si attua in presenza di movimento macroscopico relativo di particelle di fluido. Generalmente si deve considerare il fenomeno dello 217 scambio termico fra una superficie ed il fluido che la lambisce; esso è governato dalle leggi della dinamica dei fluidi e della conduzione. Detta t1 la temperatura della superficie e t2 la temperatura, definita in modo appropriato, del fluido che la lambisce, la relazione che esprime il flusso termico, stabilita da Newton, è la seguente: q = α C A ( t1 − t2 ) Questa equazione viene a definire il coefficiente di convezione termica αC, misurato in W/m2°C, il quale non è tanto una proprietà del fluido, quanto delle condizioni di deflusso. Se il movimento del fluido avviene per differenza di densità dovuta a differenza di temperatura in un campo di forze di massa quale la gravità, si parla di “convezione naturale”; se invece il movimento avviene prevalentemente per l’azione di un agente esterno, un ventilatore o una pompa, si parla di “convezione forzata”. Irraggiamento La modalità di trasmissione del calore per irraggiamento avviene per propagazione di onde elettromagnetiche nello stesso modo della propagazione della luce. Si ha trasmissione per irraggiamento nel vuoto o attraverso sostanze almeno parzialmente trasparenti. Il flusso di energia radiante emesso da un corpo a temperatura assoluta T è espresso da: q = σ n AT 4 Questa legge, dovuta a Stefan e provata sperimentalmente da Boltzmann, è valida rigorosamente per un corpo nero. Un corpo nero assorbe tutta l’energia radiante incidente sulla sua superficie e per questo viene definito “radiatore ideale”. La totale potenza specifica irradiata da un corpo nero, considerato in corrispondenza ad ogni punto della sua superficie perimetrale, viene chiamata emissione globale En. Per un corpo caratterizzato da superfici non nere si fa riferimento all’emissività emisferica globale definita come rapporto tra il valore dell’emissione globale del corpo considerato E ed il valore dell’emissione globale relativa alla superficie nera alla stessa temperatura En. Esempio 218 Ci si mette ora nella condizione in cui la trasmissione del calore sia controllata da tutte e tre le modalità precedentemente descritte. Una situazione di questo tipo si presenta nella camera target SPES; in particolare, vista la presenza di vuoto e di alte temperature, le modalità che predomineranno all’interno della camera saranno irraggiamento e conduzione. Si riporta un esempio per poter analizzare un caso in cui siano presenti contemporaneamente le tre modalità di trasmissione del calore (conduzione, convezione ed irraggiamento), facilmente risolvibile analiticamente. La soluzione ottenuta verrà confrontata con i risultati ottenuti attraverso l’utilizzo del Metodo degli Elementi Finiti. L’obiettivo perseguito è quello di svolgere un’analisi di sensibilità dei risultati ottenuti al calcolatore prendendo come riferimento la soluzione analitica del problema. Tale analisi è essenziale per assicurarsi un modello “tarato” che consenta di passare senza problemi alla trattazione di modelli complessi di cui non è nota la soluzione analitica esatta e per cui l’unico riferimento è quello legato alla realtà sperimentale. Si consideri una sfera di raggio R1 in cui vi sia una generazione interna di calore per unità di volume H. Tale sfera sia contenuta all’interno di un guscio sferico concentrico avente raggio interno ed esterno rispettivamente R2 ed R3; inoltre si ipotizza che nell’ambiente vi sia presente un fluido a temperatura Tf che realizza con la superficie esterna del guscio uno scambio termico di convezione con un coefficiente di convezione pari ad α. Si vuole ottenere la distribuzione di temperatura presente nella sfera e nel guscio sferico; ipotizzando la presenza di vuoto nello spazio tra sfera e guscio sferico lo scambio termico tra i due corpi avverrà esclusivamente per irraggiamento, mentre vi sarà un flusso termico di conduzione attraverso le pareti di sfera e guscio sferico ed un flusso termico di convezione tra la superfici perimetrale esterna del guscio sferico ed il fluido contenuto nell’ambiente. I dati di partenza vengono assunti in riferimento alla camera target SPES; la dimensione della sfera è scelta in modo tale che la superficie coincida con la superficie esterna della scatola contenente i dischi in carburo di uranio. Si è scelto come materiale per la sfera il tantalio (materiale di cui sono costituito il riscaldatore). Per quanto riguarda la generazione interna di calore si è scelto di utilizzare un valore tale da generare un flusso termico di circa 10 kW, coincidente con la potenza massima fornita dal fascio di protoni più la potenza dissipata nel riscaldatore, che costituiscono la totale potenza dissipata all’interno della camera target SPES. Analogamente le dimensioni del guscio sferico sono state scelte in modo che le superfici interna ed esterna coincidessero con quelle della camera, anche il materiale del guscio è lo stesso della camera: 219 si tratta della lega di alluminio Anticorodal (Al6082). Il coefficiente di convezione termica è stato posto in riferimento al raffreddamento ad acqua della camera target. Dati geometrici: - R1 = 0.05 m raggio sfera - R2 = 0.12 m raggio interno guscio - R3 = 0.13 m raggio esterno guscio Condizioni al contorno: - H = 19000000 W m3 generazione di potenza presente nella sfera - T f = 24 °C temperatura del fluido - α = 7800W m2 °C coefficiente di convezione Proprietà termiche dei materiali: Alluminio: - ρ a = 2700 kg m3 densità di massa - λa = 170 W m°C conduttività termica - ε a = 0.1 emissività - ca = 900 J kg °C calore specifico Tantalio: - ρt = 16650 kg m 3 - λt = 57 W m°C - ε t = 0.26 - ct = 140 J kg °C Per prima cosa viene determinato il flusso termico generato all’interno della sfera: 4 q = H ⋅ π R13 = 9948.38 W 3 In condizioni stazionarie il flusso q è uguale al flusso irradiato dalla superficie della sfera verso la superficie interna del guscio sferico, al flusso che attraversa per conduzione la parete del guscio sferico ed infine al flusso che viene scambiato per convezione tra la superficie esterna del guscio ed il fluido. Risulta perciò facile ottenere i valori di temperatura sfruttando le equazioni della convezione, conduzione, dell’irraggiamento e della generazione interna di calore: 220 T3 = T f + T2 = T3 + T1 = 4 T24 + q = 30 °C 4π R32 ⋅ α ⎛ 1 1 ⎞ ⋅⎜ − ⎟ = 33 °C 4πλa ⎝ R2 R3 ⎠ q ⎡ 1 R12 ⎛ 1 ⎞⎤ q ⋅ ⎢ + 2 ⎜ − 1⎟ ⎥ = 2071°C 2 4π R1 σ n ⎣ ε t R2 ⎝ ε a ⎠ ⎦ T0 = T1 + H ⋅ R12 = 2210 °C 6λt È possibile a questo punto valutare in che modo varia la temperatura all’interno della sfera in tantalio ed all’interno del guscio sferico in funzione della coordinata radiale r avente origine nel centro della sfera. Le equazioni che descrivono tale andamento sono: T (r ) = T2 − T ( r ) = T1 + ⎛ 1 1⎞ ⋅⎜ − ⎟ ⎛ 1 1 ⎞ ⎝ R2 r ⎠ ⎜ − ⎟ ⎝ R2 R3 ⎠ T2 − T3 ( H ⋅ R12 − r 2 6λt ) per il guscio sferico per la sfera Nel Grafico A.1 si mostra il grafico dell’andamento della temperatura in funzione della distanza radiale r dal centro della sfera. 221 Temperatura (soluzione analitica) 2500 2250 Temperatura [°C] 2000 1750 1500 1250 1000 750 500 250 0 0,00 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05 0,06 0,07 0,08 0,09 0,10 0,11 0,12 0,13 r [m] Grafico A.1 - Andamento della temperatura in funzione del raggio r. A.3.2 Analisi termica con il metodo degli Elementi Finiti: Quando un corpo viene posto a contatto con un altro corpo relativamente più freddo, avviene una trasformazione che porta a uno stato di equilibrio, in cui sono uguali le temperature dei due corpi. Facendo riferimento ad un volume di controllo differenziale [3], il primo principio della termodinamica può essere espresso nel seguente modo: T T ⎡ ∂T ⎤ q ⎢⎣ ∂t + {v} { L} T ⎥⎦ ρ c + { L} {q} = &&& dove ρ è la densità del materiale, c è il calore specifico, T è la temperatura, t è il tempo, {L} è l’operatore vettoriale {∂/∂x, ∂/∂y, ∂/∂z} , {v} è la velocità per il trasporto di massa e {q} è il flusso termico. La legge di Fourier (dove [K] è la matrice di conduttività termica) è utilizzata per correlare il flusso di calore ai gradienti termici; si può quindi scrivere (in coordinate cartesiane): ⎡ ∂T ∂T ∂T ∂T ⎤ ∂ ⎡ ∂T ⎤ ∂ ⎡ ∂T ⎤ ∂ ⎡ ∂T ⎤ q + ⎢Kx ⎢ ∂t + vx ∂x + v y ∂y + vz ∂z ⎥ ρ c = &&& ⎥⎦ + ∂y ⎢ K y ∂y ⎥ + ∂z ⎢⎣ K z ∂z ⎥⎦ x x ∂ ∂ ⎣ ⎣ ⎦ ⎣ ⎦ Per le analisi termiche è possibile assegnare tre tipologie diverse di condizioni al contorno; è possibile: 1) vincolare le temperature: 222 T = T* dove T* è la temperatura specificata. 2) imporre i flussi di calore attraverso superfici: {q}T {η } = − q* dove: {η} è il versore normale q* è il flusso di calore specificato 3) imporre scambi termici per convezione su superfici (legge di Newton): {q}T {η } = h f (TS − TB ) dove: hf è il coefficiente di convezione TB è la temperatura del fluido adiacente TS è la temperatura della superficie del modello Attraverso Ansys® è possibile definire anche lo scambio termico per irraggiamento; la modalità che consentono di simulare tale fenomeno verrà trattata in dettaglio più avanti. Per ottenere dal codice una soluzione, è necessario assegnare ad almeno un nodo un vincolo di temperatura: in caso contrario il modello risulta labile. Inoltre si deve definire anche una temperatura iniziale, la quale viene usata per la prima iterazione nel caso di analisi termiche transitorie o non lineari. Vi sono due possibilità per definire la temperatura iniziale; o si utilizza il comando TUNIF, che impone una temperatura costante su tutto il modello, oppure si utilizza il comando IC, che permette di definire temperature diverse per i nodi del modello. Il comando TUNIF è meno generale di IC; infatti mentre il primo permette di assegnare soltanto una temperatura iniziale costante, il secondo consente la definizione della condizione iniziale per un qualsiasi grado di libertà. Le forze che si possono assegnare sono dei flussi termici, in particolare è possibile definire forze nodali (HEAT), forze di superficie (HFLUX) e/o forze di volume (HGEN). Per quanto riguarda le 223 proprietà dei materiali, in un’analisi termica si deve definire: la conduttività (KXX), il calore specifico (C) e la densità (DENS); i comandi che consentono la definizione di tali proprietà sono: MP,RSVX,material number,value !resistività elettrica (Ωm) EMUNIT,MKS !permittività elettrica nel vuoto 8.85 e-12 (F/m) MP,PERX,material, ratio !permittività elettrica relativa Nelle analisi termiche si fa riferimento all’elemento SOLID70 (3-D Thermal Solid), mostrato in Figura A.2. L’elemento SOLID70 è caratterizzato da otto nodi, ciascuno avente la temperatura come unico grado di libertà; esso permette lo svolgimento sia di analisi stazionarie (Steady state) sia di analisi transitorie (Transient). Per le analisi termiche è possibile impiegare anche l’elemento SOLID87 (3-D 10-Node Tetrahedral Thermal Solid); si tratta della versione tetraedrica a dieci nodi (elemento quadratico) dell’elemento SOLID70. Le equazioni e gli elementi riportati in precedenza consentono di simulare il fenomeno della trasmissione del calore per conduzione e convezione. Più complicato è trattare problemi di irraggiamento; a causa della presenza della quarta potenza della temperatura devono essere effettuate delle analisi non lineari. Figura A.3 - Geometria dell’elemento SOLID70. Nei problemi di radiazione si definisce con il termine enclosure un insieme di superfici che si irradiano l’una rispetto all’altra. Ansys® usa la definizione di un enclosure per calcolare i fattori di vista tra le superfici appartenenti all’enclosure stesso. Vi sono due tipologie di enclosure: • Open enclosure in cui le superfici radianti, oltre ad irradiarsi tra di loro, scambiano calore per irraggiamento anche con l’ambiente esterno. 224 • Closed enclosure in cui le superfici radianti scambiano calore per irraggiamento esclusivamente tra loro, andando così a formare un sistema chiuso isolato dall’ambiente esterno. Con riferimento all’esempio precedentemente svolto, nell’implementazione del modello agli Elementi Finiti si deve considerare un enclosure chiuso, in quanto l’unica superficie a contatto con l’ambiente è la superficie esterna del guscio, la quale però non è una superficie radiante. Il codice Ansys® prevede due metodi per l'analisi delle radiazioni in modelli tridimensionali: il metodo della matrice di radiazione AUX12 (AUX12 Radiation Matrix Method) ed il Radiosity Solver Method. Entrambi i metodi possono essere applicati sia ad enclosure aperti sia ad enclosure chiusi. Si cerca ora di dare una breve descrizione del Radiosity Solver Method, cioè il metodo utilizzato nel presente lavoro di tesi per la risoluzione di problemi di irraggiamento [6]. Radiosity Solver Method Nel semplice caso di due superfici i e j che si irradiano tra loro, con l’area della superficie j molto più grande dell’area della superficie i, il flusso termico è dato dalla seguente equazione: qij = Aiε i Fijσ n (Ti 4 − T j 4 ) dove: - Ai è l’area della superficie i; - εi è l’emissività della superficie i; - Fij è il fattore di forma che rappresenta la frazione dell’energia totale che va dalla superficie i alla superficie j; - σn è la costante di Stefan-Boltzmann; - Ti è la temperatura della superficie i; - Tj è la temperatura della superficie j. Nel caso del Radiosity Solver Method la soluzione viene determinata attraverso il calcolo del vettore flusso termico {qrad}. L’equazione semplificata che da il flusso di calore tra due superfici i e j sarà dunque: qrad _ i = Aiε i Fijσ n (Ti 4 − T j 4 ) 225 Supponendo che le temperature delle superfici radianti siano note, è possibile calcolare il vettore {qrad}; il vettore così ottenuto può essere applicato al sistema termico: [ K ]{T } = {q} + {qrad } Questa è la base del Radiosity Solver Method. Si osserva che la temperatura delle superfici radianti ed il flusso termico radiativo non sono noti a priori; le due equazione appena scritte vengono quindi risolte iterativamente ed in modo alternato, fino a raggiungere la convergenza. Facendo ora riferimento a sistemi aperti, con il Radiosity Solver Method vi sono due possibilità per imporre l’equilibrio termico tra il modello e l’ambiente: • Vi è la possibilità di definire uno space node. Il codice pone in equilibrio termico il modello con l’ambiente esterno, di conseguenza la temperatura dello space node andrà vincolata al valore della temperatura dell’ambiente. • L’altra possibilità è definire direttamente la temperatura dell’ambiente (space temperature) per effettuare l’equilibrio termico con il modello. Se l’ambiente è un altro corpo del modello, si deve definire uno space node; essendo l’ambiente un altro corpo nel modello, è possibile prendere come space node un nodo appartenente a tale corpo. Si è visto come per il Radiosity Solver Method l’irraggiamento viene aggiunto all’equazione di conduzione come un vettore di flusso termico radiativo. Tale vettore viene calcolato a partire dalle temperature delle superfici. Le iterazioni vengono eseguite fino a quando il flusso termico e la temperatura delle superfici non sono coerenti. Se i vincoli di temperatura non sono sufficienti ci possono essere dei problemi di convergenza: quando la temperatura delle superfici radianti è sensibile al cambiamento del flusso termico, la matrice [K] può risultare singolare; questo accade per problemi in cui domina l’irraggiamento. Per ottenere la soluzione diventa quindi necessario effettuare analisi in transitorio fino al raggiungimento della condizione di regime. Inoltre con tale metodo è possibile definire l’emissività del materiale come funzione della temperatura. Il minore tempo richiesto per l’analisi rende di fatto il Radiosity Solver Method l’unico metodo disponibile per simulare il comportamento di sistemi di grandi dimensioni. Esempio di analisi termica con il metodo degli Elementi Finiti 226 Si consideri il problema delle sfere concentriche precedentemente risolto analiticamente. Si propone ora una risoluzione numerica a tale problema affrontata con il Radiosity Solver Method. Di seguito vengono riportati i comandi APDL utilizzati: /FILNAME,Sfere,0 /TITLE,Sfere /PREP7 !Pre-processor !----------------------------------------------------------------------------------------------------!Inizializzazione delle variabili !----------------------------------------------------------------------------------------------------R1=0.05 R2=0.12 R3=0.13 e1=0.26 e2=0.1 S1=R1/6 S2=R2/6 SBcost=5.67e-8 H_int=19000000 Tf=24 Tin=25 alfa=7800 !Raggio della sfera !Raggio interno guscio !Raggio esterno guscio !Emissività materiale sfera !Emissività materiale guscio !Dimensione elementi mesh sfera !Dimensioni elementi mesh guscio !Costante di Stefan Boltzmann (MKS) !Valore generazione interna calore !Temperatura fluido (°C) !Temperatura iniziale (°C) !Coefficiente di convezione !----------------------------------------------------------------------------------------------------!Scelta tipologia elemento !----------------------------------------------------------------------------------------------------ET,1,SOLID70 !----------------------------------------------------------------------------------------------------!Scelta set materiali !----------------------------------------------------------------------------------------------------MP,KXX,1,57 MP,DENS,1,16650 MP,EMIS,1,e1 MP,C,1,140 !set-1 materiale sfera MP,KXX,2,170 MP,DENS,2,2700 MP,EMIS,2,e2 MP,C,2,900 !set-2 materiale guscio 227 !----------------------------------------------------------------------------------------------------!Creazione geometria !----------------------------------------------------------------------------------------------------SPHERE,R1,,0,360 SPHERE,R2,R3,0,360 !----------------------------------------------------------------------------------------------------!Creazione mesh di calcolo !----------------------------------------------------------------------------------------------------MSHKEY,0 MSHAPE,1,3d !0 = Mesh free !1 = Elementi tetraedrici MAT,1 ESIZE,S1 VMESH,1 !Materiale set-1 !Dimensione elementi S1 !Mesh volume sfera MAT,2 ESIZE,S2 VMESH,2 !Materiale set-2 !Dimensione elementi S2 !Mesh volume guscio !----------------------------------------------------------------------------------------------------!Applicazione condizioni al contorno !----------------------------------------------------------------------------------------------------ALLSEL,ALL ASEL,S,AREA,,1,2,1 SFA,ALL,,RDSF,e1,1 ALLSEL,ALL !Selezione tutte le entità !Selezione sup. esterna sfera !Carico superficie radiante e1 ASEL,S,AREA,,5,6,1 SFA,ALL,,RDSF,e2,1 !Selezione superfici guscio !Carico superficie radiante e2 ALLSEL,ALL BFV,1,HGEN,H_int TUNIF,Tin !Carico volume gen. interna H !Temperatura iniziale Tin ASEL,S,AREA,,3,4,1 SFA,3,1,CONV,alfa,Tf SFA,4,1,CONV,alfa,Tf ALLSEL,ALL !Selezione sup. esterna guscio !Carico di convezione !----------------------------------------------------------------------------------------------------!Opzioni del Radiosity Solver Method !----------------------------------------------------------------------------------------------------STEF,SBcost TOFFSET,273.15 228 !Creazione volume sfera !Creazione volume guscio !Valore costante Stefan Botzmann !Offset tra scala Celsius e Kelvin RADOPT,0.5,0.001,0 HEMIOPT,100 VFOPT,OFF !Opzioni per Gauss-Seidel !Fattore rilassamento 0.5 !Tolleranza convergenza 0.001 !Opzione calcolo fattore di vista !Metodo Hemicube risoluzione 100 !non ricalcolare fattore di vista !----------------------------------------------------------------------------------------------------FINISH !Uscita Pre-processor /SOLU !Solution !----------------------------------------------------------------------------------------------------!Opzioni della soluzione !----------------------------------------------------------------------------------------------------ANTYPE,TRANS OUTRES,NSOL,ALL SOLCONTROL,ON AUTOTS,ON KBC,1 DELTIM,0.003,0.0003,300 TIME,3000 !Specifica analisi transitoria !Salva i risultati di ogni substep !Controllo soluzione automatico !Time e load stepping automatici !Load step variabile a scalini !Passo iniziale, minimo e massimo (s) !Tempo totale analisi (s) !----------------------------------------------------------------------------------------------------SAVE,,,,ALL !salvataggio SOLVE !Lancio della soluzione FINISH !uscita solution SAVE,,,,ALL !salvataggio !----------------------------------------------------------------------------------------------------/POST1 PLNSOL,TEMP PRNSOL,TEMP PATH,raggio,4,30,52 PPATH,1,,0 PPATH,2,,R1 PPATH,3,,R2 PPATH,4,,R3 PDEF,,TEMP PLPATH,TEMP /AXLAB,X,Raggio(m) /AXLAB,Y,Temperatura(°C) /REPLOT PRPATH,TEMP !Postprocessor !Contour plot temperatura !List result temperatura !Definizione path radiale !----------------------------------------------------------------------------------------------------FINISH !uscita Postprocessor !----------------------------------------------------------------------------------------------------- 229 Tale sequenza di comandi permette di trovare la soluzione del problema delle sfere già risolto analiticamente. In particolare l’ultima serie di comandi consente di definire un percorso radiale (path) per rendere disponibili i risultati relativi alla temperatura ottenuti lungo il raggio r e poter così effettuare un confronto con la soluzione analitica. La Figura A.3 riporta il plot di temperatura ottenuto nel modello. Le temperature ottenute in corrispondenza dei raggi della sfera e del guscio sferico sono: T0 = 2209 °C T1 = 2069 °C T2 = 33 °C T3 = 30 °C Figura A.4 - Distribuzione di temperatura ottenuta con il Radiosity Solver Method. A questo punto, ottenuta la soluzione è possibile fare un confronto sulla distribuzione di temperatura lungo il raggio r tra i risultati FEM e quelli derivanti dal calcolo analitico; il Grafico A.2 mostra i due andamenti. Si può notare come vi sia una buona corrispondenza tra la soluzione analitica e la soluzione numerica (le differenze sono di qualche grado). 230 Confronto FEM ed Analitico Temperatura [°C] 2500 2250 Temp (analitica) 2000 Temp (FEM) 1750 1500 1250 1000 750 500 250 0 0,00 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05 0,06 0,07 0,08 0,09 0,10 0,11 0,12 0,13 r [m] Grafico A.2 - Confronto temperatura FEM ed analitica. Si vuole ora ripetere l’analisi considerando la presenza di materiali con proprietà dipendenti dalla temperatura. Per far ciò verranno utilizzate le macro riportate nell’Appendice B; in particolare per il materiale della sfera, cioè il tantalio, la macro utilizzata sarà M26Ta; mentre per il materiale del guscio sferico, l’alluminio, la macro sarà M23Al5083. A livello di comandi APDL è sufficiente specificare il nome delle macro per definire le proprietà, mentre quando si specifica il carico dovuto all’irraggiamento è necessario inserire al posto del valore di emissività il nome della macro preceduto da un segno meno. Di seguito si riporta la sequenza di comandi utilizzati in questo caso per specificare il carico di radiazione: ASEL,S,AREA,,1,2,1 !Selezione della superficie della sfera SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 !Carico di irraggiamento ASEL,S,AREA,,5,6,1 !Selezione della superficie della guscio SFA,ALL,,RDSF,-Al5083,1 ! Carico di irraggiamento Ottenuta la soluzione anche per quest’analisi il plot di temperatura risultante è quello mostrato in Figura A.4. 231 Figura A.5 - Distribuzione di temperatura ottenuta con proprietà variabili con la temperatura. Le temperature ottenute in corrispondenza dei raggi della sfera e del guscio sferico sono: T0 = 2185 °C T1 = 2063 °C T2 = 34 °C T3 = 30 °C il Grafico A.3 mostra la distribuzione di temperatura ottenuta in questo caso confrontata con quella analitica. Si può notare come vi sia solo una leggera deviazione lungo il raggio della sfera dove la temperatura . 232 Confronto FEM ed Analitico (proprietà variabili) Temperatura [°C] 2500 2250 Temp (analitica) 2000 Temp (FEM) 1750 1500 1250 1000 750 500 250 0 0,00 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05 0,06 0,07 0,08 0,09 0,10 0,11 0,12 0,13 r [m] Grafico A.3 - Confronto temperatura FEM ed analitica nel caso di proprietà variabili. A.4 Analisi accoppiate termo-elettriche: Ansys® permette di effettuare analisi combinate termo-elettriche: tali analisi vengono definite accoppiate. Più in generale un’analisi accoppiata (Coupled-Field analysis) è una combinazione di più analisi provenienti da differenti campi fisici (elettrico, termico, strutturale, fluido etc.) che interagiscono per risolvere un problema globale [3]. Le analisi accoppiate possono essere ad una via o a due vie. Nel primo caso il risultato dell’analisi 1 viene applicato come carico per l’analisi 2, ma il risultato dell’analisi 2 non ha alcun effetto sulla analisi 1. Più complicato è il caso a due vie, in cui il risultato dell’analisi 2 ha effetto sull’analisi 1 (problema fortemente accoppiato); tale problema richiede di effettuare delle iterazioni attraverso i due campi per ottenere la convergenza. L’accoppiamento attraverso i campi fisici può essere complicato, perché campi diversi possono richiedere tipologie di analisi differenti durante la simulazione. Per esempio, in un problema che prevede il riscaldamento per induzione, si deve eseguire un’analisi elettromagnetica di tipo armonico per il calcolo del riscaldamento ottenuto per effetto Joule, il quale viene utilizzato in un’analisi termica transitoria per valutare la dipendenza dal tempo della temperatura. Il problema 233 del riscaldamento per induzione è ulteriormente complicato dal fatto che le proprietà del materiale in entrambe le simulazioni dipendono fortemente dalla temperatura [3]. La procedura per eseguire una Coupled-Field analysis dipende da quali campi fisici si intende accoppiare, in ogni caso si possono distinguere due metodi: il Load Transfer Method ed il Direct method. Il primo metodo richiede due o più analisi, ciascuna delle quali appartiene ad un diverso campo fisico; i vari campi vengono accoppiati attraverso l’applicazione del risultato di un’analisi, come carico per l’analisi successiva. Il Direct Method, invece, richiede un’unica analisi con elementi accoppiati contenenti tutti i gradi di libertà necessari; l’accoppiamento è gestito dal calcolo della matrice locale dell’elemento (o del vettore di carico) che contiene tutti i termini necessari. Le analisi accoppiate svolte nel presente lavoro di tesi sono state svolte attraverso il Direct Method perciò ora verrà data una descrizione di tale metodo [2]. Direct Method Il Direct Method (o metodo diretto) permette di accoppiare differenti campi fisici definendo un’unica analisi grazie all’uso di elementi accoppiati (coupled-field element), i quali contengono tutti i gradi di libertà necessari per l’ottenimento della soluzione di ogni singolo campo. Tali elementi gestiscono l’accoppiamento attraverso il calcolo di appropriate matrici di elemento (matrix coupling) o di appropriati vettori di carico (load vector coupling) a seconda del tipo di problema considerato. In problemi lineari nei quali vengono definite delle matrix coupling l’analisi accoppiata viene completata in un’unica iterazione, mentre l’utilizzo dei load vector coupling richiede almeno due iterazioni per ottenere un risultato. I problemi non lineari sono iterativi in entrambi i casi. L’elemento che consente di svolgere analisi accoppiate termo-elettriche, che è stato utilizzato nel presente lavoro di tesi, è il SOLID69. L’elemento SOLID69 (3D Coupled Thermal-Electric Solid), rappresentato in Figura A.5, è un elemento tridimensionale adatto per analisi termiche ed elettriche accoppiate; la potenza termica dissipata per effetto Joule dal flusso di corrente elettrica viene automaticamente considerata nel bilancio termico. Per poter includere l’effetto Joule nell’analisi termica, tale elemento richiede una soluzione iterativa. Il SOLID69 è un elemento esaedrico (con la possibilità di degenerare in elementi tetraedrici e prismatici) ad otto nodi ciascuno con due gradi di libertà: la temperatura (TEMP) e la tensione elettrica (VOLT). 234 Si vuole ora descrivere la procedura da seguire per l’esecuzione di un’analisi accoppiata impiegando il metodo diretto; si fa riferimento ad una generica analisi termo-elettrica. Figura A.6 - Geometria dell’elemento SOLID69. Per prima cosa, si deve scegliere il tipo di elemento da impiegare per l’analisi; di seguito si riportano i comandi per la definizione dell’elemento: ET,n,SOLID69 Una volta definito il tipo di elemento da utilizzare nell’analisi, si deve procedere all’introduzione delle proprietà dei materiali impiegati; in particolare devono essere introdotte le proprietà necessarie all’analisi di ogni singolo campo fisico. Per esempio, nel caso di un’analisi termo-elettrica si devono introdurre: la resistività elettrica, la densità, la conduttività termica ed il calore specifico. Dopo aver creato la geometria del modello ed ottenuta la mesh si applicano i carichi e le condizioni al contorno/iniziali elettriche e termiche. Una volta applicati i carichi si definiscono le opzioni per il lancio della soluzione. A.6 Conclusioni: Con questa appendice si è voluto riassumere le nozioni necessarie per svolgere la simulazione di analisi termiche, ed accoppiate termo-elettriche. In particolare per le prime sono state determinate anche le soluzioni di due semplici problemi risolvibili analiticamente; le soluzioni calcolate “a mano” sono state confrontate poi con i risultati ricavati da analisi FEM utilizzando il codice Ansys®. 235 Bibliografia [1] G. Meneghetti, M. Quaresimin, Introduzione al’analisi strutturale con il codice di calcolo Ansys®, Edizioni Libreria Progetto, Padova, 2004. [2] M. Libralato, Studio Elettro-termo-strutturale del Sistema di Estrazione e Ionizzazione del progetto SPES, Tesi di Laurea Specialistica a. a. 2008-2009, Università degli Studi di Padova. [3] Ansys Release 11.0 Documentation. [4] P. Mazzoldi, M. Nigro, C. Voci, Elementi di Fisica – Elettromagnetismo, EdiSES, 2002. [5] C. Bonacina, A. Cavallini, L. Mattarolo, Trasmissione del calore, Cleup editore, 1992. 236 [6] http://ansys.net/tips/STI65_TNT_Radiosity_Solver.pdf. 237 Appendice B Proprietà dei materiali B.1 Introduzione Se si vogliono ottenere dei risultati il più possibile vicini alla realtà, sia attraverso un’analisi agli Elementi Finiti, sia attraverso un calcolo analitico, è di fondamentale importanza una corretta definizione delle proprietà dei materiali. A tale proposito vengono di seguito riportate le macro, che consentono l’introduzione all’interno del programma APDL principale, delle proprietà dei principali materiali considerati nel presente lavoro di tesi. Per ogni materiale si fa riferimento alle seguenti proprietà: - Resistività elettrica [Ω·m] - Conduttività termica [W/m·°C] - Emissività emisferica totale - Densità [kg/m3] - Calore specifico [J/kg·°C] - Coefficiente di espansione termica [1/°C] - Modulo di Young [Pa] - Coefficiente di Poisson Le proprietà vengono definite come funzione della temperatura; per ciascuna deve quindi essere costruita una tabella che associa a dei valori di temperatura il corrispondente valore per la proprietà; Ansys® provvederà poi ad interpolare la curva in fase di ottenimento della soluzione. 237 B.2 Tantalio - M26Ta.mac Autore: Ta=26 Ing. Mattia Manzolaro – I. N. F. N. Laboratori di Legnaro !material number in the ANSYS library MPDELE,ALL,Ta !-------------------------------------------------------------------------------!ELECTRICAL RESISTIVITY ! ! Reference: - P.D. Desai, T.K. Chu, H.M. James and C.Y. Ho, ! J. Phys. Ref. Data, vol 13, no. 4, p1069 (1984). ! Composition: - purity 99.9% or higher; ! Note: ! - data below 60K is for Ta with a residual resistivity of 0.1 x 10E-8 ohm-m; not corrected for thermal expansion; ! - 2% error; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 !Electrical resistivity table [ohm m] MPDATA,RSVX,Ta, 1, 1.2237E-07, 1.7023E-07, 2.1664E-07 MPDATA,RSVX,Ta, 4, 2.6165E-07, 3.0533E-07, 3.4774E-07 MPDATA,RSVX,Ta, 7, 3.8895E-07, 4.2902E-07, 4.6802E-07 MPDATA,RSVX,Ta, 10, 5.0601E-07, 5.4305E-07, 5.7922E-07 MPDATA,RSVX,Ta, 13, 6.1458E-07, 6.4918E-07, 6.8311E-07 MPDATA,RSVX,Ta, 16, 7.1641E-07, 7.4916E-07, 7.8142E-07 MPDATA,RSVX,Ta, 19, 8.1326E-07, 8.4474E-07, 8.7592E-07 MPDATA,RSVX,Ta, 22, 9.0687E-07, 9.3766E-07, 9.6835E-07 MPDATA,RSVX,Ta, 25, 9.9900E-07, 1.0297E-06, 1.0605E-06 MPDATA,RSVX,Ta, 28, 1.0914E-06, 1.1225E-06, 1.1540E-06 !-------------------------------------------------------------------------------!THERMAL CONDUCTIVITY ! ! ! 238 Reference: - Thermophysical Properties of Matter, v1, Y.S. Touloukian, R.W.Powell, C.Y. Ho & P.G. Klemens, 1970, IFI/Plenum, NY, NY. ! Composition: - purity 99.9% ! Note: - well-annealed with residual resistivity of 0.212 uohm-cm; ! - error is 5% near RT, 5-10% at others; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 !Thermal conductivity table [W/m°C] MPDATA,KXX,Ta, 1, 5.7415E+01, 5.7703E+01, 5.8047E+01 MPDATA,KXX,Ta, 4, 5.8503E+01, 5.8887E+01, 5.9279E+01 MPDATA,KXX,Ta, 7, 5.9677E+01, 6.0080E+01, 6.0485E+01 MPDATA,KXX,Ta, 10, 6.0891E+01, 6.1297E+01, 6.1701E+01 MPDATA,KXX,Ta, 13, 6.2100E+01, 6.2494E+01, 6.2880E+01 MPDATA,KXX,Ta, 16, 6.3258E+01, 6.3624E+01, 6.3978E+01 MPDATA,KXX,Ta, 19, 6.4318E+01, 6.4642E+01, 6.4948E+01 MPDATA,KXX,Ta, 22, 6.5235E+01, 6.5501E+01, 6.5745E+01 MPDATA,KXX,Ta, 25, 6.5964E+01, 6.6157E+01, 6.6322E+01 MPDATA,KXX,Ta, 28, 6.6458E+01, 6.6563E+01, 6.6634E+01 !-------------------------------------------------------------------------------!HEMISPHERICAL TOTAL EMISSIVITY ! ! Reference: - Thermophysical Properties of Matter, v7, ! ! ! Y.S. Touloukian & D.P. DeWitt, 1970, IFI/Plenum, NY, NY. Note: - polished; 10% error; - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 727, 800, 900 MPTEMP, 4, 1000, 1100, 1200 MPTEMP, 7, 1300, 1400, 1500 MPTEMP, 10, 1600, 1700, 1800 MPTEMP, 13, 1900, 2000, 2100 MPTEMP, 16, 2200, 2300, 2400 MPTEMP, 19, 2500, 2600, 2700 MPTEMP, 22, 2800, 2900 239 !Emissivity table MPDATA,EMIS,Ta, 1, 1.0813E-01, 1.1867E-01, 1.3273E-01 MPDATA,EMIS,Ta, 4, 1.4634E-01, 1.5952E-01, 1.7225E-01 MPDATA,EMIS,Ta, 7, 1.8455E-01, 1.9640E-01, 2.0782E-01 MPDATA,EMIS,Ta, 10, 2.1879E-01, 2.2932E-01, 2.3942E-01 MPDATA,EMIS,Ta, 13, 2.4907E-01, 2.5828E-01, 2.6705E-01 MPDATA,EMIS,Ta, 16, 2.7538E-01, 2.8328E-01, 2.9073E-01 MPDATA,EMIS,Ta, 19, 2.9774E-01, 3.0431E-01, 3.1044E-01 MPDATA,EMIS,Ta, 22, 3.1613E-01, 3.2138E-01 !-------------------------------------------------------------------------------!DENSITY ! ! Reference: - calculated from the linear expansion. ! Note: - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 !Density table [kg/m^3] MPDATA,DENS,Ta, 1, 1.6606E+04, 1.6574E+04, 1.6542E+04 MPDATA,DENS,Ta, 4, 1.6509E+04, 1.6475E+04, 1.6441E+04 MPDATA,DENS,Ta, 7, 1.6406E+04, 1.6371E+04, 1.6336E+04 MPDATA,DENS,Ta, 10, 1.6300E+04, 1.6264E+04, 1.6227E+04 MPDATA,DENS,Ta, 13, 1.6190E+04, 1.6152E+04, 1.6113E+04 MPDATA,DENS,Ta, 16, 1.6072E+04, 1.6031E+04, 1.5987E+04 MPDATA,DENS,Ta, 19, 1.5942E+04, 1.5894E+04, 1.5843E+04 MPDATA,DENS,Ta, 22, 1.5789E+04, 1.5731E+04, 1.5668E+04 MPDATA,DENS,Ta, 25, 1.5601E+04, 1.5528E+04, 1.5448E+04 MPDATA,DENS,Ta, 28, 1.5362E+04, 1.5268E+04, 1.5165E+04 !-------------------------------------------------------------------------------!SPECIFIC HEAT ! ! Reference: - I. Barin, Thermochemical Data of Pure ! ! 240 Substances, pub. VCH, Weinheim (1993). Note: - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 20, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 !Specific heat table [J/kg°C] MPDATA,C,Ta, 1, 1.4046E+02, 1.4229E+02, 1.4429E+02 MPDATA,C,Ta, 4, 1.4603E+02, 1.4759E+02, 1.4902E+02 MPDATA,C,Ta, 7, 1.5039E+02, 1.5174E+02, 1.5312E+02 MPDATA,C,Ta, 10, 1.5457E+02, 1.5613E+02, 1.5782E+02 MPDATA,C,Ta, 13, 1.5967E+02, 1.6169E+02, 1.6388E+02 MPDATA,C,Ta, 16, 1.6627E+02, 1.6883E+02, 1.7157E+02 MPDATA,C,Ta, 19, 1.7448E+02, 1.7753E+02, 1.8070E+02 MPDATA,C,Ta, 22, 1.8416E+02, 1.8836E+02, 1.9285E+02 MPDATA,C,Ta, 25, 1.9751E+02, 2.0257E+02, 2.0853E+02 MPDATA,C,Ta, 28, 2.1623E+02, 2.2682E+02, 2.4175E+02 !-------------------------------------------------------------------------------!COEFFICIENT OF THERMAL EXPANSION ! ! Reference: - Thermophysical Properties of Matter, v12, Y.S. Touloukian, ! ! R.K.Kirby, R.E. Taylor & P.D. Desai, 1975, IFI/Plenum, NY, NY Note: - 3% error below 1100K, 5% from 1100-2100K, 10% above 2100K; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 !Secant coefficient of thermal expansion [1/°C] MPDATA,ALPX,Ta, 1, 6.2542E-06, 6.5206E-06, 6.7324E-06 MPDATA,ALPX,Ta, 4, 6.8984E-06, 7.0274E-06, 7.1281E-06 241 MPDATA,ALPX,Ta, 7, 7.2093E-06, 7.2797E-06, 7.3481E-06 MPDATA,ALPX,Ta, 10, 7.4233E-06, 7.5140E-06, 7.6289E-06 MPDATA,ALPX,Ta, 13, 7.7769E-06, 7.9666E-06, 8.2069E-06 MPDATA,ALPX,Ta, 16, 8.5065E-06, 8.8741E-06, 9.3186E-06 MPDATA,ALPX,Ta, 19, 9.8486E-06, 1.0473E-05, 1.1200E-05 MPDATA,ALPX,Ta, 22, 1.2040E-05, 1.2999E-05, 1.4089E-05 MPDATA,ALPX,Ta, 25, 1.5316E-05, 1.6690E-05, 1.8220E-05 MPDATA,ALPX,Ta, 28, 1.9914E-05, 2.1781E-05, 2.3830E-05 !-------------------------------------------------------------------------------!ELASTIC MODULUS ! ! Reference: - R. Farraro and R.B. McLellan, Metall. Trans., ! vol 10A, p1699, (1979); ! - above 2100K P.E. Armstrong and H.L. Brown, ! ! Trans. AIME, v230, p962 (1964). Composition: - 10 ppm C, 3 ppm O, < 1 ppm H, 3 ppm N ! ! Note: - fully annealed; ! - 3% error; ! - values above 2100K were increased by 3% to ! match the lower temperature values; ! - values above 2400°C are kept constant at 1.0023E+11 Pa (assumption); ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 20, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 !Elastic modulus [Pa] MPDATA,EX,Ta, 1, 1.8274E+11, 1.8220E+11, 1.7904E+11 MPDATA,EX,Ta, 4, 1.7240E+11, 1.6647E+11, 1.6216E+11 MPDATA,EX,Ta, 7, 1.5946E+11, 1.5813E+11, 1.5689E+11 MPDATA,EX,Ta, 10, 1.5563E+11, 1.5434E+11, 1.5302E+11 MPDATA,EX,Ta, 13, 1.5167E+11, 1.5030E+11, 1.4890E+11 MPDATA,EX,Ta, 16, 1.4747E+11, 1.4602E+11, 1.4453E+11 MPDATA,EX,Ta, 19, 1.4302E+11, 1.3980E+11, 1.3472E+11 MPDATA,EX,Ta, 22, 1.2822E+11, 1.2030E+11, 1.1097E+11 MPDATA,EX,Ta, 25, 1.0023E+11, 1.0023E+11, 1.0023E+11 242 MPDATA,EX,Ta, 28, 1.0023E+11, 1.0023E+11, 1.0023E+11 !-------------------------------------------------------------------------------!POISSON'S RATIO ! ! Note: - 10% error; ! - calculated from E and G; ! - errors may be large; ! - values above 600°C are kept constant at 2.7853E-01 (assumption); ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 20, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 !Poisson's ratio MPDATA,PRXY,Ta, 1, 2.7745E-01, 2.7760E-01, 2.7778E-01 MPDATA,PRXY,Ta, 4, 2.7797E-01, 2.7816E-01, 2.7835E-01 MPDATA,PRXY,Ta, 7, 2.7853E-01, 2.7853E-01, 2.7853E-01 MPDATA,PRXY,Ta, 10, 2.7853E-01, 2.7853E-01, 2.7853E-01 MPDATA,PRXY,Ta, 13, 2.7853E-01, 2.7853E-01, 2.7853E-01 MPDATA,PRXY,Ta, 16, 2.7853E-01, 2.7853E-01, 2.7853E-01 MPDATA,PRXY,Ta, 19, 2.7853E-01, 2.7853E-01, 2.7853E-01 MPDATA,PRXY,Ta, 22, 2.7853E-01, 2.7853E-01, 2.7853E-01 MPDATA,PRXY,Ta, 25, 2.7853E-01, 2.7853E-01, 2.7853E-01 MPDATA,PRXY,Ta, 28, 2.7853E-01, 2.7853E-01, 2.7853E-01 B.3 Tungsteno - M25W.mac Autore: Ing. Mattia Manzolaro – I. N. F. N. Laboratori di Legnaro W=25 !material number in the ANSYS library MPDELE,ALL,W !-------------------------------------------------------------------------------!ELECTRICAL RESISTIVITY ! ! ! Reference: - P.D. Desai, T.K. Chu, H.M. James and C.Y. Ho, J. Phys. Ref. Data, vol 13, no. 4, p1069 (1984). Composition: - purity 99.9% or higher; 243 ! Note: - data below 200K is for a residual resistivity ! of 0.000015 x 10E-8 ohm-m; ! _ not corrected for thermal expansion; ! - 5% error; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 MPTEMP, 31, 3000, 3100, 3200 !Electrical resistivity table [ohm m] MPDATA,RSVX,W, 1, 4.8825E-08, 7.2753E-08, 9.7768E-08 MPDATA,RSVX,W, 4, 1.2380E-07, 1.5076E-07, 1.7859E-07 MPDATA,RSVX,w, 7, 2.0722E-07, 2.3659E-07, 2.6664E-07 MPDATA,RSVX,W, 10, 2.9731E-07, 3.2856E-07, 3.6034E-07 MPDATA,RSVX,W, 13, 3.9260E-07, 4.2530E-07, 4.5842E-07 MPDATA,RSVX,W, 16, 4.9191E-07, 5.2575E-07, 5.5992E-07 MPDATA,RSVX,W, 19, 5.9439E-07, 6.2915E-07, 6.6419E-07 MPDATA,RSVX,W, 22, 6.9950E-07, 7.3507E-07, 7.7090E-07 MPDATA,RSVX,W, 25, 8.0700E-07, 8.4337E-07, 8.8002E-07 MPDATA,RSVX,W, 28, 9.1697E-07, 9.5424E-07, 9.9184E-07 MPDATA,RSVX,W, 31, 1.0298E-06, 1.0682E-06, 1.1070E-06 !-------------------------------------------------------------------------------!THERMAL CONDUCTIVITY ! ! Reference: - Thermophysical Properties of Matter, v1, Y.S. Touloukian, ! R.W.Powell, C.Y. Ho & P.G. Klemens, 1970, IFI/Plenum, NY, NY. ! Composition: - purity 99.9% ! Note: - well-annealed with residual resistivity of 0.00170 uohm-cm; ! - error is 3% near RT, 3-5% at others; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 244 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 MPTEMP, 31, 3000, 3100, 3200 !Thermal conductivity table [W/m°C] MPDATA,KXX,W, 1, 1.8170E+02, 1.6693E+02, 1.5210E+02 MPDATA,KXX,W, 4, 1.4029E+02, 1.3445E+02, 1.2982E+02 MPDATA,KXX,W, 7, 1.2569E+02, 1.2199E+02, 1.1870E+02 MPDATA,KXX,W, 10, 1.1576E+02, 1.1313E+02, 1.1078E+02 MPDATA,KXX,W, 13, 1.0867E+02, 1.0676E+02, 1.0504E+02 MPDATA,KXX,W, 16, 1.0346E+02, 1.0202E+02, 1.0069E+02 MPDATA,KXX,W, 19, 9.9449E+01, 9.8288E+01, 9.7194E+01 MPDATA,KXX,W, 22, 9.6161E+01, 9.5182E+01, 9.4256E+01 MPDATA,KXX,W, 25, 9.3383E+01, 9.2567E+01, 9.1815E+01 MPDATA,KXX,W, 28, 9.1137E+01, 9.0546E+01, 9.0057E+01 MPDATA,KXX,W, 31, 8.9689E+01, 8.9465E+01, 8.9408E+01 !-------------------------------------------------------------------------------!HEMISPHERICAL TOTAL EMISSIVITY ! ! Reference: - Thermophysical Properties of Matter, v7, ! ! Y.S. Touloukian & D.P. DeWitt, 1970, IFI/Plenum, NY, NY. Note: - polished; 5% error; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 127, 200, 300 MPTEMP, 4, 400, 500, 600 MPTEMP, 7, 700, 800, 900 MPTEMP, 10, 1000, 1100, 1200 MPTEMP, 13, 1300, 1400, 1500 MPTEMP, 16, 1600, 1700, 1800 MPTEMP, 19, 1900, 2000, 2100 MPTEMP, 22, 2200, 2300, 2400 MPTEMP, 25, 2500, 2600, 2700 MPTEMP, 28, 2800, 2900, 3000 MPTEMP, 31, 3100 !Emissivity table MPDATA,EMIS,W, 1, 3.1903E-02, 3.6965E-02, 4.5249E-02 MPDATA,EMIS,W, 4, 5.4998E-02, 6.6105E-02, 7.8466E-02 MPDATA,EMIS,W, 7, 9.1976E-02, 1.0653E-01, 1.2202E-01 MPDATA,EMIS,W, 10, 1.3835E-01, 1.5541E-01, 1.7309E-01 245 MPDATA,EMIS,W, 13, 1.9130E-01, 2.0622E-01, 2.1900E-01 MPDATA,EMIS,W, 16, 2.3086E-01, 2.4183E-01, 2.5197E-01 MPDATA,EMIS,W, 19, 2.6132E-01, 2.6991E-01, 2.7781E-01 MPDATA,EMIS,W, 22, 2.8505E-01, 2.9168E-01, 2.9775E-01 MPDATA,EMIS,W, 25, 3.0329E-01, 3.0836E-01, 3.1300E-01 MPDATA,EMIS,W, 28, 3.1726E-01, 3.2117E-01, 3.2480E-01 MPDATA,EMIS,W, 31, 3.2817E-01 !-------------------------------------------------------------------------------!DENSITY ! ! Reference: - calculated from the linear expansion. ! Note: - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 MPTEMP, 31, 3000, 3100, 3200 MPTEMP, 34, 3300 !Density table [kg/m^3] MPDATA,DENS,W, 1, 1.9304E+04, 1.9278E+04, 1.9252E+04 MPDATA,DENS,W, 4, 1.9226E+04, 1.9199E+04, 1.9172E+04 MPDATA,DENS,W, 7, 1.9144E+04, 1.9115E+04, 1.9086E+04 MPDATA,DENS,W, 10, 1.9057E+04, 1.9027E+04, 1.8997E+04 MPDATA,DENS,W, 13, 1.8966E+04, 1.8934E+04, 1.8902E+04 MPDATA,DENS,W, 16, 1.8869E+04, 1.8835E+04, 1.8801E+04 MPDATA,DENS,W, 19, 1.8766E+04, 1.8729E+04, 1.8692E+04 MPDATA,DENS,W, 22, 1.8654E+04, 1.8614E+04, 1.8573E+04 MPDATA,DENS,W, 25, 1.8531E+04, 1.8487E+04, 1.8441E+04 MPDATA,DENS,W, 28, 1.8394E+04, 1.8344E+04, 1.8293E+04 MPDATA,DENS,W, 31, 1.8239E+04, 1.8183E+04, 1.8124E+04 MPDATA,DENS,W, 34, 1.8062E+04 !-------------------------------------------------------------------------------!SPECIFIC HEAT ! Reference: - G.K. White and S.J. Collocott, J. Phys. Chem. Ref. Data, ! ! 246 vol 13, no 4, p1251 (1984) Note: - error less than 2% ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 MPTEMP, 31, 3000, 3100 !Specific heat table [J/kg°C] MPDATA,C,W, 1, 1.3092E+02, 1.3412E+02, 1.3652E+02 MPDATA,C,W, 4, 1.3884E+02, 1.4108E+02, 1.4326E+02 MPDATA,C,W, 7, 1.4538E+02, 1.4747E+02, 1.4953E+02 MPDATA,C,W, 10, 1.5158E+02, 1.5365E+02, 1.5576E+02 MPDATA,C,W, 13, 1.5793E+02, 1.6020E+02, 1.6257E+02 MPDATA,C,W, 16, 1.6510E+02, 1.6780E+02, 1.7072E+02 MPDATA,C,W, 19, 1.7389E+02, 1.7735E+02, 1.8114E+02 MPDATA,C,W, 22, 1.8531E+02, 1.8988E+02, 1.9493E+02 MPDATA,C,W, 25, 2.0048E+02, 2.0660E+02, 2.1333E+02 MPDATA,C,W, 28, 2.2074E+02, 2.2887E+02, 2.3778E+02 MPDATA,C,W, 31, 2.4754E+02, 2.5821E+02 !-------------------------------------------------------------------------------!COEFFICIENT OF THERMAL EXPANSION ! ! Reference: - Thermophysical Properties of Matter, v12, Y.S. Touloukian, ! ! R.K.Kirby, R.E. Taylor & P.D. Desai, 1975, IFI/Plenum, NY, NY Note: - 3% error ; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 247 MPTEMP, 31, 3000, 3100, 3200 !Secant coefficient of thermal expansion [1/°C] MPDATA,ALPX,W, 1, 4.4951E-06, 4.5000E-06, 4.5818E-06 MPDATA,ALPX,W, 4, 4.6916E-06, 4.7994E-06, 4.9046E-06 MPDATA,ALPX,W, 7, 5.0065E-06, 5.1046E-06, 5.1981E-06 MPDATA,ALPX,W, 10, 5.2864E-06, 5.3689E-06, 5.4450E-06 MPDATA,ALPX,W, 13, 5.5140E-06, 5.5752E-06, 5.6474E-06 MPDATA,ALPX,W, 16, 5.7551E-06, 5.8952E-06, 6.0660E-06 MPDATA,ALPX,W, 19, 6.2657E-06, 6.4924E-06, 6.7444E-06 MPDATA,ALPX,W, 22, 7.0198E-06, 7.3169E-06, 7.6338E-06 MPDATA,ALPX,W, 25, 7.9687E-06, 8.3198E-06, 8.6854E-06 MPDATA,ALPX,W, 28, 9.0635E-06, 9.4525E-06, 9.8504E-06 MPDATA,ALPX,W, 31, 1.0256E-05, 1.0666E-05, 1.1080E-05 !-------------------------------------------------------------------------------!ELASTIC MODULUS ! ! Reference: - Lowrie R. and Gonas A.M., J. Applied Physics, ! v.38, p.4505, (1967); ! - below 298K W. Koester, Z. Metallkde., ! v39(1), p1 (1948) (in German); ! - above 2073K P.E. Armstrong and H.L. Brown, ! ! Trans. AIME, v230, p962 (1964). Composition: - 10 ppm C, 3 ppm O, < 1 ppm H, 3 ppm N ! ! Note: - fully annealed; ! - values above 2073K were decreased by 1.5% ! to match the lower temperature values; ! - values above 2400°C are kept constant at 2.1917E+11 Pa (assumption); ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 !Elastic modulus [Pa] MPDATA,EX,W, 1, 4.0011E+11, 3.9614E+11, 3.9201E+11 MPDATA,EX,W, 4, 3.8773E+11, 3.8330E+11, 3.7872E+11 248 MPDATA,EX,W, 7, 3.7399E+11, 3.6910E+11, 3.6407E+11 MPDATA,EX,W, 10, 3.5888E+11, 3.5355E+11, 3.4806E+11 MPDATA,EX,W, 13, 3.4242E+11, 3.3664E+11, 3.3070E+11 MPDATA,EX,W, 16, 3.2460E+11, 3.1836E+11, 3.1197E+11 MPDATA,EX,W, 19, 3.0543E+11, 2.9348E+11, 2.8055E+11 MPDATA,EX,W, 22, 2.6666E+11, 2.5180E+11, 2.3597E+11 MPDATA,EX,W, 25, 2.1917E+11, 2.1917E+11, 2.1917E+11 MPDATA,EX,W, 28, 2.1917E+11, 2.1917E+11, 2.1917E+11 !-------------------------------------------------------------------------------!POISSON'S RATIO ! ! Note: - calculated from E and G; ! - errors may be large; ! - values above 1800°C are kept constant at 3.1517E-01 (assumption); ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400 MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700 MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000 MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300 MPTEMP, 25, 2400, 2500, 2600 MPTEMP, 28, 2700, 2800, 2900 !Poisson's ratio MPDATA,PRXY,W, 1, 2.8202E-01, 2.8295E-01, 2.8398E-01 MPDATA,PRXY,W, 4, 2.8512E-01, 2.8636E-01, 2.8772E-01 MPDATA,PRXY,W, 7, 2.8918E-01, 2.9075E-01, 2.9243E-01 MPDATA,PRXY,W, 10, 2.9422E-01, 2.9612E-01, 2.9812E-01 MPDATA,PRXY,W, 13, 3.0023E-01, 3.0245E-01, 3.0478E-01 MPDATA,PRXY,W, 16, 3.0721E-01, 3.0976E-01, 3.1241E-01 MPDATA,PRXY,W, 19, 3.1517E-01, 3.1517E-01, 3.1517E-01 MPDATA,PRXY,W, 22, 3.1517E-01, 3.1517E-01, 3.1517E-01 MPDATA,PRXY,W, 25, 3.1517E-01, 3.1517E-01, 3.1517E-01 MPDATA,PRXY,W, 28, 3.1517E-01, 3.1517E-01, 3.1517E-01 B.4 Rame - M28Cu.mac Autore: Ing. Mattia Manzolaro – I. N. F. N. Laboratori di Legnaro 249 Cu=28 !material number in the ANSYS library MPDELE,ALL,Cu !-------------------------------------------------------------------------------!ELECTRICAL RESISTIVITY ! ! Reference: - R.A. Matula, J. Phys. Chem. Ref. Data, ! vol 8, no. 4, p 1147 (1979). ! Composition: - purity 99.9% or higher; ! Note: - data below 55K is for Cu with a residual resistivity ! of 0.002 x 10E-8 ohm-m; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000 !Electrical resistivity table [ohm m] MPDATA,RSVX,Cu, 1, 1.5327E-08, 2.2139E-08, 2.9003E-08 MPDATA,RSVX,Cu, 4, 3.5980E-08, 4.3132E-08, 5.0520E-08 MPDATA,RSVX,Cu, 7, 5.8206E-08, 6.6251E-08, 7.4717E-08 MPDATA,RSVX,Cu, 10, 8.3666E-08, 9.3160E-08 !-------------------------------------------------------------------------------!THERMAL CONDUCTIVITY ! ! Reference: - Thermophysical Properties of Matter, v1, Y.S. Touloukian, ! R.W.Powell, C.Y. Ho & P.G. Klemens, 1970, IFI/Plenum, NY, NY. ! Composition: - purity 99.999% ! Note: - well-annealed with residual resistivity of 0.000851 uohm-cm; ! - error is 3% near RT, 3-5% at others; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000 !Thermal conductivity table [W/m°C] MPDATA,KXX,Cu, 1, 4.0253E+02, 3.9389E+02, 3.8911E+02 MPDATA,KXX,Cu, 4, 3.8393E+02, 3.7835E+02, 3.7237E+02 MPDATA,KXX,Cu, 7, 3.6598E+02, 3.5920E+02, 3.5201E+02 MPDATA,KXX,Cu, 10, 3.4442E+02, 3.3643E+02 !-------------------------------------------------------------------------------- 250 !HEMISPHERICAL TOTAL EMISSIVITY ! ! Reference: - Thermophysical Properties of Matter, v7, ! ! Y.S. Touloukian & D.P. DeWitt, 1970, IFI/Plenum, NY, NY. Note: - polished; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900 !Emissivity table MPDATA,EMIS,Cu, 1, 2.9484E-02, 3.0726E-02, 3.1491E-02 MPDATA,EMIS,Cu, 4, 3.2118E-02, 3.2949E-02, 3.4322E-02 MPDATA,EMIS,Cu, 7, 3.6578E-02, 4.0057E-02, 4.5099E-02 MPDATA,EMIS,Cu, 10, 5.2044E-02 !-------------------------------------------------------------------------------!DENSITY ! ! Reference: - calculated from the linear expansion. ! Note: - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000 !Density table [kg/m^3] MPDATA,DENS,Cu, 1, 8.9659E+03, 8.9226E+03, 8.8768E+03 MPDATA,DENS,Cu, 4, 8.8288E+03, 8.7787E+03, 8.7265E+03 MPDATA,DENS,Cu, 7, 8.6723E+03, 8.6163E+03, 8.5586E+03 MPDATA,DENS,Cu, 10, 8.4991E+03, 8.4382E+03 !-------------------------------------------------------------------------------!SPECIFIC HEAT ! ! Reference: - G.K. White and S.J. Collocott, J. Phys. Chem. Ref. Data, ! ! vol 13, no 4, p1251 (1984) Note: - error less than 2% ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 251 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000 !Specific heat table [J/kg°C] MPDATA,C,Cu, 1, 3.7967E+02, 3.9238E+02, 4.0332E+02 MPDATA,C,Cu, 4, 4.1285E+02, 4.2123E+02, 4.2899E+02 MPDATA,C,Cu, 7, 4.3691E+02, 4.4607E+02, 4.5781E+02 MPDATA,C,Cu, 10, 4.7376E+02, 4.9580E+02 !-------------------------------------------------------------------------------!COEFFICIENT OF THERMAL EXPANSION ! ! Reference: - Thermophysical Properties of Matter, v12, Y.S. Touloukian, ! ! R.K.Kirby, R.E. Taylor & P.D. Desai, 1975, IFI/Plenum, NY, NY Note: - 3% error ; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200 MPTEMP, 4, 300, 400, 500 MPTEMP, 7, 600, 700, 800 MPTEMP, 10, 900, 1000 !Secant coefficient of thermal expansion [1/°C] MPDATA,ALPX,Cu, 1, 1.6312E-05, 1.7368E-05, 1.8131E-05 MPDATA,ALPX,Cu, 4, 1.8737E-05, 1.9283E-05, 2.0036E-05 MPDATA,ALPX,Cu, 7, 2.1019E-05, 2.2150E-05, 2.3343E-05 MPDATA,ALPX,Cu, 10, 2.4515E-05, 2.5582E-05 !-------------------------------------------------------------------------------!ELASTIC MODULUS ! ! Reference: - below 300K N.J. Simon, E.S. Drexler, R.P. Reed, ! NIST Monograph 177, Properties of Copper ! and Copper Alloys at Cryogenic Temperatures (1992); ! - above 300K H.M. Ledbetter, J. Phys. Chem. Reference Data, ! ! vol 6, p1181 (1977). Composition: - high purity ! ! Note: ! - annealed; - 2% error, data above 300K was multiplied ! by 0.975 to match the low teperature data; ! - dynamic method; ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 20, 252 100 MPTEMP, 4, 200, 300, 400 MPTEMP, 7, 500, 600, 700 MPTEMP, 10, 800, 900, 976.85 !Elastic modulus [Pa] MPDATA,EX,Cu, 1, 1.2752E+11, 1.2609E+11, 1.2150E+11 MPDATA,EX,Cu, 4, 1.1570E+11, 1.0964E+11, 1.0333E+11 MPDATA,EX,Cu, 7, 9.6757E+10, 8.9925E+10, 8.2836E+10 MPDATA,EX,Cu, 10, 7.5487E+10, 6.7880E+10, 6.1859E+10 !-------------------------------------------------------------------------------!POISSON'S RATIO ! ! Note: - calculated from E and G; ! - errors may be large; ! - values above 20°C are kept constant at 3.3507E-01 (assumption); ! - the S.I. system of units is used. !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 20, 100 MPTEMP, 4, 200, 300, 400 MPTEMP, 7, 500, 600, 700 MPTEMP, 10, 800, 900, 976.85 !Poisson's ratio MPDATA,PRXY,Cu, 1, 3.3545E-01, 3.3507E-01, 3.3507E-01 MPDATA,PRXY,Cu, 4, 3.3507E-01, 3.3507E-01, 3.3507E-01 MPDATA,PRXY,Cu, 7, 3.3507E-01, 3.3507E-01, 3.3507E-01 MPDATA,PRXY,Cu, 10, 3.3507E-01, 3.3507E-01, 3.3507E-01 B.5 Grafite ATJ – M29C_ATJ.mac Autore: Ing. Mattia Manzolaro – I. N. F. N. Laboratori di Legnaro /prep7 C_ATJ=29 !Material number in the ANSYS library MPDELE,all,C_ATJ !------------------------------------------------------!ELECTRICAL RESISTIVITY ! !NOTE 1 - Data are taken from: !R.E. Taylor, F.E. Davis and R.W. Powell, High Temperatures-High Pressures, v1, !p663 (1969). ! !NOTE 2 - values over 2126.9°C are calculated by linear extrapolation. ! !NOTE 3 - 5% error; National Carbon Co. 253 ! !NOTE 4 - the S.I. system of units is used. !------------------------------------------------------!Temperature table [°C] MPTEMP ! erase previous table MPTEMP, 1, 727., 800., 900., MPTEMP, 4, 1000., 1100., 1200., MPTEMP, 7, 1300., 1400., 1500., MPTEMP, 10, 1600., 1700., 1800., MPTEMP, 13, 1900., 2000., 2100., MPTEMP, 16, 2126., 2200., 2300., MPTEMP, 19, 2400., !Electrical resistivity table [ohm m] MPDATA,RSVX , C_ATJ , 1, 6.6151E-06, 6.7224E-06, 6.8702E-06, MPDATA,RSVX , C_ATJ , 4, 7.0193E-06, 7.1698E-06, 7.3215E-06, MPDATA,RSVX , C_ATJ , 7, 7.4746E-06, 7.6290E-06, 7.7847E-06, MPDATA,RSVX , C_ATJ , 10, 7.9417E-06, 8.1001E-06, 8.2598E-06, MPDATA,RSVX , C_ATJ , 13, 8.4208E-06, 8.5831E-06, 8.7468E-06, MPDATA,RSVX , C_ATJ , 16, 8.7909E-06, 8.9105E-06, 9.0742E-06, MPDATA,RSVX , C_ATJ , 19, 9.2379E-06, !-----------------------------------------------------------------!THERMAL CONDUCTIVITY ! !NOTE 1 - Data are taken from: !R.E. Taylor, F.E. Davis and R.W. Powell, High Temperatures-High Pressures, !v1, p663 (1969). ! !NOTE 2 - thermal conductivity is strongly dependent on impurities. ! !NOTE 3 - 5% error; National Carbon Co. ! !NOTE 4 - the S.I. system of units is used. !-----------------------------------------------------------------!Temperature table [°C] MPTEMP ! erase previous table MPTEMP, 1, 1227., 1300., 1400., MPTEMP, 4, 1500., 1600., 1700., MPTEMP, 7, 1800., 1900., 2000., MPTEMP, 10, 2100., 2127., !Thermal conductivity table [W/m°C] 254 MPDATA,KXX , C_ATJ , 1, 5.6386E+01, 5.4953E+01, 5.3090E+01, MPDATA,KXX , C_ATJ , 4, 5.1337E+01, 4.9695E+01, 4.8163E+01, MPDATA,KXX , C_ATJ , 7, 4.6743E+01, 4.5433E+01, 4.4233E+01, MPDATA,KXX , C_ATJ , 10, 4.3145E+01, 4.2871E+01, !-----------------------------------------------------------!EMISSIVITY (hemispherical total emissivity) ! !NOTE 1 - Data are taken from: !L. Biasetto, M. Manzolaro, A. Andrighetto Emissivity measurements !of opaque gray bodies up to 2000°C by a dual-frequency pyrometer (2008) ! !NOTE 2 - Isotropic graphite 2114 (unpolished) !-----------------------------------------------------------!Temperature table [°C] MPTEMP ! erase previous table MPTEMP, 1, 1270, 1380, 1450, MPTEMP, 4, 1560, 1660, 1775, MPTEMP, 7, 1870, 1970, !Emissivity table [-] MPDATA,EMIS , C_ATJ , 1, 0.815, 0.820, 0.825, MPDATA,EMIS , C_ATJ , 4, 0.835, 0.840, 0.845, MPDATA,EMIS , C_ATJ , 7, 0.850, 0.855 !-----------------------------------------------------------------!DENSITY ! !NOTE 1 - UCAR "Tecnical Data Sheet: 31": Grade ATJ Isomolded Graphite. ! !NOTE 2 - the S.I. system of units is used. !-----------------------------------------------------------------!Temperature table [°C] MPTEMP ! erase previous table MPTEMP, 1, 20., !Density table [kg/m^3] MPDATA,DENS , C_ATJ , 1, 1.76E+03, !-----------------------------------------------------------------!SPECIFIC HEAT ! !NOTE 1 - Data are taken from: !UCAR Data Sheet (file "UCAR_vol.2.pdf") !------------------------------------------------------------------ 255 MPTEMP ! erase previous table MPTEMP, 1, 0., MPTEMP, 4, 1500., 500., 1000., 2000., 2500., !Specific heat table [J/kg°C] MPDATA,C , C_ATJ , 1, 600, 1550, 1800, MPDATA,C , C_ATJ , 4, 1900, 2000, 2000, !-----------------------------------------------------------------!COEFFICIENT OF THERMAL EXPANSION ! !NOTE 1 - Data are taken from: !Thermophysical Properties of Matter, v13, Y.S. Touloukian, R.K. !Kirby, R.E. Taylor & T.Y.R. Lee, 1977, IFI/Plenum, NY, NY. ! !NOTE 2 - Orientation: with grain ! !NOTE 3 - 10% error; National Carbon Co.. ! !NOTE 4 - the S.I. system of units is used. !-----------------------------------------------------------------!Temperature table [°C] MPTEMP ! erase previous table MPTEMP, 1, 20., 100., 500., MPTEMP, 4, 1000., 1500., 1600., MPTEMP, 7, 1700., 1800., 1900., MPTEMP, 10, 2000., 2100., 2200., MPTEMP, 13, 2300., 2400., 2500., MPTEMP, 16, 2600., 2700., 2800., !Secant coefficient of thermal expansion [1/°C] MPDATA,ALPX , C_ATJ , 1, 2.2162E-06, 2.4088E-06, 3.2597E-06, MPDATA,ALPX , C_ATJ , 4, 4.1250E-06, 4.8376E-06, 4.9649E-06, MPDATA,ALPX , C_ATJ , 7, 5.0872E-06, 5.2044E-06, 5.3162E-06, MPDATA,ALPX , C_ATJ , 10, 5.4224E-06, 5.5227E-06, 5.6165E-06, MPDATA,ALPX , C_ATJ , 13, 5.7034E-06, 5.7828E-06, 5.8539E-06, MPDATA,ALPX , C_ATJ , 16, 5.9159E-06, 5.9681E-06, 6.0096E-06, !--------------------------------------------------------------------------!ELASTIC MODULUS ! !NOTE 1 - Data are taken from: !UCAR "Tecnical Data Sheet: 31": Grade ATJ Isomolded Graphite ! !NOTE 2 - the S.I. system of units is used. 256 !--------------------------------------------------------------------------!Temperature table [°C] MPTEMP ! erase previous table MPTEMP, 1, 20., !Elastic modulus [Pa] MPDATA,EX , C_ATJ , 1, 9.8E+09, !-------------------------------------------------------------------------!POISSON'S RATIO ! !NOTE 1 - No data available: !To perform thermo-structural analysis we assign the "reasonable" value of 0.3. !-------------------------------------------------------------------------!Temperature table [°C] MPTEMP ! erase previous table MPTEMP, 1, 20., !Poisson's ratio [-] MPDATA,PRXY , C_ATJ B.6 , 1, 3.0E-01, Lega di titanio Ti6Al4V – M30Ti6Al4V.mac Autore: Mirko Libralato Ti6Al4V=30 !material property in the Ansys library MPDELE,ALL,Ti6Al4V !-----------------------------------------!c: electrical resistivity !Reference: -E23RMI Titanium Co., 1000 Warren Ave., Niles Ohio, 44446, USA !Note: -bal. Ti, 6 Al, 4 V (wt%) ! -average values for milled annealed or solution treated and aged material ! -data below -18C was multiplied by 0.98 !c: temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1 , 0 , 50 , 100 MPTEMP, 4 , 150 , 200 , 250 MPTEMP, 7 , 300 , 350 , 400 MPTEMP, 10 , 450 , 500 , 550 MPTEMP, 13 , 600 , 648 MPDATA,RSVX,Ti6Al4V, 1 , 1.64377E-06 , 1.68711E-06 , 1.72954E-06 MPDATA,RSVX,Ti6Al4V, 4 , 1.77076E-06 , 1.81056E-06 , 1.84875E-06 MPDATA,RSVX,Ti6Al4V, 7 , 1.88514E-06 , 1.91956E-06 , 1.95181E-06 !Electrical resistivity table [ohm m] 257 MPDATA,RSVX,Ti6Al4V, 10 , 1.98176E-06 , 2.00941E-06 MPDATA,RSVX,Ti6Al4V, 13 , 2.05880E-06 , 2.08104E-06 , 2.03493E-06 !-----------------------------------------!c: thermal conductivity !Reference: -O. Umezawa and K. Ishikawa, Cryogenics, v32(10), p873 (1992) ! -Deem, H.W., Wood, W.D. and Lucks, C.F., Trans. Metall. Soc., AIME, v212, p520-3, 1958 !Note: -bal. Ti, 6 Al, 4 V (wt%) ! -mill-annealed ! -data between 60 and 38C was extrapolated ! -above 38C 5% error, larger at lower temperatures !c: temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1 , 0 , 50 , 100 MPTEMP, 4 , 150 , 200 , 250 MPTEMP, 7 , 300 , 350 , 400 MPTEMP, 10 , 450 , 500 , 537 !Thermal conductivity table [W/m °C] MPDATA,KXX,Ti6Al4V, 1 , 7.03445E+00 , 7.21862E+00 , 7.60653E+00 MPDATA,KXX,Ti6Al4V, 4 , 8.10920E+00 , 8.68550E+00 , 9.31823E+00 MPDATA,KXX,Ti6Al4V, 7 , 9.99706E+00 , 1.07084E+01 , 1.14321E+01 MPDATA,KXX,Ti6Al4V, 10 , 1.21452E+01 , 1.28322E+01 , 1.33279E+01 !-----------------------------------------!c: hemispherical total emissivity !Reference: -A. Sala, Radiant Properties on Materials, PWN - Polish Scientific Publisher, Elsevier, 1986 !Note: -value for titanium-aluminium alloy ! -surface polished !c: temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1 , 100 , 300 , MPTEMP, 4 , 700 , 900 , , 500 !Hemispherical total emissivity table [ - ] MPDATA,EMIS,Ti6Al4V, 1 , 1.10000E-01 , 1.50000E-01 MPDATA,EMIS,Ti6Al4V, 4 , 2.22000E-01 , 2.66000E-01 1.84000E-01 !-----------------------------------------!c: density !Reference: -RMI Titanium Co., 1000 Warren Ave., Niles Ohio, 44446, USA ! -NIST, Physical and Chemical Properties Division, Cryogenics Technologies Group ! http://cryogenics.nist.gov/ !Note: -bal. Ti, 6 Al, 4 V (wt%) !c: temperature table [°C] MPTEMP MPTEMP, 258 !erase previous table 1 , 0 , 50 , 100 MPTEMP, 4 , 150 , 200 , 250 MPTEMP, 7 , 300 , 350 , 400 MPTEMP, 10 , 450 , 500 , 550 MPTEMP, 13 , 600 , 650 , 700 MPTEMP, 16 , 750 MPDATA,DENS,Ti6Al4V, 1 , 4.43258E+03 , 4.42665E+03 , 4.42054E+03 MPDATA,DENS,Ti6Al4V, 4 , 4.41430E+03 , 4.40792E+03 , 4.40141E+03 MPDATA,DENS,Ti6Al4V, 7 , 4.39477E+03 , 4.38800E+03 , 4.38112E+03 !Density table [kg/m^3] MPDATA,DENS,Ti6Al4V, 10 , 4.37419E+03 , 4.36722E+03 , 4.36026E+03 MPDATA,DENS,Ti6Al4V, 13 , 4.35331E+03 , 4.34632E+03 , 4.33918E+03 MPDATA,DENS,Ti6Al4V, 16 , 4.33165E+03 !-----------------------------------------!c: specific heat !Reference: -W.T. Ziegler and J.C. Mullins, Georgia Inst. Technology, Final Rept., ! Proj. No. A-504, p1-54, (1961) ! -A. Cezairrliyan, J.L. McClure and R. Taylor, J. Research National Bureau of Standards A, ! 81A(2/3), p251 (1977) !Note: -bal. Ti, 6 Al, 4 V (wt%) ! -solution heat-treated at 1700F for 20 min, oil quenched, aged at 900F for 4 h, air cooled ! -2% error ! -extrapolated between 649C !c: temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1 , 0 , 100 , 200 MPTEMP, 4 , 300 , 400 , 500 , 800 MPTEMP, 7 , 600 , 700 MPTEMP, 10 , 900 , 1000 !Thermal conductivity table [W/m °C] MPDATA,C,Ti6Al4V, 1 , 5.25092E+02 , 5.67643E+02 , 5.98262E+02 MPDATA,C,Ti6Al4V, 4 , 6.22821E+02 , 6.42302E+02 , 6.57690E+02 MPDATA,C,Ti6Al4V, 7 , 6.69978E+02 , 6.80158E+02 , 6.89229E+02 MPDATA,C,Ti6Al4V, 10 , 6.98193E+02 , 7.08056E+02 !-----------------------------------------!c: thermal expansion !Reference: ! -Thermophysical Properties of Matter, v12, Y.S. Touloukian, R.K. Kirby, R.E. Taylor & P.D. Desai, 1975, IFI/Plenum, NY, NY !Note: -90 Ti, 6 Al, 4 V (wt%) ! -well annealed ! -7% error !c: temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1 , 0 , 100 , 200 MPTEMP, 4 , 300 , 400 , 500 259 MPTEMP, 7 , 600 , 700 , 800 !Coefficient of thermal expansion table [1/°C] MPDATA,ALPX,Ti6Al4V, 1 , 8.72625E-06 , 9.50266E-06 , 1.01601E-05 MPDATA,ALPX,Ti6Al4V, 4 , 1.06908E-05 , 1.10990E-05 , 1.13860E-05 MPDATA,ALPX,Ti6Al4V, 7 , 1.15506E-05 , 1.16000E-05 , 1.16000E-05 !-----------------------------------------!c: elastic modulus !Reference: -M. Fukuhara and A Sanpei, J. Materials Science Letters, vol 12, p1122 (1993) ! -RMI Titanium Co., 1000 Warren Ave., Niles Ohio, 44446, USA !Note: -bal. Ti, 6 Al, 4 V (wt%) ! -average values for milled annealed or solution treated and aged material !c: temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1 , 0 , 100 , 200 MPTEMP, 4 , 300 , 400 , 500 MPTEMP, 7 , 600 , 700 , 800 MPTEMP, 10 , 900 MPDATA,EX,Ti6Al4V, 1 , 1.11513E+11 , 1.05645E+11 , 9.97757E+10 MPDATA,EX,Ti6Al4V, 4 , 9.39066E+10 , 8.80377E+10 , 8.21687E+10 MPDATA,EX,Ti6Al4V, 7 , 7.62997E+10 , 7.04307E+10 , 6.45617E+10 MPDATA,EX,Ti6Al4V, 10 , 5.86927E+10 !Elastic modulus table [Pa] !-----------------------------------------!c: Poisson's ratio !Reference: -M. Fukuhara and A Sanpei, J. Materials Science Letters, vol 12, p1122 (1993) ! -RMI Titanium Co., 1000 Warren Ave., Niles Ohio, 44446, USA !Note: -bal. Ti, 6 Al, 4 V (wt%) ! -calculated from E and G ! -errors may be large !c: temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1 , 0 , 100 , 200 MPTEMP, 4 , 300 , 400 , 500 MPTEMP, 7 , 600 , 700 , 800 MPTEMP, 10 , 900 MPDATA,PRXY,Ti6Al4V, 1 , 4.03610E-01 , 4.03527E-01 , 4.03415E-01 MPDATA,PRXY,Ti6Al4V, 4 , 4.03274E-01 , 4.03105E-01 , 4.02906E-01 MPDATA,PRXY,Ti6Al4V, 7 , 4.02680E-01 , 4.02424E-01 , 4.02140E-01 MPDATA,PRXY,Ti6Al4V, 10 , 4.01827E-01 !Poisson's ratio table 260 B.7 Molibdeno - M30Mo.mac Creato da Nicola Baccini !PREP7 Mo=30 !material number in the ANSYS library MPDELE,ALL,Mo !******************************************************************************** !ELECTRICAL RESISTIVITY !Reference: P.D. Desai, T.K. Chu, H.M. James and C.Y. Ho, J. !Phys. Ref. Data, vol 13, no. 4, p1069 (1984) !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400, MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700, MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000, MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300, !Electrical resistivity table [ohm m] MPDATA,RSVX,Mo, 1, 4.9147E-08, 7.3993E-08, 9.9298E-08, MPDATA,RSVX,Mo, 4, 1.2505E-07, 1.5122E-07, 1.7780E-07, MPDATA,RSVX,Mo, 7, 2.0478E-07, 2.3214E-07, 2.5986E-07, MPDATA,RSVX,Mo, 10, 2.8792E-07, 3.1632E-07, 3.4503E-07, MPDATA,RSVX,Mo, 13, 3.7404E-07, 4.0333E-07, 4.3288E-07, MPDATA,RSVX,Mo, 16, 4.6269E-07, 4.9273E-07, 5.2299E-07, MPDATA,RSVX,Mo, 19, 5.5345E-07, 5.8410E-07, 6.1492E-07, MPDATA,RSVX,Mo, 22, 6.4589E-07, 6.7700E-07, 7.0823E-07, !******************************************************************************** !THERMAL CONDUCTIVITY !Composition: 99.95% !Note: well-annealed with residual resistivity of 0.167 uohm-cm; !error is 4% near RT, 4-10% at others !Reference: Thermophysical Properties of Matter, v1, !Y.S. Touloukian, R.W. Powell, C.Y. Ho & P.G. Klemens, 1970, IFI/Plenum, NY, NY !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, 261 MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400, MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700, MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000, MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300, !Thermal conductivity table [W/m°C] MPDATA,KXX,Mo, 1, 1.3904E+02, 1.3505E+02, 1.3106E+02, MPDATA,KXX,Mo, 4, 1.2711E+02, 1.2322E+02, 1.1944E+02, MPDATA,KXX,Mo, 7, 1.1578E+02, 1.1228E+02, 1.0895E+02, MPDATA,KXX,Mo, 10, 1.0580E+02, 1.0285E+02, 1.0012E+02, MPDATA,KXX,Mo, 13, 9.7601E+01, 9.5305E+01, 9.3229E+01, MPDATA,KXX,Mo, 16, 9.1369E+01, 8.9720E+01, 8.8270E+01, MPDATA,KXX,Mo, 19, 8.7006E+01, 8.5910E+01, 8.4962E+01, MPDATA,KXX,Mo, 22, 8.4138E+01, 8.3411E+01, 8.2750E+01, !******************************************************************************** !HEMISPHERICAL TOTAL EMISSIVITY !note: polished; 25% error !Reference: Thermophysical Properties of Matter, v7, !Y.S. Touloukian & D.P. DeWitt, 1970, IFI/Plenum, NY, NY !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 200, 300, 400, MPTEMP, 4, 500, 600, 700, MPTEMP, 7, 800, 900, 1000, MPTEMP, 10, 1100, 1200, 1300, MPTEMP, 13, 1400, 1500, 1600, MPTEMP, 16, 1700, 1800, 1900, MPTEMP, 19, 2000, 2100, 2200, !Emissivity table MPDATA,EMIS,Mo, 1, 6.2388E-02, 7.3011E-02, 8.3558E-02, MPDATA,EMIS,Mo, 4, 9.4030E-02, 1.0443E-01, 1.1475E-01, MPDATA,EMIS,Mo, 7, 1.2499E-01, 1.3516E-01, 1.4525E-01, MPDATA,EMIS,Mo, 10, 1.5527E-01, 1.6521E-01, 1.7508E-01, MPDATA,EMIS,Mo, 13, 1.8487E-01, 1.9459E-01, 2.0423E-01, MPDATA,EMIS,Mo, 16, 2.1379E-01, 2.2328E-01, 2.3269E-01, MPDATA,EMIS,Mo, 19, 2.4203E-01, 2.5129E-01, 2.6048E-01, !******************************************************************************** !DENSITY !calculated from the linear expansion !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP 262 !erase previous table MPTEMP, 1, 00, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400, MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700, MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000, MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300, !Density table [Kg/m^3] MPDATA,DENS,Mo, 1, 1.0203E+04, 1.0188E+04, 1.0172E+04, MPDATA,DENS,Mo, 4, 1.0156E+04, 1.0140E+04, 1.0124E+04, MPDATA,DENS,Mo, 7, 1.0107E+04, 1.0089E+04, 1.0071E+04, MPDATA,DENS,Mo, 10, 1.0052E+04, 1.0033E+04, 1.0012E+04, MPDATA,DENS,Mo, 13, 9.9907E+03, 9.9681E+03, 9.9444E+03, MPDATA,DENS,Mo, 16, 9.9194E+03, 9.8931E+03, 9.8654E+03, MPDATA,DENS,Mo, 19, 9.8362E+03, 9.8055E+03, 9.7732E+03, MPDATA,DENS,Mo, 22, 9.7392E+03, 9.7035E+03, 9.6660E+03, !******************************************************************************** !SPECIFIC HEAT !Note: for the non-superconducting state; 1.5% to 3% error !Reference: P.D. Desai, J. Phys. Chem. Ref. Data, v16(1), p91 (1987) !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP, 1, 0, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400, MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700, MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000, MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300, MPDATA,C,Mo, 1, 2.4386E+02, 2.5699E+02, 2.6611E+02, MPDATA,C,Mo, 4, 2.7284E+02, 2.7841E+02, 2.8334E+02, MPDATA,C,Mo, 7, 2.8804E+02, 2.9290E+02, 2.9817E+02, MPDATA,C,Mo, 10, 3.0406E+02, 3.1069E+02, 3.1810E+02, MPDATA,C,Mo, 13, 3.2626E+02, 3.3504E+02, 3.4426E+02, MPDATA,C,Mo, 16, 3.5363E+02, 3.6282E+02, 3.7388E+02, MPDATA,C,Mo, 19, 3.8675E+02, 4.0055E+02, 4.1529E+02, MPDATA,C,Mo, 22, 4.3128E+02, 4.4910E+02, 4.6967E+02, !Specific Heat table !******************************************************************************** !COEFFICIENT OF THERMAL EXPANSION !Note: the reference temperature is 20C; 3% error below 900K, 5% above 900K !Reference: Thermophysical Properties of Matter, v12, !Y.S. Touloukian, R.K. Kirby, R.E. Taylor & P.D. Desai, 1975, IFI/Plenum, NY, NY !******************************************************************************** 263 !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400, MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700, MPTEMP, 19, 1800, 1900, 2000, MPTEMP, 22, 2100, 2200, 2300, !Coefficient of thermal expansion table MPDATA,ALPX,Mo, 1, 4.7229E-06, 4.8771E-06, 5.0508E-06, MPDATA,ALPX,Mo, 4, 5.2420E-06, 5.4486E-06, 5.6683E-06, MPDATA,ALPX,Mo, 7, 5.8990E-06, 6.1386E-06, 6.3849E-06, MPDATA,ALPX,Mo, 10, 6.6358E-06, 6.8732E-06, 7.1020E-06, MPDATA,ALPX,Mo, 13, 7.3632E-06, 7.6622E-06, 8.0045E-06, MPDATA,ALPX,Mo, 16, 8.3955E-06, 8.8407E-06, 9.3454E-06, MPDATA,ALPX,Mo, 19, 9.9151E-06, 1.0555E-05, 1.1271E-05, MPDATA,ALPX,Mo, 22, 1.2069E-05, 1.2952E-05, 1.3929E-05, !******************************************************************************** !ELASTIC MODULUS !Composition: commercially pure !Note: values below 298K were decreased by 2% to match the high temperature values !Reference: ASM Handbook, vol 2, 10th edition, ASM International (1992); !below 273K W. Koester, Z. Metallkde., v39(1), p1 (1948) (in German) !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400, MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700, MPTEMP, 19, 1800, 1900, MPDATA,EX,Mo, 1, 3.2827E+11, 3.2179E+11, 3.1602E+11, MPDATA,EX,Mo, 4, 3.1080E+11, 3.0596E+11, 3.0135E+11, MPDATA,EX,Mo, 7, 2.9681E+11, 2.9219E+11, 2.8731E+11, MPDATA,EX,Mo, 10, 2.8203E+11, 2.7619E+11, 2.6963E+11, MPDATA,EX,Mo, 13, 2.6218E+11, 2.5370E+11, 2.4402E+11, MPDATA,EX,Mo, 16, 2.3299E+11, 2.2044E+11, 2.0623E+11, MPDATA,EX,Mo, 19, 1.9018E+11, 1.7215E+11, !Elastic modulus table !******************************************************************************** 264 !POISSON'S RATIO !Note: calculated from E and G; errors may be large !Reference: see E and G !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 25, 100, 150, MPTEMP, 4, 200, 250, 300, MPTEMP, 7, 350, 400, 450, MPTEMP, 10, 500, 550, 600, MPTEMP, 13, 650, 700, 750, MPTEMP, 16, 800, 850, ! Poisson's ratio table MPDATA,PRXY,Mo, 1, 3.6861E-01, 3.6036E-01, 3.5627E-01, MPDATA,PRXY,Mo, 4, 3.5321E-01, 3.5112E-01, 3.4992E-01, MPDATA,PRXY,Mo, 7, 3.4955E-01, 3.4992E-01, 3.5097E-01, MPDATA,PRXY,Mo, 10, 3.5263E-01, 3.5482E-01, 3.5748E-01, MPDATA,PRXY,Mo, 13, 3.6052E-01, 3.6389E-01, 3.6749E-01, MPDATA,PRXY,Mo, 16, 3.7128E-01, 3.7516E-01, B.8 Allumina – M31Al2O3.mac Autore: Nicola Baccini !PREP7 Al2O3_XX=31 !material number in the ANSYS library MPDELE,ALL,Al2O3_XX !******************************************************************************** !THERMAL CONDUCTIVITY !Composition: 99.5 Al2O3_XX !Note: 98% dense; error is 6% from 500-1000K, 6-10% at others; alpha !Reference: Thermophysical Properties of Matter, v2, !Y.S. Touloukian, R.W. Powell, C.Y. Ho & P.G. Klemens, 1970, IFI/Plenum, NY, NY !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400, MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700, MPTEMP, 19, 1800 !Thermal conductivity table [W/m°C] 265 MPDATA,KXX,Al2O3_XX, 1, 3.9486E+01, 2.8637E+01, 2.1662E+01, MPDATA,KXX,Al2O3_XX, 4, 1.6899E+01, 1.3406E+01, 1.0908E+01, MPDATA,KXX,Al2O3_XX, 7, 9.3546E+00, 8.1919E+00, 7.3374E+00, MPDATA,KXX,Al2O3_XX, 10, 6.7210E+00, 6.2846E+00, 5.9824E+00, MPDATA,KXX,Al2O3_XX, 13, 5.7812E+00, 5.6599E+00, 5.6097E+00, MPDATA,KXX,Al2O3_XX, 16, 5.6342E+00, 5.7491E+00, 5.9828E+00, MPDATA,KXX,Al2O3_XX, 19, 6.3756E+00, !******************************************************************************** !HEMISFERICAL TOTAL EMISSIVITY !Composition: 52,9 Al, 47,1 O (wt%) !Note: sapphire; depends on purity; alpha !Reference: R.J. Tiernan and J.E. Saunders, J. Applied Physics, v 64(2), p459 (1988) !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 750, 800, 850, MPTEMP, 4, 900, 950, 1000, MPTEMP, 7, 1050, 1100, 1150, MPTEMP, 10, 1200, MPDATA,EMIS,Al2O3_XX, 1, 2.6511E-01, 2.5020E-01, 2.3588E-01, MPDATA,EMIS,Al2O3_XX, 4, 2.2216E-01, 2.0903E-01, 1.9649E-01, MPDATA,EMIS,Al2O3_XX, 7, 1.8454E-01, 1.7319E-01, 1.6243E-01, MPDATA,EMIS,Al2O3_XX, 10, 1.5227E-01, !Emissivity table [-] !******************************************************************************** !ELECTRICAL RESISTIVITY !Composition: !Note: !Reference: !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 500, 600, MPTEMP, 4, 700, 800, 900, MPTEMP, 7, 1000, 1100, 1200, MPTEMP, 10, 1300 !Electrical resistivity table [Kg/m^3] MPDATA,RSVX,Al2O3_XX, 1, 1E+14, 5.012E+13, 2.09E+13, MPDATA,RSVX,Al2O3_XX, 4, 1.585E+13, 1.7380E+12, 7.586E+10, MPDATA,RSVX,Al2O3_XX, 7, 1.38E+09, 5.012E+07, 3.02E+06, MPDATA,RSVX,Al2O3_XX, 10, 2.884E+05, !******************************************************************************** !DENSITY !Composition: 52,9 Al, 47,1 O (wt%) !Note: alpha !Reference: calculated from the linear expansion 266 !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400, MPTEMP, 16, 1500, 1600, !Density table [Kg/m^3] MPDATA,DENS,Al2O3_XX, 1, 3.9896E+03, 3.9826E+03, 3.9745E+03, MPDATA,DENS,Al2O3_XX, 4, 3.9656E+03, 3.9560E+03, 3.9460E+03, MPDATA,DENS,Al2O3_XX, 7, 3.9356E+03, 3.9250E+03, 3.9142E+03, MPDATA,DENS,Al2O3_XX, 10, 3.9032E+03, 3.8922E+03, 3.8810E+03, MPDATA,DENS,Al2O3_XX, 13, 3.8696E+03, 3.8579E+03, 3.8459E+03, MPDATA,DENS,Al2O3_XX, 16, 3.8333E+03, 3.8201E+03, !******************************************************************************** !SPECIFIC HEAT !Composition: 52,9 Al, 47,1 O (wt%) !Note: less than 1% error; alpha !Reference: D.A. Archer, J. Phys. Chem. Ref. Data, v22(6), p1441 (1993) !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400, MPTEMP, 16, 1500, 1600, 1700, MPTEMP, 19, 1800, 1900, !Specific Heat table MPDATA,C,Al2O3_XX, 1, 7.1784E+02, 9.0600E+02, 1.0187E+03, MPDATA,C,Al2O3_XX, 4, 1.0885E+03, 1.1357E+03, 1.1701E+03, MPDATA,C,Al2O3_XX, 7, 1.1948E+03, 1.2157E+03, 1.2336E+03, MPDATA,C,Al2O3_XX, 10, 1.2493E+03, 1.2634E+03, 1.2762E+03, MPDATA,C,Al2O3_XX, 13, 1.2883E+03, 1.2998E+03, 1.3110E+03, MPDATA,C,Al2O3_XX, 16, 1.3220E+03, 1.3329E+03, 1.3435E+03, MPDATA,C,Al2O3_XX, 19, 1.3537E+03, 1.3633E+03, !******************************************************************************** !COEFFICIENT OF THERMAL EXPANSION !Composition: 52,9 Al, 47,1 O (wt%) !Note: the reference temperature is 20C; 3% error; alpha !Reference: Thermophysical Properties of Matter, v13, !Y.S. Touloukian, R.K. Kirby, R.E. Taylor & T.Y.R. Lee, 1977, IFI/Plenum, NY, NY !******************************************************************************** 267 !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 0, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, MPTEMP, 13, 1200, 1300, 1400, MPTEMP, 16, 1500, 1600, !Coefficient of thermal expansion table MPDATA,ALPX,Al2O3_XX, 1, 5.0548E-06, 6.8436E-06, 7.4041E-06, MPDATA,ALPX,Al2O3_XX, 4, 7.7599E-06, 8.1000E-06, 8.4243E-06, MPDATA,ALPX,Al2O3_XX, 7, 8.7329E-06, 9.0257E-06, 9.3027E-06, MPDATA,ALPX,Al2O3_XX, 10, 9.5640E-06, 9.8095E-06, 1.0039E-05, MPDATA,ALPX,Al2O3_XX, 13, 1.0253E-05, 1.0452E-05, 1.0634E-05, MPDATA,ALPX,Al2O3_XX, 16, 1.0801E-05, 1.0952E-05, !******************************************************************************** !ELASTIC MODULUS !Composition: 52,9 Al, 47,1 O (wt%) !Note: average of hot-pressed (from Avco) and sintered samples (from GE), ! >99% pure, >99% dense; the modulus decreases by approx. 5% per 1% of density; ! dynamic method; alpha !Reference: N. Soga and O.L. Anderson, J. American Ceramic Society, v49(7), p355, (1966) !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP !erase previous table MPTEMP, 1, 50, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, MPDATA,EX,Al2O3_XX, 1, 3.9110E+11, 3.8866E+11, 3.8373E+11, MPDATA,EX,Al2O3_XX, 4, 3.7874E+11, 3.7368E+11, 3.6855E+11, MPDATA,EX,Al2O3_XX, 7, 3.6336E+11, 3.5811E+11, 3.5278E+11, MPDATA,EX,Al2O3_XX, 10, 3.4740E+11, 3.4194E+11, 3.3642E+11, !Elastic modulus table !******************************************************************************** !POISSON'S RATIO !Composition: 52,9 Al, 47,1 O (wt%) !Note: calculated from E and G; errors may be large; alpha !Reference: see E and G !******************************************************************************** !Temperature table [°C] MPTEMP 268 !erase previous table MPTEMP, 1, 50, 100, 200, MPTEMP, 4, 300, 400, 500, MPTEMP, 7, 600, 700, 800, MPTEMP, 10, 900, 1000, 1100, !Poisson's ratio table B.9 MPDATA,PRXY,Al2O3_XX, 1, 2.2849E-01, 2.2932E-01, 2.3093E-01, MPDATA,PRXY,Al2O3_XX, 4, 2.3249E-01, 2.3401E-01, 2.3547E-01, MPDATA,PRXY,Al2O3_XX, 7, 2.3689E-01, 2.3825E-01, 2.3957E-01, MPDATA,PRXY,Al2O3_XX, 10, 2.4084E-01, 2.4205E-01, 2.4322E-01, Lega di alluminio – M34Al6082.mac Autore: Mirko Libralato !University of Padova !Phone: +39 3348246350 !e-mail: [email protected] !Reference: software CES 2007 EDUPACK !Ver. 1.0 - 30 Oct 2008 !------------------------------------------------------------------------------!PREP7 Al6082=34 !material number in the ANSYS library MPDELE,ALL,Al6082 !-------------------------------------------------------------------------------!ELECTRICAL RESISTIVITY !------------------------------------------------------------------------------MP,RSVX,Al6082,0.0041E-05 ![ohm.m] !-------------------------------------------------------------------------------!THERMAL CONDUCTIVITY !------------------------------------------------------------------------------MP,KXX,Al6082,0.0167E+04 ![W/m.K] !-------------------------------------------------------------------------------!EMISSIVITY (pure aluminum) ! Note: electropolished ! Reference: K.G. Ramanathan, S.H. Yen and E.A. Estalote, ! Applied Optics, vol 11, p2810 (1970) !-------------------------------------------------------------------------------em_Al6082=0.1 ! at 50°C 269 MP,EMIS,Al6082,em_Al6082 !-------------------------------------------------------------------------------!DENSITY !-------------------------------------------------------------------------------MP,DENS,Al6082,2700 ![kg/m^3] !-------------------------------------------------------------------------------!SPECIFIC HEAT !-------------------------------------------------------------------------------MP,C,Al6082,900 ![J/kg.K] !-------------------------------------------------------------------------------!THERMAL EXPANSION COEFFICIENT !-------------------------------------------------------------------------------MP,ALPX,Al6082,0.0231E-03 ![1/°C] !-------------------------------------------------------------------------------!ELASTIC MODULUS !-------------------------------------------------------------------------------MP,EX,Al6082,7.2000E+08 ![Pa] !-------------------------------------------------------------------------------!POISSON'S RATIO !-------------------------------------------------------------------------------MP,PRXY,Al6082,0.33 270 Appendice C Listati dei comandi impiegati per l’analisi elettro-termostrutturale sulla sorgenti di ionizzazione descritte al capitolo 3 e 4 C.1 Analisi di convergenza Per ciascun componente della sorgente di ionizzazione EBPIS si è stabilito una dimensione di partenza dell’elemento; si è poi fatto variare il fattore di miglioramento della mesh k tra il valore 1 e 1.75 ottenendo la dimensione della mesh per le varie prove nel seguente modo: AESIZE _ USATA = AESIZE _ BASE K Nella seguente tabella sono indicati le dimensioni di elemento per ciascun componente della sorgente. k=1 COMPONENTE k=1,25 k=1,5 k=1,75 AESIZE BASe [m] MESH USATA [m] MESH USED [m] MESH USATA [m] MESH USATA [m] Mo end_flange 0,0018 0,0018 0,0014 0,0012 0,0010 Ta cathode 0,0021 0,0021 0,0017 0,0014 0,0012 W anode_grid 0,0020 0,0020 0,0016 0,0013 0,0011 Mo anode_tube 0,0028 0,0028 0,0022 0,0019 0,0016 Mo anode_support_tube 0,0028 0,0028 0,0022 0,0019 0,0016 Mo anode_heat_shield_1 0,0023 0,0023 0,0018 0,0015 0,0013 Mo retainer_nut 0,0030 0,0030 0,0024 0,0020 0,0017 Graphite support_housing_flange 0,0650 0,0650 0,0520 0,0433 0,0371 Graphite support_housing 0,0500 0,0500 0,0400 0,0333 0,0286 Ta transfer_line 0,0020 0,0020 0,0016 0,0013 0,0011 Ta extract_aperture 0,0025 0,0025 0,0020 0,0017 0,0014 271 Di seguito sono riportate le mesh usate al variare del fattore di affinamento della mesh k. Come si è potuto vedere dai grafici sottostanti è possibile apprezzare un buon livello di convergenza di temperatura raggiunto passando da k=1 a k=1.25. Si è ottenuta così la mesh capace di fornire la convergenza della temperatura e della tensione con il minimo valore del tempo di calcolo (CP time); tale mesh è stata usata per le analisi elettrotermiche della sorgente di ionizzazione ed è stata poi ulteriormente affinata allo scopo di ottenere la mesh strutturale. 272 Vengono riportati i diagrammi di convergenza ottenuti per la definizione della mesh termoelettrica. 273 Grafici dell’andamento di temperatura sul catodo,sulla linea di trasferimento e sull’anodo al variare del fattore di affinamento della mesh k. 274 Lo stesso procedimento è stato utilizzato anche per la sorgente MK5 C.2 Programma APDL Viene di seguito riportato l’APDL per l’analisi elettro-termica preliminare della sorgente MK5; viene invece omesso il listato per la stessa analisi effettuato con la sorgente EBPIS: le uniche varianti sono il modello FEM da importare e le macrodei materiali che per questa sorgente sono invece il tantalio (M26Ta), il molibdeno (M30Mo), la grafite (M29C_ATJ) e il tungsteno (M25W). Potenzialità di calcolo processore: 2.9GHz (Dual core) Memoria RAM disponibile: 3GB Tempo di calcolo approssimato: 19h 14’ !<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><> !Created by: !ANDREA BARALDO !Phone: +39 3479983380 !e-mail: [email protected] ! [email protected] !<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><> !TITLE: PLASMA ION SOURCE - MK5 !-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------/PREP7 Tconstr=25 Iline=300 K=1.25 FINISH !enters the model creation preprocessor !temperature constraint [°C] !electrical current [A] !Mesh refinement factor used !---select a title for the analysis--/TITLE,PLASMA ION SOURCE - MK5 /FILENAME, MK5_CURR_VECT /CONFIG,NRES,100000 /PREP7 ET,1,SOLID69 !c: material properties definition by macros !c: Ta M26Ta !c: Graphite M29C_ATJ !c: Mo M30Mo FINISH !c: geometry import /AUX15 !assigns values to ANSYS configuration parameters !enters the model creation preprocessor !defines a local element type !calls the macro !calls the macro !calls the macro !exits normally from a processor !enters the IGES file transfer processor 275 IOPTN,IGES,NODEFEAT IOPTN,MERGE,YES IOPTN,SOLID,YES IOPTN,SMALL,YES IOPTN,GTOLER,0.00001 IGESIN,'MK5_IS','igs' FINISH !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !Transfer IGES data from a file into Ansys !exits normally from a processor /PREP7 VLSCALE,ALL,,,0.001,0.001,0.001,,0,1 ADELE,145,148,1,1 LDELE,547,552,1 LDELE,537,542,1 VDELE,14,15,1,1 VGLUE,2,16 VSEL,U,,,14,15,1 VGLUE,ALL NUMCMP,VOLU NUMCMP,AREA NUMCMP,LINE NUMCMP,KP !enters the model creation preprocessor !generates a scaled set of volumes from a pattern of volumes !deletes unmeshed areas !deletes unmeshed lines !c: Volume MESHING TYPE,1 MSHAPE,1,3D shape to be used for meshing MSHKEY,0 used to mesh a model !c: Graphite support MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,14 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0075/K LSEL,S,,,273,296,1 LSEL,A,,,310,333,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,14 ALLSEL !c: Ta cathode MESH MAT,Ta VSEL,S,,,12 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0021/K LSEL,S,,,1,4,3 LSEL,A,,,7,8,1 LSEL,A,,,49,50,1 LSEL,A,,,53,56,3 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 LSEL,S,,,27,29,1 LSEL,A,,,32 LESIZE,ALL,,,12,,,,,1 LSEL,S,,,9 LSEL,A,,,12,14,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,12 ALLSEL !c: Graphite anode_grid MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,6 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0024/K LSEL,S,,,457,518,1 LSEL,A,,,523,584,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,6 276 !deletes unmeshed volumes !generates new volumes by "gluing" volumes !selects a subset of volumes !compressed entity number !sets the element type attribute pointer !for elements that support multiple shapes, specifies the element !specifies whether free meshing or mapped meshing should be !sets the element material attribute pointer !Selects a subset of volumes !selects all entities with a single command !specifies the element size to be meshed onto areas !Selects a subset of lines !specifies the divisions and spacing ratio on unmeshed lines !generates nodes and volume elements within volumes !selects all entities with a single command ALLSEL !c: Mo anode_body MESH MAT,Mo VSEL,S,,,5 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0042/K LSEL,S,,,129,130,1 LSEL,A,,,143,146,3 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,5 ALLSEL !c: Mo cathode_support MESH MAT,Mo VSEL,S,,,11 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0045/K VMESH,11 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 2 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.003/K LSEL,S,,,193,194,1 LSEL,A,,,197,198,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 ALLSEL VMESH,1 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 1 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,7 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.003/K LSEL,S,,,185,186,1 LSEL,A,,,189,190,1 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 ALLSEL VMESH,7 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 3 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,8 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0028/K LSEL,S,,,201,202,1 LSEL,A,,,205,206,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,8 ALLSEL !c: Mo cathode_screen MESH MAT,Mo VSEL,S,,,10 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0036/K VMESH,10 ALLSEL !c: Mo centering_bush MESH MAT,Mo VSEL,S,,,13 ALLSEL,BELOW,VOLU 277 AESIZE,ALL,0.0027/K LSEL,S,,,259,262,1 LSEL,A,,,243,246,1 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 VMESH,13 ALLSEL !c: Mo thermal_exterior_screen MESH MAT,Mo VSEL,S,,,2,4,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0055/K LSEL,S,,,391,392,1 LSEL,A,,,395,396,1 LSEL,A,,,415,416,1 LSEL,A,,,419,420,1 LSEL,A,,,439,440,1 LSEL,A,,,443,444,1 LESIZE,ALL,,,16,,,,,1 VMESH,2,4,1 ALLSEL !c: Ta transfer_line MESH MAT,Ta VSEL,S,,,9 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0021/K LSEL,S,,,90,93,3 LSEL,A,,,96,98,2 LESIZE,ALL,,,10,,,,,,1 LSEL,S,,,99,102,1 LESIZE,ALL,,,5,,,,,1 VMESH,9 ALLSEL !-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: defining the Radiating Surfaces (Radiosity Solver Method - SINGLE-OPEN-ENCLOSURE) !c: Ta cathode Radiating Surfaces VSEL,S,,,12 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,25,28,1 !Selects a subset of areas ASEL,U,AREA,,33,35,1 ASEL,U,AREA,,112 ASEL,U,AREA,,219 ASEL,U,AREA,,49,51,1 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 !specifies surface loads on the selected areas ALLSEL !c: Graphite anode_grid Radiating Surfaces VSEL,S,,,6 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,1,2,1, SFA,ALL,,RDSF,-C_ATJ,1 ALLSEL !c: Mo anode_body Radiating Surfaces VSEL,S,,,5 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,1,4,1 ASEL,U,AREA,,95 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Ta cathode_SUPPORT Radiating Surfaces VSEL,S,,,11 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,45,49,1 ASEL,U,AREA,,37,39,2 ASEL,U,AREA,,43 278 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 2 Radiating Surfaces VSEL,S,,,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,5,8,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 1 Radiating Surfaces VSEL,S,,,7 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,16 ASEL,U,AREA,,11,14,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 3 Radiating Surfaces VSEL,S,,,8 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,18,21,1 ASEL,U,AREA,,24 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo cathode_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,10 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,139,140,1 ASEL,U,AREA,,137,138,1 ASEL,U,AREA,,24,29,5 ASEL,U,AREA,,23 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo centering_bush Radiating Surfaces VSEL,S,,,13 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,5,8,1 ASEL,U,AREA,,24 ASEL,U,AREA,,11,14,1 ASEL,U,AREA,,18,21,1 ASEL,U,AREA,,132,133,1 ASEL,U,AREA,,63,64,1 ASEL,U,AREA,,121,123,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Graphite support Radiating Surfaces VSEL,S,,,14 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,132,133,1 ASEL,U,AREA,,64 ASEL,U,AREA,,153 SFA,ALL,,RDSF,-C_ATJ,1 ALLSEL !c: Mo thermal_exterior_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,2 ALLSEL,BELOW,VOLU SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_exterior_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,3 ALLSEL,BELOW,VOLU SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 279 ALLSEL !c: Mo thermal_exterior_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,4 ALLSEL,BELOW,VOLU SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo transfer_line Radiating Surfaces VSEL,S,,,9 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,25,28,1 ASEL,U,AREA,,33 ASEL,U,AREA,,219 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: SPACE Temperature definition (open enclosure) SPCTEMP,1,Tconstr !defines a free-space ambient temperature for radiation using the Radiosity method [°C] !c: defining Solution Options STEF,5.67e-8 RADOPT,0.5,0.006,,5000 TOFFST,273.15 !specifies Stefan-Boltzmann radiation constant [W/(m^2*K^4)] !specifies Gauss-Seidel Radiosity Solver options !specifies the temperature offset from absolute zero to zero [°C] !c: defining View Factor Options HEMIOPT,100 VFOPT,OFF !specifies options for Hemicube view factor calculation !specifies options for view factor file TUNIF,Tconstr !assigns a uniform temperature to all nodes [°C] !------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------VSEL,S,VOLU,,5,6,1 NSLV,S,1 !selects those nodes associated with the selected volumes D,ALL,VOLT,150 !Defines degree-of-freedom constraints at nodes DA,153,VOLT,0 !defines DOF constraints on areas [V] !c: power generation - Joule effect / current load for the main clamp [A] ASEL,S,AREA,,219 !selects a subset of areas NSLA,S,1 !selects those nodes associated with the selected areas cp,1,volt,all !defines (or modifies) a set of coupled degrees of freedom ni=ndnext(0) !c: master node definition *DIM,I_s,TABLE,21,1,1,TIME !c:defines an array parameter and its dimensions *SET,I_s(1,0),0 !c: time [s] *SET,I_s(1,1),0 !c: I_s [A] *SET,I_s(2,0),1 *SET,I_s(2,1),50 *SET,I_s(3,0),5000 *SET,I_s(3,1),50 *SET,I_s(4,0),5001 *SET,I_s(4,1),100 *SET,I_s(5,0),10000 *SET,I_s(5,1),100 *SET,I_s(6,0),10001 *SET,I_s(6,1),150 *SET,I_s(7,0),15000 *SET,I_s(7,1),150 *SET,I_s(8,0),15001 *SET,I_s(8,1),200 *SET,I_s(9,0),20000 *SET,I_s(9,1),200 *SET,I_s(10,0),20001 *SET,I_s(10,1),250 *SET,I_s(11,0),25000 *SET,I_s(11,1),250 *SET,I_s(12,0),25001 *SET,I_s(12,1),300 280 *SET,I_s(13,0),30000 *SET,I_s(13,1),300 *SET,I_s(14,0),30001 *SET,I_s(14,1),350 *SET,I_s(15,0),35000 *SET,I_s(15,1),350 *SET,I_s(16,0),35001 *SET,I_s(16,1),400 *SET,I_s(17,0),40000 *SET,I_s(17,1),400 *SET,I_s(18,0),40001 *SET,I_s(18,1),450 *SET,I_s(19,0),45000 *SET,I_s(19,1),450 *SET,I_s(20,0),45001 *SET,I_s(20,1),500 *SET,I_s(21,0),50000 *SET,I_s(21,1),500 F,ni,AMPS,%I_s% ALLSEL,ALL !c: Specifies force loads at nodes FINISH !---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: SOLVER /SOLU !Enters the solution processor SOLCONTROL,ON !specifies whether to use optimized nonlinear solution defaults !and some enhanced internal solution algorithms ANTYPE,TRANS !specifies the analysis type and restart status AUTOTS,1 !specifies whether to use automatic time stepping or load stepping KBC,1 !specifies stepped or ramped loading within a load step DELTIM,0.05,0.01,600 !specifies the time step sizes to be used for this load step OUTRES,NSOL,ALL !controls the solution data written to the database TIME,50000 !sets the time for a load step SOLVE !starts a solution SAVE,,,,ALL !saves all current database information FINISH C.3 Listato dei comandi per l’analisi elettro-termo-strutturale Il seguente APDL si riferisce all’analisi elettro-termo-strutturale della sorgente MK5 con transfer line incastrata. Potenzialità di calcolo processore: 2GHz (Dual core) Memoria RAM disponibile: 2.5GB Tempo di calcolo approssimato: ~12giorni !<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><> !Created by: !ANDREA BARALDO !Phone: +39 3479983380 !e-mail: [email protected] ! [email protected] !<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><> 281 !TITLE: PLASMA ION SOURCE - MK5-electro-termal-structural /PREP7 Tconstr=50 k=1.25 !enters the model creation preprocessor !temperature constraint [°C] !Mesh refinement factor used !---select a title for the analysis--/TITLE,PLASMA ION SOURCE - MK5 /FILENAME,MK5_ETS_MFS /CONFIG,NRES,100000 /PREP7 !assigns values to ANSYS configuration parameters !enters the model creation preprocessor ET,1,SOLID69 !c: material properties definition by macros !c: Ta M26Ta !calls the macro !c: Graphite M29C_ATJ !calls the macro !c: Mo M30Mo !calls the macro !c: Alumina M31Al2O3_XX !c: geometry import 282 FINISH /AUX15 IOPTN,IGES,NODEFEAT IOPTN,MERGE,YES IOPTN,SOLID,YES IOPTN,SMALL,YES IOPTN,GTOLER,0.00001 !exits normally from a processor !enters the IGES file transfer processor !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model IGESIN,'mk5_asm','igs' FINISH /PREP7 !Transfer IGES data from a file into Ansys !exits normally from a processor !enters the model creation preprocessor LDELE,727,729,2,1 !Delete unmeshed lines VLSCALE,ALL,,,0.001,0.001,0.001,,0,1 !Generates a scaled set of volumes from a pattern of volumes ADELE,22 ADELE,251,256,1,1 ADELE,289,292,1,1 LDELE,946,951,1,1 LDELE,742,747,1,1 LDELE,726,728,2,1 LDELE,738,741,1,1 !Delete unmeshed areas VSEL,U,,,9,11,1 VGLUE,ALL ALLSEL !Selects a subset of volumes !Generates new volumes by “gluing” volumes !selects all entities with a single command NUMCMP,VOLU NUMCMP,AREA NUMCMP,LINE NUMCMP,KP !compressed entity number VGEN,2,ALL,,,0,0,0,,1 !c: Volume MESHING TYPE,1 MSHAPE,1,3D !copy geometry !sets the element type attribute pointer !for elements that support multiple shapes, specifies the element shape MSHKEY,0 mesh a model !c: Ta cathode MESH MAT,Ta VSEL,S,,,22 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0021/k LSEL,S,,,7,9,1 LSEL,A,,,1,4,3 LSEL,A,,,12,14,1 LSEL,A,,,21,27,3 LSEL,A,,,28,29,1 LSEL,A,,,32 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 LSEL,S,,,98,101,3 LSEL,A,,,104,106,2 LESIZE,ALL,,,5,,,,,1 LSEL,S,,,51,54, LSEL,A,,,57,58,1 LSEL,A,,,25,26,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,22 ALLSEL !to be used for meshing !specifies whether free meshing or mapped meshing should be used to !sets the element material attribute pointer !selects a subset of volumes !selects all entities with a single command !specifies the element size to be meshed onto areas !Selects a subset of volumes !Specifies the divisions and spacing ratio on unmeshed lines !generates nodes and volume elements within volumes !selects all entities with a single command !c: Graphite anode_grid MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0024/k LSEL,S,,,137,198,1 LSEL,A,,,203,264,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,1 ALLSEL !c: Mo anode_body MESH MAT,Mo VSEL,S,,,23 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.003/K LSEL,S,,,123,124,1 LSEL,A,,,115,117,2 LSEL,A,,,126,127,1 LSEL,A,,,119,120,1 LSEL,A,,,129,132,1 LSEL,A,,,330,331,1 LSEL,A,,,333,336,1 LSEL,A,,,327,328,1 LSEL,A,,,445,449,4 LSEL,A,,,438,439,1 LSEL,A,,,415,416,1 LSEL,A,,,419,427,1 LSEL,A,,,429,433,1 LSEL,A,,,455,456,1 LSEL,A,,,459,460,1 LSEL,A,,,823,826,3 LSEL,A,,,911,914,3 LSEL,A,,,999,1002,3 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 ASEL,S,,,38 ASEL,A,,,131 AESIZE,ALL,0.0016 VMESH,23 ALLSEL !c: Mo cathode_support MESH 283 MAT,Mo VSEL,S,,,18 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,362,363,1 LSEL,A,,,365,367,1 LSEL,A,,,359,360,1 LSEL,A,,,368 LSEL,A,,,371,372,1 LSEL,A,,,374,375,1 LSEL,A,,,377,382,1 LSEL,A,,,384,385,1 LSEL,A,,,387,390,1 LESIZE,ALL,,,4,,,,,1 AESIZE,ALL,0.0045/k VMESH,18 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 1 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,10 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.003/k LSEL,S,,,1101,1102,1 LSEL,A,,,1105,1106,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,10 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 2 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,5 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.003/k LSEL,S,,,1093,1094,1 LSEL,A,,,1097,1098,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,5 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 3 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,9 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0028/k LSEL,S,,,1085,1086,1 LSEL,A,,,1089,1090,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,9 ALLSEL !c: Mo cathode_screen MESH MAT,Mo VSEL,S,,,13 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0036/k VMESH,13 ALLSEL !c: Mo centering_bush MESH MAT,Mo VSEL,S,,,25 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0027/k LSEL,S,,,537,540,1 LSEL,A,,,554,557,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,25 ALLSEL 284 !c: Graphite support MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,17 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.007/k LSEL,S,,,587,588,1 LSEL,A,,,599,600,1 LSEL,A,,,579,580,1 LSEL,A,,,606,607,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 LSEL,S,,,583,584,1 LSEL,A,,,574,578,4 LSEL,A,,,595,598,3 LSEL,A,,,601,602,1 LESIZE,ALL,,,4,,,,,1 VMESH,17 ALLSEL !c: Mo thermal_exterior_screen MESH MAT,Mo VSEL,S,,,2,4,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0055/k LSEL,S,,,635,636,1 LSEL,A,,,639,640,1 LSEL,A,,,659,660,1 LSEL,A,,,664,665,1 LSEL,A,,,703,704,1 LSEL,A,,,709,710,1 LESIZE,ALL,,,16,,,,,1 LSEL,S,,,621,622,1 LSEL,A,,,644,645,1 LSEL,A,,,652,653,1 LSEL,A,,,674,675,1 LSEL,A,,,693,694,1 LESIZE,ALL,,,12,,,,,1 LSEL,S,,,679,680,1 LSEL,A,,,684,686,2 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 VMESH,2,4,1 ALLSEL !c: Ta transfer_line MESH MAT,Ta VSEL,S,,,12 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,98,101,3 LSEL,A,,,104,106,2 LESIZE,ALL,,,5,,,,,1 LSEL,S,,,1113,1114,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 AESIZE,ALL,0.0021/k VMESH,12 ALLSEL !c: Al2O3_XX Anode Isolator MESH MAT,Al2O3_XX VSEL,S,,,6,8,1 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,1021,1022,1 LSEL,A,,,1027,1028,1 LSEL,A,,,845,846,1 LSEL,A,,,851,852,1 LSEL,A,,,933,934,1 LSEL,A,,,939,940,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 AESIZE,ALL,0.001 285 VMESH,6,8,1 ALLSEL !c: Mo Outlet MESH MAT,Mo VSEL,S,,,11 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,461,462,1 LSEL,A,,,471,472,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 AESIZE,ALL,0.002 VMESH,11 ALLSEL !c: Mo Bush MESH MAT,Mo VSEL,S,,,14,16,1 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,832,833,1 LSEL,A,,,837,840,1 LSEL,A,,,920,921,1 LSEL,A,,,925,928,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 LSEL,S,,,841,842,1 LSEL,A,,,929,930,1 LESIZE,ALL,,,4,,,,,1 LSEL,S,,,1008,1009,1 LSEL,A,,,1013,1016,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 LSEL,S,,,1017,1018,1 LESIZE,ALL,,,4,,,,,1 AESIZE,ALL,0.00065 VMESH,14,16,1 ALLSEL !c: Mo Isolator support MESH MAT,Mo VSEL,S,,,19,21,1 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,861,862,1 LSEL,A,,,900,901,1 LSEL,A,,,898,899,1 LSEL,A,,,891,893,2 LSEL,A,,,843,844,1 LSEL,A,,,886,888,1 LSEL,A,,,896 LSEL,A,,,988,989,1 LSEL,A,,,949,950,1 LSEL,A,,,931,932,1 LSEL,A,,,986,987,1 LSEL,A,,,974,976,1 LSEL,A,,,979,981,2 LSEL,A,,,984 LSEL,A,,,1037,1038,1 LSEL,A,,,1076,1077,1 LSEL,A,,,1067,1069,2 LSEL,A,,,1019,1020,1 LSEL,A,,,1074,1075,1 LSEL,A,,,1062,1064,1 LSEL,A,,,1072 LESIZE,ALL,,,16,,,,,1 AESIZE,ALL,0.001 VMESH,19,21,1 ALLSEL !c: Graphite Support Bush MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,24 286 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,711,742,1 LSEL,A,,,749,756,1 LSEL,A,,,763,786,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 LSEL,S,,,744 LSEL,A,,,746,748,1 LESIZE,ALL,,,18,,,,,1 AESIZE,ALL,0.0065/k VMESH,24 ALLSEL !------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: defining the Radiating Surfaces (Radiosity Solver Method - SINGLE-OPEN-ENCLOSURE) !c: Ta cathode Radiating Surfaces VSEL,S,,,22 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,39,42,1 ASEL,U,AREA,,249,252,3 ASEL,U,AREA,,47 ASEL,U,AREA,,160,161,1 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !specifies surface loads on the selected areas !c: Graphite anode_grid Radiating Surfaces VSEL,S,,,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,170,171,1, SFA,ALL,,RDSF,-C_ATJ,1 ALLSEL !c: Mo anode_body Radiating Surfaces VSEL,S,,,23 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,170,171,1 ASEL,U,AREA,,58,61,1 ASEL,U,AREA,,66,69,1 ASEL,U,AREA,,50,53,1 ASEL,U,AREA,,33,36,1 ASEL,U,AREA,,57,73,8 ASEL,U,AREA,,38 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Ta cathode_SUPPORT Radiating Surfaces VSEL,S,,,18 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,48,49,1 ASEL,U,AREA,,97,100,1 ASEL,U,AREA,,249 ASEL,U,AREA,,93,96,1 ASEL,U,AREA,,87,90,1 ASEL,U,AREA,,103,104,1 ASEL,U,AREA,,31 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 2 Radiating Surfaces VSEL,S,,,5 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,1,4,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 1 Radiating Surfaces VSEL,S,,,10 ALLSEL,BELOW,VOLU 287 ASEL,U,AREA,,31 ASEL,U,AREA,,26,29,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 3 Radiating Surfaces VSEL,S,,,9 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,19,22,1 ASEL,U,AREA,,24 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo cathode_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,13 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,48,49,1 ASEL,U,AREA,,160,161,1 ASEL,U,AREA,,252 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo centering_bush Radiating Surfaces VSEL,S,,,25 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,103,104,1 ASEL,U,AREA,,1,4,1 ASEL,U,AREA,,19,22,1 ASEL,U,AREA,,26,29,1 ASEL,U,AREA,,24,84,60 ASEL,U,AREA,,78,81,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Graphite support Radiating Surfaces VSEL,S,,,17 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,78,81,1 ASEL,U,AREA,,74,77,1 ASEL,U,AREA,,84 SFA,ALL,,RDSF,-C_ATJ,1 ALLSEL !c: Mo thermal_exterior_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,2 ALLSEL,BELOW,VOLU SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_exterior_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,3 ALLSEL,BELOW,VOLU SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_exterior_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,4 ALLSEL,BELOW,VOLU SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo transfer_line Radiating Surfaces VSEL,S,,,12 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,39,42,1 ASEL,U,AREA,,47 ASEL,U,AREA,,493 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 288 ALLSEL !c: Al2O3 anode isolator Radiating Surfaces VSEL,S,,,6,8,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,8,9,1 ASEL,U,AREA,,12,13,1 ASEL,U,AREA,,16,17,1 SFA,ALL,,RDSF,-Al2O3_XX,1 ALLSEL !c: Mo outlet Radiating Surfaces VSEL,S,,,11 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,33,36,1 ASEL,U,AREA,,38 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo bush Radiating Surfaces VSEL,S,,,14,16,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,8,16,4 ASEL,U,AREA,,50,53,1 ASEL,U,AREA,,58,61,1 ASEL,U,AREA,,66,69,1 ASEL,U,AREA,,457,460,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo isolator support Radiating Surfaces VSEL,S,,,19,21,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,87,90,1 ASEL,U,AREA,,97,100,1 ASEL,U,AREA,,93,96,1 ASEL,U,AREA,,9,17,4 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Graphite support bush Radiating Surfaces VSEL,S,,,24 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,74,77,1 ASEL,U,AREA,,85 ASEL,U,AREA,,344 ASEL,U,AREA,,371,378,1 SFA,ALL,,RDSF,-C_ATJ,1 ALLSEL !----------------------------TUNIF,Tconstr !Assigns a uniform temperature to all nodes VSEL,S,VOLU,,14 VSEL,A,VOLU,,1,11,10 VSEL,A,VOLU,,23 NSLV,S,1 D,ALL,VOLT,150 !Select those nodes associated with the selected volumes !Defines degree-of-freedom constraints at nodes DA,344,VOLT,0 DA,344,TEMP,Tconstr !defines DOF constraints on areas [V] !defines DOF constraints on areas [Temp] !c: power generation - Joule effect / current load for the main clamp [A] ASEL,S,AREA,,493 !selects a subset of areas NSLA,S,1 !selects those nodes associated with the selected areas cp,1,volt,all !defines (or modifies) a set of coupled degrees of freedom ni=ndnext(0) !c: master node definition *DIM,I_s,TABLE,15,1,1,TIME !c:defines an array parameter and its dimensions 289 *SET,I_s(1,0),0 *SET,I_s(1,1),0 !c: time [s] !c: I_s [A] *SET,I_s(2,0),1 *SET,I_s(2,1),50 *SET,I_s(3,0),5000 *SET,I_s(3,1),50 *SET,I_s(4,0),5001 *SET,I_s(4,1),100 *SET,I_s(5,0),10000 *SET,I_s(5,1),100 *SET,I_s(6,0),10001 *SET,I_s(6,1),150 *SET,I_s(7,0),15000 *SET,I_s(7,1),150 *SET,I_s(8,0),15001 *SET,I_s(8,1),200 *SET,I_s(9,0),20000 *SET,I_s(9,1),200 *SET,I_s(10,0),20001 *SET,I_s(10,1),250 *SET,I_s(11,0),25000 *SET,I_s(11,1),250 *SET,I_s(12,0),25001 *SET,I_s(12,1),300 *SET,I_s(13,0),30000 *SET,I_s(13,1),300 *SET,I_s(14,0),30001 *SET,I_s(14,1),350 *SET,I_s(15,0),35000 *SET,I_s(15,1),350 F,ni,AMPS,%I_s% ALLSEL,ALL !c: Specifies force loads at nodes FINISH !--------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: STRUCTURAL MODEL !-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------/PREP7 !c: element type ET,2,SOLID92 !defines a local element type !-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: create mesh TYPE,2 !sets the element type attribute pointer MSHAPE,1,3D !1-mesh with tetrahedral-shaped elements when Dimension=3D MSHKEY,0 !c: Ta cathode MESH MAT,Ta VSEL,S,,,47 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0012 ASEL,S,,,893,896,1 ASEL,A,,,880,885,1 AESIZE,ALL,0.0003 ASEL,S,,,870,871,1 290 !0-use free meshing !sets the element material attribute pointer !selects a subset of volumes !selects all entities with a single command !specifies the element size to be meshed onto areas ASEL,A,,,872,873,1 AESIZE,ALL,0.00065 ASEL,S,,,892 ASEL,A,,,669,671,2 ASEL,A,,,666,668,2 ASEL,A,,,874,875,1 AESIZE,ALL,0.0008 VMESH,47 ALLSEL !c: Graphite anode_grid MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,26 ALLSEL,BELOW,VOLU ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0014 ASEL,S,,,498,559,1 AESIZE,ALL,0.0002 VMESH,26 ALLSEL !c: Mo anode_body MESH MAT,Mo VSEL,S,,,48 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.001 ASEL,S,,,685,686,1 ASEL,A,,,688,690,1 ASEL,A,,,703,704,1 ASEL,A,,,706,708,1 ASEL,A,,,721,722,1 ASEL,A,,,724,726,1 ASEL,A,,,899,900,1 ASEL,A,,,909,915 AESIZE,ALL,0.0005 ASEL,S,,,657 ASEL,A,,,908 AESIZE,ALL,0.0003 VMESH,48 ALLSEL !c: Mo cathode_support MESH MAT,Mo VSEL,S,,,43 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,1785,1788,1 LSEL,A,,,1771,1774,1 LSEL,A,,,1765,1766,1 LSEL,A,,,1756,1759,3 LSEL,A,,,1768,1769,1 LSEL,A,,,1746,1751,5 LSEL,A,,,1781,1784,1 LSEL,A,,,1752,1755,1 LESIZE,ALL,,,5,,,,,1 AESIZE,ALL,0.0018 VMESH,43 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 1 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,35 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0018 LSEL,S,,,1492,1493,1 LSEL,A,,,1502,1503,1 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 VMESH,35 ALLSEL 291 !c: Mo thermal_screen 2 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,30 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0018 LSEL,S,,,1404,1405,1 LSEL,A,,,1414,1415,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,30 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 3 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,34 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0018 LSEL,S,,,1470,1471,1 LSEL,A,,,1482,1483,1 LESIZE,ALL,,,12,,,,,1 VMESH,34 ALLSEL !c: Mo cathode_screen MESH MAT,Mo VSEL,S,,,38 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0018 VMESH,38 ALLSEL !c: Mo centering_bush MESH MAT,Mo VSEL,S,,,50 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.002/1.5 LSEL,S,,,2201,2202,1 LSEL,A,,,2213,2214,1 LSEL,A,,,2199,2200,1 LSEL,A,,,2206,2208,2 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 VMESH,50 ALLSEL !c: Graphite support MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,42 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0035 LSEL,S,,,1699,1700,1 LSEL,A,,,1724,1725,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,42 ALLSEL !c: Ta transfer_line MESH MAT,Ta VSEL,S,,,37 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,1532,1535,1 LSEL,A,,,1547,1551,2 LSEL,A,,,1543 LESIZE,ALL,,,5,,,,,1 LSEL,S,,,1540,1541,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 AESIZE,ALL,0.0013 VMESH,37 292 ALLSEL !c: Al2O3 Anode Isolator MESH MAT,Al2O3_XX VSEL,S,,,31,33,1 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,1422,1423,1 LSEL,A,,,1430,1431,1 LSEL,A,,,1446,1447,1 LSEL,A,,,1438,1439,1 LSEL,A,,,1462,1463,1 LSEL,A,,,1454,1455,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 AESIZE,ALL,0.0006 VMESH,31,33,1 ALLSEL !c: Mo Outlet MESH MAT,Mo VSEL,S,,,36 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,1510,1511,1 LSEL,A,,,1524,1525,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 AESIZE,ALL,0.0011 VMESH,36 ALLSEL !c: Mo Bush MESH MAT,Mo VSEL,S,,,39,41,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0005 ASEL,S,,,733,734,1 ASEL,A,,,697,698,1 ASEL,A,,,715,716,1 AESIZE,ALL,0.00025 ASEL,S,,,735,736,1 ASEL,A,,,699,700,1 ASEL,A,,,717,718,1 AESIZE,ALL,0.0002 VMESH,39,41,1 ALLSEL !c: Mo Isolator support MESH MAT,Mo VSEL,S,,,44,46,1 ALLSEL,BELOW,VOLU LSEL,S,,,1429,1421,1 LSEL,A,,,1436,1437,1 LSEL,A,,,1452,1453,1 LSEL,A,,,1811,1812,1 LSEL,A,,,1841,1843,1 LSEL,A,,,1846,1850,4 LSEL,A,,,1852,1854,1 LSEL,A,,,1867,1868,1 LSEL,A,,,1897,1899,1 LSEL,A,,,1902,1906,4 LSEL,A,,,1908,1910,2 LSEL,A,,,1923,1924,1 LSEL,A,,,1953,1955,2 LSEL,A,,,1958 LSEL,A,,,1962,1966,2 LESIZE,ALL,,,12,,,,,1 AESIZE,ALL,0.0006 VMESH,44,46,1 ALLSEL !c: Graphite Support Bush MESH MAT,C_ATJ 293 VSEL,S,,,49 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0045 ASEL,S,,,923,946,1 AESIZE,ALL,0.003 ASEL,S,,,947,954,1 AESIZE,ALL,0.0016 VMESH,49 ALLSEL !------------------------------------------------------------------------------------------------------!c:setting boundary and initial conditions !c: support bush conditions ASEL,S,AREA,,947,954,1 DA,ALL,UX,0 [UX,UY,UZ] DA,ALL,UY,0 DA,ALL,UZ,0 ALLSEL,ALL !c: transfer line conditions ASEL,S,AREA,,665 DA,ALL,UX,0 [UX,UY,UZ] DA,ALL,UY,0 DA,ALL,UZ,0 ALLSEL,ALL !selects a subset of areas !defines DOF constraints on selected areas: displacements !selects a subset of areas !defines DOF constraints on selected areas: displacements !------------------------------------------------------------------------------------------!c: setting MFS option !c: global option MFANALYSIS,ON MFINTER,NONC MFBUCKET,ON,50 !activate MFS analysis !specifies the interface load transfer interpolation option !bucket search !c:load transfer MFELEM,1,1 MFFNAME,1,TH-EL_1 MFELEM,2,2 !field #1:thermal-electric (SOLID69) !field #1 filename !field #2:structural (SOLID92) MFFNAME,2,STRUC_2 MFORDER,1,2 MFVOLUME,1,1,TEMP,2 BFE,ALL,FVIN,,1 !field #2 filename !field calculation order !coupled load !defining volume interface !-------------------------------------------------------------------------------------------- 294 !c: setting SOLUTION option FINISH /SOLU KBC,1 !exits normally from a processor !enters the solution processor !specifies stepped or ramped loading within a load step !c: setting time loop MFTIME,35000 MFDTIME,5000 !time at end of analysis !setting time step !c:setting stagger loop MFITER,1 MFCONV,ALL,0.1 MFRELAX,ALL,1,RELX !stagger loop iteration number !coupled load tolerance !field transfer relaxation parameter !c:setting field loop !c:structural field TREF,20 !reference temperature for thermal strain ANTYPE,STATIC OUTRES,NSOL,ALL NSUBST,1 MFCMMAND,2,STRUC_2,CMD MFCLEAR,SOLU !static analysis for this field !save nodal results for all substep !single step !write field analysis option !clear analysis option !c:thermal-electric field ANTYPE,TRANS OUTPR,ERASE OUTRES,ERASE OUTRES,NSOL,ALL !transient analysis for this field !resets OUTPR specifications to their default values !resets OUTRES specifications to their default values !save nodal results for all substep !c: setting Radiosity Solver solution option SPCTEMP,1,Tconstr STEF,5.67e-8 TOFFST,273.15 !define space temperature !specifies Stefan-Boltzmann radiation constant [W/(m^2*K^4)] !temperature offset to have results in °C !c: setting view factor option RADOPT ,0.5,0.006,,5000 HEMIOPT,100 AUTOTS,ON DELTIM,0.05,0.01,1500 MFCMMAND,1,TH-EL_1,CMD MFCLEAR,SOLU !specifies Gauss-Seidel Radiosity Solver options !specifies options for Hemicube view factor calculation !use automatic time stepping !specifies the time step sizes to be used for this load step !write field analysis option !clear analysis option SOLVE FINISH !---------------------------------------------------------------!c: save database SAVE,,,,ALL !starts a solution !saves all current database information C.4 APDL per il modello FEM utilizzato per il confronto con i dati sperimentali Viene ora riportato il listato APDL dei comandi per il modello FEM utilizzato per il confronto con i dati sperimentali; ci si riferisce solo al caso con carico di corrente applicato di 300A. Per gli altri valori basterà soltanto modificare il valore di corrente. !<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><>< !Created by: !ANDREA BARALDO !Phone: +39 3479983380 !e-mail: [email protected] ! [email protected] !<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><>< !TITLE: PLASMA ION SOURCE - MK5 !@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ /PREP7 !enters the model creation preprocessor Tconstr=50 !temperature constraint [°C] !Iline=300 !electrical current [A] K=1.25 FINISH !---select a title for the analysis--/TITLE,MK5_electro_thermal /FILENAME, MK5_WITH_CONNECTION /CONFIG,NRES,100000 !assigns values to ANSYS configuration parameters 295 /PREP7 !enters the model creation preprocessor ET,1,SOLID69 !c: material properties definition by macros !c: Ta M26Ta !calls the macro !c: Graphite M29C_ATJ !calls the macro !c: Al2O3 M31Al2O3_XX !calls the macro !c: Cu M28Cu !c: geometry import FINISH /AUX15 !exits normally from a processor !enters the IGES file transfer processor IOPTN,IGES,NODEFEAT IOPTN,MERGE,YES IOPTN,SOLID,YES IOPTN,SMALL,yes IOPTN,GTOLER,0.00001 IGESIN,'MK5_WITH_CONNECTION','igs' !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !controls options relating to importing a model !Transfer IGES data from a file into Ansys FINISH /PREP7 !exits normally from a processor !enters the model creation preprocessor LDELE,727,729,2,1 VLSCALE,ALL,,,0.001,0.001,0.001,,0,1 ADELE,327,328,1,1 ADELE,289,292,1,1 ADELE,22,,,1 LDELE,946,951,1,1 LDELE,742,747,1,1 LDELE,726,728,1,1 !Delete unmeshed lines !Generates a scaled set of volumes from a pattern of volumes !Delete unmeshed areas VGLUE,ALL NUMCMP,VOLU NUMCMP,AREA NUMCMP,LINE NUMCMP,KP !Generates new volumes by “gluing” volumes !compressed entity number !c: Volume MESHING TYPE,1 MSHAPE,1,3D MSHKEY,0 mesh a model !c: Graphite ANODE_GRID MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0021/K LSEL,S,,,137,198,1 LSEL,A,,,203,264,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,1 ALLSEL !c: Ta cathode MESH MAT,Ta 296 !sets the element type attribute pointer !for elements that support multiple shapes, specifies the element shape !to be used for meshing !specifies whether free meshing or mapped meshing should be used to !sets the element material attribute pointer !selects a subset of volumes !selects all entities with a single command !specifies the element size to be meshed onto areas !selects a subset of volumes !Specifies the divisions and spacing ratio on unmeshed lines !generates nodes and volume elements within volumes !selects all entities with a single command VSEL,S,,,25 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0021/K LSEL,S,,,51,52,1 LSEL,A,,,57,58,1 LSEL,A,,,25,26,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 LSEL,S,,,1,4,3 LSEL,A,,,7,9,1 LSEL,A,,,12,14,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 LSEL,S,,,32 LSEL,A,,,27,29,1 LESIZE,ALL,,,12,,,,,1 VMESH,25 ALLSEL !c: Graphite SUPPORT MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,20 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0075/K LSEL,S,,,629,630,1 LSEL,A,,,602,603,1 LSEL,A,,,610,611,1 LSEL,A,,,622,623,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 LSEL,S,,,618,621,3 LSEL,A,,,624,625,1 LSEL,A,,,606,607,1 LSEL,A,,,597,601,4 LESIZE,ALL,,,4,,,,,1 VMESH,20 ALLSEL !c: Ta anode_body MESH MAT,Ta VSEL,S,,,27 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0042/K LSEL,S,,,134 LSEL,A,,,328 LSEL,A,,,330,331,1 LSEL,A,,,334,335,1 LSEL,A,,,337,338,1 LSEL,A,,,340,343,1 LSEL,A,,,346,347,1 LSEL,A,,,349,350,1 LSEL,A,,,352,355,1 LSEL,A,,,439,442.3 LSEL,A,,,450,452,2 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 LSEL,S,,,934,937,3 LSEL,A,,,1022,1025,3 LSEL,A,,,444,446,2 LSEL,A,,,447,448,1 LSEL,A,,,454,456,2 LSEL,A,,,478,479,1 LSEL,A,,,482,483,1 LSEL,A,,,846,849,3 LESIZE,ALL,,,12,,,,,1 ASEL,S,,,46 AESIZE,ALL,0.001 VMESH,27 ALLSEL !selects a subset of areas !c: Ta cathode_support MESH MAT,Ta 297 VSEL,S,,,21 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0045/K LSEL,S,,,374,378,4 LSEL,A,,,381,382,1 LSEL,A,,,384,387,1 LSEL,A,,,390,391,1 LSEL,A,,,393,394,1 LSEL,A,,,396,401,1 LSEL,A,,,403,404,1 LSEL,A,,,406,409,1 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 VMESH,21 ALLSEL !c: Ta thermal_screen 1 MESH MAT,Ta VSEL,S,,,12 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.003/K LSEL,S,,,1128,1129,1 LSEL,A,,,1124,1125,1 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 ALLSEL VMESH,12 ALLSEL !c: Ta thermal_screen 1 MESH MAT,Ta VSEL,S,,,5 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.003/K LSEL,S,,,1116,1117,1 LSEL,A,,,1120,1121,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,5 ALLSEL !c: Ta thermal_screen 3 MESH MAT,Ta VSEL,S,,,11 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0028/K LSEL,S,,,1108,1109,1 LSEL,A,,,1112,1113,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,11 ALLSEL !c: Ta cathode_screen MESH MAT,Ta VSEL,S,,,14 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0032/K VMESH,14 ALLSEL !c: Ta centering_bush MESH MAT,Ta VSEL,S,,,29 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0024/K LSEL,S,,,560,563,1 LSEL,A,,,577,580,1 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 VMESH,29 ALLSEL 298 !c: Ta thermal_exterior_screen MESH MAT,Ta VSEL,S,,,2,4,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0055/K LSEL,S,,,644,645,1 LSEL,A,,,667,668,1 LSEL,A,,,697,698,1 LSEL,A,,,675,676,1 LSEL,A,,,716,717,1 LESIZE,ALL,,,12,,,,,1 LSEL,S,,,702,703,1 LSEL,A,,,707,709,2 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 LSEL,S,,,658,659,1 LSEL,A,,,662,663,1 LSEL,A,,,682,683,1 LSEL,A,,,687,688,1 LSEL,A,,,726,727,1 LSEL,A,,,732,733,1 LESIZE,ALL,,,16,,,,,1 VMESH,2,4,1 ALLSEL !c: Ta transfer_line MESH MAT,Ta VSEL,S,,,16 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0021/K LSEL,S,,,119,122,1 LSEL,A,,,124,125,1 LSEL,A,,,114,115,1 LESIZE,ALL,,,5,,,,,,1 LSEL,S,,,1135,1136,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,16 ALLSEL !c: Ta IS_connection MESH MAT,Ta VSEL,S,,,26 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0024 LSEL,S,,,111,112,1 LSEL,A,,,117,118,1 LSEL,A,,,1174,1180,6 LSEL,A,,,1157,1162,5 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 LSEL,S,,,1168,1169,1 LSEL,A,,,1152,1155,1 LSEL,A,,,1159,1160,1 LESIZE,ALL,,,5,,,,,1 VMESH,26 ALLSEL !c: Cu IS_cLAMP MESH MAT,Cu VSEL,S,,,9,10,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0046 LSEL,S,,,1254,1255,1 LSEL,A,,,1268,1269,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,9,10,1 ALLSEL !c: Cu is_TIP MESH MAT,Cu VSEL,S,,,15 299 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0046 LSEL,S,,,1234,1235,1 LSEL,A,,,1242,1243,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,15 ALLSEL !c: Grafite support_bush MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,28 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0065/K LSEL,S,,,734,765,1 LSEL,A,,,772,809,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,,1 VMESH,28 ALLSEL !c: Ta bUSH MESH MAT,Ta VSEL,S,,,17,19,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.00065 LSEL,S,,,1031,1032,1 LSEL,A,,,1036,1039,1 LSEL,A,,,943,944,1 LSEL,A,,,948,951,1 LSEL,A,,,860,862,2 LSEL,A,,,855,856,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,17,19,1 ALLSEL !c: Al2O3 isolator MESH MAT,Al2O3_XX VSEL,S,,,6,8,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0007 LSEL,S,,,868,869,1 LSEL,A,,,874,875,1 LSEL,A,,,956,957,1 LSEL,A,,,962,963,1 LSEL,A,,,1044,1045,1 LSEL,A,,,1050,1051,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,6,8,1 ALLSEL !c: Ta isolator_support MESH MAT,Ta VSEL,S,,,22,24,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.001 LSEL,S,,,804,805,1 LSEL,A,,,909,911,1 LSEL,A,,,914,916,2 LSEL,A,,,919 LSEL,A,,,921,924,1 LSEL,A,,,972,972,1 LSEL,A,,,997,999,1 LSEL,A,,,1002,1004,2 LSEL,A,,,1007 LSEL,A,,,1009,1012,1 LSEL,A,,,1060,1061,1 LSEL,A,,,1085,1087,1 LSEL,A,,,1090,1092,2 300 LSEL,A,,,1097,1100,1 LESIZE,ALL,,,16,,,,,1 VMESH,22,24,1 ALLSEL !c: Ta Outlet MESH MAT,Ta VSEL,S,,,13 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.002 LSEL,S,,,494,495,1 LSEL,A,,,484,485,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,13 ALLSEL !-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: defining the Radiating Surfaces (Radiosity Solver Method - SINGLE-OPEN-ENCLOSURE) !c: Ta cathode Radiating Surfaces VSEL,S,,,25 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,54,55,1 ASEL,U,AREA,,52,56,4 ASEL,U,AREA,,61 ASEL,U,AREA,,265,268,3 ASEL,U,AREA,,176,177,1 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !specifies surface loads on the selected areas !c: Graphite anode_grid Radiating Surfaces VSEL,S,,,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,186,187,1, SFA,ALL,,RDSF,-C_ATJ,1 ALLSEL !c: Ta anode_body Radiating Surfaces VSEL,S,,,27 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,186,187,1 ASEL,U,AREA,,69,73,1 ASEL,U,AREA,,62,65,1 ASEL,U,AREA,,77,81,1 ASEL,U,AREA,,41,44,1 ASEL,U,AREA,,85 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Ta cathode_SUPPORT Radiating Surfaces VSEL,S,,,21 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,47,48,1 ASEL,U,AREA,,109,112,1 ASEL,U,AREA,,265 ASEL,U,AREA,,99,102,1 ASEL,U,AREA,,105,108,1 ASEL,U,AREA,,115,116,1 ASEL,U,AREA,,39 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Ta thermal_screen 1 Radiating Surfaces VSEL,S,,,12 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,34,36,1 301 ASEL,U,AREA,,39 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Ta thermal_screen 2 Radiating Surfaces VSEL,S,,,5 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,1,4 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Ta thermal_screen 3 Radiating Surfaces VSEL,S,,,11 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,27,30,1 ASEL,U,AREA,,32 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Ta cathode_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,14 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,47,48,1 ASEL,U,AREA,,176,177,1 ASEL,U,AREA,,268 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Ta centering_bush Radiating Surfaces VSEL,S,,,29 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,1,4,1 ASEL,U,AREA,,32 ASEL,U,AREA,,27,30,1 ASEL,U,AREA,,34,36,1 ASEL,U,AREA,,115,116,1 ASEL,U,AREA,,90,93,1 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Graphite support Radiating Surfaces VSEL,S,,,20 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,96,97,1 ASEL,U,AREA,,86,93,1 SFA,ALL,,RDSF,-C_ATJ,1 ALLSEL !c: Ta thermal_exterior_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,2 ALLSEL,BELOW,VOLU SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Ta thermal_exterior_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,3 ALLSEL,BELOW,VOLU SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Ta thermal_exterior_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,4 ALLSEL,BELOW,VOLU SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Ta transfer_line Radiating Surfaces VSEL,S,,,16 302 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,61 ASEL,U,AREA,,51,56,1 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Ta IS_connection Radiating Surfaces VSEL,S,,,26 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,19,23,4 ASEL,U,AREA,,51,53,2 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Cu IS_clamp Radiating Surfaces VSEL,S,,,9,10,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,19,23,4 ASEL,U,AREA,,20,24,4 ASEL,U,AREA,,550 SFA,ALL,,RDSF,-Cu,1 ALLSEL !c: Cu IS_tip Radiating Surfaces VSEL,S,,,15 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,20,24,4 ASEL,U,AREA,,542 ASEL,U,AREA,,544,546,1 SFA,ALL,,RDSF,-Cu,1 ALLSEL !c: Graphite support_bush Radiating Surfaces VSEL,S,,,28 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,97 ASEL,U,AREA,,387,394,1 ASEL,U,AREA,,360 SFA,ALL,,RDSF,-C_ATJ,1 ALLSEL !c: Ta bush Radiating Surfaces VSEL,S,,,17,19,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,62,65,1 ASEL,U,AREA,,8,16,4 ASEL,U,AREA,,69,73,1 ASEL,U,AREA,,79,81,1 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL !c: Al2O3 insulator Radiating Surfaces VSEL,S,,,6,8,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,12,13,1 ASEL,U,AREA,,8,9,1 ASEL,U,AREA,,16,17,1 SFA,ALL,,RDSF,-Al2O3_XX,1 ALLSEL !c: Ta isolator support Radiating Surfaces VSEL,S,,,22,24,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,9,17,4 ASEL,U,AREA,,99,102,1 ASEL,U,AREA,,105,112,1 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL 303 !c: Ta outlet Radiating Surfaces VSEL,S,,,13 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,41,44,1 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL ASEL,S,,,544,546,1 SFA,ALL,,CONV,8413,23.5 ALLSEL !-------------------------------------------------------------!c: SPACE Temperature definition (open enclosure) SPCTEMP,1,Tconstr !defines a free-space ambient temperature for radiation using the Radiosity method [°C] !c: defining Solution Options STEF,5.67e-8 RADOPT,0.5,0.006,,5000 TOFFST,273.15 !specifies Stefan-Boltzmann radiation constant [W/(m^2*K^4)] !specifies Gauss-Seidel Radiosity Solver options !specifies the temperature offset from absolute zero to zero [°C] !c: defining View Factor Options HEMIOPT,100 VFOPT,OFF !specifies options for Hemicube view factor calculation !specifies options for view factor file TUNIF,1150 !assigns a uniform temperature to all nodes [°C] !----------------------------!VSEL,S,VOLU,,5,6,1 !NSLV,S,1 !D,ALL,VOLT,150 DA,360,VOLT,0 DA,360,TEMP,50 !Defines degree-of-freedom constraints at nodes !defines DOF constraints on areas [V] !c: power generation - Joule effect / current load for the main clamp [A] ASEL,S,AREA,,542 !selects a subset of areas NSLA,S,1 !selects those nodes associated with the selected areas cp,1,volt,all !defines (or modifies) a set of coupled degrees of freedom ni=ndnext(0) !c: master node definition F,ni,AMPS,300 !c: Specifies force loads at nodes ALLSEL,ALL !-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: Set solution option !-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------FINISH !c: SOLVER /SOLU SOLCONTROL,ON ANTYPE,TRANS AUTOTS,1 KBC,1 DELTIM,0.05,0.01,1500 OUTRES,NSOL,ALL TIME,25000 SOLVE SAVE,,,,ALL FINISH 304 !Enters the solution processor !specifies whether to use optimized nonlinear solution defaults !and some enhanced internal solution algorithms !specifies the analysis type and restart status !specifies whether to use automatic time stepping or load stepping !specifies stepped or ramped loading within a load step !specifies the time step sizes to be used for this load step !controls the solution data written to the database !sets the time for a load step !starts a solution !saves all current database information Appendice D Listato dei comandi impiegati per l’analisi elettromagnetica sulla sorgente di ionizzazione al plasma descritta al capitolo 6 D.1 Analisi elettro-termica Di seguito viene riportato il listato dell’analisi elettro-termica della sorgente di ionizzazione descritto al capitolo 6; questo viene utilizzato per ottenere la distribuzione di potenziale elettrico: questa poi sarà usata come carico per l’analisi elettro-magnetica. Potenzialità di calcolo processore: 2GHz (Dual core) Memoria RAM disponibile: 2.5GB Tempo di calcolo approssimato: ~12h 20’ !<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><> !Created by: !ANDREA BARALDO !Phone: +39 3479983380 !e-mail: [email protected] ! [email protected] !<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><> !TITLE: PLASMA ION SOURCE - MK5 /PREP7 Tconstr=50 Iline=300 !Ttl=2000 K=1.25 FINISH !enters the Model creation preprocessor !temperature constraint [°C] !electrical current [A] !temperature constraint [°C] !---select a title for the analysis--/TITLE,MK5_electro_thermal /FILENAME, MK5_electro_thermal_2 /CONFIG,NRES,100000 !assigns values to ANSYS configuration parameters 305 /PREP7 ET,1,SOLID226 !c: material properties definition by macros !c: Ta M26Ta_mag !c: Graphite M29C_ATJ !c: Mo M30Mo !c: Allumium anticorodal M34Al6082_X !c: TiTanium M33Ti6Al4V_X !c: geometry import FINISH /AUX15 IOPTN,IGES,NODEFEAT IOPTN,MERGE,YES IOPTN,SOLID,YES IOPTN,SMALL,yes IOPTN,GTOLER,0.00001 IGESIN,'assembly_3_m','igs' FINISH /PREP7 VLASCALE,ALL,,,0.001,0.001,0.001,,0,1 ADELE,148,149,1 LDELE,1263,1266,1 LDELE,567,576,1 CYL4, , ,0.1495, , !enters the Model creation preprocessor !defines a local element type !calls the macro !calls the macro !calls the macro !calls the macro !calls the macro !exits normally from a processor !enters the IGES file transfer processor !controls options relating to importing a Model !controls options relating to importing a Model !controls options relating to importing a Model !controls options relating to importing a Model !controls options relating to importing a Model !Transfer IGES data from a file into Ansys !exits normally from a processor !enters the model creation preprocessor !generates a scaled set of volumes from a pattern of volumes !deletes unmeshed areas !deletes unmeshed lines !Creates a circular area or cylindrical volume anywhere on the working plane AGEN,2,1,,,,,0.072,0,1 ADELE,1 VEXT,2,,,,,-0.22 VSBV,17,ALL,,DELE,KEEP !Generates additional areas from a pattern of area !Generates additional volumes by extruding areas !Subtracts volumes from volumes VGLUE,ALL NUMCMP,VOLU NUMCMP,AREA NUMCMP,LINE NUMCMP,KP ALLSEL !selects all entities with a single command !c: Volume MESHING TYPE,1 MSHAPE,1,3D !sets the element type attribute pointer !for elements that support multiple shapes, specifies the element shape MSHKEY,0 mesh a model !c: Ta cathode MESH MAT,Ta VSEL,S,,,16 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0021/K LSEL,S,,,141,142,1 LSEL,A,,,115,116,1 LSEL,A,,,145,148,3 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 LSEL,S,,,91,94,3 LSEL,A,,,97,99,1 LSEL,A,,,102,104,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,16 306 !generates new volumes by "gluing" volumes !compressed entity number !specifies whether free meshing or mapped meshing should be used to !sets the element material attribute pointer !selects a subset of volumes !selects all entities with a single command !specifies the element size to be meshed onto areas !Selects a subset of lines !specifies the divisions and spacing ratio on unmeshed lines !generates nodes and volume elements within volumes ALLSEL !c: Graphite SUPPORT MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,14 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.007/K VMESH,14 ALLSEL !selects all entities with a single command !c: Mo anode_body MESH MAT,Mo VSEL,S,,,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.002 LSEL,S,,,211,214,3 LSEL,A,,,195,196,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,1 ALLSEL !c: Mo cathode_support MESH MAT,Mo VSEL,S,,,12 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0045/K VMESH,12 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 1 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,8 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.003/K LSEL,S,,,247,248,1 LSEL,A,,,251,252,1 LESIZE,ALL,,,6,,,,,1 VMESH,8 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 2 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,5 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.003/K LSEL,S,,,255,256,1 LSEL,A,,,259,260,1 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,5 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 3 MESH MAT,Mo VSEL,S,,,9 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0024/K LSEL,S,,,263,264,1 LSEL,A,,,267,268,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,9 ALLSEL !c: Mo cathode_screen MESH MAT,Mo VSEL,S,,,11 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0036/K VMESH,11 ALLSEL 307 !c: Mo centering_bush MESH MAT,Mo VSEL,S,,,17 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0027/K VMESH,17 ALLSEL !c: Ta transfer_line MESH MAT,Ta VSEL,S,,,10 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0021/K LSEL,S,,,175,176,1 LSEL,A,,,178,179,1 LSEL,A,,,181,184,1 LESIZE,ALL,,,5,,,,,,1 LSEL,S,,,381,382,1 LESIZE,ALL,,,10,,,,,1 VMESH,10 ALLSEL !c: Al6082 flange MESH MAT,Al6082_X VSEL,S,,,13 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.015 VMESH,13 ALLSEL !c: Graphite ANODE_GRID MESH MAT,C_ATJ VSEL,S,,,18 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0018/K LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,18 ALLSEL !----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: Ta cathode Radiating Surfaces VSEL,S,,,16 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,53,56,1 ASEL,U,AREA,,109,110,1 ASEL,U,AREA,,59 ASEL,U,AREA,,133,135,2 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 !specifies surface loads on the selected areas ALLSEL !c: Graphite anode_grid Radiating Surfaces VSEL,S,,,18 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,122,123,1, SFA,ALL,,RDSF,-C_ATJ,1 ALLSEL !c: Mo anode_body Radiating Surfaces VSEL,S,,,1 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,122,123,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Ta cathode_SUPPORT Radiating Surfaces VSEL,S,,,12 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,60,63,1 308 ASEL,U,AREA,,45 ASEL,U,AREA,,133,134,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 1 Radiating Surfaces VSEL,S,,,8 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,41,45,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 2 Radiating Surfaces VSEL,S,,,5 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,1,4,1 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo thermal_screen 3 Radiating Surfaces VSEL,S,,,9 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,47,50,1 ASEL,U,AREA,,52 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo cathode_screen Radiating Surfaces VSEL,S,,,11 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,60,61,1 ASEL,U,AREA,,109,110,1 ASEL,U,AREA,,135 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Mo centering_bush Radiating Surfaces VSEL,S,,,17 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,62,63,1 ASEL,U,AREA,,134 ASEL,U,AREA,,41,44,1 ASEL,U,AREA,,1,4,1 ASEL,U,AREA,,47,50,1 ASEL,U,AREA,,52,66,14 ASEL,U,AREA,,156,157,1 ASEL,U,AREA,,167 SFA,ALL,,RDSF,-Mo,1 ALLSEL !c: Graphite support Radiating Surfaces VSEL,S,,,14 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,132,133,1 ASEL,U,AREA,,66 ASEL,U,AREA,,156,157,1 ASEL,U,AREA,,167,171,4 SFA,ALL,,RDSF,-C_ATJ,1 ALLSEL !c: Mo transfer_line Radiating Surfaces VSEL,S,,,10 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,53,56,1 ASEL,U,AREA,,59 ASEL,U,AREA,,194 SFA,ALL,,RDSF,-Ta,1 ALLSEL 309 !c: flangie Radiating Surfaces VSEL,S,,,13 ALLSEL,BELOW,VOLU ASEL,U,AREA,,171,181,10 SFA,ALL,,RDSF,-Al6082_X,1 ALLSEL !----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: SPACE Temperature definition (open enclosure) SPCTEMP,1,Tconstr !defines a free-space ambient temperature for radiation using the Radiosity method [°C] !c: defining Solution Options STEF,5.67e-8 !specifies Stefan-Boltzmann radiation constant [W/(m^2*K^4)] RADOPT,0.5,0.006,,5000 !specifies Gauss-Seidel Radiosity Solver options TOFFST,273.15 !specifies the temperature offset from absolute zero to zero [°C] !c: defining View Factor Options HEMIOPT,100 !specifies options for Hemicube view factor calculation VFOPT,OFF !specifies options for view factor file TUNIF,1000 !assigns a uniform temperature to all nodes [°C] !---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------/PREP7 VSEL,S,VOLU,,1,18,17 NSLV,S,1 D,ALL,VOLT,150 !Defines degree-of-freedom constraints at nodes ALLSEL DA,181,VOLT,0 !defines DOF constraints on areas [V] !c: power generation - Joule effect / current load for the main clamp [A] ASEL,S,AREA,,194 !selects a subset of areas NSLA,S,1 !selects those nodes associated with the selected areas cp,1,volt,all !defines (or modifies) a set of coupled degrees of freedom ni=ndnext(0) !c: master node definition F,ni,AMPS,300 !specifies force loads at nodes ALLSEL !selects all entities with a single command FINISH !-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: Set solution option !-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: SOLVER /SOLU SOLCONTROL,ON internal solution algorithms ANTYPE,TRANS AUTOTS,1 KBC,1 DELTIM,0.05,0.01,1500 OUTRES,NSOL,ALL TIME,25000 SOLVE SAVE,,,,ALL FINISH 310 !Enters the solution processor !specifies whether to use optimized nonlinear solution defaults and some enhanced !specifies the analysis type and restart status !specifies whether to use automatic time stepping or load stepping !specifies stepped or ramped loading within a load step !specifies the time step sizes to be used for this load step !controls the solution data written to the database !sets the time for a load step !starts a solution !saves all current database information D.2 Analisi elettro-magnetica Viene ora riportato l’APDL da utilizzare subito dopo il precedente per eseguire l’analisi elettromagnetica. Potenzialità di calcolo processore: 2GHz (Dual core) Memoria RAM disponibile: 2.5GB Tempo di calcolo approssimato: ~1h !---------------------------------------------------------------------------------------------------------------/POST1 !Enters the database results postprocessor VSEL,S,,,1,5,4 VSEL,A,,,8,14,1 VSEL,A,,,16,18,1 NSLV,S,1 *GET,N,NODE,0,COUNT h=ndnext(0) *DIM,V_IS,ARRAY,256000,2,0 i=1 *DO,i,1,N,1 *SET,V_IS(i,1),h *SET,V_IS(i,2),volt(h) h=ndnext(h) *ENDDO !Retrieves values and stores them into an array parameter !Defines an array parameter and its dimensions !Defines the beginning of a do-loop !Assign value to user-named parameters !Ends a do-loop and starts the looping action FINISH !------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: ELECTROMAGNETIC MODEL !------------------------------------------------------------------------------------------------------------/FILNAME,electromagnetic,on !file name !c: element type /PREP7 !enters the model creation preprocessor ET,3,SOLID236,1 ET,4,SOLID236 !-----------------------------------------------------------------!c: material properties definition by macros !c: Vacuum Vacuum=2 EMUNIT,MKS !Free-space permittivity is set to 8.85 e-12 F/m MP,PERX,Vacuum,1 !electric relative permittivities MP,MURX,Vacuum,1 !magnetic relative permeability MP,MURY,Vacuum,1 MP,MURZ,Vacuum,1 VSEL,S,,,2,3,1 VATT,2,1,4,14 ALLSEL !c: Volumes MESHING TYPE,3 MSHAPE,1,3D MSHKEY,0 !Associates element attributes with the selected, unmeshed volumes !sets the element type attribute pointer !for elements that support multiple shapes, specifies the element shape !specifies whether free meshing or mapped meshing should be used to mesh a Model 311 !c: vacuum MESH MAT,Vacuum VSEL,S,,,6 AESIZE,ALL,0.015 VMESH,6 ALLSEL VSEL,S,,,7 AESIZE,ALL,0.016 VMESH,7 ALLSEL TYPE,4 !c: bobine MESH MAT,Vacuum VSEL,S,,,2,3,1 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.011 VMESH,2,3,1 ALLSEL TYPE,3 !c: Ti Electrode MESH MAT,Ti6Al4V_X VSEL,S,,,15 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0046 LSEL,S,,,31,32,1 LESIZE,ALL,,,4,,,,,1 LSEL,S,,,26,46,10 LSEL,A,,,30 LESIZE,ALL,,,8,,,,,1 VMESH,15 ALLSEL !c: Electrode_support MESH MAT,Ti6Al4V_X VSEL,S,,,4 ALLSEL,BELOW,VOLU AESIZE,ALL,0.0046 VMESH,4 ALLSEL MAT,Vacuum VSEL,S,,,19 AESIZE,ALL,0.01 VMESH,19 ALLSEL !----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: delete thermal-electric load ALLSEL,ALL VSEL,U,VOLU,,6,7,1 VSEL,U,VOLU,,19 ALLSEL,BELOW,VOLU LSCLEAR,ALL !delete load ALLSEL,ALL !-----------------------------------------------------------------!c: setting ELECTROSTATIC boundary and initial condition !c: read and apply voltage matrix on chamber i=1 *DO,i,1,N,1 !start loop D,V_IS(i,1),VOLT,V_IS(i,2) !apply voltage on node *ENDDO !end loop !-----------------------------------------------------------------!c: delete electro-thermal-structural mesh ALLSEL,ALL VSEL,S,VOLU,,1,5,4 VSEL,A,,,8,14,1 312 VSEL,A,,,16,18,1 ALLSEL,BELOW,VOLU EMODIF,ALL,TYPE,3 !Modifies a previously defined element ALLSEL,ALL !c: delete electro-thermal-structural mesh !-----------------------------------------------------------------!c: delete element type ETDELE,1 !delete thermal-electric element type ALLSEL !-----------------------------------------------------------------!c: voltage parameter *DIM,I_Magnet,TABLE,23,1,1,TIME *SET,I_Magnet(1,0),0 *SET,I_Magnet(1,1),0 *SET,I_Magnet(2,0),1 *SET,I_Magnet(2,1),-7030030.03 *SET,I_Magnet(3,0),1000 *SET,I_Magnet(3,1),-7030030.03 *SET,I_Magnet(4,0),1001 *SET,I_Magnet(4,1),-14060606.06 *SET,I_Magnet(5,0),2000 *SET,I_Magnet(5,1),-14060606.06 *SET,I_Magnet(6,0),2001 *SET,I_Magnet(6,1),-21090909.09 *SET,I_Magnet(7,0),3000 *SET,I_Magnet(7,1),-21090909.09 *SET,I_Magnet(8,0),3001 *SET,I_Magnet(8,1),-28121212.12 *SET,I_Magnet(9,0),4000 *SET,I_Magnet(9,1),-29121212.12 *SET,I_Magnet(10,0),4001 *SET,I_Magnet(10,1),-35151515.15 *SET,I_Magnet(11,0),5000 *SET,I_Magnet(11,1),-35151515.15 *SET,I_Magnet(12,0),5001 *SET,I_Magnet(12,1),-42181818.18 *SET,I_Magnet(13,0),6000 *SET,I_Magnet(13,1),-42181818.18 *SET,I_Magnet(14,0),6001 *SET,I_Magnet(14,1),-49212121.21 *SET,I_Magnet(15,0),7000 *SET,I_Magnet(15,1),-48212121.21 *SET,I_Magnet(16,0),7001 *SET,I_Magnet(16,1),-56242424.24 *SET,I_Magnet(17,0),8000 *SET,I_Magnet(17,1),-56242424.24 *SET,I_Magnet(18,0),8001 *SET,I_Magnet(18,1),-63272727.27 *SET,I_Magnet(19,0),9000 *SET,I_Magnet(19,1),-63272727.27 *SET,I_Magnet(20,0),9001 *SET,I_Magnet(20,1),-70303030.3 *SET,I_Magnet(21,0),10000 *SET,I_Magnet(21,1),-70303030.3 *SET,I_Magnet(22,0),10001 *SET,I_Magnet(22,1),-77333333.33 *SET,I_Magnet(23,0),11000 *SET,I_Magnet(23,1),-77333333.33 !defines an array parameter and its dimensions !time [s] !I_Magnet [V] !-----------------------------------------------------------------!c: setting MAGNETOSTATIC boundary and initial condition ASEL,S,EXT DA,ALL,AZ ! flux parallel magnetic BCs 313 ALLSEL CSWPLA,14,1 BFV,3,JS,0,%I_Magnet%,0 BFV,2,JS,0,%I_Magnet%,0 ALLSEL !Defines a local coordinate system at the origin of the working plane !Defines a body force load on a volume !---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------!c: setting SOLUTION option !--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------FINISH /SOLU !enters the solution processor !MFANALYSIS,OFF !activate Multi-field Solver analysis SOLCONTROL,ON !specifies whether to use optimized nonlinear solution defaults and some enhanced internal solution algorithms ANTYPE,TRANS !specifies the analysis type and restart status KBC,1 !specifies stepped or ramped loading within a load step DELTIM,1000 !specifies the time step sizes to be used for this load step OUTRES,ALL,ALL !controls the solution data written to the database TIME,11000 !sets the time for a load step !c: solve SOLVE !starts a solution SAVE,ELECTRO_MAGNETIC_1,db !saves all current database information FINISH !exits normally from a processor !--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------/POST1 !enters the database results postprocessor !c: define parameter b=0.0014 ![m] c=0.001 ![m] charge=-1.602e-19 !particle charge [C] m=9.11e-31 !particle mass [kg] !c: define Charged Particle TRPOIN,0.00,0.001,0.005,10000000,10000000,-10000000,charge,m TRPOIN,0.00,-0.001,0.005,50000000,50000000,-50000000,charge,m TRPOIN,0.00,0.00,0.005,70000000,70000000,-70000000,charge,m N.B: per questa analisi sono state utilizzate le macro descritte nell’appendice B; a tutti i materiali impiegati le macro sono state modificate aggiungendo le proprietà magnetiche del vuoto, come accennato nel capitolo 6. 314 Appendice E Tavole costruttive della sorgente di ionizzazione al plasma MK5 315