Princeton University: la Coscienza Globale esiste davvero

27/5/2016
Princeton University: la Coscienza Globale esiste davvero
Princeton University: la Coscienza Globale esiste
davvero
La notizia del giorno non è tanto il fatto che gli esseri umani siano parte di una coscienza globale più
vasta che li comprende e li interconnette. «Già si sapeva…» dirà qualcuno, in barba al detto “repetita
iuvant”. Negli ambienti dei ricercatori spirituali il fatto è ormai assodato, ammesso pure dalle tanto
inflazionate pillole di fisica quantistica a buon mercato.
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La notizia del giorno è invece il fatto che ad affermarlo sia la prestigiosa Università di Princeton,
mettendo in ballo la sua fama e la sua storia di “academically correct” in uno studio che dagli altri
ricercatori è stato definito eufemisticamente «una perdita di tempo» ma che, se correttamente
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interpretato, porrebbe una pietra miliare su una verità scientifica ormai acquisita per altre vie. L’esito
non viene da un piccolo esperimento di laboratorio fatto da qualche stagista assistito, ma da ben 14
anni (!) di monitoraggio dati forniti da elaboratori informatici disseminati su tutto il globo rispetto
all’impatto di eventi collettivi che hanno emozionato, coinvolto e/o sconvolto l’umanità, a vari gradi.
Lo studio, denominato Global Consciousness Project (cioè “Progetto Coscienza Globale”, abbr.
GCP), va avanti ininterrottamente dal 1998: i dati definitivi, rilasciati proprio nel gennaio 2013,
dimostrano in maniera incontrovertibile che gli esseri umani siano più interconnessi di quanto
non credano e che il loro sentire collettivo riesca a deviare perfino le risposte dei computer.
Come? Questo rimane ancora da stabilire. Ma andiamo con ordine.
Come funziona il Global Consciousness Project?
14 anni fa, i creatori del GCP piazzarono in tutto il mondo generatori di numeri casuali, che
ribattezzarono “eggs”, cioè “uova”. Ad oggi, ci sono 134 uova sparse fra Europa, Stati Uniti, Canada,
India, Isole Fiji, Nuova Zelanda, Giappone, Cina, Russia, Brasile, Africa, Thailandia, Sud America ed
Australia. Qui sotto c’è la mappa completa delle geolocalizzazioni: un click sopra l’immagine e sarete
reindirizzati alla tabella che elenca i dettagli (periodo di operatività, coordinate geografiche e addetto
al monitoraggio) di ciascun dispositivo.
La funzione di queste uova è quella di generare costantemente i numeri “0” e “1” a caso. Oltre a
ciò, i dispositivi sono anche in grado di formulare anticipatamente previsioni sui numeri casuali
che stanno per generare. Secondo i principi della “Expected Randomness” (ovvero, della “Casualità
Prevista”) essi misurano la frequenza delle coincidenze fra i numeri casuali estratti e le ipotesi
preformulate ad essi relative: in pratica, tirano ad indovinare («Uscirà “0” oppure “1”?»), estraggono
un numero (che può essere “0” o “1”) e contano le volte che ci azzeccano.
Immaginate che ogni uovo funzioni come il lancio della monetina: se azzecchiamo il pronostico
abbiamo indovinato, altrimenti abbiamo sbagliato. Le uova compiono questa triplice operazione di
“pronostico → estrazione → verifica” 100 volte al secondo. Dopo un numero sufficiente alto di
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tentativi, in genere i risultati si normalizzano intorno alla probabilità del 50/50, cosa
assolutamente naturale e contemplata dalla statistica: testa e croce hanno infatti la stessa
probabilità di uscire, proprio come “0” e “1”.
Tuttavia, questo NON è ciò che è accaduto quando le uova erano monitorate contemporaneamente
al verificarsi di un qualche evento significativo per la coscienza dell’umanità.
Cosa è successo di anomalo?
Infatti, in concomitanza con tali eventi globali, i dispositivi iniziavano ad azzeccare un numero
enorme di risultati, deviando molto dal range di attendibilità statistica. Per esempio, i ricercatori
iniziarono a notare enormi picchi di risultati azzeccati qualche ora prima (prima, non solo durante…)
che il primo aeroplano colpisse le Torri Gemelle l’11 settembre 2001 (vedi lo screenshot qui a
sinistra). Questi picchi continuarono a verificarsi in prossimità di disastri aerei, eruzioni vulcaniche,
tsunami ed eventi come la cerimonia di apertura delle Olimpiadi.
Una volta appurato che il modello rispondeva ad eventi importanti, si è cominciato a monitorare le
uova con maggiore attenzione in periodi vicini ad eventi di portata mondiale, quali festeggiamenti o
tragedie. Ad esempio, vediamo come interpretare il grafico registrato in concomitanza con lo tsunami
che ha colpito il Giappone l’11 marzo 2011:
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La linea curva in blu demarca il valore p=0,05 che, in un test di verifica d’ipotesi, indica il livello di
soglia oltre cui un risultato si discosta da quello normalmente atteso. Il valore­p viene anche
chiamato livello di significatività osservato: l’evento è considerato statisticamente non­
significante, cioè irrilevante, se il valore­p è superiore a 0,05 (previsioni azzeccate e sbagliate circa in
egual numero, come da copione); se il valore­p è inferiore a 0,05 l’evento è assolutamente inatteso e
rilevante: in questo caso, le previsioni sui numeri estratti tendono ad essere quasi tutte azzeccate, in
maniera del tutto divergente dalla logica probabilistica.
Nel grafico si vede bene come la linea spezzata in rosso, indicante i risultati calcolati integrando i
dati forniti da 66 uova disseminate nel mondo, sia chiaramente al di sotto del livello di riferimento in
blu (p=0,05). In aggiunta, considerando i soli dati forniti dall’uovo E1101 ubicato a Meiji in Giappone
(direttamente sul luogo del disastro), si nota il discostamento decisamente più evidente marcato in
verde: ciò suggerisce che l’effetto sia percepito più intensamente quanto più si è prossimi al
punto geografico in cui un determinato evento ha avuto luogo.
Provate ad ingrandire e controllare qui sotto i grafici di tre recenti eventi di diversa natura che
abbiamo selezionato fra quelli monitorati: sono, da sinistra a destra, la morte di Michael Jackson
(25/06/2009), la grande meditazione mondiale del 2011 (11/11/2011) e la rielezione di Obama
(06/11/2012). Se volete approfondire oltre, cliccate qui per vedere l’elenco di tutti i 426 eventi seguiti
dal GCP dal 1998 al 2012.
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Morte di Michael Jackson
25 giugno 2009
Grande meditazione globale
11 novembre 2011
Rielezione di Obama
6 novembre 2012
La parola al responsabile del progetto
Dr. Roger Nelson
Il Dr. Roger Nelson, a capo del GCP, ha mantenuto il progetto attivo per quasi 15 anni e continua
ancora oggi a ricevere dati sorprendenti. In effetti, i risultati che ha appena divulgato, sono così tanto
al di fuori del calcolo delle probabilità da risultare realmente sconvolgenti: infatti, non solo in tutti i 426
eventi analizzati nell’intero progetto le corrispondenze registrate sono state maggiori del 50% (cioè
tutti gli eventi si sono statisticamente qualificati come “significativi”, con p<0,05, cfr. con la linea
blu nel grafico qui sotto), ma circa la metà dei casi ha avuto un valore p ancora inferiore (p<0,001,
qualificandosi come “molto significativa”, cfr. con la linea verde) e l’altra metà di casi si è qualificata
come “estremamente significativa”, con p addirittura inferiore a 0,000001 (cioè 10­6, cfr. con la linea
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celeste).
Considerati questi risultati straordinari, i ricercatori comprendono bene che lo studio ha implicazioni
che entrano nel campo della metafisica e della religione, ambiti questi che esulano dalla loro stretta
competenza. Una corretta interpretazione del fenomeno richiederà tempo, collaborazioni e confronti
professionali trasversali. Così per ora gli scienziati non intendono sbilanciarsi: i dati sono
inoppugnabili, ma l’interpretazione accademica è ancora tutta da costruire. Riluttanti ai facili
entusiasmi, li considerano ufficialmente “degni di considerazione” ma per chi ha occhi per vedere,
sono in realtà semplicemente stupefacenti, da farci sobbalzare sulla sedia: la Princeton
University ha dimostrato scientificamente che la Coscienza Globale esiste davvero, non è
soltanto fuffa new­age e che la Noosfera – cioè la mente umana collettiva – influenza in qualche
modo anche gli elaboratori informatici.
Il GCP potrebbe aiutarci a spiegare fenomeni come il déja­vu? O episodi simili a quando avete la
sensazione che un amico stia per chiamarvi ed in quel momento il telefono squilla? O quel
presentimento che, tornando a casa, vi fa seguire un percorso alternativo, per poi apprendere dal
notiziario che sulla vostra solita rotta vi sareste trovati in un ingorgo? Allargando gli orizzonti, questi
dati potrebbero essere usati eventualmente per prevedere enormi eventi a livello mondiale?
Per Roger Nelson e il GCP sembrerebbe di sì e nell’ultimo supplemento del Rhine Institute of
Parapsychology (il “Journal of Parapsychology” del dicembre 2012 – pag. 36, n.d.t.) ha dichiarato:
“Ho deciso di chiedere se ci potrebbe essere qualche segnale dell’esistenza di una noosfera, una
versione globale della coscienza di gruppo che avevamo già visto con gli strumenti messi a punto
per lo studio delle interazioni mente­macchina. Insieme ad alcuni colleghi e volontari, ho creato il
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GCP per cercare tali prove. Abbiamo costruito uno strumento con degli RNG (“Random Number
Generator”, cioè “Generatori di Numeri casualI”, n.d.t.) piazzati in tutto il mondo, che inviano
continuamente flussi di dati casuali che vengono archiviati all’Università di Princeton. Abbiamo
creato un protocollo per definire quali siano gli eventi chiave in cui aspettarsi che molte persone
possano condividere uno stato di coscienza e delle emozioni. Abbiamo previsto cambiamenti
significativi nei dati casuali durante grandi tragedie e grandi celebrazioni e da qui abbiamo iniziato
a raccogliere una enorme quantità di dati. L’ipotesi generale è che avremmo trovato nella
nostra struttura di dati, altrimenti casuali, correlazioni con eventi di grande importanza per
l’uomo.
Il GCP compie 14 anni nel 2012 ed ha portato a termine più di 400 esperimenti indipendenti che
avvalorano l’ipotesi generale. L’insieme dei dati provenienti da tutti i siti mette in evidenza una
deviazione maggiore di Sei Sigma [v. Nota], con un margine d’errore inferiore a 1 probabilità su
100 miliardi.
La spiegazione più plausibile è che noi umani influenziamo in parte la Noosfera di Theilhard, in
corrispondenza di grandi emergenze e celebrazioni. La cosa più importante per la parapsicologia
dei prossimi 25 anni, è che ora ci sono dati che potranno essere usati direttamente come modelli,
suggerendo quello che eventualmente potrebbe essere il significato. I modelli come questi, che
suggeriscono il risultato, servono per gestire meglio la mole di dati. Da qui possiamo partire con
una nuova ricerca sulla coscienza.
Esiste davvero un’interconnessione globale fra gli esseri umani anche se non ne siamo
consapevoli, ad eccezione di quando ci innamoriamo, oppure di quando «sappiamo» che il nostro
amico del cuore ci chiamerà a telefono? I poeti ed i saggi ce lo stanno dicendo da sempre, ma la
ricerca scientifica sostiene che è impossibile. Adesso sembra che la nuova scienza stia per
aprire di nuovo questo ambito di ricerca. Nei prossimi decenni dovremo sfruttare l’opportunità
che si è creata con questi dati eclatanti provenienti dai database 6σ. Contengono delle
informazioni non ancora analizzate che porteranno in futuro a nuovi risultati ancora più chiari.
Abbiamo bisogno di altre menti brillanti per sviscerare questi dati, analizzarli e lavorare sulle
nuove intuizioni che ci faranno cambiare l’attuale visione del mondo.“
[Nota] La denominazione Sei Sigma o 6σ (dal termine statistico di origine anglosassone Six Sigma) indica un programma di
controllo della qualità monitorato sulla deviazione standard (indicata con la lettera greca σ = sigma), che ha lo scopo di portare
un prodotto o un servizio (in questo caso, un’indagine statistica) ad un determinato livello di qualità, compreso fra un valore
minimo di 1σ e un massimo di 6σ. L’obiettivo della metodologia è di raggiungere un tale controllo del processo da avere soltanto
3,4 parti difettose per milione, corrispondente al livello 6σ. In questo caso, gli esperimenti del GCP hanno raggiunto margini
d’errore addirittura 30.000 volte inferiori (!) a quelli ritenuti a livello d’eccellenza Sei Sigma.
Mentre gli scettici continueranno a sostenere che la ricerca fra i dati casuali è una perdita di tempo,
sarà interessante analizzare i risultati dei dati provenienti dal GCP alla fine del prossimo decennio. Se
la tendenza rilevata dal Dr. Nelson e la sua equipe di Princeton continuerà, potremo chiederci se
veramente gli eventi del mondo siano poi così casuali…
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