www.fondazionegraziottin.org, Area divulgativa - Strategie per stare meglio 23/08/16 Pagine di un diario intimo svelato dalla musica (Johannes Brahms, Sonata per Clarinetto Op. 120 No. 1) Proposte di ascolto di Pino Pignatta Johannes Brahms Sonata per clarinetto Op. 120 No. 1 Allegro appassionato – Andante un poco Adagio Andreas Ottensamer, clarinetto; José Gallardo, pianoforte Un disco trasmesso sul canale Rai della Filodiffusione nei giorni dopo Ferragosto ci ha letteralmente incantato: Martin Fröst al clarinetto e Roland Pontinen al pianoforte, Sonata di Johannes Brahms Op. 120 No. 1. Interpretazione magnifica per bellezza del suono, clarinettistico e pianistico, intensità di fraseggio, chiarezza delle voci, passione cameristica. Lo abbiamo cercato su YouTube, ma invano. Abbiamo però trovato il recital di due artisti altrettanto ispirati: il pianista argentino José Gallardo e il clarinettista austriaco Andreas Ottensamer, una delle due prime parti dei Berliner, che a 27 anni suona come un maestro e ci ha trascinato in una decina di ascolti consecutivi dei primi due movimenti della prima Sonata Op. 120, oggetto del video che vi proponiamo questa settimana. Un incanto assoluto. Una sequenza impressionante di bellezza, prima con l’Allegro appassionato, poi con l’Andante un poco adagio, questo secondo strabiliante per le sensazioni timbriche: merito innanzitutto di Brahms, ma anche di questi due bravi musicisti. Un “uno-due” che lascia storditi e non si finisce di ascoltare perché si ha la sensazione di essere lì, a due passi da Brahms seduto al pianoforte, accompagnati per mano nel suo mondo di suoni, fra cadute vertiginose nel baratro della malinconia e slanci luminosi di lirismo. Gli ultimi due lavori destinati al clarinetto, le due Sonate op. 120, No. 1 e 2, nascono proprio in questo periodo, tarda estate del 1894 a Bad Ischl, Alta Austria, nella maestosa cornice delle foreste del Salzkammergut, dunque nella quiete dei boschi e delle montagne che Brahms rincorre per trovare l’ispirazione, per dare forma e intensità alle sue meditazioni. Sceglie il clarinetto per trasmettere queste emozioni, strumento che adora «per il timbro notturno venato di riflessi violacei», come scrive Massimo Mila in un libro che vi consigliamo, “Brahms e Wagner”, pubblicato da Einaudi, in cui il musicologo torinese mette a confronto le due figure antagoniste musicali di fine Ottocento. Verso la fine della vita di Brahms prende quindi forma un ultimo gruppo di composizioni cameristiche nelle quali il clarinetto è al centro delle emozioni più forti del compositore, e che testimoniano ulteriormente la creatività del musicista, l’abilità nell'esplorare le possibilità espressive e coloristiche dello strumento: nascono alcuni gioielli straordinari, e cioè il Trio per clarinetto Op. 114 e il Quintetto per clarinetto Op. 115, scritti entrambi nell'estate del 1891 e che abbiamo già qui presentato rispettivamente nel febbraio e nel novembre 2012. Anche delle due Sonate Op. 120 abbiamo già ascoltato la seconda, la No. 2, nell'autunno 2013, e quindi adesso possiamo dedicarci alla prima, meno immediata e più intima, che conferma come il clarinetto per Brahms costituisse una sorta di affinità elettiva, più del pianoforte di cui era virtuoso e con il quale componeva e da ragazzo si era guadagnato la vita suonando nelle taverne di Amburgo. E’ questo strumento, insieme con la viola, i corni o la voce di contralto alla quale il compositore ha riservato una magnifica Rapsodia, che racconta bene il dolore interiore dell’artista e colora il suo malessere, la sua solitudine: c’è una foto straordinaria che potete © 2016 - Fondazione Alessandra Graziottin - www.fondazionegraziottin.org 1 www.fondazionegraziottin.org, Area divulgativa - Strategie per stare meglio 23/08/16 Pagine di un diario intimo svelato dalla musica (Johannes Brahms, Sonata per Clarinetto Op. 120 No. 1) trovare in quasi tutte le sue biografie, scattata negli ultimi anni, quelli del Brahms “vecchio”, maturo, in cui il musicista è seduto fuori da una casa di campagna, lo sguardo fisso nell’obiettivo del fotografo, la mano destra sul bastone, l’orologio nel taschino, i baffi neri, la sua celebre barba ormai tutta bianca, in un’espressione non imbronciata ma severa. E questi sono proprio gli anni delle due Sonate per clarinetto, composte nell’estate 1894, tre anni prima della morte. Un periodo di febbrile attività ed emozionanti scoperte. L’anno prima aveva fatto un lungo viaggio in Italia, sino in Sicilia. Il 1894 è anche l’anno in cui prepara l’edizione dei meravigliosi 49 Volkslieder mit Klavierbegleitung (Canzoni popolari con accompagnamento di pianoforte). Considera quasi concluso il suo ciclo creativo. Scrive all’amico, il medico e chirurgo Theodor Billroth, autore con lui di un celebre epistolario: «L’ultimo dei miei Volkslieder è lo stesso tema della mia Op. 1, rappresentano il serpente che si morde la coda, e quindi dicono ben simbolicamente che la storia è finita». Gli viene offerta la direzione dei Concerti Filarmonici di Amburgo, ma rifiuta l’incarico che 32 anni prima aveva sognato: «Non sono molte le cose che ho desiderato così a lungo e ardentemente a suo tempo, cioè al momento giusto!». Eppure mette sul pentagramma, con indicazione autografa, le «Zwei Sonaten fur Clarinette (oder Bratsche) und Pianoforte», dove “oder Bratsche” significa “o per viola”, che è l’altra formazione nella quale è assai frequente ascoltare queste due meravigliose pagine. E a differenza di altre composizioni di musica da camera in cui Brahms ha spinto sino a latitudini estreme la sperimentazione timbrica ed espressiva, per esempio nel Quintetto Op. 115 per clarinetto, qui il compositore si mantiene prudente, meno avventuroso, non spreme tutte le risorse e le potenzialità dello strumento a fiato, proprio perché, secondo i musicologi, aveva in mente l’impiego alternativo del materiale sonoro sulla viola, altra mezza tinta particolarmente cara alla sensibilità malinconica di Brahms. Viola o clarinetto (il nostro consiglio e di ascoltare entrambe le versioni e le relative colorature) non importa: l’attacco del primo movimento della Sonata Op. 120 No. 1, Allegro appassionato, ci trasporta in poche battute – le 24 introduttive di pianoforte alle quali è affidato un tema di grande nobiltà destinato a innervare lo sviluppo di tutto il brano – nel mondo personalissimo del lirismo brahmsiano. Un materiale tematico «complesso e avvolgente», scrive il compositore e musicologo Renato Chiesa. Tanto avvolgente e giocato su più piani sonori, sull’incrocio di temi principali e secondari, capaci di guizzare con tratti funambolici, che si avverte quasi un’anticipazione jazzistica nell’elaborazione del fraseggio clarinettistico. Nel finale del primo movimento, scrive ancora Chiesa, «l’impressione non è quella drammatica di una passione sconvolgente, ma di una tensione interiore fatta di sfumature, di mutazioni continue appena percettibili, di una profonda coerenza espressiva». L’Andante un poco adagio, secondo movimento della Sonata (gli ultimi due sono Allegretto grazioso e Vivace), è una delle cose più alte scritte da Brahms: vi consigliamo assolutamente di ascoltarlo anche nella versione per viola interpretato dal nostro Danilo Rossi, prima parte al Teatro alla Scala. Un tema malinconico e dolcissimo sorretto deliziosamente dal pianoforte, con il clarinetto che si staglia con una luminosità delicata, garbata, mai sopra le righe, in morbide volute, un’atmosfera elegiaca e rassegnata. Preceduta dai Klavierstücke Op. 118 e 119, la Sonata per clarinetto Op. 120 No. 1, ma anche la successiva No. 2, condivide con gli ultimi gioielli pianistici di Brahms – veri e propri monologhi interiori nei quali il compositore s’interroga © 2016 - Fondazione Alessandra Graziottin - www.fondazionegraziottin.org 2 www.fondazionegraziottin.org, Area divulgativa - Strategie per stare meglio 23/08/16 Pagine di un diario intimo svelato dalla musica (Johannes Brahms, Sonata per Clarinetto Op. 120 No. 1) proprio alla fine della vita – una sorta di visione autunnale dei colori e delle emozioni, che certamente il timbro vellutato del clarinetto (ma anche della viola) contribuisce ad amplificare. In questo senso possono essere condivise le parole di Claude Rostand, il critico musicale e letterario nato nella Parigi dei primi anni del Novecento, secondo il quale gli ultimissimi lavori del genio di Amburgo sono da considerare «opere scritte per se stesso, pagine di un diario intimo svelato dalla musica». Buon ascolto. Per approfondire l'ascolto 1) Johannes Brahms Die Klarinettesonaten Op. 120 Nos. 1 & 2 Karl Leister, clarinetto; Gerhard Oppitz, pianoforte (Orfeo, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music) 2) Johannes Brahms The Viola Sonatas Op. 120 Nos. 1&2 Danilo Rossi, viola; Stefano Bezziccheri, pianoforte (Sony, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music ) 3) Johannes Brahms Late Piano Pieces – Fantasien Op. 116 – Intermezzi Op. 117 – Klavierstücke Op. 118 & 119 Hélène Grimaud, pianoforte (London, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music) © 2016 - Fondazione Alessandra Graziottin - www.fondazionegraziottin.org 3