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CAMPIONATO GIORNALISMO
GIOVEDÌ 8 MARZO 2012
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Scuola Media
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«Silvio Pellico»
LA SPEZIA
Che fatica essere donna!
I ragazzi del 2000 riflettono su una Storia piena di ostacoli
SFOGLIANDO i nostri libri scolastici, raramente troviamo figure
femminili alla ribalta della Storia.
L’uomo e la donna hanno avuto
un’importanza diversa nella società. Se nella preistoria era giustificata la divisione dei compiti in
cui l’uomo, più forte, cacciava il cibo, e la donna custodiva la prole e
la casa, con il progredire della società ciò non avrebbe dovuto avere più ragione di esistere. Invece
la donna è stata discriminata e ha
visto calpestati i suoi diritti più
elementari, relegata ad un ruolo
subalterno e marginale. I nomi di
donne che hanno fatto la Storia sono quelli di figure eccezionali,
Matilde di Canossa, Giovanna
d’Arco, Anita Garibaldi che hanno dovuto ricoprire ruoli «da uomini» per vedere riconosciute le
proprie capacità. Ma delle donne
di tutti i giorni chi ne parla?
Provate e pensare ad alcuni sostantivi che identificano professioni tradizionalmente maschili:
sindaco, ministro, avvocato, soldato, vigile… la versione «al femminile» è una vera e propria storpiatura! Conoscete la storia di Carmela Chiribiri? Noi ne abbiamo
appreso l’esistenza, una come tante, attraverso le parole di Maurizio Maggiani nella mostra «Storie. Il cantiere della nazione il
PERSONAGGI Ma delle donne di tutti i giorni chi ne parla?
quartiere degli italiani» organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia. Carmela era
un’operaia bella persino nella foto segnaletica della matricola, simbolo di tutte le donne dal busto insaccato in una cappa da lavoro. E’
il 1925 quando viene assunta come manovale in Arsenale: ha sedi-
ci anni. E ha una grande determinazione che la rende combattiva
di fronte alle convenzioni sociali
e alla moralità del tempo. Dopo
qualche anno diventa conduttrice
di macchine nell’officina siluri.
Un meccanico (non una «meccanica») specializzato nell’uso di
macchine utensili. Chissà se fu li-
cenziata nel 1943, tre giorni dopo
l’Armistizio, perché occupava un
posto da maschio nella fabbrica
delle corazzate.
Le donne costituiscono il 60% dei
laureati italiani. Eppure hanno
un ruolo assolutamente marginale in termini di partecipazione.
«Senza il lavoro delle donne l’Italia non riparte». ha ribadito il ministro Elsa Fornero recentemente. Una maggiore presenza femminile nel mercato del lavoro potrebbe ridare slancio alla nostra economia. Se il tasso di occupazione delle donne passasse dall’attuale 46,9
al 60% si avrebbe un aumento del
Pil del 9,2%. Obiettivo previsto
dall’Ue nel Trattato di Lisbona
del 2010, ma fallito a livello nazionale. Non mancano però le buone
notizie: in Italia attualmente le
imprese femminili sono aumentate al 23,4% del tessuto imprenditoriale nazionale. Affermava Margaret Thatcher, ex primo ministro
britannico, unica donna ad aver
ricoperto questo incarico: «Se
vuoi che venga detto qualcosa
chiedi ad un uomo, se vuoi che
venga fatto qualcosa, chiedilo ad
una donna!» A proposito: il Nobel per la Pace del 2011 è stato assegnato a due donne liberiane e a
una yemenita «per il loro impegno per i diritti delle donne nel
processo di pace».
TRA IL DIRE E IL FARE ABBIAMO RACCOLTO I PARERI DI RAGAZZI, RAGAZZE E DEI LORO FAMIGLIARI
Troppo difficile conciliare lavoro e famiglia
LE LEGGI La parità è chiara e
condivisa ma...
L’ART. 3 della Costituzione sancisce come principio fondamentale della Repubblica la pari dignità
sociale e l’eguaglianza di tutti i cittadini senza distinzioni di sesso. L’Art. 37 ribadisce per le donne
lavoratrici stessi diritti e parità di retribuzioni. Le
leggi per onorare la parità di genere sono chiare e
condivise. Ma cosa pensano ragazze, ragazzi e familiari? Confida Sofia, 85 anni, che quando era giovane i salari delle donne erano minori e poche le professioni a loro riservate, però le famiglie erano più
unite. Alcuni nostri compagni riconoscono di non
aver mai notato, prima, che tutto il «peso» della famiglia è sulle spalle della donna. «Non sempre la
società accoglie la donna in tutta la sua ambizione,
in tutta la sua intelligenza – ribadisce Sara, 13 anni. In Parlamento la percentuale di donne non su-
pera il 22%. Siamo al 25˚posto in Ue su 27 Paesi».
Monica, poliziotta: «Difficoltà se ne vivono ogni
giorno, ma il mio lavoro ha contribuito alla nostra
emancipazione, inserendo le donne in un settore
sempre stato occupato da uomini. Le donne devono confrontarsi con uomini ancora riluttanti
all’idea di essere messi sul nostro stesso piano.
Non mancano commenti e battute di dubbio gusto ma non è sempre così». Jasmine, universitaria:
«La mia famiglia viene da Casablanca e ottenere
l’emancipazione e gli stessi diritti delle italiane per
me è importante. Ma c’è ancora tanto da fare perché nella mia religione ci sono regole troppo spesso rigide». Ci piace chiudere con un proverbio cinese: «L’uomo è il capo della famiglia, ma la donna è
il collo e muove il capo dove vuole».
LA REDAZIONE
La PAGINA è stata realizzata dalla 3E della Scuola Media Silvio Pellico: Balma Margherita, Battezzati Germano, Borghetti
Chiara, Capriglione Mathis, Cascioli Sarah, Caso Giuseppe, Castello Elena, Cozza-
ni Jacopo, Del Santo Eugenio, Delucchi Sara, Diamanti Mattia, Fincato Giovanni, Fkari Hasnae, Ghironi Claudia, Leone Sara,
Lucchi Manuel, Maiocchi Gerardo, Morales Burgos Julissa, Mosconi Francesco, Pa-
vinelli Leonardo, Perfigli Chiara, Pignataro Pietro, Rizzi Giulia, Surace Michele. Le
vignette sono state realizzate da Jacopo e
Gerardo. Il Dirigente è il professor Giuseppe Sciacca, prof tutor Brunella Medugno.
UN FIORE
La mimosa
signora
in giallo
LA MIMOSA è stata
adottata come fiore
simbolo della festa della
donna per
contraddistinguere la
ricorrenza dell’8 marzo. La
mimosa appartiene alla
famiglia della Acacia
Dealbata: è una pianta
originaria del sud-est
australiano e della
Tasmania, importata in
Europa verso gli inizi del
‘900. E’ una pianta
sempreverde e conserva le
sue foglie di colore verde
argenteo per tutto l’anno. I
suoi fiori sono riuniti in
capolini globosi di colore
giallo, molto profumati.
Mimosa è anche un nome
femminile e indica una
stella della costellazione
della Croce del Sud, che
dista dalla Terra 556 anni
luce. La mimosa è stata
adottata come fiore
simbolo della Festa della
Donna dalle attiviste
italiane dell’Udi (Unione
Donne Italiane) che nel
1946 organizzarono il
primo 8 marzo del
dopoguerra. In questa
occasione venne scelto il
fiore della mimosa per la
sua semplicità e per il fatto
che fioriva in quel periodo
dell’anno. L’uso della
mimosa come fiore
simbolico dedicato alle
donne si fa risalire anche al
funerale delle operaie
morte nell’incendio della
loro fabbrica nel 1908 a
New York. I presenti
lanciarono sul corteo
funebre rametti di mimosa
staccati dagli alberi. Nelle
tribù indiane d’America
regalare mimosa era
simbolo di amore
appassionato.
Una cosa è certa: la
mimosa è simbolo di forza
e femminilità. E di
dolcezza, visto che è anche
il nome di una torta
squisita!