PB Agroscenari – Area di studio Val Padana, Emilia

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Area di studio Oristano: degrado e desertificazione
Il Consorzio di Bonifica dell’Oristanese è
caratterizzato da una prevalenza di aree di
pianura e bassa montagna.
L'85,7% del territorio del Consorzio è
coperto da superfici agricole, il 10,1% da
aree naturali e seminaturali e l'1,5% da
superfici artificiali. La zona è interessata,
in media, da circa 190 incendi l’anno, per
lo più localizzati nelle aree agricole di
pianura (zona del Campidano) e
dell’entroterra; gli incendi nella Regione
(per il 99% di origine antropica) vengono
storicamente utilizzati come pratica
agricola di pulitura delle stoppie e rinnovo
dei pascoli.
Linee di ricerca Agroscenari interessate:
6a -Processi di degrado delle terre e cambiamento climatico – Applicazione e verifica di modelli di valutazione
territoriale della desertificazione in Italia, resp. scient. Luigi Perini, CRA-CMA
6b - Processi di degrado delle terre e cambiamento climatico (PRO.DE.) - Modificazioni indotte nelle qualità
del suolo dai cambiamenti climatici, resp. scient. Sergio Pellegrini, CRA-ABP, Agrobiologia e pedologia
Approcci:
La linea 6a ha come obiettivo l’identificazione delle dinamiche spazio-temporali dei processi di degrado delle
terre negli ultimi 15 anni e in una prospettiva di scenari futuri. Tale obiettivo è stato analizzato a scala
regionale con un successivo approfondimento mirato all’area test nel Consorzio di Bonifica dell’Oristanese. A
tal fine sono stati analizzati i cambiamenti di copertura e di uso del suolo, analizzando i dati disponibili alla
linea di ricerca (cartografia tematica di varia origine e a diverse scale geografiche, dati demografici, sociali ed
economici, andamenti meteo-climatici anche rappresentati mediante specifica cartografia) e utilizzando
modelli dedicati. Alle diverse “traiettorie” di cambiamento sono stati associati i relativi processi (“sindromi”)
di degrado.
Ad esempio, i processi di degrado associati ad una traiettoria di artificializzazione sono in primo luogo legati
al consumo e sigillamento dei suoli con relativa sottrazione di terreno agricolo e alterazione del ciclo
idrogeologico. Invece i processi di degrado connessi ad una traiettoria di espansione delle aree naturali e
semi-naturali (dovuta sia a rimboschimenti che a ricolonizzazione a seguito di abbandono delle aree
coltivate), sono rappresentati dalla sottrazione (seppure reversibile) di suolo agricolo e da un possibile
effetto negativo in termini di erosione del suolo e di predisposizione agli incendi per via della presenza di
vegetazione non-gestita. Infine, i processi di degrado legati ad una traiettoria di deforestazione, sia essa
dovuta ad incendi o allo sfruttamento agricolo del suolo, possono causare, da un lato, perdita di biodiversità
e frammentazione del paesaggio e, dall’altro, riduzione della capacità di stoccaggio del carbonio forestale.
Particolare attenzione è stata data alle dinamiche spazio-temporali degli incendi i quali rappresentano un
fenomeno in continua crescita di disturbo antropogenico tipico della Regione Sardegna.
I processi di degrado identificati sono stati a loro volta valutati in termini di servizi ecosistemici e di indici
sintetici di vulnerabilità ambientale.
Per quanto riguarda gli scenari, sono state considerate le seguenti ipotesi: i) un “reference case scenario”
(RCS), che contempla tassi di incremento dell’artificializzazione, dell’abbandono delle terre e della
deforestazione analoghi a quelli del passato più recente (“business as usual” ) e proiezioni climatiche
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secondo lo scenario di riferimento A1B per il 2021-2050, che prevede incrementi di temperatura massime di
1,7° gradi e diminuzione dell'abbondanza delle piogge estive del 40%; ii) un “worst case scenario” (WCS),
basato su ipotesi più drastiche di cambiamento climatico; iii) un “best case scenario” (BCS) con
contenimento del consumo del suolo agricolo, di quello forestale e dell’abbandono, scenario climatico di
riferimento, e utilizzazione sostenibile delle risorse idriche.
La linea di ricerca 6-b ha avuto l’obiettivo di investigare i possibili effetti dei cambiamenti climatici sulla
dinamica delle principali proprietà edafiche dei suoli, attraverso lo studio delle interazioni esistenti tra
caratteri del suolo e regimi termometrici e udometrici diversi lungo alcune climosequenze.
Risultati
Nell’ambito della linea 6a, sono state identificate le principali traiettorie di cambiamento di copertura ed uso
suolo nel periodo 1990-2006: artificializzazione del territorio (1053 ha in totale, pari all’1,3% del territorio
del Consorzio); espansione delle aree naturali e semi-naturali per effetto di abbandono delle terre arabili e
rimboschimenti (1343 ha in totale, pari all’1,7% del territorio del Consorzio); deforestazione per via degli
incendi o dello sfruttamento agricolo del suolo (620 ha in totale, pari allo 0,8% del territorio del Consorzio).
Sulla base del database del Corpo Forestale della Regione Sardegna, gli incendi registrati nel Consorzio dal
1995 al 2010 sono in totale 3037, per una superficie totale bruciata di oltre 16000 ha. Di questi incendi, il 6%
ha interessato le zone artificiali, l’88% è avvenuto in territori agricoli, ed il 6% ha colpito le aree naturali e
semi-naturali (i.e. boschi, cespuglieti e pascoli d’alta quota). In circa 15 anni sono stati bruciati 159 ha di aree
artificiali (0,2% del territorio del Consorzio), 15542 ha di aree coltivate (18,2% del territorio del Consorzio) e
396 ha di aree naturali e semi-naturali (0,5% del territorio del Consorzio).
Un’analisi diacronica della sensibilità ambientale al degrado (indice ESAI) dal 1990 al 2006 ha dimostrato una
chiara tendenza all’incremento della vulnerabilità, con 28600 ha di territorio (più del 35% del territorio del
Consorzio) che sono passati da una condizione di fragilità ad una di criticità e soli 200 ha che sono migliorati
passando da critici a fragili. Ad oggi, circa il 18% del territorio del Consorzio presenta fragilità al degrado
delle terre, e quasi il 75% è costituito da aree in condizioni “critiche”.
L’elaborazione statistica dei dati evidenzia come le aree semiaride siano statisticamente differenti da quelle
sub-umide per la presenza di tenori maggiori in SO, N, EC e argilla; condizioni intermedie sono osservate
nelle aree sub-umide secche. Come era presumibile, sia il rapporto C/N sia la densità apparente assumono
andamenti opposti con valori statisticamente più elevati nei settori sub-umidi. Nelle aree con minore
piovosità e maggiore evapotraspirazione l’aumento della conducibilità elettrica nel suolo, che comunque
nell’area analizzata non manifesta la presenza di condizioni di salinità critiche, è causata dalla maggiore
concentrazione di sali mentre l’aumento del contenuto in argilla è da mettersi in relazione con la minore
intensità del processo di eluviazione.
Premesso che tutto il territorio analizzato è ascrivibile allo stesso pedoclima xerico, tuttavia, la climosequenza individuata riesce a evidenziare un incremento del processo di steppizzazione in funzione
dell’indice di aridità che si traduce nella stabilizzazione della sostanza organica negli ambienti più aridi
attraverso la formazione di composti argillo-umici con struttura più stabile. Tale fenomeno si è potuto
manifestare soprattutto nei suoli sviluppati nelle aree semiaride perché caratterizzati da un maggiore
contenuto in argilla. Benché non si siano registrate differenze significative nei tenori in carbonati nelle
diverse aree climatiche, è presumibile che comunque il loro contributo sia stato presente nel processo di
stabilizzazione della sostanza organica in sinergia alla argilla. Le osservazioni di campagna inerenti la
descrizione degli aggregati in termini di forma, dimensione e grado, avvalorano il fenomeno di
steppizzazione in atto: i suoli delle aree semiaride e sub-umide secche sono infatti caratterizzati da
dimensioni e stabilità strutturali significativamente più elevate rispetto ai suoli evoluti nelle aree sub-umide.
Relativamente all’erodibilità dei suoli, le aree sub-umide secche risultano statisticamente più erodibili
rispetto a quelle sub-umide, in virtù del fatto che sono contraddistinte da percentuali minori in sabbia. Le
aree semiaride presentano valori intermedi.
I risultati ottenuti sembrerebbero indicare che il prospettato maggiore inaridimento dei suoli dovrebbe
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avere come feed-back positivo un maggiore sequestro di carbonio nei suoli a pascolo. La loro appropriata
gestione diventa quindi sempre più importante anche ai fini della mitigazione degli effetti del cambio
climatico.
Utilizzando i dati di variazione del C organico al variare dell’Aridity Index e i parametri climatici giornalieri (P,
Tmin e Tmax) del periodo 2021-2050 corretti con il dataset AO (Analisi Oggettiva UCEA), sono state stimate
le modificazioni che potrebbero intervenire a carico di clima, pedoclima e alcune proprietà del suolo.
Implicazioni (cosa potrebbe accadere):
Sulla base dei risultati della ricerca 6a, lo scenario RCS comporta un aumento dei consumi idrici delle colture
a seguito della diminuzione delle precipitazioni totali e dell’aumento delle temperature medie e dei tassi di
evapotraspirazione reale delle colture(anche se non direttamente proporzionale), con conseguente
incremento, per mantenere i livelli produttivi attuali, dei costi del prelievo idrico, oltre ad un possibile
incremento della competizione tra usi diversi ed impatti ambientali negativi a vari livelli.
In aggiunta, nello stesso scenario, si prevede una riduzione sia della superficie agricola (irreversibile o
reversibile a seconda che essa sia determinata da artificializzazione o abbandono), con conseguente
decremento del potenziale produttivo agricolo dell’area di studio, che di quella boscata (per via degli incendi
o dello sfruttamento agricolo del suolo), con conseguente decremento della biodiversità e della capacità di
stoccaggio del carbonio forestale. In particolare, il continuo aumento dell’incidenza degli incendi, per via del
cambiamento climatico, e la presenza di focolai ripetuti nelle stesse zone potrebbe comportare un
peggioramento della qualità ambientale dell’area di studio, con una graduale perdita di fertilità dei suoli ed
un incremento del rischio di erosione nelle aree incendiate. Nel caso del WCS, i trend osservati e le
implicazioni discusse nel RCS sarebbero amplificati.
Le simulazioni climatiche prevedono cambiamenti significativi a carico dell’erosività degli eventi meteorici,
che da moderata passa ad elevata. Ciò è dovuto all’effetto sinergico dell’incremento dell’inaridimento
climatico (da sub-umido secco a semiarido), combinato con un aumento significativo dell’aggressività delle
piogge, espressa dall’indice MFI (da moderato ad elevato).
Raccomandazioni (cosa dovrebbe accadere):
Il BCS prevede una serie di “best practices” finalizzate al risparmio idrico. Fanno inoltre parte delle ipotesi di
scenario la riduzione drastica dei consumi del suolo agricolo (cfr. politiche EU di “zero soil sealing” e UNCCD
di "zero net land degradation"), il contrasto dell’abbandono nelle zone collinari e montane attraverso forme
di agricoltura “climate-smart” e di valorizzazione delle produzioni e della biodiversità agricola locale, il
contenimento delle pratiche di deforestazione e degli incendi (cfr. politiche EU 2020 sulla riduzione del
“carbon debt” e della “carbon footprint”). Inoltre, per quanto riguarda gli incendi, bisognerebbe prevedere
oltre a misure di potenziamento dei sistemi di allarme e difesa anche interventi di “difesa passiva”, cioè di
prevenzione, di ripuliture, di messa in sicurezza con mezzi e strumenti (ad es. attrezzature, opere di
prevenzione, formazione, fasce antincendio) che restino in dotazione permanente del territorio.
Nelle aree declivi si consiglia di prestare particolare attenzione alla regimazione idraulica, al fine di
contrastare l’insorgere, o il progredire, di fenomeni di erosione e desertificazione a carico di suoli per loro
natura poco fertili, con limitato spessore, evolutisi su rocce scarsamente pedogenizzabili.
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SWOT 1
Esterno
Interno
Aspetti positivi
Aspetti negativi
Punti di forza
Debolezze
Il Consorzio di Bonifica dell’Oristanese ha un territorio per lo più pianeggiante,
poco propenso all’erosione, e una forte vocazione agricola. La presenza del
Consorzio inoltre garantisce un uso razionale della risorsa “acqua”.
Territorio vulnerabile dal punto di vista dell’incidenza e della propagazione degli
incendi. Tendenza in crescita dell'abbandono delle terre.
I suoli dell’area studiata sono mediamente poco fertili, fortemente erodibili, con
scarsa dotazione di sostanza organica (< 2%), elevata pietrosità e rocciosità.
Opportunità
Rischi
La presenza del Consorzio può consentire di gestire in maniera razionale e
sostenibile gli scenari dell’RCS di ridotta disponibilità idrica attraverso una
regolamentazione ad hoc.
Riduzione della produttività agricola per la progressiva perdita di suoli agricoli e
per l’elevata incidenza degli incendi che depauperano i suoli delle aree bruciate
ripetutamente (v. RCS), ancheper effetto di un generale inaridimento del clima.
Nel territorio sardo il prospettato maggiore inaridimento dei suoli dovrebbe
avere come feed-back positivo un maggiore sequestro di carbonio nei suoli a
pascolo. Una loro appropriata gestione diventerebbe quindi sempre più
importante anche ai fini della mitigazione degli effetti del cambiamento
climatico.
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SWOT 2
Opportunità
Punti di forza
Punti di debolezza
Sviluppare nuove metodologie in grado di sfruttare i punti di forza dell’area
Eliminare le debolezze per attivare nuove opportunità
Sviluppo di un'agricoltura sostenibile in termini di utilizzo dell’acqua e di
sfruttamento del suolo, che sappia contenere gli effetti dei cambiamenti
climatici e di uso del suolo previsti dal BCS. Riconversione produttiva in direzione
di nuovi prodotti e nuovi mercati, a favore della biodiversità e delle produzioni
tipiche.
Interventi di potenziamento dei sistemi di allarme, difesa e di prevenzione per la
salvaguardia del territorio dal fuoco.
Rischi
Sviluppare il concetto di “terroir”, applicandolo alle produzioni lattiero-casearie
tipiche.
Sfruttare i punti di forza per limitare l’impatto dei rischi
Adozione di colture "climate-smart" e di cultivar locali che meglio si adattano
all’inasprimento delle condizioni climatico-ambientali del territorio del WCS, al
fine di limitare la maggiore richiesta di acqua e il progressivo peggioramento
delle condizioni di degrado del territorio .
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Supportare finanziariamente interventi finalizzati al miglioramento delle
caratteristiche fisico-chimiche dei suoli (es., spietramento, fertilizzazione
fosfatica) e alla loro regimazione idraulica.
Pianificare interventi per evitare l’aggravamento dei punti di debolezza
Identificazione di interventi/azioni/misure mirati ad una gestione anti-incendio
del territorio a lungo termine(ad es. attrezzature, opere di prevenzione,
formazione, fasce antincendio) in un’ottica di WCS. Proposte di misure di
contenimento dei fenomeni di degrado a diversi livelli operativi (consorzio,
comune, regione).
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