11/01/2017 Al Florida 'Storia di un bandito che conquistò il potere' Ispirato all’opera ‘Arturo Ui’ di Brecht, lo spettacolo coinvolge anche un gruppo di profughi africani Arturo Ui di Bertolt Brecht rivisto e interpretato da 15 giovani profughi africani, per dare ascolto a un nuovo punto di vista sulle parabole di potere che si ripetono in ogni dittatura della storia. Il testo, elaborato in lingua italiana con elementi originari delle culture degli interpreti, sarà rappresentato al Teatro Florida di Firenze grazie da un progetto di Massimo Luconi e Cesare Molinari. I due hanno condotto un lungo laboratorio di formazione dedicato a un gruppo di migranti ospitati nel territorio metropolitano, durante il quale i partecipanti hanno potuto apprendere la lingua italiana e molte nozioni di tecnica delle arti sceniche. L’esito di questo laboratorio è ‘Storia di un bandito che conquistò il potere’, in scena il 15 gennaio: liberamente tratto da La resistibile ascesa di Artuto Ui di Bertolt Brecht, lo spettacolo si innesta sulla ricchezza culturale e biografica dei partecipanti per affrontare le più che mai attuali questioni dell’integrazione e della multiculturalità. «Un ensemble di luoghi, professionalità, pensiero e attori che interessa e desta curiosità – ha sottolineato la vicesindaca Cristina Giachi – un segno di cosa può essere la rilettura di testi immortali della letteratura alla luce delle storie che costituiscono il nostro presente. Siamo contenti che le istituzioni culturali della città contribuiscano a tratteggiare il profilo contemporaneo della rilettura e interpretazione di un teatro di tradizione, come quello di Brecht, alla luce dell'esperienza contemporanea. Stiamo facendo semplicemente il nostro lavoro, parlando dei temi e delle culture che oggi abbiamo davanti agli occhi». Dopo un primo lavoro laboratoriale iniziato lo scorso maggio con 35 ragazzi profughi di varie etnie africane, da settembre 2016 Massimo Luconi, da tempo impegnato a scambiare creatività con rinascita per molti ragazzi venuti dall’Africa, - e qui regista del progetto promosso e ideato con il professor Cesare Molinari - , ha iniziato un lavoro di drammaturgia ispirato all’Arturo Ui di Bertolt Brecht. Il tutto coinvolgendo 15 dei ragazzi iniziali, quelli più vocati alla teatralità, tutti arrivati in Italia con le barche della speranza, e puntando ad innestare nel testo che ha ispirato il lavoro la ricchezza culturale dei migranti (musica, canto, storie personali), partendo dalle lingue di origine, (inglese, francese, bambara, peul, solinkè, wolof) per arrivare a una rielaborazione finale per lo più in italiano da cui verrà tratta la messa in scena. «Si è scelto come spartito di lavoro Arturo UI di B. Brecht per la tematica, l’ascesa al potere di Hitler da gangster a dittatore, una metafora che appartiene a tutte le storie di dittature anche di quelle africane. E infatti ha suscitato molto interesse nei nuovi attori», spiega il regista. Ne è nata una drammaturgia asciutta e compatta, impostata sulla linearità del teatro didascalico, con alcune modalità del teatro tradizionale africano: «C’è un’interessante assonanza fra il teatro brechtiano e quello africano, in quanto ancora oggi in Africa il teatro ha quasi sempre valore moralistico; sia nei villaggi con i cantastorie (griot) che nelle periferie delle grandi metropoli, il teatro insieme alla musica, è ancora la forma più forte di comunicazione, che unisce gli aspetti di cerimonia sacra a quelli di divulgazione didascalica», continua Luconi. In questo percorso di ricerca, sono state dunque valorizzate le caratteristiche dei giovani interpreti, profondamente radicati nella cultura teatrale e musicale africana. (fn) © Comune di Firenze - Palazzo Vecchio, P.zza Signoria 50122 FIRENZE - P.IVA 01307110484 [email protected] 1/1