ISRAELE
AREA
22.100 km2
ISRAELE
APPARTENENZA RELIGIOSA
Ebrei 75,6%
Musulmani 18,6%
Non affiliati 3,1%
Cristiani 2%
Cattolici 1,2% - Ortodossi 0,4% - Protestanti 0,4%
Altre religioni 0,7%
POPOLAZIONE RIFUGIATI (interni*) RIFUGIATI (esterni**) SFOLLATI
8.000.000
48.325
1.054
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*Rifugiati stranieri che vivono in questo Paese **Cittadini di questo Paese rifugiati all’estero
In assenza di una Costituzione formale, sul tema della libertà religiosa è necessario far riferimento al testo della Dichiarazione d’indipendenza del 1948 che recita: «Lo Stato d’Israele sarà aperto per l’immigrazione ebraica e per la riunione
degli esuli», nonché «assicurerà completa uguaglianza di diritti sociali e politici a
tutti i suoi abitanti, senza distinzione di religione, razza o sesso, garantirà libertà
di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura, preserverà i luoghi
santi di tutte le religioni e sarà fedele ai principi della Carta delle Nazioni Unite».
L’ebraismo non è religione di Stato, le istituzioni sono laiche e operano secondo il modello delle democrazie occidentali. Tuttavia, alcune disposizioni connaturate all’ebraismo, si affermano nella vita sociale – ad esempio, l’osservanza del sabato e gli alimenti kasher – e ciò può creare tensioni tra ebrei osservanti ed ebrei non religiosi.
In teoria, i cittadini non-ebrei hanno stessi diritti e doveri di coloro che lo sono;
questo significa che possono candidarsi alle elezioni, appartenere a partiti politici
ed essere eletti alla Knesset (il Parlamento, dove siedono, attualmente, nove rappresentanti arabi, cristiani e musulmani, su un totale di 120 membri). Di fatto, essi svolgono però un ruolo marginale nella vita politica e, sebbene ci siano delle
eccezioni – come quella dei drusi – essi non svolgono il servizio militare. Dal canto suo, l’attuale Primo ministro, Benjamin Netanyahu, si è espresso in favore del
servizio di leva obbligatorio per i cristiani1.
Nella realtà quotidiana, tutto ciò che riguarda l’identità ebraica gode di una certa
preminenza ed essa produce penalizzazioni ai danni di cittadini musulmani e cristiani, in particolare, se essi sono di etnia araba. Ad esempio, sono esclusi da alcune professioni vietate ai non-ebrei, nonché da alcune sovvenzioni statali; il coniuge palestinese di un cittadino israeliano non ha il diritto né a risiedere in territorio israeliano né ad acquisire la cittadinanza. Accanto a questa disposizione, in
vigore dal 2002, esiste una Legge sulla cittadinanza approvata dalla Knesset nel
gennaio 2012 e confermata dalla Corte Suprema israeliana2.
1 2 www.haaretz.com/news/national/.premium-1.539957
www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/.premium-1.580463
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ISRAELE
È necessario anche citare le numerose restrizioni agli spostamenti imposte ai residenti dei Territori palestinesi. Ad esempio, i musulmani palestinesi ultra-cinquantenni e le musulmane che abbiano oltre 35 anni di età, possono solitamente
visitare senza incontrare problemi, la moschea di Al Aqsa a Gerusalemme, mentre ai cristiani viene richiesto un permesso ufficiale per entrare a Gerusalemme a
visitare i propri luoghi sacri – anche in occasione di grandi feste come la Pasqua –
o a partecipare a ritiri, sessioni di formazione religiosa o a riunioni. Tali provvedimenti si applicano non solo ai laici, ma anche a sacerdoti e religiosi. Le autorità
israeliane sono anche estremamente reticenti a concedere visti di residenza al
personale religioso dei Paesi vicini.
I visti per i membri del clero e i seminaristi provenienti dalla Giordania, sono ora
più facili da ottenere, con durata di un anno, a volte due, o anche per ingressi multipli. Questo rende le cose più facili per i seminaristi giordani che seguono i programmi di formazione offerti dal Patriarcato latino la cui giurisdizione copre Israele, Territori palestinesi, Giordania e Cipro. Invece, i seminaristi palestinesi incontrano enormi difficoltà a ottenere permessi d’ingresso regolari a Gerusalemme
per partecipare alle cerimonie previste nel Santo Sepolcro insieme al Patriarca.
La loro età è la causa principale; in numerosi casi i seminaristi palestinesi hanno
dovuto fare dietro-front ai posti di controllo israeliani, nonostante i lasciapassare
rilasciati dalle autorità diplomatiche della Santa Sede.
C’è del positivo, comunque. Le scuole private ricevono sussidi dal Governo fino
al 70% delle spese generali, in caso di scuole medie e del 100% se scuole secondarie. Si tratta di un grande aiuto per le scuole cattoliche che così evitano bilanci
in rosso; va segnalato però che il Governo sta pensando di annullare tali sovvenzioni e, se così fosse, le famiglie sarebbero costrette a iscrivere i propri figli nelle
scuole pubbliche, meno care.
La concessione di permessi di costruzione costituisce un altro problema. Secondo monsignor William Shomali, vicario patriarcale latino di Gerusalemme, «la legislazione israeliana afferma che tutti i cittadini sono uguali, riconosce la libertà di
religione, eppure incontriamo grandi difficoltà a ottenere i visti per il clero e, i terreni appartenenti alla Chiesa, o vengono espropriati o sono catalogati come non
edificabili al fine di frenare lo sviluppo demografico dei cristiani»3.
Il 20 ottobre 2013, un edificio – costruito su un terreno di proprietà del Patriarcato
latino di Gerusalemme prima della creazione dello Stato di Israele e residenza di
una famiglia di 14 persone – è stato demolito per ordine delle autorità. Per il Patriarca, monsignor Fouad Twal, «il Ministero degli Interni e il Comune di Gerusalemme sapevano benissimo che il terreno apparteneva al Patriarcato». La demolizione, effettuata senza alcun preavviso da parte delle autorità, è per monsignor
Twal «un atto di vandalismo che viola la legge israeliana e il diritto internazionale» e, in quanto tale, indica «un aggravamento della situazione che in nessun mo3 La Croix, 13th settembre 2012
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do aiuta il processo di pace». Per questo, il presule ha annunciato che presenterà ricorso sia ai tribunali israeliani che alle istanze internazionali4.
Attacchi contro siti religiosi cristiani e musulmani, sono stati perpetrati da membri
del movimento “Etichetta del prezzo”, composto da giovani estremisti israeliani
che prendono di mira persone e istituzioni che considerano opposte – o non sufficientemente favorevoli – agli insediamenti ebraici nei Territori palestinesi5. Gli incidenti riconducibili a questa matrice sono stati numerosi, come testimonia l’elenco sotto riportato:
- il 7 e il 20 febbraio 2012, a Gerusalemme Ovest, i seguenti graffiti sono stati
trovati sulle mura del monastero greco-ortodosso della Santa Croce e su quelle di una chiesa battista: «Ti crocifiggeremo», «Morte al cristianesimo», «Morte ai cristiani», «Maria era una prostituta». È stato vandalizzato anche un cimitero protestante sul Monte Sion6;
- il 4 settembre 2012 ignoti hanno dato fuoco alla porta dell’abbazia trappista di
Latrun, scrivendo su un muro le parole «Gesù è una scimmia»7;
- nell’ agosto 2013 una bomba molotov è stata lanciata contro il convento delle
Suore di Betlemme, a Beit Jamal. Dei graffiti in ebraico sono stati rinvenuti sui
muri con scritto «Morte ai goyim» [i gentili o non ebrei]8;
- nel dicembre 2013 graffiti sono apparsi sui muri di una moschea nel villaggio
arabo-israeliano di Baka al-Gharbiyye, nel nord di Israele; tra le scritte tracciate «Maometto è un porco»9;
- nella notte tra il 31 marzo e il primo aprile 2014, graffiti in ebraico sono stati
rinvenuti sulle mura esterne del santuario di Nostra Signora Regina di Palestina, a Deir Rafat. Due recavano le scritte «Gesù è una scimmia» e «Maria
è una vacca»10.
Infine, è da segnalare che, nella Città Vecchia di Gerusalemme, alcuni ebrei ultraortodossi hanno sputato su membri del clero cristiano quando hanno visto che indossavano la croce11.
Aleteia, 6 novembre 2013
www.palestinemonitor.org/details.php?id=e4o6ixa1099y1w0m6mjhm
6 www.timesofisrael.com/right-wing-extremists-target-jerusalem-monastery/
7 www.jewishpress.com/news/yoris-daily-news-clips/migrons-price-tag-latrun-monastery-door-set-on-fire-jesus-called-monkey/2012/09/04/0/?print
8 www.ewtnnews.com/catholic-news/World.php?id=8305#ixzz2dGHnzOmf
9 www.jpost.com/National-News/Mosque-vandalized-with-anti-Muslim-slogans-in-apparent-price-tag-attack-334308
10 www.catholicnewsagency.com/news/jerusalem-patriarch-condemns-monastery-vandalism/
11 La Croix, 13 settembre 2012
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Alcuni esponenti della Chiesa hanno reagito a tali aggressioni e profanazioni. Nel
febbraio 2012, il francescano padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, ha scritto al Presidente Shimon Peres, affinché si ponga fine a tali comportamenti: «Sfortunatamente – scrive – negli anni abbiamo imparato a ignorare le provocazioni e a continuare la nostra vita quotidiana. Ora, sembra che si stiano oltrepassando i limiti e non possiamo rimanere in silenzio. Questi slogan scandalosi
scritti su luoghi di preghiera cristiani, specialmente a Gerusalemme, colpiscono i
sentimenti di tutti i cristiani in Israele, indipendentemente dal loro credo [...] Le sarei grato se Lei usasse il Suo potere e la Sua influenza con le autorità, affinché
questo modo pericoloso di agire sia eradicato e queste azioni fermate, prima che
diventino parte abituale della vita cristiana in Israele»12. L’Ufficio di Peres ha risposto dicendo che il Pesidente avrebbe trattato la richiesta «con grande serietà» e
che se ne stava occupando personalmente13.
Anche i vescovi di Terra Santa hanno denunciato questi attacchi: «Cosa sta accadendo nella società israeliana, per far sì che i cristiani diventino capri espiatori e
bersaglio di atti di violenza? Che tipo di disprezzo verso i cristiani s’insegna nelle
scuole? Perché i responsabili non sono mai arrestati o assicurati alla giustizia?»14.
Anche il mondo scolastico desta preoccupazione. Alcuni libri di testo utilizzati nelle scuole religiose ebraiche ortodosse, presentano elementi polemici e ostili verso il cristianesimo e i cristiani. Secondo il gesuita padre David Neuhaus, del vicariato per i cattolici di lingua ebraica, in questi libri «Gesù è presentato come un seduttore e i cristiani sono visti come persecutori storici»15.
Zenit, 1 marzo 2012
AP, 27 febbraio 2012.
14 Le Figaro; Zenit, 5 settembre 2012
15 �
La Croix, 13 settembre 2012
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