E’ sabato pomeriggio, per gli ebrei è Shabbat il giorno da dedicare al Signore e alla famiglia e non di certo al lavoro. Il quartiere ebraico della città vecchia è assopito da un silenzio quasi religioso. Pochi passi più in là gli arabi fanno invece affari nei loro negozi, mentre i turisti si fermano ai coloratissimi banchetti per assaggiare la pita con sesamo e spezie e sorseggiare una freschissima spremuta di pompelmo e arance di Jaffa. I pellegrini cristiani visitano e si emozionano a toccare i luoghi santi. Purtroppo la Basilica del Santo Sepolcro mostra in un certo senso lo stato del cristianesimo oggi. Ecco sfilare in processione gli ortodossi, gli armeni, i francescani, gli etìopi, i copti e gli assiri. Ognuno ha la propria cappella, protegge lo spazio conquistato e accudisce i propri fedeli . Le chiavi della basilica ( luogo della morte e resurrezione di Gesù) come è noto, sono invece nelle mani di una famiglia musulmana, i Museba, che cercano di far litigare il meno possibile i cristiani tra di loro. Tra un rintocco di campana e l’altro si inserisce il canto del muezzin che richiama il popolo musulmano a rivolgersi verso la Mecca per la preghiera. Per chi non l’avesse capito siamo a Gerusalemme, il principale luogo di pellegrinaggi cristiani fin dai tempi degli apostoli. Negli ultimi tempi però il turismo è diminuito almeno del 30%. Sarà forse colpa della crisi economica globale che in questa terra ha sensibilmente toccato il settore terziario e tecnologico, ma molto è ancora imputabile alla guerra dello scorso dicembre a Gaza. Per strada la gente non sembra soffrire la tensione dei difficili e delicati rapporti politici internazionali esistenti tra arabi, israeliani e cristiani. Malgrado le evidenti contraddizioni, tutto sembra procedere normalmente. In maniera discreta si scorgono alcuni manifesti di benvenuto con l’immagine di papa Benedetto e qualche bandiera vaticana vicina a quella dello stato d’Israele nei percorsi che i prossimi giorni percorrerà il corteo papale. Benedetto XVI ha deciso di avvicinarsi lentamente a Gerusalemme, ha passato infatti tre giorni in Giordania. Dal Monte Nebo ha guardato la Terra di Mosè, Elia e Giovanni il Battista. Durante i suoi discorsi non ha perso occasione per ricercare un più congiunto sodalizio spirituale tra i monoteismi - cristianesimo, ebraismo e Islam -. Ha ribadito l’inseparabile vincolo che lega la chiesa al popolo ebreo. Ha auspicato che cristiani e musulmani possano essere entrambi individuati come adoratori di Dio. Ha incitato i cristiani a rimanere con coraggio in Terra Santa. Con l’originalità culturale dei suoi discorsi, ha rinvigorito il ruolo importante che la religione può avere nella sfera pubblica. Perché secondo il papa quando la fede ( ogni fede) è vissuta con coerenza, quando ricerca la verità aiuta la condotta morale della persona. Oggi è il giorno del suo arrivo a Gerusalemme, nel pomeriggio farà un' importante visita al Memoriale di Yad Vashem, soffermandosi davanti alla fiamma del mausoleo mentre un coro intonerà dei salmi. Rimane fuori dal programma il Museo dell’Olocausto con la fotografia di Pio XII e la controversa didascalia di accusa al suo “silenzio”. Al momento si sorvola sul fatto se pur scomodo e non accettabile per il Vaticano. I giorni a Gerusalemme avranno molti momenti intensi ed emozionanti come la preghiera silenziosa vicino ai rabbini davanti al Muro del Pianto, il luogo più sacro per la religione ebraica. La sosta al Cenacolo, prima sede della chiesa cristiana nascente. Le tre Sante messe all’aperto a Gerusalemme, Betlemme e Nazareth dove la piccola comunità cristiana locale e i pellegrini potranno stringersi intorno al loro pastore. È difficile calcolare gli effetti che la visita di Benedetto XVI avrà per quanto riguarda il dialogo interreligioso ed ecumenico nei mesi a seguire. Certamente questo pellegrinaggio papale garantirà una certa visibilità all' eterogenea minoranza cristiana in medio oriente e alle loro esigenze. Gli Israeliani sperano anche in un rilancio del turismo religioso. Più turismo, più pellegrini, più pace, più business. Infine noi tutti, credenti e non, attendiamo un apporto realmente efficace nella direzione della pace, convinti che questo storico pellegrinaggio di Benedetto XVI nella terra dei padri, possa certamente indirizzare.