www.liberoreporter.it Settimanale d’informazione socio-sanitaria dell’A.N.I.O. anno 10 - n. 23 del 15 Giugno 2015 Sociale “Varcare la soglia”, un ottimo progetto contro la povertà infantile pag.3 Sanità C’è un legame tra alimentazione e Alzheimer? pag.4 Sociale Indennità di maternità può essere concessa anche se è maturata in altri Paesi europei pag.5 Sanità Malattia di Crohn, uno studio su un nuovo farmaco apre prospettive sulla sua remissione pag.6 www.nellattesa.it L a psoriasi è una malattia cutanea a decorso cronico recidivante che si presenta con una morfologia clinica polimorfa, colpisce fino al 3% della popolazione generale e può insorgere a qualunque età. La forma più frequente è la psoriasi volgare (90% dei casi), caratterizzata dalle tipiche lesioni eritemato-squamose in sedi particolari: cuoio capelluto, regione sacrale, gomiti, ginocchia. Le lesioni possono assumere dimensioni diverse per cui distinguiamo diverse varianti: psoriasi puntata, guttata, nummulare, a placche. Esistono poi la cosiddetta “psoriasi inversa”, che si localizza a livello delle pieghe (generalmente ascellare o inguinale), la psoriasi pustolosa (rara) e la grave forma eritrodermica (rarissima). pag. 2 SANITA’ www.nellattesa.it 2 La “malattia psoriasica”… non solo pelle L’ eziologia della psoriasi è ancora sconosciuta, anche se sono stati identificati numerosi fattori scatenanti come quelli traumatici, infettivi e psicosomatici, ma la patogenesi è di tipo autoimmune. Se è vero che la psoriasi è una malattia molto nota e conosciuta anche dai non addetti ai lavori, molto meno nota è la sua frequente associazione con una malattia infiammatoria cronica articolare, definita artrite psoriasica. In realtà, la separazione tra malattia cutanea e malattia articolare è del tutto artificiosa, poiché si tratta di rovesci della stessa medaglia, tanto che è stato osservato dalla comunità scientifica che sarebbe più appropriato parlare di “malattia psoriasica” piuttosto che di psoriasi e artrite psoriasica. La prima associazione tra psoriasi e artrite fu descritta da Alibert nel 1850, ma, fino alla prima metà del XX secolo, l’artrite psoriasica venne considerata una variante di artrite reumatoide. Soltanto nel 1964 fu descritta come entità nosografica a sé stante e nel 1973 Moll e Wright definirono i primi criteri classificativi della malattia. L’artrite psoriasica è inquadrata tra le spondiloartriti, gruppo di malattie reumatologiche comprendenti anche la spondilite anchilosante e caratterizzate dal punto di vista anatomico dal coinvolgimento delle entesi, strutture d’inserzione ossea di tendini, legamenti e capsule articolari. Nella maggior parte dei casi (75%), la psoriasi precede di molti anni i sintomi articolari. Talvolta, questi possono insorgere contemporaneamente alle lesioni cutanee (15% dei casi), mentre l’artropatia compare prima della psoriasi in circa il 10% dei pazienti. Non vi è una stretta correlazione tra estensione e gravità delle lesioni cutanee e coin- volgimento articolare. Curiosamente, l’onicopatia psoriasica, che si osserva in non oltre il 50% dei pazienti con psoriasi, si riscontra in oltre il 90% dei casi di artrite psoriasica. Nel complesso circa 1/3 dei pazienti con psoriasi presenta artrite psoriasica. Si tratta pertanto di una malattia reumatologica di frequente riscontro (colpisce oltre lo 0.5% della popolazione generale). Presso il nostro Centro sono seguiti circa 400 pazienti con tale patologia. La malattia colpisce in ugual misura i due sessi, insorge più frequentemente nella III-IV decade di vita, ma può cominciare a tutte le età. L’esordio è generalmente insidioso ma può essere acuto in circa 1/3 dei casi. La malattia è molto eterogenea ed è possibile identificare differenti forme come quelle con prevalente interessamento delle piccole articolazioni di mani e piedi (simil-reumatoidi), quelle di oligoartrite asimmetrica, prevalentemente a carico degli arti inferiori (ginocchia e caviglie) e quelle con prevalente interessamento di rachide e bacino (simil-spondilite). La diagnosi è spesso difficile, soprattutto nelle forme ad esordio tardivo (con artrosi concomitante), o in assenza di psoriasi clinicamente evidente. In questi casi, si utilizza la presenza di familiarità, in accordo ai più recenti criteri classificativi di malattia del 2006. La diagnosi precoce si basa sul corretto inquadramento dei sintomi iniziali da parte del medico di medicina generale o del dermatologo e sul precoce invio dei casi sospetti al reumatologo. La storia naturale della malattia, in assenza di terapia, non è confortante, potendo indurre deformazioni articolari e disabilità. Inoltre, la malattia si associa ad un aumento di mortalità, prevalentemente per cause cardio- FARMACIA FATTA DOTT.SSA CLEMENTINA APERTA ANCHE IL SABATO AFFILIATO SANIT CARD Autoanalisi - Fitoterapia - Omeopatia - Veterinaria Ossigeno - Dermocosmesi - Preparazioni Magistrali Integratori sportivi - Puericultura SERVIZIO NOTTURNO CONTINUATO Via dell’Orsa Minore 102, Palermo tel. 091447268 - [email protected] vascolari. Eppure la malattia è potenzialmente curabile, a condizione che un’adeguata terapia farmacologica sia iniziata precocemente, prima che compaiano danni articolari strutturali. La terapia si basa sull’utilizzo dei farmaci tradizionali (methotrexate, ciclosporina, leflunomide), in grado di controllare la maggioranza dei casi, e, a scopo sintomatico, dei farmaci anti-infiammatori non steroidei e del cortisone. Per il trattamento delle forme più severe e resistenti alle precedenti terapie (circa il 30% dei casi), disponiamo oggi di formidabili armi terapeutiche rappresentate dai farmaci biotecnologici, che agiscono inibendo selettivamente alcune citochine implicate nella patogenesi del danno articolare e cutaneo. Si tratta dei farmaci ad azione anti-TNFe, più recentemente, ad azione anti-IL23 che sono utilizzati presso il nostro Centro dove circa 150 pazienti sono in trattamento. Utilizzati in modo appropriato e in mani esperte, garantiscono un adeguato controllo di malattia nella stragrande maggioranza dei pazienti, con un eccellente profilo di tollerabilità. Inoltre, sono estremamente efficaci anche sulle lesioni cutanee. Dott. Giuseppe Provenzano Responsabile Centro di Reumatologia, AO Ospedali Riuniti Villa Sofia – Cervello Centro di riferimento per la prescrizione di farmaci biotecnologici e centro di riferimento regionale per le malattie reumatologiche rare dell’adulto Dona il tuo 5 per mille ad ANIO Onlus C.F. 97165330826 SOCIALE 3 “Varcare la soglia”, un ottimo progetto contro la povertà infantile U n progetto per contrastare la povertà infantile e favorire il passaggio delle famiglie dalla condizione di bisogno ad una consapevole richiesta di aiuto. È questo il fine di “Varcare la soglia – Empowerment e partecipazione per contrastare la povertà”, per cui questa mattina è stato siglato un Protocollo d’Intesa tra il Comune di Palermo e Fondazione L’Albero della vita onlus. A presenziare alla cerimonia c’erano, tra gli altri, l’assessore alla Cittadinanza sociale, Agnese Ciulla, il responsabile Progettazione Nazionale, Andrea Crivelli, e i rappresentanti dei partner di progetto, le associazioni Nuova Opportunità e Bayty Baytik. Varcare la Soglia è un’iniziativa, già attiva nella città di Palermo in partenariato con l’Associazione Nuova Opportunità e l’Associazione Bayty Baytik, che dal 1 dicembre 2014 al 31 maggio 2015 ha coinvolto 56 famiglie in cui vivono 178 bambini. Il progetto si rivolge alle famiglie residenti nella VII Circoscrizione del Comune di Palermo, di cui fa parte il quartiere conosciuto come Zen, in condizioni di grave disagio e difficoltà economica, mettendo a loro disposizione un’equipe di educatori per supportarle in un processo di crescita. “Un protocollo che nasce dalla sinergia tra i Servizi Sociali del nostro Comune e il mondo del volontariato, - ha dichiarato l’assessore Ciulla - come anello di congiunzione tra l’idea progettuale iniziale e un modello operativo di interventi che, attraverso l’individuazione precoce dei bisogni emergenti della famiglie coinvolte, hanno lo scopo di attivare le risorse necessarie per soddisfarli e dare risposta concreta alla sempre maggiore richiesta di attenzione da parte di un territorio, quello della settima Circoscrizione della nostra città, che ha ancora tanto bisogno di investimenti”. “Siamo convinti che grazie all’intesa con il Comune di Palermo sarà possibile potenziare gli sforzi della nostra Fondazione per aiutare sempre più famiglie in difficoltà – ha dichiarato Ivano Abbruzzi, Presidente di Fondazione L’Albero della Vita onlus –. La povertà rappresenta una negazione dei diritti fondamentali della persona, non solo perché determina la mancanza in termini di bisogni primari, ma anche perché impedisce l’accesso alle esperienze che favoriscono la crescita e l’inserimento nella comunità. Con Varcare la Soglia perseguiamo l’obiettivo di consentire ai bambini e alle loro famiglie di partecipare attivamente al cambiamento e reintegrarsi nel tessuto sociale in piena autonomia”. A livello operativo, il progetto prevede inoltre sia l’attivazione di un servizio di sostegno al bilancio familiare, attraverso la fornitura mensile di generi alimentari di prima necessità, sia la realizzazione di uno sportello di accompagnamento e orientamento ai servizi sanitari. Tra le attività di Varcare la Soglia è previsto anche un percorso specifico di informazione e sostegno pre-parto che ha coinvolto finora 15 donne, favorendo buone pratiche nella gestione dei primi mesi di vita del neonato. Redazione SALUTE E BENESSERE www.nellattesa.it 4 C’è un legame tra alimentazione e Alzheimer? I l legame tra diabete e Alzheimer sembra trovare sempre più conferme, tanto che alcuni ricercatori hanno ribattezzato l’Alzheimer come una forma di “diabete di tipo 3” o come “diabete cerebrale”che colpisce il cervello. Recentemente, è stato rilevato che l’insulina è prodotta anche nel cervello, non solo nel pancreas e negli ultimi 7-8 anni c’è stato un aumento dell’evidenza che l’utilizzazione del glucosio da parte del cervello è un fattore chiave nell’insorgenza della malattia di Alzheimer. Gli studi più recenti dimostrano che uno dei fattori in gioco nella sua insorgenza è proprio l’insulino – resistenza a livello cerebrale. È noto che il cervello è in grado di usare “solo” il glucosio a scopo energetico, non usa né grassi né proteine per il proprio sostentamento. In una condizione d’insulino – resistenza le cellule cerebrali sono meno in grado di introdurre ed utilizzare glucosio, ed è questo che si traduce con una perdita progressiva delle funzioni cerebrali. In condizioni di normalità, l’insulina è in grado di regolare le funzioni dell’ippocampo (centro responsabile del comportamento) eregola la funzione dell’acetilcolina, neurotrasmettitore importantissimo nei processi di memoria ed apprendimento. Uno sbilanciamento della funzione dell’insulina quindi, causerebbe nel giro di poco tempo, danni alla memoria, nel comportamento e nell’apprendimento. Inoltre, l’insulina modula la plasticità sinaptica, promuove il reclutamento di recettori GABA (acido gamma-aminobutirrico) sulle membrane post-sinaptiche, influenza la conduttanza al calcio del recettore NMDA (recettoriN-metil D-aspartato), e regola la ciclicità dei recettori AMPA (recettore dell’acido α-amino-3-idrossi-5-metil-4-isoxazolepropionic). Con il tempo una sua alterazione porterebbe ad una progressiva degenerazione cerebrale. Da alcuni anni, la ricerca scientifica, per arrivare a nuove strategie di prevenzione contro l’Alzheimer, ha iniziato sempre più a concentrare la propria attenzione su possibili fattori di rischio di natura metabolica. L’obesità, il diabete e l’ipertensione, possono, influenzare l’insorgenza di questa patologia che com’è noto, colpisce prevalentemente le persone più avanti con gli anni. Anche se i meccanismi molecolari alla base della relazione tra sindrome metabolica e disturbi neurologici non sono pienamente compresi, sta diventando sempre più chiaro che le alterazioni cellulari e biochimiche osservate nei disturbi del metabolismo possono costituire un ponte tra la sindrome metabolica patologica e vari disturbi neurologici. Più di recente, la sindrome metabolica (MetS) - un insieme di fattori metabolici quali resistenza all’insulina, obesità addominale, intolleranza al glucosio, ipertensione, iperinsulinemia - è stata associata ad un aumentato rischio di sviluppare l’Alzheimer. Forti evidenze suggeriscono che l’infiammazione sistemica e l’adiposità centrale contribuiscono a perpetuare la Sindrome metabolica insieme al propriopatrimonio genetico, l’età, il genere, la dieta, l’attività fisica e le abitudini in generale. Un altro collegamento tra obesità, infiammazione, insulina e demenza è la proteina precursore dell’amiloide (APP). L’APP è un’adipochinaprodotta e trasformata in A-40 – 42 dal tessuto adiposo. Questo frammento è espresso nei tessuti adiposi e sovra-espresso in adipociti addominali di pazienti obesi. Nel bacino del Mediterraneo, già 20 anni fa, si è valutato che il 70% degli adulti possedeva uno dei disturbi che caratterizzano la sindrome metabolica mentre nella popolazione europea il tasso di sindrome metabolica si aggira sul 7-30%. D’altra parte, alcuni ricercatori americani hanno ipotizzato che la malattia di Alzheimer sia una terza forma di diabete e questa ipotesi è stata formulata nel 2005 quando avendo analizzato45 pazienti post mortemcon questa patologia, misero in evidenza nel cervello a livello istochimico bassi livelli di insulina. Successivamente, si è visto che le differenti fasi diffe- renti della malattia si legavano ad una riduzione di questi parametri rispetto un cervello sano. Per concludere, chi soffre di diabete di tipo 2 è maggiormente a rischio di demenza senile rispetto al resto della popolazione, per cui èimprescindibileun’attenzione accurata allo stile di vita nonché all’alimentazione non solamente durante l’invecchiamento ma sin dall’inizio della nostra vita. Movimento edalimentazione sana promuovono sia il mantenimento del peso corretto sia un adeguato equilibrio psico-fisico. Oltretutto, è ben noto che il movimento, non agonistico, abbassa i livelli degli indici infiammatori e rende l’organismo più sensibile all’insulina. In tal modo, si riduce il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 in soggetti a rischio. Dr.ssa Sonya Vasto Nutrizionista Ricercatore STEBICEF Dona il tuo 5 per mille ad ANIO Onlus C.F. 97165330826 SOCIALE 5 Indennità di maternità può essere concessa anche se è maturata in altri Paesi europei L a Corte di Giustizia europea ha riconosciuto che uno Stato membro non può rifiutarsi di corrispondere ad una lavoratrice l’indennità di maternità che aveva maturato secondo la legge del proprio Paese europeo d’origine. Il giudizio ha posto termine ad una controversia nata tra una cittadina belga e l’Istituto nazionale di assicurazione malattia-invalidità, da un lato, e l’Unione nazionale delle mutue autonome, dall’altro. Queste ultime le avevano negato il versamento dell’indennità di maternità per non avere maturato il periodo contributivo minimo previsto dal diritto belga (sei mesi) riguardo l’ultima attività dalla stessa esercitata. La lavoratrice è una dipendente pubblica che aveva ottenuto una messa in aspettativa per motivi personali per esercitare un’attività lavorativa subordinata di natura privata. Secondo l’Unione nazionale delle mutue autonome, la lavoratrice non aveva conseguito con quest’attività il periodo contributivo minimo previsto per fruire del predetto beneficio. In realtà, questa lavoratrice aveva lavorato, prima della data presunta del parto, per più di dodici mesi ininterrottamente che è il periodo richiesto, affinché gli Stati membri possano stabilire la fruizione dell’indennità di maternità. Perciò, uno Stato ospitante la lavoratrice non può non tenere conto del periodo lavorativo concretamente svolto dalla lavoratrice, anche in precedenza. Questo giudizio porta avanti un’effettiva garanzia dei diritti sociali tutelati dalla direttiva e del perseguimento del suo scopo. Quest’ultimo mira a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento, tenendo conto del carattere sostanziale e non formale del «periodo di lavoro preliminare» esercitato. Questa è la condizione essenziale per fruire del congedo di maternità di almeno quattordici settimane ininterrotte, ripartite prima e/o dopo il parto. Secondo la Corte «tali periodi di lavoro devono essere intesi nel senso che essi comprendono i diversi impieghi occupati in successione dalla lavoratrice interessata prima di tale data, ivi inclusi quelli svolti per differenti datori di lavoro e con status diversi. L’unico requisito previsto da tale disposizione è che la persona interessata abbia esercitato uno o più lavori durante il periodo richiesto dal diritto nazionale per avere diritto all’indennità di maternità, in applicazione della predetta direttiva». Tale disposizione, peraltro, non poteva svilupparsi diversamente, poiché una soluzione diversa avrebbe potuto creare delle diversità di trattamento all’interno dell’ordinamento nazionale. Ciò è inapplicabile, poiché esistono già delle apposite dispense dal contributo minimo per il dipendente pubblico dimissionario e per quello licenziato. Francesco Sanfilippo Pensioni, un decreto salva quelle miste dalla crisi economica N el decreto n. 65/2015, è prevista un’importante misura che riguarda il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo. La sua importanza è dovuta alla constatazione che senza questo intervento d’urgenza del Legislatore, il “tesoretto” individuale da utilizzare per determinare l’importo delle pensioni con il sistema contributivo e misto avrebbe ottenuto una riduzione. Nell’agosto del ’95, la legge di riforma del sistema pensionistico, la n. 335/1995 fece una distinzione netta tra sistema retributivo e contributivo, conservando al centro le pensioni calcolate con il sistema misto come forma residuale. In realtà, non fu calcolato allora che esistesse la possibilità che il coefficiente di capitalizzazione del montante contributivo potesse divenire negativo. Questa legge si limita, infatti, a stabilire che il tasso annuo di capitalizzazione è dato dalla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo, (PIL) nominale, appositamente calcolata dall’ISTAT, mentre l’anno da rivalutare fa riferimento al quinquennio precedente. Poiché il nostro Pil è divenuto negativo in questi ultimi 5 anni a causa della recessione economica, le pensioni avrebbero ottenuto un coefficiente negativo, con effetti a dir poco nefasti sui contributi dei lavoratori e sulle loro pensioni future se il meccanismo fosse stato applicato in modo pedissequo. Il Decreto-legge n. 65/2015 stabilisce che, in ogni caso, il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo come determinato, adottando il tasso annuo di capitalizzazione fissato dalla norma, non può essere inferiore a uno, eccetto una possibilità di un recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive. In questo modo, il decreto, di cui è attesa la conversione in legge, scongiura il ricorso ad una rivalutazione negativa, prevedendo un coefficiente mai inferiore ad uno, seppur il tasso complessivo risultante dai calcoli è negativo. Si tratta di una misura di salvaguardia che prevede anche il recupero di questo “abbuono” nelle rivalutazioni successive. Si tratta di un provvedimento quanto mai efficace, che fa, però, riflettere in negativo sulla saggezza delle decisioni prese in passato come dimostra il recente giudizio della Corte costituzionale sui provvedimenti presi dal Governo Monti riguardo le pensioni. In realtà, la materia pensionistica non è un capitolo chiuso, poiché la condizioni economiche del Paese richiederanno prima o poi nuovi interventi. Tuttavia, la diminuzione costante e progressiva delle risorse, induce a non conservare un ottimismo spensierato. Si prevedono, quindi, altri interventi correttivi in futuro, in mancanza di una riforma globale del settore che già, però, ne ha subiti molti negli ultimi anni. Francesco Sanfilippo SANITA’ www.nellattesa.it 6 Malattia di Crohn, uno studio su un nuovo farmaco apre prospettive sulla sua remissione S i aprono nuovi orizzonti per i pazienti affetti dalla malattia di Crohn, patologia infiammatoria cronica dell’intestino che colpisce il tratto gastrointestinale provocando una vasta gamma di sintomi. La scorsa settimana a Washington durante il DDW (Digestive Disease Week), principale appuntamento congressuale internazionale sulle malattie dell’apparato digerente, sono stati presentati i dati delle analisi di sottogruppo dello studio sulla malattia di Crohn con GED-0301 (Mongersen), pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine lo scorso marzo. Lo studio, coordinato dal professore Giovanni Monteleone dell’Università di Roma - Tor Vergata, ha utilizzato una terapia farmacologica che ha prodotto una significativa remissione della malattia, grazie ad un meccanismo di azione innovativo concepito per agire localmente, in una patologia nella quale l’effetto terapeutico dei farmaci fino ad ora disponibili risulta ancora condizionato dalla gravità e durata della malattia. Lo studio, condotto su 166 pazienti adulti affetti da malattia di Crohn moderata e grave con lesioni infiammatorie documentate nell’ileo terminale e/o nel colon destro, è il frutto di un partenariato fra 14 centri italiani ed uno tedesco, ma nasce nel solco della ricerca italiana della scuola di Gastroenterologia di Tor Vergata diretta dal prof. Pallone e portata avanti dal Prof. Giovanni Monteleone con il supporto dell’azienda farmaceutica Giuliani. Tra i centri italiani che hanno contribuito al successo dello studio vi è l’Unità operativa di Medicina Interna 2 dell’Azienda Villa Sofia Cervello diretta dal prof. Mario Cottone, con il coordinamento del dott. Ambrogio Orlando, che ha contribuito alla realizzazione dello studio con l’inserimento di 10 pazienti. Elemento principe dello studio e del trattamento farmacologico è l’utilizzo di una molecola, l’oligonucleotide antisenso anti Smad 7, contenuta nel farmaco GED – 0301, capace di bloccare una citochina infiammatoria (in pratica una diversa molecola proteica), lo Smad 7, la cui presenza in livelli eccessivi stimola appunto l’infiammazione, acuendo la malattia. “Nei pazienti che hanno ricevuto il farmaco attivo – spiega il dr. Orlando l’efficacia risulta veramente elevata e rapida confrontata con i farmaci disponibili fino ad oggi. Inoltre l’assenza di effetti collaterali e l’utilizzo della somministrazione orale, rappresentano caratteristiche che renderebbero questo farmaco, sempre che i dati vengano confermati nello studio di fase III e in altre localizzazioni di malattia, molto promettente per questi pazienti. Dallo studio sono stati esclusi i pazienti con lesioni note dello stomaco, dell’intestino tenue prossimale, del colon trasverso e/o del colon sinistro, stenosi, fistole, malattia perianale, manifestazioni extraintestinali, infezioni attive o recenti o storia di neoplasia maligna”. I pazienti inclusi nello studio sono stati randomizzati (termine tecnico uti- lizzato negli studi sperimentali per attribuire ai pazienti o il trattamento sperimentale o un altro trattamento già in uso o il placebo), attraverso la somministrazione giornaliera per due settimane con una delle tre dosi di GED-0301 (10 mg/die, 40 mg/die o 160 mg/ die) in compresse o placebo. La risposta al trattamento è stata valutata ai 15, 28 e 84 giorni ed è risultata positiva con percentuali di remissione diverse a secondo della dose di farmaco somministrata. Il punto finale di efficacia primaria dello studio era rappresentato dalla percentuale di pazienti in remissione clinica, indicata con il CDAI (Crohn Disease Activity Index), il punteggio di riduzione utilizzato in questa malattia, che doveva essere inferiore a 150 al giorno 15 e mantenuto fino al giorno 28. I pazienti potevano continuare ad assumere dosi stabili di cortisone o mesalazina per via orale nel corso delle due settimane di trattamento e/o una dose stabile di immunomodulatori (p. es. azatioprina, mercaptopurina, metotrexato) purché la terapia fosse stata iniziata 6 mesi prima del trattamento. Prima dell’inizio dello studio e durante le due settimane di trattamento non potevano essere avviate terapie a base di antibiotici, steroidi, immunosoppressori e agenti biologici. I pazienti arruolati nello studio non dovevano aver ricevuto anticorpi anti-TNF-alfa o altri agenti biologici oppure antibiotici rispettivamente nei 90 giorni precedenti e nelle 3 settimane precedenti l’inizio dello studio. “Nei prossimi mesi - aggiunge il dott. Orlando dovrebbe partire lo studio internazionale di fase III su una casistica molto più ampia, che se confermerà questi incoraggianti risultati dovrebbe portare nell’arco di 2-3 anni alla registrazione di questo farmaco per il trattamento della malattia di Crohn. Anche in questo nuovo studio il nostro centro contribuirà ad arruolare pazienti offrendo loro ancora una volta l’opportunità di utilizzare farmaci sperimentali per il trattamento della loro malattia”. Redazione Dona il tuo 5 per mille ad ANIO Onlus C.F. 97165330826 SALUTE E BENESSERE 7 Torta alle noci ALLERGOLOGIA DOTT. CLAUDIO RAGNO Specialista in Allergologia e immunologia clinica. diagnosi delle malattie respiratorie, delle allergie alimentari, per allergie a farmaci. Ticket visita Euro 34,50. Riceve a Palermo in via XII Gennaio 16 091.584114 cell. 337 895499 ANDROLOGIA - UROLOGIA DOTT. EMILIO ITALIANO Specialista in Urologia e Andrologia. Consulente Sessuologo. Riceve a Palermo in via F.Paolo di Blasi 35. Sito Web: www.emilioitaliano.it [email protected]. Per prenotazioni, telefonare ai numeri 091 346563 cell. 338 8546604 FISIATRIA Ingredienti: 250 g di farina integrale o di farro bio 10 g amido riso bio (o di mais o fecola patate) 50/60 g di noci sgusciate 250 ml di latte vegetale bio 75 ml di olio girasole Una manciata di gocce cioccolato fondente( facoltativo) 120 ml sciroppo agave o di acero Se mettete zucchero di canna aumentare leggermente il latte per ottenere sempre un impasto cremoso e non troppo asciutto. Una bustina di lievito per dolci biologico, meglio se vaniglinato. Istruzioni In un robot da cucina prima tritare una parte delle noci (circa 40 g ) poi aggiungere tutti gli altri ingredienti (per ultimi il lievito e poi alla fine le restanti noci spezzettate amalgamandole all’impasto delicatamente ma bene con un cucchiaio di legno). Trasferire in una tortiera di 24/26 cm di diametro ben unta ed infarinata, cospargere con una manciata di gocce di cioccolato fondente uniformemente la superficie ( facoltativo). Infornare a 180° in forno preriscaldato per circa 30 minuti ma controllare la cottura perché dipende dal vostro forno inserendo uno stuzzicadenti al centro: se uscirà pulito la torta sarà pronta. Autore: Tiziana Vitale DOTT.SSA BARBARA SCHEMBRI Medico Fisiatra, Osteopata, Omeotossicologia. Riceve per appuntamento Cell. 3405269019 Email: [email protected] Studio medico zona Via Libertà MEDICINA INTERNA DOTT. MARIO MITRA Dirigente Medico Medicina 1 Ospedale Civico Palermo. Specialista in Medicina Interna. Consulenze internistiche, esami ecografici (addome, apparato urinario, tiroide), ecodoppler vascolare. Riceve per appuntamento in attività intramuraria presso Ospedale Civico Palermo Tel. 3292422562 Email:[email protected] NEUROLOGIA DOTT. MARCELLO ROMANO Neurofisiopatologo. Az. Osp.Riuniti Villa Sofia Cervello, Studio di neurologia ed elettromiografico. Riceve per appuntamento in via E. Notarbartolo, 38 Palermo Tel. 0916259811 - Cell. 3491467337 Email: [email protected] PSICOLOGIA DOTT.SSA CATERINA D’ANNA Psicologa - Psicoterapeuta. Psicologia Psicoterapia del bambino, dell’adolescente e della famiglia. Via Tripoli 18 Palermo. Recapiti telefonici: 329 4321204 GASTROENTEROLOGIA DOTT. SERGIO PERALTA Dirigente Medico U.O. di Gastro-enterologia ed Epatologia. Responsabile U.O.S. di Endoscopia Digestiva Policlinico, Piazza delle Cliniche, 2 Palermo. Mob. 338 6963040 e-mail: [email protected] www.gastroenterologiaperalta.it settimanale d’informazione socio-sanitaria dell’A.N.I.O. Reg. al Tribunale di Palermo n° 11 del 29/05/2006 Comitato Scientifico: Dir. Scientifico: Girolamo Calsabianca Segretario Nazionale ANIO Onlus - [email protected] Dr. Dario Bellomo Medico Specialista ASP di Asti Prof. Giorgio Maria Calori Prof. Univ. Milano Dir. COR Gaetano Pini (Mi) Prof.ssa Carla Giordano Resp. UOC di Endocrinologia Policlinico (Pa) Dr. Emilio Italiano Andrologo Osp. riuniti Villa Sofia Cervello Dr. Tommaso Mannone Risk Manager A. O. Villa Sofia-Cervello (Pa) Dr. Sergio Salomone Pres. Associazione A.S.S.O. Dr. Angelica Provenzano Resp. Centro Officine di Ippocrate A. O. Villa Sofia-Cervello (Pa) Dr. Alessandro Scorsone, Diabetologo, Asp 6 Ospedale Civico di Partinico Dr. Gabriele Viani, Medico Specialista in Radiologia Dr. Benedetto Alabastro, Consulente ANIO per il diabete A.N.I.O. Numero Verde: 800 688 400 (chiamata gratuita) Siti web: www.anio.it Pagina Ufficiale ANIO Facebook: www.facebook.com/anioinforma nell’attesa... Edito da: Phoenix di Simona Lo Biondo Direttore Responsabile: Francesco Sanfilippo - [email protected] Divisione Commerciale: Vincenzo Alaimo - [email protected] Impaginazione Grafica: Andrea Ganci - [email protected] Stampa: Pitti Grafica via Pelligra, 6 (Pa) Redazione: Andrea Ganci - e-mail: [email protected] Sito web: www.nellattesa.it Pagina Ufficiale Nell’attesa...: https://www.facebook.com/nellattesa Per abbonarsi al giornale: Inviare una email a: [email protected] Per la vostra pubblicità: Cell. 3389432410 | [email protected] Le informazioni pubblicate da “nell’Attesa…” non sostituiscono in alcun modo i consigli, il parere, la visita, la prescrizione del medico. I l bizzarro titolo è una sfida che vogliamo lanciare ai nostri lettori con l’obiettivo di rianimare la tavola degli italiani con un profondo significato salutistico. Parliamo di buona alimentazione e sana cucina, alimenti a “KM 0”. Oggi mangiar sano è più complicato di quanto si possa immaginare, basta pensare alle difficoltà di reperire le materie prime non contaminate, l’acquisto di prodotti genuini garantiti e a buon prezzo diventa sempre più complicato. Causa il “cattivo” stile di vita che oggi giorno la maggior parte della nostra società vive. I tempi sono cambiati, la società oggi vive una realtà molto più caotica, spesso soggetta a orari di lavoro ambigui, location distanti dalla propria residenza e quindi costretti a mangiare “cibo spazzatura”, considerando il fatto che il tempo che rimane per preparare un buon piatto è diventato davvero esiguo. Il mercato del cibo facile, non aiuta di certo, anzi ci da ragione di sostenere questa evidenza. I fast-food esistevano prima? I cibi di strada o street food continuano si a sopravvivere, ma sono diventate eccezioni o nicchie, non considerabili nella massa. Siamo nell’era dei McDonald, pizza a pranzo, cena e colazione, cheeseburger, patatine fritte, cartocci e tante altre frivolerie. La teoria espressa sopra non esula il 65% degli italiani che si “dice anziani”, infatti tra chi cerca di arrotondare perchè con la pensione non sopravvive e chi svolge la mansione di nonno a tempo pieno il concetto non cambia. Lo stile di vita è fondamentale per un’alimentazione corretta e sopra- tutto sana. Superati tutti questi inconvenienti resta la cosa più importante, quella di saper preparare un piatto, con ingredienti semplici, sani e non artefatti, perchè la nostra salute rivendica ogni giorno tutela! Ecco da cosa parte la “Salute nel Piatto”, un concorso a premi, che mira a premiare tutti coloro che sanno cucinare piatti semplici, buoni e da fare senza grandi complicazioni, ovviamente con un occhio di riguardo alle ricette tipiche delle periferie e delle province, dove la cultura del KM0, sopravvive. Come si partecipa? Inviando una ricetta (completa di ingredienti e procedimento) o all’indirizzo di posta elettronica: [email protected] o compilando il form sul sito www.nellattesa.it Un nutrizionista e il nostro comitato scientifico, sceglieranno la ricetta della settimana da pubblicare sul giornale “nell’attesa…”, inoltre le ricette più votate sulla nostra pagina facebook andranno alla finalissima a fine anno. I premiati dalla rete (amici, parenti, conoscenti e tutti coloro che voteranno la ricetta) a fine anno parteciperanno alla serata organizzata da ANIO denominata “CUOCI CA TA RICRII” insieme a grandi nomi della cucina italiana in una serata di gala con fini sociali. La giuria fatta dal pubblico partecipante e da chef, premieranno gli autori del “piatto sociale dell’anno”. Adesso partiamo e inviateci le vostre ricette tradizionali, semplici e buone e arricchiamo il tavolo italiano di salute e bontà. Compila il form ed inoltra la tua Ricetta!