Angelo Ferro File

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VERONA: MASSIMIZZAZONE DEL BENESSERE SOCIALE E DEL PROFITTO
INDIVIDUALE : FINALITA’ IN CONFLITTO ??
Schema intervento Angelo Ferro – Presidente Nazionale UCID
1. 2 pilastri dell’ Era moderna ( da fine ‘700)
a) la dimensione culturale: nei tre principi della Rivoluzione Francese :
libertà, eguaglianza, fraternità :
-la soppressione dopo il decennio della fraternità stabilita da Saint Just
-la mancanza di raccordi tra libertà ed eguaglianza
La ricerca nelle
“ideologie” .
b) gli effetti della Rivoluzione Industriale: l’impresa
-aspetti quantitativi: la crescita della popolazione mondiale da 7/800 mil a
6,5/7 miliardi in poco più di due secoli.
-aspetti qualitativi:
valori aziendali nella società ( valori individuali: la
trasparenza, l’onestà; valori professionali: la tensione all’eccellenza; valori
collettivi: la premiazione del merito; valori istituzionali: l’output superiore
all’input etc.. ).
2. Il fallimento della ricerca dell’uguaglianza attraverso il comunismo e della
libertà attraverso il consumismo.
a) Il limite del comunismo. La pianificazione: come omologazione di tutti
imposta dall’alto, a un unico livello; la conseguente eliminazione degli spazi
di libertà; la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’URSS.
b) il limite della ricerca della libertà usando la disponibilità del denaro per
soddisfare i bisogni soprattutto con la leva consumistica. I divari. La grave
crisi attuale con le segmentazioni e le frammentazioni nel corpo sociale.
c) il problema delle separatezze : il mercato dalla democrazia, l’economia dal
sociale; la ricchezza dal lavoro, l’individuo dalla comunità, etc..
d) gli effetti della crisi attuale con la difficoltà di
ricomposizione delle
separatezze perché manca “ senso “: non bastano politiche dall’alto, serve
consapevolezza dal basso.
3. L’importanza della formazione del capitale umano per conciliare interesse
soggettivo e benessere collettivo
a) l’età strategica per la formazione del capitale umano é l’età prescolare
(J.Heckman Premio Nobel Economia 2002)
b) educare al lavoro
-il lavoro cambia la realtà (dimensione oggettiva)
-il lavoro
condensa la paziente cura delle relazioni, l’’attenzione alla
concretezza dei bisogni; la coscienza della reciprocità e della strutturale
interdipendenza che lega gli uomini (dimensione soggettiva)
-l’emergenza
educativa
anche
nel
lavoro.
Perché
anche
lavorare
passivamente, strumentalmente, aspettandosi una volta di più la soluzione
dei problemi dai meccanismi sociali, il non giocarsi tutti i talenti nel
significato del proprio lavoro, cambiano la realtà in peggio. L’inazione, il
meccanicismo, la passività rendono la situazione più insicura, accentuano
le disuguaglianze, approfondiscono le fratture.
4. Etica: agire per fare il bene
Le diverse teorie etiche che oggi vanno per la maggiore si dividono in due tipi:
da una parte quelle che pongono il loro fondamento nella ricerca delle regole,
come accade nel giusnaturalismo positivista secondo cui l’etica viene mutuata
dalla norma giuridica, ovvero la legalità fonda l’etica. Dall’altra, invece, ci sono
quelle che si fondano sull’agire e perciò vanno alla ricerca di quelle regole che
meglio assicurano la convenienza come la teoria utilitaristica (è l’utile il
fondamento della legalità e dell’etica) o quella neo contrattualistica (è la
giustizia il fondamento della convivenza)
Ebbene, appartenendo all’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) non
mi ritrovo né con le une né con le altre, perché parto dall’idea che il
fondamento dell’etica consista nello “stare con”.
Socrate nella sua Apologia spiegò benissimo questo nodo: ai suoi accusatori
disse: “So di aver ragione ma so anche che non sono riuscito a convincervi
perché non abbiamo vissuto insieme”. Per convincere occorre convivere.
Ecco, dal mio punto di vista sta qui l’aspetto più entusiasmante dell’approccio
cristiano: condividere, convivere per convincere.
Cristo, da Dio, si è fatto uomo per convincerci che è possibile fare il “bene” e
avere così una vita eterna riscattata dalla Sua morte e risurrezione.
L’etica prima ancora di suggerire principi e stabilire regole, è una dimora, una
casa in cui ci si prende cura di sé e degli altri, cioè ci si prende cura del Bene
Comune. La cifra di questo tipo di etica si colloca nella prospettiva dell’uomo
che
agisce
e
non
nella
prospettiva
neutra
della
terza
persona
(giusnaturalismo) e neppure nella prospettiva dello spettatore imparziale
(l’etica nelle mani dei giudici).
San Tommaso, del resto, aveva già detto che il bene morale è una realtà
applicata e dunque lo conosce veramente non chi lo teorizza ma chi lo pratica.
E’ lui che sa individuarlo e sceglierlo con certezza. E’ un itinerario laico quello
del primato del bene sul giusto, già sostenuto da Aristotele.
Con questo
bagaglio le due valenze del titolo di raccordano e si costruisce il Bene
Comune.
5. Il Bene Comune
Nella società umana il bene di ognuno può essere raggiunto con l’opera di
tutti, ed il bene di ognuno non può essere fruito se non lo è anche dagli altri.
Perciò si parla
di Bene Comune come espressione finalizzata dell’etica.
Occorre essere innovatori nel costruire il Bene Comune, perché rimanendo a
livello semantico, c’è il rischio che poi alcune espressioni dell’umanità si
svuotino di significato: basta pensare al concetto di democrazia, che oggi è
solo procedura burocratica di ricerca di voti e non partecipazione.
Da qui l’importanza per gli imprenditori e i dirigenti del passo dell’ Enciclica
Caritas in Veritate (21/3) : “ il profitto è utile se, in quanto mezzo, è orientato
ad un fine che gli fornisca un senso tanto sul come produrlo che sul come
utilizzarlo. L’esclusivo obiettivo del profitto, se nel prodotto e senza il Bene
Comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza creando povertà,
generare ingiustizia e odio.
L’impegno dell’UCID per la RIBC (Responsabilità Imprenditoriale per il Bene
Comune ).
L’obiettivo: radicare l’orientamento al Bene Comune nella concretezza
dell’agire dell’impresa.
L’impresa e il mercato sono strumenti di cooperazione fra gli uomini.
Gli ostacoli alla cooperazione: la razionalità limitata, l’opportunismo e la
sfiducia.
L’esigenza di associare alla strategia competitiva una strategia orientata al
Bene Comune.
I contenuti di una strategia d’impresa orientata al Bene Comune: estesa
convergenza da parte di comunità, future generazioni, ambiente naturale,
dipendenti, azionisti, clienti, concorrenti, fornitori, etc, con gli
obiettivi
di
“posizionamento” nei loro confronti.
Strumenti di gestione della strategia per il Bene Comune: iniziative, progetti,
indicatori.
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