LA PRESSIONE ARTERIOSA
LA CIRCOLAZIONE DEL SANGUE IN ASSENZA DI GRAVITÀ (http://ulisse.sissa.it/chiediAUlisse/domanda/2006/Ucau060816d001)
Nelle condizioni di assenza di gravità o quando la gravità è molto ridotta (microgravità), l'evento più vistoso e immediato è
rappresentato dallo spostamento dei liquidi verso la parte superiore del corpo. Il fenomeno si può rilevare osservando le facce
degli astronauti che assumono una forma più paffuta. L'aumento di sangue nella regione toracica innesca una serie di
adattamenti che riguardano la funzione cardiovascolare e i sistemi di regolazione del volume dei liquidi nell'organismo.
Il consistente flusso sanguigno verso il torace determina un aumento della pressione in quella regione con conseguente
dilatazione dei vasi e della cavità cardiaca. I sensori di pressione e di volume, annessi ai tessuti vasali e cardiaco, inducono il
sistema nervoso a interpretare queste variazioni come un incremento del volume dei liquidi circolanti e un aumento della
pressione sanguigna. La risposta a questi segnali determina una maggiore perdita di liquidi attraverso le urine e la riduzione
dell'attività cardiaca e della pressione arteriosa. I liquidi diminuiscono di circa il 15% rispetto alla condizione di gravità
terrestre e la riduzione della pressione arteriosa permette di mantenere l'adeguato flusso al cervello.
Complessivamente, quindi, l'attività cardiaca in microgravità deve essere valutata non solo in funzione degli spostamenti del
sangue nelle varie direzioni ma anche in relazione agli effetti che questi spostamenti producono in tutto il sistema. Se da un
lato la nuova situazione gravitazionale può rendere più difficile spingere il sangue in direzione degli arti inferiori,
questa difficoltà è compensata dalla riduzione del volume sanguigno (il cuore dovrà spostare meno massa liquida) e
dalla riduzione complessiva della pressione del sangue.
Questi adattamenti cominciano a verificarsi entro pochi giorni dall'inizio della condizione di microgravità: il cuore aumenta la
propria attività nella fase iniziale, quando aumenta il flusso verso il torace, ma successivamente, per i motivi esposti, l'assenza
di gravità favorirà il lavoro cardiaco.
È opportuno sottolineare, però, che questa nuova condizione può produrre spiacevoli effetti al rientro a terra. Molto
spesso gli astronauti hanno difficoltà a mantenere la stazione eretta e tendono a svenire a causa del ridotto flusso cerebrale.
Fortunatamente la flessibilità del sistema cardiocircolatorio è tale da permettere un ripristino in tempi brevi delle condizioni
relative alla gravità terrestre. Questo effetto spiacevole può essere prevenuto tramite un'appropriata attività fisica eseguita in
microgravità. Infatti, sollecitare il cuore attraverso l'esercizio fisico aumenta il lavoro cardiaco rendendo la funzione
cardiocircolatoria in assenza di gravità più simile a quella terrestre.