In verità non sono ancora riuscito a dedurre dai fenomeni la ragione di queste proprietà
della gravità, e non invento ipotesi [hypotheses non fingo]. Qualunque cosa, infatti, non
[sia] deducibile dai fenomeni, va chiamata ipotesi; e nella filosofia sperimentale non
trovano posto le ipotesi sia metafisiche, sia fisiche, sia delle qualità occulte, sia
meccaniche. In questa filosofia le proposizioni vengono dedotte dai fenomeni, e sono
rese generali per induzione… è sufficiente che la gravità esista di fatto, agisca secondo le
leggi da noi esposte, e spieghi tutti i movimenti dei corpi celesti e del nostro mare.
Scholium Generalis (Principia, 1713, II ed.)
Voi parlate a volte della gravità come essenziale e inerente alla materia. Vi prego di non
attribuirmi una simile nozione, infatti la causa della gravità è ciò che io non pretendo di
conoscere.
Newton, II lettera a Richard Bentley (1692-93)
E’ inconcepibile che la materia bruta e inanimata possa, senza la mediazione di qualcosa
di diverso che non sia materiale, operare ed agire su altra materia senza contatto
reciproco, come dovrebbe appunto accadere se la gravitazione nel senso epicureo fosse
essenziale o inerente alla materia stessa. E questa è la ragione per cui desidero che non mi
si attribuisca la gravità come innata. Che la gravità possa essere innata, inerente e
essenziale alla materia, così che un corpo possa agire su un altro a distanza e attraverso
un vuoto, senza la mediazione di qualcosa grazie a cui e attraverso cui l’azione e la forza
possano essere trasportate dall’uno all’altro, ebbene, tutto ciò è per me un’assurdità così
grande, che io non credo che un uomo il quale abbia in materia filosofica una capacità di
pensare in maniera reale, possa mai cadere in essa. La gravità deve essere causata da un
agente che agisca sempre secondo certe leggi; e ho lasciato alla considerazione dei miei
lettori il problema se quell’agente è materiale o immateriale.
Newton, III lettera a Richard Bentley (1692-93)
Io suppongo che vi sia, diffusa ovunque, una sostanza eterea [l’etere], capace di contrarsi
e di dilatarsi, fortemente elastica e, in breve, del tutto simile all’aria da ogni punto di
vista, pur essendo molto più sottile di essa [...] Farò l’ipotesi che l’etere consista di parti
che differiscono l’una dall’altra in sottigliezza per gradi indefiniti; che nei pori dei corpi
vi sia una quantità minore di etere più grossolano, in rapporto a quello più sottile, che
nello spazio aperto; e che, di conseguenza, nel gran corpo della terra vi sia una quantità
molto minore di etere più grossolano, in rapporto alla quantità di quello più sottile, che
nelle regioni dell’aria. [la variazione di densità d’etere dovrebbe spiegare (causa eff.)
fenomeni molto diversi come la gravità, i fenomeni chimici, luminosi, elettrici].
Lettera di Newton a Boyle, 1678.