NAZARIOPARDINI.BLOGSPOT.COM A 24 SETTEMBRE 2012 Ho finito di leggere il romanzo di Adriana Assini e mi ha convinto, veramente, mi ha convinto per la traccia ora gentile, ora risentita, ora confidenziale ora impetuosa (Ci tengo più di te, credevo fosse chiaro. E non sono uno capace di rimangiarsi la parola. Ma insomma, che ti prende?) con cui supera l’impatto, non di rado vincolante, dell’esigenza storica per elevarsi al di sopra della Palermo mercantile del XVI secolo. Sì!, Gian Luca Squarcialupo, a capo dei rivoltosi, è una figura che va al di là di una città asservita agli Spagnoli, e con la sua incisiva personalità si fa figura nuova, moderna, attuale dando adito a spunti di riflessione sull’umano e il sociale. Una miscellanea di intraprendenza e “scanzonatura”, di vitalità e di abbandono, di forza attiva e di dedizione al non fare. E lo scandalo delle contraddizioni è il sale e il pepe dell’emotività. E le sue confessioni all’amico Cristoforo non sono forse l’emblema di quelle affinità elettive, di quelle necessità di intenti fra anime “gemelle” che si perpetrano fin dagli antichi cantori, sempre fresche, fino agli ultimi narratori dei nostri tempi? (vedi le amicizie del “Giardino dei Finzi Contini). E il doppio “pesismo” di Vincenzo non è forse estrapolabile dal contesto per farne esempio di abitudine comportamentale dei nostri tempi? Ma quello che più mi ha convinto è il bel dire dell’autrice. La fluidità della narrazione, la padronanza verbale, l’humanitas insita nelle vicende. Per cui il fatto storico è di gran lunga surclassato a vantaggio della configurazione psicologica dei personaggi. Analisi, certamente, e non descrizione psicologica. E tutto concorre, cospira a che Gian Luca, Cristoforo, Hugo De Moncada, Don Ettore, Vincenzo e Francesca Campo acquisiscano, ognuno nel proprio ruolo, timbri personali spiccati e contaminanti. E per capire la magia della penna di Assini è estremamente gustoso e necessario leggersi le pagine e i diversi momenti che caratterizzano il rapporto fra Squarcialupo e Francesca. Amore mai conclusosi, inattuato. Il gioco psicologico con cui l’autrice conduce la trama, con cui inalbera la femminilità della donna, con cui delinea gli intenti amorosi del ci sto e non ci sto, del ci riesco e non ci riesco è semplicemente superlativo. E’ qui che l’autrice raggiunge la vetta più alta della sua magia analitica. Siamo, ormai, al di fuori e al di sopra dell’ambientazione storica per assurgere alla delicatezza universalmente valida, per luogo e per tempo, dell’azione femminile. (Vi ho trovato qualcosa della Mirandolina goldoniana). Che altro dire se non che complimentarci con Adriana Assini e invitarla a rinnovarci il piacere di altre così piacevoli letture. Nazario Pardini Tiziana Silvestrin è con “Le righe nere della vendetta” alla sua seconda opera. Lo stile è fluido, privo di