Struttura Geologica della Pianura Padana

Struttura Geologica della Pianura
Padana
Alto strutturale ferrarese
RELAZIONE
SULLA
FORMAZIONE DELLA PIANURA PADANA
E
STRUTTURA GEOLOGICA
Pellegrinelli Nicolò
Ticchiati Melissa
Irene Andreghetti
Gozzo Marcello
La storia della
geotermia
Che cos’è la
geotermia?
La struttura
geologica
Che cos’è la geotermia?
La storia della geotermia
L’utilizzo delle acque geotermiche è antichissimo e risale probabilmente al Paleolitico superiore.
Tuttavia, il suo sviluppo ha avuto origine in Italia circa 2000 anni fa. Dall’Italia i Romani lo hanno
diffuso in tutte le regioni dell’Impero (Ungheria, Germania, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Turchia e
Paesi Arabi). Tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo si costruirono in Europa numerosi
stabilimenti termali, con la funzione di centri terapeutici per la cura del corpo e dello “spirito”.
Il primo impianto industriale per la produzione di energia fu costruito in Toscana nel 1827. A
quell’epoca, il francese Francesco de Larderel, proprietario di un impianto che produceva acido borico
estraendolo dalle acque circolanti nel sottosuolo della zona, ebbe una brillante idea. Invece di far
evaporare le acque boriche bruciando la legna dei boschi vicini, ormai eseuriti, pensò di sfruttare il
calore naturalmente contenuto in queste acque. L’idea ebbe successo e, fino al 1875, l’industria
chimica di Larderello fu la più importante del mondo nel settore dei prodotti borici. Sempre a
Larderello, il principe Piero Ginori Conti, parente di De Larderel, grazie al progresso della tecnologia,
iniziò ad utilizzare il vapore geotermica per produrre energia elettrica e nel 1904 furono accese le
prime cinque lampadine con l’energia geotermica ed in seguito, nel 1905 sia la fabbrica che l’intero
paese utilizzavano energia elettrica di origine geotermica. Nel 1913 fu costruito il primo impianto
industriale per la produzione di elettricità con una potenza di 250 kW. Da allora l’Italia è sempre stata
leader nella produzione di energia geotermoelettrica, accumulando nel tempo un patrimonio di
esperienze unico al mondo.
La produzione geotermoelettrica si è sviluppata nelle zone dove l’attività
geotermica è naturalmente presente, come nella zona di Larderello.
Le principali criticità di questi impianti dal punto di vista dell’impatto sul territorio
potrebbero essere:
- La subsidenza evitabile con le re-iniezione dell’acqua dopo lo scambio
termico;
- L’aggressività chimica dei fluidi geotermici;
- L’impatto visivo e acustico degli impianti di grandi dimensioni.
Grazie all’aumento della sensibilità dell’uomo per il rispetto dell’ambiente, la
maggior parte di queste criticità sono state eliminate o fortemente ridotte
mediante appositi accorgimenti tecnici che hanno consentito di ridurre i
possibili effetti ambientali causati per esempio da piazzali di perforazione, dai
vapordotti, dagli acquedotti di re-iniezione e dalle strutture delle centrali di
produzione.
La struttura geologica
della Pianura Padana
Le pianure rappresentano gli ambienti fisici più fragili e nello stesso tempo più densamente popolati
della terra e le attività umane hanno prodotto modificazioni intense dei loro sistemi naturali. Questa
trasformazione è stata particolarmente accentuata nella Pianura Padana, la più grande pianura d’Italia
e fra le più grandi pianure alluvionali d’Europa, di cui l’Emilia Romagna costituisce il settore
meridionale.
La gran parte dei sedimenti che affiorano sulla superficie della pianura emiliano romagnola sono
recenti (meno di 10.000 anni); molti di questi si sono depositati negli ultimi duemila anni. Essi derivano
dalla complessa relazione fra il fiume Po, a nord, i fiumi appenninici, a sud e il Mare Adriatico, a est.
Per questo motivo la nostra pianura contiene una grande varietà di depositi comprendenti: le conoidi e
le piane alluvionali dei fiumi appenninici, la piana a meandri del Po, la piana costiera, il delta e le fronti
deltizie.
La sua configurazione attuale dipende anche dalla storia geologica dell’intera regione nord-italiana. Le
catene montuose delle Alpi e degli Appennini, sollevandosi per le spinte tettoniche che le hanno
generate, hanno progressivamente allontanato il mare dall’antico golfo padano. Questo braccio di
mare, oggi scomparso, si è riempito di sedimenti portati dai fiumi (le “alluvioni”) a partire da circa
600.000 anni fa fino a formare la pianura alluvionale che oggi vediamo ed abitiamo.
La Pianura Padana comprende due zone con differenti caratteristiche: l'alta e la bassa pianura.
Gli aggettivi «alta» e «bassa» si riferiscono all'altitudine e non alla latitudine.
Vi è una netta distinzione tra le due fasce, differenti non solo per l'altezza, ma anche per la
natura dei terreni, il regime delle acque e la vegetazione. L'alta pianura, detta anche pianura
asciutta, si stende ai piedi delle Prealpi e nella zona pedemontana degli Appennini; il suolo è
permeabile, composto da sabbie e ghiaie, e non riesce a trattenere l'acqua piovana. Perciò
questa penetra per decine di metri sotto la superficie, fino ad incontrare uno strato di materiale
impermeabile.
Sulle rocce impermeabili l'acqua scorre fino al punto in cui ha la possibilità di riaffiorare
dalla falda freatica, dando origine ai fontanili o risorgive. Tali sorgenti, grazie alla temperatura
costante (compresa tra i 9 e i 12 °C) delle loro acque, hanno permesso la diffusione nelle aree
interessate di particolari coltivazioni a prato chiamate marcite.
In corrispondenza della linea delle risorgive
inizia la bassa pianura, detta anche pianura
irrigua. Questa ha invece suoli formati da
materiali più fini, argille di solito,
impermeabili o poco permeabili, dove le
acque
ristagnano
originando
facilmente paludi e acquitrini.
Un tempo la Pianura Padana era ricoperta da foreste nella parte più umida (bassa pianura) e
da brughiere in quella più arida (alta pianura).
Anche il clima e le variazioni del livello del mare hanno avuto un ruolo determinante nella
costruzione della Pianura Padana. L’alternanza di climi caldi e freddi, di stagioni piovose e aride,
di innalzamenti ed abbassamenti del livello marino, hanno condizionato la quantità di sedimento
trasportato dai fiumi e lo sviluppo dei loro delta e delle coste. La stratificazione dei diversi tipi di
sedimenti che costituiscono la struttura del sottosuolo della pianura e la loro distribuzione in
profondità, consentono di comprendere la storia geologica del nostro territorio.
Il sottosuolo della Pianura
Padana
Durante l’era Cenozoica dalla
collisione tra il continente
africano ed il continente
euroasiatico si sono originate
le catene montuose delle Alpi
e degli Appennini e
progressivamente si è chiuso
l’antico mare della Tetide, di
cui rimasero solo piccoli
bacini, uno di questi il mare
Adriatico.
Approfondimento - La placca europea si è sprofondata (processo di
subduzione) sotto la placca africana che è sovrascorsa sul margine europeo.
Gran parte dell'Italia appartiene alla placca euroasiatica, tranne che nella sua
parte orientale dove la microplacca adriatica che si estende dalla Pianura
Padana alla Puglia, secondo l’ipotesi avanzata da alcuni ricercatori,
apparterebbe alla placca africana. La microplacca adriatica sarebbe perciò
tuttora in movimento di collisione verso nord.
Il conseguente schiacciamento dei margini della crosta continentale
europea ed africana ha determinato l’ispessimento e l’accavallamento
delle rocce preesistenti.
In seguito, variazioni climatiche e processi di degradazione meteorica
ed erosione hanno portato all’accumulo dei sedimenti trasportati dai
ghiacciai e dai fiumi originando la Pianura Padana
Poiché il movimento
convergente è ancora in
atto e l’Appennino
scorre verso nord sotto i
sedimenti alluvionali, la
Pianura Padana risulta
essere un bacino
compresso a sud
dall’Appennino
settentrionale e a nord
dalle Alpi meridionali.
Le attuali pieghe emiliane, romagnole e ferraresi si trovano perciò sepolte
sotto 300 – 400 metri di depositi sedimentari e sono formate da rocce
stratificate rivolte verso l’alto che
(alto strutturale della dorsale ferrarese)
Nel sottosuolo di Ferrara, sotto gli strati alluvionali più superficiali, si trovano
quindi acquiferi profondi dove l’acqua, riscaldata in profondità dal calore
geotermico delle rocce (corpi radianti), può circolare e risalire verso la
superficie attraverso il sistema di faglie e fratture che caratterizzano le strutture
geologiche degli Appennini sommersi (alti strutturali). Attraverso queste strutture
l’acqua può quindi arrivare verso la superficie dagli strati profondi del sottosuolo
ed essere sfruttata come sorgente di acqua calda geotermica presentando una
temperatura di oltre 100 °C. Queste anomalie termiche hanno consentito la
realizzazione della centrale geotermica in località Casaglia per lo sfruttamento
del calore endogeno ai fini del teleriscaldamento della città.
L’attività della centrale geotermica viene
continuamente monitorata dalla Rete
Sismologica di Controllo gestita
dall’Università di Ferrara.