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volontà nella sua affermazione è iniqua, cupida,
senza probità e senza pietà: il divino nell' uomo ,
è la protesta eterna contro lo scandalo della
realtà, è lo svegliarsi della coscienza, la sete di
giustizia, lo spirito di carità e di sacrifizio, e
tutti i tesori della terra e tutti gli splendori
del cielo non valgono questo movimento di carità, il quale in tanto esiste in quanto si produce e si realizza mediante quella rigenerazione
e spiritualizzazione della natura, che come può
affermarsi così può anche negare se stessa in
quanto volontà individuale.
Strumento di questa rigenerazione è la conoscenza: « la natura conduce la volontà alla luce,
« perchè solo mediante la luce essa può trovare
« la sua liberazione » e con queste parole
Schopenhauer viene a riconoscere tutto il valore
della vita individuale, di cui la conoscenza è Ir
strumento, non solo strumento della volontà che
si afferma, ma anche condizione del suo negarsi.
Si ammetta o no il risultato ultimo a cui Scho- i
penhauer giunge per conto suo, rimane il fatto
che l' individuo consapevole è la condizione, il
sostegno e come il laboratorio della vita dello
spirito nelle sue varie forme, scienza, arte, moralità, religione, e quindi dei più alti valori a
cui 1' uomo può ispirare la sua condotta e consacrare 1' opera sua.
Una volta ammesso questo, e riconosciuta t
anche la verità positiva del pessimismo in quanto
constatazione della realtà universale del dolore
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e rinunzia all'illusione della felicità, la conseguenza pratica di questa veduta, voglio dire
l' ideale più alto della vita pratica, non è il
quietismo, ma la vita eroica. « Non la vita felice, eh' è impossibile sono anche queste parole del nostro filosofo — ma una vita eroica è
la più alta sorte che può toccare all'uomo: com' è
quella di colui che lotta con le più grandi difficoltà per ciò che sarà il bene di tutti, e alla fine
vince, senza esserne affatto o male rimunerato.
La sua memoria rimane e viene celebrata come
quella di un Eroe; la sua volontà, mortificata
durante un' intera vita dalla fatica, dal lavoro,
dall'insuccesso e dall' ingratitudine del mondo,
si estingue nel Nirwana. Carlyle ha scritto in
questo senso il suo Itero worship » (V, 337).
Ma Schopenhauer non si ferma qui. Il grado
supremo della vita spirituale per lui non è nemmeno l'abnegazione operosa o la vita eroica, ma
è la negazione radicale e totale di quella volontà
di cui tutto questo nostro mondo è 1' obbiettivazione e lo specchiorDue motivi antichissimi
rivivono in questa concezione: uno è il motivo
mistico dell' unificazione dell' anima individuale
con 1' essenza di tutte le coseL:h' è anche la sua
essenza, 1' indiarsi dello spirito, il suo risvegliarsi
dal sogno della vita terrena sollevandosi alla
coscienza della sua eternità; e insieme con questo
il motivo che si potrebbe dire escatologico del
ritorno di tutte le cose finite nello stato originario da cui sono usciteiI1 mondo è una figura
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che passa; la durata dei secoli è come una decorazione destinata a sparire. Tutte le conquiste
dell' intelletto e tutte le opere buone non compensano, non giustificano l'esistenza di un mondo,
eh' è il regno dell' errore e della colpa, e le torture di tanti esseri condannati al dolore e alla
morte. La verità più importante che ci sia,
secondo Schopenhauer, è quella che insegnano \
le grandi religioni universali: che noi, tutti gli
esseri, il mondo tutto abbiamo bisogno di essere
liberati da una esistenza così fatta; e l'unico mezzo
di pervenirvi è una vittoria decisiva sulla natura,
la negazione della volontà di vivere, di cui tutto
questo nostro mondo è il fenomeno. Le virtù
morali stesse, la giustizia e la carità, tendono e
accennano a questa liberazione; sono 1' indizio,
il sintomo che la volontà nel suo apparire non
è più impigliata nell' errore dell' esistenza, si direbbe eh' essa già batte le ali per volar via.
Come è noto, alcune di queste idee sono
state riprese ai nostri giorni da E. Hartmann,
il quale pensa che Schopenhauer e i suoi Maestri
dell' India hanno sbagliato di metodo: che il fine
e il compimento del processo del mondo non
può essere altro realmente se non la liberazione
universale dal dolore e dal male dell' esistenza •
ma che questa liberazione non può essere 1' opera
dell'individuo che nega la sua volontà: il dovere dell' individuo è anzi quello di cooperare
positivamente e consapevolmente al progresso
della cultura e all' attuazione dell' ordine morale
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318 nel mondo, perchè quel fine quando che sia
possa essere raggiunto, trovando egli stesso, in
quanto individuo, la sua liberazione certa nel
fatto naturale della morte.
rta mia opinione è che quando Schopenhauer
applica alla realtà metafisica, e quindi al mondo
nel suo insieme, i concetti di responsabilità e di
colpa, e finisce col dare un significato cosmico
universale al fenomeno etico della negazione
della volontà, egli esprime sì un' esigenza del
suo pensiero più intimo; ma sconfina da quello
eh' egli sa veramente e lavora di reminiscenze.
Qui sta il suo limite. Egli non possiede nè i
mezzi nè la energia speculativa per costruire
quello che non può essere oggetto d' intuizione
viva. La sua forza non sta nella costruzione
come tale, ma nella visione chiara e nel sentimento profondo ch' egli ha della realtà, guardata
e scrutata da quella sua posizione platonica e kantiana. Al di là di questo limite egli è obbligato
a finire come Amleto : the rest is silente. Ma al di
qua, nessun filosofo e nessun grande scrittore lo
supera nella virtuosità ch'egli possiede di tradurre
e fissare nel linguaggio astratto della riflessione il
contenuto vivo della sua intuizione Il suo sguardo
è più vivido che largo : alcune parti della realtà
umana gli sfuggono o non l' interessano. Ma le
cose eh' egli vede, le vede fino in fondo, guardando alla verità effettuale, e opponendo a essa
volentieri le immaginazioni e le illusioni della
coscienza comune; e ha il dono dell' espressione
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che non 1' appaga se non è precisa e lucida :
immer in die Tiefe dringende Klarheit, ha detto
Kuno Fischer del suo stile. Cosi è avvenuto che
tutti hanno imparato da lui, anche i più lontani
dalle sue tendenze e dalle sue conclusioni. E
questo non per le sue qualità di scrittore solamente, ma per le cose ch' egli ha messo in evidenza, per la sincerità della sua meditazione e
per la forza elementare con cui ha risentiti alcuni
dei motivi più profondi dì ogni filosofia. Lo hanno
detto un romantico; e la verità è ch'egli stesso,
per la forma della sua mente, è uno dei classici,
e ha scritto con parola cristallina la teoria di un
Romanticismo che rinascerà sempre tutte le volte
che gli uomini s' illuderanno di avere costretto
nelle categorie e nei concetti della loro ragione
tutta la realtà, senza tener conto di quello che
N' ha in essa di originario, di spontaneo, d' incalcolabile e d' ineffabile, che sfugge alle prese della
scienza, e di cui solamente 1' arte con le sue
forme e il suo linguaggio può dare la visione o
il sentimento. Ha sentito come pochi il significato etico della vita; e in un secolo tutto orgoglioso delle sue conquiste terrene ha richiamato
1' attenzione sopra i fenomeni più caratteristici
della. vita religiosa, ricongiungendo anche le idee
prevalenti nella cultura occidentale ad alcune delle
concezioni più antiche della nostra razza : egli che
ha cosi scarso il senso della vita storica, ha reso
uno dei più grandi servizi all' intelligenza della
storia umana. Ha rinnovato nella filosofia il senso
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della meraviglia, facendo sentire ai più distratti il
mistero dell' esistenza; e riagitando a modo suo
i problemi della vita e della morte, ha detto
parole che non saranno dimenticate. Fra le quali
mi piace, terminando, di ripetere queste che ho
già citate: « lo spettacolo delle nobili azioni ci
dà la convinzione immediata e ben fondata che
quello spirito d' amore che ispira all'uno di fare
il bene anche ai propri nemici, a un altro di
rischiare la propria vita per salvare quella di
uno sconosciuto, è uno spirito immortale che
non può mai soccombere nè perire ». Chi ha
detto che Schopenhauer insegna il pessimismo?
Sì, Schopenhauer insegna che la vita non è un
viaggio di piacere, e che 1' acqua dei quattro
grandi oceani, come diceva il Budda, non è tanta
quante sono le lagrime che furono e che saranno
sparse nel mondo ; ma egli insegna pure che
c' è il modo di guardare la vita con occhi sereni, senza cupidigie, senza illusioni e senza
paure; e insegna l' eternità dell'amore, non l' immortalità della persona, ma il valore eterno dell' amore che non muore, che si genera eternamente dalla volontà che muore a se stessa.
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