315 volontà nella sua affermazione è iniqua, cupida, senza probità e senza pietà: il divino nell' uomo , è la protesta eterna contro lo scandalo della realtà, è lo svegliarsi della coscienza, la sete di giustizia, lo spirito di carità e di sacrifizio, e tutti i tesori della terra e tutti gli splendori del cielo non valgono questo movimento di carità, il quale in tanto esiste in quanto si produce e si realizza mediante quella rigenerazione e spiritualizzazione della natura, che come può affermarsi così può anche negare se stessa in quanto volontà individuale. Strumento di questa rigenerazione è la conoscenza: « la natura conduce la volontà alla luce, « perchè solo mediante la luce essa può trovare « la sua liberazione » e con queste parole Schopenhauer viene a riconoscere tutto il valore della vita individuale, di cui la conoscenza è Ir strumento, non solo strumento della volontà che si afferma, ma anche condizione del suo negarsi. Si ammetta o no il risultato ultimo a cui Scho- i penhauer giunge per conto suo, rimane il fatto che l' individuo consapevole è la condizione, il sostegno e come il laboratorio della vita dello spirito nelle sue varie forme, scienza, arte, moralità, religione, e quindi dei più alti valori a cui 1' uomo può ispirare la sua condotta e consacrare 1' opera sua. Una volta ammesso questo, e riconosciuta t anche la verità positiva del pessimismo in quanto constatazione della realtà universale del dolore Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 316 e rinunzia all'illusione della felicità, la conseguenza pratica di questa veduta, voglio dire l' ideale più alto della vita pratica, non è il quietismo, ma la vita eroica. « Non la vita felice, eh' è impossibile sono anche queste parole del nostro filosofo — ma una vita eroica è la più alta sorte che può toccare all'uomo: com' è quella di colui che lotta con le più grandi difficoltà per ciò che sarà il bene di tutti, e alla fine vince, senza esserne affatto o male rimunerato. La sua memoria rimane e viene celebrata come quella di un Eroe; la sua volontà, mortificata durante un' intera vita dalla fatica, dal lavoro, dall'insuccesso e dall' ingratitudine del mondo, si estingue nel Nirwana. Carlyle ha scritto in questo senso il suo Itero worship » (V, 337). Ma Schopenhauer non si ferma qui. Il grado supremo della vita spirituale per lui non è nemmeno l'abnegazione operosa o la vita eroica, ma è la negazione radicale e totale di quella volontà di cui tutto questo nostro mondo è 1' obbiettivazione e lo specchiorDue motivi antichissimi rivivono in questa concezione: uno è il motivo mistico dell' unificazione dell' anima individuale con 1' essenza di tutte le coseL:h' è anche la sua essenza, 1' indiarsi dello spirito, il suo risvegliarsi dal sogno della vita terrena sollevandosi alla coscienza della sua eternità; e insieme con questo il motivo che si potrebbe dire escatologico del ritorno di tutte le cose finite nello stato originario da cui sono usciteiI1 mondo è una figura Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 317 che passa; la durata dei secoli è come una decorazione destinata a sparire. Tutte le conquiste dell' intelletto e tutte le opere buone non compensano, non giustificano l'esistenza di un mondo, eh' è il regno dell' errore e della colpa, e le torture di tanti esseri condannati al dolore e alla morte. La verità più importante che ci sia, secondo Schopenhauer, è quella che insegnano \ le grandi religioni universali: che noi, tutti gli esseri, il mondo tutto abbiamo bisogno di essere liberati da una esistenza così fatta; e l'unico mezzo di pervenirvi è una vittoria decisiva sulla natura, la negazione della volontà di vivere, di cui tutto questo nostro mondo è il fenomeno. Le virtù morali stesse, la giustizia e la carità, tendono e accennano a questa liberazione; sono 1' indizio, il sintomo che la volontà nel suo apparire non è più impigliata nell' errore dell' esistenza, si direbbe eh' essa già batte le ali per volar via. Come è noto, alcune di queste idee sono state riprese ai nostri giorni da E. Hartmann, il quale pensa che Schopenhauer e i suoi Maestri dell' India hanno sbagliato di metodo: che il fine e il compimento del processo del mondo non può essere altro realmente se non la liberazione universale dal dolore e dal male dell' esistenza • ma che questa liberazione non può essere 1' opera dell'individuo che nega la sua volontà: il dovere dell' individuo è anzi quello di cooperare positivamente e consapevolmente al progresso della cultura e all' attuazione dell' ordine morale 7 Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 318 nel mondo, perchè quel fine quando che sia possa essere raggiunto, trovando egli stesso, in quanto individuo, la sua liberazione certa nel fatto naturale della morte. rta mia opinione è che quando Schopenhauer applica alla realtà metafisica, e quindi al mondo nel suo insieme, i concetti di responsabilità e di colpa, e finisce col dare un significato cosmico universale al fenomeno etico della negazione della volontà, egli esprime sì un' esigenza del suo pensiero più intimo; ma sconfina da quello eh' egli sa veramente e lavora di reminiscenze. Qui sta il suo limite. Egli non possiede nè i mezzi nè la energia speculativa per costruire quello che non può essere oggetto d' intuizione viva. La sua forza non sta nella costruzione come tale, ma nella visione chiara e nel sentimento profondo ch' egli ha della realtà, guardata e scrutata da quella sua posizione platonica e kantiana. Al di là di questo limite egli è obbligato a finire come Amleto : the rest is silente. Ma al di qua, nessun filosofo e nessun grande scrittore lo supera nella virtuosità ch'egli possiede di tradurre e fissare nel linguaggio astratto della riflessione il contenuto vivo della sua intuizione Il suo sguardo è più vivido che largo : alcune parti della realtà umana gli sfuggono o non l' interessano. Ma le cose eh' egli vede, le vede fino in fondo, guardando alla verità effettuale, e opponendo a essa volentieri le immaginazioni e le illusioni della coscienza comune; e ha il dono dell' espressione Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 319 che non 1' appaga se non è precisa e lucida : immer in die Tiefe dringende Klarheit, ha detto Kuno Fischer del suo stile. Cosi è avvenuto che tutti hanno imparato da lui, anche i più lontani dalle sue tendenze e dalle sue conclusioni. E questo non per le sue qualità di scrittore solamente, ma per le cose ch' egli ha messo in evidenza, per la sincerità della sua meditazione e per la forza elementare con cui ha risentiti alcuni dei motivi più profondi dì ogni filosofia. Lo hanno detto un romantico; e la verità è ch'egli stesso, per la forma della sua mente, è uno dei classici, e ha scritto con parola cristallina la teoria di un Romanticismo che rinascerà sempre tutte le volte che gli uomini s' illuderanno di avere costretto nelle categorie e nei concetti della loro ragione tutta la realtà, senza tener conto di quello che N' ha in essa di originario, di spontaneo, d' incalcolabile e d' ineffabile, che sfugge alle prese della scienza, e di cui solamente 1' arte con le sue forme e il suo linguaggio può dare la visione o il sentimento. Ha sentito come pochi il significato etico della vita; e in un secolo tutto orgoglioso delle sue conquiste terrene ha richiamato 1' attenzione sopra i fenomeni più caratteristici della. vita religiosa, ricongiungendo anche le idee prevalenti nella cultura occidentale ad alcune delle concezioni più antiche della nostra razza : egli che ha cosi scarso il senso della vita storica, ha reso uno dei più grandi servizi all' intelligenza della storia umana. Ha rinnovato nella filosofia il senso Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 320 della meraviglia, facendo sentire ai più distratti il mistero dell' esistenza; e riagitando a modo suo i problemi della vita e della morte, ha detto parole che non saranno dimenticate. Fra le quali mi piace, terminando, di ripetere queste che ho già citate: « lo spettacolo delle nobili azioni ci dà la convinzione immediata e ben fondata che quello spirito d' amore che ispira all'uno di fare il bene anche ai propri nemici, a un altro di rischiare la propria vita per salvare quella di uno sconosciuto, è uno spirito immortale che non può mai soccombere nè perire ». Chi ha detto che Schopenhauer insegna il pessimismo? Sì, Schopenhauer insegna che la vita non è un viaggio di piacere, e che 1' acqua dei quattro grandi oceani, come diceva il Budda, non è tanta quante sono le lagrime che furono e che saranno sparse nel mondo ; ma egli insegna pure che c' è il modo di guardare la vita con occhi sereni, senza cupidigie, senza illusioni e senza paure; e insegna l' eternità dell'amore, non l' immortalità della persona, ma il valore eterno dell' amore che non muore, che si genera eternamente dalla volontà che muore a se stessa. 8 Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br)