Presentazione multimediale del seminario

Roma, 3 dicembre 2011
Le problematiche di ambito bioetico alla luce dell'esistenza di un fondamento trascendente
Antonio G. Spagnolo, M.D.
UCSC Roma
L'INCREMENTO DEL "FATTORE ETICO”
NEL MONDO DEL BIOS
• TRASFORMAZIONI CULTURALI E NUOVE TECNOLOGIE
– la medicalizzazione delle fasi della vita
– le possibilità diagnostiche vs. terapeutiche
– le risorse limitate per la sanità
• L'ATTENZIONE AI SOGGETTI PIÙ VULNERABILI
– "il piccolo" (embrione‐feto...), "il povero" (straniero, emarginato...), "l'improduttivo" (il disabile, il malato cronico‐terminale...)
• IL CONTESTO PLURALISTICO
– Il coinvolgimento di diverse discipline e di diverse culture
– l’esigenza di maggiore consistenza argomentativa: viene meno il principio di autorità e si ricerca il principio dell’autorevolezza dell’argomento
IL RISVEGLIO DELLA RIFLESSIONE
ETICA ATTORNO ALLA VITA
"Con la nascita e lo sviluppo della bioetica
vengono favoriti la riflessione e il dialogo ‐
tra credenti e non credenti, come pure tra credenti di diverse religioni ‐ su problemi etici, anche fondamentali, che interessano la vita dell'uomo”
(Evangelium Vitae, n. 27)
Bioetica:
Cattolica?
o laica?
Tesi sull’origine della bioetica:
La “tesi cattolica”
• La nascita del termine e la nascita del sapere non coincidono: il secondo precede il primo. • La costante attenzione del Magistero della Chiesa alle problematiche della scienza e della medicina, background
della riflessione bioetica.
• Il contributo della filosofia e del teologia alla b.: il fondamento trascendente La “tesi laica”
• La b. ha cominciato a delinearsi negli anni Settanta, quando è
comparso il termine.
• Gli anni '60 e '70 comportano una serie di trasformazioni socio‐economiche che fanno emergere un nuovo paradigma culturale: la crisi delle morali assolute.
• La novità specifica della b. sta nel fatto che se non esiste il dovere assoluto, allora non c’è
più nulla di prestabilito in etica e si deve ripensare tutto da capo
W. Reich, Ed., Encyclopedia of Bioethics, 1978
“Lo studio sistematico della condotta umana, nell’ambito delle scienze della vita e della salute, esaminata alla luce di valori e di principi morali”
La prospettiva: L’agire dell’uomo è valutato dalla bioetica attraverso una chiave di lettura. La bioetica non è
neutra, propone dei valori
Una domanda fondamentale
Che cosa è bene fare?
I principi della bioetica
Ripresi dal Rapporto Belmont (principi della sperimentazione) ed estesi a tutti i campi della bioetica
• Il principio di autonomia (dalla tradizione giuridica)
• Il principio di beneficità/non maleficienza (dalla tradizione medica)
• Il principio di giustizia (dalla tradizione politica)
GIUDIZI MORALI
PARTICOLARI
REGOLE PRATICHE
PRINCIPI MORALI
TEORIE ETICHE
(Beauchamp & Childress, 1978)
9 Decisioni o conclusioni circa una
determinata azione da fare (p.es.,
rifiutare di partecipare ad un
intervento di aborto)
9 Generalizzazioni su ciò che deve/non
deve essere fatto in uno specifico
contesto, per uno scopo limitato
(p.es., è moralmente sbagliato
uccidere intenzionalmente un
essere umano)
9 Criteri più generale che giustificano
le regole (p.es., principio di nonmaleficienza, in questo caso nei
confronti del feto)
9 Orientano le scelte nel caso di
conflitto tra i principi (p.es., teorie
deontologiche, teorie teleologiche,
ecc.)
PRINCIPI E DOVERI
Tutti questi principi richiamano
DOVERI PRIMA FACIE, cioè doveri vincolanti in
tutte le occasioni, a meno che essi non siano in
conflitto con doveri uguali o più forti (ma in base a
che cosa si dicono più forti?!)
Mentre i
DOVERI ATTUALI sono i doveri da assolvere nella
situazione concreta, i quali si vengono a
determinare dall'esame del diverso peso che nella
situazione concreta hanno i doveri prima facie
implicati
Dunque NON DOVERI ASSOLUTI!
IL ““BILANCIAMENTO”
BILANCIAMENTO” DEI PRINCIPI
Quale principio avrà la preminenza dipenderà dal contesto
che ha sempre caratteristiche uniche (intuizionismo bilanciamento)
giustizia
autonomia
beneficità
DECISION-MAKING
I LIMITI DEI PRINCIPI DELLA
BIOETICA NORD-AMERICANA
9
9
9
9
Ingannano sia dal punto di vista teorico che
pratico
Non guidano l'azione ma sono semplici nomi
per collezionare argomenti o situazioni
morali
Mancano di correlazione sistematica fra loro
e spesso sono in conflitto
I conflitti sono irrisolvibili (a meno del
bilanciamento) perché i principi non sono
unificati da una teoria morale
2^ DEFINIZIONE DI BIOETICA
«STUDIO SISTEMATICO DELLE
DIMENSIONI MORALI – INCLUSA LA
VISIONE MORALE, LE DECISIONI,
LA CONDOTTA E LE POLITICHE –
DELLE SCIENZE DELLA VITA E DELLA
SALUTE, UTILIZZANDO VARIE
METODOLOGIE ETICHE CON UNA
IMPOSTAZIONE
INTERDISCIPLINARE»
(Encyclopedia of Bioethics, 1995 e 2004)
Origini e interpretazioni della bioetica
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L’esigenza di una meta‐bioetica
•
•
•
L’esigenza di superare l’approccio “pragmatico‐procedurale” per una vera fondazione meta‐etica della bioetica
Insufficienza delle regola “formali basate sul principio di tolleranza: “tolleranza etica” non equivale a “indifferenza etica”!
Necessità di promuovere un confronto sulle motivazioni razionali di ogni posizione etica, alla ricerca di basi comuni
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Il crocevia di tutte le discussioni etiche
¾ La c.d. legge di Hume (Treatise of human nature)
¾ La “fallacia naturalistica” (Moore)
¾ I fatti sono conoscibili, descrivibili con il verbo all’indicativo (is) e sono dimostrabili scientificamente; ¾ i valori e le norme morali sono semplicemente presupposti e danno luogo a giudizi prescrittivi (ought) indimostrabili
IMPOSSIBILE/ILLEGITTIMO IL PASSAGGIO DALL’ESSERE AL DOVER ESSERE?!
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Cognitivisti
fondazione razionale e
“oggettiva” ai valori e alle
norme
Non-cognitivisti
i valori non possono essere
oggetto di conoscenza e di
affermazioni come “vero” o
“falso”
* Come superare questa “grande divisione”?
* Dare il corretto significato della parola
“essere”:
• essere come fattualità empirica
• essere come “natura”, in senso
metafisico
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Quale orientamenti etici per la bioetica?
UNA BIOETICA EVOLUZIONISTA
• Etica puramente descrittiva
– la società evolve producendo valori e norme, che sono mutevoli e funzionali al suo sviluppo
– analogia con l’evoluzione degli esseri viventi: l’uomo non sarebbe sostanzialmente diverso dalle altre forme di vita
– diritto e morale sono l’espressione culturale dell’adattamento della spinta evolutiva
– l’etica avrebbe il ruolo di mantenere l’equilibrio evolutivo (conseguenze: eugenismo negativo e positivo)
[evoluzionismo di C. Darwin + sociologismo di M. Weber + sociobiologismo di Wilson]
Il modello sociobiologista
L’opera di Edward O. Wilson
Le questioni morali alla stregua di un argomento di biologia: evoluzionismo, determinismo e meccanicismo sono alla base della suo opera Sociobiologismo:
“Gli scienziati e i cultori di discipline umanistiche dovrebbero considerare insieme la possibilità che sia giunto il momento di togliere temporaneamente l’etica dalle mani dei filosofi e di biologizzarla.”
Un etica soggettiva, non cognitivista
•
Soggettivismo morale: neoilluminismo, liberalismo etico, esistenzialismo nichilista, scientismo neopositivista, emotivismo, decisionismo
• La morale non si può fondare né sui fatti né sui valori oggettivi e trascendenti, ma solo sulla scelta “autonoma” del soggetto
• Principio di autonomia inteso nel suo senso forte
• La libertà come punto di riferimento supremo e decisivo
– è lecito ciò che è liberamente voluto, accettato e che non lede la libertà altrui (quando è
rivendicabile)
Etica “ senza verità”…
Uberto Scarpelli (1924‐1993)
Partendo dalla netta distinzione tra
l’essere e il dover essere, afferma:
“Nell’etica non c’è verità (…): la
stessa varietà storica dei principi
morali convince che essi son frutto di
processi culturali, sociali e personali,
e non sono riconducibili ad un’astratta
e metastorica zona della verità
immediatamente intuibile da ogni
intelletto”
U. SCARPELLI, L’etica senza verità, Il Mulino 1982.
…etica “della libertà”
Ogni uomo, però, sviluppa (a partire dal suo condizionamento
organico e culturale) la capacità di scegliere tra bene e male e,
soprattutto, di scegliere il criterio stesso della scelta, cioè di
scegliere un’etica e il fondamento per quest’etica.
“Un’etica è dunque sempre e radicalmente individuale (…). Non
c’è ragione definitiva per cui la mia risposta debba valere per
altri: posso soltanto presentare argomentando la mia risposta
perché ciascuno giudichi se e fino a che punto possa diventare
risposta sua. Ognuno segue nell’etica la sua strada, ognuno
può offrire persuasione, ognuno deve infine decidere per sé
stesso”
Max Charlesworth (1925) “Noi abbiamo, in quanto agenti morali, il diritto di controllare e determinare il corso della nostra vita e decidere come vivremo (impegnandoci, naturalmente, a non infrangere il diritto degli altri a fare lo stesso). Questo è ciò che si intende per autonomia individuale. Il diritto all’autonomia o autodeterminazione è infatti il fondamento di tutti gli altri diritti umani, poiché non avrebbe senso parlare di “diritti” a meno che non si sia capaci di decidere per noi stessi e di essere responsabili delle nostre vite (…). Questo diritto all’autonomia morale porta con sé un diritto ulteriore, relativo al controllo della durata della propria vita e della modalità della morte”
(Bioethics in a Liberal Society, 1993. Trad. it. L'etica della vita. I
dilemmi della bioetica in una società liberale, Roma 1996)
La prospettiva liberale e l’assolutizzazione della “scelta libera”
“L’equivoco su cui poggia ogni
assolutizzazione della libertà è quello di
comandare il rispetto della libertà senza
dichiarare che ciò che esiste concretamente
è l’uomo libero, che nel suo essere va
sempre rispettato, mentre gli atti liberi sono
più o meno degni di rispetto a seconda di
quanto possono promuovere di bene”.
(Pessina, 1998)
Il modello liberale nella forma del contrattualismo
• Nasce dalla necessità di conciliare la fondazione individualistica della norma morale con una “etica pubblica” (soggettivismo della maggioranza)
• Diffuso soprattutto nei Paesi anglosassoni. Partendo dal rifiuto della metafisica (è impossibile giungere a verità
universali e a norme etiche valide per tutti) propone una forma di accordo intersoggettivo (contrattualismo)
• Si tratta, quindi, di una convergenza verso norme e valori ritenuti validi non per una riconosciuta “oggettività” , ma per via del grado di condivisione e di “consenso sociale” che essi hanno la capacità di generare
Il contrattualismo di H.T. Engelhardt / 1
“Il pluralismo morale è una realtà di
fatto e di principio”
Prendendo atto delle profonde
controversie che esistono in campo
morale, ritiene che esse possono essere
risolte in 4 modi:
“1) con la forza, 2) con la conversione di una parte alla
concezione dell’altra, 3) con una corretta
argomentazione razionale, 4) mediante un accordo...”
Il contrattualismo di H.T. Engelhardt / 2
Non è possibile una morale sostanziale, l’assenso
su ciò che è bene e male, ma è possibile la
condivisione all’interno di “comunità morali” nelle
quali si instaurano rapporti tra “amici morali”: nella
consapevolezza che le comunità morali, amicali
solo all’interno, sono estranee le une alle altre. Gli
amici morali di una comunità sono gli stranieri
morali per un’altra comunità.
Tra le comunità morali è possibile solo concordare
procedure formali ed estrinseche di negoziazione
per la risoluzione di controversie bioetiche:
stipulazione di contratti o accordi.
Il proceduralismo appare come l’unico mezzo
affinché gli stranieri morali possano collaborare.
Il contrattualismo di H.T. Engelhardt / 3
Secondo questa visione, è persona solo l’“agente
morale”, ossia colui che è in grado di stipulare un
contratto, di esprimere un consenso e un permesso,
di partecipare in modo attivo alla vita morale, dunque
un soggetto autocosciente, capace di razionalità e di
autodeterminazione.
Gli individui che non sono in grado di dare il proprio
consenso diventerebbero “oggetti” della beneficenza
degli “agenti morali”, che potrebbero decidere di
proteggerli, ma potrebbero anche decidere di
sacrificarli in vista della realizzazione di altri beni.
Modello contrattualista: un esempio “storico”
• 1982: istituzione del Committee of inquiry into human fertilization and embryology (Commissione Warnock)
• Grande risonanza mediatica e pressione sociale
• Disaccordo all’interno della commissione
1984: Warnock, M. A Question of Life: The Warnock Report on Human Fertilisation and Embryology. London: Basil Blackwell.
"Una volta che il processo è incominciato non c'è una particolare parte dello sviluppo che sia più importante di un'altra; tutte sono parte di un processo continuo e, se ogni stadio non si svolge normalmente, al momento giusto, nella giusta sequenza, ogni ulteriore sviluppo cessa. Per questo, biologicamente, nello sviluppo dell'embrione non si può identificare un singolo stadio al di là del quale l'embrione in vitro non dovrebbe essere tenuto vivo. ”
“[…] Tuttavia si è convenuto che questa era un’area nella quale doveva essere presa qualche precisa decisione, al fine di acquietare la preoccupazione del pubblico […]
Nonostante la nostra divisione su questo punto, la maggioranza di noi raccomanda che la legislazione dovrebbe concedere che la ricerca possa essere condotta su qualsiasi embrione ottenuto mediante fecondazione in vitro, qualunque ne sia la provenienza,
fino al termine del 14° giorno”
‘To be or not to be?’
Sunday Telegraph, 1994
Il dibattito in Italia
• Seguono gli interventi sul Corriere della Sera del prof. Edoardo Boncinelli e del prof. Roberto Colombo
L’utilitarismo di Peter Singer
Nella prospettiva singeriana, la bioetica
utilitaristica si identifica con la “bioetica della
qualità della vita” in contrapposizione alla
“bioetica della sacralità/santità della vita”.
In questo senso, gli utilitaristi intendono
proporre una morale “nuova” che,
subordinando il valore della vita alla
presenza di qualità misurabili, si contrappone
alla morale tradizionale che ritiene la vita un
valore assoluto a prescindere dalle qualità,
ossia vietando qualsiasi atto di uccisione
diretta e intenzionale di una vita innocente.
Decisioni mediche prese in nome della qualità
della vita
QL = NE x (H+S)
Legenda:
QL= qualità della vita
NE = numero di “errori” congeniti
H = costi per la famiglia
S = costi per la società
(Pediatrics, 1983; 72: 450)
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Sovrapponibilità fra esseri umani e persone?
esseri umani
persone umane
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Uomini e persone
• “La concezione dei diritti umani è naufragata nel momento in cui sono comparsi individui che avevano perso tutte le altre qualità e relazioni specifiche, tranne la loro qualità umana. Il mondo non ha trovato nulla di sacro nell'astratta nudità dell'essere uomo. • Un uomo che non è altro che un uomo sembra aver perso le qualità che spingevano gli altri a trattarlo come un proprio simile. Separare l'uomo dalla persona significa di fatto introdurre dei gravi problemi di giustizia sociale e minare il principio politico dell'uguaglianza”
(H. Arendt)
L’uso del concetto di “persona”
• Concetto ontologico ma anche assiologico di cui però si fa un uso non univoco.
• Tendenza separatista: persona è l’uomo che ha certe caratteristiche, facoltà, qualità (prospettiva funzionalistico‐attualistica)
Tendenza identificante: persona è l’uomo vivente, indipendentemente dall’esercizio di determinate funzioni, qualità, ecc. è la corporeità a darci la presenza della persona (prospettiva sostanzialista o del personalismo ontologico)
– Chi è persona ha valore (dignità) e pertanto merita rispetto incondizionato
Sovrapponibilità fra esseri umani e persone umane
Essere umano
=
Persona umana
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Dignitas Personae n. 5
• La realtà dell’essere umano […] per tutto il corso della sua vita, prima e dopo la nascita, non consente di affermare né un cambiamento di natura né una gradualità di valore morale, poiché possiede una piena qualificazione antropologica ed etica.
La dignità umana
• Il concetto di “dignità” viene impiegato per designare la preziosità dell’uomo rispetto ad ogni altro ente reale, una preziosità tale da esigere un rispetto assoluto. • Richiamare la dignità significa riferirsi al valore
inestimabile, incomparabile e intangibile dell’uomo.
• “Si tratta di una qualificazione normativa e non già puramente empirica. In base ad essa, l’essere umano è un valore in sé e ad esso si deve rispetto”
Dignità e diritti umani
• La dignità è il fondamento dei diritti inalienabili dell’essere umano • Dignità e diritti fondamentali della persona non si pongono sullo stesso piano: – mentre i diritti possono essere limitati, regolati e (in alcuni
casi) anche essere temporaneamente sospesi, la dignità
rappresenta un valore assoluto che non può essere in alcun caso intaccato In sintesi …
9 la dignità umana è valore oggettivo e intrinseco, alto e sublime, incommensurabile e non è posta in essere dalla volontà di nessuno 9 l'estensione della dignità è subordinata alla sua interpretazione 9 la dignità ontologica o intrinseca, prima di essere rispettata, deve essere riconosciuta Il ripensamento sui principi della bioetica
Bioetica convenzionale
• p. di autonomia
• p. di beneficità/non maleficenza
• p. di giustizia
Bioetica non convenzionale (fondata sulla persona)
• p. di libertà e responsabilità
• p. terapeutico o di totalità
• p. di socialità/sussidiarietà
bilanciamento
armonizzazione/gerarchia
TEORIE ETICHE DIVERSE
LA PERSONA UMANA INTEGRALMENTE CONSIDERATA
La qualità della vita
La sacralità della vita