Microonde - Introduzione • Microonde: onde elettromagnetiche aventi lunghezza d’onda nel vuoto 1 mm ≤ λ ≤ 1 m e quindi frequenza (λ =c/f) 300 MHz ≤ f ≤ 300 GHz. • I campi elettromagnetici nella banda di frequenza delle microonde hanno λ comparabile con le dimensioni dei componenti o dei circuiti il tempo di propagazione delle grandezze elettromagnetiche tra punti diversi delle strutture che si vogliono considerare è paragonabile al periodo delle oscillazioni in esame. L’analisi circuitale tipica delle basse frequenze, basata sulle definizioni di tensione e corrente, sulle leggi di Kirchoff e sull’ipotesi di costanti concentrate, non è più sufficiente per un’adeguata descrizione dei fenomeni e.m.. • La teoria delle microonde può essere sviluppata a partire dalla teoria dei campi elettromagnetici. 1 Microonde - Introduzione Spettro elettromagnetico Frequenza (Hz) 104 103 102 10 3·1010 3·1011 3·1012 3·1013 3·1014 1 10-1 10-2 10-3 Lunghezza d’onda (m) 10-4 10-5 Visibile Infrarosso MICROONDE Lontano infrarosso 3·109 Onde millimetriche 3·108 VHF (Very High Frequency) 3·107 HF (High Frequency) Onde corte 3·106 MF (Medium Frequency) Onde medie LF (Low Frequency) Onde lunghe 3·104 3·105 10-6 2 Microonde - Introduzione Spettro elettromagnetico Denominazione bande alle frequenze delle microonde L S C X Ku K Ka U 1-2 GHz 2-4 GHz 4-8 GHz 8-12.4 GHz 12.4-18 GHz 18-26 GHz 26-40 GHz 40-60 GHz 3 Microonde - Introduzione Applicazioni • Radar: Lo sviluppo della tecnica delle microonde, all’epoca della seconda guerra mondiale, è stato legato alle applicazioni RADAR (Radio Detection And Ranging: radio rivelazione e localizzazione). Ancora oggi i Radar sono tra le principali applicazioni delle microonde. Nei Radar l’uso delle microonde è legato alla possibilità di realizzare antenne di dimensioni ridotte, in grado di irradiare nello spazio gran parte della loro energia in un fascio ristretto (similmente ai laser in ottica). Ciò è in genere ostacolato da fenomeni di diffrazione che però possono essere regolati e ridotti scegliendo opportunamente il campo di frequenze, la forma e l’ampiezza dell’antenna. Es.: per un’antenna parabolica, α° ≈140° λ /d è l’angolo di apertura del cono di emissione (d=diametro della parabola). A 10 GHz se d=90 cm l’antenna produce un fascio di circa 5° di apertura; per ottenere effetti equivalenti 4 a 100 MHz sarebbe necessaria un’antenna avente d=90 m! • Comunicazioni: La necessità di avere a disposizione bande di frequenze sempre più ampie per le esigenze delle telecomunicazioni (maggiore numero di canali disponibili per la trasmissione e maggiore fedeltà nella riproduzione di informazioni) richiede l’impiego di frequenze sempre più elevate. Nelle telecomunicazioni spaziali, la propagazione avviene in aria attraverso punti visibili tra loro ed il vantaggio delle microonde è quello di non subire riflessioni da parte degli strati alti dell’atmosfera. Inoltre le piccole dimensioni dei satelliti implicano che le antenne poste su di essi devono avere anch’esse dimensioni contenute (utilizzabili efficacemente, come visto, solo alle iperfrequenze). Esempi di applicazioni recenti: broadcasting a microonde, atterraggio strumentale a microonde, comunicazioni mobili, GPS per l’individuazione e la 5 localizzazione di oggetti mobili sulla terra da parte di satelliti, ... • Riscaldamento a microonde: L’emissione di radiazione da un corpo è dovuta ad una transizione della sorgente da uno stato con una certa energia ad un altro con energia inferiore. Se un atomo passa da una condizione fisica cui è associata l’energia E1 ad un’altra cui è associata l’energia E2 < E1, viene emessa una radiazione di frequenza f tale che risulta: E1 - E2=hf ( h ≈ 6.6·10-34 J ·s ≈ 4.125·10-15 eV ·s , costante di Planck). L’assorbimento della radiazione avviene per transizione del ricevitore dall’energia E’ all’energia E’’=E’+hf. Si può dire che ad un campo e.m. di frequenza f sono associati fotoni di energia hf. 6 L’energia dei fotoni alle frequenze tipiche delle microonde è dell’ordine di 10-6 - 10-3 eV, molto minore dell’energia di ionizzazione (=energia necessaria per sottrarre ad un atomo l’elettrone meno fortemente legato) degli elementi presenti in natura: le microonde sono quindi radiazioni non ionizzanti. L’energia hf è invece comparabile, alle iperfrequenze, con l’energia media di agitazione termica kT ( k ≈ 1.38·10-23 J ·K-1 ≈ 8.625·10-5 eV· K-1, costante di Boltzmann): le microonde possono essere usate come fonte energetica per riscaldare i materiali assorbenti (es.:forno a microonde, che lavora a f=2450 MHz). 7 • Astrofisica: Ricevitori che analizzano le radiazioni e.m. solari e di varie stelle o le radiazioni del plasma, lavorano alle frequenze delle microonde. • Fisica nucleare: Molti fenomeni di risonanza di particelle molecolari, atomiche e nucleari, dovuti all’azione di forze periodiche derivanti dall’applicazione di un campo e.m., vengono esaminati alle frequenze delle microonde. • Optoelettronica: Lo sviluppo di laser e fibre ottiche ha stimolato la ricerca sulle possibilità di realizzare sistemi di comunicazione alle lunghezze d’onda intorno al visibile, banda di frequenze al di fuori di quella classica delle microonde. Con qualche modifica, gran parte dell’analisi tecnica delle microonde può essere utilizzata per lo sviluppo di sistemi di telecomunicazione basati 8 sull’ottica. • Radiometria: Radiometri a microonde vengono usati per tracciare ad esempio mappe della temperatura atmosferica e dell’umidità del suolo. • Generatori ed amplificatori: Negli acceleratori di particelle opportune strutture guidanti convogliano onde e.m. aventi velocità minori della velocità della luce, che interagiscono in maniera efficace con fasci di particelle accelerate alla stessa velocità, fornendo loro energia. Procedimenti opposti possono avvenire utilizzando fasci elettronici per l’amplificazione delle onde e.m. Tutte le applicazioni a microonde richiedono l’uso di speciali dispositivi per la generazione e l’amplificazione: ad esempio gli amplificatori e gli oscillatori a microonde allo stato solido (maser o amplificatore quantico), gli amplificatori ad onda progressiva (TWT=Traveling-Wave Tube) e gli oscillatori ad onda regressiva (BWO). 9 • Applicazioni mediche: • Radarterapia: penetrazione ed assorbimento delle microonde da parte dei tessuti biologici, con produzione di calore (è utile per la riabilitazione fisica). • Termoterapia localizzata con radiofrequenze (ipertermia): le cellule cancerogene sono più sensibili al calore di quelle normali (l’azione del calore è potenziata dalla scarsa vascolarizzazione dei tumori che disperdono pertanto l’eccesso termico più lentamente dei tessuti sani). L’energia a microonde, applicata mediante speciali apparecchiature, può raggiungere tessuti alle desiderate profondità corporee, risparmiando dall’azione termica i tessuti interposti tra la superficie corporea e la massa tumorale. A temperature intorno ai 42-43°C le cellule cancerogene vengono distrutte ed i prodotti della loro distruzione stimolano le difese immunitarie dell’organismo. 10 Microonde - Introduzione Strutture guidanti • Una delle principali caratteristiche delle onde elettromagnetiche alla frequenze delle microonde consiste nella possibilità di potersi propagare in apposite strutture guidanti senza apprezzabili perdite. • Strutture guidanti di tipo diverso si sono affermate nel tempo, in relazione alle tecniche costruttive disponibili, richiedendo una specifica tecnologia di costruzione dei vari componenti che intervengono nella emissione, trasmissione e ricezione dell’energia e.m. • Le strutture guidanti più usate sono quelle cilindriche, in cui l’energia e.m. viene guidata secondo una direzione ben determinata, detta direzione assiale della struttura. Le sezioni normali alla direzione assiale sono tutte uguali tra loro. 11 • Cavo coassiale: E’ costituito da due conduttori cilindrici coassiali. E’ stata la prima struttura guidante ad essere usata nella tecnica delle microonde. Sezione cavo coassiale Può essere di tipo rigido, in aria, con bassa attenuazione: il conduttore centrale è sostenuto da appositi supporti distanziati, che lo separano dal tubo conduttore esterno. Oppure può essere di tipo flessibile, con conduttore centrale immerso in un dielettrico, sul quale è disposta una sottile treccia di fili metallici (o due trecce, per limitare le irradiazioni verso l’esterno dovute alle fessure tra i fili) che ha la funzione di conduttore esterno. 12 • Guida d’onda: E’ costituita da un tubo metallico cavo. a) c) b) d) e) Sezioni di guide d’onda: a) rettangolare; b) circolare; c) ellittica; d) corrugata; e) doppiamente corrugata. 13 • Linea a striscia: E’ costituita da una striscia centrale conduttrice e da due conduttori piatti paralleli posti allo stesso potenziale, nel caso di struttura bilanciata. E’ invece costituita da due conduttori separati nel caso di struttura sbilanciata. E’ adatta all’integrazione con dispositivi a tecnologia planare. a) b) Sezioni di linee a striscia (“stripline”): a) bilanciata; b) sbilanciata. 14 • Linea a microstriscia: E’ costituita da un sottile strato dielettrico (substrato) completamente metallizzato da un lato e con una striscia conduttrice sull’altro lato. E’ una struttura tipica dei circuiti stampati. Per le dimensioni estremamente ridotte e per la particolare leggerezza, viene utilizzata come linea di interconnessione in un un vasto campo di applicazioni dei circuiti integrati a microonde. ε0 striscia conduttrice dielettrico ε0 εr piano conduttore di massa (ground-plane) Sezione di una guida a microstriscia (“microstrip”). 15 • Linea a microstriscia invertita: La parte di substrato opposta alla striscia conduttrice non è metallizzata ed il ground-plane è posto in aria. La lunghezza d’onda del segnale guidato ad una determinata frequenza è dunque maggiore di quella del segnale guidato da una convenzionale microstriscia alla stessa frequenza la microstriscia invertita può operare in maniera soddisfacente a frequenze più alte. striscia conduttrice dielettrico ε0 εr ε0 ground-plane Sezione di una guida a microstriscia invertita. 16 • Linea a microstriscia invertita “trapped”: E’ simile alla microstriscia invertita, ma il ground-plane costituisce una sorta di canale sagomato intorno alla striscia conduttrice. Si ottiene, rispetto alla microstriscia invertita, una soppressione di alcuni modi di ordine superiore. striscia conduttrice dielettrico ε0 εr ε0 ground-plane Sezione di una guida a microstriscia invertita “trapped”. 17 • Guida coplanare: Il piano conduttore di massa è coplanare con la striscia conduttrice centrale, mentre la parte inferiore dello strato dielettrico non è metallizzata. Si presta molto bene alla realizzazione di circuiti integrati a microonde potendosi integrare ottimamente con componenti attivi (è l’unica struttura guidante veramente planare: tutti i conduttori giacciono sullo stesso piano). conduttore di massa striscia conduttrice dielettrico ε0 εr Sezione di una guida coplanare. 18 • Microstriscia sospesa: E’ come una microstriscia invertita ma il ground-plane è realizzato in modo da chiudere interamente la struttura, mantenendo uno strato d’aria sia nella parte superiore che in quella inferiore. Le perdite sono basse ma possono facilmente essere eccitati modi d’ordine superiore (che vanno soppressi) la progettazione di questa struttura è complicata. conduttore ε0 striscia conduttrice dielettrico ε0 εr ε0 Sezione di una guida a microstriscia sospesa. 19 • “Slot line”: E’ costituita da uno strato dielettrico metallizzato da un solo lato, con una fessura (slot) nella metallizazione. Ci sono notevoli difficoltà nel realizzare strutture di questo tipo che mostrino impedenza caratteristica minore di 60 Ω. strisce conduttrici ε0 dielettrico ε0 εr Sezione di una “slot line”. 20 • “Finline”: All’interno di un conduttore a sezione rettangolare viene posto un substrato dielettrico, metallizzato da un solo lato; nella metallizzazione del substrato viene praticata una fessura. Le perdite sono basse. Si può usare a frequenze molto elevate. conduttore dielettrico ε0 ε0 εr ε0 Sezione di una “finline”. 21 • “Image line”: E’ costituita da una striscia dielettrica continua posta su un piano conduttore. E’ equivalente ad una guida dielettrica di altezza (compresa l’immagine) doppia. dielettrico ε0 εr ε0 piano conduttore Sezione di una “image line”. 22 • Strutture guidanti a più conduttori: Linea bifilare schermata: Microstrisce parallele: strisce conduttrici ε0 dielettrico ε0 εr 23 I circuiti planari possono essere realizzati mediante tecniche fotolitografiche che consentono di riportare su opportuni substrati dielettrici la parte trasmissiva del circuito a microonde. I componenti attivi possono essere inseriti in una fase successiva, ottenendosi un circuito integrato di tipo ibrido (M.I.C.=Microwave Integrated Circuit). Oppure possono essere realizzati direttamente sopra o all’interno di un substrato dielettrico semiconduttore, ottenendosi un circuito integrato monolitico (M.M.I.C.:Monolithic Microwave Integrated Circuit). La scelta del più opportuno materiale dielettrico da usare per il substrato è legata alle proprietà elettriche, metalliche e termiche del materiale ed al suo costo. Tra i più usati vi sono i substrati plastici, l’allumina ed il quarzo. 24 Microonde - Introduzione Considerazioni generali sulla proprietà delle strutture guidanti • Le strutture guidanti a due conduttori con dielettrico omogeneo (cavo coassiale, stripline) permettono la propagazione di onde trasverse elettromagnetiche (TEM) che non hanno componenti di campo elettrico e magnetico nella direzione di propagazione. • Le strutture ad un conduttore (guide d’onda) non consentono la propagazione di onde TEM, ma solo di onde TE o TM. E’ cioè necessaria per la propagazione una componente longitudinale di campo (E o H). • Le strutture guidanti a più di due conduttori consentono la propagazione di più onde TEM diverse tra loro. • Le strutture in cui il campo interessa due o più dielettrici (microstrip) consentono a rigore solo la presenza di modi ibridi, con entrambe le componenti diverse da zero. 25 • La struttura metallicamente chiusa del cavo coassiale e delle guide d’onda consente trasmissioni con basse perdite di energia. • La struttura metallicamente aperta (in senso trasversale) delle linee a striscia e a microstriscia comporta maggiori attenuazioni del campo elettromagnetico. • Come già accennato, poiché le strutture guidanti e gli altri componenti a queste collegati hanno dimensioni paragonabili alla lunghezza d’onda utilizzata, la propagazione delle microonde va esaminata attraverso l’applicazione della teoria dei campi elettromagnetici. 26 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Equazioni di Maxwell nella forma trasversa • Considerando una regione esterna alle sorgenti del campo e.m. (correnti elettriche e magnetiche impresse nulle) le equazioni di Maxwell in regime armonico, in mezzi omogenei ed isotropi, assumono la forma: ∇ × E = − jωµ H ∇ × H = jωε C E jωε C = g + jωε • Principio di dualità: E →H H → −E µ → εC εC → µ • Nella tecnica delle microonde ci si riferisce spesso a strutture guidanti in cui interessa la propagazione dell’energia e.m. secondo una determinata direzione costante che faremo coincidere con l’asse z. • Per i piani normali a z assumeremo un sistema di coordinate curvilinee ortogonali, in generale ( q1, q2 ), scelto nella maniera più comoda per 27 rappresentare la struttura. Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Equazioni di Maxwell nella forma trasversa • Ad esempio, volendo considerare la propagazione delle onde e.m. all’interno di una guida d’onda a sezione circolare useremo le coordinate polari (ρ, θ), per una guida a sezione rettangolare useremo invece le coordinate cartesiane ( x, y ) e così via. In genere useremo un sistema di coordinate cilindriche generalizzate (q1, q2 , z ) • In un tale sistema di riferimento, le espressioni delle equazioni di Maxwell assumono una particolare forma semplificata. Infatti il campo elettrico ed il campo magnetico possono essere scomposti in una componente trasversale ed in una longitudinale rispetto alla direzione di propagazione delle onde: E = E t + z 0Ez H = H t + z 0H z 28 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Equazioni di Maxwell nella forma trasversa • Analogamente per l’operatore ∇ si ha: ∇ = ∇t + z 0 e per il laplaciano: • 2 ∂ ∇ 2 = ∇t + 2 ∂z ∂ ∂z 2 ∂ ∇ × E = − jωµ H ⇒ ∇t + z 0 × ( E t + z 0E z ) = − jωµ ( H t + z 0H z ) ∂z ∂E t ⇒ ∇t × E t + ∇t × z 0Ez + z 0 × = − jωµ H t − jωµ z 0H z ∂z • Ricordando la proprietà: ∇ × Φ A = Φ∇ × A − A × ∇Φ avremo che: ∇t × z 0Ez = Ez ∇t × z 0 − z 0 × ∇t Ez = − z 0 × ∇t Ez e sostituendo nell’espressione già ricavata si ottiene: ∂E t ∇t × E t − z 0 × ∇t Ez + z 0 × = − jωµ H t − jωµ z 0H z ∂z 29 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Equazioni di Maxwell nella forma trasversa • Scomponiamo in termini paralleli e normali all’asse z: ∂E t ∇t × E t − z 0 × ∇t Ez + z 0 × = − jωµ H t − jωµ z 0H z ∂z ⊥ ⊥ ⊥ // rispetto all’asse z // ∇t × E t = − jωµ z 0H z ∂E t − z × ∇ E + z × = − jωµ H t 0 t z 0 ∂z • Per il principio di dualità si ha inoltre: ∇t × H t = jωε C z 0E z ∂H t − z 0 × ∇t H z + z 0 × ∂z = jωε C E t 30 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Equazioni di Maxwell nella forma trasversa • Le equazioni di Maxwell scritte nella forma ottenuta introducendo un sistema di riferimento di coordinate cilindriche generalizzate, possono essere semplificate se si considera una particolare classe di campi e.m., caratterizzati dalla seguente proprietà: le componenti trasverse del campo Et e Ht, in genere funzioni delle tre coordinate q1, q2 , z, vengono scomposte ognuna nel prodotto di due termini: uno funzione vettoriale delle coordinate trasverse q1, q2, l’altro funzione scalare della sola coordinata longitudinale z: E t ( q1, q2 , z ) = et ( q1, q2 ) Ze ( z ) H t ( q1, q2 , z ) = h t ( q1, q2 ) Zh ( z ) Non tutti i campi e.m. possono essere posti in questa forma (es.: le onde e.m. sferiche), tuttavia la classe di campi che soddisfa questa ipotesi semplificatrice è la più opportuna per descrivere in maniera semplice la propagazione di un onda e.m. in una struttura guidante, permettendo di ricondurre lo studio delle 31 microonde a quello delle linee di trasmissione. Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Equazioni di Maxwell nella forma trasversa • Se Ez = 0 si ha un campo trasverso elettrico (TE) • Se H z = 0 si ha un campo trasverso magnetico (TM) • Se Ez = H z = 0 si ha un campo trasverso elettromagnetico (TEM) • L’esistenza di campi TE, TM, TEM (che sono poi i tipi di campi utilizzati nella pratica) è strettamente condizionata dalla particolare struttura guidante che si usa. Analizzeremo la forma che assumono le equazioni di Maxwell nel caso di onde TE, TM, TEM. Esamineremo quali onde trasverse possono presentarsi nei vari supporti guidanti. 32 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Onde TE • Nel caso di onde TE le equazioni di Maxwell in un sistema di riferimento di coordinate cilindriche generalizzate assumono la forma: ∇t × E t = − jωµ z 0H z z 0 × ∂E t = − jωµ H t ∂z ∇t × H t = 0 ∂H t z H z − × ∇ + × = jωε C E t 0 0 t z ∂z (1) (2) (3) (4) • Introducendo l’ipotesi di separabilità delle variabili, la (1) diventa: ∇t × et (q1, q2 )Ze ( z ) = − jωµ z 0H z (q1, q2 , z ) (5) da cui si deduce che la dipendenza di H z (q1, q2 , z ) da z è data unicamente dal termine Ze ( z ) e dunque anche H z può scomporsi come segue: H z ( q1, q2 , z ) = hz ( q1, q2 ) Ze ( z ) (6) 33 • Con l’uso della (6), la (5) diventa: ∇t × e t =− j ωµ z 0 hz • Introducendo nella (2) l’ipotesi di separabilità delle variabili si ottiene: z0 × ∂e t (q1, q2 )Ze ( z ) dZe ( z ) = − jωµ h t (q1, q2 )Zh ( z ) ⇒ z 0 × et = − jωµ h t Zh ( z ) dz ∂z • Analogamente, introducendo nella (3) l’ipotesi di separabilità delle variabili si ottiene: ∇ t × h t ( q 1, q 2 ) Z h ( z ) = 0 ⇒ ∇ t × h t = 0 • Infine, introducendo nella (4) l’ipotesi di separabilità delle variabili si ottiene: ∂ h t (q1, q2 )Zh ( z ) − z 0 × ∇ t hz (q1, q2 )Ze ( z ) + z 0 × = j ωε C e t (q1, q2 )Ze ( z ) ∂z dZ ⇒− Ze z 0 × ∇ t hz + h z 0 × h t = j ωε C et Ze dz 34 • Riassumendo, le espressioni trovate sono: ∇ t × e t = − j ωµ z 0 hz dZ e z 0 × e t = − j ωµ h t Z h dz ∇ t × h t = 0 dZ h − Z z × ∇ h + z 0 × h t = j ωε C e t Z e e 0 t z dz • Nella seconda equazione si nota che i vettori z 0 × e t e h t hanno la stessa direzione (perpendicolare all’asse z): poiché i due membri dell’equazione devono avere la stessa dipendenza da z, sarà soddisfatta una relazione di proporzionalità del tipo: dZ e =− k z Z h dz • Nella quarta equazione i vettori z 0 × ∇ t hz , z 0 × h t e e t hanno la stessa direzione (perpendicolare all’asse z), quindi possiamo scrivere: dZ h =− k z Z e 35 dz • La legge di variazione del campo e.m. lungo la direzione di propagazione è espressa pertanto dalle equazioni differenziali scalari lineari del primo ordine: dZ e dz =− k z Z h dZ h =− k Z z e dz equazioni formalmente identiche alle note equazioni delle linee di trasmissione, nella particolare circostanza in cui le due costanti sono uguali • La scelta della stessa costante di proporzionalità k z implica una precisa restrizione del valore di Z e o Z h , permettendoci di dedurre univocamente una delle due funzioni nota l’altra: d 2 Ze d 2 Ze dZ h 2 differenziando la prima eq. otteniamo =− k ⇒ = k z z Ze 2 2 dz dz dz tipica equazione delle onde la cui soluzione ha forma: Z e ( z ) = P1 e k z z + P2 e − k z z ⇒ Z h ( z ) =− ( ) 1 dZ e 1 =− k z P1 e k z z − k z P2 e − k z z = − P1 e k z z + P2 e − k z z k z dz kz 36 • Le equazioni delle onde (Helmholtz) sono: 2 ∂2E t 2 ∇ E + = k Et t t 2 ∂z 2 ∂ 2 ∇ E + E z = k 2 E (nulla per i campi TE) z t z ∂z2 2 ∂2H t 2 ∇ H + = k Ht t t 2 ∂z 2 ∇ 2 H + ∂ H z = k 2 H z t z ∂z2 k 2 = −ω 2 µεC • Introducendo l’ipotesi di separabilità delle variabili la quarta equazione 2 diventa: d Ze 2 Z e ∇ t2 hz + h = k Z e hz z 2 dz ⇒ Z e ∇ t2 hz + k z2 Z e hz = k 2 Z e hz ⇒ ∇ t2 hz = ( k 2 − k z2 )hz • Ponendo k 2 − k z2 =− ω 2 µε C − k z2 = k t2 si ha: ∇ t2 hz = k t2 hz Il problema e.m. relativo alle componenti trasversali di un campo TE consiste fondamentalmente nella risoluzione di questa eq. diff. scalare del II ordine, con le opportune condizioni al contorno, determinate dalla particolare struttura guidante. Nota hz si possono ricavare le altre componenti trasversali del campo 37 TE. ∇ t × e t = − j ωµ z 0 hz dZ e z 0 × e t = − j ωµ h t Z h dz ∇ t × h t = 0 dZ h − Z z × ∇ h + z 0 × h t = j ωε C e t Z e e 0 t z dz ∇ t × e t =− j ωµ z 0 hz k z z 0 × e t = j ωµ h t ∇ t × h t = 0 − z × ∇ h − k z × h = t t z z 0 0 = j ωε C e t • Per individuare e t , moltiplicando vettorialmente per z 0 entrambi i membri della seconda equazione si ha: k z z 0 × ( z 0 × e t ) = j ωµ z 0 × h t k ⇒ k z z 0 ( z 0 ⋅ e t ) − e t ( z 0 ⋅ z 0 ) =− k z e t = j ωµ z 0 × h t ⇒ z 0 × h t =− z e t j ωµ sostituendo questa espressione di z 0 × h t nella quarta equazione: 2 2 kz kz − z 0 × ∇ t hz + e t = j ωε C e t ⇒ − z 0 × ∇ t hz = j ωε C − j ωµ j ωµ k 2 − kz2 j ωµ ⇒− z 0 × ∇ t hz = e ⇒ e =− z 0 × ∇ t hz t t 2 kt jωµ e t 38 • Ricavata la e t , considerando la relazione già trovata:: z0 × ht = − kz j ωµ et e moltiplicandola vettorialmente per z 0 si trova: ht = kz j ωµ z0 × et • Oppure è possibile giungere ad una formulazione in cui entrambe le componenti trasversali dei campi elettrico e magnetico sono espresse esplicitamente in funzione di ∇ t hz : moltiplichiamo vettorialmente per z 0 l’eq. − z 0 × ∇ t hz − k z z 0 × h t = j ωε C e t : z 0 × ( − z 0 × ∇ t hz ) − k z z 0 × ( z 0 × h t ) = j ωε C z 0 × e t ⇒ ∇ t hz + k z h t = j ωε C z 0 × e t ⇒ ∇ t hz + k z h t = j ωε C ω 2 µε C ⇒ ∇ t hz = − k z − kz j ωµ ht kz 2 −k z + k 2 kz ht ⇒ ht = 2 ∇ h t ⇒ ∇ t hz = 39t h z kz kt Ricapitolando, per risolvere il problema e.m. per le onde TE un possibile procedimento è il seguente: 1. Si risolve con le opportune condizioni al contorno l’equazione ∇ t2 hz = k t2 hz 2. Calcolata hz(q1, q2 ) si ricava il valore di et(q1, q2 ): j ωµ e t = − 2 z 0 × ∇ t hz kt 3. Si calcola ht(q1, q2 ): k k oppure ht = z z0 × et h t = z2 ∇ t hz j ωµ kt 4. Si calcolano Ze(z) e Zh(z): Z h ( z ) = − P1e k z z + P2 e − k z z Z e ( z ) = P1 e k z z + P2 e − k z z 5. Noti hz, et, ht, Ze, Zh, per avere l’espressione generale del campo TE: E = E t + z 0Ez H = H t + z 0H z con Ez = 0 E t = e t Ze ; H z = hz Ze H t = h t Zh . 40 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Onde TM • Nel caso di onde TM le equazioni di Maxwell in un sistema di riferimento di coordinate cilindriche generalizzate assumono la forma: ∇t × E t = 0 − z 0 × ∇t E z + z 0 × ∂E t = − jωµ H t ∂z ∇t × H t = jωε C E z z 0 ∂H t × = jωε C E t z 0 ∂z (1) (2) (3) (4) • Introducendo l’ipotesi di separabilità delle variabili, la (3) diventa: Zh ( z )∇t × ht (q1, q2 ) = jωε C Ez (q1, q2 , z )z 0 da cui si deduce che la dipendenza di E z (q1, q2 , z ) da z è data unicamente dal termine Zh ( z ) e dunque anche Ez può scomporsi come segue: Ez ( q1, q2 , z ) = ez ( q1, q2 ) Zh ( z ) (5) 41 ∇ t × e t = 0 − Z h z 0 × ∇ t e z + dZ e z 0 × e t = − j ωµ Z h h t dz ∇ t × h t = j ωε C e z z 0 dZ h z 0 × h t = j ωε C Z e e t dz • Esaminando la quarta e la seconda equazione, si possono trovare delle relazioni di proporzionalità tra le componenti Ze e Zh (uguali a quelle trovate per le onde TE): dZ e dZ h = −k zZh = −k zZe dz dz ∇ t × e t = 0 z 0 × ∇ t e z + k z z 0 × e t = j ωµ h t ∇ t × h t = j ωε C e z z 0 − k z z 0 × h t = j ωε C e t 42 ∂ 2E z 2 • L’equazione di Helmholtz per Ez è: ∇ E z + = k Ez 2 ∂z 2 t d 2Zh 2 ⇒ Z h ∇ ez + ez = k Z h ez 2 dz ⇒ Z h ∇ t2 e z + k z2 Z h e z = k 2 Z h e z ⇒ ∇ t2 e z = k t2 e z 2 t • Risolvendo l’eq. diff. scalare del II ordine ∇ t2 e z = k t2 e z , con le opportune condizioni al contorno determinate dalla particolare struttura guidante, si trova ez , da cui si possono poi ricavare le altre componenti trasverse del campo TM. • Per individuare e t , si moltiplica vettorialmente per z 0 l’equazione z 0 × ∇ t e z + k z z 0 × e t = j ωµ h t e si ottiene: −∇ t e z − k z e t = j ωµ z 0 × h t Sostituendo in quest’ultima l’equazione − k z z 0 × h t = j ωε C e t si trova: j ωε C k2 −∇ t e z − k z e t = − j ωµ e t ⇒ ∇ t ez = − k z + et kz kz 2 k k ⇒ ∇ t e z = t e t ⇒ e t = z2 ∇ t e z kz kt 43 • Per trovare h t , si moltiplica vettorialmente per z 0 l’eq. − k z z 0 × h t = j ωε C e t jω ε C ottenendo: k z h t = j ω ε C z 0 × e t ⇒ h t = z0 × et kz • Oppure è possibile esprimere anche ht in funzione di ∇ t e z : j ωε C ht = z 0 × ∇ t ez 2 kt • Il procedimento per studiare il comportamento di un’onda TM è dunque analogo a quello che si segue per studiare un’onda TE. • Le espressioni delle componenti del campo TM si possono anche ricavare da quelle del campo TE applicando semplicemente il principio di dualità. 44 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Onde TEM • Nel caso di onde TEM il campo non ha componenti nella direzione di propagazione e le equazioni di Maxwell in un sistema di riferimento di coordinate cilindriche generalizzate assumono la forma: (1) ∇t × E t = 0 ∇t × H t = 0 (2) ∂E t z0 × = − jωµ H t (3) ∂z ∂H t (4) = jωε C E t z0 × ∂z • Utilizzando le condizioni di separabilità delle componenti del campo trasverso si ottiene: dZ e z 0 × e t = − j ωµ Z h h t ∇ × e = 0 t dz t ∇ × h = 0 t t 45 dZ h z × h = j ωε Z e 0 t C e t dz • Si deducono le stesse relazioni di proporzionalità tra le componenti Ze e Zh che si erano trovate nel caso TE e nel caso TM: dZ e = −k zZh dz ∇ t × e t = 0 ∇ t × h t = 0 dZ h = −k zZe dz k z z 0 × e t = j ωµ h t k z z 0 × h t = − j ωε C e t • Moltiplicando vettorialmente per z 0 la terza equazione si ottiene: jω ωµ µ − k z e t = − j ωµ h t × z 0 ⇒ e t = ht × z0 kz • Ma dalla quarta equazione si ottiene direttamente: kz et = ht × z0 j ωε C • Dovendo essere le due espressioni trovate per et necessariamente identiche, si ha: kz j ωµ 2 2 = ⇒ k z = −ω 2 µε C = k 2 ⇒ k t = 0 46 j ωε C kz • Venendo a coincidere tra loro la terza e la quarta equazione, il sistema ricavato dalle equazioni di Maxwell non è più sufficiente per conoscere le componenti trasversali del campo. E’ opportuno allora riferirsi ad altre proprietà del campo e.m., derivanti dalle equazioni di Maxwell. • Per il vettore induzione elettrica D = ε E , considerando una regione di spazio in cui si ha ρ = 0, risulta: ∇ ⋅D = 0 ∂ ⇒ ∇t + z 0 ⋅ (E t + E z z 0 ) = 0 ∂z E z = 0 • Poiché per un’onda TEM otteniamo: E t = Z e e t ⊥ z 0 ∇t ⋅ et = 0 • Nel nostro caso e t , oltre ad essere solenoidale, è anche irrotazionale ( ∇ t × e t = 0 ) e può quindi essere ricavato dal gradiente di una funzione scalare (potenziale): e t = −∇ t Φ ( q1, q 2 ) Equazione di 2 Laplace 47 ⇒ ∇ ⋅ e = ∇ ⋅ −∇ Φ = 0 ⇒ ∇ Φ = 0 t t t ( t ) t • Un’espressione analoga all’equazione di Laplace si può ottenere per il campo magnetico trasverso, anch’esso solenoidale ed irrotazionale per onde TEM; introducendo un potenziale scalare magnetico Ψ si ha: ⇒ ∇ t ⋅ h t = ∇ t ⋅ ( −∇ t Ψ ) = 0 ⇒ ∇ t Ψ = 0 2 • La determinazione di un’onda TEM può essere derivata indifferentemente a partire dall’equazione di Laplace per Φ o per Ψ. • Ricavato e t = −∇ t Φ o h t = −∇ t Ψ applicando le opportune condizioni al contorno, si passa a determinare h t o e t tramite una delle due equazioni k z z 0 × e t = j ωµ h t k z z 0 × h t = − j ωε C e t • Si calcolano poi Ze e Zh, ottenendo così l’espressione completa di un campo TEM. 48 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Impedenze d’onda • Onde TE: Per le onde TE, eravamo giunti all’espressione: ht = kz j ωµ z0 × et Da questa espressione si vede che et, ht e z0 formano una terna rettangola destra (si tenga tuttavia presente che in genere et e ht sono vettori complessi). Si vede inoltre che tra et e ht vi è una relazione di proporzionalità fornita dalla: ZTE = j ωµ kz 49 La ZTE ha le dimensioni di un’impedenza, essendo il rapporto tra un campo elettrico ed uno magnetico: V ⋅ m −1 =Ω [ZTE ] = −1 A⋅m Inoltre, ZTE non dipende dalle coordinate (q1, q2, z) ma dalle caratteristiche del mezzo, dalla frequenza e dalla struttura guidante (che, come vedremo, determina kt2 e quindi anche kz). Il valore di kz si ricava dalla: k z2 = k 2 − k t2 = −ω 2 µε C − k t2 In generale dunque kz è una quantità complessa del tipo: k z = ± (α z + j β z ) (nel seguito ci riferiremo sempre alla radice il cui valore reale è positivo). 50 Abbiamo visto che nelle strutture guidanti è possibile considerare campi e.m. caratterizzati dalla seguente proprietà: E t ( q1, q2 , z ) = et ( q1, q2 ) Ze ( z ) H t ( q1, q2 , z ) = h t ( q1, q2 ) Zh ( z ) con: Z e ( z ) = P1e k z z + P2 e − k z z Z h ( z ) = − P1e k z z + P2 e − k z z La generica dipendenza longitudinale di Et e Ht può essere espressa nella forma: Z ( z ) = C1e k z z + C 2 e − k z z La Z(z) è la somma di due componenti: C1e k z z onda che si propaga nel verso delle z negative: onda riflessa C 2 e − k z z onda che si propaga nel verso delle z positive: onda diretta 51 Infatti il primo termine si può scrivere: C1e k z z = C1e (α z + j β z ) z = C1e α z z e j β z z Nel dominio del tempo: C1e α z z e j β z z e jω t = C1e α z z e j ( β z z +ω t ) Per vedere costante la fase dell’onda un osservatore deve muoversi con velocità data da: dz ω d (ω t + β z z ) = 0 ⇒ ω dt + β z dz = 0 ⇒ =− dt βz che è evidentemente nel verso delle z negative. Analogamente per il secondo termine C 2 e − k z z si giunge alla relazione: dz ω d (ω t − β z z ) = 0 ⇒ ω dt − β z dz = 0 ⇒ = βz dt esprimente una propagazione nel verso delle z positive 52 Relativamente alla dipendenza longitudinale da z, possono verificarsi tre casi: • Esiste solo l’onda diretta (C1=0): struttura adattata Z e ( z ) = P2 e − k z z E t = e t P2e − kz z Z h ( z ) = P2 e − k z z H t = h t P2e − kz z e quindi: ht = kz j ωµ z0 × et Ht kz Et kz = z × ⇒ H = z0 × E t 0 t − kzz − kz z j ωµ j ωµ P2 e P2 e impedenza d’onda TE diretta: ZTE (+) = j ωµ kz 53 • Esiste solo l’onda riflessa (C2=0): Z e ( z ) = P1e k z z E t = et P1e kz z Z h ( z ) = − P2 e k z z H t = −ht P1e kz z e quindi: ht = kz j ωµ Ht = − z0 × et impedenza d’onda TE riflessa: ZTE (−) kz j ωµ z0 × E t j ωµ =− kz • Esistono l’onda diretta e l’onda riflessa: k Ht kz Et ht = z z0 × et = z0 × kz z − kzz j ωµ j ωµ − P1e + P2 e P1e k z z + P2 e − k z z ZTE j ωµ P1e k z z + P2 e − k z z = k z − P1e k z z + P2 e − k z z l’impedenza d’onda viene in questo caso a perdere il fondamentale vantaggio di 54 essere indipendente da z. • Osserviamo che le impedenze d’onda ZTE ( + ) e ZTE ( − ) , oltre a dipendere dalla struttura guidante e dal mezzo, dipendono dal verso di propagazione dell’onda, infatti il trasporto di energia procede in versi opposti nel caso di onda diretta e riflessa (come potrebbe ricavarsi dall’espressione del vettore di Poynting). • Onde TM: Per le onde TM, eravamo giunti all’espressione: ht = j ωε C z0 × et kz Tra et e ht vi è una relazione di proporzionalità fornita dalla: kz ZTM = j ωε C Facendo riferimento ai vettori Et e Ht, si possono trovare le espressioni di impedenza d’onda nei casi di sola onda diretta, sola onda riflessa, onde diretta e riflessa, con procedimenti identici a quelli seguiti per le onde TE. 55 • Esiste solo l’onda diretta: ZTM (+) = • Esiste solo l’onda riflessa: ZTM (−) =− kz j ωε C kz j ωε C • Esistono l’onda diretta e l’onda riflessa: ZTM = kz j ωε C P1e k z z + P2 e − k z z − P1e k z z + P2 e − k z z • In un generico mezzo dissipativo, per lo stesso valore di kz, il prodotto di ZTE e ZTM risulta sempre uguale al quadrato dell’impedenza caratteristica del mezzo Zm in cui si ha propagazione: µ 2 ZTE ⋅ ZTM = = Zm εC In un mezzo non dissipativo il prodotto vale µ/ ε. Nel vuoto il prodotto vale µ0 / ε0 : Z0 = (µ0 / ε0)1/2 ≅ 376.7 è appunto l’impedenza caratteristica del vuoto. 56 • Onde TEM: Per le onde TEM, avevamo trovato: j ωµ et = ht × z0 kz e et = kz j ωε C ht × z0 Poiché per un’onda TEM è: k z = −ω 2 µε C = k 2 ⇒ k z = ± j ω µε C 2 , scegliendo la radice positiva, da entrambe le relazioni precedenti discende: et = µ ht × z0 εC La costante di proporzionalità tra et e ht dipende solo dal mezzo (e non più dalla forma della guida) e risulta essere uguale all’impedenza caratteristica del mezzo in cui si ha propagazione: µ ZTEM = = Zm εC 57 Facendo riferimento ai vettori Et e Ht, anche nel caso di onda TEM si possono trovare le espressioni dell’impedenza d’onda nei casi di sola onda diretta, sola onda riflessa, onde diretta e riflessa, con procedimenti identici a quelli seguiti per le onde TE e le onde TM. • Esiste solo l’onda diretta: ZTEM (+) µ εC = • Esiste solo l’onda riflessa: ZTEM (−) µ =− εC • Esistono l’onda diretta e l’onda riflessa: ZTEM = µ P1e k z + P2 e − k z ε C − P1e k z + P2 e − k z z z z z 58 • In letteratura a volte la ZTE viene indicata con Zh e la ZTM con Ze. Ciò è dovuto al fatto che: - i campi TE sono chiamati anche onde H, considerando che l’unica componente presente lungo la direzione di propagazione è quella magnetica - i campi TM sono chiamati anche onde E, considerando che l’unica componente presente lungo la direzione di propagazione è quella elettrica • E’ spesso utile considerare le grandezze inverse delle impedenze d’onda, ossia le ammettenze d’onda: YTE (±) = 1 ZTE (±) =± YTEM (±) kz YTM j ωµ = 1 ZTEM (±) (±) = 1 ZTM εC =± = ±Ym µ (±) j ωε C =± kz 59 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Condizioni al contorno • Struttura perfettamente conduttrice dal punto di vista elettrico PEP = parete elettrica perfetta, g=∞ Sulla superficie di una PEP si ha che il campo elettrico è diretto normalmente E ad essa ed il campo magnetico tangenzialmente. Eτ = 0 PEP : H n = 0 n0 H All’interno di un conduttore elettrico perfetto il campo e.m. è nullo: n0 × E = 0 ⇒ Eτ = 0 n0 ⋅ B = 0 ⇒ H n = 0 60 • Dualmente, abbiamo per una struttura perfettamente conduttrice dal punto di vista magnetico: PMP = parete magnetica perfetta che il campo magnetico è diretto normalmente ad essa ed il campo elettrico tangenzialmente. H H = 0 PMP : τ E n = 0 n0 E • Sia per le PEP che per le PMP, il vettore di Poynting è tangente alla superficie il flusso di potenza e.m. è nullo attraverso le pareti PEP e PMP, e tali pareti manifestano dal lato energetico le stesse proprietà guidanti. 61 • Preciseremo ora quali sono, relativamente ai vari tipi di onda, le condizioni al contorno implicate dalla presenza di strutture guidanti di tipo PEP (analoghe considerazioni varrebbero nel caso duale di PMP). • Ci riferiremo ad una guida d’onda a simmetria cilindrica, costituita da un supporto metallico ad altissima conducibilità (da noi supposta per semplicità infinita) con all’interno un dielettrico. s La sezione trasversale S della guida è di forma qualsiasi ma sempre semplicemente connessa; il suo contorno s sarà costituito perciò da una sola linea chiusa. S z0 q2 s0 q1 n0 • La trattazione per ricavare le condizioni al contorno sulle onde TE e TM rimarrà valida anche per strutture con sezione a connessione lineare non semplice (es. cavi coassiali, linee a striscia, ecc.), invece ciò non avverrà per le 62 onde TEM. • Onde TE: Per le onde TE, la condizione E τ = 0 sul contorno s diventa: et ⋅ s0 = 0 (essendo sempre Ez=0) e la condizione H n = 0 sul contorno s diventa: ht ⋅ n0 = 0 (essendo Hzz0 sempre normale a n0) Queste due condizioni sono ridondanti. Infatti abbiamo: j ωµ e t ⋅ s 0 = − 2 z 0 × ∇ t hz ⋅ s 0 = 0 kt ⇒ z 0 × ∇ t hz ⋅ s 0 = s 0 × z 0 ⋅ ∇ t hz = 0 ⇒ n 0 ⋅ ∇ t hz = 0 Poiché il prodotto scalare tra un gradiente di una funzione ed un versore fornisce la derivata della funzione secondo la direzione del versore, avremo: ∂ hz =0 sul contorno s ∈ PEP ∂n Dall’altra condizione si giunge alle stesse conclusioni: k ∂ hz h t ⋅ n 0 = z2 ∇ t hz ⋅ n 0 = 0 ⇒ = 0 sul contorno s ∈ PEP ∂n kt 63 • Onde TM: Per le onde TM, la condizione E τ = 0 impone una condizione sia sulla componente trasversale che su quella longitudinale: et ⋅ s0 = 0 e E z z 0 = 0 ⇒ e z ( q1, q 2 )Z h ( z ) z 0 = 0 ⇒ e z = 0 sul contorno s La condizione H n = 0 sul contorno s diventa: ht ⋅ n0 = 0 Queste tre condizioni sono ridondanti. Infatti abbiamo: k ∂ez e t ⋅ s 0 = z2 ∇ t e z ⋅ s 0 = 0 ⇒ =0 kt ∂s Zh (z ) = 0 implicherebbe l’annullarsi di tutto il campo TM j ωε C j ωε C ht ⋅ n0 = z 0 × ∇ t ez ⋅ n 0 = n 0 × z 0 ⋅ ∇ t ez = 2 2 kt kt j ωε C ∂ez =− s 0 ⋅ ∇ t ez = 0 ⇒ =0 2 kt ∂s ∂ez Ma la condizione e z = 0 già include la ∂ s = 0 contorno che una PEP impone sul campo TM è: ez = 0 sul contorno s ∈ PEP La condizione al 64 • Onde TEM: Per le onde TM, la condizione E τ = 0 impone: et ⋅ s0 = 0 sul contorno s La condizione H n = 0 diventa: ht ⋅ n0 = 0 sul contorno s Anche in questo caso le due condizioni sono ridondanti. Infatti si ha: ∂Φ =0 ∂s k ∂Φ ht ⋅ n0 = − z z0 × ∇t Φ ⋅ n0 ⇒ =0 j ωµ ∂s e t ⋅ s 0 = −∇ t Φ ⋅ s 0 = 0 ⇒ Dunque per un’onda TEM la condizione al contorno imposta dalla PEP è: ∂Φ sul contorno s ∈ PEP =0 65 ∂s • Dalla condizione ∂Φ =0 ∂s sul contorno s ∈ PEP deriva che Φ è costante su s. Essendo d’altra parte la Φ soluzione dell’equazione di Laplace, deve godere della tipica proprietà di assumere i valori massimi e minimi sulla frontiera del dominio di definizione. Nel nostro caso, Φ è definita su una generica sezione S a connessione semplice avente come frontiera il bordo s, quindi la condizione trovata Φ =costante su s, implica che Φ sia costante su tutta la sezione trasversale S. • La Φ costante su tutta S, implica ∇t Φ = 0 , da cui: et =0 e ht =0. Essendo già Ez=Hz=0, si vede che il campo e.m. TEM è sempre nullo: in una guida d’onda PEP a sezione semplicemente connessa non possono propagarsi onde TEM • In strutture guidanti aventi sezione a connessione multipla la condizione Φ costante sui bordi non implica che Φ sia costante su tutta S e quindi si possono avere campi TEM nel caso, ad esempio, del cavo 66 coassiale o delle linee a striscia. Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Autovalori ed Autofunzioni • Si è visto come in una guida d’onda ideale sia possibile ricavare l’espressione del campo TE o del campo TM attraverso la risoluzione di un’equazione differenziale alle derivate parziali, del secondo ordine, scalare, omogenea, del tipo: ∇ t2T = k t2T in cui: 2 2 T = hz ( q1, q 2 ) per le onde TE ⇒ ∇ t hz = k t hz T = e z ( q1, q 2 ) per le onde TM ⇒ ∇ t2 e z = k t2 e z k 2 = k t2 + k z2 = −ω 2 µε C (1) (2) • Per risolvere le equazioni (1) e (2) vanno imposte le condizioni al contorno per la guida, che nel caso di parete elettrica perfetta sono: ∂ hz =0 sul contorno s ∈ PEP per le onde TE ∂n 67 ∈ sul contorno s PEP per le onde TM. ez = 0 • Le condizioni al contorno, in relazione alla particolare forma e dimensione della sezione della struttura guidante, determinano i valori di k t2 . In tutti i casi che ci interessano, k t2 può assumere una infinità numerabile di valori che vengono chiamati autovalori dell’equazione differenziale (1) o (2) (che viene infatti detta equazione differenziale agli autovalori). • Per ogni autovalore k t2 si può ricavare la corrispondente soluzione T che viene detta autofunzione (in genere determinata a meno di una costante moltiplicativa, essendo l’equazione differenziale agli autovalori una equazione omogenea). • A partire dall’autofunzione si può risalire all’espressione dell’intero campo e.m. con le note relazioni derivate dalle Equazioni di Maxwell. Il campo e.m. associato a ciascun autovalore k t2 viene detto modo di propagazione. Per quanto detto, in una guida d’onda PEP a simmetria cilindrica si ha un’infinità numerabile di modi TE e TM, mentre non esistono campi TEM. 68 • Dimostriamo il seguente teorema: In una guida d’onda ideale (PEP) il generico k t2 per modi TE e TM è una quantità reale negativa. In relazione al solito sistema di riferimento scriviamo il Lemma di Green in due dimensioni: ∫ ∇ t ⋅ ( X ∇ tY ) dS = S ⇒ ∫ +s X ∫ +s ( ) X ∇ tY ⋅ n 0 ds = ∫ ∇ t X ⋅ ∇ tY + X ∇ t Y dS S ( 2 ) ∂Y 2 ds = ∫ ∇ t X ⋅ ∇ tY + X ∇ t Y dS ∂n S Caso di onde TM: Se poniamo X = e z ( q1, q 2 ) e Y = e z∗ ( q1, q 2 ) il Lemma di Green diviene: ∂ e z∗ 2 ∗ ∗ e ds e e e = ∇ ⋅ ∇ + ∇ t z t z z t e z dS ∫ z ∂n ∫ +s S Per le onde TM, dalle condizioni al contorno si ha e z = 0 su s, per cui l’integrale a primo membro è nullo. 2 2 ∗ 2 ∗ ⇒ ∫ ∇ t e z ⋅ ∇ t e z + e z ∇ t e z dS = ∫ ∇ t e z dS + ∫ e z ∇ t e z∗ dS = 69 0 ( S ( ) ) S S Dall’equazione di Helmholtz si ha: ( ∇ ez = k ez ⇒ ∇ ez 2 t 2 t 2 t ) = (k ∗ 2 t ez ) ∗ 2∗ t ∗ ⇒ ∇ ez = k ez 2 t ∗ e quindi: ∫ 2∗ t 2 ∗ ∇ t e z dS + ∫ e z k e z dS = 0 ⇒ S S ∫ 2 ∇ t e z dS +k S 2∗ ⇒ kt =− ∫ 2∗ t ∫ 2 e z dS = 0 S 2 ∇ t e z dS S ∫ 2 ez d S = k t2 S ∗ Nell’espressione ottenuta per k t2 , l’integrale a denominatore fornisce un contributo certamente reale e positivo (se e z = 0 su tutta S, si avrebbe l’annullamento dell’intero campo e.m.). L’integrale a numeratore è anch’esso reale e positivo (se fosse ∇ t e z = 0 su tutta S, cioè e z costante su S, ne deriverebbe - dovendo essere e z = 0 su s che e z = 0 in ogni punto di S, col conseguente completo annullamento del campo e.m.). ∗ Quindi k t2 è reale negativo e coincide con il generico autovalore k t2. 70 Caso di onde TE: Se poniamo Y = hz ( q1, q 2 ) e X = hz∗ ( q1, q 2 ) il Lemma di Green diviene: ∂ hz ds = ∫ ∇ t hz∗ ⋅ ∇ t hz + hz∗∇ t 2 hz dS ∂n +s S ∂ hz Dalle condizioni al contorno ( = 0 su s) e dall’equazione di Helmholtz ( ∇ 2 h = k 2 h ), ricaviamo: ∂ n ( ∗ h ∫ z t z t ) z ∫∇h t 0= ∫ S 2 2 ∇ t hz dS +k t2 ∫ hz dS ⇒ k t2 = − S 2 z dS S ∫ 2 hz d S S Nell’espressione ottenuta per k t2 , l’integrale a denominatore è reale e positivo (se hz = 0 su tutta S, si avrebbe l’annullamento dell’intero campo e.m.). L’integrale a numeratore è non negativo, potendosi avere su tutta S ∇ t hz = 0 , cioè hz costante (infatti ciò non è in contrasto con la condizione al contorno). In corrispondenza a questo caso si ha k t2 nullo. Ma hz costante su S dà luogo a campi in cui è presente la sola componente magnetica longitudinale: questa particolare soluzione TE è di scarso interesse pratico, perciò si può pensare di escludere le autofunzioni hz costanti. 71 2 Allora k t risulterà ancora reale negativo. • Il risultato ottenuto per k t2 , con tutte le conseguenze che ne derivano, è valido solo nel caso di guide d’onda perfettamente conduttrici (g= ∞, quando sono verificate le condizioni al contorno ∂ hz / ∂ n = 0 su s per le onde TE e e z = 0 su s per le onde TM). Vedremo in seguito le modifiche relative a guide d’onda con g<∞ (guide d’onda con perdite dovute alla conducibilità finita del mantello cilindrico). • Il fatto che k t2 sia reale negativo implica notevoli proprietà: Le autofunzioni relative a diversi autovalori risultano ortogonali fra 1) loro, con importanti conseguenze dal punto di vista energetico. 2) Le autofunzioni (determinate a meno di una costante moltiplicativa complessa) possono essere considerate sempre reali, senza perdita di generalità. I modi TE e TM in una guida d’onda ideale sono onde piane non 3) uniformi. La prima proprietà verrà studiata meglio in seguito. Ora dimostriamo invece la seconda e la terza proprietà. 72 • Dimostrazione della seconda proprietà (autofunzioni considerabili sempre reali): Per un’autofunzione T generalmente complessa si può scrivere: T=TR+jTJ con TR e TJ funzioni reali. L’equazione di Helmholtz ∇ t2T = k t2T diviene allora: ( ) ∇ t2 (TR + jTJ ) = k t2 (TR + jTJ ) ⇒ ∇ t2TR − k t2TR + j ∇ t2T J − k t2T J = 0 Poiché k t2 è reale, l’annullamento della parte reale e della parte immaginaria dell’espressione precedente implica: ∇ t2TR = k t2TR e ∇ t2T J = k t2T J Scomponendo anche le condizioni al contorno su T nelle componenti reale ed immaginaria, ci si può quindi ricondurre sempre alla soluzione dell’equazione di Helmholtz per funzioni reali, esprimendo le soluzioni generali come loro combinazione lineare a coefficienti generalmente complessi. 73 • Dimostrazione della terza proprietà (i modi TE e TM in una guida d’onda ideale sono onde piane non uniformi): Come abbiamo visto, sia nelle componenti trasversali (Et, Ht) che nelle componenti longitudinali (Ezz0, Hzz0) per una generica onda TE o TM, si ha sempre la presenza di un fattore relativo alla dipendenza trasversale esprimibile in funzione di T(q1 , q2) - e di un fattore relativo alla dipendenza longitudinale - tramite la Z(z). Essendo T(q1 , q2) reale, la fase di ogni componente (collegata con la parte immaginaria) non varia con q1 , q2 mentre dipende solo da z. Quindi i piani equifase sono piani z=cost.. Pertanto i modi TE e TM nelle guide d’onda ideali sono onde piane non uniformi. 74 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Autovalori ed Autofunzioni • Si è visto come in una guida d’onda ideale sia possibile ricavare l’espressione del campo TE o del campo TM attraverso la risoluzione di un’equazione differenziale alle derivate parziali, del secondo ordine, scalare, omogenea, del tipo: ∇ t2T = k t2T in cui: 2 2 T = hz ( q1, q 2 ) per le onde TE ⇒ ∇ t hz = k t hz T = e z ( q1, q 2 ) per le onde TM ⇒ ∇ t2 e z = k t2 e z k 2 = k t2 + k z2 = −ω 2 µε C (1) (2) • Per risolvere le equazioni (1) e (2) vanno imposte le condizioni al contorno per la guida, che nel caso di parete elettrica perfetta sono: ∂ hz = 0 sul contorno s ∈ PEP per le onde TE ∂n 75 per le onde TM. sul contorno s ∈ PEP ez = 0 • Le condizioni al contorno, in relazione alla particolare forma e dimensione della sezione della struttura guidante, determinano i valori di k t2 . In tutti i casi che ci interessano, k t2 può assumere una infinità numerabile di valori che vengono chiamati autovalori dell’equazione differenziale (1) o (2) (che viene infatti detta equazione differenziale agli autovalori). • Per ogni autovalore k t2 si può ricavare la corrispondente soluzione T che viene detta autofunzione (in genere determinata a meno di una costante moltiplicativa, essendo l’equazione differenziale agli autovalori una equazione omogenea). • A partire dall’autofunzione si può risalire all’espressione dell’intero campo e.m. con le note relazioni derivate dalle Equazioni di Maxwell. Il campo e.m. associato a ciascun autovalore k t2 viene detto modo di propagazione. Per quanto detto, in una guida d’onda PEP a simmetria cilindrica si ha un’infinità numerabile di modi TE e TM, mentre non esistono campi TEM. 76 • Dimostriamo il seguente teorema: In una guida d’onda ideale (PEP) il generico k t2 per modi TE e TM è una quantità reale negativa. In relazione al solito sistema di riferimento scriviamo il Lemma di Green in due dimensioni: ∫ ∇ t ⋅ ( X ∇ tY ) dS = S ⇒ ∫ +s X ∫ +s ( ) X ∇ tY ⋅ n 0 ds = ∫ ∇ t X ⋅ ∇ tY + X ∇ t Y dS S ( 2 ) ∂Y 2 ds = ∫ ∇ t X ⋅ ∇ tY + X ∇ t Y dS ∂n S Caso di onde TM: Se poniamo X = e z ( q1, q 2 ) e Y = e z∗ ( q1, q 2 ) il Lemma di Green diviene: ∂ e z∗ 2 ∗ ∗ e ds e e e = ∇ ⋅ ∇ + ∇ t z t z z t e z dS ∫ z ∂n ∫ +s S Per le onde TM, dalle condizioni al contorno si ha e z = 0 su s, per cui l’integrale a primo membro è nullo. 2 2 ∗ 2 ∗ ⇒ ∫ ∇ t e z ⋅ ∇ t e z + e z ∇ t e z dS = ∫ ∇ t e z dS + ∫ e z ∇ t e z∗ dS = 77 0 ( S ( ) ) S S Dall’equazione di Helmholtz si ha: ( ∇ ez = k ez ⇒ ∇ ez 2 t 2 t 2 t ) = (k ∗ 2 t ez ) ∗ 2∗ t ∗ ⇒ ∇ ez = k ez 2 t ∗ e quindi: ∫ 2∗ t 2 ∗ ∇ t e z dS + ∫ e z k e z dS = 0 ⇒ S S ∫ 2 ∇ t e z dS +k S 2∗ ⇒ kt =− ∫ 2∗ t ∫ 2 e z dS = 0 S 2 ∇ t e z dS S ∫ 2 ez d S = k t2 S ∗ Nell’espressione ottenuta per k t2 , l’integrale a denominatore fornisce un contributo certamente reale e positivo (se e z = 0 su tutta S, si avrebbe l’annullamento dell’intero campo e.m.). L’integrale a numeratore è anch’esso reale e positivo (se fosse ∇ t e z = 0 su tutta S, cioè e z costante su S, ne deriverebbe - dovendo essere e z = 0 su s che e z = 0 in ogni punto di S, col conseguente completo annullamento del campo e.m.). ∗ Quindi k t2 è reale negativo e coincide con il generico autovalore k t2. 78 Caso di onde TE: Se poniamo Y = hz ( q1, q 2 ) e X = hz∗ ( q1, q 2 ) il Lemma di Green diviene: ∂ hz 2 ds = ∫ ∇ t hz∗ ⋅ ∇ t hz + hz∗∇ t hz dS ∂n +s S ∂ hz Dalle condizioni al contorno ( = 0 su s) e dall’equazione di Helmholtz ( ∇ 2 h = k 2 h ), ricaviamo: ∂ n ( ∗ h ∫ z t z t ) z ∫∇h t 0= ∫ S 2 2 ∇ t hz dS +k t2 ∫ hz dS ⇒ k t2 = − S 2 z dS S ∫ 2 hz d S S Nell’espressione ottenuta per k t2 , l’integrale a denominatore è reale e positivo (se hz = 0 su tutta S, si avrebbe l’annullamento dell’intero campo e.m.). L’integrale a numeratore è non negativo, potendosi avere su tutta S ∇ t hz = 0 , cioè hz costante (infatti ciò non è in contrasto con la condizione al contorno). In corrispondenza a questo caso si ha k t2 nullo. Ma hz costante su S dà luogo a campi in cui è presente la sola componente magnetica longitudinale: questa particolare soluzione TE è di scarso interesse pratico, perciò si può pensare di escludere le autofunzioni hz costanti. 79 2 Allora k t risulterà ancora reale negativo. • Il risultato ottenuto per k t2 , con tutte le conseguenze che ne derivano, è valido solo nel caso di guide d’onda perfettamente conduttrici (g=∞, quando sono verificate le condizioni al contorno ∂ hz / ∂ n = 0 su s per le onde TE e e z = 0 su s per le onde TM). Vedremo in seguito le modifiche relative a guide d’onda con g<∞ (guide d’onda con perdite dovute alla conducibilità finita del mantello cilindrico). • Il fatto che k t2 sia reale negativo implica notevoli proprietà: Le autofunzioni relative a diversi autovalori risultano ortogonali fra 1) loro, con importanti conseguenze dal punto di vista energetico. 2) Le autofunzioni (determinate a meno di una costante moltiplicativa complessa) possono essere considerate sempre reali, senza perdita di generalità. I modi TE e TM in una guida d’onda ideale sono onde piane non 3) uniformi. La prima proprietà verrà studiata meglio in seguito. Ora dimostriamo invece la seconda e la terza proprietà. 80 • Dimostrazione della seconda proprietà (autofunzioni considerabili sempre reali): Per un’autofunzione T generalmente complessa si può scrivere: T=TR+jTJ con TR e TJ funzioni reali. L’equazione di Helmholtz ∇ t2T = k t2T diviene allora: ( ) ∇ t2 (TR + jTJ ) = k t2 (TR + jTJ ) ⇒ ∇ t2TR − k t2TR + j ∇ t2T J − k t2T J = 0 Poiché k t2 è reale, l’annullamento della parte reale e della parte immaginaria dell’espressione precedente implica: ∇ t2TR = k t2TR e ∇ t2T J = k t2T J Scomponendo anche le condizioni al contorno su T nelle componenti reale ed immaginaria, ci si può quindi ricondurre sempre alla soluzione dell’equazione di Helmholtz per funzioni reali, esprimendo le soluzioni generali come loro combinazione lineare a coefficienti generalmente complessi. 81 • Dimostrazione della terza proprietà (i modi TE e TM in una guida d’onda ideale sono onde piane non uniformi): Come abbiamo visto, sia nelle componenti trasversali (Et, Ht) che nelle componenti longitudinali (Ezz0, Hzz0) per una generica onda TE o TM, si ha sempre la presenza di un fattore relativo alla dipendenza trasversale esprimibile in funzione di T(q1 , q2) - e di un fattore relativo alla dipendenza longitudinale - tramite la Z(z). Essendo T(q1 , q2) reale, la fase di ogni componente (collegata con la parte immaginaria) non varia con q1 , q2 mentre dipende solo da z. Quindi i piani equifase sono piani z=cost.. Pertanto i modi TE e TM nelle guide d’onda ideali sono onde piane non uniformi. 82 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Dipendenza longitudinale dei campi TE e TM • La dipendenza longitudinale dei campi TE e TM in guida d’onda ideale è collegata con la costante kz infatti si era posto genericamente: Z ( z ) = C1e k z z + C 2 e − k z z Il primo termine rappresenta un’onda riflessa, il secondo un’onda diretta. Ricordiamo anche che: per Ze(z) si ha C1=P1 e C2=P2; per Zh(z) si ha C1=-P1 e C2=P2. • kz è legato a k2 e kt2 dalla relazione di separabilità: k 2 = k t2 + k z2 = −ω 2 µε C per cui si ha che kz è in genere una quantità complessa: k z = ± k 2 − k t2 = ± (α z + j β z ) α z = Re( k z ) β z = Im ( k z ) 83 • Dall’espressione di Z(z) si può notare che αz indica una sua variazione dell’ampiezza mentre βz indica una sua variazione della fase, al variare della coordinata longitudinale z. • Riferiamoci ora a guide di tipo PEP nel cui interno vi sia un dielettrico non dissipativo, avente cioè conducibilità nulla (es.:aria “secca”): εc= ε , per cui k2=-ω2 µε è reale non positivo (in genere supporremo comunque di non essere in un caso statico, cioè ω≠0 ; inoltre riterremo il mezzo non dispersivo, per cui ε e µ non dipendono da ω). • Con questa ipotesi fondamentale, kz risulta dato dalla radice quadrata della differenza tra due quantità negative e pertanto è o reale o immaginario puro. Scegliendo la determinazione positiva per la radice: k z reale = α z > 0, se k 2 > k t2 k z = ± −ω 2 µε − k t2 = k z = 0 se k 2 = k t2 k z immaginario = j β z , se k 2 < k t2 84 • Quando k 2 > k t2 (cioè ω 2 µε < k t2 ) si ha k z reale (positivo) e l’onda ha una dipendenza da z del tipo: Z ( z ) = C1e α z z + C 2 e −α z z Se c’è solo l’onda diretta, il campo ha fase costante e si attenua in ampiezza al crescere di z. • Quando k 2 < k t2 (cioè ω 2 µε > k t2 ) si ha k z immaginario puro (con β z > 0) e l’onda ha una dipendenza da z del tipo: Z ( z ) = C1e j β z z + C 2 e − j β z z Se c’è solo l’onda diretta, il campo si propaga nel verso delle z positive senza attenuazione (ampiezza costante, fase variabile con z). • Quando k 2 = k t2 (cioè ω 2 µε = k t2 ) si ha k z nullo: questo è il caso che separa le due situazioni, così diverse dal punto di vista fisico, di onda che si attenua in ampiezza e onda che si propaga senza attenuazione al crescere di z. Quando k z è nullo, l’onda non dipende più dalla coordinata longitudinale, avendosi Z(z) costante in modulo e fase. 85 • Noto k t2 (determinato dalle condizioni al contorno e da forma e dimensioni della guida) si può risalire al valore della pulsazione ωc per cui k z = 0 : −ω c2 µε = k t2 ⇒ ω c = − k t2 µε reale > 0 • La frequenza corrispondente a ωc, cioè fc= ω c/2π, prende il nome di frequenza di taglio o frequenza di cut-off, relativa ad un certo modo di propagazione nella guida, determinato dal corrispondente autovalore k t2 . • Per frequenze superiori a quella di taglio l’onda si propaga senza attenuarsi: ω > ω c ⇒ k 2 = ω 2 µε > k t2 = ω c2 µε Per frequenze inferiori a quella di taglio l’onda si attenua al crescere di z: ω < ω c ⇒ k 2 = ω 2 µε < k t2 = ω c2 µε La guida d’onda ideale si comporta come un filtro passa-alto per i campi TE e TM. 86 • Si può esprimere k z in funzione di ωc: 2 ω c k z = −ω 2 µε + ω c2 µε = ω 2 µε ( − 1 + ω c2 µ ε / ω 2 ) = ω µε −1 2 ω • k z risulta essere funzione: - del mezzo tramite µ e ω - della particolare struttura guidante tramite k t ovvero ωc - della frequenza, al variare della quale si ha, come visto: per 0 < ω < ω c: Re( k z ) = α z kz = e Im ( k z ) = 0 per ω = ωc : Re( k z ) = 0 e Im ( k z ) = 0 per ω > ωc : Re( k z ) = 0 e Im ( k z ) = β z • Esaminiamo in dettaglio l’andamento di k z in funzione di ω, studiando la parte reale e la parte immaginaria. Parte reale di k z : ω c2 − 1 87 E’ nulla per ω ≥ ω c . Per 0 < ω < ω c si ha: α z = ω µε 2 ω e quindi: α = −ω µε + ω µε ⇒ 2 z 2 2 c (ω che è l’equazione canonica di un’ellisse avente asse maggiore (passante per i fuochi) di lunghezza 2ω c , asse minore di lunghezza 2ω c µε , e centro nell’origine delle coordinate. α z2 c µε ) 2 ω2 + 2 =1 ωc Re( k z ) (0, ω c µε ) (ω c ,0) ω Parte immaginaria di k z : ω c2 E’ nulla per 0 < ω ≤ ω c . Per ω > ω c si ha: j β z = j ω µε 1 − 2 e quindi: ω 2 2 ω βz =1 β z2 = ω 2 µε − ω c2 µε ⇒ 2 − 2 ωc ω µε ( che è l’equazione canonica di un’iperbole avente asse focale che coincide con quello delle ω (con l’origine equidistante dai due fuochi); gli asintoti hanno equazione: β z = ±ω µε c ) Im ( k z ) β z = ±ω µε (ω c ,0) 88 ω • Per frequenze molto alte la costante di fase k z in propagazione guidata tende a quella nello spazio libero (come si vede dal grafico della parte immaginaria di k z ). Ciò si può spiegare intuitivamente considerando che per frequenze molto alte le lunghezze d’onda sono molto piccole rispetto alle dimensioni della guida, che ai fini della propagazione non differisce più molto dal comportamento dello spazio libero. • Ad una frequenza di lavoro fL, i modi aventi fc > fL si attenuano esponenzialmente con z, mentre i modi aventi fc < fL si propagano senza attenuazione lungo la guida. • Il modo avente frequenza di taglio più bassa (corrispondente al valore minimo di k t2 ) viene detto modo dominante. • Ai fini di un efficace trasporto di energia in una guida, conviene che questa sia legata alla propagazione di un solo modo: la banda in cui si lavora è quindi compresa fra la frequenza di taglio del modo dominante e quella del modo immediatamente superiore (al di fuori di questa banda si avrebbe89 infatti o assenza di propagazione o propagazione anche di altri modi). Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Velocità di fase • In regime armonico, supponendo che sia presente la sola onda diretta (guida adattata), una qualsiasi componente del campo TE o TM ha un’espressione spazio-temporale del tipo: A ( q1, q 2 , z, t ) = Re Cf ( q1, q 2 )e − k z z e jω t = Re Cf ( q1, q 2 )e −α z z e j ( ω t − β z z ) La fase dell’onda è legata al termine esponenziale immaginario: Φ (t , z ) = ω t − β z z Per un osservatore che si muove senza notare variazione di fase: dz ω 1 = = = uz d Φ ( t , z ) = ω dt − β z dz = 0 ⇒ 2 βz dt ω µε 1 − c uz ω velocità di fase (0, c ) (ω c ,0) ω 90 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Velocità dell’energia • In regime armonico monocromatico (dipendenza temporale del tipo e jω t ), il valor medio della densità di energia e.m. (energia per unità di volume) è: W ( q 1, q 2 , z ) = W E + W H = ( 1 ∗ ∗ εE ⋅E + µH ⋅H 4 ) J ⋅ m −3 • Il vettore di Poynting è: P = 1 ∗ E ×H 2 W ⋅ m −2 • La potenza media (energia media nell’unità di tempo) che attraversa la sezione S della guida è la parte reale del flusso del vettore di Poynting su S: Pz = Re ∫ S ( ) 1 ∗ E × H ⋅ z 0 dS 2 [W ] 91 • Nel tempo infinitesimo dt l’energia immagazzinata nel volume di base S e altezza dz è: dE z = Pz dt = ∫ W d τ = ∫ W dS ⋅ dz = W z dz [J ] τ S avendo posto: W z = ∫ W dS J ⋅ m −1 , energia per unità di lunghezza. S Si definisce velocità dell’energia la quantità: uW dz Pz = = = dt W z Re ∫ ∫ S ( S 1 ∗ E × H ⋅ z 0 dS 2 ) 1 ∗ ∗ ε E ⋅ E + µ H ⋅ H dS 4 m ⋅ s − 1 Questa espressione del tutto generale si semplifica per i modi TE e TM, assumendo nei due casi lo stesso valore (che come vedremo viene a coincidere con quello della velocità di gruppo). 92 • Modi TM: Quando si propaga la sola onda diretta, in completa assenza di perdite, si ha: E = E t + z 0Ez = P2e − j β z z et + P2e − j β z z ez z 0 H = H t = P2e − j β z z ht Per il calcolo di Pz si ha che: ∗ ∗ ∗ E × H = E t × H t + Ez z0 × H t il secondo addendo rappresenta un vettore giacente sul piano trasversale ed è pertanto ininfluente ai fini del valore del flusso secondo z 0 : 1 1 ∗ ∗ Pz = Re ∫ E t × H t ⋅ z 0 dS = Re ∫ E t ⋅ H t × z 0 dS 2 2 S S Si era ricavato: ∗ kz 1 ∗ (+) E t = ZTM H t × z 0 = H t × z 0 ⇒ ( H t × z 0 ) = E t (+) j ωε C ZTM ∗ ⇒ H t × z0 = ωε ∗ Et βz 93 Allora per Pz si ha: 1 ωε ∗ Pz = Re ∫ E t ⋅ H t × z 0 dS = 2 2βz S ∫E 2 t S 2 ωε ∗ dS = P2 P2 ∫ e t dS 2βz S Per il calcolo di Wz si ha: ∫ S 1 ∗ µ H ⋅ H dS = 4 ∫ S 1 2 µ H t dS = 4 ∫ S Et 2 1 µ 4 Z (+) TM ( ) 2 dS = 2 ω 2 µε 2 ω 2 µε 2 2 ∗ =∫ E t dS = P2 P2 ∫ e t dS 2 2 4βz S 4βz S e ∫ S 1 ∗ ε E ⋅ E dS = 4 ∫ S ( 1 ε Et 4 2 + Ez 2 ) dS = 4 P P ε 2 ∗ 2 ∫e S 2 t dS + ε 4 ∗ 2 P2 P ∫e S 94 2 z dS L’integrale in cui compare e z può essere espresso in funzione di e t , infatti si era trovato: 2 ∫ k 2 t =−S ∇ t e z dS ∫ 2 e z dS S pertanto: ∫∇e t ∫ 2 ez d S = − S 2 z dS S k t2 Dall’espressione dei campi TM si ha: 2 k k e t = z2 ∇ t e z ⇒ ∇ t e z = t e t jβz kt e quindi: ε 4 ∗ 2 P2 P ∫e S 2 z 2 k t2 ε ∗ dS = − P2 P2 ∫ e t dS 2 4βz S 95 Tutto il contributo a Wz dell’energia elettrica può allora riscriversi come: ∫ S 2 2 2 2 k t2 ε 1 ω µε ∗ ∗ ∗ P2 P2 ∫ e t d S ε E ⋅ E dS = 1 − 2 P2 P2 ∫ e t dS = 2 4 βz 4 4βz S S Si vede quindi che la densità di energia elettrica media immagazzinata è uguale a quella magnetica. Ciò poteva dedursi anche con semplici considerazioni sul Teorema di Poynting complesso (potenza reattiva nulla in una guida senza perdite). Possiamo finalmente ricavare il valore della velocità dell’energia per i modi TM: uW 2 ωε ∗ P2 P2 ∫ e t dS 2βz Pz βz S = = 2 2 = 2 ω µε Wz ωµε ∗ P P e dS 2 2 ∫ t 2 β z2 S 96 La velocità dell’energia può essere equivalentemente espressa in funzione di altre tipiche grandezze già note, ad esempio: uW βz ZT( M+ ) β zc c 2 ω = = = = = c 1− c ωµε µ k uz ω 2 La velocità dell’energia, che è una velocità fisica, risulta sempre minore di quella della luce nel mezzo c. uz (0, c ) (ω c ,0) ω 97 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Velocità di gruppo • Le definizioni e le proprietà della velocità di fase e della velocità dell’energia, introdotte in precedenza, sono relative ad onde e.m. di tipo monocromatico che si propagano in guide d’onda ideali. • Un fenomeno che ha dipendenza temporale di tipo puramente sinusoidale, però, rappresenta un segnale non avente alcun contenuto informativo. Si ha un segnale utile solo se la grandezza sinusoidale è soggetta ad una modulazione. • In maniera del tutto generale dovremo riferirci ad un segnale in cui siano presenti più frequenze contemporaneamente. In particolare dovremo esaminare come si propaga in guida un campo e.m. che occupa una certa banda di frequenze in relazione al suo spettro. • Vedremo che un segnale avente uno spettro di frequenze molto stretto non viene distorto nella trasmissione lungo la guida (canale perfetto), propagandosi con una certa velocità che sarà definita velocità di gruppo.98 • In effetti possono considerarsi non distorti quei segnali composti da uno strettissimo spettro di frequenze (in cui β z (ω ) può essere sostituito con buona approssimazione dal relativo sviluppo di Taylor del primo ordine), ovvero quelli aventi frequenze molto elevate (zona in cui β z (ω ) tende asintoticamente alla retta ω µε dipendenza lineare da ω). • Consideriamo ora un caso particolarmente significativo, come esempio di quanto detto: la propagazione in guida di un segnale con dipendenza temporale del tipo f ( t ) = m ( t ) cos ω 0 t dove m(t) è una funzione avente una banda in frequenza compresa fra -fm e +f m (-ωm/2π e +ωm /2π) che modula un segnale armonico con frequenza portante f0 ed è collegato al contenuto informativo. Si ha: f0 ≪ fm. Nell’ipotesi semplificativa di m(t) reale pari, M(ω) la M(ω) viene considerata reale. -ωm 0 ωm ω 99 • Lo spettro di frequenze di cos(ωmt) è costituito da due impulsi di area 1/2 centrati in ω=+ω0 e ω=-ω0 cioè: 1 ℑ{cos(ω 0t )} = [δ (ω − ω 0 ) + δ (ω + ω 0 ) ] 2 (essendo anche cos(ωmt) reale ℑ{cos(ω 0t )} pari, la sua Trasformata di 1/2 Fourier è reale) -ω0 0 ω0 ω • Esprimendo il coseno in forma esponenziale ed applicando la proprietà di traslazione in frequenza della Trasformata di Fourier, possiamo ottenere lo spettro in ω di f(t): +∞ +∞ e jω0t + e − jω0t − jωt − jω t F (ω ) = ℑ{ f (t )} = ∫ m(t ) cos(ω 0t )e dt = ∫ m(t ) e dt = 2 −∞ −∞ +∞ +∞ 1 1 1 = ∫ m(t )e − j (ω −ω0 )t dt + ∫ m(t )e − j (ω +ω0 )t dt = [ M (ω − ω 0 ) + M (ω + ω 0 )] 2 −∞ 2 −∞ 2 100 Il segnale f(t) è limitato in banda con banda ωm/2π centrata in ω0/2π : F (ω ) = ℑ{m(t ) cos(ω 0t )} -ω0-ωm -ω0 ωm-ω0 0 ω0-ωm ω0 ω0+ωm ω •:Antitrasformando si ottiene il segnale di uscita f0(t): +∞ +∞ 1 1 1 − j β z (ω ) l jω t jω t f 0 (t ) = F0 (ω )e dω = 2 Re M (ω − ω 0 )e e dω = ∫ ∫ 2π −∞ 2π 0 2 1 ω0 +ωm jω t − j β z (ω ) l = Re M (ω − ω 0 )e dω ∫ 2π ω0 −ωm avendo sfruttato il fatto che F0(ω) ha parte reale pari e parte immaginaria dispari (essendo l’uscita f0(t) un segnale reale), e che F(ω) risulta (per frequenze positive) non nullo solo nella banda (ω0-ωm , ω0+ωm). 101 • Nell’ipotesi che la banda del segnale sia molto stretta (ω0 ≪ ωm), β z (ω ) può essere approssimato con i primi termini dello sviluppo in serie di Taylor intorno a ω0; in particolare, in relazione anche al comportamento di β z (ω ) alle frequenze molto elevate, si può pensare di arrestare lo sviluppo al termine di primo grado: d β z (ω ) β z (ω ) ≅ β z (ω 0 ) + (ω − ω 0 ) = β z (ω 0 ) + β zI (ω 0 ) (ω − ω 0 ) d ω ω =ω 0 1 ω0 +ωm jω ( t − β z '(ω 0 ) l ) − j β z (ω 0 ) l + j β z '(ω0 ) lω0 ⇒ f 0 (t ) = Re M (ω − ω 0 )e e dω = ∫ 2π ω0 −ωm 1 − j β (ω )l + j β '(ω )lω ω0 +ωm j (ω −ω 0 )( t − β z '(ω0 ) l ) jω 0 ( t − β z '(ω 0 ) l ) z 0 z 0 0 = Re e M (ω − ω 0 )e e dω = ∫ 2π ω0 −ω m = Re e − j β z (ω0 )l + j β z '(ω0 )lω0 ℑ−1 M (ω )e − j β z '(ω0 )l e jω0 (t − β z '(ω0 )l ) = = Re e − j β z (ω0 )l + j β z '(ω0 )lω0 m(t − β z '(ω 0 )l )e jω0 (t − β z '(ω0 )l ) = { = m(t − β z '(ω 0 )l ) cos(ω 0t − β z (ω 0 )l ) } 102 f 0 (t ) = m(t − β z '(ω 0 )l ) cos(ω 0t − β z (ω 0 )l ) • Il segnale modulante m(t) viene riprodotto all’uscita della guida lunga l senza distorsioni, con un tempo di ritardo τ = β z '(ω 0 )l e senza attenuazione in modulo essendo la struttura dalle caratteristiche ideali. Si ha inoltre uno sfasamento nel termine armonico. • Il contenuto informativo, collegato a m(t), avendo percorso una distanza l, giunge dopo un tempo τ = β z '(ω 0 )l . Può allora definirsi la velocità di gruppo, ovvero la velocità di propagazione del segnale m(t), come segue: l 1 ug = = β z '(ω 0 )l β z '(ω 0 ) o in funzione di un qualsiasi pulsazione: d 1 ω d βz 2 2 ug = = ω − ωc = 2 2 dω dω c ω − ω c c c2 u g = uW = uz −1 −1 −1 c2 β z = ω 103 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Attenuazione • Finora ci si è sempre riferiti a strutture guidanti dalle caratteristiche ideali: mantello metallico perfettamente conduttore (g=∞) e dielettrico interno non dissipativo (g=0). • Una struttura guidante reale avrà un mantello con conducibilità finita ed un dielettrico interno con conducibilità non nulla. • Volendo studiare la propagazione e.m. in guide d’onda reali, sarà necessario modificare opportunamente quelle relazioni che dipendono dalle caratteristiche proprie della struttura. • Ci riferiremo ad una guida d’onda a simmetria cilindrica di sezione generica, avente il mantello metallico costituito da un buon conduttore di un determinato spessore, ed il mezzo trasmissivo costituito da un buon dielettrico. 104 • Distinzione tra mezzi buoni conduttori e mezzi buoni dielettrici: Nello spazio esterno alle sorgenti: ∇ × H = jωεC E = jωε E + gE contributo della densità di corrente di spostamento contributo della densità di corrente di conduzione Un mezzo per cui risulta ωε >> g si dice buon dielettrico: in esso prevale largamente la corrente di spostamento su quella di conduzione. Un mezzo per cui risulta ωε << g si dice buon conduttore: in esso la corrente di conduzione è molto superiore a quella di spostamento. Si vede che la proprietà di un mezzo di essere buon dielettrico o buon conduttore dipende dalla frequenza di lavoro. Nel campo di frequenze tipiche delle microonde, la classificazione non fornisce tuttavia mai situazioni controverse: - la conducibilità è in genere o altissima o bassissima nei materiali: buoni conduttori: g ~ 107 buoni dielettrici: g ~ 10-10 - 10-17 - ε ~ 10 -17 - ωε ~ 10 8 - 10 10 ~ 10-7 - 10-9 Si vede perciò che le conducibilità g sono sempre molto diverse in valore 105 dalla gamma possibile degli ωε. • In genere nelle guide d’onda reali si ha dissipazione di potenza reale a causa delle perdite per effetto Joule sia nel metallo che nel dielettrico. è presente un termine reale αz nell’espressione della costante di propagazione kz. • Perdite dovute al dielettrico dissipativo: Nel caso di pareti metalliche perfettamente conduttrici, se il dielettrico è non dissipativo: k z = ± −ω 2 µε − k t2 ed al variare di ω può risultare o puramente immaginario (propagazione) o puramente reale (attenuazione), rimanendo così definita la frequenza di cutoff di ogni modo. Se invece il dielettrico è dissipativo: k z = ± −ω 2 µε c − k t2 = ± −ω 2 µε + j ωµ g − k t2 = α z + j β z risulta complesso. Se le dissipazioni sono piccole, il caso reale non si discosta troppo da quello ideale, a patto di trovarsi lontano dalla frequenza di cut-off: per ω >> ωc ⇒ k z ≅ j β z per ω << ωc ⇒ k z ≅ α z 106 Per ω ≅ ωc , k z ha una parte reale ed una immaginaria dello stesso ordine di grandezza. Questa diversità dal caso ideale ha soprattutto carattere teorico, infatti nella pratica, per dissipazioni piccole, quando ω ≅ ω c , k z risulta molto piccolo in modulo e può essere considerato nullo (ancora come nel caso ideale). • In genere il contributo maggiore alle perdite è fornito dal fatto che la conducibilità del mantello metallico non è infinita, giacché è possibile avere, nella pratica, dielettrici tali da poter essere considerati con buona approssimazione ideali. • Perdite dovute alla conducibilità non infinita del mantello metallico: Nell’attraversare una superficie di discontinuità, la componente tangenziale di H subisce una variazione uguale alla densità lineare di corrente JS (corrente superficiale) che scorre sulla superficie stessa: n 0 × ( H 2 − H 1 ) = J S Per ciò che riguarda la propagazione in guida, la corrente superficiale scorre sulla superficie metallica, e se il metallo ha conducibilità finita provoca una dissipazione di energia per effetto Joule. Ai fini della propagazione avremo un’attenuazione lungo l’asse z e quindi una 107 k parte reale di z non nulla. In altri termini, il campo elettrico tangenziale non è più nullo ma deve soddisfare la condizione di Leontovic: Eτ = Zm Hτ × n0 = ≃ µ Hτ × n0 = εc jωµ Hτ × n0 = jωε + g j ωµ ωµ Hτ × n 0 = (1 + j) Hτ × n 0 g 2g condizione di Leontovič 1 ∗ E’ ben noto che P = E × H , perciò, facendo uso della condizione di 2 Leontovič, si deduce che il vettore di Poynting ha una componente diretta normalmente al conduttore, cui corrisponde un flusso di potenza attraverso il metallo, in cui si dissipa per effetto Joule in un certo spessore della guida. 108 Consideriamo un tratto di guida lungo dz, compreso tra z e z+dz. La potenza media che transita attraverso la sezione di superficie S, alla generica z, è la parte reale del flusso del vettore di Poynting attraverso S: 1 ∗ [W ] P ( z ) = Re ∫ E × H ⋅ z 0dS 2 S In prima approssimazione in z+dz si ha: P ( z + dz ) = P ( z ) + dP ( z ) Nel caso di propagazione secondo le z positive, la potenza in z+dz risulterà, a causa delle dissipazioni, minore di quella in z, per cui dP(z) sarà negativa. dP(z) rappresenta, cambiata di segno, la potenza che si dissipa in un tratto di guida lungo dz. La potenza dissipata per unità di lunghezza è quindi: P ( z + dz ) − P ( z ) dP ( z ) Pd ( z ) = − =− [W ⋅ m − 1 ] dz dz Analizzeremo ora il valore di queste grandezze nell’ipotesi semplificatrice di sola onda progressiva: Ze ( z ) = Zh ( z ) = Z ( z ) = P2e − kz z = P2e −α z z e − j β z z essendo genericamente presente una attenuazione αz da determinare. 109 In tale ipotesi il campo e.m. trasverso può esprimersi come segue: E t ( q1, q2 , z ) = et ( q1, q2 ) Z ( z ) H t ( q1, q2 , z ) = ht ( q1, q2 ) Z ( z ) I campi trasversi sono legati tra loro tramite le impedenze d’onda: jωµ (+) E t (TE ) = H t (TE ) × z 0 = ZTE H t (TE ) × z 0 kz E t (TM ) = kz (+) H t (TM ) × z 0 = ZTM H t (TM ) × z 0 jωε c Le precedenti relazioni possono compattarsi per un generico campo (TE o TM) della guida d’onda: dove con Zw si è indicata E t = Zw H t × z 0 l’impedenza d’onda. 1 1 ∗ ∗ ⇒ P ( z ) = Re ∫ E × H ⋅ z 0dS = Re ∫ ( E t + z 0Ez ) × ( H t + z 0H z ) ⋅ z 0dS = 2 2 S S ( ) 1 1 ∗ ∗ = Re ∫ Zw ( H t + z 0 ) × H t ⋅ z 0dS = Re ∫ Zw ( H t × z 0 ) ⋅ H t × z 0 dS = 2 2 S S = 1 ∗ Re ( Zw ) ∫ H t ⋅ H t dS 2 S 110 Analogamente si può esprimere P(z) in funzione del solo campo elettrico trasverso: 1 ∗ P ( z ) = Re (Yw∗ ) ∫ E t ⋅ E t dS 2 S Ora esplicitiamo la dipendenza longitudinale della P(z): P(z) = ∗ 1 1 ∗ ∗ Re ( Zw ) ∫ H t ⋅ H t dS = Re ( Zw ) ∫ ht P2e − kz z ⋅ ht P2∗e − kz z dS = 2 2 S S 1 ∗ = Re ( Zw ) P2P2∗e −(α z + j β z )z e −(αz − j β z )z ∫ ht ⋅ ht dS = 2 S 1 ∗ = Re ( Zw ) P2P2∗e −2α z z ∫ ht ⋅ ht dS 2 S La potenza dissipata nella guida per unità di lunghezza diventa: dP ( z ) Pd ( z ) = − = 2α z P ( z ) dz e quindi: 1 Pd ( z ) αz = 2 P(z) 111 La costante αz di attenuazione ha le dimensioni dell’inverso di una lunghezza. Per la misura di αz si introducono spesso le unità logaritmiche. Abbiamo già calcolato la forma assunta in genere dalla P(z), esprimiamo ora anche la Pd(z) in funzione del campo e.m. La potenza dissipata in un tratto di guida di sezione S e di lunghezza dz, è la parte reale del flusso del vettore di Poynting attraverso la superficie laterale di area data dalla lunghezza di s moltiplicata per dz (il cui elemento infinitesimo è dato da dsdz): 1 ∗ Pd ( z )dz = P ( z ) − P ( z + dz ) = Re ∫ E ×H ⋅ n 0dsdz 2 s 1 ∗ ⇒ Pd ( z ) = Re ∫ E ×H ⋅ n 0ds 2 s Le componenti del campo e.m. capaci di fornire un contributo non nullo per il flusso attraverso s lungo n0, sono solo quelle tangenti al mantello metallico: 1 ∗ ⇒ Pd ( z ) = Re ∫ E τ ×H τ ⋅ n 0ds 2 s 112 La condizione di Leontovič ci permette di esprimere la Pd(z) in funzione del solo campo magnetico tangenziale H τ : 1 1 ∗ ∗ Pd ( z ) = Re ∫ E τ ×H τ ⋅ n 0ds = Re ∫ Zm (H τ × n 0 ) ×H τ ⋅ n 0ds = 2 2 s s = 1 ωµ ∗ H ⋅ H τ τ ds ∫ 2 2g s Per αz si ottiene allora: ωµ αz = ∗ ∫ H τ ⋅ H τ ds 2g s 1 Pd ( z ) 1 = 2 P ( z ) 2 Re ( Zw ) ∫ H t ⋅ H t ∗dS S Per calcolare αz con l’espressione appena ricavata, è necessario conoscere il valore effettivo del campo e.m. in ogni punto della guida reale. Questa determinazione è generalmente assai difficile dal punto di vista analitico: a tal fine si dovrebbero infatti modificare le condizioni al contorno già considerate 113 nel caso di struttura ideale. L’aver espresso αz in funzione del solo campo magnetico ci permette però di formulare la seguente ipotesi semplificante: giacchè la differenza tra campo magnetico ideale e reale è in pratica poco apprezzabile, nel calcolo di αz e della potenza supporremo di poter usare con buona approssimazione le espressioni ricavabili per il campo magnetico dal caso ideale (metodo perturbativo). Tale ipotesi riferita al campo elettrico non fornirebbe un’approssimazione del caso reale, infatti con Eτ = 0 (situazione ideale) non si avrebbe affatto dissipazione di potenza. Vogliamo ora particolarizzare l’espressione di αz per onde TE, TM e TEM. Onde TE: ωµ αz = 1 2g 2 ωµ βz ∫ P2e − kz z ∗ hτ ⋅ P2 e − k z∗ z ∗ hτ ds s ∫P e − kz z 2 ∗ ht ⋅ P2 e − k z∗ z ∗ ht dS S ∗ ∗ = ∗ 1 ωµ β z P2P2 e − kz z e − kz z = ∗ 2 2g ωµ P2P2∗e − kz z e − kz z ∗ ∫ hτ ⋅ hτ ds ∫ hτ ⋅ hτ ds s s βz = ∗ ∫ ht ⋅ ht dS 8gωµ S ∗ ∫ ht ⋅ ht dS114 S Gli integrali dell’ultima espressione possono essere ulteriormente sviluppati. Infatti per i modi TE si ha: k h t = z2 ∇ t hz kt Riferendoci alla componente tangenziale possiamo scrivere (Ze=Zh solo onda progressiva): H τ = ( H t ⋅ s 0 ) s 0 + H z z 0 = ( Z h h t ⋅ s 0 ) s 0 + Z e hz z 0 = = Z ( z ) ( h t ⋅ s 0 ) s 0 + hz z 0 kz k z ∂ hz ⇒ h τ = ( h t ⋅ s 0 ) s 0 + hz z 0 = 2 ∇ t hz ⋅ s 0 s 0 + hz z 0 = 2 s 0 + hz z 0 k t ∂s kt Allora αz diventa: ∗ k z ∂hz k z ∂hz s 0 + hz z 0 ⋅ 2 s 0 + hz z 0 ds 2 ∫ ∂s kt ∂s βz s kt αz = ∗ 8gωµ kz kz ∫S kt 2 ∇t hz ⋅ kt 2 ∇t hz dS 115 Sviluppando i prodotti scalari: β z 2 ∂hz 2 2 ∫ k 2 ∂s + hz ds βz s t = αz = 2 2 βz 8gωµ ∇ h ∫S kt 4 t z dS 2 = 1 2 β z 2gωµ ∂hz 2 4 2 ds + k h β z ∫ t z ds ∫ ∂s s s ∫∇h t z 2 dS S Si nota che la costante di attenuazione αz per i modi TE dipende da: - la frequenza (anche tramite la β(ω) essendo la struttura dispersiva) - le caratteristiche fisiche (la permeabilità µ e la conducibilità g del metallo) - la forma e le dimensioni della sezione della guida (mediante kt e i domini di integrazione) 116 E’ di fondamentale importanza analizzare l’andamento di αz al variare della frequenza. 2 ∂hz 2 ds h z ds ∂s 4 ∫ ∫ kt βz s s + = L(ω ) + C(ω ) αz = 2 2 2 2gωµ ∫ ∇t hz dS 2 β z 2gωµ ∫ ∇t hz dS S S Studiamo i due addendi separatamente: 2 a) L(ω ) = ε 2 2g ∂hz ∫ ∂s ds ω 2 − ωc2 s ∫∇h t z 2 ω dS con ω ≥ ωc S La dipendenza di L(ω) da ω è del tipo: L(ω) (ωc,0) ω L(ω ) = c1 ω 2 − ωc2 ω 117 ∫ hz ds 2 a) C(ω ) = kt 4 2µ 2gε 1 s ∫∇h t z 2 dS ω ω − ω 2 S 2 c con ω ≥ ωc La dipendenza di C(ω) da ω è del tipo: C(ω ) = C(ω) c2 ω ω 2 − ωc2 ω (ωc,0) L’andamento di αz è allora: αz() αz è molto elevata in prossimità della frequenza di cut-off; si ha poi una banda relativamente ampia in cui αz è più bassa (intorno a 1.2 - 1.8 della ωc); poi αz cresce ancora con la frequenza le guide d’onda si usano generalmente proprio nella banda di minima dissipazione. (ωc,0) ω 118 Precisiamo meglio l’interpretazione fisica delle perdite energetiche: αz è composto di due termini: ∂hz - L(ω) è legato all’integrale di linea di ovvero di ht ⋅ s 0 = htτ ∂s (componente tangenziale del campo magnetico trasverso ht ) - C(ω) è legato a hz (componente assiale del campo magnetico). Il campo magnetico tangenziale trasversale ( htτ s 0 su s) è collegato ad una corrente sul conduttore diretta secondo z (corrente longitudinale). Il campo magnetico longitudinale ( hz z 0 su s) è collegato ad una corrente sul conduttore diretta trasversalmente, perpendicolare cioè a z0 (corrente circonferenziale). Le perdite energetiche possono vedersi come dissipazioni per effetto Joule, separatamente delle correnti longitudinali e circonferenziali che scorrono sul mantello (costituito da un buon conduttore) della guida d’onda. 119 L’esame delle attenuazioni dovute alle correnti longitudinali e circonferenziali (espresse rispettivamente da L(ω) e C(ω)) mostra che per i modi TE: - intorno alla frequenza di cut-off l’attenuazione è dovuta solo alle correnti circonferenziali - crescendo sempre più la frequenza l’attenuazione viene a dipendere in massima parte dalle correnti longitudinali, sempre maggiori in intensità. Ciò è stato sfruttato per ottenere modi con attenuazione sempre minore all’aumentare della frequenza (trasmissione in guida a grande distanza), attraverso particolari configurazioni TE in cui non si abbiano correnti longitudinali. Onde TM: Con procedimento del tutto analogo al caso delle onde TE si ottiene: ωµ ∗ − k z∗ z ∗ ∗ − kz z P e h ⋅ P e h ds h ⋅ h τ τ τ τ ds 2 2 ∫ ∫ ωε ωµ s 1 2g s αz = = ∗ ∗ − k z∗ z ∗ − kz z β β 2 z 2 2 g h h ⋅ P e h ⋅ P e h dS z t t 2 2 ∫S t t dS120 ∫ ωε S Gli integrali dell’ultima espressione possono essere ulteriormente sviluppati. Infatti per i modi TM si ha: j ωε ht = z 0 × ∇ t ez 2 kt j ωε j ωε h τ = ( h t ⋅ s 0 ) s 0 = 2 z 0 × ∇ t e z ⋅ s 0 s 0 = 2 s 0 × z 0 ⋅ ∇ t e z s 0 = kt kt j ωε j ωε ∂ e z s0 = 2 n 0 ⋅ ∇ t e z s 0 = 2 k t ∂n kt Allora αz diventa: αz = ωε ωµ 2 β z 2g ω 2ε 2 ∫ S k 4 t ∫ s ω 2ε 2 ∂ez k 4 t 2 ds ∂n ( z0 × ∇t ez ) ⋅ ( z0 × ∇t ez ) ∗ = dS 2 ∂ez ∂n ds ∫ ε µ ω ω s = 2 2 2g β z ∇t ez dS ∫ S 121 Possono farsi considerazioni analoghe a quelle dei modi TE sull’espressione di αz (limiti di validità, dipendenza dal mezzo, dalla forma, ecc.). Per quanto riguarda la variazione di αz con la frequenza, per ω ≥ ωc , αz è del tipo: ω3 α z (ω ) = c 2 ω − ωc2 αz(ω) (ωc,0) (√3ωc,0) ω Diversamente da quanto avviene per le onde TE, l’attenuazione per unità di lunghezza nelle onde TM, essendo hz = 0 , è collegata esclusivamente alle correnti longitudinali relative al campo magnetico tangenziale, che è solo 122 trasversale. Modi TEM: L’analisi svolta finora sulle perdite energetiche relative ai modi in guida, rimane sostanzialmente invariata per strutture costituite da due o più conduttori. L’espressione integrale ottenuta per l’attenuazione mantiene la sua validità, dovendosi estendere l’integrale di linea a tutti i contorni dei conduttori. In questo caso l’attenuazione per il modo TEM, che è il dominante, assume la forma seguente (nel caso di onda diretta): ωµ αz = 1 2 2g µ ε ∫ P2e − kz z ∗ hτ ⋅ P2 e − k z∗ z ∗ s ∗ ∗ ∗ − kz z − kz z P e h ⋅ P e ht dS t 2 ∫ 2 S ∗ hτ ds = ωµ 8g ∫ hτ ⋅ hτ ds s ∗ ∫ ht ⋅ ht dS S 123 ed essendo: ε ht = − z0 × ∇tΦ µ hτ = ( h t ⋅ s 0 ) s 0 = − ε ε ∂Φ × ∇ Φ ⋅ = − z s s s0 ( 0 t 0) 0 µ µ ∂n si ha infine per l’attenuazione: 2 ∂Φ ∂n ds ∫ ωµ s αz = 8g ∇t Φ 2 dS ∫ S 124 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Ortogonalità dei modi • In una guida d’onda cilindrica ideale (struttura senza perdite: g=∞, εc = ε) a sezione generica, ogni modo trasporta energia indipendentemente dagli altri modi che contemporaneamente vi si propagano: la potenza complessiva è data dalla somma delle potenze trasportate da ciascun modo, purchè questi viaggino con diversa velocità di fase. • Ad eccezione del caso degenere, tale proprietà viene a coincidere con quella di ortogonalità dei modi, secondo la definizione: ∗ E × H ∫ ( m ) ( n ) ⋅ z0dS = 0 S dove gli indici m e n si riferiscono a modi diversi. 125 • Consideriamo i campi e.m. relativi a due modi: E1, H1 e E2, H2, soluzioni linearmente indipendenti delle equazioni di Maxwell. ∇ × E 1 = − jωµ H 1 ∇ × H 1 = jωεC E 1 ∇ × E 2 = − jωµ H 2 ∇ × H 2 = jωεC E 2 • Definiamo il campo e.m. E, H somma dei precedenti modi: E = E1 + E 2 H = H 1 + H 2 • Le equazioni di Maxwell, per la loro linearità, sono ancora soddisfatte dal campo totale E, H. • La potenza che attraversa la generica sezione S (reale e reattiva) è uguale al flusso del vettore di Poynting: P= = 1 1 ∗ ∗ E × H ⋅ z dS = E + E × H + H ⋅ z 0dS = ( ) ( ) 0 1 2 1 2 ∫ ∫ 2S 2S ( ) 1 1 1 ∗ ∗ ∗ ∗ E × H ⋅ z dS + E × H ⋅ z dS + E × H + E × H 1 1 0 2 2 0 1 2 2 1 ⋅ z 0 dS ∫ ∫ ∫ 126 2S 2S 2S P= ( ) 1 1 1 ∗ ∗ ∗ ∗ E × H ⋅ z dS + E × H ⋅ z dS + E × H + E × H 1 1 0 2 2 0 1 2 2 1 ⋅ z 0 dS ∫ ∫ ∫ 2S 2S 2S potenza trasportata dal primo modo potenza trasportata dal secondo modo per asserire che la potenza totale è la somma di quelle relative ai singoli modi, è necessario dimostrare che questo termine è sempre nullo • Prendiamo in considerazione l’espressione seguente: ( ∗ ∗ ) ∗ ∗ ∇ ⋅ E1 × H 2 + E 2 × H1 = ∇ ⋅ E1 × H 2 + ∇ ⋅ E 2 × H1 = ∗ ∗ ∗ ∗ = H 2 ⋅ ∇ × E1 − E1 ⋅ ∇ × H 2 + H1 ⋅ ∇ × E 2 − E 2 ⋅ ∇ × H1 = ( ) ) + jωε ( E ( ) = H 2 ⋅ ( − jωµ H 1 ) − E 1 ⋅ − jωε E 2 + H 1 ⋅ ( − jωµ H 2 ) − E 2 ⋅ − jωε E 1 = ∗ ( ∗ ∗ = − jωµ H 1 ⋅ H 2 + H 1 ⋅ H 2 ∗ ∗ ∗ ∗ 1 ⋅ E 2 + E1 ⋅ E 2 ) ∗ 127 ( ∗ ∗ ) ( ∗ ∗ ) ( ∗ ∗ ∇ ⋅ E 1 × H 2 + E 2 × H 1 = − jωµ H 1 ⋅ H 2 + H 1 ⋅ H 2 + jωε E 1 ⋅ E 2 + E 1 ⋅ E 2 I termini posti fra parentesi nel secondo membro, sono quantità reali (somma di due numeri complessi coniugati), per cui la divergenza dell’espressione considerata risulta sempre immaginaria o nulla. • Consideriamo ora una parte di guida d’onda di volume τ avente superficie totale Stot=S1+S2+ S0, dove S1 e S2 indicano rispettivamente le superfici delle sezioni in corrispondenza delle quote z=z1 e z=z2, mentre S0 è la superficie del mantello metallico delimitato dalle stesse S1 e S2. n0 S0 S1 ( z = z1 ) S2 n 0 ( z = z2 ) z0 n0 n 0 = −z 0 su S1 n 0 = z 0 su S2 su S0 n0 = n 128 ) ( ∗ ) ∗ ∫ ∇ ⋅ E 1 × H 2 + E 2 × H 1 dτ = τ ( ∗ ∗ ) ∫( ∗ Stot = − ∫ E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS + S1 ( ∗ ∗ ) ∗ ) E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ n 0dS = ∫( ∗ ∗ ) E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS + S2 + ∫ E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ ndS S0 Poiché per ipotesi il conduttore metallico è perfetto, il flusso attraverso la superficie laterale S0 è nullo, infatti su una PEP: E τ = 0, H n = 0 ⇒ E × H ∗ ⊥ n Allora per le osservazioni svolte in precedenza si deve avere che la quantità: ( ∗ ∗ ) − ∫ E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS + S1 ∫( S2 ∗ ∗ ) E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS ( ∗ ∗ deve essere immaginaria o nulla (essendo l’integrale di ∇ ⋅ E 1 × H 2 + E 2 × H 1 che abbiamo già detto essere una quantità immaginaria o nulla, esteso ad un dominio reale). 129 ) • Riferiamoci al caso ideale di propagazione ideale, quindiω > ωc ⇒ k z = j β z Nell’ipotesi che i due modi si propaghino nello stesso verso, ad esempio + z0 , con diverse velocità di fase ( β z1 ≠ β z 2 ), si ha: E 1 = E t 1 + Ez1 z 0 = P2 et 1e − j β z1z + P2ez1e − j β z1z z 0 − jβ z − jβ z H 1 = H t 1 + H z1 z 0 = P2 ht 1e z1 + P2hz1e z1 z 0 E 2 = E t 2 + Ez 2 z 0 = P2I et 2e − j β z 2 z + P2I ez 2e − j β z 2z z 0 I I − j βz 2z − j β2 z H = H + H z = P h e + P z0 2 t2 t2 z2 0 2 2 hz 2e ( ∗ ∗ ) ⇒ − ∫ E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS + S1 ∫ (E × H 1 ∗ 2 S2 ∗ ) + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS = ∗ ∗ = − ∫ ( E t 1 + Ez1 z 0 ) × ( H t 2 + H z 2 z 0 ) + ( E t 2 + Ez 2 z 0 ) × ( H t 1 + H z1 z 0 ) ⋅ z 0dS + S1 ∗ ∗ + ∫ ( E t 1 + Ez1 z 0 ) × ( H t 2 + H z 2 z 0 ) + ( E t 2 + Ez 2 z 0 ) × ( H t 1 + H z1 z 0 ) ⋅ z 0dS = S2 I∗ ∗ ∗ ∗ = − ∫ P2P2 e j ( β z 2 − β z1 ) z1 e t 1 × ht 2 ⋅ z 0dS − ∫ P2 P2 e − j ( β z 2 − β z1 )z1 et 2 × ht 1 ⋅ z 0dS + I S1 S1 I∗ ∗ ∗ ∗ + ∫ P2P2 e j ( β z 2 − β z1 ) z2 et 1 × ht 2 ⋅ z 0dS + ∫ P2 P2 e − j ( β z 2 − β z1 ) z2 et 2 × ht 1 ⋅ z 0dS S1 S2 I 130 Poiché le componenti trasversali et1, ht1, et2, ht2 non dipendono da z, gli integrali ∗ ∫ et 1 × ht 2 ⋅ z0dS ∗ ∫ et 2 × ht 1 ⋅ z0dS e S S assumono sempre gli stessi valori in corrispondenza a qualunque sezione trasversa; in particolare poniamo: ∗ ∗ ∫ et 1 × ht 2 ⋅ z0dS = Ι12 ∫ et 2 × ht 1 ⋅ z0dS = Ι 21 S S Indicando poi genericamente: ϕ1 = ( β z 2 − β z1 ) z1 ϕ 2 = ( β z 2 − β z1 ) z2 si può scrivere: I∗ ∗ ∗ ∗ − ∫ P2P2 e j ( β z 2 − β z1 ) z1 et 1 × ht 2 ⋅ z 0dS − ∫ P2 P2 e − j ( β z 2 − β z1 )z1 et 2 × ht 1 ⋅ z 0dS + S1 I S1 I∗ ∗ ∗ ∗ + ∫ P2P2 e j ( β z 2 − β z1 )z2 et 1 × ht 2 ⋅ z 0dS + ∫ P2 P2 e − j ( β z 2 − β z1 )z2 et 2 × ht 1 ⋅ z 0dS = S1 I S2 I∗ = −Ι12P2P2 e ( jϕ1 ( − Ι 21 P2P2 ) ) I∗ ∗ e − jϕ1 ( I∗ + Ι12P2P2 e I∗ I∗ = Ι12 P2P2 e jϕ2 − e jϕ1 + Ι 21 P2P2 ) (e ∗ − jϕ2 jϕ2 ( + Ι 21 P2P2 ) − e − jϕ1 ) I∗ ∗ e − jϕ2 = 131 Le quantità tra parentesi quadre sono complesse coniugate, per cui possiamo scrivere: ( ) ( I∗ I∗ Ι12 P2P2 e jϕ2 − e jϕ1 + Ι 21 P2P2 ) (e ∗ − jϕ2 ) − e − jϕ1 = = Ι12 ρ e jϑ + Ι 21ρ e − jϑ In base a quanto detto questa espressione deve risultare immaginaria o nulla. Ricordiamo che le soluzioni trasverse et1, ht1, et2, ht2 dei modi presi in esame sono determinate a meno di una costante moltiplicativa (soddisfacendo anch’esse all’equazione di Helmholtz ∇ t2 [ ] = kt2 [ ] , con kt2 reale nel nostro caso ideale). Perciò tali componenti trasverse possono essere considerate reali. Questo implica fra l’altro che gli integrali indicati con I12 e I21 sono reali. ⇒ Re Ι12 ρ e jϑ + Ι 21ρ e − jϑ = Re Ι12 ρ ( cos ϑ + j sinϑ ) + Ι 21ρ ( cos ϑ − j sinϑ ) = = ( Ι12 + Ι 21 ) ρ cos ϑ = 0 Dovendo questa relazione essere soddisfatta per qualsiasi valore di z1, z2, βz1, βz2 (con β z1 ≠ β z 2 ), P2 , P2’ deve essere: Ι12 = −Ι 21 132 • Si può vedere che alle stesse conclusioni si giunge prendendo in esame due modi entrambi propagantesi lungo −z 0. • Ripetiamo invece il procedimento nel caso in cui i due modi si propagano in versi opposti: supponiamo ad esempio che il primo si propaghi nel verso di + z 0 mentre il secondo in quello di −z 0 (alle stesse conclusioni si giunge con la scelta opposta). Innanzitutto si ha: E t 2 = P1et 2e j β z 2z E t 1 = P2 et 1e − j β z1z jβ z − j β z 1z H t 2 = −P1 ht 2e z 2 H t 1 = P2 ht 1e Per cui si ottiene: ( ∗ ∗ ) − ∫ E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS + S1 ∗ ∫ (E × H 1 ∗ 2 S2 ∗ ∗ ) + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS = ∗ ∗ ∗ ∗ = ∫ P1 P2e − j ( β z1 + β z 2 ) z1 et 1 × ht 2 ⋅ z 0dS − ∫ P1P2 e j ( β z1 + β z 2 ) z1 et 2 × ht 1 ⋅ z 0dS + S1 S1 ∗ ∗ − ∫ P1 P2e − j ( β z1 + β z 2 ) z2 e t 1 × ht 2 ⋅ z 0dS + ∫ P1P2 e j ( β z1 + β z 2 )z2 et 2 × ht 1 ⋅ z 0dS S1 S2 133 Con le posizioni: ∗ ∗ ∫ et 1 × ht 2 ⋅ z0dS = Ι12 ∫ et 2 × ht1 ⋅ z0dS = Ι 21 S S ( β z1 + β z 2 ) z1 = Ψ1 avremo: ∗ 12 1 2 Ι P Pe − j Ψ1 ∗ 1 2 ( ( = Ι12 P P e )e ∗ ∗ 1 2 − Ι 21 P P − j Ψ1 ( β z1 + β z 2 ) z2 = Ψ 2 −e − j Ψ2 ) j Ψ1 ∗ 12 1 2 −Ι P Pe ( − Ι 21 P1∗P2 − j Ψ2 ) (e ∗ ( + Ι 21 P P j Ψ1 )e ∗ ∗ 1 2 j Ψ2 = ) − e j Ψ2 = = Ι12 ρ e jϑ − Ι 21ρ e − jϑ Tale quantità deve risultare immaginaria o nulla, perciò: Re Ι12 ρ e jϑ − Ι 21ρ e − jϑ = ( Ι12 − Ι 21 ) ρ cos ϑ = 0 ⇒ Ι12 = Ι 21 • Le condizioni Ι12 = −Ι 21e Ι12 = Ι 21 devono essere verificate contemporaneamente, riferendoci a campi e.m. composti generalmente sia da un’onda diretta che da un’onda riflessa, quindi: ∗ ∗ ∫ et 1 × ht 2 ⋅ z0dS = ∫ et 2 × ht 1 ⋅ z0dS = 0 S S 134 • La fondamentale relazione trovata: ∗ ∗ ∫ et 1 × ht 2 ⋅ z0dS = ∫ et 2 × ht 1 ⋅ z0dS = 0 S S dimostra che i modi sono tra loro ortogonali, ovvero la potenza trasportata complessivamente attraverso una generica S è la somma delle singole potenze dei modi. • Consideriamo ora il caso in cui β z1 = β z 2 : i modi aventi la stessa costante di propagazione (e velocità di fase) vengono detti degeneri. Per i modi degeneri in genere non valgono più le conclusioni precedentemente ricavate ( Ι12 = Ι 21 = 0 ). Consideriamo infatti due modi degeneri propagantesi nello stesso verso, ad esempio + z 0 (ma le osservazioni che faremo possono ripetersi perfettamente con la scelta −z 0 ). E t 1 = P2 et 1e − j β z z − jβ z H t 1 = P2 ht 1e z E t 2 = P2I et 2e − j β z z I − j βz z = H P t 2 2 h t 2e 135 Sviluppando la solita: ( ∗ ∗ ) − ∫ E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS + S1 ∫( ∗ ∗ ) E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS S2 si ottiene una relazione che risulta indipendente da z , pertanto gli integrali estesi a S1 e S2 sono uguali. Potrà allora essere Ι12 ≠ −Ι 21 , cioè non è necessariamente vero che: ∗ ∗ ∫ et 1 × ht 2 ⋅ z0dS = − ∫ et 2 × ht 1 ⋅ z0dS S S Nel caso di due modi propagantesi in versi opposti con β z1 = β z 2 si ha: E t 2 = P1et 2e j β z z jβ z H t 2 = −P1 ht 2e z E t 1 = P2 et 1e − j β z z − jβ z H t 1 = P2 ht 1e z In questo caso sviluppando la: ( ∗ ∗ ) − ∫ E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS + S1 ∫( ∗ ∗ ) E 1 × H 2 + E 2 × H 1 ⋅ z 0dS S2 i termini integrali dipendono ancora da z (secondo fattori del tipo e ± j 2 β z z ) e ∗ ∗ quindi dovrà ancora essere soddisfatta la ∫ et 1 × ht 2 ⋅ z 0dS = ∫ et 2 × ht 1136⋅ z 0dS S S Per le osservazioni fatte: validità della ma non della ∗ ∗ ∫ et 1 × ht 2 ⋅ z0dS = ∫ et 2 × ht1 ⋅ z0dS S S ∗ ∗ ∫ et 1 × ht 2 ⋅ z0dS = − ∫ et 2 × ht 1 ⋅ z0dS S S si deduce che in genere i modi degeneri non sono ortogonali, per cui per essi non si può affermare che trasportino potenza separatamente. • I ragionamenti relativi al caso ideale di propagazione contemporanea di più modi hanno riscontri pratici di notevole interesse per quanto riguarda le dissipazioni energetiche. Nel caso di propagazione in guida d’onda reale (con piccole perdite dovute alla conducibilità non infinita del mantello metallico) è stata precedentemente calcolata l’espressione dell’attenuazione per un certo modo (tramite il metodo di perturbazione). 137 Qualora i termini di potenza misti ∗ P12 = ∫ E 1 × H 2 ⋅ z 0dS S1 ∗ P21 = ∫ E 2 × H 1 ⋅ z 0dS S1 siano nulli (cosa che avviene sempre nei modi ortogonali nel caso ideale), il metodo di perturbazione risulta ancora valido e la potenza dissipata globalmente è data dalla somma delle potenze dissipate dai singoli modi. Se invece i termini di potenza misti non sono nulli, i modi si dicono accoppiati nelle perdite. L’accoppiamento dei modi è in genere di scarso rilievo ai fini delle dissipazioni tranne che per i modi degeneri (che comunque non sono affatto sempre accoppiati). Si può vedere che, con riferimento alle correnti J1 e J2 che scorrono per i due modi sul mantello conduttore di impedenza Zm, non si ha accoppiamento solo se le correnti in ogni punto del contorno risultano tra loro ortogonali. 138 Infine è interessante evidenziare che per i modi degeneri per cui i termini di potenza misti non sono nulli, è possibile ricavare una loro opportuna combinazione lineare tale che si abbiano due nuovi modi con termini di potenza misti nulli e che risultino non più accoppiati (così l’attenuazione totale può dedursi dalla somma delle singole). 139 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Guida d’onda rettangolare • Finora abbiamo analizzato le principali proprietà dei campi e.m. che si propagano in strutture guidanti a sezione generica formata da un solo conduttore. • Ora studieremo i particolari modi TE e TM all’interno delle guide d’onda a sezione rettangolare. • Nel caso di guida d’onda a sezione rettangolare, è conveniente riferirsi ad un sistema di coordinate cartesiane ortonormale destro: q1=x, q2=y, z=z y (0,b) a e b sono le dimensioni della sezione della guida, riferite alle pareti interne. z (0,0) (a,0) x 140 Onde TE: • Le componenti trasverse del campo e.m. TE possono essere dedotte dalla risoluzione dell’equazione differenziale scalare (Helmholtz): ∇ t2 hz = k t2 hz • Poiché ci riferiremo a guide ideali (g=∞), h deve soddisfare la condizione: ∂ hz sul contorno s ∈ PEP =0 ∂n • L’espressione generale del Laplaciano in coordinate curvilee ortogonali è: ∇ 2 [ 1 ]= h1h2 h3 ∂ h 2 h3 ∂ ∂ h3 h1 ∂ + [ ] ∂ q h ∂ q ∂ q 1 2 h2 ∂ q 2 1 1 [ ∂ h1h2 ∂ ] + ∂ q 3 h3 ∂ q 3 • Nel caso delle coordinate cartesiane: q1 = x q3 = z q2 = y h1 = 1 h2 = 1 h3 = 1 L’equazione di Helmholtz diviene: ∂ 2 hz ( x , y ) ∂ 2 hz ( x , y ) 2 + = k t hz ( x , y ) 2 2 ∂x ∂y 141 [ ] e la condizione al contorno diviene: per x = 0, x = a 0≤y ≤b ∂ hz ( x , y ) =0 ∂x ∂ hz ( x , y ) 0≤x≤a =0 per ∂y y = 0, y = b • Si può tentare di risolvere l’equazione delle onde col metodo di separazione delle variabili, esprimendo hz ( x , y ) come prodotto di due funzioni X e Y, rispettivamente dipendenti della sola x e della sola y: hz ( x , y ) = X ( x )Y ( y ) Si può dimostrare che in tal caso le soluzioni ottenibili con questo metodo forniscono uno spettro completo: tale scelta non è quindi limitativa, in quanto un’opportuna combinazione lineare (eventualmente estesa ad infiniti termini) di queste soluzioni è in grado di rappresentare ogni soluzione dell’equazione di Helmholtz. In generale si può pensare di applicare con successo la separazione delle variabili qualora la struttura presenti determinate simmetrie, tali da permettere 142 la corrispondente scomposizione delle condizioni al contorno. Si ottiene: ∂2 X (x) ∂ 2Y ( y ) 2 Y (y ) + X ( x ) = k X ( x )Y ( y ) t 2 2 ∂x ∂y con le condizioni: per x = 0, x = a 0≤y ≤b 0≤x≤a per y = 0, y = b ∂X ( x ) =0 Y (y ) ∂x X (x) ∂Y ( y ) =0 ∂y ∂y Poiché la soluzione hz ( x , y ) = 0 è priva di interesse (implica un campo e.m. nullo) possiamo dividere per X(x)Y(y) ambo i membri dell’equazione delle onde e semplificare le corrispondenti condizioni al contorno, supponendo X ( x) ≠ 0 e Y ( y ) ≠ 0 : 1 ∂2 X (x) 1 ∂ 2Y ( y ) 2 + = k t X ( x ) ∂x 2 Y ( y ) ∂y 2 x = 0, x = a per 0≤y ≤b ∂X ( x ) =0 ∂x 0≤x≤a per y = 0, y = b ∂Y ( y ) 143 = 0 ∂y Posta nella forma precedente, l’equazione di Helmholtz esprime l’uguaglianza fra la somma dei due termini: 1 ∂2 X (x) X ( x ) ∂x 2 1 ∂ 2Y ( y ) Y ( y ) ∂y 2 funzioni rispettivamente della sola x e della sola y, e la costante reale: k t2 Affinchè ciò sia verificato per ogni x,y ∈ S, è necessario che i due addendi siano separatamente costanti: 1 ∂2 X (x) 2 = − k x X ( x ) ∂x 2 1 ∂ 2Y ( y ) 2 = − k y Y ( y ) ∂y 2 dove k x2 e k y2 sono quantità reali non negative che devono soddisfare la relazione di separabilità: − k x2 − k y2 = k t2 144 • Le equazioni ottenute sono omogenee, del secondo ordine, lineari, e sono note come equazioni dei moti armonici: ∂2 X (x) 2 + k x X (x) = 0 2 ∂x 2 ∂ Y ( y ) + k 2Y ( y ) = 0 y ∂ y 2 I loro integrali generali sono del tipo: X ( x ) = C1 sin( k x x ) + C 2 cos( k x x ) per kx ≠ 0 Y ( y ) = D1 sin( k y y ) + D 2 cos( k y y ) per ky ≠ 0 X ( x ) = C1 x + C 2 per kx = 0 Y ( y ) = D1 x + D 2 per ky = 0 145 • Imponiamo le condizioni al contorno: Supponendo dapprima k x ≠ 0 si ha per X(x): dX ( x ) = k x (C1 cos( k x x ) − C 2 sin( k x x ) ) dx dX ( x ) ⇒ = k x C1 = 0 ⇒ C1 = 0 dx x = 0 e: dX ( x ) dx = k x C 2 sin k x a = 0 x =a Dovendo essere C 2 ≠ 0 (altrimenti si avrebbe X(x)=0), la precedente espressione risulta verificata solo se: sin k x a = 0 che implica per k x : k x a = mπ ⇒ k x = mπ a con m=1,2,... 146 Supponiamo ora k x = 0 : dX ( x ) = C1 dx dX ( x ) ⇒ = C1 = 0 ⇒ C1 = 0 dx x = 0,a Analogo procedimento può ripetersi per le condizioni al contorno per la Y(y): per k y ≠ 0 si ha: dY ( y ) = k y ( D1 cos( k y y ) − D 2 sin( k y y ) ) dy dY ( y ) dy dY ( y ) dy ⇒ ky = = k x D1 = 0 ⇒ D1 = 0 y =0 = − k y D 2 sin k y b = 0 ⇒ k y b = nπ y =b nπ b con n = 1, 2,... 147 per k y = 0 si ha: dY ( y ) = D1 dy dY ( y ) dy = 0 ⇒ D1 = 0 y = 0,b In definitiva le condizioni al contorno per i campi TE implicano: C1 = 0 D1 = 0 mπ nπ kx = m = 0,1, 2,...; ky = n = 0,1, 2,... a b dove sono stati considerati anche i valori nulli degli indici m e n, compattando così i casi: k x ≠ 0, k y = 0 e k x = 0, k y ≠ 0 • Gli autovalori dei modi TE sono determinati da: 2 2 m π n π 2 2 2 k t = − k x − k y = − + b a m = 0,1, 2 con n = 0,1, 2 148 • L’espressione dell’autofunzione è: m = 0,1, 2 con n = 0,1, 2 mπ nπ x cos y hz ( x , y ) = X ( x )Y ( y ) = C 2 D 2 cos a b La costante moltiplicativa C 2 D 2 influisce solo sull’ampiezza del campo e.m. e risulta determinata dalle condizioni iniziali di eccitazione (per es. potenza immessa, ecc.). • Ricaviamo le componenti trasverse del generico campo TE: kz k z ∂hz ∂hz ∇ h = x + y t z = 2 2 0 0 kt kt ∂x ∂y k mπ k nπ mπ nπ mπ nπ sin cos = − z2 C2D2 x cos y x 0 − z2 C2D2 x sin y y0 kt a kt b a b a b ht ( x, y ) = hx x 0 + hy y 0 = x0 et ( x, y ) = ex x 0 + ey y 0 = jωµ jωµ ht × z 0 = hx kz kz 0 y0 z0 hy 0 = 0 1 jωµ jωµ hy x 0 − hx y 0 kz kz 149 • Riassumendo, in una guida d’onda con pareti perfettamente conduttrici a sezione rettangolare di dimensioni a,b le componenti trasversali elettriche e magnetiche per un’onda TE sono: jωµ nπ mπ nπ ex ( x, y ) = −C2D2 2 cos x sin y kt b a b jωµ mπ mπ nπ ey ( x, y ) = C2D2 2 sin x cos y kt a a b ez ( x, y ) = 0 k z mπ mπ nπ hx ( x, y ) = −C2D2 2 sin x cos y kt a a b k nπ mπ nπ cos hy ( x, y ) = −C2D2 z2 x sin y kt b a b mπ nπ hz ( x, y ) = C2D2 cos x cos y a b 150 • La legge di dipendenza da z è del tipo: Ze ( z ) = P1e kz z + P2e − kz z Zh ( z ) = −P1e kz z + P2e − kz z • Si ha quindi la completa conoscenza del campo TE: E = E t = et ( x, y )Ze ( z ) = ex ( x, y )Ze ( z )x 0 + ey ( x, y )Ze ( z )y 0 H = H t + H z z 0 = ht ( x, y )Zh ( z ) + hz ( x, y )Ze ( z )z 0 = = hx ( x, y )Zh ( z )x 0 + hy ( x, y )Zh ( z )y 0 + hz ( x, y )Ze ( z )z 0 • La costante di propagazione kz risulta determinata per ogni modo dalla relazione: mπ nπ k z = k 2 − kt2 = −ω 2 µε c + + a b 2 2 151 • Considerando il dielettrico non dissipativo (come generalmente avviene in pratica) è possibile individuare la frequenza di taglio di un modo tramite la: 2 2 m π n π π m2 n2 2 2 ω c µε = + = −k t ⇒ ωc = + 2 2 b µε a a b ωc c m n = = + 2 2 2π 2 a b 2 ⇒ fc [ m,n ] 2 È usuale rappresentare tra parentesi quadre gli indici relativi alle grandezze delle onde TE, tra parentesi tonde quelli delle onde TM: notazione di Šelkunov Si può osservare che la frequenza di cut-off di ogni modo dipende esclusivamente dalla struttura, tramite ε e µ del mezzo e le dimensioni a e b della sezione. Poiché per convenzione si suppone che il lato di dimensione a (sempre posto sull’asse x) sia maggiore di quello di dimensione b (giacente su y), il minimo valore che la frequenza di taglio può assumere al variare degli indici m e n si ottiene per m=1 e n=0 (ricordiamo che non si può avere contemporaneamente m=0,n=0): c fc [1,0] = 152 2a Onde TM: • Il procedimento che consente di esplicitare l’intero campo TM in una guida rettangolare è analogo a quello seguito per le onde TE. • Il campo e.m. trasverso può essere ricavato risolvendo l’equazione di Helmholtz: ∇t2ez = kt2ez dove, nel caso di guida con pareti perfettamente conduttrici, deve essere verificata la condizione: ez = 0 sul contorno s • Nel sistema di riferimento adottato possiamo scrivere: ∂ 2ez ( x, y ) ∂ 2ez ( x, y ) 2 + = k t ez ( x, y ) 2 2 ∂x ∂y • Si possono separare le variabili ponendo: ez ( x, y ) = X ( x )Y ( y ) 2 2 ∂2 X ∂ 2Y 1 ∂ X 1 ∂ Y 2 2 ⇒Y + X = k XY ⇒ + = k t t ∂x 2 ∂y 2 X ∂x 2 Y ∂y 2 153 1 X ⇒ 1 Y ∂2 X 2 = − k x ∂x 2 ∂ 2Y 2 = − k y ∂y 2 con −k x2 − k y2 = kt2 • La condizione ez = 0 sul contorno s implica che sia: x = 0, x = a; per X (x) = 0 0 ≤ y ≤ b y = 0, y = b; Y ( y ) = 0 per 0 ≤ x ≤ a • Le soluzioni delle equazioni differenziali dei moti armonici per X(x) e Y(y) sono del tipo: X ( x ) = C1 sin k x x + C2 cos k x x Y ( y ) = D1 sin k y y + D2 cos k y y per kx ≠ 0 per ky ≠ 0 X ( x ) = C1x + C2 Y ( y ) = D1y + D2 per kx = 0 per ky = 0 154 • Imponiamo le condizioni al contorno per la X(x): X (0) = C2 = 0 ⇒ C2 = 0 ⇒ X ( x ) = 0 ⇒ ez = 0 X (a ) = C1a = 0 ⇒ C1 = 0 e quindi supporremo k x ≠ 0 ; per kx = 0 X (0) = C2 = 0 ⇒ C2 = 0 per k x ≠ 0 X (a ) = C1 sin k x a = 0 ⇒ sin k x a = 0 ⇒ k x a = mπ mπ ⇒ kx = , m = 1,2,... a • Analogamente per la Y(y): Y (0) = D2 = 0 ⇒ D2 = 0 ⇒ Y ( y ) = 0 ⇒ ez = 0 Y (b ) = D1b = 0 ⇒ D1 = 0 e quindi supporremo k y ≠ 0 ; per per ky = 0 ky ≠ 0 Y (0) = D2 = 0 ⇒ D2 = 0 Y (b ) = D1 sin k y b = 0 ⇒ sin k y b = 0 ⇒ k x b = nπ ⇒ ky = nπ , n = 1,2,... b 155 • Per quanto visto gli autovalori per i modi TM sono dati da: 2 2 mπ nπ 2 2 2 k t = −k x − k y = − + a b e l’autofunzione ez ( x, y ) assume la forma: m = 1,2,... n = 1,2,... mπ nπ ez ( x, y ) = X ( x )Y ( y ) = C1D1 sin x sin y a b m = 1,2,... n = 1,2,... Si nota che l’espressione che fornisce gli autovalori per i modi TE e TM è la stessa, però per le onde TM gli indici m e n non possono mai assumere il valore nullo. • Ricaviamo le componenti del generico campo TM(m.n): kz k z ∂ez ∂ez et ( x, y ) = ex x 0 + ey y 0 = 2 ∇t ez = 2 x 0 + y0 = kt kt ∂x ∂y k mπ k nπ mπ nπ mπ nπ = z2 C1D1 cos x sin y x 0 + z2 C1D1 sin x cos y y0 156 kt a kt b a b a b x0 ht ( x, y ) = hx x 0 + hy y 0 = =− jωε c jωε c z 0 × et = 0 kz kz ex y0 z0 0 1 = ey 0 jωε c jωε c ey x 0 + ex y 0 kz kz k z mπ mπ nπ ex ( x, y ) = C1D1 2 x sin y cos kt a a b k nπ mπ nπ ey ( x, y ) = C1D1 z2 sin x cos y kt b a b mπ nπ ez ( x, y ) = C1D1 sin x sin y a b jωε nπ mπ nπ sin hx ( x, y ) = −C1D1 2 c x cos y kt b a b jωε mπ mπ nπ hy ( x, y ) = C1D1 2 c cos x sin y kt a a b hz ( x, y ) = 0 157 La legge di dipendenza da z è del tipo: Ze ( z ) = P1e kz z + P2e − kz z Zh ( z ) = −P1e kz z + P2e − kz z Si ha quindi la completa conoscenza del campo TM: E = E t + Ez z 0 = et ( x, y )Ze ( z ) + ez ( x, y )Zh ( z )z 0 = = ex ( x, y )Ze ( z )x 0 + ey ( x, y )Ze ( z )y 0 + ez ( x, y )Zh ( z )z 0 H = H t = ht ( x, y )Zh ( z ) = hx ( x, y )Zh ( z )x 0 + hy ( x, y )Zh ( z )y 0 • La costante di propagazione kz risulta determinata per ogni modo dalla relazione: mπ nπ k z = k 2 − kt2 = −ω 2 µε c + + a b 2 2 158 • Considerando il dielettrico non dissipativo (come generalmente avviene in pratica) è possibile individuare la frequenza di taglio di un modo TM tramite la: 2 2 m π n π π m2 n2 2 2 ω c µε = + = −k t ⇒ ωc = + 2 2 b µε a a b ⇒ fc ( m,n ) ωc c m2 n 2 = = + 2 2 2π 2 a b Il minimo valore che la frequenza di taglio può assumere al variare degli indici m e n si ottiene per m=1 e n=1 (essendo sempre m ≠ 0 , n ≠ 0 ): fc (1,1) = c a2 + b2 2ab 159 Modo dominante e modi degeneri • In una guida d’onda a sezione rettangolare di dimensioni a,b (a>b), il modo dominante risulta essere il TE[1,0], cui corrispondono la frequenza di taglio: c fc [1,0] = 2a e l’autovalore: π2 2 kt = − 2 a Particolarizzando le espressioni trovate per i campi TE, le componenti del modo dominante divengono (m=1, n=0): hx ( x, y ) = C2D2 e x ( x, y ) = 0 ey ( x, y ) = −C2D2 ez ( x, y ) = 0 jωµ a π π sin a x j ω 2 µε a 2 − π 2 π π sin a hy ( x, y ) = 0 π hz ( x, y ) = C2D2 cos a x 160 x • Il campo elettrico del modo TE[1,0] è polarizzato lungo la direzione di y0. La legge di variazione con le coordinate nel piano trasverso dipende solo da x. • L’andamento con x delle componenti non nulle del TE[1,0] è rappresentata in figura: Hz z0 y Ht x b z E a 161 • Linee di forza del TE[1,0]: 162 163 • Come detto in precedenza, nella maggior parte dei casi si lavora in una banda di frequenza in cui si possa propagare un solo modo (il dominante) mentre gli altri si attenuano più o meno rapidamente trovandosi al di sotto della loro frequenza di taglio. Esempio: guida rettangolare dalle dimensioni standard: a=22.86mm , b=10.16mm TE[3,0] TE-TM[3,1] TE-TM[4,1] TE[0,1] 0 1 TE[1,0] TE[2,0] Ordine Modi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 TE 10 TE 20 TE 01 TE-TM11 TE 30 TE-TM 21 TE-TM 31 TE 40 TE 02 TE-TM 41 TE-TM 12 TE-TM[1,1] TE-TM[2,1] TE[4,0] TE[0,2] Frequenze critiche Lunghezze d’onda Autovalori 2 -2 fc [GHz] critiche λc [cm] -|kt| (cm ) 6.557 4.572 1.89 13.114 2.286 7.56 14.754 2.032 9.56 16.145 1.857 11.45 19.671 1.524 17.01 19.739 1.519 17.12 24.589 1.219 26.57 26.229 1.143 30.24 29.507 1.016 38.24 30.093 0.996 39.80 30.227 0.992 40.13 164 fc [GHz] Con la scelta fatta di a e b il range di frequenza unimodale è quello compreso tra la fc del TE[1,0] e la fc del primo modo di ordine superiore (il TE[2,0]): 6.557 - 13.114 GHz, cui corrispondono lunghezze d’onda comprese tra a e 2a: 2.286 - 4.572cm. La guida si comporta come un filtro passa-alto: le onde e.m. aventi una lunghezza d’onda superiore al doppio della dimensione trasversale maggiore non si possono propagare. In pratica si deve tenere però conto delle attenuazioni di potenza, così ad esempio il range unimodale effettivamente utilizzato risulta essere quello compreso tra circa 1.2 fc[1,0] e 1.9 fc[1,0]. Si noti che considerando m e n non nulli, per una scelta generica della coppia degli indici (m,n), gli autovalori per i corrispondenti modi TE[m,n] e TM(m,n) sono gli stessi tali modi hanno la stessa frequenza di taglio, la stessa costante di propagazione, ecc., cioè sono modi degeneri. L’eccitazione di modi degeneri porta in genere, come già detto, a sgradevoli conseguenze per la dissipazione energetica (accoppiamento nelle perdite). Ulteriori casi di modi degeneri si avrebbero considerando guide d’onda in cui la dimensione del lato maggiore risulta un multiplo intero di quella del165 lato minore: a=kb. Ad esempio, se a=2b (k=2), si vede dall’espressione di kt2 che oltre ai TE[m,n] e TM(m,n), si avrebbero altri modi degeneri quali il TE[2,0] ed il TE[0,1], o il TE[4,0] ed il TE[0,2] o il TE-TM4,1 ed il TE-TM2,2, ecc.. • Di particolare interesse è il caso a=b (k=1), cioè di guida a sezione quadrata. In tal caso, fissati gli indici m e n non nulli, si hanno generalmente i quattro modi degeneri: TE[m,n], TM(m,n), TE[n,m], TM(n,m) m 2π 2 n 2π 2 2 in corrispondenza dell’autovalore kt = − 2 + 2 a a Considerando uno degli indici nullo, si hanno invece due modi degeneri; alla più bassa frequenza critica corrispondono due modi dominanti: il TE[1,0] ed il TE[0,1], aventi il campo elettrico polarizzato rispettivamente secondo y0 e secondo x0. Questa situazione è sconsigliabile in pratica, in quanto per effetto di irregolarità della guida si hanno facilmente delle conversioni d’energia fra i modi; avendo all’uscita dei dispositivi capaci di ricevere modi polarizzati 166 secondo una sola direzione, si possono avere forti perdite. Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Richiami sulle funzioni di Bessel • La funzione di Bessel di prima specie di ordine intero è esprimibile analiticamente come serie di potenze: ( −1)k ( x / 2)n + 2 k Jn ( x ) = ∑ k !(n + k )! k =0 ∞ L’intero n può essere positivo, negativo o nullo, valendo la proprietà per cui: J − n ( x ) = ( −1)n Jn ( x ) • La funzione di Bessel di seconda specie di ordine intero è invece: n −1 1 x (n − k − 1)!( x / 2)− n + 2k Yn ( x ) = 2 γ + lg J n ( x ) − ∑ + 2 k! π k =0 ∞ ( −1)k ( x / 2)n + 2 k ( k ) ( n k ) −∑ Φ + Φ + [ ] k !(n + k )! k =0 167 con: Φ( k ) = 1 + 1/ 2 + 1/ 3 + ... + 1/ k e γ = 0.577... (costante di Eulero) • Le funzioni J n ( x ) e Yn ( x ) sono soluzioni linearmente indipendenti dell’equazione differenziale di Bessel con parametro intero d 2B( x ) 1 dB( x ) n 2 + + 1 − 2 B( x ) = 0 2 dx x dx x ed una loro combinazione lineare ne fornisce la soluzione generale: B( x ) = C1J n ( x ) + C2Yn ( x ) • Per le funzioni di Bessel valgono importanti formule di ricorrenza, ad es.: xJν +1( x ) = ν Jν ( x ) − xJν ( x ) I J0 ( x ) = −J1( x ) e quando ν = 0 : (per laYn ( x ) valgono relazioni perfettamente analoghe) I 168 • Per quanto riguarda il comportamento nell’origine, si ha: xν + per x → 0 : Jν ( x ) ~ ν con ν reale ≠ -1,-2,… 2 Γ(ν + 1) avendo indicato con Γ(α) la funzione euleriana di seconda specie, o funzione gamma, prolungata per α negativi ma non interi; n 2 (n − 1)! per x → 0+: Yn ( x ) ~ − con n≠0 n πx e: x Y0 ( x ) ~ lg π 2 2 Quindi: le J n ( x ) hanno per n ≠ 0 degli zeri di ordine n nell’origine, mentre per n=0 si ha J0 ( x ) = 1, leYn ( x ) per x → 0+ divergono a -∞ con ordine n per n ≠ 0 , come il logaritmo per n=0. 169 • Gli sviluppi asintotici delle funzioni di Bessel di ordine intero permettono di scrivere: 1/ 2 2 Jν ( x ) = x π 1/ 2 2 Yν ( x ) = π x π π cos x − − ν + O x −3 / 2 4 2 ( π π sin x − − ν + O x −3 / 2 4 2 ( ) per x→∞ ) per x→∞ Quindi le funzioni di Bessel di ordine intero vanno a zero con ordine 1/2 per x → ∞ , annullandosi infinite volte; in particolare, tendono ad assumere approssimativamente la forma di sinusoidi smorzate, infatti per K intero abbastanza grande i valori degli zeri di J n ( x ) e Yn ( x ) sono dati circa dalle espressioni seguenti: 3 π x K = π + ν + kπ per la Jν ( x ) 4 2 π π x K = + ν + kπ per la Yν ( x ) 4 2 170 171 172 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Guida d’onda circolare • Nel caso della guida d’onda a sezione circolare, conviene riferirsi al sistema di coordinate cilindriche: q1=r, q2= θ, z=z • Le coordinate cilindriche sono legate a quelle cartesiane dalle seguenti relazioni: x = r cosθ y = r sinθ z=z r = x2 + y 2 θ = arctg ( y / x ) z=z y x z θ0 z0 r0 r θ a 173 • La determinazione delle componenti trasversali dei campi TE e TM è ricavabile risolvendo l’equazione di Helmholtz: ∇T =k T 2 t 2 t dove : hz ( r ,θ ) T = ez ( r ,θ ) per le onde TE per le onde TM con le rispettive condizioni al contorno: ∂hz / ∂n = 0 sul contorno s per le onde TE ez = 0 sul contorno s per le onde TM Ricordiamo l’espressione del Laplaciano trasverso in coordinate cilindriche generalizzate (q1 , q2 , z): 1 ∂ h2 ∂ ∂ h1 ∂ 2 ∇t [ ] = [ ] [ ] + h1h2 ∂q1 h1 ∂q1 ∂q2 h2 ∂q2 Nel sistema di riferimento scelto (r, θ, z): h1=1, ⇒ ∇ t2 [ 1 ∂ ] = r ∂r h2=r, 2 ∂ 1 ∂ r ∂r [ ] + r 2 ∂θ 2 [ h3=1 ∂2 ] = ∂r 2 [ 1 ∂ ] + r ∂r [ 1 ∂2 ] + r 2 ∂θ174 2 [ ] L’equazione di Helmholtz assume pertanto la forma: ∂ 2T (r ,θ ) 1 ∂T (r ,θ ) 1 ∂ 2T (r ,θ ) 2 + + = k t T ( r ,θ ) 2 2 2 ∂r ∂r ∂θ r r e può essere risolta col metodo di separazione delle variabili, ponendo l’autofunzione T (r ,θ ) uguale al prodotto di una funzione R(r) della sola r e di una funzione Θ(θ) della sola θ : T (r ,θ ) = R ( r )Θ(θ ) L’equazione delle onde diviene perciò: d 2R (r ) 1 dR (r ) 1 d 2 Θ(θ ) 2 Θ(θ ) + Θ ( θ ) + R ( r ) = k R ( r )Θ(θ ) t 2 2 2 dr r dr r dθ L’autosoluzione nulla è priva di interesse, quindi dividiamo ambo i membri per R ( r )Θ(θ ) ≠ 0: 1 d 2R (r ) 1 dR (r ) 1 d 2 Θ(θ ) 2 + + = k t R (r ) dr 2 rR ( r ) dr r 2 Θ(θ ) dθ 2 175 moltiplicando ancora per r2: r 2 d 2R (r ) r dR (r ) 1 d 2 Θ(θ ) 2 2 + + − k r =0 t 2 2 Θ(θ ) dθ R (r ) dr R (r ) dr 2 1 r 2 d 2R ( r ) r dR ( r ) d Θ(θ ) 2 2 ⇒ + − k r = − t R ( r ) dr 2 R ( r ) dr Θ(θ ) dθ 2 con l’ultima forma si vuole evidenziare l'uguaglianza tra il primo membro, che è funzione della sola variabile r, ed il secondo membro dipendente solo da θ : affinché questa equazione sia verificata, al variare di r e θ in S, entrambi i membri devono risultare costanti: r 2 d 2R (r ) r dR ( r ) 2 2 2 + − k r = ν t 2 R ( r ) dr R (r ) dr 2 1 d Θ(θ ) 2 − = ν Θ(θ ) dθ 2 r 2 d 2R ( r ) r dR (r ) 2 2 2 k r + − − =0 ν t 2 R (r ) dr R ( r ) dr ⇒ 2 d Θ(θ ) = −ν 2 Θ(θ ) dθ 2 176 L’equazione: d 2 Θ(θ ) 2 = − ν Θ(θ ) 2 dθ è quella dei moti armonici. Per ν ≠ 0 , la sua soluzione è del tipo: Θ(θ ) = A1 sin (νθ ) + A2 cos (νθ ) Per avere l’univocità di Θ(θ) (e di conseguenza dell’autosoluzione e del campo e.m.) deve essere: Θ(θ + 2kπ ) = Θ(θ ) ⇒ A1 sin ν (θ + 2kπ ) + A2 cos ν (θ + 2kπ ) = A1 sin (νθ ) + A2 cos (νθ ) ⇒ A1 sin (νθ ) cos (ν 2kπ ) + A1 cos (νθ ) sin (ν 2kπ ) + A2 cos (νθ ) cos (ν 2kπ ) + − A2 sin (νθ ) sin (ν 2kπ ) = A1 sin (νθ ) + A2 cos (νθ ) Ciò è verificato per ogni θ se e solo se ν risulta intero, in modo che: c os ( 2ν kπ ) = 1 sin ( 2ν kπ ) = 0 177 Per ν =0, l’equazione dei moti armonici diviene: d 2 Θ(θ ) =0 2 dθ avente la soluzione generica: Θ(θ ) = A1θ + A2 Dovendo ancora essere: Θ(θ + 2kπ ) = Θ(θ ) ⇒ A1(θ + 2kπ ) + A2 = A1θ + A2 segue necessariamente: A1 = 0 Ma la soluzione ora trovata: Θ(θ ) = A1θ è ricavabile dalla soluzione: Θ(θ ) = A1 sin (νθ ) + A2 cos (νθ ) qualora si ponga ν =0. In definitiva l’espressione generale della Θ(θ) è: Θ(θ ) = A1 sin ( nθ ) + A2 cos ( nθ ) con n = 0,1,2,... 178 La R(r) può essere ottenuta dalla già ricavata equazione differenziale: r 2 d 2R (r ) r dR ( r ) 2 2 2 + − k r − n =0 t 2 R (r ) dr R ( r ) dr Moltiplicando per R/r2: d 2R (r ) 1 dR ( r ) 2 2 2 + + − k r − n R (r ) = 0 ( ) t 2 dr r dr Essendo il generico autovalore kt2 reale negativo, poniamo: −kt2 = χ 2 2 per cui χ risulta essere una quantità reale positiva; eseguiamo quindi il cambio di variabile: x = χr Si ha: dR dR dx dR = =χ dr dx dr dx d 2R d dR d dR d dR = = = χ χ χ χ 2 dr dr dx dx dr dx dx 2 d R(r ) 2 = χ dr 2 179 Allora l’equazione in esame diviene: 2 2 2 2 d R ( x ) χ dR ( x ) n 2 χ + + 1 − 2 χ R( x ) = 0 2 dx x dx x d 2R ( x ) 1 dR ( x ) n 2 ⇒ + + 1 − 2 R( x ) = 0 2 x dx x dx che è la nota equazione di Bessel, nel caso particolare di ν parametro intero (ν=n); la sua soluzione generale è esprimibile come combinazione lineare dei due integrali particolari Jn(x) e Yn(x), funzioni di Bessel di prima e seconda specie, rispettivamente: R ( x ) = B1J n ( x ) + B2Yn ( x ) L’equazione differenziale di Bessel è in genere definita per x>0 ( r>0), ma la sua soluzione generale ha una singolarità per x=0 (r=0), dovuta alla presenza della Yn(x) che diverge quando x → 0 . La R(x) è direttamente collegata ai valori delle grandezze fisiche del campo e.m. e deve perciò risultare determinata e finita in ogni punto della guida, 180 compresi quelli dell’asse r=0 B2=0 e R(r)= B1 ϑν(χr) L’autosoluzione T (r ,θ ) = R ( r )Θ(θ ) dell’equazione di Helmholtz assume quindi la forma: T (r ,θ ) = B1J n ( χ r ) [ A1 sin( nθ ) + A2 cos(nθ )] Questa espressione può essere posta in forma più compatta. Le costanti A1 e A2 possono sempre essere espresse in funzione di un’altra opportuna coppia di costanti (P, ) mediante le seguenti relazioni: A1 = −P sin ϕ A2 = P cos ϕ In questo modo si ha: A1 sin( nθ ) + A2 cos( nθ ) = −P sin ϕ sin(nθ ) + P cos ϕ cos( nθ ) = P cos( nθ + ϕ ) e ponendo B1C=P l’autosoluzione può essere scritta come segue: T (r ,θ ) = CJ n ( χ r )cos(nθ + ϕ ) con n = 0,1,2,... 2 χ = −kt 181 Onde TE: • L’autosoluzione per i modi TE è: hz ( r ,θ ) = CJ n ( χ r )cos( nθ + ϕ ) • Imponiamo la condizione al contorno: ∂hz / ∂n = 0 su s Nel sistema di riferimento che abbiamo scelto, il versore n0 della normale al mantello metallico ha direzione radiale (n0=r0 su s); per cui, avendo indicato con a il raggio della sezione della guida, la condizione al contorno diviene: ∂hz ( r ,θ ) dJ ( χ r ) = 0 ⇒ C cos( nθ + ϕ ) n =0 ∂r dr r =a r =a Questa condizione deve essere verificata per qualsiasi valore di : dJ n ( χ r ) I ⇒ = 0 ⇒ Jn ( χ a) = 0 dr r =a Indichiamo con ξ nI ,m = χ a l’m-esimo zero (ordinato secondo valori crescenti dell’argomento >0) della derivata della funzione di Bessel di prima specie 182 di ordine n. Ogni coppia di indici (n,m) individua il relativo χ per cui: ξ nI ,m χ = χ [ n,m ] = a Ricordando che si era posto: −kt2 = χ 2 è quindi determinato lo spettro degli autovalori dei modi TE[n,m] in guida d’onda circolare: 2 I ξ n,m n = 0,1,2 2 kt [ n,m ] = − con a m = 1,2,3 Il generico modo TE[n,m] è ricavabile dall’autofunzione: ξ nI ,m hz (r ,θ ) = CJ n a r cos(nθ + ϕ ) costante di ampiezza individuabile dalle condizioni di eccitazione angolo di fase connesso alla polarizzazione iniziale dell’onda e.m. 183 ordinamento degli zeri delle derivate I ξ1,1 m n valori numerici I I ξ 2,1 ξ 0,1 0 1 2 1 3.832 1.841 3.054 I ξ1,2 I I ξ 2,2 ξ 0,2 2 7.016 5.331 6.706 I ξ1,3 I I ξ 2,3 ξ0,3 3 10.174 8.536 9.970 184 Nell’ordinare le radici della J n ( χ a ) = 0 non abbiamo considerato lo zero ξ I = χ a = 0 (∀n ). A questo zero corrisponde l’autovalore kt2 nullo e si ha: I per per n≠0 n=0 (→ J n (0) = 0) : (→ J0 (0) = 1) : hz (r ,θ ) = 0 hz (r ,θ ) = C cos ϕ L’autosoluzione nulla o costante, dando luogo a campi e.m. privi di interesse, non viene presa in esame. Ciò comporta anche che in effetti kt2 è reale negativo. 185 • Deduciamo ora le varie componenti del campo TE[n,m]: ∇t [ ]= q10 ∂ [ ] + q 20 ∂ [ ] = r ∂ [ ] + θ h1 ∂q1 h2 ∂q2 0 ∂r ⇒ h t (r ,θ ) = hr (r ,θ )r 0 + hϑ (r ,θ )θ 0 = k z [ n,m ] ∂hz 1 ∂hz = 2 r0 +θ 0 kt [ n,m ] ∂r r ∂θ k z [ n,m ] Cn ξ nI ,m + − 2 Jn kt [ n,m ] r a e: 0 k z [ n,m ] k 2 t [ n ,m ] 1 ∂[ ] r ∂θ ∇t hz (r ,θ ) = I I k z [ n,m ] ξ n,m I ξ n,m C Jn = k2 a t [ n,m ] a r cos(nθ + ϕ ) r 0 + r sin(nθ + ϕ ) θ 0 jωµ et (r ,θ ) = er (r ,θ )r 0 + eθ (r ,θ )θ 0 = ht × z0 = k z [ n,m ] r0 θ0 = jωµ hr k z [ n,m ] 0 z0 hθ 0 = 0 1 jωµ jωµ hθ r 0 − hr θ 0 k z [ n,m ] k z [ n,m ] 186 • Riassumiamo le componenti trasverse di un’onda TE in guida circolare ideale: I jωµ n ξn,m er (r ,θ ) = −C 2 Jn r sin(nθ + ϕ ) kt [ n,m ] r a I I jωµ ξ n,m I ξn,m eθ (r ,θ ) = −C 2 Jn r cos(nθ + ϕ ) kt [ n,m ] a a ez (r ,θ ) = 0 k z [ n,m ] ξ nI ,m I ξ nI ,m hr (r ,θ ) = C 2 Jn kt [ n,m ] a a r cos(nθ + ϕ ) k z [ n,m ] n ξ nI ,m hθ (r ,θ ) = −C 2 Jn r sin(nθ + ϕ ) kt [ n,m ] r a ξnI ,m hz (r ,θ ) = CJ n r cos(nθ + ϕ ) a 187 • La legge di dipendenza da z è del tipo: Ze ( z ) = P1e kz z + P2e − kz z Zh ( z ) = −P1e kz z + P2e − kz z • Si ha quindi la completa conoscenza del campo TE: E = E t = et (r ,θ )Ze ( z ) = er (r ,θ )Ze ( z )r 0 + eθ (r ,θ )Ze ( z )θ 0 H = H t + H z z 0 = ht (r ,θ )Zh ( z ) + hz (r ,θ )Ze ( z )z 0 = = hr (r ,θ )Zh ( z )r 0 + hθ (r ,θ )Zh ( z )θ 0 + hz (r ,θ )Ze ( z )z 0 • La costante di propagazione kz risulta determinata per ogni modo dalla relazione: 2 I ξ k z [ n,m ] = k 2 − kt2[ n,m ] = −ω 2 µε c + n,m 188 a • Considerando il dielettrico non dissipativo è possibile individuare la frequenza di taglio di un modo tramite la: ωc2 µε = −kt2[n,m ] ξ nI ,m = a ⇒ fc [ m,n ] 2 ⇒ ωc = I 1 ξ n,m µε a I ωc c ξ n,m = = 2π 2π a Come al solito, si può osservare che la frequenza di cut-off di ogni modo dipende esclusivamente dalla struttura, tramite ε e µ del mezzo e la dimensione a della sezione. Con riferimento ai dati della tabella degli zeri delle derivate delle funzioni di Bessel di prima specie mostrata in precedenza, il minimo valore che la frequenza di taglio può assumere al variare degli indici m e n si ottiene per m=1 e n=1 (in corrispondenza del primo zero della derivata della funzione di I Bessel di prima specie di ordine 1: ξ1,1 = 1.841... ): fc [1,1] cξ nI ,m c = ≈ 0.293 2π a a il modo TE[n,m] è il modo dominante in 189 guida d’onda circolare Onde TM: • L’autosoluzione per i modi TM è: ez ( r ,θ ) = CJ n ( χ r )cos( nθ + ϕ ) • Imponiamo la condizione al contorno: ez = 0 su s ez ( r ,θ ) r =a = 0 ⇒ CJ n ( χ r )cos(nθ + ϕ ) r =a = 0 ⇒ J n ( χ a ) = 0 Indichiamo con ξ n,m = χ a l’m-esimo zero della funzione di Bessel di prima specie di ordine n. Ogni coppia di indici (n,m) individua il relativo χ : ξ χ = χ ( n,m ) = n,m a E’ quindi determinato lo spettro degli autovalori dei modi TM(n,m) in guida d’onda circolare (non consideriamo il caso banale, per n≠0, di ξ = 0 ): k 2 t ( n ,m ) ξ n,m = − a 2 con n = 0,1,2 m = 1,2,3 190 ordinamento degli zeri ξ0,1 m n valori numerici 0 1 2 ξ1,1 1 2.405 3.832 5.135 ξ 2,1ξ0,2 ξ1,2 ξ 2,2 ξ0,3 2 5.520 7.016 8.417 ξ1,3 3 8.654 10.174 11.620 191 Il generico modo TM(n,m) è ricavabile dall’autofunzione: ξ n,m ez (r ,θ ) = CJ n r cos(nθ + ϕ ) a Deduciamo le varie componenti del campo TM(n,m): k z ( n,m ) et (r ,θ ) = er (r ,θ )r 0 + eϑ (r ,θ )θ 0 = 2 ∇t ez (r ,θ ) = kt ( n,m ) k z ( n,m ) ∂ez 1 ∂ez = 2 r + θ 0 0 kt ( n,m ) ∂r r ∂θ k z ( n,m ) ξ n,m I ξ n,m C Jn = k2 a t ( n,m ) a r cos(nθ + ϕ ) r 0 + k z ( n,m ) Cn ξ n,m + − 2 Jn a kt ( n,m ) r r sin(nθ + ϕ ) θ 0 jωε c ht (r ,θ ) = hr (r ,θ )r 0 + hθ (r ,θ )θ 0 = z 0 × et = k z ( n,m ) r0 θ0 = jωε c 0 k z ( n,m ) er z0 0 1 =− eθ 0 jωε c jωε c eθ r 0 + er θ 0 k z ( n,m ) k z ( n,m ) 192 • Riassumiamo le componenti trasverse di un’onda TM in guida circolare ideale: k z ( n,m ) ξ n,m I ξ n,m er (r ,θ ) = C 2 Jn r cos(nθ + ϕ ) kt ( n,m ) a a k z ( n,m ) n ξ n,m eθ (r ,θ ) = −C 2 Jn r sin(nθ + ϕ ) kt ( n,m ) r a ξ n,m ez (r ,θ ) = CJn a r cos(nθ + ϕ ) jωε c n ξ n,m hr (r ,θ ) = C 2 Jn kt ( n,m ) r a r sin(nθ + ϕ ) jωε c ξ n,m I ξ n,m hθ (r ,θ ) = C 2 Jn kt ( n,m ) a a hz (r ,θ ) = 0 r cos(nθ + ϕ ) 193 • La legge di dipendenza da z è al solito del tipo: Ze ( z ) = P1e kz z + P2e − kz z Zh ( z ) = −P1e kz z + P2e − kz z • Si ha quindi la completa conoscenza del campo TM: E = E t + Ez z 0 = et (r ,θ )Ze ( z ) + ez (r ,θ )Zh ( z )z 0 = = er (r ,θ )Ze ( z )r 0 + eθ (r ,θ )Ze ( z )θ 0 + ez (r ,θ )Zh ( z )z 0 H = H t = ht (r ,θ )Zh ( z ) = hr (r ,θ )Zh ( z )r 0 + hθ (r ,θ )Zh ( z )θ 0 • La costante di propagazione kz risulta determinata per ogni modo dalla relazione: 2 ξ k z ( n,m ) = k 2 − kt2( n,m ) = −ω 2 µε c + n,m 194 a • Considerando il dielettrico non dissipativo è possibile individuare la frequenza di taglio di un modo tramite la: ξ n,m 2 2 ω c µε = −kt = a 2 ⇒ fc ( m,n ) = ⇒ ωc = 1 ξ n,m µε a ωc c ξ n,m = 2π 2π a 195 Modo dominante • Riferendosi ai dati forniti dai grafici e dalle tabelle sulle funzioni di Bessel e le loro derivate, è possibile ricavare lo spettro dei modi di propagazione in guida d’onda circolare (di sezione avente raggio a). Ricordando che: I ξ n ,m 2 kt [ n,m ] = − a I c ξ n,m fc [ m,n ] = 2π a λc [ m,n ] = c fc [ m,n ] = 2 2π a ξ nI ,m ξ n,m 2 kt ( n,m ) = − a c ξ n,m fc ( m,n ) = 2π a λc ( m,n ) = 2 2π a ξ n,m si può costruire una tabella di valori per i primi modi. 196 Ordine 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Modi TE 11 TM 01 TE 21 TE 01-TM 11 TM 21 TE 12 TM 02 TE 22 TE 02-TM 12 TM 22 TE 13 TM 03 TE 23 Zeri a|kt|2 (*) 1.841 3.389 2.405 5.784 3.054 9.327 3.832 14.684 5.135 26.368 5.331 28.420 5.520 30.470 6.706 44.970 7.016 49.224 8.417 70.846 8.536 72.863 8.654 74.892 9.970 99.401 afc (*) 8.784 11.475 14.572 18.284 24.501 25.437 26.338 31.997 33.477 40.161 40.729 41.292 47.572 λc/a (*) 3.413 2.613 2.057 1.640 1.224 1.179 1.138 0.937 0.896 0.746 0.736 0.726 0.630 (*) i valori numerici sono stati ottenuti considerando il raggio a della guida espresso in cm • Nella banda di frequenze comprese tra 8.784/a e 11.475/a GHz (nel caso ideale) si ha propagazione del solo modo dominante TE[1,1]. 197 • Le componenti del modo dominante TE[1,1] sono rappresentate dalle seguenti espressioni: / r J 2 1 ξ11 jωµ a a er (r ,θ ) = C sin (θ + ϕ ) / 2 r ξ11 eθ (r ,θ ) = C jωµ a r I J1 ξ11/ cos (θ + ϕ ) a / 2 11 ξ ez (r ,θ ) = 0 hr (r ,θ ) = −C j ω µε a − ξ 2 2 / 2 11 ξ11/ 2 hθ (r ,θ ) = C ja ω 2 µε a 2 − ξ11/ ξ11/ r I J1 ξ11/ cos (θ + ϕ ) a r J1 ξ11/ a sin θ + ϕ ( ) r r hz (r ,θ ) = CJ1 ξ11/ cos (θ + ϕ ) a 198 Dalle espressioni precedenti può dedursi l’andamento qualitativo delle linee di forza per il campo e.m. TE[1,1] : =0 = 0 campo elettrico campo magnetico L’orientamento delle linee di forza del campo e.m. è direttamente individuato dal valore di ϕ, generalmente determinato dalle condizioni di eccitazione iniziale. La polarizzazione dell’onda è perciò indipendente dalla struttura (ciò è giustificabile intuitivamente in quanto la simmetria radiale della sezione 199 della guida non presenta direzioni privilegiate). • Poiché nella guida possono propagarsi onde comunque polarizzate, alcune alterazioni (deformazioni, imperfezioni varie, ecc.) in pratica vanno a modificare, se rilevanti, la polarizzazione del campo: generalmente ciò comporta perdite di informazione. Per ovviare a questo tipo di inconvenienti, si è pensato, fra le altre cose, di utilizzare al posto delle guide circolari quelle a sezione ellittica, i cui assi definiscono direzioni privilegiate per le linee di forza. 200 Modi circolari e modi degeneri • La classe di modi TE[0,m] risulta particolarmente interessante. Dall’espressione generale dei TE, ponendo n=0, si ottiene: er (r ) = 0 I I jωµ ξ0,m I ξ0,m eθ (r ) = −C 2 J0 kt [0,m ] a a ez (r ) = 0 k z [0,m ] ξ0,I m I ξ0,I m hr (r ) = C 2 J0 kt [0,m ] a a hθ (r ) = 0 r cos ϕ r cos ϕ ξ0,I m hz (r ) = C cos ϕ J0 r a Questi modi sono detti circolari elettrici in quanto il campo elettrico che (come quello magnetico) dipende solo da r, è puramente circonferenziale. 201 • Linee di forza del campo elettrico per i modi circolari elettrici (criterio di Faraday): TE[0,1] TE[0,2], e e r ξ oI 1 eθ ∝ J r a I 0 r ξ oI 2 eθ ∝ J r a I 0 202 • Analisi dell’attenuazione dei modi circolari elettrici: Essendo sempre nulla la componente circonferenziale del campo magnetico htτ = ht ⋅ s 0 = hr (r )r 0 ⋅ θ 0 = 0 I ed il mantello metallico della guida è percorso solo da correnti circonferenziali. Le perdite energetiche dovute alle dissipazioni per effetto Joule di queste correnti, possono essere valutate attraverso la costante di attenuazione per unità di lunghezza αz(ω). Secondo la notazione già adottata si ha: αz [0,m](ω)=C(ω) (infatti il termine L(ω) si annulla). αz[0,m](ω) Allora i modi circolari elettrici presentano un’attenuazione sempre minore all’aumentare della frequenza, tendendo a ω → ∞ zero con ordine 3/2 per. (ωc,0) ω203 La bassa attenuazione alle alte frequenze dei TE[0,m] rispetto ai generici TE[m,n], ha suggerito l’uso dei modi circolari per collegamenti a grande distanza. Questo tipo di trasmissione comporta però problemi di carattere tecnico che generalmente si manifestano quando si lavora con frequenze maggiori di quelle della banda unimodale (per evitare questo inconveniente si cerca di rendere massima l’attenuazione per i modi parassiti, ossia per i modi indesiderati di ordine inferiore, ad esempio con guide ad elica). • Dalla proprietà delle funzioni di Bessel: J0 ( x ) = −J1( x ) I si ha che gli zeri della derivata della funzione di Bessel di ordine zero coincidono con quelli della funzione di Bessel di ordine uno: ξ 0,I m = ξ1,m m = 1,2,3... ⇒ kt2[0,m ] = kt2(1,m ) ⇒ k z [0,m ] = k z (1,m ) 204 I modi circolari elettrici TE[0,m] e i modi TM(1,m) sono pertanto degeneri. Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Strutture guidanti a due o più conduttori • Alcune fra le più note strutture guidanti a più conduttori: linea bifilare microstriscia linee a striscia cavo coassiale linea bifilare schermata 205 • Le strutture guidanti a più conduttori possono essere divise in: - strutture dal contorno metallico aperto (il campo e.m. invade tutto lo spazio) - strutture dal contorno metallico chiuso (il campo e.m. rimane sostanzialmente confinato all’interno di un mantello conduttore schermante) • Le strutture guidanti ideali a più conduttori con mezzo trasmissivo omogeneo ed isotropo sono caratterizzate dalla fondamentale proprietà di poter trasmettere onde TEM (oltre a quelle TE e TM). Per le microstrisce, costituite da dielettrico non omogeneo (esistendo due mezzi trasmissivi diversi), non è possibile avere la propagazione di onde TEM. • Ricordiamo alcune proprietà dei campi TEM: - un campo TEM propagantesi in una struttura guidante ideale (metallo con g=∞), con dielettrico non dispersivo, omogeneo ed isotropo, a simmetrica cilindrica, ha per definizione nulle le componenti longitudinali di E e H : Ez = Hz = 0 E = E t = e t ( q 1, q 2 ) Z e ( z ) H = H t = h t ( q 1, q 2 ) Z h ( z ) Z e ( z ) = P1e k z z + P2 e − k z z Z h ( z ) = − P1e k z z + P2 e − k z z 206 inoltre si ha: k z2 = −ω 2 µε c = k 2 k t2 = 0 - Se il dielettrico è anche non dissipativo (g=0): αz = 0 2 2 k z = −ω µε ⇒ k z = α z + j β z = j ω µε ⇒ ω β = ω µε = z c ed il modo TEM può propagarsi senza attenuazione a qualsiasi frequenza (il caso ω=0 rappresentando un campo elettrostatico): esso risulta allora il modo dominante, avendo i campi TE e TM frequenza di taglio non nulla. La banda di regime unimodale è pertanto delimitata dalla frequenza di taglio del primo modo di ordine superiore (che, come può dimostrarsi, risulta sempre un TE). - Dalla dipendenza lineare con la frequenza della costante di fase dell’onda TEM, consegue che le relative velocità di fase, dell’energia e di gruppo coincidono fra loro, risultando indipendenti da ω e pari alla velocità della luce nel mezzo c: 207 u z = uw = u g = c sistema non dispersivo • In realtà la presenza di dissipazioni energetiche modifica le considerazioni teoriche: le correnti che si generano sui mantelli metallici implicano generalmente l’esistenza di componenti assiali dei campi e.m., per cui non si ha un vero e proprio modo TEM ma piuttosto un modo ibrido. • Per quanto riguarda il problema e.m. sulla generica sezione trasversale, si ha che per un’onda TEM e t ( q1, q 2 ) e h t ( q1, q 2 ) sono tra loro ortogonali: e t = ZTEM h t × z 0 L’impedenza d’onda è indipendente dalla forma della struttura e coincide con l’impedenza caratteristica del mezzo in cui si ha propagazione: ZTEM = µ εc 208 • Abbiamo visto che e t ( q1, q 2 ) risulta irrotazionale e solenoidale in regioni prive di sorgenti, potendosi collegare ad un potenziale scalare mediante la relazione seguente: e t ( q1, q 2 ) = −∇ t Φ ( q1, q 2 ) dove Φ deve soddisfare l’equazione di Laplace: ∇ t2 Φ ( q1, q 2 ) = 0 in ogni punto della sezione S esterna ai conduttori, risultando costante sul bordo di ognuno di essi. • Come già dimostrato, soluzioni Φ non costanti possono aversi solo in campi non semplicemente connessi, cui corrispondono strutture guidanti costituite da più conduttori disgiunti. 209 • Analizziamo per semplicità linee guidanti costituite da due conduttori ideali con dielettrico omogeneo, isotropo e privo di perdite. 1 s1 s2 S A l0 z0 1 B s1 A l0 B 2 S s2 2 struttura a due conduttori chiusa struttura a due conduttori aperta Le condizioni al contorno sono Φ = ϕ 1 sul bordo s1 del conduttore 1 Φ = ϕ 2 sul bordo s2 del conduttore 2 Per l’esistenza di campi TEM deve imporsi: ϕ1 ≠ ϕ 2 210 • L’integrale di linea di e t sul piano trasverso fra un generico punto A su s1 e uno B su s2, lungo un qualsiasi percorso orientato l ∈ S (con versore l0), è dato da: ∫ ∫ e t ⋅ l 0 dl = l ( A ,B ) −∇ t Φ ⋅ l 0 dl = − l ( A ,B ) ∂Φ dl = ∫ ∂l l ( A ,B ) = − [ Φ ( B ) − Φ ( A ) ] = ϕ 1 − ϕ 2 = V0 esso è cioè indipendente dal percorso scelto, coincidendo col valore V0 = ϕ 1 − ϕ 2 • Proprietà analoghe si possono dedurre per E t : ∫ l ( A ,B ) E ⋅ l 0 dl = ∫ E t ⋅ l 0 dl = Z e ( z ) l ( A ,B ) ∫ e t ⋅ l 0 dl l ( A ,B ) = Z e ( z )V0 = V ( z ) Si può quindi definire un’onda di potenziale V(z). 211 (+) (−) • Per il campo diretto E t e per quello riflesso E t si ha rispettivamente: ∫ (+) ⋅ l 0 dl = P2 e − jk z zV0 = V ( + ) ( z ) Et l ( A ,B ) ∫ (−) Et ⋅ l 0 dl = P1e jk z zV0 = V ( − ) ( z ) l ( A ,B ) e per l’onda di potenziale possiamo scrivere: V ( z ) = V ( + ) ( z ) + V ( − ) ( z ) • Consideriamo ora il campo magnetico: la sua circuitazione sul piano trasverso lungo una linea s (di versore s0) circondante un conduttore, diviene per il teorema di Stokes: ∫ H ⋅ s s 0 ds = ∫ H s t ⋅ s 0 ds = ∫ ∇ ×H t ⋅ z 0 dS z0 n0 S' Sc S' dove S ' è la superficie piana (orientata secondo la convenzione per cui si vede s percorsa in verso antiorario) delimitata da s. s0 sc s 212 Dall’equazione di Maxwell: ∇ × H = j ωε E + J ⇒ ∇ × H t = j ωε E t + J si ricava: ∫ H s t ⋅ s 0 ds = ∫ ( jωε E t + J ) ⋅ z 0 dS = S' ∫ j ωε E t ⋅ z 0 dS + S' ∫ J ⋅z 0 dS S' in cui il primo integrale a secondo membro è nullo ( E t ⊥ z 0 ). La densità di corrente è presente solo sulla superficie esterna del conduttore che si è ipotizzato ideale, si ha infatti la nota condizione di continuità (n0 uscente dal metallo): n 0 × H t = J S = JS z 0 su sc La densità superficiale di corrente J S A ⋅ m − 1 è diretta assialmente, si ha quindi: ∫ J ⋅z S' 0 dS = ∫ J sc S ⋅ z 0 ds = ∫ J S ds sc 213 La circuitazione di H t diviene allora: ∫ H t ⋅ s 0 ds = s ∫ J S [A] ds = Ι sc dove con I si è indicata la corrente che percorre la superficie esterna del conduttore in direzione longitudinale: essa è considerata positiva se J S è concorde con z0 ( J S > 0 ), negativa se discorde ( J S < 0 ). L’espressione trovata rappresenta la Legge di Ampere. J S e I risultano dipendenti dalla coordinata z secondo la stessa legge di variazione Z h ( z ) del campo magnetico; infatti: ∫ H t ⋅ s 0 ds = Z h ( z ) ∫ h t ( q1, q 2 ) ⋅ s 0 ds = s s ∫ J S ( q1, q 2 , z ) ⋅ z 0 ds = I ( z ) sc e pertanto: J S ( q 1, q 2 , z ) = Z h ( z ) j S ( q 1, q 2 ) Ι( z ) = Ι 0 Z h ( z ) con I0 costante. In tal modo il problema in funzione delle sole coordinate trasverse diventa, n 0 × h t = j S = jS z 0 su: sc essendo ∫ h ( q , q t s 1 2 ) ⋅ s 0 ds = ∫ j sc S ( q1, q 2 ) ⋅ z 0 ds = ∫ j sc S ( q1, q 2 )ds = Ι214 0 • Analogamente a quanto visto per V(z), si definisce un’onda di corrente I(z): (+) ∫Ht ⋅ s 0 ds = P2 e − jk z z Ι 0 = Ι ( + ) ( z ) s (−) ∫Ht ⋅ s 0 ds = − P1e jk z z Ι 0 = −Ι ( − ) ( z ) s Ι( z ) = Ι ( + ) ( z ) − Ι ( − ) ( z ) • Riassumendo, il problema della determinazione del campo e.m. TEM è riconducibile ad un problema di tipo statico, risultando Φ, et , ht indipendenti da ω. La componente et è infatti generata da due conduttori aventi differenza di potenziale elettrostatico V0. La componente ht è generata dalle correnti stazionarie ±I0 che percorrono in versi opposti le superfici metalliche. 215 • Accenniamo ora al comportamento di un campo e.m. generico, avente le componenti longitudinali di E e H non nulle. Infatti, come già osservato, non è possibile avere in pratica modi guidati propriamente del tipo TEM, TE o TM, a causa delle dissipazioni. Cercheremo anche di chiarire quali sono i limiti entro i quali è ragionevole approssimare i campi reali con quelli ideali. In una struttura guidante a più conduttori il generico campo e.m. soddisfa le equazioni di Maxwell: ∇ × E = − j ωµ H ⇒ ∫∇ ×E ⋅z 0 dS = S ∫ E ⋅ s 0 ds = ∫ − j ωµ H ⋅ z 0 dS s S essendo S una qualsiasi superficie piana di contorno s. La precedente espressione (legge di Faraday-Neumann-Lentz), ricordando che: Ez z0 ⊥ s0 H t ⊥ z0 E t = Ze et H z = Z e hz assume la forma: ∫ E s t ⋅ s 0 ds = − j ωµ ∫ H z ⋅ z 0 dS ⇒ S ∫ e s t ⋅ s 0 ds = − j ωµ ∫ hz dS S 216 Quindi il campo elettrico trasverso è in genere non conservativo, per la presenza di un flusso assiale di induzione magnetica variabile (generante una forza elettromotrice indotta): si ha conservatività (per ω >0) solo se hz = 0 su S (campi TM e TEM). Analogamente si ottiene: ∇ × H = j ωµε E + J ⇒ ∫∇ ×H ⋅z 0 dS = S ∫ H ⋅ s 0 ds = ∫ j ωε E ⋅ z 0 dS + ∫ J ⋅ z 0 dS s S S La precedente espressione ricordando che: Hz z0 ⊥ s0 E t ⊥ z0 H t = Zh ht E z = Z h ez ed indicando con ∫J ⋅z 0 dS = ∑ ∫ J i S si ⋅ z 0 ds = ∑ Ι i i s ci la somma algebrica delle correnti longitudinali che percorrono le superfici sci dei conduttori concatenati con s ( Ι ( z ) = Z ( z )Ι ), abbiamo: i ∫ H s t h 0i ⋅ s 0 ds = j ωε ∫ E z dS + ∑ Ι i ⇒ ∫ h t ⋅ s 0 ds = j ωε ∫ e z dS + ∑ Ι 0 i217 S i s S i La non conservatività del campo magnetico è causata, oltre che dalle eventuali correnti di conduzione, anche dalla presenza della corrente di spostamento, legata al flusso assiale di D = ε E : questa è nulla (per ω>0) solo se e z = 0 su S (campi TE e TEM). In definitiva è lecito ricondurre l’analisi di campi e.m. reali alla teoria ideale fin qui svolta per i modi TE, TM, TEM, per quella gamma di frequenze che rendono trascurabili i valori della correnti di spostamento (TE), di induzione (TM), o di entrambe (TEM). 218 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Cavo coassiale • La struttura guidante considerata (conduttore e dielettrico perfetti) è la seguente: Sistema di riferimento: coordinate cilindriche q1=r, q2=θ, z=z y x z θ0 z0 r θ 2a S diametro esterno del conduttore interno 2b diametro interno del conduttore esterno 219 • L’espressione delle componenti sul piano trasverso per il TEM si ottiene dalla: ∇ t2 Φ ( q1, q 2 ) = 0 su S con le condizioni al contorno: Φ = ϕa costante sul bordo del conduttore interno sa Φ = ϕb costante sul bordo del conduttore esterno sb • In coordinate polari: ∂ 2 Φ ( r ,θ ) 1 ∂Φ ( r ,θ ) 1 ∂ 2 Φ ( r ,θ ) ∇ Φ ( r ,θ ) = + + 2 =0 2 2 ∂r r ∂r r ∂θ Φ = ϕa per r = a, ∀ θ 2 t Φ = ϕb per r = b, ∀ θ • Con il metodo di separazione delle variabili si può ricavare l’autofunzione nella forma: Φ ( r ,θ ) = R ( r )Θ (θ ) 220 d 2R ( r ) 1 dR ( r ) 1 d 2 Θ (θ ) Θ (θ ) + Θ (θ ) + 2 R (r ) =0 2 2 dr r dr r dθ Moltiplicando per la quantità r 2 / R Θ (dove l’autosoluzione Φ = R Θ = 0 è priva di interesse): r 2 d 2R r dR 1 d 2Θ + + =0 2 2 R dr R dr Θ dΘ r 2 d 2R r dR 1 d 2Θ ⇒ + =− 2 R dr R dr Θ dΘ2 L’uguaglianza tra i due membri, uno funzione della sola r, l’altro della sola θ, è verificata soltanto qualora questi assumano, al variare di r e θ, il medesimo valore costante: r 2 d 2R r dR 1 d 2Θ 2 + = − = ν R dr 2 R dr Θ dΘ2 r 2 d 2R r dR 2 + − ν =0 2 R dr R dr ⇒ 2 d Θ 2 ν = − Θ 221 2 dΘ La seconda equazione è la nota equazione dei moti armonici, avente la soluzione: per ν ≠0 Θ (θ ) = A1 sin(νθ ) + A2 cos(νθ ) ν =0 per Θ (θ ) = A1θ + A2 Affinchè Φ = R Θ risulti costante sul contorno metallico R ( a )Θ (θ ) = ϕ a R ( b )Θ (θ ) = ϕ b la funzione Θ deve considerarsi indipendente da θ, il che implica: ν =0 e A1 = 0 ⇒ Θ (θ ) = A2 = cos t Per la R(r) si ha allora l’equazione differenziale: r 2 d 2R r + R dr 2 R d dR ⇒ r dr dr dR d 2 R dR =0⇒r + =0 2 dr dr dr A3 dR dR = 0 ⇒ = ⇒ = r A 3 dr dr r 222 Integrando: R ( r ) = A3 ln r + A4 con A3, A4, costanti. L’autosoluzione Θ risulta dunque in questo caso indipendente dalla coordinata θ, avendosi (ponendo A2A3=C1 e A2A4=C2): Φ ( r ,θ ) = Φ ( r ) = A2 ( A3 ln r + A4 ) = C1 ln r + C 2 Le costanti C1 e C2 sono direttamente legate ai valori del potenziale Φ sul contorno ed alle dimensioni a e b della struttura, si hanno infatti le condizioni: per r = a, ∀ θ ϕ a = C1 ln a + C 2 per r = b, ∀ θ ϕ b = C1 ln b + C 2 ⇒ ϕ b − ϕ a = C1 ln b − C1 ln a ⇒ C1 = ϕb − ϕa ln( b / a ) ϕ a ln b = C1 ln a ln b + C 2 ln b ϕ b ln a = C1 ln a ln b + C 2 ln a ⇒ ϕ a ln b − ϕ b ln a = C 2 ln b − C 2 ln a ⇒ C 2 = ϕ a ln b − ϕ b ln a ln( b / a ) 223 In definitiva si ha per il potenziale scalare: 1 (ϕ b − ϕ a ) ln r + ϕ a ln b − ϕ b ln a Φ (r ) = ln ( b / a ) • Le espressioni del campo e.m. per il modo fondamentale in cavo coassiale sono date da: E = E t = et Ze H = H t = ht Zh Le componenti e t , h t si ricavano da Φ con le note formule di derivazione: d Φ (r ) ϕa − ϕb 1 V0 1 e t ( r ) = −∇ t Φ ( r ) = − r0 = r0 = r0 dr ln( b / a ) r ln( b / a ) r h t (r ) = 1 ZTE M z 0 × e t (r ) = ε ϕa − ϕb 1 θ0 = µ ln ( b / a ) r ε 1 V0 θ0 µ ln( b / a ) r Il campo elettrico risulta puramente radiale, quello magnetico puramente circonferenziale (essi sono indipendenti da θ e le loro intensità variano secondo 1/r): il loro verso è determinato dal segno della differenza di 224 potenziale ϕ a − ϕ b = V0 . • Linee di forza del campo TEM: ϕa > ϕb ϕa < ϕb L’autofunzione Φ è interpretabile fisicamente come potenziale elettrostatico della struttura in esame: in pratica la scelta del valori ϕ a e ϕ b è arbitraria, risultando invece determinata la sola differenza di potenziale tra i due conduttori ϕ a − ϕ b = V0 . Ricordando l’espressione di Φ(r) si osserva che questa è definita a meno di una costante additiva: il modo fondamentale è comunque ricavabile senza indeterminazione, dipendendo unicamente da V0 (le espressioni dei campi e.m. sono infatti legate a ∇ t Φ( r ) su cui la costante additiva non influisce). 225 Potenza • La potenza media P (valor medio della potenza istantanea in un periodo) trasmessa nella linea coassiale, è esprimibile come parte reale del flusso del vettore di Poynting complesso attraverso la sezione S: 0 ≤ θ ≤ 2π a≤r ≤b S: P = Re ∫ S 1 ∗ E ×H ⋅ z 0 dS 2 Nelle ipotesi poste (struttura ideale priva di perdite) per il TEM si ha: k z = j β z = j ω µε per cui considerando la sola onda progressiva si ha: ∗ PP ∗ P = Re ∫ 2 2 e t × h t ⋅ z 0 dS 2 S dove: ∗ ∗ e t × h t ⋅ z 0 = z 0 × e t ⋅ h t = ZTEM h t ⋅ h t P2 P2 ⇒P = 2 ∗ µ ∗ h h ⋅ t t dS ∫ ε S ∗ 226 • Per il cavo coassiale: ht = ⇒P = P2 P2 = 2 ∗ P2 P2 2 ∗ V0 ε 1 θ0 µ ln( b / a ) r µ ε V0 ⋅ ε µ ln( b / a ) 2 2 θ = 2π r = b ∫ θ ε V0 b 2π ln = π a µ ln( b / a ) =0 1 ∫r = a r 2 rdrdθ = ε V0 ∗ P2 P2 ln( b / a ) µ 2 Le condizioni di eccitazione iniziale sulla potenza determinano il valore di P2. 227 Attenuazione • Per il calcolo della costante di attenuazione α z del modo dominante in cavo coassiale, ricordiamo l’espressione generale valida per un TEM guidato: 2 ∗ αz = 1 Pd ( z ) = 2 P (z) ωε 8g ∫ hτ ⋅ hτ ds s ∫ h S ∗ t ⋅ h t dS = ∂Φ ∂ n ds ∫ ωε s 8 g ∇ t Φ 2 dS ∫ S che era stata ricavata utilizzando il metodo di perturbazione, nell’ipotesi di buon conduttore, dielettrico perfetto, sola onda progressiva. • Nel caso del cavo coassiale si ha: (s=sa+sb ds=rdθ dS=rdrdθ) V0 ∂Φ ( r ) d Φ ( r ) 1 = = ∇ t Φ(r ) = ∂n dr ln( b / a ) r αz = θ = 2π θ = 2π 1 V02 1 rd θ + rd θ 2 2 2 ∫ ∫ r ωε ln ( b / a ) θ = 0 r θ =0 r =a r = b θ = 2π 8g V02 1 rdrd θ 2 2 ∫ ∫ ln ( b / a ) r = a θ = 0 r r =b 228 ⇒ αz = 1 1 2π + ωε a b = 8 g 2π ln( b / a ) 1 1 ωε a + b 8 g ln( b / a ) La costante di attenuazione dipende, oltre che dalla frequenza e dalle caratteristiche dei materiali usati, anche dalla geometria della struttura, tramite a e b. • Per ottimizzare la trasmissione d’energia in cavo coassiale è importante calcolare il particolare rapporto tra le dimensioni trasversali dei conduttori (ad es. b/a) per cui si abbia la minima perdita di potenza. La costante di attenuazione può essere riscritta come segue (fissate la frequenza e la dimensione b del conduttore esterno): αz = ωε a+b = 8 g ab ln( b / a ) ωε 1 1 + ( b / a ) 8 g b ln( b / a ) =C 1+ x ln x 229 Calcoliamo il valore minimo dell’attenuazione: dα z ln x − (1 + x ) / x 1 =c = 0 ⇒ ln x = + 1 2 dx ln x x che risolta numericamente o graficamente fornisce: x opt = ( b / a )ottimale ≅ 3.591 ⇒ ( a / b )ottimale ≅ 0.278 Inoltre si ha: α z m in = C 1+ x (1 + x ) / x = Cx opt ≅ 3.591C = x opt 3.591 ωε b 8g Fissato il rapporto ottimale tra b e a si può notare che l’attenuazione diminuisce ulteriormente al crescere dei diametri dei conduttori ed ovviamente all’aumentare della loro conducibilità. 230 • La possibilità di avere attenuazioni sempre minori all’aumentare delle dimensioni del cavo viene limitata dal fatto che al crescere di a e b diminuisce il valore della frequenza di taglio del primo modo di ordine superiore, restringendosi così l’ampiezza della banda di lavoro in regime unimodale. Per la propagazione a frequenze elevate, le dimensioni dei cavi coassiali devono perciò essere opportunamente delimitate, in considerazione anche di problemi di carattere pratico (peso, ingombro, costo, …). • In funzione delle dimensioni del cavo, della conducibilità del metallo e della frequenza, l’attenuazione minima del modo TEM è: α z m in = 9.470 ⋅ 10 −6 1 b f g Np ⋅ m − 1 1 b f g dB ⋅ km − 1 ovvero, poiché 1Np ≅ 0.115 dB : α z m in = 1.089 ⋅ 10 − 3 231 Esempio: linea coassiale in rame g Cu ≅ 5.8 ⋅ 10 7 α ( Cu ) = 1.243 ⋅ 10 − 9 z m in f b Np ⋅ m − 1 ; S ⋅ m −1 α ( Cu ) = 1.430 ⋅ 10 −7 z m in f b dB ⋅ km − 1 In realtà queste formule hanno carattere puramente teorico: i cavi utilizzati in pratica hanno infatti dimensioni normalizzate, con rapporti b/a leggermente diversi da quello ottimale; si ha ad es.: 1) b=0.475 cm, a=0.130 cm b/a ≈ 3.654; ZC=77.7 Ω 2) b=0.220 cm, a=0.060 cm b/a ≈ 3.667; ZC=77.9 Ω In questi due casi il calcolo dell’attenuazione dà rispettivamente: 1) α ( Cu ) ≅ 2.6 ⋅ 10 −7 f 2) α ( Cu ) ≅ 5.65 ⋅ 10 −7 f z m in z m in Np ⋅ m − 1 ≅ 3 ⋅ 10 − 5 f Np ⋅ m − 1 ≅ 6.5 ⋅ 10 − 5 f dB ⋅ km − 1 dB ⋅ km − 1 232 • Per il calcolo dell’attenuazione per unità di lunghezza delle strutture guidanti finora esaminate, abbiamo supposto le perdite energetiche derivanti unicamente dalle dissipazioni sui mantelli metallici (costituiti da un buon conduttore), ipotizzando invece perfetto il dielettrico. • Talvolta è inevitabile l’uso di mezzi trasmissivi dissipativi, in particolare nei cavi coassiali. E’ allora interessante determinare le perdite generate, per effetto Joule, dalle correnti di conduzione in un dielettrico non ideale. In un mezzo omogeneo ed isotropo con g≠0: ∇ × H = j ωε E + J = j ωε E + g E = j ωε c E La ricerca delle soluzioni del problema agli autovalori sul piano trasversale per i TE, TM e TEM, consistente in generale nell’integrazione della: ∇ t2T = k t2T in cui k t2 è definito dalle proprietà geometriche della struttura, è sostanzialmente indipendente dalle caratteristiche del dielettrico. Le espressioni delle componenti possono quindi ottenersi da quelle ideali 233 semplicemente sostituendo εc a ε. Importanti conseguenze si hanno invece per la costante di propagazione e quindi anche per quella di attenuazione. Il calcolo della costante di attenuazione relativa al dielettrico (con conduttore perfetto), comporta in genere notevoli difficoltà di carattere analitico, dipendendo fra l’altro dal particolare valore di k t2. Con opportune approssimazioni è facilmente ricavabile una forma particolarmente significativa per la costante di attenuazione dei modi TEM, per i quali il valore di k z coincide con quello di k ( k t2 = 0 ): e t = −∇ t Φ ht = εc z0 × et µ (dove la funzione Φ è la stessa del caso ideale) k z2 = k 2 = −ω 2 µε c = −ω 2 µε + j ωµ g ⇒ kz = α z + j βz = −ω 2 µε + j ωµ g = j ω µε 1 − jg ωε 234 Nei buoni dielettrici le correnti di conduzione sono molto minori di quelle di spostamento (piccole perdite) per cui: g E << j ωε E ⇒ g << ωε Allora ricordando che per |x|<<1 si ha con buona approssimazione (sviluppo in serie di MacLaurin arrestato al termine di primo grado): x 1− x ≅ 1− 2 per k z si può scrivere: jg g k z ≅ j ω µε 1 − = 2ωε 2 µ + j ω µε ε Si ha cioè: αz ≅ g 2 µ ε β ≅ ω µε In tal caso è lecito considerare il modo TEM come un’onda piana che si propaga con costante di fase lineare con ω, attenuandosi lungo z 235 proporzionalmente al valore di g. Naturalmente si può anche determinare la costante di attenuazione con riferimento al suo significato fisico: αz = 1 Pd ( z ) 2 P (z) P ( z ) − P ( z + dz ) = Pd ( z )dz = ⇒ Pd ( z ) = 1 ∗ g E ⋅ E dSdz ⇒ ∫S 2 1 ∗ g E ⋅ E dS ∫S 2 1 1 ∗ ∗ g E ⋅ E dS g E ⋅ E dS ∫ ∫ 2 1 Pd ( z ) 1 1 2 S g S = = = αz = 1 ∗ 2 P (z) 2 Re 2 1 ε 2 ∗ E × H ⋅ z S d E ⋅ E dS 0 ∫S 2 ∫ 2 µS Si è utilizzato ancora un metodo di perturbazione, ipotizzando che piccole perdite non alterano la configurazione del campo e.m. ideale: ε c → ε . 236 µ ε • Nel cavo coassiale si possono considerare separatamente le perdite dovute ai conduttori ed al dielettrico, qualora esse non siano troppo grandi. Vale cioè, approssimativamente, la relazione: 1 Pd ( z ) 1 Pd ( dielettrico ) ( z ) + Pd ( conduttore ) ( z ) αz = = = 2 P (z) 2 P (z) = α zd + α zc 237 Modi TE e TM • Esaminate le proprietà del modo dominante (TEM), vengono ora considerati i modi di ordine superiore (TE, TM) in cavo coassiale. ∇ t2T = k t2T per onde TE h z ( r ,θ ) T = e per onde TM e z ( r ,θ ) TE : ∂ h z / ∂ r = 0 su s ( r = a, r = b;0 ≤ θ ≤ 2π ) TM : e z = 0 su s ( r = a, r = b;0 ≤ θ ≤ 2π ) • Col metodo di separazione delle variabili si giunge, come nel caso di guida circolare, alle seguenti espressioni: T (r ,θ ) = R ( r )Θ(θ ) Θ(θ ) = A1 sin ( nθ ) + A2 cos ( nθ ) = P cos(nθ + ϕ ) R ( x ) = B1J n ( χ r ) + B2Yn ( χ r ) con con n = 0,1,2,... χ 2 = −kt2 > 0 238 • La condizione B2=0 che si doveva imporre nella guida circolare per avere un campo e.m. ovunque finito, non è necessaria in generale nel caso di cavo coassiale. La divergenza della Yn ( χ r ) per r tendente a zero, infatti, non influisce sulla determinazione dell’autosoluzione, definita ora nella corona circolare S. Si può però avere B2=0 nel caso degenere a=0, ovvero di una guida circolare con filo metallico assiale. T (r ,θ ) = P cos( nθ + ϕ ) [B1J n ( χ r ) + B2Yn ( χ r )] n = 0,1,2,... con : 2 2 χ = − k t • ONDE TE: hz (r ,θ ) = P cos(nθ + ϕ ) [B1Jn ( χ r ) + B2Yn ( χ r )] ∂hz ∂r = r =a ∂hz ∂r =0 r =b 239 dJ n ( χ r ) dYn ( χ r ) θ ϕ P cos( n + ) B + B 2 1 =0 dr dr r =a r =a ⇒ dYn ( χ r ) P cos(nθ + ϕ ) B dJ n ( χ r ) + B2 1 =0 dr dr r =b r =b Dovendo ciò essere verificato per qualsiasi θ, si ottiene: B1J nI ( χ a ) + B2YnI ( χ a ) = 0 I I B J ( b ) + B Y χ 1 n 2 n ( χ b) = 0 Tale sistema omogeneo di due equazioni in due incognite (B1, B2) ammette soluzioni diverse dalla banale (autosoluzioni) se e solo se il determinante dei coefficienti è nullo: J nI ( χ a )YnI ( χ b ) − J nI ( χ b )YnI ( χ a ) = 0 che può anche porsi nella forma: J nI ( χ a ) J nI ( χ b ) B2 = I =− I Yn ( χ a ) Yn ( χ b ) B1 n = 0,1,2,... equazione caratteristica 240 Si dimostra che l’equazione caratteristica dei modi TE in cavo coassiale ammette per ogni n (fissati a e b) un’infinità numerabile di soluzioni χ. L’m-esima radice (m=1,2,3,…) dell’equazione caratteristica di indice2 n per i I I TE, è indicata con χ nm cui corrisponde l’autovalore kt2[n,m ] = − ( χ nm ) con n=0,1,2,…;m=1,2,… Il problema analitico della determinazione delle soluzioni dell’equazione caratteristica può essere semplificato attraverso una normalizzazione opportuna che fa comparire il rapporto tra i diametri dei conduttori. Infatti, ponendo bχ = ξ , per cui a χ = aξ / b = qξ (con q=a/b), si ha: J nI (qξ ) J nI (ξ ) = I I Yn (qξ ) Yn (ξ ) n = 0,1,2,... I La soluzione ξ nm risulta dunque sempre la stessa per ogni classe di cavi coassiali aventi un determinato valore di q; da questa è poi possibile risalire all’autovalore per ciascun cavo: 2 I I ξ nm ξ nm I 2 χ nm = ⇒ kt [ n,m ] = − 241 b b • ONDE TM: ez (r ,θ ) = P cos(nθ + ϕ ) [B1Jn ( χ r ) + B2Yn ( χ r )] ez r =a = ez r =b =0 P cos(nθ + ϕ ) B1J n ( χ r ) + B2Yn ( χ r ) = 0 r =a r =a ⇒ P cos(nθ + ϕ ) B1J n ( χ r ) r =b + B2Yn ( χ r ) r =b = 0 B1Jn ( χ a ) + B2Yn ( χ a ) = 0 ⇒ B1J n ( χ b ) + B2Yn ( χ b ) = 0 E di nuovo esistono autosoluzioni se e solo se: J n ( χ a )Yn ( χ b ) − Jn ( χ b )Yn ( χ a ) = 0 Jn ( χ a ) Jn ( χ b ) B = =− 2 Yn ( χ a ) Yn ( χ b ) B1 n = 0,1,2,... equazione caratteristica 242 Si dimostra che l’equazione caratteristica dei modi TM in cavo coassiale ammette per ogni n (fissati a e b) un’infinità numerabile di soluzioni χ. L’m-esima radice (m=1,2,3,…) dell’equazione caratteristica di indice2 n per i TM, è indicata con χ nm cui corrisponde l’autovalore kt2( n,m ) = − ( χ nm ) con n=0,1,2,…;m=1,2,… Il problema analitico della determinazione delle soluzioni dell’equazione caratteristica può essere semplificato ponendo bχ = ξ , per cui a χ = aξ / b = qξ (con q=a/b): Jn (qξ ) Jn (ξ ) = Yn (qξ ) Yn (ξ ) n = 0,1,2,... La soluzione ξ nm risulta dunque sempre la stessa per ogni classe di cavi coassiali aventi un determinato valore di q; da questa è poi possibile risalire all’autovalore per ciascun cavo: 2 ξ ξ χ nm = nm ⇒ kt2( n,m ) = − nm b b 243 I • Si può ricavare analiticamente che fra tutte le soluzioni ξ nm e ξ nm , quella I avente valore minimo è la ξ1,1 , cui corrisponde il primo modo d’ordine superiore TE[1,1] (delimitante la banda di range unimodale). Per tale modo si ha: kt2[n,m ] ξ = − b ωc [ n,m ] = c I nm I ξ1,1 (q ) 2 1.9 I ξ nm b I c ξ nm fc [ n,m ] = 2π b b λc [ n,m ] = 2π I ξ nm 1.0 0 1 q 244 I • Al diminuire del raggio del conduttore interno ( a → 0 ,q → 0 ), il valore di ξ1,1 essendo: J1I (qξ ) J1I (ξ ) lim I =0= I q →0 Y (qξ ) Y1 (ξ ) 1 si ottiene semplicemente dal primo zero della J1I (ξ ) = 0 che si ha quando I ξ = ξ1,1 = 1.841... Pertanto, nel caso limite di a → 0, il primo modo di ordine superiore in cavo coassiale tende ad assumere lo stesso autovalore, nonché la stessa frequenza di taglio e la stessa configurazione, del modo dominante in guida circolare (di raggio b). • Il caso limite a → b , q → 0 , è privo di interesse, non esistendo più in pratica il mezzo trasmissivo; l’equazione caratteristica, e quindi B1 e B2, risultano in effetti indeterminate. • Fissato un valore di q, il modulo di kt2 ed il valore di fc di ogni modo diminuiscono al crescere delle dimensioni del cavo, riducendosi tra l’altro la 245 banda del range unimodale. I • La tabella fornisce lo spettro dei primi per un cavo coassiale con q=0.278 ξ1,1 (valore ottimale per l’attenuazione del TEM): Ordine - Modi TEM Zeri ( ) - bfc (*) 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 TE 11 TE 21 TE 31 TM 01 TE 01 – TM 11 TE 12 TE 41 TM 21 TE 22 TE 51 TM 31 TE 61 TM 41 TE 32 1.611 2.990 4.190 4.272 4.589 5.072 5.318 5.401 6.304 3.419 6.463 7.506 7.514 7.793 7.685 14.269 19.993 20.384 21.897 24.199 25.377 25.769 30.081 30.630 30.838 35.815 36.331 37.185 λc/b (*) ℕ 3.901 2.101 1.499 1.471 1.369 1.239 1.181 1.163 0.997 0.979 0.972 0.837 0.825 0.806 (*) i valori numerici sono stati ottenuti considerando il raggio esterno b del cavo e λc espressi in cm, fc espressa in GHz. 246 • Come nella guida circolare, i modi TE[0,m] e TM(1,m) sono degeneri, essendo: J0I ( x ) = −J1 ( x ) Y0I ( x ) = −Y1 ( x ) .... • Diamo infine le espressioni delle componenti dei campi TE e TM. I Indicando per semplicità le χ nm e χ nm con χ , e ponendo: I a J χ n b B2 JnI (a χ ) JnI (b χ ) − = I = I = B1 Yn (a χ ) Yn (b χ ) I a Yn χ b si ha per i modi TE: I a Jn χ b Y ( χ r ) hz (r ,θ ) = PB1 cos(nθ + ϕ ) Jn ( χ r ) − n a I Yn χ b 247 h t ( r ,θ ) = h ( r ,θ ) = k z r kt2 ⇒ k hθ (r ,θ ) = z2 kt et (r ,θ ) = kz k z ∂hz 1 ∂hz ∇ h = r + θ 0 = hr r 0 + hθ θ 0 0 t z 2 2 kt kt ∂r r ∂θ I a Jn χ b kz ∂hz Y I ( χ r ) =− PB1 cos(nθ + ϕ ) J nI ( χ r ) − n 2 a ∂r −k t I Yn χ b I a Jn χ b 1 ∂hz k z PB1n sin(nθ + ϕ ) Y ( χ r ) =− 2 Jn ( χ r ) − n a r ∂θ kt r I Yn χ b jωµ jωµ jωµ ht × z0 = h r + h θ × z = ( r 0 θ 0) 0 ( hθ r 0 − hr θ 0 ) = er r 0 + eθ θ 0 kz kz kz jωµ e ( r , θ ) = hθ r kz ⇒ e (r ,θ ) = − jωµ h r θ kz 248 Analogamente si ha per i modi TM: a χ J n b Y ( χ r ) ez (r ,θ ) = PB1 cos(nθ + ϕ ) Jn ( χ r ) − n a Yn χ b e t ( r ,θ ) = kz k z ∂ez 1 ∂ez ∇ e = r + θ 0 = er r 0 + eθ θ 0 0 t z 2 2 kt kt ∂r r ∂θ a Jn χ b ∂ k e k Y I ( χ r ) e ( r ,θ ) = z z = − z PB cos(nθ + ϕ ) J I ( χ r ) − 1 n n 2 r a kt2 ∂r −k t Yn χ b ⇒ a Jn χ b k z 1 ∂ez k z PB1n sin( nθ + ϕ ) Y ( χ r ) eθ ( r ,θ ) = 2 =− 2 Jn ( χ r ) − n kt r ∂θ kt r I a Yn χ 249 b h t (r ,θ ) = jωε c jωε c jωε c z0 × et = z 0 × ( er r 0 + eθ θ 0 ) = ( −eθ r 0 + er θ 0 ) = hr r 0 + hθ θ 0 kz kz kz jωε c h ( r , ) = − eθ θ r kz ⇒ h ( r ,θ ) = jωε c e r θ kz • Le leggi di dipendenza con z sono le solite per i TE e i TM: Ze ( z ) = P1e kz z + P2e − kz z Zh ( z ) = −P1e kz z + P2e − kz z k z = −ω 2 µε c − kt2 250 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Guida d’onda a piatti paralleli con due dielettrici y ε = ε r ε 0 (dielettrico privo di perdite) b c a εr x • Caratteristiche simili alla microstriscia. • Il modo dominante è di tipo TM che tende ad un TEM per f → 0 . • Per frequenze basse la costante di propagazione è β= ω √LC, dove L e C sono l’induttanza e la capacità per unità di lunghezza, rispettivamente. • Esiste un modo di propagazione superficiale che ha un campo concentrato in 251 prossimità dell’interfaccia aria-dielettrico. • Parete elettrica (PE): n×E = 0 Parete magnetica (PM): n × H = 0 Una PM può essere inserita laddove il campo magnetico tangenziale è nullo senza disturbare il campo elettromagnetico. Inoltre su una PM n ⋅ E = 0 . • Assumiamo che, essendo la struttura indefinita lungo l’asse x, il campo TM sia dipendente da y e z ma non da x. ∂E ∂E ∂E Poiché Ez = Ez ( y , z ) e E t ∝ ∇t Ez = x 0 z + y 0 z = y 0 z ∂x ∂y ∂y si ha: E t = E y y 0 ⇒ H t ∝ z 0 × ∇t Ez = H x x 0 ovvero: H y = 0 Quindi per il modo TM sono diversi da zero solo E y , E z , H x Si può inserire una PM lungo ogni superficie x=cost. senza alterare il campo. Assumiamo che siano inserite due PM in x = ±w . b -w y In questo modo ci riconduciamo ad una guida d’onda chiusa da PE in y=0,b e da PM in x = ±w . +w x 252 • Poiché il modo si propaga parte in aria e parte nel vuoto ci aspettiamo un valore di β z compreso fra quello che assumerebbe nel vuoto e quello in un dielettrico indefinito di costante dielettrica ε r: ω µ 0ε 0 < β z < ω µ 0ε 0ε r • Studiamo l’andamento di Ez(y,z): Ez ( y , z ) = Ce − kz z ez ( y ) 2 ∂ ∇t2ez = kt2ez ⇒ 2 ez = kt2ez ∂y k 2 = −ω 2 µ0ε 0ε r , 2 2 k − k z kt2 = 02 2 k − k z nell ' aria nel dielettrico k0 = −ω 2 µ0ε 0 2 • Poiché il campo elettrico tangenziale e quello magnetico tangenziale si devono conservare, all’interfaccia la costante kz deve essere la stessa. 253 • Poniamo: jl nel dielettrico kt = jp nell’aria essendo: ⇒ k02 + p 2 = k 2 + l 2 k z2 = k02 − kt2 = k02 + p 2 = k 2 + l 2 l 2 − p 2 = k02 − k 2 = (1 − ε r ) k02 • Dobbiamo risolvere: d 2ez 2 + l ez 2 dy 0≤y ≤a d 2ez 2 + p ez 2 dy a≤y ≤b con le condizioni al contorno: ez ( y ) = 0 in y=0,b ez (a − ) = ez (a + ) ε r ∂ez l 2 ∂y y =a− continuità campo elettrico tangenziale 1 ∂ez = 2 p ∂y continuità campo magnetico tangenziale y =a + 254 • Espressioni complete delle componenti trasverse: Ey = k z ∂ez − kz z e 2 kt ∂y Hx x 0 = kz 1 ∂ez k z ∂ez jωε C z × ∇ e = z × y = − x Y 0 0 0 TM t z 0 kt2 ZTM kt2 ∂y kt2 ∂y ⇒ H x = −YTM k z ∂ez − kz z e 2 kt ∂y Quindi avremo: k z ∂ez nel dielettrico l 2 ∂y ey = k z ∂ez nell’aria p 2 ∂y jωε 0ε r ∂ez j ε r k0Y0 ∂ez jωεC k z ∂ez − = − = − 2 2 k k 2 ∂y l ∂ y l ∂y z t hx = jk Y ∂e nell’aria − 02 0 z p ∂y nel dielettrico 255 • L’impedenza d’onda ( tale che e t = Zh t × z 0 ) è diversa nelle due regioni. • Risolvendo le eq. differenziali per ez(y) nelle due regioni si ha: C1 sin(ly ) ez ( y ) = C2 sin [ p(b − y )] 0≤y ≤a a≤y ≤b C1,C2 costanti • Continuità campo elettrico: C1 sin( la ) = C2 sin [ p(b − a )] = C2 sin( pc ) (posto c = b − a ) • Continuità campo magnetico: εr 1 C l cos( la ) = C2 p [ − cos( pc )] 1 2 2 l p ε 1 ⇒ r C1 cos(la ) = − C2 cos( pc ) l p 256 ⇒ l tan(la ) = −ε r p tan( pc ) Questa equazione va risolta assieme alla l 2 − p 2 = (1 − ε r ) k02 Si ottiene un’infinità di risultati, cioè ∞ modi TM si possono propagare. • Poiché k z = k02 + p 2 = k 2 + l 2 = −ω 2 µ0 ε 0 + p 2 = −ω 2 µ0ε r ε 0 + l 2 per valori di p e l crescenti si ottengono modi che non si propagano, infatti per p > ω µ0 ε 0 kz è puramente reale ed il campo si attenua esponenzialmente lungo z, cioè non si propaga. • Ricordiamo che k z = α z + j β z 257 Per un modo propagante nella struttura senza perdite (ideale) deve essere α z = 0 ⇒ j β z = −ω 2 µ0ε 0 + p 2 = −ω 2 µ0ε r ε 0 + l 2 •Perché si abbia ω µ 0ε 0 < β z < ω µ 0ε 0ε r dovremo ammettere la possibilità che p sia immaginario, ad esempio p=jp0 con p0 reale. Indicando con l0 il valore corrispondente di l abbiamo: l 0 tan( l 0a ) = ε r p0 tanh( p0c ) 2 2 2 2 + = − = − l p 1 ε k ε 1 ω µ 0ε 0 ( ) ( ) 0 r 0 r 0 258 Soluzione a bassa frequenza: Se f è piccola k0 è molto piccolo (es.: f=1MHz k0 =0.02094 rad/m) l0 e p0 piccoli. Assumiamo poi che b sia limitato a pochi centimetri anche l0a e p0c piccoli. Perciò: ɶ l 0 2a = ε r p0 2c l 0 tan( l 0a ) = ε r p0 tanh( p0c ) ⇒ Dalla l 02 + p02 = ( ε r − 1) ω 2 µ0ε 0 segue che: 2 ε − 1 a ω µ 0ε 0 ( ) r 2 p = 0 Per βz abbiamo, quindi: a + εr c β z = − j −1 ω 2 µ0ε 0 + p02 = ω 2 µ0ε 0 + p02 = = ω 2 µ 0ε 0 ε r − 1) aω 2 µ0ε 0 ( + a + εr c = ω µ 0ε 0 εr b = ω µ 0ε 0 ε e a + εr c def: εe costante dielettrica efficace 259 Calcoliamo, in situazione statica, la capacità C per unità di lunghezza e l’induttanza L per unità di lunghezza. y Jz -w z 0 +w x Sulla superficie interna del conduttore superiore: n × H = J ⇒ −y 0 × H x x 0 = Jz z0 ⇒ H x z0 = Jz z0 ⇒ H x = Jz 260 L’energia magnetica immagazzinata per unità di lunghezza è pari a (vedremo fra poco che Hx non dipende da x e da y in questo caso): Wm = che deve coincidere con: La corrente è: Si ottiene quindi: µ0 4 b +w ∫∫ H x dxdy = 2 0 −w µ0 2 wbJ z 2 1 2 LΙ z 4 Ι z = 2wJ z L= µ0 b 2w 261 La capacità C per unità di lunghezza è la serie di: a) capacità di un condensatore a piatti paralleli di lunghezza unitaria, larghezza 2w, altezza a, riempito di dielettrico e b) capacità di un analogo condensatore di altezza c, riempito di aria. Quindi: C = Cd // Ca con: Cd = ε r ε 0 2w a ε 0 2w Cd = c CC 2w ε r ε 0 ⇒C = a d = Ca + Cd ε r c + a Dalle espressioni ricavate per L e C segue che: ω LC = ω ε r ε 0 µ0 b ≡ βz, εr c + a c.v .d . 262 Continuità di ez per y=a: C1 sin(l 0a ) = C2 j sinh p0c per piccoli valori di l0a e p0c: C1 sin(l 0a ) l 0a C2 = ≅ − jC1 j sinh p0c p0c Campi e.m. per a≤y≤b : ez ≅ C1l 0 y kz j βz ∂ez βz et = 2 ∇ t ez = y0 = −j C1 y 0 2 kt −l 0 ∂y l0 ht = j ωε c k 2 t z 0 × ∇t ez = x 0 jY0ω µ0ε 0 εr l0 (ex = 0) C1 263 Campi e.m. per a≤y≤b : (aria) l 0a l 0a ez ≅ C2 p(b − y ) = C2 jp0 (b − y ) = − jC1 jp0 (b − y ) = C1 (b − y ) p0 b b β z l 0a j β z ∂ez ey ≅ = − j 2 C1 p0 ∂y p0 c x 0 hx ≅ j ωε c 2 0 p z 0 × ∇t ez = − x 0 j ωε 0 ∂ez p02 ∂y jω µ0ε 0Y0 l 0a l 0aε r Y0ε r ω µ ⇒ hx ≅ − − C = j Y C = j ε C1 ω µ ε 1 0 0 0 1 0 0 2 2 p0 c l0 a l0 264 Nel limite di bassa frequenza (ω → 0 ): poiché: kt2 = β z2 − ω 2 µ0ε 0 ω µ 0ε 0 < β z < ω µ 0ε 0ε r e: ω →0 ω 2 µ0ε 0 → 0 2 ⇒ k t β → 0 z →0 l nel dielettrico p in aria inoltre: p in aria ⇒ ez → 0! ez ∝ l nel dielettrico 265 Il modo TM diventa quasi TEM! Invece ey e hx rimangono costanti. Calcolo la tensione V fra il conduttore piano superiore e quello inferiore: 0 b a b b 0 0 a V = ∫ ey dy = − ∫ ey dy = − ∫ ey dy − ∫ ey dy = − j βz l0 C1 ( a + ε r c ) inoltre: l0 = ε r p02c a = ω µ0ε 0 ε r ( ε r − 1) c a + εr c εr b βz = ω µ 0ε 0 a + εr c ⇒ V = jC1 b (a + εr c ) (ε r − 1) c La corrente totale sul conduttore superiore è pari a: Ι z = 2wJ z = 2wH x ≅ 2whx infatti siamo nel caso βz ≅ 0. 266 E’ quindi possibile definire l’impedenza caratteristica della linea di trasmissione associata al modo di propagazione come: V V Z Zc = = = 0 Ι z 2whx 2w (ε r c + a ) b εr ≡ L C • Nel limite di bassa frequenza ho: - modo di propagazione quasi-TEM (ez ≅ 0, non esattamente =0) - costante di propagazione e impedenza caratteristica determinate da induttanza e capacità distribuite statiche. 267 Soluzione ad alta frequenza: ω µ 0ε 0 , l0 e p0 sono grandi tanh (p0c) ≅ 1 e quindi: l 0 tan( l 0a ) = ε r p0 tanh( p0c ) ≃ ε r p0 = ε r (ε r − 1) ω 2 µ0ε 0 − l02 equazione indipendente dalla distanza b fra i piatti paralleli Riprendiamo le soluzioni già trovate per ez(y): C1 sin( ly ) ez ( y ) = C2 sinh [ p( b − y )] 0≤y ≤a a≤y ≤b Dalla continuità per y=a si ottiene: C2 = − j C1 sin(l 0a ) sinh p0 (b − a ) 268 Inserendo l’espressione di C2 in quella di ez(y) per a≤y≤b si ha: ez ( y ) = C1 sin( l 0a ) sinh [ p0 ( b − y )] sinh [ p0 ( b − a )] Poiché siamo nel limite di p0 grandi: e p0 ( b − y ) ez ( y ) ≅ C1 sin(l 0a ) p0 ( b −a ) = C1 sin(l 0a )e − p0 ( y −a ) e Quindi ez(z) decade in modo esponenziale dall’interfaccia aria dielettrico e non dipende da b, purché p0c= p0(b-a) sia grande. Questo campo è guidato dall’interfaccia aria-dielettrico anche se il conduttore superiore è portato all’infinito. E’ un modo superficiale perché il suo campo è confinato in prossimità della superficie guidante. ez a y 269 Per analizzare le proprietà di propagazione dei modi dobbiamo risolvere l’equazione agli autovalori, già trovata: l 0 tan( l 0a ) = ε r La prima soluzione per l0 si ha per: π l 0a < 2 (ε r − 1) ω 2 µ0ε 0 − l02 cioè: l0 < π 2a Nella regione delle alte frequenze, quindi, l0 rimane limitato mentre ω µ 0ε 0 2 e p0 sono molto grandi (si ricordi che p0 = ( ε r − 1) ω 2 µ0ε 0 − l 02 ). Avremo inoltre: ω 2 µ 0ε 0ε r > ω 2 µ 0ε 0 >> l 02 ricordando che j β z = −ω 2 µ 0ε 0ε r + l 2 = −ω 2 µ 0ε 0ε r − l 02 ≅ −ω 2 µ 0ε 0ε r si ottiene β z ≅ ω µ 0ε 0ε r 270 Quindi passando dalle basse alle alte frequenze β z varia da a ε r ω µ 0ε 0 . Risolvendo per ogni frequenza le equazioni: ε e ω µ 0ε 0 l 0 tan(l 0a ) = ε r p0 tanh ( p0c ) 2 2 2 l 0 + p0 = ( ε r − 1) ω µ0ε 0 si può costruire la curva mostrata in figura che fornisce l’andamento della costante dielettrica efficace in funzione della frequenza: εe (valore a frequenze elevate) εr εr b ω µ 0ε 0 a + εr c (valore statico) 0 10 20 30 f [GHz] 271 Naturalmente per valori crescenti di l0a si ottengono altri modi superficiali di propagazione. Oltre a tali modi ci sono quelli “non superficiali” che si ottengono per valori di p reali. Analogamente anche i modi TE si dividono in superficiali e non. Per a → 0 ci si riconduce al caso di guida a piatti paralleli con un solo dielettrico nella quale si propagano modi TEM, TM, TE. Il caso di guida a piatti paralleli si può considerare come un caso particolare di guida rettangolare quando il lato a della guida si estende all’infinito. Si deve inoltre tener conto del fatto che, in tal caso, il modo TM0 coincide con quello TEM. 272 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Linea di trasmissione a microstriscia substrato piano di massa Linea di trasmissione a microstriscia modo quasi-TEM Linea a piatti paralleli (due dielettrici) Cavo coassiale Linea a piatti paralleli (un solo dielettrico) modo TEM puro 273 • A frequenze “basse” (fino a qualche GHz, di solito) si propaga un modo quasi-TEM. • Fino a circa 1 GHz la microstriscia può essere caratterizzata tramite la capacità e l’induttanza distribuite, analogamente alla guida d’onda a piatti paralleli con due dielettrici. Non è, però, possibile ricavare formule analitiche semplici per questi parametri, in generale, ed anche l’analisi statica non è molto semplice. Si possono ricavare soluzioni formali da risolvere con metodi numerici. • Bassa frequenza si riferisce al rapporto fra le dimensioni lineari e la lunghezza d’onda. Questo rapporto stabilisce la regione per la quale la microstriscia può essere studiata in maniera adeguata usando il modo quasiTEM. Nei Microwave Integrated Circuits (MIC) con larghezza del conduttore superiore di circa 100 µ, la larghezza della regione a “bassa frequenza” si può estendere fino a 20÷30 GHz. 274 Formule pratiche per la costante dielettrica efficace, l’impedenza caratteristica e l’attenuazione: εe ≅ εr + 1 εr − 1 2 + 2 1 H 1 + 12 w 60 8H w w ln + ≤1 w 4H H εe Z0 ≅ 120π ε e w + 1.393 + 0.667 ln w + 1.444 H H w >1 H 275 Per una assegnata impedenza caratteristica Z0 ed una costante dielettrica ε r il rapporto w/H è dato da: 8e A w ≤2 2A e −2 H w ≅ H 2 0.61 εr − 1 B − 1 − ln ( 2B − 1) + ln ( B − 1) + 0.39 − π ε ε 2 r r w >2 H dove: A= Z0 ε r + 1 ε r − 1 0.11 + 0.23 + 60 2 ε r + 1 εr 377π B= 2Z 0 ε r 276 Attenuazione dovuta a perdite dielettriche: αd ≅ ω µ 0ε 0 ε r ( ε e − 1) tan δ 2 ε e ( ε r − 1) Np m dove tan δ è la tangente delle perdite del dielettrico. Attenuazione dovuta a perdite nel conduttore: αc ≅ Rs Z 0w Np m dove: Rs = ωµ 0 2σ resistività superficiale del conduttore. In genere: α c >> α d 277 Microonde - Campi e.m. nelle strutture guidanti Linee di trasmissione e modi di propagazione • Lo studio della propagazione dei modi in una guida d’onda può essere condotto non solo studiando direttamente le proprietà dei campi elettromagnetici, a partire dalle equazioni di Maxwell, ma anche tramite l’associazione di ciascun modo con una linea di trasmissione appropriata. • Linea di trasmissione: modello matematico, basato su equazioni differenziali, che lega due funzioni di variabile reale: tensione V(z) e corrente I(z) che, in generale, non hanno significato fisico. I(z) I(z)+dI V(z)+dV V(z) z z+dz 278 • Le equazioni differenziali, dette dei telegrafisti o delle linee di trasmissione, che legano V e I sono: dV dz = −Z Ι d Ι = −YV dz dove Z e Y sono, rispettivamente, l’impedenza e l’ammettenza per unità di lunghezza della linea e sono dette costanti primarie della linea. Queste equazioni furono ricavate per lo studio delle linee bifilari, successivamente si capì che erano utilizzabili anche per lo studio della propagazione in altre strutture. • La propagazione in una linea di trasmissione può essere studiata facendo uso delle costanti primarie oppure delle costanti secondarie, per le quali valgono le definizioni: Z impedenza caratteristica η= Y k z = ZY costante di propagazione 279 • Abbiamo già visto che i modi TE, TM e TEM che si propagano nelle strutture guidanti hanno dei campi trasversi che ammettono una fattorizzazione del seguente tipo: ( H (q , q , z ) = h (q , q ) ( −P e E t (q1, q2 , z ) = et (q1, q2 ) P1e kz z + P2e − kz z t 1 2 t 1 2 1 kz z ) + P2e − kz z ) • Inoltre abbiamo introdotto l’impedenza d’onda η z tramite la quale abbiamo espresso il legame fra et e ht: e t = ηz h t × z 0 ηz [TE ] jωµ = , kz ηz [TM ] kz = , jωε ηz [TEM ] µ = ε • Vale, inoltre, la relazione di separabilità o di dispersione: k z2 + kt2 = −ω 2 µε 280 • Se le strutture guidanti sono prive di perdite, ovvero hanno conduttore e dielettrico perfetti, si ha: kt2 reale e negativo • Di conseguenza, in assenza di perdite, la costante kz può essere: attenuazione senza propagazione (sotto cut-off ) reale kz propagazione (sopra cut-off ) immaginaria • Se la struttura è priva di perdite et e ht sono o entrambi reali o entrambi immaginari. • et e ht soluzioni di equazioni differenziali omogenee possono essere normalizzati in maniera arbitraria. La determinazione del coefficiente di proporzionalità può essere fatta se si considera l’eccitazione della guida. Trattando la guida solo in propagazione rimane l’arbitrarietà. 281 • Le proprietà del campo elettromagnetico, come abbiamo visto, sono espresse tramite due funzioni: una dipende dalle variabili trasverse e non ci interessa in questo argomento, l’altra dipende dalla variabile longitudinale. Questa dipendenza può essere descritta con il modello delle L.d.T.? • Introduciamo due costanti arbitrarie Ke e Kh e poniamo: 1 kz z − kz z E t (q1, q2 , z ) = K e P1e + P2e et (q1, q2 ) Ke ( ( H t (q1, q2 , z ) = K h −P1e ( V ( z ) = K e P1e kz z + P2e − kz z ) ) kz z + P2e − kz z ) 1 ht (q1, q2 ) Kh ( Ι( z ) = K h −P1e kz z + P2e − kz z ) • Deriviamo le ultime due relazioni: dV Ι( z ) = K e k z P1e kz z − P2e − kz z = −K e k z dz Kh ( ) dΙ V (z) = K h k z −P1e kz z − P2e − kz z = −K h k z dz Ke ( ) 282 • Se, a questo punto, poniamo: Kekz =Z Kh Khkz =Y Ke otteniamo le equazioni: dV dz = −Z Ι d Ι = −YV dz cioè proprio le equazioni delle L.d.T. • Ke e Kh non sono indipendenti, infatti: Ke Z = = Kh kz Z Z = =η Y ZY 283 • Rimane da verificare che il trasferimento di potenza lungo la linea e quello del modo generico siano uguali. - Linee di trasmissione: potenza trasmessa in una generica sezione: 1 P = V Ι∗ 2 - Struttura guidante: potenza trasmessa in una generica sezione S: 1 ∗ P = ∫ E t × H t ⋅ z 0dS 2S Dalle posizioni fatte in precedenza si ha: V (z) Et = et Ke Ι( z ) Ht = ht Kh 284 Sostituendo: 1 V ( z ) Ι( z )∗ ∗ P= e h × t ⋅ z 0 dS ∗ ∫ t 2 Ke Kh S Per avere una corretta corrispondenza fra i due metodi dovrà risultare, perciò: ∗ ∫ et × ht ⋅ z0dS = KeK h ∗ S Di conseguenza Ke e Kh non sono entrambe arbitrarie: lo è solo una. Inoltre et e ht sono determinate a meno di costanti, quindi la quantità: ∗ ∫ et × ht ⋅ z0dS S può essere normalizzata come si vuole. Poniamo, allora: ( ) ∫ et × ht ⋅ z0dS = ηz ∫ ( ht × z0 ) ⋅ ht × z0 dS = ∗ S S ∗ ∗ = ηz ∫ ht ⋅ ht dS = e j 2ϕ S 285 Ovvero: ηz ⋅ ht ⋅ ht ∗dS = 1 ∫S ∠ηz = 2ϕ Poiché per ogni modo η z è noto ϕ è noto! L’associazione dei modelli è quindi corretta se: K h = η −1/ 2 K e = η K h ⇒ 1/ 2 η K e K h = 1 K = e per i moduli Ke K = η h K K ∗ = e j 2ϕ e h ∠K e − ∠K h = ∠η ⇒ ∠η = 2ϕ ≡ ∠ηz ∠K e − ∠K h = 2ϕ per le fasi Una delle due fasi ∠K e e ∠K h è arbitraria; se scegliamo: ∠K e = ϕ ⇒ ∠K h = −ϕ 286 In conclusione: K e = η 1/ 2 e jϕ = η1/ 2 −1/ 2 − jϕ e = η −1/ 2 K h = η V ( z ) = η1/ 2 P1e kz z + P2e − kz z −1/ 2 −P1e kz z + P2e − kz z Ι( z ) = η ( ( ) ) E t (q1, q2 , z ) = η −1/ 2V ( z )et (q1, q2 ) 1/ 2 H t (q1, q2 , z ) = η Ι( z )ht (q1, q2 ) Kekz Z = ηk z = Kh Y = K h k z = 1 k z η Ke Rimane solo l’arbitrarietà sul |η|. Scegliendo tale valore abbiamo più formulazioni. 287 I formulazione: η = ηz ⇒ η = ηz e la linea equivalente ha tensione e corrente: ( ( ) ) V ( z ) = ηz1/ 2 P1e kz z + P2e − kz z −1/ 2 η Ι ( z ) = −P1e kz z + P2e − kz z z con: Z = ηz k z 1 Y = kz ηz II formulazione: η = 1 ⇒ η = e j 2ϕ Z = e j 2ϕ k z 2ϕ = ∠η = ∠ηz Y = e − j 2ϕ k z 288 La teoria sviluppata vale: in strutture ideali prive di perdite a. a1. in propagazione (κz=βz) a2. in attenuazione (kz=αz) b. in strutture con perdite solo dielettriche (kz= αz+jβz) ma con conduttore perfetto. Conclusione La propagazione di un modo guidato può essere studiata tramite una linea equivalente tale che: 1) la costante di propagazione della linea è uguale a quella del modo considerato 2) la fase dell’impedenza caratteristica della linea è uguale alla fase dell’impedenza d’onda del modo considerato 3) il modulo dell’impedenza caratteristica può essere fissato a piacere la linea associata non è unica! 289 Specializziamo i risultati precedenti ai vari modi. Modo TM: ηz = • Scegliendo kz jωε c η = ηz ⇒ η = ηz kz k 2 − kt ω c2 µε ⇒ Z = η k z = ηz k z = = = jωµ + jωε c jωε c j ωε c 2 2 ωc: pulsazione di cut-off del modo considerato jωεc=g+jωε ω c2 µε ⇒ Z = jωµ + = jωµ + g + jωε Y= kz η = kz ηz 1 g ωc2 µε = jωε c = g + jωε + jωε ωc2 µε 290 Circuito equivalente (di lunghezza infinitesima, ovvero di tipo distribuito): ω c2 µε dz g µ dz 1 ω µ 2 c dz 1 dz g dz ε dz 291 Se il dielettrico è perfetto il circuito equivalente diventa: µ dz 1 ω µ 2 c dz ε dz 292 • Scegliendo η =1 Z = e j 2ϕ jωε cηz ⇒ − j 2ϕ Y = e jωε cηz Rappresentazione circuitale utile solo per g=0 e ω >ωc, cioè dielettrico senza perdite e modo in propagazione. In tal caso: ωc k z = jω µε 1 − = j β z ω 2 Z = e j 2ϕ j β z ⇒ − j 2ϕ Y e j βz = ηz = βz ωε è reale ⇒ ϕ = 0 Z = j β z ⇒ Y = j β z 293 Circuito equivalente: ωc β z dz = ω dz µε 1 − ω 2 ω β z dz = ω dz µε 1 − c ω 2 i parametri sono dipendenti dalla frequenza, al contrario dei parametri del caso precedente. 294 Modo TE: ηz = jωµ kz • Scegliendo η = ηz ⇒ η = ηz ⇒ Z = ηk z = ηz k z = jωµ k 2 − kt jωε c jωµ + ω c2 µε kz Y= = = = = = η ηz jωµ jωµ jωµ kz kz 2 2 = g + jωε + 1 jω ωc2ε 295 Circuito equivalente: µ dz 1 dz g 1 ω ε 2 c ε dz dz dz 296 Se il dielettrico è perfetto il circuito equivalente diventa: µ dz 1 ω ε 2 c dz ε dz • Scegliendo η =1 si ottengono le stesse espressioni del modo TM. 297 Modo TEM: ηz = µ ε kt = 0 ⇒ k z2 = k 2 = −ω 2 µε • Scegliendo η = ηz ⇒ η = ηz µ µ ⇒ Z = ηk z = kz = jω µε = jωµ ε ε Y = 1 η kz = jω µε µ /ε = j ωε Circuito equivalente: µ ε 298 • Scegliendo Z = η k z = k z = k = j ω µε η = 1⇒ 1 Y = k z = jω µε η Circuito equivalente: µε µε • Per il modo TEM in entrambe le formulazioni i parametri circuitali sono non dispersivi (non variano con la frequenza). • Per il modo TEM il circuito equivalente è lo stesso per ogni struttura. Al contrario, per i modi TE e TM, tramite la frequenza di cut-off, cioè l’autovalore e di conseguenza le condizioni al contorno, i parametri del circuito equivalente 299 variano da un modo all’altro e da una struttura all’altra. • Nel caso dei modi TEM è possibile far ricorso ad una III formulazione che permette, al contrario di quanto accade per i modi TE e TM, di dare un significato fisico diretto alle funzioni V(z) e I(z). In particolare V(z) è la tensione fra i due conduttori e I(z) è la corrente che percorre un conduttore (nell’altro scorre in verso opposto). Per le onde TEM: ∇ ϕ =0 2 t et = −∇tϕ ht = 1 ηz z 0 × et µ ηz = ε t0 s0 1 2 1 e 2 siano i due conduttori della struttura guidante. L’integrale di linea tra di essi è indipendente dal cammino scelto ed è pari alla differenza di potenziale 300 fra essi. ∂ϕ V = ∫ et ⋅ s 0ds = − ∫ ds =ϕ1 − ϕ 2 ∂s 1 1 2 2 Inoltre la circuitazione del campo magnetico su una linea, che prendiamo coincidente con quella che delimita il cavo che circonda un conduttore, è pari alla corrente che scorre nel conduttore stesso: n entrante Ι = ∫ t 0 ⋅ ht dt = 1 =− 1 ηz 1 ηz ∫ t 0 ⋅ z0 × et dt = 1 ∫ n ⋅ ∇ϕ dt = − 1 1 ηz ∫ t 0 × z 0 ⋅ et dt = 1 ∂ϕ dt ∫ ηz 1 ∂n 1 L’impedenza caratteristica è, in questo caso, definita come il rapporto tra la differenza di potenziale fra i conduttori e la corrente che li percorre, cioè: ∂ϕ ds ∫ ∂s ϕ −ϕ η = 1 2 = ηz 1 = ∂ϕ Ι ∫ ∂n dt 1 2 ∂ϕ ds ∫ µ 1 ∂s ε ∂ϕ dt ∫ ∂n 1 2 301 In questa formulazione interviene la geometria della struttura (negli integrali che intervengono nella definizione di η), al contrario di quanto accade nelle altre due formulazioni già viste per il modo TEM. Riepilogando in questa formulazione: η= ϕ1 − ϕ 2 (k z = jω µε ) Ι ∂ϕ ∫1 ∂s ds Z = ηk z = jωµ ∂ϕ ∫ ∂n dt 1 2 Y= 1 η k z = jωε ∂ϕ ∫ ∂n dt 1 ∂ϕ ∫1 ∂s ds 2 ϕ1,ϕ 2 , Ι sono funzioni di z. Nel caso in cui è presente la sola onda progressiva si ottiene una impedenza caratteristica η che non dipende da z, come deve essere per una L.d.T. Se c’è anche l’onda regressiva la dipendenza da z non si semplifica e la η non 302 è più definibile in questo modo. Microonde Analisi di reti a microonde • Le guide d’onda possono essere utilizzate per collegare trasmettitori, ricevitori, antenne, …, realizzando una rete o circuito a microonde. • Circuito a microonde: è costituito da tratti di guida d’onda cilindrica che collegano regioni in cui confluiscono più guide, chiamate giunzioni a microonde. • Le onde che si propagano nelle guide vedono le giunzioni come delle discontinuità nella geometria cilindrica. Le discontinuità eccitano un grande numero di modi (in generale infiniti): alcuni si possono propagare, gli altri si attenuano. 303 • Spostandosi all’indietro ad una distanza sufficiente dalla giunzione, i modi attenuati (cioè sotto cut-off) danno un apporto trascurabile al campo in guida. Scegliamo, su ogni guida, una sezione trasversa di riferimento nella quale il campo può essere espresso come somma dei modi non attenuati. • Ciascuna guida che accede alla giunzione, corrisponde ad una bocca della giunzione se, alla frequenza di lavoro, in essa può propagarsi il solo modo fondamentale; altrimenti corrisponde ad un numero di bocche pari al numero dei modi non attenuati. Poiché nelle applicazioni pratiche si usano spesso guide nelle quali si propaga il solo modo fondamentale, facciamo riferimento a questo caso. • Si utilizza la rappresentazione dei modi di propagazione tramite le linee di trasmissione facendo riferimento ad un circuito a n bocche, lo studio consiste nel determinare le relazioni fra le tensioni e le correnti alle n bocche. 304 • Giunzione a n bocche: regione di spazio di volume τ limitata da una superficie perfettamente conduttrice (che comprende anche i tratti iniziali delle pareti delle N guide d’onda, fino alle sezioni di riferimento). Nel volume τ siano contenuti mezzi lineari dissipativi o non dissipativi, ma non ci siano sorgenti: ci riferiamo a giunzioni passive. Le correnti si considerano positive nel verso entrante: I V + _ bocca generica 305 • Teorema di unicità (dominio della frequenza): il campo e.m. in τ è determinato se è noto il campo elettrico, o il campo magnetico, sulla superficie che limita τ. Poiché il campo elettrico tangenziale è nullo ovunque, tranne sulle sezioni di riferimento delle strutture guidanti, il campo e.m. in tutta la giunzione è determinato univocamente se è nota la componente tangenziale (cioè trasversa) del campo elettrico, o del campo magnetico, sulle sezioni di riferimento. 306 • D’altra parte, noto Et , si può ricavare facilmente Ht; inoltre nel ricavare le linee di trasmissione equivalenti abbiamo visto che ad Et si associa V(z) e ad Ht si associa I(z). Perciò sì può fare riferimento alle tensioni o alle correnti sulle sezioni di riferimento, per studiare la giunzione. • In virtù della linearità delle eq. Di Maxwell e del mezzo contenuto nelle struttura possiamo scrivere : I1 = Y11V1 + Y12V2 +…….+Y1nVn I2 = Y21V1 + Y22V2 +…….+Y2nVn … In = Yn1V1 + Yn2V2 +…….+YnnVn Ovvero: [I] = [Y][V] con [I] e [V] vettori colonna che rappresentano le correnti entranti e le tensioni, rispettivamente, mentre [Y] prende il nome di matrice di ammettenza. 307 • La [Y] è univocamente determinata purché siano fissati η e i piani di riferimento. Spostando i piani di riferimento cambiano i valori degli Yij. • L’elemento Yij è tale per cui : Ii Yij = Vj V1 =V2 =....= Vj−1 = Vj+1 =...= Vn =0 cioè è pari al rapporto fra Ii e Vj quando tutte le bocche, tranne la j-esima, sono chiuse in corto circuito. In particolare se i=j : Ii Yii = Vi V1=....= Vj−1 =Vj+1 =...=Vn =0 è l’ammettenza d’ingresso alla bocca i quando tutte le altre sono chiuse in corto circuito. Chiudere in corto circuito : Et=0 Le altre bocche devono essere chiuse con piani metallici perfettamente conduttori 308 • In modo analogo, assegnate le correnti: V1 = Z11I1 +…… + Z1nIn ... V1n = Zn1I1 +…… + ZnnIn Vi ovvero [V] = [Z] [I], e Zij = Ij I1=...=I j−1 =I j+1 =...= In =0 In particolare, se j=i, Zii è l’impedenza d’ingresso alla bocca i quando tutte le altre bocche hanno corrente nulla, ovvero sono chiuse su un circuito aperto ideale (o su una parete magnetica perfetta : Ht = 0). • La misura dei parametri Yij e Zij non è affatto semplice. Infatti, per i primi si devono chiudere in corto circuito tutte le porte tranne quella alla quale è collegato il generatore: ciò può portare ad elevate potenze riflesse sul generatore stesso con una notevole degradazione della qualità di funzionamento. Per quanto riguarda i secondi, non è facile realizzare una condizione di circuito aperto ideale: parte dell’energia fuoriesce sempre da 309 una guida aperta. Si introduce perciò un’altra rappresentazione detta della matrice di scattering [S]. Si fa riferimento alle tensioni incidenti e riflesse alle varie bocche, ad esempio alla bocca j-esima : Vj(z) = Vji(z) + Vjr(z) = Vj+(z) + Vj-(z) ; Note le Vj+(j = 1,…,n) V1 − V2− . . Vn − S11 S 21 = ⋮ Sn1 Vj- (j = 1,…,n) … ⋱ ⋯ Sij = S1n S2n ⋮ Snn V1 + V2+ . . Vn + o [V-] = [S] [V+] Vi − Vj+ V1+ =...= Vj−1+ = Vj+1+ =...=Vn + =0 310 Inviando alla porta j-esima l’onda di tensione progressiva Vj+, si riceve alla bocca i-esima l’onda regressiva Vi- = Sij Vj+ se tutte le rimanenti bocche sono adattate, ovvero terminate su carichi adattati. La valutazione sperimentale di Sij si fa, quindi, misurando Vi- mentre si pilota la porta j-esima con la tensione Vj+ di un generatore che operi alla frequenza voluta, quando le altre bocche sono adattate. • Vediamo ora i legami che esistono fra le varie rappresentazioni: [V] = [Z] [I] (1) [I] = [Y] [V] (2) [V-] = [S] [V+] (3) 311 • Ricordiamoci che : [A] [B] ≠ [B] [A] no proprietà commutativa ([A] [B]) [C] = [A] ([B] [C]) si proprietà associativa ([A] [B])T= [B]T [A]T matrice trasposta ([A]-1)T = ([A]T)-1 1 … 0 e, naturalmente: [A]-1[A] = [1] = ⋮ ⋱ ⋮ 0 ⋯ 1 • Dalla (1) : [Z]-1 [V] = [I] Confrontando con la (2): [Z]-1 = [Y] . 312 • Cerchiamo un legame fra [Z] ed [S] : [V] = [V+] + [V-] [I] = [I+] + [I-] = [η]-1([V+] -[V-]) ([η] è diagonale) o [η] [I] = [V+] -[V-] (somma) 2[V+] = [V] +[η] [I] (diff.) 2[V-] = [V] - [η] [I], poiché [V] = [Z] [I+] 2[V+] = ([Z] + [η]) [I] 2[V-] = ([Z] - [η]) [I], ma [V-] = [S] [V+] ([Z] - [η]) = [S] ([Z] + [η]) , ovvero [S] = ([Z] – [η] ) ([Z] + [η])-1. 313 PROPRIETA DELLE MATRICI PER RETI A MICROONDE. • Se il mezzo contenuto nella giunzione è passivo e isotropo (non è una ferrite, un plasma, né un mezzo attivo…), è facile dimostrare che la matrice [Z] è simmetrica. Si considerino presenti all’interno della rete due campi e.m. generati all’esterno della giunzione stessa. Tutte le porte siano chiuse in corto circuito ad eccezione di 2: la n.ro 1 e la n.ro 2. Poiché non ci sono sorgenti all’interno del circuito, dal teorema di reciprocità di Lorentz abbiamo: ∫S (Ei × H j − E j × Hi ) ⋅ nds = 0. (*) Scegliamo S coincidente con le pareti conduttrici della giunzione e gli h piani terminali. L’integrale sulle pareti conduttrici è nullo se si tratta di un conduttore perfetto o avente conducibilità finita. 314 A) conduttore perfetto ( Ei ×Hj) · n = (n × Ei) · Hj ma sulla PEP n × Ei = 0 (Ej × Hi ) · n = (n × Ej) · Hi ma sulla PEP n × Ej = 0 Integrale nullo sulle PEP. B) conduttore reale all’interno di S sulle pareti metalliche: Et = - Zm n × H , ovvero n × E = - Zm n × (n H) (n uscente , come nell’eq. (*) ) ( n × Ei ) · Hj - ( n × Ej ) ·Hi = - Zm[ n × ( n × Hi ) ] · Hj + + Zm[n × ( n × Hj )] · Hi = - Zm( n · Hi ) ( n · Hj ) + + Zm( n · Hj )( n · Hi ) = 0 Integrale nullo su pareti metalliche reali. 315 La (*) diventa, perciò, indicando le sezioni di riferimento con Sk n ∑ ∫Sk (Ei × H j − E j × Hi ) ⋅ ndSk = 0 k =1 Nel nostro caso , però, ( n × Ei )porta k = (n × Ej )porta k = 0 se k ≠ 1,2 quindi abbiamo: (**) (Ei × Hj . n = n × Ei .Hj ) ∫S1 (Ei × H j − E j × Hi ) ⋅ z01dS1 + ∫S2 (Ei × H j − E j × Hi ) ⋅ z02dS2 = 0 dove n (versore uscente ) è stato sostituito con i versori entranti z01 e z02. Nel caso di strutture aperte, come la microstriscia, la superficie S può essere, nelle zone che non corrispondono a conduttori, spostata ad una distanza sufficientemente grande, in modo che Etan ≅ 0 . Si torna quindi anche in questo caso alla relazione (**) . 316 Esplicitando i prodotti vettoriali esprimendo i vettori E e H tramite le componenti trasverse e longitudinali, si vede che gli unici termini non nulli sono quelli che contengono la parte trasversa dei campi . Quindi la (**) diventa: ∫S1 (E ti × H tj − E tj × H ti ) ⋅ z01dS1 + ∫S2 (E ti × H tj − E tj × H ti ) ⋅ z02dS2 = 0 • La configurazione del campo in una sezione trasversa rimane la stessa (autovalori ed autofunzioni sono sempre gli stessi) anche se cambia l’eccitazione alla porta generica. In tal caso varieranno, invece, V(z) e I(z). Sappiamo che: Et(i/j) = et V(z)(i/j) ; Ht(i/j) = ht I(z) (i/j) . Si ha, dunque, (∆ ) V1i I1j ∫ et1 × h t1 ⋅ z 01dS1 − V1jI1i ∫ et1 × h t1 ⋅ z01dS1 + S1 S1 V2i I 2 j ∫ et2 × h t2 − z 02dS2 − V2 jI 2i ∫ et2 × h t2 ⋅ z 02dS1 = 0 S2 S2 317 Ricordiamoci che, su una sezione S: ∫S et × h t ⋅ z0dS può essere normalizzato a piacere, in particolare si può porre uguale a 1. Con questa posizione la potenza trasmessa è pari a: 1 P = V I* 2 Inoltre, in dipendenza del tipo di modo in esame, et e ht sono entrambi reali o entrambi immaginari (ed in quadratura con le componenti longitudinali per i modi TE e TM). In definitiva si può porre: ∫S1 et1 × h t1 ⋅ z01dS1 = ∫S2 et 2 × h t2 ⋅z02dS2 = 1 et , ht reali -1 et , ht imm. puri L’eq. (∆) diventa, semplicemente: V1i I1j-V1j I1j+V2i I2j- V2j I2i =0 (♣) 318 Lo schema circuitale che abbiamo scelto (tutte le porte in corto circuito, tranne la 1 e la 2) può essere trattato tramite la matrice [Y]: I1 = Y11 V1 + Y12 V2 I2 = Y21 V1 + Y22 V2 Per le due eccitazioni avremo :[Ii] = [Y] [Vi] e [Ij] = [Y] [Vj], sostituendo nella (♣) : V1i(Y11 V1j+Y12 V2j) - V1j (Y11 V1i+Y12 V2i)+ V2i (Y21 V1j+Y22 V2j)+ - V2j (Y21 V1i+Y22 V2i) = 0 V1i Y12 V2j-V1j Y12 V2i + V2i Y21 V1j - V2j Y21 V1i = 0 ovvero: Y12 (V1i V2j - V1j V2i ) = Y21 ( V1i V2j - V1j V2i), poiché le sorgenti i e j sono arbitrarie deve essere : Y12=Y21 319 Le due bocche indicate con 1 e 2 sono del tutto arbitrarie se il componente è reciproco: [Y] = [Y]T cioè la matrice [Y] è simmetrica . Questa proprietà vale qualunque sia il valore di η. Inoltre, poiché [Z] = [Y]-1 : [Z]T =([Y] -1)T=([Y]T) -1=[Y] -1=[Z] se la struttura è reciproca le matrici [Y] e [Z] sono simmetriche. Cosa succede per la matrice di scattering [S] ? Abbiamo ricavato che [S] = ([Z] -[η]) ([Z]+[η]) -1 con η matrice diagonale. Operiamo una trasposizione della matrice [S]: [S] T =([Z]T+[η]T) -1 ([Z]T-[η]T)=([Z]T+[η] ) -1 ([Z]T-[η]), poiché [η]=[η]T in quanto matrice diagonale. 320 Inseriamo ora l’ipotesi di reciprocità : [Z]T =[Z], quindi [S]T=([Z]+[η]) -1 ([Z] -[η]). Se confronto le espressioni di [S] e [S]T, poiché, in generale, si ha: [A] [B] ≠[B] [A] risulta, nel caso più generale: [S]T ≠[S]. Assumendo che le impedenze caratteristiche di tutte le linee di accesso siano uguali, ovvero [η]= η [1], si ha che è possibile applicare la proprietà commutativa (ovvero [A] [B] =[B] [A]) e quindi in questo caso per una struttura reciproca anche la matrice di scattering è simmetrica: [S]T =[S]. Quindi i valori di [S] dipendono dalla definizione delle impedenze delle linee di accesso. 321 Esempio: bocca 1 : cavo coassiale con η 1 = η modo TEM bocca 2 : guida rettangolare con η 2 = η modo TE10 η 1 ≠ η 2 ovvero [S] non è simmetrica anche se il componente è reciproco. È conveniente utilizzare la seconda formulazione: η = 1 per tutte le linee di accesso. In alternativa ci si può riferire ai parametri generalizzati di scattering. 322 PARAMETRI GENERALIZZATI DI SCATTERING : V1+, a1 η 1 V1- , b1 bocca 1 (rete a n bocche) Vk+, ak η k Vk- , bk bocca k • Rete a n bocche, η k impedenza della bocca k • Vk+ e Vk- tensioni incidente e riflessa alla bocca k • Definiamo le ampiezze d’onda in modo alternativo, questo ci consentirà di ottenere risultati significativi in termini della potenza: 323 ak = Vk + ηk bk = Vk − ηk ak : onda incidente sulla k-esima bocca bk : onda riflessa dalla k-esima bocca. Come noto si ha: ηk (ak + bk) 1 1 (ak - bk). Ik = (Vk+ - Vk-) = ηk ηk Vk = Vk+ + Vk- = La potenza media che transita nella bocca k-esima è pari a: 1 1 1 1 Pk = Re{Vk Ik*}= Re{ ak 2 − bk 2 + (bkak *−bk *ak )} = ak 2 − bk 2 } 2 2 2 2 perché bk ak* - bk* ak è un numero puramente immaginario essendo la differenza fra due numeri complessi coniugati. 324 • Usando Vk+ e Vk -, come abbiamo visto, si ottiene un flusso di potenza che dipende dalla scelta di η k , cosa che con la scelta di usare ak e bk non avviene. Con questa definizione la matrice [S] si introduce come: bi Sij= aj [b] = [S] [a], per k ≠ j a k =0 per k≠ j analoga alla relazione che avevamo già indicato nel caso di reti aventi la stessa impedenza caratteristica a tutte le bocche. Usando le definizioni dei parametri ak e bk : Sij = Vi − ηi Vj+ ηj per k≠ j Vk + =0 Questa relazione mostra come si possano collegare i parametri di una rete con uguale impedenza caratteristica (Vi- / Vi+ con Vk+=0 per k ≠ j), con i parametri di una rete connessa a linee di trasmissione con impedenze 325 caratteristiche diverse. V1’+ V1+ V1’- V1Z1=l1 …… (rete a n bocche) Z1=0 Vk’+ Vk+ Vk- Vk’Zk=lk bocca 1 bocca k Zk=0 • Rete a n bocche di figura, in cui i piani di riferimento siano posti in zk=0 (k=1,….,n). In questa condizione la rete abbia una matrice di scattering [S]. Spostiamo i piani di riferimento in zk=lk (k=1,…,n); la matrice di scattering sia ora [S’]. 326 Pertanto : [V-] =[S] [V+] [V’-] =[S’][V’+] Ci riferiamo a linee di trasmissione prive di perdite, le onde di tensione sono legate nel seguente modo: Vk’+ = Vk+ejak Vk’- = Vk-e -jak ak= βklk ak = lunghezza elettrica corrispondente allo spostamento verso l’esterno del k-esimo piano di riferimento. In forma matriciale: 327 e ja1 0 0 ja − V = 0 e 2 0 V '− 0 0 e ja n e ja1 e− ja1 0 0 ja ' − 0 e 2 0 V = [S] 0 ja n 0 0 0 e e− ja1 0 + V = 0 e− ja 2 0 0 0 0 − ja 2 e 0 V '+ 0 e− ja n 0 0 V '+ e − ja n Moltiplicando a sinistra per l’inversa della prima matrice: e− ja1 V '− = 0 0 0 e− ja 2 0 0 e− ja1 0 [S] 0 − ja n 0 e 0 e− ja 2 0 0 0 V '+ e− ja n 328 e− ja1 [S'] = 0 0 0 e − ja 2 0 0 e− ja1 0 [S] 0 − ja n 0 e 0 e− ja 2 0 0 0 − ja n e S’kk=e-2jak Skk : la fase di Skk ha una variazione pari al doppio della lunghezza elettrica dello spostamento. Ciò corrisponde al fatto che l’onda attraversa due volte il tratto fra i due piani di riferimento, una volta in trasmissione l’altra in riflessione. Si considerano ora linee con impedenza unitaria. 1 + +* i • Potenza incidente su una generica bocca : Pk = Vk Vk 2 n 2 1 + i quella totale : PTOT = ∑ Vk 2 k =1 n 1 −2 r • Potenza riflessa totale : PTOT = ∑ Vk 2 k =1 2 n 1 + −2 • Potenza netta entrante : P = ∑ ( Vk − Vk ) 2 k =1 329 Deriviamo ora una relazione che ci sarà utile, per lo studio dei circuiti a una bocca, a partire dal teorema di Poynting complesso. Come è noto, dato un volume V chiuso da una superficie S si ha: 1 ω 1 ∗ ∗ ∗ ∗ E × H ⋅ nds = − j (B ⋅ H − E ⋅ D )dV − E ⋅ J dV. ∫ ∫ ∫ S V V 2 2 2 Questa relazione, per un mezzo caratterizzato dai parametri ε = ε’- j ε” µ = µ’- j µ” e dalla conducibilità σ, separando parte reale e immaginaria e cambiando segno ,diventa: 1 ω Re − ∫ E × H∗ ⋅ nds = 2 S 2 ∫V ( µ "H ⋅ H∗ + ε '' E ⋅ E∗ )dV + 1 ∗ σ E ⋅ E dV = Pl ∫ V 2 ∗ ∗ H ⋅ H E ⋅ E 1 Im − ∫ E × H∗ ⋅ nds = 2ω ∫ ( µ ' )dV = 2ω (WH − WE ). −ε ' 330 S V 4 4 2 La prima relazione stabilisce che la potenza elettromagnetica reale trasmessa attraverso la superficie chiusa S è pari alla potenza dissipata per effetto Joule più quella dissipata nello smorzamento delle oscillazioni, lineari e rotatorie, di polarizzazione. Inoltre ε” e µ” devono essere positive per rappresentare delle dissipazioni. La seconda relazione stabilisce che la parte immaginaria delle potenza entrante in V è pari a 2ω moltiplicata per l’energia reattiva netta immagazzinata nel campo magnetico (Wm) e nel campo elettrico (We). L I + V - R C In questo caso la potenza complessa entrante è : 1 1 1 j VI* = ZII* = II *(R + jω L − ) 2 2 2 ωC 1 1 In questo caso : Pl = RII*, WH = LII*, 4 2 1 1 VI* = ZII* = Pl + 2 jω (WH − WE ) 2 2 1 II * WE = 4 ω 2C 331 Pl + 2 jω (WH − WE ) Z= 1 II * 2 1 Riprendiamo l’espressione − ∫ E × H∗ ⋅ n o ds = Pl + 2 jω (WH − WE ). 2 S Se le pareti delle giunzione sono perfettamente conduttrici, la potenza può entrare solo attraverso le bocche. A secondo membro compaiono: Pl: valore medio della potenza dissipata nella giunzione; WH e WE: energie medie immagazzinate nel campo magnetico ed in quello elettrico. Riferiamoci a una sola bocca: 1 1 1 * * − ∫ E × H ⋅ n o ds = ∫ E × H ⋅ zoi ds = ∫ E t × H t* ⋅ zoi dsi 2 s 2 si 2 si ma Et= η -1/2 et V(Z) , Ht= η -1/2 ht I(Z) { } 1 1 * − j∠η 1 ∗ * E × H * ⋅ z ds = VI e e × h ⋅ z ds = VI . t t oi i t t oi ∫ ∫ s s 2 i 2 2 i =1 332 Consideriamo poi tutte le bocche: 1 n Vi Ii * = Pl + 2 jω (WH − WE ) ∑ 2 i=1 esplicitiamo il primo membro: n 1 n * 1 + − +* −* Vi Ii = ∑ (Vi + Vi )(Vi − Vi ) ∑ 2 i=1 2 i=1 1 n 1 n +2 −2 − +* + −* = ∑ ( Vi − Vi ) + ∑ (Vi Vi − Vi Vi ) 2 i=1 2 i=1 Uguagliando parti reali e immaginarie : 1 n +2 −2 ( Vi − Vi ) = Pl ∑ 2 i=1 e 1 n (Vi − Vi + * −Vi + Vi − *) = 2 jω (WH − WE ) ∑ 2 i=1 In forma matriciale: V1+ V + = ... + Vn V1− V − = ... − Vn ; inoltre 333 [V+]T=[V1+ … Vn+] n ; [V-]T=[V1- … Vn-] ; [V+]T*[V+]=∑ V i + 2 n ; [V-]T* [V-]= i =1 1 2 ∑ i =1 Vi − 2 ([V+]T*[V+]-[V-]T*[V-])=Pl , inoltre [V-]=[S][V+] [V-]T = [V+]T [S]T e [V-]T* = [V+]T* [S]T* 1 + T + + T T + Pl = 2 ( [V ] * [V ] - [V ] * [S] * [S] [V ] ) = 1 2 [V+]T* ([1] - [S]T* [S] ) [V+] Se il sistema è privo di perdite deve essere Pl=0. Poiché [V+] è arbitrario deve essere: [S]T*[S] =[1] [S]-1=[S]T* La matrice di scattering di una giunzione priva di perdite deve essere unitaria. Questa dimostrazione vale anche per componenti non reciproci, purché privi di perdite. 334 • Componenti reciproci ([S]=[S]T ; h.p. [η]= η[1]) e privi di perdite: [S] [S]* = [1] • Dalla relazione che lega le Vi- e Vi+ con WH e WE: 1 n (Vi − Vi +* − Vi + Vi −* ) = 2jω (WH − WE ) ∑ 2 i=1 Poiché [V-]=[S][V+] : 1 +] T [S] T [V+]* - [V+] T [S]* [V+]* = 2jω (W -W ) ([V H E 2 1 [V+]T ([S]T - [S]*) [V+]* = 2jω (W -W ) H E 2 • In condizioni di risonanza WH=WE [S]T = [S]*. Proprietà generale che vale anche nel caso non reciproco. Se vale anche la reciprocità: [S]T = [S] = [S*] [S] reale . 335 RETI A UNA BOCCA zo I V=Zin I V I=Yin V V- = S11V+=Γin V+ no S1 Γin: coeff. di rifl. all’ingresso S Valgono anche: V=V+ + V- ; I= η -1 (V+-V-) V (V + + V − ) 1 + Γin =η + =η Zin= − I 1 − Γin V −V • Andamento temporale armonico: ejωt • Teorema di Poynting: 1 * (E × H ⋅ n o )ds = Pr + jPj = Pl + 2 jω (Wm − We ) ∫ S 2 (WH ≡ Wm e WE ≡ We) 336 • Pl = valor medio in un periodo della potenza dissipata in τ acchiuso da S. • Wm-We = differenza tra le energie magnetiche ed elettriche medie immagazzinate in τ. • Nel caso di superficie esterna di tipo PEP flusso di potenza solo attraverso S1 1 * E × H ⋅ zo ds1 = Pl + 2 jω (Wm − We ) t t ∫ 2 S1 • Ricordiamoci che Et=V(z) et , Ht=I(z) ht 1 ∗ VI ∫ et × h t* ⋅ zo ds1 = Pl + 2 jω (Wm − We ) S1 2 Inoltre la normalizzazione che usiamo è tale per cui: ∫S1 et × h t* ⋅ zo ds1 = 1 1 * VI = Pl + 2 jω (Wm − We ) 2 337 V e I sono relative alla sezione S1 cioè V ≡ V(0) e I ≡ I(0). 1 Poiché V=ZinI : Zin II* = Pe + 2 jω (Wm − We ) 2 P + 2 jω (Wm − We ) Zin = 2 l = R in + jXin * II Rin = Xin = • In alternativa : ovvero 2Pl * II resist. d’ingresso ∝ pot. media che dissipata 4ω (Wm − We ) reattanza d’ingresso ∝ diff. tra energia II* elettrica e magnetica immagazzinata 1 VYin*V* = Pl + 2 jω (Wm − We ) 2 1 * V Yin V = Pl − 2 jω (Wm − We ) 2 Yin = 2 Pl − 2 jω (Wm − We ) * VV = G in + jBin 338 G in = Bin = 2Pl * conduttanza di ingresso VV −4ω (Wm − We ) * suscettanza di ingresso VV • Inoltre, poiché V=V+ + V- , I = η-1 (V+ - V-) , nel caso η = ηreale 1 + V− − 1 + − (V + V ) (V − V ) = Pl + 2 jω (Wm − We ) , essendo Γ = η 2 V+ 1 + 1 V (1 + Γin ) V+* (1−Γin* ) = Pl + 2 jω (Wm − We ) 2 η V + V +* 2 [(1 − Γin ) + (Γin − Γin* )] = Pl + 2iω (Wm − We ) 2η Separando parte reale e immaginaria: 1 2 (1 − Γin )V + V +* = Pl 2η ; 1 (Γin − Γin* )V + V +* = 2 jω (Wm − We ) 2η 339 Dalle due precedenti equazioni segue, rispettivamente: Γin 2 = 1− 2η Pl + V V +* Γin (e ; sin ϕin = jϕin −e − jϕin )= 2η + V V +* 2 jω (Wm − We ) 2ηω (Wm − We ) Γin V + V +* • Consideriamo il caso di assenza di perdite: Pl=0 R in = 0 G in = 0 Γin = 1 Xin 4ω (Wm − We ) = II * Bin = −4ω (Wm − We ) sin ϕin = * [Z] [Y] VV 2ηω (Wm − We ) + V V +* [S] 340 • Se l’energia magnetica accumulata nel volume τ è pari a quella elettrica immagazzinata nello stesso volume si ha la condizione di risonanza : Wm=We • Tale condizione si verifica per: a) V(0)=0 e I(0) ≠ 0 b) I(0)=0 e V(0) ≠ 0 (V+= -V-) (V+= V-) V(0) e I(0) sono tensione e corrente sulla sezione di ingresso. Il caso V(0) = I(0) = 0 non è un caso di risonanza perché corrisponde a un circuito isolato dalla linea di ingresso. Esaminiamo a): I≠0 V=0 Xin=0 Bin → ∞ (a denominatore infinit. 2o ordine) 341 Γin = 1 ma sinϕin=0 Γin = V− V + =− 0 ϕin = V+ V + = −1 π ϕin = π ⇒ Condizioni di RISONANZA SERIE 1 L Rappresentazione circuitale: 1’ C 1 e 1’ morsetti di ingresso del circuito a una bocca. 342 Esaminiamo b): I=0 Yin → ∞ V≠0 Bin=0 Γin = 1 ϕin = 0 Condizioni di ANTIRISONANZA o RISONANZA PARALLELA 1 Rappresentazione circuitale: C L 1’ 343 Se si considerano anche le perdite: 1 SERIE R PARALLELO 1 G=R-1 L C C L 1’ 1’ A rigore in queste strutture non è possibile avere delle oscillazioni permanenti. Si possono invece avere oscillazioni smorzate del tipo : ˆ −ξ t sin(ω t + ϕ ) = Im[Ve ˆ jϕ e( −ξ +iω )t ] V(t) = Ve ɵ jΨ e( −ξ +iω )t ] I(t) = ɵIe −ξ t sin(ω t +Ψ ) = Im[Ie Se si introducono la frequenza complessa p = - ξ+ j ω e i fasori ˆ jϕ V = Ve e ˆ pt ] V(t) = Im[Ve I = ɵIe jψ ; si ha: I(t) = Im[ ɵIe pt ] 344 Quindi anche nel caso di oscillazioni smorzate vale il formalismo delle oscillazioni permanenti purché si consideri una frequenza complessa. • Per il circuito serie: V(t) = RI(t) + L Passando ai fasori: Per avere V = 0 dI(t) 1 + ∫ Idt. dt C 1 V = (R + pL + )I pC e I≠0 si deve annullare l’impedenza: 1 R + pL + =0 pC I valori di p che soddisfano questa equazione permettono di ricavare le frequenze naturali (o libere) di oscillazione del sistema. Abbiamo, perciò: p2LC + pRC+1 = 0 p2 + p R 1 + =0 L LC e, per L e C ≠ 0, R 1 R p=− ±j − 2L LC 2L 2 345 Le oscillazioni naturali smorzate si ottengono se 1 R < LC 2L 2 R2 < ovvero 4L C Se invece: 1 R > LC 2L 2 p è reale e non si ha oscillazione ma un decadimento esponenziale nel tempo. Nel caso R=0, l’equazione per p si riduce a: p2 + 1 =0 LC ⇒ p= ±j LC 2 cioè p è immaginario puro e si ritrova la ω 0 = 1 LC del caso privo di perdite. 346 Nel caso reale di strutture con perdite , ponendo R =ξ : 2L 2 p = −ξ ± j ωo 2 − ξ = −ξ ± jωˆ , con 2 2 ξ ˆ ω = ω0 1 − , ω0 ωˆ : frequenza di oscillazione naturale ω0 : frequenza di oscillazione naturale senza perdite • Struttura parallela: G risultato formalmente identico purché sia ξ = 2C • Perdite ≡ frequenza di risonanza complessa • Perdite basse ( R → 0 , G → 0 ) ω̂ → ω0 • Considerazioni energetiche. • Strutture prive di perdite. 1 1 2 CVc2(t) LIL (t) + W(t)=Wh(t)+We(t)= 2 2 347 • Alla risonanza, cioè in presenza di oscillazioni permanenti alla frequenza reale 1 , nel caso serie: ω0 = LC I L (t) = I(t) = ɵI sin ω0 t Vc (t) = 1 1 ɵ I(t)dt = − I cos ω0 t ∫ C Cω0 ⇒ W(t) = W(t) = 1 ɵ2 2 1 1 ɵ2 1 2 2 LI sin ω0 t + I cos ω t , poichè ω = 0 0 2 2 ω0 2C LC 1 ɵ2 1 2 1 ˆ2 LI (sin 2 ω0 t + cos 2 ω0 t) = LIɵ = CV 2 2 2 In risonanza W(t) è costante e pari al valore massimo dell’energia immagazzinata nell’induttanza o nel condensatore. W(t) = cost. = Whmax=Wemax = <W(t)> essendo W(t) il valor medio in un periodo di W(t). 348 Anche per un circuito parallelo si giunge allo stesso risultato. Consideriamo ora le perdite (alla risonanza alla pulsazione I(t) + ˆt I(t) = ɵIe−ξt sin ω R V(t) - ω̂ ) C ˆ −ξt sin(ω ˆ t + ϕ) V(t) = Ve ˆ ɵ −2ξt sin(ω ˆ t + ϕ) sin ω ˆt P(t) = VIe L oscillazioni smorzate Approx. piccole perdite: a) ω̂ ≅ ω0 b) V(t) e I(t) sinusoidali in T0 = 2π/ ω0 e diminuiscono istantaneamente alla fine di un periodo. In altri termini, fissato un istante Ti per cui risulti ω̂ Ti = π/2, si ha: 1 ˆɵ VI cos ϕe −2ξTi 2 1 ˆɵ cos ϕe −2ξ(Ti +To ) = P(Ti )e −2ξTo e, dopo un periodo T0, P(Ti + To ) = VI 2 P(Ti ) = 349 Def : 2δ = ln P(Ti ) = 2ξTo P(Ti + To ) Def : Q = ω0 W Pl FATTORE ⇒ δ = ξTo DI QUALITA ' (o coeff. di risonanza) ω0 = pulsazione di risonanza del modo nella struttura priva di perdite W = valore medio in un periodo dell’energia immagazzinata Pl = valore medio in un periodo della potenza dissipata All’ istante Ti : 1 ɵ 2 −2ξTi W1 = LI e , dopo un periodo : 2 1 ɵ 2 −2ξ(Ti +To ) W2 = LI e = W1e−2ξTo = W1e−2δ 2 350 Diminuzione di energia media in un periodo = potenza media dissipata x To: W1-W2=PlT0 PlTo δ = 2W 1 W1(1-e-2δ) ≅ W1[1-(1-2 δ)]=2 δ W1=PlTo Dalla definizione di Q: ω0 W 2π W π Q= = = = . Pl T0 Pl ξT0 2ξ 2 ˆ = f (ω0 ) ω ˆ = ω0 : ω ξ 1 1− = ω 1 − 0 2Q ω 0 2 Nei risonatori a microonde Q può avere valori anche molto elevati (103-104), ma anche in un caso di Q=50 si ha: ˆ = ω0 1 − 10−4 ≃ ω0 , ω errore inferiore a 10−2 351 • Zin alla risonanza: RLC serie R Zin L ξ= ω ω L R 1 ⇒Q= 0 = 0 = 2L 2ξ R ω0CR (ω0 2 = C p ω0 1 pRQ 1 Zin (p) = R + pL + =R+ + ω0 RQ = R 1 + Q + pC p ω p ω0 0 In condizioni prossime alla risonanza ( ξ → 0 , ω̂ ≅ ω0 ) ⇒ p ≃ jω ≃ jω0 ω ω0 Zin (ω) = R 1 + jQ − = R ω0 ω Zin è puramente reale 352 1 ) LC Zin G=R-1 C ω0C G 1 ξ= ⇒Q= = , ω0 LC 2C G L 1 e Zin = G RLC parallelo per ω = ω0 . 353 Riepilogo strutture a microonde a una bocca: zo I V no S1 S 1) Strutture prive di perdite. • Caratterizzate da 2 parametri: ω0 = pulsazione di risonanza e W(t) = We(t)+Wh(t) = costante. • Circuiti equivalenti: L L C L e C legati a ω0 e W(t) C Serie Parallelo 354 2) Strutture con perdite. • Caratterizzate da 3 parametri: ω0 = pulsazione di risonanza del caso precedente, Q = fattore di qualità Q = ω0 W π = Pl δ Zin= impedenza d’ingresso • Caso serie • Caso parallelo ω0 L 1 Q= = R ω0 RC Zin = R Q= ω0C 1 = G ω0 LG Zin = 1 G Noti ω0, Q e Zin si possono calcolare R (o G), L e C e utilizzare i circuiti equivalenti. Invece di Zin si può usare Pl , infatti: (serie) R= 2Pl ∗ II (parallelo) G= 2Pl VV * 355 RISONATORI A CAVITA’ Nella banda delle microonde, tipiche strutture a una bocca risonanti sono costruite con tratti di guida d’onda chiusi in corto circuito da entrambi i lati. Si formano cioè delle scatole metalliche chiuse o cavità. L’energia elettrica e magnetica è immagazzinata nella cavità, mentre la potenza è dissipata nelle pareti metalliche e nel dielettrico che riempie la cavità. Il risonatore può essere eccitato tramite un piccolo foro, o un piccolo dipolo elettrico o magnetico. Consideriamo dapprima strutture prive di perdite: z z z=0 z=l Piani metallici posti in z=0 e z=l. 356 Campo elettrico trasverso: (kz = j βz) Et = et(q1,q2)(P1e jβzZ +P2e -j βzZ) et(q1,q2) è la stessa della guida indefinita. Devo imporre, però, la condizione al contorno sui piani metallici in z=0 e z=l: P1 e jβzZ+P2 e -jβzZ = 0 in z=0 e z=l Etang = Et = 0 in z=0 e z=l • in z=0: P1+P2 =0 P2 = - P1 -P2e jβzZ + P2e -jβzZ= -P2(e jβzZ- e -jβzZ) = -P2 2 j sin βz z • in z=l: -P2j sinβzl =0 βz l= sπ Perciò βz = sπ/l (equivale a l=s con s = 1,2,3,… λz 2π , λz = ) βz 2 In questo caso βz=βz(l), mentre in una guida indefinita βz=βz(ω). Inoltre kt2+kz2=kt2- βz 2= -ω2µε. Se impongo ora il valore di βz trovato, la frequenza è proprio quella di risonanza ω0: 2 2 1 sπ sπ 2 k ω02µε = − k t 2 ⇒ ω0 = − t . µε l l 357 RISONATORE PARALLELEPIPEDO y b x a 0 modi TM e TE: −k t 2 2 2 2 2 1 mπ nπ sπ mπ nπ = + ⇒ ω = 0 + + µε a b l a b 2 Esistono ∞3 frequenze di risonanza; a ognuna di tali frequenze corrisponde un campo differente. 358 • Modi TEm,n,s: m = 0,1,2,… n = 0,1,2,… (non contemp. nulli) Se s=0: Et=(P1+P2)et(q1,q2) non dipende da z, inoltre deve essere Et =0 in z=0 e z=l zero. campo nullo. Allora s deve essere diverso da solo uno fra m, n, s può essere =0. • Modi TMm,n,s: m = 1,2,3,… n = 1,2,3,… In questo caso ez ≠ 0 non si deve annullare (in quanto normale) in z=0 e z=l, quindi anche per s)=0 può esistere un campo normale. Quindi s = 0,1,2,3,… • Gli indici m, n, s sono collegati con le variazioni in x, y, z. Perciò s=0 campo costante in z. • Le frequenze di risonanza formano un insieme discreto che si addensa sempre di più al crescere degli indici m, n, s. Quando le frequenze di risonanza sono troppo vicine è difficile selezionare un solo modo. In genere si cerca di evitare tale situazione. 359 RISONATORE CILINDRICO In questo caso un tratto di guida circolare viene chiuso in corto circuito con due piani metallici in z=0 e z=l. Modi TE: 2 −k t = a quindi: ω0 = ξ'2 nm a2 (ξ’nm: radice m-esima della derivata della funzione di Bessel Jn) 2 1 sπ ξ 'nm + 2 µε l a 2 Modi TM: −k t 2 = quindi: ξnm 2 a 2 ω0 = n = 0,1, 2,.. m = 1, 2,3,... s = 1, 2,3,... (ξnm: radice m-esima delle funzione di Bessel Jn) 2 1 sπ ξnm + µε l a 2 n = 1, 2,3,.. m = 1, 2,3,.. s = 0,1, 2,... 360 • Nella progettazione dei risonatori è utile far ricorso alla “carta dei modi” o “carta dei modi risonanti”, un diagramma che ha in ascisse (2a/l)2 e in ordinate (2af)2. Nella carta sono cioè riportati gli andamenti della frequenza, normalizzata con il raggio, in funzione del rapporto a/l. Per l → ∞ , 2a / l → 0 si ritrovano i valori delle ξnm per i modi TM e delle ξ’nm per i TE. Al variare di 2a/l si ottengono delle rette dette “di accordo” che hanno un pendenza dipendente da s: tutte le rette che hanno lo stesso valore di s sono parallele. Per s=0 si hanno rette (modi TM) orizzontali. All’aumentare di s cresce la pendenza. Rette coincidenti corrispondono a modi degeneri, ovvero modi che, pur avendo configurazione di campo diversa tra loro, hanno la stessa frequenza di risonanza per ogni valore di (2a/l)2. Dove si intersecano linee di modi diversi si ha risonanza per più modi (modi non voluti o spuri e modo voluto). 361 Carta dei modi risonanti (2af)2, (MHz – cm)2 20·108 15·108 • Risonatori “lunghi”: (2a/l)2 piccolo, il modo dominante è [1,1,1]. 10·108 • Risonatori “corti”: (2a/l)2 grande, il modo dominante è (0,1,0). • I valori di Q per questi risonatori sono limitati dalle perdite sulle pareti conduttrici e dalla tecnica utilizzata per l’accordo, o “sintonia”. 5·108 0 2 4 (2a/l)2 6 362 2a Risonatore accordabile (o sintonizzabile) l variabile • Il pistone mobile non garantisce un buon contatto con la guida d’onda circolare, di conseguenza in tale ragione penetrano delle correnti che dissipano parte dell’energia della cavità sulla superficie del pistone e nel tratto di guida corrispondente. • Valutazione del Q dovuto alla conducibilità non perfetta delle pareti del risonatore. Sono in genere trascurabili le perdite nel dielettrico. W Q = ω0 Pl ω0: di risonanza del risonatore senza perdite W: energia media immagazzinata in un periodo To (costante nel caso privo di perdite, decrescente nel caso reale, discretizzata) 363 W(t) Pl: potenza media dissipata in To W= to to+T 1 * * ( µ H ⋅ H + ε E ⋅ E )dτ ∫ 4 τ t • Per to < t < to+T l’energia immagazzinata rimane costante, siamo cioè in un sistema privo di perdite per il quale µH•H* = εE•E* in ogni punto di τ W= 1 1 * * µ H ⋅ H d τ = ε E ⋅ E dτ ∫ ∫ τ τ 2 2 esiste un campo elettrico tangenziale E τ esiste una componente del vettore di Poynting uscente dalla cavità. La potenza dissipata nel conduttore è: • Pareti di conduttore non perfetto Pl = 1 Re ∫ E τ × H τ * ⋅ n o dS S 2 • Vale la condizione di Leontoviĉ: E τ =ηc H τ ×n 0 ⇒ Pl = 1 Re ηc ∫ H τ ⋅ H τ*ds 2 S 364 • Dalla def. di Q = ω0 W Pl si ha: 1 µ ∫ H ⋅ H *dτ 2 τ Q = ω0 ; 1 Re ηc ∫ H τ ⋅ H τ*dS 2 S inoltre ηc = Q= ω0µ (1 + j) 2g e ∫S H τ ⋅ H τ*dS è sicuramente reale ω0µ ∫ H ⋅ H*dτ τ ω0µ * H H dS ⋅ τ τ ∫ S 2g • Q proporzionale direttamente a τ inversamente a S 365 • Massimo Q corrisponde perciò a massimo volume a parità di superficie: i risonatori sferici sono i migliori da questo punto di vista. • Scelta una forma se confronto un risonatore “piccolo” con uno “grande”: piccolo freq. di risonanza elevate e distanziate fra loro, Q basso grande freq. di risonanza basse e poco distanziate fra loro, Q alto • Se le freq. di risonanza sono troppo vicine fra loro si rischia di eccitare un modo non voluto (spurio o parassita). • Scelta ottimale : risonatore abbastanza grande per avere Q elevato , ma non troppo grande per avere ∆ f ragionevoli. 366 y Calcoliamo il Q per il modo dominante (b sia la dimensione più piccola del risonatore): TE01 l b 2 a x 1 π π ω0 = + µε a l 2 • Ci servono le espressioni delle componenti di campo magnetico, cioè Hx e Hz, possiamo ricavarle dall’analisi generale o in maniera più semplice. Sappiamo che Hz ha un andamento tipo seno o coseno in x e z, ora in una sezione trasversa Hz è tangente alle pareti PEP della guida e non deve annullarsi su esse π Hz ∝ cos x a Per quanto riguarda la dipendenza longitudinale, Hz, essendo normale alle PEP poste in z=0 e z=l, deve annullarsi in z=0 e z=l Hz ∝ sin π z l π π ⇒ H z = A cos x sin z = h z Ze (z) a l 367 • Hxxo=htZh(z) con ht = kz kz kt kt2 ∇h = 2 t z π π A − sin x x o , a a π π 2 inoltre k z = jβ z = j e kt = − l a jπ / l π π ⇒ Hx = A − sin x Zh (z) 2 a a −(π / a) Ma Zh(z)=(-P1e j βz Z + P2e - j βz Z 2 π ) ∝ cos x a perché Hx, tangente alle PEP poste in z=0 e z=l, non deve annullarsi in z=0 e z=l π π π P1 = - P2 , Zh (z) = 2P2 cos z ⇒ H x = j A sin x cos z l l a l a 368 • Dobbiamo calcolare ∫τ ∫τ 2 H ⋅ H*dτ e ∫S H τ ⋅ H τ* dS 2 H ⋅ H*dτ = ∫ ( H z + H x )dτ = τ 2 a π π 2 2 2 2π 2π = ∫ A cos x sin z + sin x cos z dτ = τ a l l a l 2 2 2 a l a a l A a = A2b + abl 1 + = 2 2 l 2 2 4 l ∫τ H τ ⋅ H τ* = somma di 6 contributi uguali a coppie = 2 a b a 2 2π =2 ∫ ... + ∫ ... + ∫ ... = 2A ∫ ∫ sin x dxdy + S(z =0) S(x =0) S(y =0) 0 0l a b l a l π π 2π + ∫ ∫ sin z dydz + ∫ ∫ cos 2 x sin 2 z + 0 0 0 0 l a l 2 3 al a 2 π π a a + sin 2 x cos 2 z dxdz = A 2 1 + + bl 1 + l a l l 2 l 369 Quindi a 2 1 abl 1 + 4 b ω0µ Q= a 3 ω0µ al a 2 1+ + bl 1 + 2g 2 l l • Se a=b=l, risonatore cubico: Se, inoltre, a = 2cm: Q= ω0µ a ω0µ 6 2g 2 1 π π ω0 = + µε a b , Q ∝ a. 2 =6.664 x 1010 rad/sec φο= ω0/2π ≈10.6 GHz =10.6 • 109 Hz. Se il risonatore è di rame (g=5.8 x 107 S/m): Q ≈ 10389,4 (modoTE101). 370 Come si inseriscono le cavità nei circuiti a microonde? a) Accoppiamento di tipo elettrico: E si inserisce il conduttore centrale di un cavo coassiale, che si comporta come una piccola antenna (o sonda) lineare. L’accoppiamento varia con il modo. b) Accoppiamento di tipo magnetico: in questo caso si realizza un loop di corrente B (dipolo magnetico); può essere realizzato piegando il conduttore interno di un cavo coax . fino a fargli toccare una parete della cavità; si eccita un campo magnetico perpendicolare al piano del loop. 371 c) Accoppiamento tramite fori: attraverso il foro il campo e.m. guidato cavità guida va, in parte ,verso la cavità. • In genere se si vuole eccitare un modo in cavità si cerca il massimo accoppiamento, mentre se si usa la cavità come elemento di un canale di misura (di solito della frequenza) si cerca di perturbare il meno possibile il campo in guida. • Esempio: risonatore cilindrico a sezione circolare eccitato da un antennina lineare. Si cerca il max accoppiamento, si deve porre il cavo centrale del coassiale allineato con le linee di forza del campo elettrico e nella sezione in cui è massimo il campo elettrico in funzione delle coordinate spaziali. 372 sezione trasversa sezione longitudinale modo TE11 in questo caso si cerca il massimo del campo magnetico modo TM 373 In un circuito a microonde le cavità possono essere collegate: a) Come terminazione La cavità è usata come carico, cioè come struttura a una bocca, che produce delle riflessioni sulla linea di alimentazione (cavità a reazione) b) In derivazione Struttura tipica per le misure di frequenza. In questo caso si cerca un basso valore di accoppiamento per disturbare il campo in guida. 374 c) In trasmissione In questo caso si ha una struttura a due bocche, tipica dei filtri a microonde. • Supponiamo di poter variare la frequenza del generatore posto all’ingresso del circuito, mantenendo la stessa potenza, frequenza per frequenza. In uscita si ha: caso b) Pout Per frequenze diverse da quelle di risonanza il segnale passa invariato, per frequenze prossime a quella risonanza buona parte del segnale va ad eccitare la cavità e non arriva in fondo alla guida. 0 375 caso c) Pout ω ω0 In questo caso se la frequenza di ingresso è diversa da quella di risonanza il segnale non entra in cavità e non può essere trasmesso alla guida in uscita. Se invece la frequenza del segnale in ingresso è prossima alla risonanza si eccita la cavità e si trasmette il segnale in uscita. Si ha un comportamento da filtro passa banda. • Cavità inserita in un circuito Il Q della cavità è diverso da quello del risonatore isolato (“non caricato”) Q0. In tal caso avevamo visto che: ω ω0 Zin (ω) = R 1 + jQ − ω ω 0 Zin (ω) = ω≅ω0 caso serie ω≅ω0 caso parallelo 1 ω ω0 − G 1 + jQ ω ω 0 376 per ω = V+ V- ω0 R caso serie Zin= 1/G caso parallelo • Nel progettare le cavità si cerca di avere adattamento fra linea di trasmissione e cavità alla frequenza di risonanza. Se facciamo riferimento al caso di impedenza caratteristica della linea η =1, per avere adattamento dovrà risultare R=1. 377