PROVINCIA DI ROVIGO
Assessorato alle Politiche Sociali e Famiglia
“GIORNATE in FAMIGLIA”
Polesine Distretto Famiglia
Lido di Rosolina Mare
19 e 20 Maggio 2012
c/o Centro Congressi piazzale Europa
Trascrizione a cura di AS2 Srl - Via della Resistenza, 4 - ROVIGO
SESSUALITA’ E NUOVE TECNOLOGIE
(Il dott. Vincenzo Longo procede alla suddivisione dei Gruppi)
MARINELLA MANTOVANI – Assessore Politiche Sociali e Famiglia - Provincia di Rovigo
Allora, mentre prendiamo posto in base all'interesse degli argomenti, io apro la sessione
pomeridiana, ringraziando per la presenza e ricordando che questa due giorni è stata organizzata
come incontro di famiglie e soprattutto di sostegno alle famiglie. In un momento di grande crisi
economica, ma anche di valori, noi riteniamo sia importante sostenere i genitori, soprattutto le
giovani coppie, rispetto a quelle che sono le problematiche anche nuove che devono affrontare.
Oggi apriamo con questo argomento e ringrazio della presenza i vari relatori, gli organizzatori, i
tutor, tutti coloro che si sono resi disponibili perché questo momento possa trovare il maggior
consenso possibile, possa essere di aiuto.
Volevo salutare e ringraziare della presenza Maria Grazia Avezzù, che è la Presidente della
Commissione Provinciale delle Pari Opportunità, che è venuta a trovarci. E volevo anche cogliere
l'occasione per dire che come Famiglie e come Istituzioni non possiamo esimerci dal volgere un
pensiero a quello che è successo stamattina, alle famiglie che sono state toccate. Infatti anche noi
l'abbiamo appreso mentre eravamo qua: è successa una strage in una scuola, e quindi non so se una
o due ragazze, mi sembra una, Melissa, è morta, altre ragazze sono rimaste ferite.
Devo dire che sicuramente è un momento in cui tutti dobbiamo fare quadrato, dobbiamo difenderci,
dobbiamo tenere alti quelli che sono i valori fondanti del nostro Stato.
Qualcuno si insinua in un momento di grande crisi, dove le tensioni e anche le disperazioni di molte
famiglie, di molte grida di aiuto si fanno sentire; c’è chi per altri fini, invece, si insinua ed arriva
fino a dei disastri, a delle stragi e toccare la vita di innocenti, di chi rappresenta il futuro della nostra
nazione. Quindi non possiamo che unirci al dolore di chi oggi è stato colpito.
Come genitori penso che tutti possiamo immaginare ciò che quelle famiglie stanno vivendo.
Io vi ringrazio di essere qui.
Passo la parola a Gianni Nicoli, che è venuto a trovarci da Brescia, è venuto a portare il proprio
contributo. E devo ringraziare l'Associazione AGE, che a livello nazionale, regionale e provinciale,
oggi è parte importante di questo incontro; e l'Associazione Telefono Azzurro, che collabora anche
lei per dare il proprio contributo, visto che lavora per quanto riguarda la prevenzione e la tutela dei
minori.
Abbiamo unito le forze cercando di dare il massimo a chi svolge, appunto, il ruolo di genitore.
GIANNI NICOLI' – Docente Università Cattolica Brescia
Grazie Marinella Mantovani, grazie di cuore, brava lei, bravi tutti quelli che in un momento bello
della vita, perché sì, siamo in crisi e in difficoltà, ma abbiamo voglia di andare avanti e non di
fermarci, radunano le famiglie, le radunano in un posto bello, trovano anche le risorse per farlo,
quindi via il pessimismo, siamo positivi, uniamoci soprattutto e andiamo avanti.
Mi unisco profondamente alle parole che ha appena detto l'Assessore; da papà, c’ho due figlie
grandi, da insegnante da quasi quarant'anni, da pedagogista, da cittadino italiano, da essere umano:
se noi uccidiamo i nostri figli non abbiamo futuro! Per cui, coloro che si sono resi colpevoli di
questa efferato evento, devono essere presi e colpiti severamente, perché bisogna colpire questo
gesto nella maniera più radicale.
La scuola è luogo di vita, è luogo di apprendimento, è luogo di crescita, è luogo di amore, non deve
essere luogo di morte. Queste persone andavano, i ragazzi andavano a formarsi, andavano con altri
giovani a conquistare il loro futuro ed hanno trovato la morte.
Devo dire che cose del genere non succedevano neanche durante la seconda guerra mondiale, per
assurdo, perché almeno si sparava sul nemico.
Quindi il terrorismo fatto in questo modo è inaccettabile.
Noi come cittadini non possiamo accettare questo. Uniamoci a questa famiglia, tra l'altro
curiosamente si chiama Melissa, come l'altra della Puglia, quasi una trista coincidenza.
Vi segnalo velocemente due cose: stamattina il Presidente nazionale dell'AGE, Associazione
Italiana Genitori, Davide Guarnieri, che è a Milano per un altro convegno, sennò sarebbe qua, mi ha
telefonato, ha prodotto un comunicato stampa, lo trovate su www.age.it, inviterei a leggerlo coloro
che hanno più consuetudine con il computer; e lì trovare anche la spiegazione della nostra
associazione, che è da 43 anni che opera, io ne ho qualcuno in più, però nel mio caso sono
incaricato dai miei amici, da miei soci, di seguire l'ufficio scuole e l’ufficio università ancora per un
anno, e poi avremo il congresso.
La nostra associazione nasce intorno alla scuola, ma non si limita alla scuola, comunque è
un'associazione che si occupa di giovani che crescono, di famiglie serene, di gente che si vuole
bene, e che ha il coraggio di affrontare il mondo, e che “la morte ci trovi vivi”, dice un proverbio,
no? Cioè, che non ci trovi... ecco.
Cosa devo dire sull'argomento di oggi? Io pensavo di parlare per ultimo e sarei ancora propenso, se
il dottor Longo mi concedesse, però se devo introdurre, allora dico alcune cose che avevo preparato
più con il cuore. Non ho voluto, volutamente non ho voluto fare un power point, per non fare
lezione, per poterci incontrare fra di noi.
Allora le butto lì, le sciorino come mi vengono. Voi mi perdonerete se avranno sì l'organicità di una
certa logica, ma non la strutturazione di una lezione di una comunicazione, che lascio volentieri ai
colleghi, che so che sono estremamente preparati anche più di me su alcuni argomenti.
Io sono pedagogista, e fare il pedagogista è praticamente una specie di giardiniere: è uno che vede
le piante crescere. Allora una volta gli dà un po' d'acqua, una volta le pota, una volta concima, se c'è
troppo freddo fa la serra. Questo è il lavoro che facciamo come pedagogisti: ci occupiamo di
crescita. Io sono cresciuto tanto, e a forza di fare formazione ho raggiunto anche la deformazione,
però questa è la vita. Cioè, succede, no? Quando un fisico è modellato dal computer e a forza di
stare seduti si ha questo tipo di risultato.
Parliamo di sessualità. Già pronunciare questa parola crea un po’ di… Perché è una parola carica di
preoccupazioni morali, di curiosità. Quando si vuole fare gossip si parla subito di sesso, se si vuole
fare audience sui mezzi di stampa; addirittura ci si dichiara gay se non lo si è, pur di richiamare un
po' di attenzione a volte si hanno queste cose. La sessualità comunque è un argomento molto
delicato, siete d'accordo? Sì.
La sessualità siamo noi però, non sono gli altri. Ciascuno di noi, senza averlo scelto, si ritrova,
quasi per una sorta di imposizione, che è la vita stessa un’imposizione, si ritrova maschio o si
ritrova femmina. Quindi, di per se, noi siamo necessità di essere quello che siamo e soprattutto
abbiamo l'obbligo di capirci, di sapere chi siamo, quindi non basta essere maschio o essere
femmina, è che tipo di maschio vuoi essere, che tipo di femmina vuoi essere, che personalità vuoi
avere.
Quindi, perché la sessualità è importante, è fondamentale? Perché è quella che ci caratterizza, che è
legata -e qui la dottoressa so ed ho già visto che approfondirà- che ci connota nella nostra identità,
entra nell'essere, caratterizza l'essere.
Però questa identità non è un'identità semplice: i maschi e le femmine, è un'identità complessa,
un'identità anche composita. Tutti sanno, so che siete esperti più di me, che per essere dei veri
maschi bisogna essere anche un tantino femmine, e viceversa, perché se no non c'è comunicazione
nella coppia. Quindi già cominciamo a vedere che c'è una complessità ed una composizione.
Poi ci sono modi diversi di vivere la sessualità, noi lo sappiamo, che non rientrano in questi canoni,
e questi sono ancora oggetto di studio. E’ stupido parlare bene o male dell'essere omosessuali,
maschi o femmine. Bisogna studiare, bisogna capire. Ci sono ragioni di natura genetica, ragioni di
natura psicologica. Sarebbe meglio in questi casi capire senza giudicare, piuttosto che giudicare
senza capire. Questo avviene il più delle volte, no? Anche perché siamo tutti esseri umani, ed
ognuno poi ha un'identità che sente dentro di sé, se la vive bene, tanto meglio, se invece la vive con
sofferenza, bisogna capire che cosa c'è.
Allora la sessualità cresce con noi, è parte della nostra identità. Abbiamo un tipo di sessualità
quando abbiamo un anno, quando ne abbiamo tre e quando ne abbiamo 30, e quando ne abbiamo…
sarebbe bello dire 300, ma quando ne abbiamo 90, se ci arriviamo! E il problema è che spesso,
questo i miei interlocutori, gli esperti che sono qui con me approfondiranno, c'è una identificazione
errata, spuria, riduttiva, tra sessualità e genitalità. Questo è l'errore drammatico.
La genitalità riguarda i nostri organi genitali, è parte caratterizzante della sessualità, ma non è tutta
la sessualità. Si parla da maschio, si guida la macchina da femmine, non erano battuta, così per dire!
Cioè, si guardano le scarpe… Io prima a chi ho fatto i complimenti ad una signora? Ho visto un
paio di scarpe veramente belle. Se fossi stata donna me le sarei acquistate, mi sono messo nei suoi
panni e ho detto: brava signora, si è comprata un paio di scarpe veramente belle e notevoli, mi
piacciono. Ma mi piacciono nel senso che mi piace vederle ai suoi piedi, ecco.
Però c'è un modo femminile di affrontare il mondo ed un mondo maschile di affrontare il mondo.
No, giusto? Quindi una visione. I tedeschi dicono weltanschauung.
Mi piace ricordarvi qui una cosa che ho imparato quando avevo 18 anni, 19 anni, praticamente nel
millennio scorso, 50 chili fa, più o meno! Allora all'Università, a Roma, non so se si è capito,
purtroppo io sono nato terrone, ma non ci posso fare niente, non tutti hanno la fortuna di nascere in
Veneto, però qualcuno nasce anche a Roma, è un paesino del centro Italia, famoso per alcuni eventi.
Comunque all'università avevamo tutto nel curriculum meno psicologia, e allora da giovani
abbiamo detto: ma insegnateci un po' di psicologia. E per farci dispetto ci hanno mandato una
persona più che ottantenne, uno spagnolo, Moran, ce l'hanno mandato di sabato mattina, dicendo:
volete la psicologia? Ve la venite a prendere! E allora andavamo di sabato ad un corso facoltativo,
non obbligatorio. ‘Sto professore è andato avanti tre mesi a parlare solo della psicologia femminile.
Era affascinante, era bravo, molto preparato, non parlava di psicologia sperimentale, faceva un po'
di caratteriologia, quindi psicologia quella filosofica, non quella che parte da Wundt, passa per
Freud, per Jung… Però era interessante, il carattere –diceva- il carattere irascibile, quello linfatico,
stavamo lì a capire un po’ la caratteriologia. Però dopo tre mesi, uno, eravamo quasi tutti maschi,
disse: professore, però, sia gentile, ci parli anche un po’della figura maschile, della psicologia
maschile, lei parla solo sempre della figura femminile.
Lui, che era un saggio, ottantenne, s'attardò un attimino nella risposta, ci pensò, e poi ci guardò in
questa inflessione spagnola che aveva, e ci disse: avete ragione, avete ragione, ma voi fate così, voi
prendete tutto quello che io vi ho detto sulle donne in questi tre mesi, riducetelo tanto: quello è il
maschio.
Da quel giorno la mia vita è cambiata. Ho preso atto di far parte di una razza inferiore. E’ vero, vi
assicuro, sembra che io vi dica… Io ho detto… e forse ha ragione: gli uomini vengono dalle donne,
la terra è femminile, il cielo è maschile, il cielo feconda la terra, così nasce la vita.
Però è certo che le donne c’hanno una marcia in più, anche più di una marcia in più.
Se voi andate dal giornalaio e vedete quante riviste riguardano la figura femminile, di tutto, ricamo,
uncinetto, cucina, la moda, i figli. Gli uomini c’hanno: Quattro Ruote, che io compro sempre,
qualcosa di bricolage, e poi non saprei dirvi altre riviste, più o meno. Più o meno… Sì, sì, ecco lo
sport, ovviamente.
Ecco, sembra che noi maschi non riusciamo ad essere quella gamma universale, invece la donna
riesce ad esprimere nella sua variegazione, e forse è anche un po' vero.
Ma mi sono preso un riscatto: nel corso degli anni, sapendo di essere tarato e riconoscendomi il
limite, mi sono detto: ma io sono maschio -e non c'è niente da fare- gay non sono, sono maschio,
però mi piacerebbe capire di più del mondo femminile. E mi sono detto: perché le scarpe creano
queste emozioni alle donne? A noi maschi servono per camminare, invece le donne davanti ad una
vetrina di scarpe, sognano, danzano, si eccitano. La Littizzetto diceva: smettetela di regalarci i fiori,
regalateci mazzi di scarpe, che ci fanno molto più comodo!
Allora rivelo una cosa che non mi piace dire molto in pubblico, ma mi siete simpatici, mi scopro un
po'. Già 15 anni fa - 20 anni fa mi sono detto: devo ragionare al femminile, anche perché ho una
moglie, due figlie grandi, ragionare al femminile vuol dire che un uomo non raggiungerà mai le
donne, non c'è niente da fare. Mi rassegno su questo. Vedo la Celegato… anch’io sono d’accordo!
Però almeno un po' sforzarmi, no? Non devo essere per forza lo stilista un po' effeminato per essere
vicino le donne, vorrei essere un uomo, sono un uomo, ma che ha anche la sensibilità di porgersi
verso l'altro sesso. Ma come sono difficili i rapporti fra i sessi, siete d'accordo? Molto complessi. E
quindi in sostanza, impegnandomi un po' da questo punto di vista, devo dire che la mia virilità è
venuta più fuori. Questa è la cosa curiosa.
Quindi è proprio nell'incontro dei sessi che si caratterizzano le identità, nello scambio, nella
comunicazione, non nello scontro. Anche se qui mi darà il dottor Longo ragione, per esempio nelle
scuole si sta ripensando all’educazione fisica caratterizzata per i maschi e per le femmine, per
ritornare un po' all'identità di genere. Anche se gli scout, che trent'anni fa hanno scelto per la
coeducazione, stanno rivalutando alcune specificità nelle attività che svolgono, no? Quindi
quest’idea anche un po' di recuperare un po’ di caratterizzazione, perché se l'altro è tanto uguale a
me, non dico che non mi eccita, però non mi complementa, usiamo questo termine un po' difficile.
Concludo, io direi do subito la parola ai colleghi. Voi mi chiedete: questo sesso che c'è in Internet,
che c'è in televisione, che c'è nei cinema, che c'è nelle riviste, e speriamo che ci sia dove ci deve
essere, però! Perché sennò sta da tutte le altre parti, meno che dove deve stare. Giusto? Perché
invece le coppie che io ascolto un po' a studio, sono un pedagogista, e mi dicono che non lo fanno.
Allora s'è spostato il sesso, è andato sul virtuale, non è più surreale. Invece di essere più fisico,
perché fisico era, sta diventando virtuale. Certo che al telefono è più facile dire anche cose sconce,
che guardando negli occhi una persona; ma è solo guardandola negli occhi che ti incontri, sennò ti
nascondi. E’ come lanciare il sasso, cioè la distanza della webcam non ti fa sentire che l'altro odora
o puzza, una delle due cose.
E quando si dice che il porno fa vedere troppo… No, il porno fa vedere troppo poco! Baci, carezza,
sentimenti, emozioni, non si vede niente di tutto quello, per il resto già sappiamo, è quella roba lì,
un po' canonica, ripetitiva. È il troppo poco che non fa vedere il video che dispiace. Cioè, potremmo
avere anche qualcosa di fortemente esplicito, però, se mi permettete, è stata molto più esplicita la
Maria De Filippi mettendo a nudo, vero o falso, l'animo degli italiani, che scoprire un seno è molto
meno implicante, che scoprire le proprie paure, i propri sentimenti, i propri pensieri.
Siete d'accordo? Uno può andare in una spiaggia di nudisti ma rimanere chiusissimo in se stesso, e
non avere nessuna forma di comunicazione, ha messo solo la pelle al sole, e non solo la pelle, anche
il resto, ma insomma…
Quindi il concetto, questa virtualizzazione, questa paura del reale -arrivo a questo- nessuno di noi
qui in Veneto berrebbe un bicchiere di vino via Internet, per capirci! E’ vero? Magari ne studia le
caratteristiche, la produzione, la cantina, i costi, ma il vino bisogna andare… Ecco.
Quindi è molto pericoloso se noi ci stiamo astraendo dalla realtà, ci stiamo allontanando, finiamo
vittime del nostro cervello, tutto rimane dentro di noi, non comunichiamo più, questo è il pericolo.
Allora il computer è indispensabile, tutti noi lo usiamo, gli smartphone sono comodissimi, tutti noi
li usiamo, basta non pensare che l'erba che vediamo nel monitor basta dargli l'acqua che cresce!
Cioè, basta non scambiare il virtuale con il reale. Questo è quello che non si deve fare, e non si può
fare.
Poi c’è gente veramente che si è conosciuta tramite Internet, con le chat line, magari hanno fatto
anche delle belle famiglie, quindi io non demonizzo il mezzo. Il mezzo può avere un suo
significato, ma è un mezzo, non è un fine. Ci stiamo capendo da questo punto di vista?
Allora i nuovi sistemi di comunicazione -usiamo un termine un po' alto- la comunicazione vuol dire
condividere, comunicazione ha una radice che è la radice di comunità, cioè noi comunichiamo se
alla fine proviamo gli stessi sentimenti, le stesse emozioni, aderiamo allo stesso progetto, allora è
comunicare. Ma se io ti mando dei dati, ti mando anche la mia foto, nudo o nuda -è meglio che non
ve la mando perché non è molto gradevole- a ‘sto punto non ti ho mandato me, perché non ti ho
mandato la mia persona, il mio carattere, i significati della mia vita, i miei valori, per cosa sono
pronto a vivere, per cosa sono pronto a morire.
Io sono molto preoccupato perché -e con questo davvero concludo, e poi magari riprenderemo la
parola dopo- sesso è una parola che è implicante, quando uno la dice fa sempre un po' effetto. La
sensualità, basta aggiungere una N, invece che sessualità, sensualità: sguardo, atmosfere,
eccitabilità, significa la sensualità come cammini, come ti muovi, vero? E poi quello che una volta
si chiamava, oggi non se ne parla più, l’erotismo. Perché il porno in sé e per sé, o la virtualità dei
rapporti, rischia di uccidere l'erotismo. L'erotismo è la carica vitale, in psicologia lo chiamano
libido, che noi investiamo per le tre cose per cui è fondamentale la sessualità. La sessualità
fondamentalmente sta a tre cose: avevo detto, la prima, che è lo zero, è che significa la nostra
identità, il nostro essere, la caratterizza fino in fondo; ma serve per il piacere, e mi raccomando che
nessuno si dimentichi che il sesso deve essere piacevole; perché se non lo è, è sgradevole, fa male.
Quindi il moralismo -io sono cattolico praticante, lo preciso- ma il moralismo, che spesso anche in
ambito ecclesiale abbiamo fatto sulla sessualità, è che non l'abbiamo vista come dono anche del
creatore, e ce la siamo goduta. Godere non è un verbo peccaminoso, ci godiamo anche questa
splendida giornata, purtroppo non siamo al mare, ma siamo qui fra di noi, l'aria è gradevole, arriva
fino a qui, ci godiamo l'amicizia, ci godiamo questo momento di formazione.
Noi dobbiamo dire che il piacere è fondamentale nella vita, perché il piacere sano scaccia tutti i
vizi. I vizi non sono altro spesso che compensazione di una piacere legittimo che non ci si prende,
bisogna riempirsi di piaceri sani. E anche il piacere della sessualità è un piacere importantissimo,
insostituibile con altro. Non faccio sesso ma mangio tanto, no! Ma fumo tante sigarette, no!
C'è una specificità della pratica sessuale che non è sostituibile con nient'altro. E quindi il piacere,
bisogna ricordarselo, è sacrosanto, bisogna darlo e riceverlo, perché poi quando si ama e si è amati,
se questo piacere ha il significato della comunicazione amorosa, stiamo bene quando siamo amati.
Fondamentalmente non cerchiamo altro nella vita.
Secondo aspetto o finalità, diciamo, della sessualità, nell'ottica dell'economia umana, è quello della
generazione della vita, che non è cosa da poco. E vedete che anche oggi la sessualità risponde poco,
questa sterilità che sta crescendo ci deve interrogare. E’ lo stress? E’ l'inquinamento? I cibi? E’ il
cervello? Che c'è? Perché stiamo ricorrendo sempre di più agli aiuti clinici e non riusciamo a fare
figli così?
Certe volte bastava un colpo, c’era così tanta paura! Adesso la fertilità maschile e femminile sono in
calo, neanche i medici non se lo spiegano.
Terza questione, che è la prima che sta a monte di tutto: la sessualità serve alla relazione umana, a
mettersi in comunicazione con qualcun altro, ad unirsi. E queste tre cose sono inscindibili, vanno
insieme. Quando si separano abbiamo un sesso comunque parzializzato, perché se io tolgo di
principio la fecondità e tolgo di principio la relazione e mi compro il piacere, siamo a livelli di
prostituzione.
Quindi questi tre principi vanno insieme, perché è inutile opporre sesso e amore, si obbligano l'uno
all'altro, in qualche modo.
Spero di non aver detto niente di sconvolgente.
Io non la volevo dire questa battuta, perché capisco che può essere intesa male, però passatemela
perché abbiamo mangiato bene, poi ho visto che siete persone, non siete bacchettoni, vedo tanti
giovani: il sesso è meglio farlo che parlarne! Però adesso noi stiamo qua a rifletterci su questa cosa,
e lo facciamo anche a livello di riflessione, ma quello che volevo dire in questa battuta, che non
vuole essere sconcia, è che non è così facile farlo bene, perché richiede molto di interiorità, molto di
testa, molto di cuore, molto di se stessi. Non è solo: si fa così!
Io qui al riguardo ho due battute che mi sono successe nella vita, una facendo corsi di educazione
sessuale nelle scuole di ogni genere e grado, sto ricordando, una volta, alle medie, dove la prima
cosa è incontrare i genitori a lungo e concordare con loro il percorso. Poi vi dico anche come
facevo, una cosa simpatica: era una scatola di scarpe con una feritoia, tipo urna, e i ragazzi
mettevano dentro tutte le loro domande. Quindi io ho ancora a casa raccolti tutti questi bigliettini,
sia quelli delle elementari, che quelli delle medie, eccetera. Ma ricordo lo stupore di un ragazzino,
forse di seconda media, quando alla lavagna dicevo: ragazzi, capitelo, il sesso si fa di testa. E questo
mi disse: di testa? Glielo dovetti spiegare. Rimase un po' sconvolto.
E c'è anche quella battuta molto simpatica di quei due, lui era in seconde nozze, un po' vecchiotto, e
si era sposato con una più giovane, e allora in albergo gli disse: “Tesoro, tu –è la prima notte di
nozze- sai adesso che cosa avviene?” E quella, con la voce così candida, disse: “No!” “Come no?
Ma i tuoi non ti hanno spiegato? Sai, siamo appena sposati, io sono stato già sposato, tu no, però
dovresti saperlo. Adesso sai, noi siamo marito e moglie e quindi questa notte…” “Ma io non so
niente”. “Ma come non sai niente? Ma allora, guarda… No, ma guarda tu hai sentito magari qualche
amica che ti ha spiegato?” “Io non lo so”. “E adesso come facciamo che anch'io mi sono
dimenticato?”.
Finché riusciamo a ridere e a sdrammatizzare… Ecco.
Prego, dottor Longo, Dottoressa…
VINCENZO LONGO – Pedagogista e Formatore
Una parte teorica molto breve, che vi possa dare degli incipit, per poi discutere in gruppo quelle che
possono essere le strategie. Strategie pratiche, di metodo, che devono partire però da una base
scientifica e da una base teorica appunto, che riguarda la costruzione della personalità, e quindi
anche del genere, perche io parlerò di genere e non di sesso, il mio approccio è questo, io parlerò di
genere maschile e genere femminile. Non di sesso maschile o di sesso femminile, perché sesso per
me è un’altra cosa.
Il mio approccio è di parlare di genere per superare con la forza del linguaggio, che come sapete la
parole sono performanti, ogni parola è un’azione, per superare in un colpo solo tutto quello che può
essere l’imbarazzo, che può essere la difficoltà nell’aggiungere o nel togliere una N, nel confondere
sesso con atto sessuale, parliamo di genere. Ed io affronterò la parola genere dimenticandomi, ma
non dimenticandomi in maniera così superficiale, dimenticandomi perché vi invito a dimenticarla la
parola sesso. Parlando di genere e cominciando ad essere critici, quando magari vi sottopongono un
modello nel quale vi dicono sesso M o F? Ma cominciando anche, ad esempio, a sollecitare colui
che propone quel modello dicendo: non si dice sesso, ma si dice genere maschile o genere
femminile. Costruzione della personalità attraverso un sistema globale, che è quello offerto dai
nuovi sistemi di comunicazione, che sono prevalentemente i social media. Li chiamo social media,
non social network.
Vi invito a riflettere anche su questi stimoli teorici, per chiamare, sempre con la forza del linguaggio
performante, anche con il loro nome le cose come stanno.
Questo perché? L’obbiettivo è quello di far capire che se noi siamo frutto, oggi, di una determinata
personalità, è sicuramente in relazione ad un fatto genico, più che genetico, quindi un fatto dei
nostri geni, ma è un fatto anche che riguarda quella che si chiama, secondo me, la seconda natura,
cioè che è la cultura, che è l’ambiente nel quale, galoppando, viviamo quotidianamente.
Quante volte abbiamo detto. Ai miei tempi non era così!
Quante volte ci siamo rifiutati nel dire: ah, questi giovani d’oggi!
Così come si sono rifiutati di affrontare questo ragionamento i nostri genitori, voi genitori oggi
magari avete difficoltà ad affrontare questi argomenti con i vostri figli, parlando ad esempio dei
linguaggi su dei canali comunicativi differenti.
Le riflessioni che vi voglio portare, in sede di gruppi, sono proprio queste: la differenza di canale
comunicativo che avete come genitori-figli sull’oggetto stesso della comunicazione.
Ad esempio cominciamo a capire quanto il linguaggio sia il veicolo principale della cultura. Se la
cultura è quella che determina la nostra personalità, quindi siamo così perché apparteniamo ad un
determinato contesto culturale, immaginate -e lo affronteremo domani- quanto, ad esempio, e
facevo un esempio, a pranzo con la collega psicologa, tempo addietro, quando c'era da giustiziare
qualche ladro, perché veniva impiccato nelle piazze, venivano portati i bambini nelle piazze a
vedere come veniva giustiziato quel malvivente, perché quello doveva essere l'esempio per tutti a
non ripetere quel gesto.
E, quando quello cadeva dalla forca, il bambino veniva schiaffeggiato con forza dal padre, e il
motivo di quello schiaffo era far ricordare al figlio il dolore di quello schiaffo: e guai a te se farai
un'azione così come quella che ha compiuto quel signore lì che era sulla forca.
Allora significava che la personalità collettiva era basata su quei principi, oggi siamo in un contesto
diverso, e quindi immaginate come, pur avendo dei geni uguali, perché gli uomini di allora avevano
gli stessi geni di noi uomini attuali, la cultura è proprio una seconda natura, e le forme del
linguaggio concorrono a contribuire la costruzione di quello che siamo oggi.
Quindi, immaginate come usare una parola qualunque, che fino a qualche anno fa era TVTB, e tutti
quanti commentavamo dicendo TVTB: ti voglio tantissimo bene, e che criticavamo magari i figli, i
ragazzi che dicevano o che facevano gli smile, le faccine, quando noi ora abbiamo imparato a
scrivere anche noi le faccine con i messaggi.
Oggi ci sono sistemi di comunicazione diverse, c'è un sistema che si chiama Facebook, c'è un
sistema che si chiama YouTube, c’è un sistema che si chiama Twitter, c'è un sistema che si chiama
Youporn, Redtube, Pornlive.
C'è un sistema di condivisione della propria intimità, una familiarizzazione del privato, che rispetto
a qualche tempo fa è diverso. Però, genitori di oggi, se non siamo capaci di comunicare sullo stesso
livello con i nostri figli, non diamo loro un'adeguata educazione sulle condizioni attuali.
Quindi, volente o nolente, dobbiamo impararle, c'è poco da fare, perché non possiamo permetterci
di rimanere -vi ricordate quando si usava il termine matusalemme? “Tu sei un matusa e non capisci
niente”. Noi purtroppo oggi abbiamo a che fare con un sistema che viene chiamato da Bauman
liquida, come identità, perché dove è un'identità che non ha un suo corpo. Immaginate il fiume,
l'acqua, non ha una propria forma fisica, assume la forma fisica dell'alveo nella quale scorre.
Quindi immaginate che la nostra identità è talmente liquida proprio perché si basa sull'alveo, sul
sistema nel quale scorre.
E se noi genitori, voi genitori, non conoscete quel sistema, se non avete sintonia tra i tre canali
comunicativi, non fate bene il vostro ruolo di genitori. E per farlo bene c'è solo una modalità: quella
della formazione continua, quello del mettersi a confronto con questi sistemi
In questo, ad esempio, concorre molto la teoria Queer. La teoria Queer.
La teoria Queer dei Culture Studies. La teoria Queer non parla più di sessualità maschile,
femminile, genere maschile, femminile; non parla più di gay, lesbiche, transex. La teoria Queer dal
1980 parla dell'idea, dell'identità di genere come un'idea di trasversalità. Quindi la figura
dell'androgeno, che era quella figura mitologica che pretendeva di riflettere come all'interno di
ognuno di noi (guardate come riprendo i discorsi di Nicoli) c'era un genere maschile e un genere
femminile, una parte maschile e una parte femminile, non c'è possibilità di categorizzare chi è
maschio e chi è femmina; non c'è possibilità di dire quello è gay e quella è lesbica; c'è all'interno di
ognuno di noi una doppia personalità di genere, doppia: maschile e femminile, perché l'uomo,
inteso come persona e come essere vivente, ha un'unica identità. Punto. Trasversale, di genere.
Questi sono gli studi attuali.
Vedete che dinanzi a degli studi attuali, così che andiamo a superare addirittura in qualche modo i
pregiudizi o le difficoltà derivanti dalla categorizzazione tra gay e lesbiche, o addirittura superando
le categorizzazioni tra uomo e donna se vogliamo, arriviamo verso una società ancora più liquida,
della quale dobbiamo essere tutti consapevoli.
Quindi, un'idea strategica -che vi invito a riflettere- come l'igiene formativa, che la chiamo l’igiene
della personalità, l'igiene della formazione, deve passare attraverso questi sistemi, non solo
accontentarsi di navigare in internet per vedere Facebook, ma cogliere le opportunità che offre
Facebook. Offre delle opportunità fantastiche: di confrontarsi con un mondo nuovo, con un mondo
globale, con un mondo che in qualche modo ti permette di confrontarti con sistemi che non conosci.
Facebook non è il demonio, Internet non è il demonio, Youporn non è il demonio.
La reificazione del corpo che offre il porno, ad esempio un sito pornografico a consultazione
gratuita, dove non ti chiedono se sei maggiorenne o minorenne, dove puoi accedere senza nessun
problema, dove la reificazione del corpo, dove vedi corpi in amplessi sessuali, permettono di capire
ad esempio le logiche del potere; quelle logiche del potere che Foucault, nel panottismo -non so se
lo ricordate- parlava appartenente a determinate categorie come coloro che individuavano la donna
inferiore all'uomo. Ad esempio è un metro di riflessione. In che modo però si può affrontare? Non
lasciando nostro figlio navigare da solo, non lasciandolo allo sbaraglio ad affrontare queste
tematiche, ma accompagnandolo, ad esempio aprendo un profilo Facebook insieme con lui -mia
figlia se si chiamasse Giuseppe, mio figlio se si chiamasse… Vincenzo e Giuseppe sono su
Facebook- quindi aprire un profilo insieme, spiegargli come si fa, spiegargli cosa stiamo cercando,
cosa stiamo vedendo.
Questa è la strategia per una costruzione della personalità di genere come identità personale, che vi
stimolo a ragionare.
ANTONIA SCARSI – Medico Pediatra Sessuologa
Buonasera. Sono Antonia Scarsi, e sono un medico, non sono una sessuologa, sono un'esperta in
educazione sessuale e posso riportare la mia esperienza rivolta ai ragazzi.
Come medico debbo parlare di un corpo, di un corpo che è una cosa reale, e porto i ragazzi durante
il percorso di educazione sessuale che tengo, a riconoscere il loro corpo, e ad imparare a riconoscere
quello che il loro corpo comunica: con la pancia, le emozioni, il battito del cuore i sentimenti, e poi
arrivare al ragionamento, ci si toglie il prosciutto dagli occhi, e si guarda l'oggetto dell'amore per
quello che realmente è.
E l'amore può passare. Può passare perché non era amore vero. L'amore vero si riconosce invece
perché si accettano i difetti dell'altro, e si impara così a mettersi in relazione con l'altro, anche
fisicamente.
Se io riconosco le emozioni nell'altro, riconosco anche come potermi rapportarmi con lui ed evitare
anche di soffrire. Perché la sessualità non è nient'altro che un modo di comunicare con il corpo,
comunico la mia gioia, l'aspetto ludico che raccontavano loro; comunico in relazione, amo una
persona profondamente e mi sento di fare così; e voglio che la persona che amo provi lo stesso
piacere che provo io. Difficilissimo. Difficilissimo, se non si impara a contenere le proprie emozioni
si diventa tumultuosi e si possono fare brutte figure. Quindi la pazienza fondamentale come modo
di entrare in relazione reale con l'altra persona.
Per quanto riguarda poi quello che mi sento di dire sull’identità di genere, che ho preparato una
presentazione in PowerPoint, per capire come si diventa maschi o si diventa femmine, in realtà
possiamo notare che fin dalla più tenera età maschi e femmine hanno un modo di comportarsi oggi
sempre più simile; c'è la grande differenza nell'essere maschio perché ho la capacità di fecondare,
nell'essere femmina, sempre quindi fisico, nella possibilità di procreare.
Da soli non si fa niente, anche se la scienza medica ha fatto grandi progressi, ci deve sempre essere
uno spermatozoo e un ovulo, quindi ci deve essere sempre un uomo e una donna che fanno qualche
cosa.
E insegnare a questi ragazzi che, prima di riconoscere l'aspetto ludico imparare a cimentarsi con il
proprio corpo e con le proprie emozioni è la cosa fondamentale, e quindi rimaniamo sul reale.
L'aspetto della pornografia, la possibilità che loro hanno, mi chiedono tantissimo sull'aspetto,
vorrebbero vedere i filmetti porno, però vorrebbero vederli con me, non da soli. Spiegare loro che
quello che viene visto non è nient'altro che un farti… insegnati qualche cosa che non ti tocca;
vedere è completamente diverso dal provare la sensazione di toccare la persona che ti piace, e
sentire quello che prova.
Ecco che allora noi cerchiamo di insegnare per curiosità, perché hanno l'aspetto della curiosità, a
vedere, ma che viene normalmente e naturalmente superato perché il fare, con coscienza, è molto
più bello che il vedere. E qui mi fermerei.
Questo è l'aspetto che vorrei trattare io, con questo sviluppo fisico che porta a sentirsi maschi e
femmine, e comportarsi per l'aspetto riproduttivo.
Per quanto riguarda, invece, le varianti del comportamento sessuale, l'identità di genere, qualora ci
si accorgesse che esistono persone che hanno un vero problema di identità di genere, va ricordato
che queste persone ci soffrono, e che buona parte dei reali disturbi dell'identità di genere, il mio
corpo è femminile, ma io mi sento un uomo, o viceversa, fa sì che ci sia un'altissima percentuale di
suicidi intorno ai trent'anni in questi soggetti che hanno una reale identità di genere.
Per cui il compito nostro è anche quello di accettarsi, qualora dovesse succedere che ci sia un
disturbo dell'identità. Disturbo dell'identità che deriva o da un'alterazione fisica, con dei genitali
ambigui molto rari; oppure da un disturbo nell'evoluzione psicologica del soggetto durante la
crescita.
Per cui aspetto di proporre.
GIANNI NICOLI' – Docente Università Cattolica Brescia
Se mi è possibile dire solo una parola: complimenti!
Come avevo detto i due esperti ci hanno aperto dei campi molto significativi.
Noi siamo genitori, giusto? Ci interessa l'educazione, giusto? Noi siamo legittimamente preoccupati
che la sessualità, che è dato di natura, che ripeto ci viene in qualche modo imposta, donata –usiamo
‘sto termine- ma che noi non possiamo rifiutare, perché una volta che arriva è collegata alla vita,
quindi è anche un po' un’imposizione, non finisca come nel racconto del saggio indiano che diceva:
la sessualità è come una tigre, se la tieni troppo in gabbia si inferocisce, e quindi la reprimi, ma è
molto pericola; se la lasci libera, altrettanto.
Allora il problema è come regolare questa energia vitale, che abbiamo detto è positiva, ci appartiene
e noi vi apparteniamo.
Quindi abbiamo detto che non basta essere sessuati. La dottoressa ha usato delle parole bellissime,
ha detto “Il fare consapevole”. Io sono stato attento, eh! Posso fare l'esame.
Cioè, il problema è sapere chi sei, come ti vuoi spendere, perché e con quali risultati.
L'educazione porta a questa consapevolezza. Viene da pensare a Lévi Strauss, che non è l'inventore
dei jeans, ma è stato un grande antropologo francese, morto pochi anni fa, due anni fa. Lui ha scritto
un libro molto simpatico “Il crudo e il cotto”. In questo libro da antropologo lui dice che c'è il
rapporto, che è stato sollevato dal Dott. Longo, natura e cultura. Allora noi siamo sessuati per
natura, è un dato oggettivo, ma il nostro modo di vivere la sessualità è un modo culturale. Dico bene
Dottori? Concordano? In modo culturale vuol dire: abitudini, visioni, comportamenti, significati.
Faccio ridere, ma due miei amici avevano un camper, erano andati in Turchia e vedevano questi
signori che ridevano come matti perché la moglie di uno dei due camperisti lo stava pettinando. È
una cosa ridicola per i turchi una cosa del genere, che una donna pettini il suo uomo. Per noi è un
dato normale. Ma noi risultiamo piuttosto imbarazzati se vediamo due uomini che si prendono per
mano, e questo nel mondo islamico invece è piuttosto ammesso.
Quindi, vedete come i simboli culturali, vero? E io stesso se dessi alla dottoressa la mano così,
credo che sia convenzionale, vero? E’ un dato normale, ci stiamo salutando. Ma se ci vedeste in giro
cosà… Eppure, vedete, cambia poco, in fondo ci siamo presi per mano. Ma com’è il dato culturale
cambia le cose, no.
Sono recentemente tornato dal Congo, dalla Repubblica Democratica del Congo -non vi racconto
niente perché ci vorrebbe una vita per quel poco che ho visto in questo secondo viaggio di
solidarietà- però i Congolesi si salutano picchiando la fronte tre volte, non si baciano. Può essere un
fatto igienico, può essere un fatto tradizionale, dicono beauté, e poi si toccano tre volte con le fronti.
Ecco, sono modi culturali di salutarsi, di comportarsi.
Quindi la sessualità è un dato biologico: ormoni, viene in un certo modo, e la dottoressa ha spiegato
bene che non siamo, anche tra tutti gli uomini tutti uguali, tra tutte le donne non siamo tutti uguali.
E c'è un'articolazione anche genetica. Ma quella culturale è ancora più ampia.
Sostanzialmente -cerco di essere semplice- abbiamo dei figlioli, siamo preoccupati che sbandino.
Allora le mamme a volte fanno di tutto: “Cosa mi hai messo, mamma, in borsetta?” “I profilattici,
tesoro!” Cioè, le mamme hanno trovato già la soluzione così. Tanto lo fai lo stesso, a questo punto
fallo protetto. Può essere una scelta, discutibile o non discutibile, incentivante o meno. E’ una scelta
pratica.
C'è la mamma che dice: “No, non dirmi niente, non dirmi niente, non voglio sapere niente”. Quella
che si impiccia troppo: “Cosa hai fatto?”
C'era un ragazzo, perché la mamma era gelosa, questo ragazzo era un bel ragazzo, mi ricordo,
simpaticissimo, la mamma milanese: “Ecco, tu quando stai con questa ragazza” -si sentiva un po'
trascurata- e allora ha detto “Allora tu cosa hai fatto con la tua ragazza?”. E lui non potendone più
ha detto: “Mamma, l’ho presa, le ho cinto i sfianchi, poi ho cominciato a stringerla, poi l’ho
baciata”, ad un certo punto la mamma “Basta, basta, basta così. Non voglio sapere altro”.
Questi genitori cosa vogliono sapere e cosa vogliono controllare i figli? Tanto i figli ce la fanno
sotto il naso, anche noi l'abbiamo fatta a loro. Perché se non si trasgredisce non si cresce, questo è il
problema. Però noi sappiamo che buttarsi dal balcone per trasgredire, come fanno… non è che sia
tanto positivo.
Noi abbiamo paura dell’irreversibile, abbiamo paura dell'AIDS, abbiamo paura di una gravidanza
indesiderata, abbiamo paura di queste cose irreversibili, perché quelle segnano.
Allora, come far sì che l'educazione sia prevenzione? Ma sia anche il massimo godimento del bene?
Non solo prevenzione per dire: non si fa. L'educazione che si basa sul non, non funziona.
L’educazione positiva: figlio mio, figlia mia, mi raccomando questa cosa va fatta così, con i
sentimenti, con il cuore, va fatta bene, va fatta completa.
Ecco, allora volevo solo richiamare, per il metodo di lavoro di gruppo, di mettere in evidenza la
dimensione educativa, se ci mettiamo qui a parlare male del porno, ma siamo tutti d'accordo, però è
meglio parlare bene del bene che male del male. E’ uno sforzo diverso di dire qual è la figlia felice,
trentenne, o il figlio felice, quindicenne, che vive bene il suo corpo, vive bene la sua mente, vive
bene i suoi sentimenti. Perché non l'abbiamo detto e questa cosa l’aggiungiamo: stiamo attenti
perché, collegata alla dimensione della sessualità, c’è sotto, sotto il bisogno di successo, in
successo, di affermazione personale: ho cuccato o non ho cuccato, piaccio o non piaccio, vado bene
o non vado bene, sono sbagliato o sono giusto.
Mi raccomando, un messaggio educativo, qui ce lo diciamo perché io ho visto che voi siete persone
che queste cose già le praticate. A nessuno deve arrivare il messaggio che è sbagliato, tutti siamo
imperfetti, tutti dobbiamo migliorare, tutti possiamo migliorare, ma nessuno a questo mondo è
sbagliato.
Questo è un messaggio assolutamente fondamentale. Tu sei giusto, sei un essere umano, certo sei
immaturo da far paura, devi crescere, devi capire, sei inconsapevole, ancora non hai gli strumenti
per autogestirti, purtroppo devi essere diretto, perché se ti lascio solo a te stesso, mi sbandi. Ma non
sei sbagliato, sei una persona estremamente ricca, tiriamo fuori il positivo che c'è in te e vediamo di
valorizzarlo.
Questo è il messaggio educativo che va dato, anche e soprattutto sulla sessualità.
Mi fermo qui.
MARINELLA MANTOVANI – Assessore alle Politiche Sociali e Famiglia - Provincia Rovigo
Ho visto che l'argomento può essere sviluppato in vari modi, credo che ognuno, in base alla propria
storia, alla propria condizione, ai figli, all’età che hanno possa anche indirizzarsi poi nella scelta di
come sviluppare l'argomento.
Allora io ricordo che il gruppo 1, “La scuola e nuove opportunità” che fanno riferimento a Nicoli, e
il tutor è Chiara Crivelli.
Longo, con il sex coming out, tutor Giuliano Forestelli. Fa riferimento a Scarsi con il tutor Luciana
Pol “Il corpo reale e il corpo virtuale”; e Paola, con le altre ragazze, parla delle strategie della
prevenzione delle situazioni di rischio.
Quindi 1, 2, 3 e 4 sono i gruppi. La dislocazione è: un gruppo rimane in sala, un gruppo sopra e
sotto, l’1 rimane in sala, facciamo così: l’1 in sala, 2 su dalle scale, si arriva alla saletta, su; il
gruppo 2 infatti è fuori, su dalle scale ci sono due postazioni e vi potete mettere lì. Okay?
Alla fine i tutor. Che ora è? Un'oretta. Sì, un'oretta di lavoro, e poi ci ritroviamo ancora tutti qua.