ECOGRAFIA 3-D IN TEMPO REALE di Massimo Pappalardo e Giosuè Caliano L’ultima frontiera dell’ecografia è la “visione” tridimensionale in tempo reale (4D) degli organi interni. Quest’affascinante sfida impone una “rivoluzione” sia nella tecnologia delle sonde da utilizzare che nell’approccio elettronico-sistemistico da implementare sulle macchine ecografiche. La progettazione di simili apparati sarebbe impossibile senza il calcolo intensivo. Prof. Massimo Pappalardo Dipartimento di Ingegneria Elettronica Università Roma Tre [email protected] Ing. Giosuè Caliano Dipartimento di Ingegneria Elettronica Università Roma Tre [email protected] • Abstract Many academic and industrial research teams are working towards the improvement of ultrasound techniques for medical diagnostic applications, in order to have volumetric echographic images in real time. The unique way to approach this problem is to use a matrix array transducer and to develop an echographic system able to handle thousands of electronic channels. A volumetric echographic system is a hard task ! During the past decades huge advances have been made in the field of ultrasound imaging for medical diagnostic applications. Conventional echographic probes are based, by now, on the mature piezoelectric technology. Recently, alternative technologies based on different operating principles have been proposed. In particular, the silicon micromachined capacitive ultrasonic transducer technology (cMUT) has shown to be suitable for the replacement of the current technology. The main benefits of cMUT technology can be found in the silicon micromachining process, commonly used in microelectronics. In order to have real time volumetric images a two dimensional matrix transducer must be used; the afore mentioned cMUT technology is well suited for this type of new transducers. Roma Tre has a program to develop this kind of transducers but, because their geometrical characteristics are strongly dependent on the structure of the echographic system used, a preliminary exploration must be made in order to define its principal features. This activity entails a huge amount of end-to-end simulations of the whole process, from signal acquisition to the final image, to assess the impact of design choices on diagnostic capabilities. L’ecografia è una tecnica diagnostica molto potente, largamente utilizzata in diversi settori, quali l’internistica, la ginecologia e la cardiologia, per citare solo i più rilevanti. Rispetto ad altri sistemi diagnostici, quali la risonanza magnetica (NMR) e la tomografia assiale computerizzata (TAC), l’ecografia fornisce immagini con risoluzione inferiore, ma offre importanti vantaggi, quali il costo contenuto, la non invasività e la possibilità della presentazione in tempo reale di organi interni in movimento. Per questo motivo la cosiddetta “eco-cardiografia” ha trovato larga applicazione in cardiologia, essendo l’unica tecnica capace di visualizzare il moto delle valvole cardiache. ECOGRAFIA 3D IN TEMPO REALE CASPUR ANNUAL REPORT EDIZIONE 2009 I sistemi ecografici forniscono un’immagine in sezione degli organi interni del corpo umano su un piano detto “piano di scansione”. L’immagine è costruita deflettendo e focalizzando un fascio di ultrasuoni il cui asse giace nel piano di scansione ed acquisendo gli echi riflessi lungo tale asse (linea di vista). Il fascio acustico è controllato tramite trasduttori lineari (1D), tipicamente di 64, 128 o 192 elementi, grazie a un sistema elettronico noto come beam-forming. All’aumentare del numero di elementi del trasduttore, e quindi dei canali del beam-forming, aumenta la risoluzione, cioè la qualità dell’immagine. In altri termini, per migliorare le prestazioni del sistema è necessario aumentarne la complessità. Per seguire il movimento è necessario acquisire un numero di immagini al secondo non inferiore a 10-20. Al fine di ottenere la riproduzione di un volume è necessario acquisire, su piani di scansione distinti, un congruo numero di immagini, che opportunamente elaborate via software, permettono la rappresentazione tridimensionale. I primi tentativi di acquisire immagini ecografiche tridimensionali risalgono agli anni ‘90. Combinando la scansione elettronica ottenuta mediante un classico trasduttore lineare con quella meccanica realizzata traslando e ruotando il trasduttore stesso, si possono ricostruire differenti piani di vista e quindi un volume. Tali sistemi, noti come ecografi 3D, sono attualmente commercializzati da tutte le maggiori aziende operanti nel campo dell’ecografia per diagnostica medica. Gli ecografi 3D forniscono un immagine tridimensionale con una risoluzione paragonabile a quella dei sistemi lineari classici, tuttavia, la scansione meccanica è lenta e non consente il tempo reale. Si possono applicare solo quando gli organi interni possono essere resi immobili per il tempo necessario all’acquisizione volumetrica (2-3 secondi), per esempio in ginecologia invitando la paziente a trattenere il respiro (Figura 1). La rappresentazione volumetrica delle valvole cardiache, che necessita di una successione di piani di scansione molto veloce, circa 120 al secondo, non può essere ottenuta con una scansione mista elettronico-meccanica. Figura 1 Alcune immagini ecografiche 3D. 114 MASSIMO PAPPALARDO E GIOSUÈ CALIANO Un trasduttore costituito da una matrice di elementi bidimensionale, anziché lineare, consente l’indirizzamento totalmente elettronico di un fascio ultracustico in qualsiasi direzione dello spazio, scandendo un volume, a velocità sufficiente. Questa rappresentazione 4D costituisce una delle frontiere di ricerca della moderna eco-cardiografia. Attualmente solo Philips commercializza un sistema 4D cardiologico, mentre è noto che General Electric (GE) e Siemens, stanno lavorando per sviluppare sistemi con prestazioni simili. La realizzazione di un prototipo di sonda 4D per uso cardiologico può apparire ambizioso essendo, oggi, uno sviluppo di frontiera nel campo delle sonde ecografiche; va però considerato che gli autori hanno sviluppato una nuova tecnologia per la realizzazione di sonde ecografiche, la cosiddetta tecnologia cMUT (v. riquadro), che ben si presta alle applicazioni 4D. • Formazione dell’immagine volumetrica In estrema sintesi, si può dire che un sistema ecografico deflette e focalizza il fascio acustico assegnando, per ogni istante di tempo, sia in trasmissione che in ricezione, una determinata fase e/o ritardo ad ogni elemento della sonda. L’elettronica che opera questi ritardi costituisce il sistema di beam-forming di cui abbiamo parlato. Negli ecografi basati su trasduttori lineari, l’elettronica di beamforming è contenuta nell’ecografo ed i segnali sono trasmessi ai singoli elementi del trasduttore sito nella sonda tramite cavi schermati indipendenti. Una sonda per ecografia volumetrica è invece bidimensionale e quindi il beam-forming deve assegnare una distribuzione di fasi e/o ritardi su una superficie, gestendo, a parità di capacità di penetrazione, risoluzione, ecc., un numero di canali pari al quadrato di quello di un equivalente sistema ecografico lineare convenzionale. Prendendo come riferimento una sonda settoriale convenzionale per uso cardiaco, l’anatomia del paziente (la finestra pericardica) ed il tipo di scansione impongono un numero minimo di 64 elementi, cioè un beam-forming di 64 canali. Lasciando inalterate queste condizioni, e volendo scandire un volume anziché una sezione, sarà necessaria una sonda costituita da un quadrato di 64x64=4096 elementi. Qualora il beam-forming di questa sonda fosse completamente allocato nell’ecografo, sarebbero necessari altrettanti cavi di collegamento singoli. È facile intuire che un tale numero di collegamenti è impraticabile. È quindi necessario adottare una strategia di beam-forming che suddivida le funzioni da esso svolte assegnandone parte ad una specifica elettronica da integrare nella sonda stessa e parte all’ecografo, in modo da ridurre drasticamente il numero di cavi di collegamento. • Strategia del Beam-Forming Il progetto della sonda matriciale per applicazioni cardiache 4D presenta due aspetti: quello sistemistico-elettronico e quello strettamente tecnologico. Il problema di un ecografo volumetrico per cardiologia è quello di realizzare un beamforming capace di gestire circa 4.000 ritardi/fasi con un numero di cavi prossimo 115 ECOGRAFIA 3D IN TEMPO REALE CASPUR ANNUAL REPORT EDIZIONE 2009 all’attuale stato dell’arte di 192. La recente letteratura scientifica evidenzia tre approcci, sviluppati o in fase più o meno avanzata di sviluppo, al problema. Il “Beam forming” a zone di fase costante (anche noto come Reconfigurable Array), probabilmente già utilizzato commercialmente, sfrutta il fatto che, dati un particolare angolo di deflessione e una distanza focale del fascio acustico, esistono sempre sulla superficie del trasduttore zone a fase costante. Nel caso più generale, queste zone sono dei semi-anelli a corona variabile, le cui dimensioni e posizioni dipendono, appunto, dall’angolo di deflessione e dalla distanza focale. Al variare di questi ultimi, tramite interruttori elettronici interposti tra elementi contigui (Figura 2a), si collegano elettricamente, tra di loro e ad un unico cavo, tutti gli elementi della matrice appartenenti ad una stessa zona equifase. Questa soluzione riduce notevolmente il numero dei cavi ma necessita l’integrazione nella sonda di una matrice di circa 4000 interruttori cMOS ad alta tensione e dell’elettronica di pilotaggio e front-end. Figura 2 Strategie di beam­forming: a) Reconfigurable array. a) Nel Micro beam forming, invece, si sfrutta la considerazione che in ogni caso elementi contigui di una zona della sonda hanno ritardi che differiscono solo di poco tra di loro. Il trasduttore viene quindi diviso in zone contigue i cui elementi sono pilotati dallo stesso cavo, mentre i differenziali di ritardo fra i singoli elementi vengono creati e gestiti localmente. Essendo di piccola entità, tali ritardi possono essere generati mediante sfasatori analogici. Lo svantaggio di questa soluzione è che sfasatori e linee di ritardo analogiche sono difficilmente integrabili ad alta densità sul trasduttore stesso, a causa della presenza di elementi induttivi (Figura 2b). Nel Campionamento temporale, infine, i segnali provenienti da gruppi di circa 16 elementi della sonda sono letti e campionati da un multiplexer a frequenza molto elevata ed inviati all’ecografo mediante un unico cavo (Figura 2c), utilizzando tecniche TDM (Time Division Multiplexing) molto sviluppate nel campo delle telecomunicazioni. L’ecografo separa e ricostruisce nel tempo i segnali di ciascun elemento, operando completamente il beam-forming a livello digitale. Questo è l’approccio più flessibile dei tre, ma sicuramente il più pesante dal punto di vista dell’elettronica da integrare nella sonda e da allocare nell’ecografo, e comporta una rivoluzione dell’impostazione progettuale tradizionale. 116 MASSIMO PAPPALARDO E GIOSUÈ CALIANO Figura 2 SONDA ECOGRAFO Strategie di beam­forming: ECOGRAFO SONDA SFASATORE 1 2 3 1 c) campionamento temporale. DELAY LINE CAVO 1 2 CAVO MPX b) micro beam­forming; 16 n 1 2 3 2 BEAM FORMING DELAY LINE 2 MPX 1 n 16 1 2 192 n BEAM FORMING b) MICRO-BEAM FORMING 1 2 3 MPX DELAY LINE 16 c) Gli autori stanno studiando un’interessante variante di questo approccio, che associa i vantaggi del sistema TDM a quelli peculiari dell’approccio a zone a fase costante. L’idea di base è quella di sommare i campioni dei segnali relativi ad elementi facenti parte di una stessa zona equifase direttamente nella sonda ed inviare i campioni somma all’ecografo il quale provvederà a ricostruire i segnali di ciascuna zona equifase, ritardarli ed infine sommarli. Con questo approccio si • Tecnologia di microlavorazione del silicio “dovrebbe” ottenere una sensiIl limite delle prestazioni dei sistemi ecografici per diagnostica medica è insito bile riduzione della complessità, nei trasduttori ad ultrasuoni, cioè nei dispositivi capaci di generare e ricevere rispetto al sistema TDM, sia delonde ultracustiche. La quasi totalità di quelli in uso utilizza il ben noto effetto l’elettronica da integrare nella piezoelettrico che si verifica in alcune ceramiche. La tecnologia dei trasduttori sonda che di quella residente piezoelettrici è matura, e fornisce buone larghezze di banda e sensibilità, ma ha nell’ecografo. quasi raggiunto i limiti intrinseci di sviluppo. Indipendentemente dall’apRecentemente è stato ampiamente dimostrato che l’effetto elettrostatico coproccio utilizzato, la riduzione stituisce una valida alternativa all’effetto piezoelettrico. della complessità del sistema Nel 1996 sono stati realizzati presso l’Università di Stanford, USA, e a partire implica la rinuncia a parti dei sedal 1998 presso l’Università di Roma Tre, i primi trasduttori ultracustici elettrostatici a cella chiusa attualmente noti con la sigla cMUT (Capacitive Micromachignali prodotti dagli elementi del ned Ultrasonic Transducer). Essi consistono in un insieme bidimensionale di trasduttore. L’unico modo di vamicrocelle elettrostatiche chiuse (Figg. 3a e 3b), connesse elettricamente in palutare e minimizzare l’impatto rallelo e pilotate in fase, realizzate con tecniche di microlavorazione superficiale dell’approccio scelto sulle prestadel silicio (MEMS). Gli ampi sviluppi successivi hanno raggiunto caratteristiche zioni diagnostiche dello strucompetitive, se non migliori, dei tradizionali trasduttori piezoelettrici. mento è quello di simulare il I trasduttori cMUT si avvantaggiano delle ben consolidata tecnologia microesistema ecografico, dal trasdutlettronica come anche delle buone proprietà meccaniche del silicio utilizzato tore fino alla produzione dell’imcome substrato e del nitruro di silicio di cui sono costituite le micromembrane. magine volumetrica. Si tratta di Inoltre, se si escludono i costi di sviluppo più elevati rispetto alla classica tecnoun problema complesso, per il logia piezoelettrica, la produzione risulta notevolmente più economica, affidabile quale non esistono applicazioni e riproducibile. 117 ECOGRAFIA 3D IN TEMPO REALE CASPUR ANNUAL REPORT EDIZIONE 2009 integrate e che quindi richiederebbe l’uso di software differenti per le varie parti del sistema. Presso l’Università di Roma 3 è stato sviluppato e validato un prototipo di applicazione in Matlab, che simula il comportamento dell’elettronica di beam-forming e di ricostruzione dell’immagine di un bersaglio sintetico. Per la simulazione del trasduttore ultrasonico è stato utilizzato il modulo Field II 1, che simula analiticamente la generazione e la rivelazione di campi acustici. L’applicazione, che già utilizza una parallelizzazione coarse-grained, impiega comunque 30 giorni su 4 processori per generare un’immagine ecografica virtuale, un tempo eccessivo per il processo di ottimizzazione, che richiede la simulazione di un numero elevato di casi, al variare dei parametri progettuali. Il gruppo si è rivolto al CASPUR, il cui personale sta collaborando ad ottimizzare il codice e ad aumentarne il grado di parallelismo, per renderlo utilizzabile sul nuovo cluster Matrix a 2048 core, ed abbattere drasticamente il tempo necessario per ogni simulazione. Figura 3 Un trasduttore cMUT realizzato presso l’Università di Roma Tre: il dispositivo (a) è costituito da migliaia di celle elementari (b). a) b) 1 118 http://server.oersted.dtu.dk/personal/jay/field.