Tranquille, ci pensa la Famiglia La prima causa di morte e invalidità (fisica e psichica) delle donne è la violenza, più delle malattie e degli incidenti, e il topònimo è principalmente l’ambiente familiare. Queste parole terribili sono un grido d’allarme, un grido che è diventato Stop Femminicidio, e quando serve, ancora, spiegare perché lo gridiamo è impossibile non avvertire, palpabile, una “presa di distanza” fra molte delle donne che ascoltano, e non è colpa, ma una sorta di legittima difesa. Cosa potremmo noi fare più che dirlo, ripeterlo, fare le donne/sandwich coi cartelli davanti, di dietro e di lato,….fare le stilite sulle colonne,… sfinirci con uno sciopero della fame……? Non basterebbe, solo le donne stesse quando capiranno che è un problema in comune anche se per fortuna non le tocca direttamente potranno incidere su questo dramma che è planetario. Possiamo dire Stop Femminicidio – Non facciamo come gli struzzi? Temo di no, ma servirebbe. Mentre si processa, finalmente, un pervertito-padre-padrone- fuori dai confini del nostro paese, veniamo a sapere che da noi, a Torino, un padre abusava della figlia fin da quando era una bimba di soli 9 anni, e insieme a lui, anche il figlio, fratello della vittima. Quando la ragazza riuscì a fuggire e a rifugiarsi presso gli zii, fu ripresa dal padre e costretta a denunciare per le violenze gli zii che la proteggevano e non lui, che poté riprenderla nelle sue grinfie. I servizi sociali la definirono poco attendibile perché “psicolabile”, come se tale condizione fosse la causa e non l’effetto della vita orribile che era stata costretta a vivere. Ora ha potuto denunciare padre e fratello, scoprendo così che quest’ ultimo abusava anche delle sue figlie bambine. La tragedia nella tragedia è che i due, padre e figlio, potevano essere fermati già molto tempo fa, ma, si sa, una giovane donna psicolabile non può essere presa sul serio, un padre è sempre più “attendibile”. Si prevede che saranno nel mirino i servizi sociali che allora non fecero il dovuto, e nessuno penserà che sotto inchiesta dovrebbe andare anche chi continua a sostenere che la famiglia in quanto tale sia tout court la somma garanzia del bene delle donne. La prima cosa che sentiamo dire, quando accadono questi orrori, è che la madre sembra sempre che non ci sia, che non veda, che non senta il muto grido delle sue creature, che, in poche parole, con il suo silenzio, non sia connivente. E’ naturale e comprensibile reazione ma occorre fare un passo in più, per non aggiungere violenza alla violenza su quella madre già annullata nel suo “essere donna e madre”. La risposta temo sia sempre paura, sottomissione , ricatti e allora rassegnazione a soffrire per sé e per la prole, e per non soffrire troppo non c’è, non vede, non sente, fino a non esistere più. E tu, donna, stai tranquilla, c’è la famiglia. Carla Cantatore del Coordinamento nazionale UDI Roma, 27 marzo 2009