introduzione un sistema finanziario globale da (ri)

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INTRODUZIONE
UN SISTEMA FINANZIARIO GLOBALE
DA (RI)COSTRUIRE ♦
La crisi finanziaria è lungi dall’essere superata e
nel frattempo vi si è aggiunta prima la recessione
(negli Stati Uniti a fine 2007; in Europa dal
secondo trimestre 2008; in tutto il mondo dal
quarto trimestre 2008) e poi, dall’ottobre scorso,
la crisi dell’industria. Oggi, è l’intera economia
globale ad avere problemi, mentre i principali
Governi rischiano solo di sbagliare nel tentativo di
porvi rimedio.
Una vecchia regola di politica economica (e di
buon senso) dice che se hai tre problemi dovresti
usare tre strumenti per curarli. Qualcosa che è più
facile a dirsi che a farsi, visto che i problemi stessi
tendono ad evolvere in modo carsico,
scomparendo e poi all’improvviso tornando a
presentarsi a volte in modo drammatico.
Nell’ultimo anno, è ogni tanto sembrato che una
grande banca stesse per fallire, ma appena
l’emergenza veniva in qualche modo superata, la
stessa crisi finanziaria era dimenticata e si dava
priorità a misure Keynesiane o per rinforzare gli
ammortizzatori sociali perché nel frattempo era la
recessione che si aggravava. Salvo poi scoprire
che da ottobre sono crollati gli investimenti e
quindi (in tutto il mondo!) c’è un bel pezzo di
industria che sta chiudendo. E allora servono con
urgenza provvedimenti volti a favorire una
qualche parte dell’industria. Una volta finito il
giro, poi si ricomincia ad occuparsi della crisi
finanziaria.
Questo modo tutto sommato casuale di curare i
nostri maggiori problemi a seconda della
quotidiana emergenza non lascia abbastanza
tempo per mettere a fuoco il problema davvero
♦
A cura di Giacomo Vaciago.
più importante, che è quello del sistema
finanziario internazionale da ricostruire.
Continua infatti il dibattito su ricapitalizzazione
delle banche versus “bad bank” versus “reverse
auctions” per liberare i portafogli delle banche dai
titoli di valore più dubbio. Ed è un dibattito tra
autorità, operatori, e studiosi in cui sembra che
tutti possano esprimere opinioni senza che
nessuno mai debba prendere decisioni. E’ peraltro
evidente che nessuno sa porre rimedio alla crisi se
non c’è consenso su come dovrà essere il “nuovo”
sistema finanziario che emergerà dalle macerie di
quello andato a pezzi.
Ciò vale sia per i tanti aspetti di regolamentazione
già messi a fuoco dal Financial Stability Forum
sia per gli aspetti di policy sottolineati dal G-20.
Ma vale a maggior ragione per gli aspetti di fondo
del sistema finanziario e quindi per i rapporti –
quanto a operatori, prodotti e regole – tra
(avremmo detto una volta) banca e borsa, o in
termini più moderni tra sistema bancario
(compreso quello “ombra”) e mercati.
Il dibattito sulle cause della crisi finanziaria
odierna è infatti servito a confrontare due
principali responsabilità: quella macroeconomica,
dell’eccessiva espansione monetaria e fiscale; e
quella microeconomica, del deficiente disegno
delle competenze dei diversi intermediari e dei
loro rapporti (diretti o via mercato).
Nel primo caso, una politica troppo espansiva
combinata con una divisione del lavoro tra
consumatori-occidentali
e
produttoririsparmiatori-orientali, ha prodotto squilibri alla
lunga insostenibili, con una successione di bolle
speculative che è infine sfociata in una crisi
gravissima.
Nel secondo caso, le responsabilità sono
altrettanto gravi, ma diverse, perché il problema
trae origine dalla impressionante crescita di
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strumenti finanziari “ibridi”1 che pur avendo
l’apparenza
dei
titoli,
da
negoziare
sull’appropriato mercato, in modo trasparente e
ben regolamentato, in realtà non hanno affatto
avuto tale caratteristica.
Mentre il primo è un caso di “fallimento del
mercato”, il secondo è un caso ben diverso: è il
fallimento del “non-mercato”! Cosa ci insegna
tutto ciò per il compito più importante, relativo al
disegno del sistema finanziario del futuro che
meglio combini efficienza e stabilità? A maggior
ragione nel momento in cui si discute delle
Autorità le cui responsabilità di vigilanza
dovranno essere potenziate - e per quanto ci
riguarda la proposta è che ciò riguardi soprattutto
1
Vedi il mio Una crisi da ignoranza, “Osservatorio
Monetario”, 3/2007.
la BCE - è evidente l’importanza di ridefinire il
rapporto tra ciò che si fa come credito, e quindi in
quanto banca, e ciò che è invece tipico strumento
finanziario destinato ad essere scambiato – e
valutato! – su un mercato della qualità
appropriata. Da questo punto di vista, il sistema
finanziario che ci serve è semplicemente da
costruire perché quello che è andato a pezzi era
tutto meno che un buon mercato. Sappiamo da
Adam Smith (1776) che la crescita economica è
spiegata dall’aumentato ruolo e dimensione del
mercato, ma sappiamo anche che il peggio
avviene quando pensavamo che il mercato ci
fosse, e non era vero.