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XAVIER DUPRÉ RAVENTÓS*
IL TEATRO TARDOREPUBBLICANO DI TUSCULUM.
CRONOLOGIA E TRASFORMAZIONI
Gli scavi condotti nel foro tuscolano, sul cui lato orientale si trova il teatro, hanno permesso di ottenere importanti informazioni che illustrano l’evoluzione della città lungo un vasto periodo di tempo compreso tra il secolo VIII a.C. e il XII d.C.1, quando, nell’ambito delle
guerre intraprese da Roma contro i comuni periferici, Tuscolo fu definitivamente rasa al suolo
nel 11912. Due secoli dopo, nel 1343, Francesco Petrarca si portava nella zona per conoscere
l’ambiente nel quale era sorto il famoso tusculanum di Cicerone, dando così inizio a un interesse, divenuto poi una sorta di fissazione: ritrovare i resti della villa dell’oratore3. I desideri di
umanisti, illuministi e eruditi saranno in parte esauditi solo agli inizi dell’Ottocento quando
il ritrovamento di una fistula risolverà definitivamente il problema dell’esatta ubicazione di
Tusculum4 e i resti del teatro, allora messi in luce, diverranno il simbolo della città riscoperta
(fig. 1)5.
Nel 1807, con l’acquisto della Villa Rufinella da parte di Luciano Bonaparte6, inizia un
periodo di grande attività archeologica a Tusculum, attività nella quale subentrarono i Re
di Sardegna, successivi proprietari della Villa, e che vide coinvolti in prima persona personaggi di spicco quali Luigi Biondi e Luigi Canina7. A loro va il merito di quanto realizzato
a Tusculum: gli scavi, gli studi, le pubblicazioni8, il restauro del teatro e l’allestimento del
sito9.
* Ultimo lavoro pubblicato dal dott. Dupré, prematuramente scomparso nell’aprile del 2006
1
Alla base di quanto si presenta in questa sede,
un’anteprima degli studi in corso sul teatro di Tusculum, sono 7 campagne di scavo, realizzate tra il
1994 e il 2000; ricerche che sono state condotte dalla
Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma
- CSIC, grazie alla collaborazione fornita dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e dalla
XI Comunità Montana del Lazio «Castelli Romani e
Prenestini», nell’ambito dei progetti di ricerca (PB920776; PB95-0030-C05 e PB98-1002-C02 - Ministerio
de Educación y Ciencia). Rapporti preliminari delle
campagne di scavo in Scavi 94-99 e Informe 00-01. Sul
progetto di ricerca: Dupré 2004.
2
Santos 2001; Beolchini 2003.
3
Lugli 1955. Sulla storiografia di Tusculum, Castillo 2005.
4
Gorostidi 2003b, 41-42.
5
Castillo 2002, 183-194.
6
Pasqualini 1992; Liverani 1995.
7
Si vedano i vari contributi nel volume Cappelli
- Pasquali 2002.
8
Canina 1841; Id. 1856.
9
Castillo 2002, 189-190; Dupré 2002, 175.
24
X. Dupré Raventós
Sc. Ant.
IL FORO
A seguito dei cambiamenti che, nel corso del IV sec. a.C., modificarono i rapporti tra la
città latina di Tusculum e Roma – la concessione dello statuto municipale nel 381 a.C. (Liv., 6,
26), la vittoria dei romani nella guerra con i latini e la dissoluzione nel 338 della Lega Latina
–, il municipio tuscolano volle dotarsi di un nuovo centro politico-amministrativo in linea
con la nuova situazione10. La costruzione del foro di Tusculum, intorno al 300 a.C. secondo i nostri scavi11, è sicuramente da mettere
in rapporto con il potere raggiunto a Roma
da membri di importanti famiglie tuscolane
– ne è un ottimo primo esempio il consolato di Lucius Fulvius Curvus nel 322 (Plin.,
N.H., 7, 136) – e coincide nei tempi con la
politica espansionistica della Roma mediorepubblicana che si materializza, tra l’altro,
nella fondazione di nuove colonie e, quindi,
nell’allestimento dei relativi fori12.
Per ubicare il nuovo foro fu scelta
un’area ai piedi dell’acropoli, nel versante
occidentale. Una zona sulla quale confluivano i diverticoli che, dalla Via Latina e dalla
Via Labicana (fig. 2), giungevano in città e
che oltre ad essere il principale accesso al
nucleo urbano, costituiva la sua naturale
area di espansione13. I dati a disposizione su
questo primo impianto si limitano alla presenza dei muri di terrazzamento, preliminari alla sua costruzione, e di un edificio porticato disposto sul lato Sud. Alcune epigrafi
illustrano l’evoluzione di questo foro, dall’esistenza, nella prima metà del II sec. a.C.,
Fig. 1. – Incisione del teatro di G. Angelini, 1828.
di un edificio sacrale dedicato ad Ercole14,
10
Sulla storia della città in questo periodo, Martínez-Pinna 2004.
11
Dupré 2003, 164-165.
12
Tra gli anni 338 e 298 a.C. vengono dedotte
11 colonie latine (Coarelli 1988, 339) e altre dodici tra
il 268 e il 181 a.C.: Cales nel 334, Fregellae nel 328,
Luceria nel 314, Sora e Alba Fucens nel 303, Cosa e
Paestum nel 273... Sono ben noti i complessi forensi di
Alba Fucens (Mertens 1969), Cosa (Brown et alii 1993,
11 ss.) e Paestum (Torelli 1999, 15 ss.).
13
Si tratta di un settore in cui, nel corso degli sca-
vi, è stato possibile documentare un’occupazione di età
arcaica - ma anche precedente - alla quale corrispondono strutture non minori come la fontana arcaica (fine
VI - inizi V sec. a.C.) (Aquilué 2003) e un edificio di
carattere sacro che, grazie ai risultati della campagna di
scavo del 2003, può essere datato nella seconda metà
del VI sec. a.C. (Informe 00-01, 72-74 e 205).
14
Núñez - Dupré 2000. Da notare il ritrovamento, nel corso degli scavi condotti da Bonaparte, di una
testa di Ercole con una possibile attribuzione all’atelier
di Polycles (Salcedo 1999, 344-345; Ead. 2003, 229).
12, 2004-2005
Il teatro tardorepubblicano di Tusculum
25
Fig. 2. – Tusculum e i principali assi viari di epoca romana a S-E dell’Urbs (Base cartografica: IGM, serie M 691,
foglio 150, Roma).
all’erezione, alla fine dello stesso secolo, di statue di importanti personaggi come Cn. Domitius
Ahenobarbus15.
Nella prima metà del I sec. a.C., a conclusione della guerra sociale e del successivo conflitto tra Mario e Silla, Tusculum, che aveva sofferto gli effetti dell’essersi schierata dalla parte di
Mario, iniziò un processo di rinnovamento urbano, comune a buona parte delle città della penisola16. Questa trasformazione del centro nevralgico del nucleo urbano tuscolano17 costituisce
il primo tentativo di dare al foro un’unità urbanistica, con edifici ben allineati intorno all’area
15
Arce et alii 1997. Ringrazio F. Coarelli per
avermi comunicato la sua opinione in merito alla cronologia di questo pezzo che dovrebbe essere datato
alla fine del sec. II a.C., prima della morte del personaggio cui si rese omaggio.
16
Sulla materializzazione di tale processo a Tusculum, Dupré c.d.s. Sulle trasformazioni nelle città
del Lazio tra l’89 a.C. e il Secondo Triumvirato, Gab-
ba 1972 e Gros 1990.
17
Che coinvolge anche altri importanti edifici
della città: il tempio di Castor et Pollux dell’acropoli (Gorostidi - Marchioni 2002; Gorostidi 2003a, 95
ss.) e il santuario extraurbano (Quilici - Quilici Gigli 1995; Ghini 2002; Salcedo 2002; Dupré - Ribaldi
2004), da attribuire forse a Giunone (Salcedo 2003,
229-230).
26
X. Dupré Raventós
Sc. Ant.
centrale della piazza, definita dalla costruzione di un lastricato perimetrale con un canale di
scolo, entrambi in peperino (fig. 3). A questo momento corrisponde la costruzione del teatro,
della basilica giuridica18 ed il rinnovamento di diversi edifici sacrali sull’estremità occidentale
del complesso. Sembra essere questo il momento in cui si procede a definire le funzioni delegate ai diversi settori del foro: il carattere sacro nel settore occidentale, il ruolo amministrativo
e commerciale nel settore sud e l’aspetto ludico affidato all’estremità orientale. Attività svolte
intorno ad un’area centrale aperta, con un pavimento in terra battuta, nella quale la convergenza dei diversi assi viari manteneva la sua importanza originale19.
IL TEATRO
Dal 1994 al 2000 nel teatro sono state effettuate campagne annuali di scavo che hanno
consentito una nuova visione del monumento20, rimasta fossilizzata sulle proposte ottocentesche del Canina21 e mancante di una revisione critica moderna. Per oltre 150 anni il teatro è
stato certamente l’immagine simbolo del sito ma il monumento ha continuato ad essere uno
sconosciuto, nonostante, per esempio, gli scavi – rimasti inediti – condotti da Maurizio Borda,
negli anni cinquanta22, e alcuni riferimenti generali in lavori di vario tipo23. Da notare però che,
anche se alcuni studiosi avevano realizzato diversi rilievi parziali del monumento24, in assenza
di un’analisi dei resti si continuarono a proporre diverse teorie sull’edificio non rendendosi
conto che venivano studiati, senza distinguerli, elementi di epoca romana e resti appartenenti
ai restauri ottocenteschi25.
Grazie ai dati forniti dagli scavi effettuati nel corso dell’ultimo decennio26, la situazione
è profondamente cambiata e, adesso, è possibile comprendere con maggiore precisione sia la
realtà formale dell’edificio sia il suo processo evolutivo. Siamo ancora in una fase intermedia
che, partendo dall’analisi dei dati ottenuti si concluderà con lo studio complessivo dell’edificio,
la cui pubblicazione è prevista per il 2007, ma credo sia già possibile presentare in modo sintetico un compendio dei risultati finora raggiunti27.
18
Dupré 2005.
Informe 00-01, 207; Dupré 2003, 166-167, fig. 7.
20
Primi risultati degli scavi nel teatro in Scavi
94-99, 16-22, 25-39, 45-54, 71-97, 181-203, 307-334 e
420-423, figg. 5-11, 16-29, 46-66, 134-149, 223-245 e
310-313; Informe 00-01, 137-145, figg. 120-124.
21
Canina 1841, 118-123, tavv. X-XIII; Id. 1856.
La lettura dell’opera del Canina costituisce ancora una
fonte primaria per la conoscenza del monumento.
22
Borda 1956.
23
Coarelli 1981, 123-125; Ghini 1994.
24
Lauter 1976, 419 e 430, figg. 8-9; Courtois
1989, 86-88, figg. 61-64. Altri autori (p.e. Sear 1990,
251-252) attribuiscono alla pianta del Canina una validità esagerata per quanto riguarda lo studio architettonico dell’edificio.
19
25
Scavi 94-99, 79-86.
Raccolti da N. Talon in un recente catalogo dei
teatri e anfiteatri del Lazio, edizione commentata da
G. Tosi (Tosi 2003, 96-99).
27
Particolarmente interessanti sono gli studi sulla tecnica edilizia (R. Ribaldi) e l’architettura
dell’edificio (O. Rodríguez) che, insieme ai risultati
degli scavi (X. Dupré) e allo studio dei contesti ceramici (V. Beolchini, P. Otiña, J. Principal e J.A. Remolà), dell’epigrafia (D. Gorostidi) e della scultura
(F. Salcedo) permetteranno di avere una veduta d’insieme del monumento. Una prima sintesi in Dupré
1999; sull’epigrafia monumentale del teatro, Dupré
- Gorostidi c.d.s.; a proposito della statua di Tiberio proveniente dal teatro, F. Salcedo in Scavi 94-99,
514-515.
26
12, 2004-2005
Il teatro tardorepubblicano di Tusculum
27
Fig. 3. – Il foro di Tusculum nel I secolo a.C. 1. area centrale; 2. canale di scolo con pozzi di decantazione; 3. pavimento perimetrale; 4. mura; 5. fontana degli edili; 6. sacellum di Ercole; 7. compitum; 8. tempio; 9. basilica e 10.
teatro (EEHAR, Tus-Pla-397).
Il teatro di Tusculum fu costruito, all’estremità orientale del foro, nella prima metà del I
sec. a.C., sicuramente non prima dell’età sillana28. Questo primo edificio (fase A) fu oggetto
di una importante trasformazione (fase B) nel corso della prima metà del I sec. d.C., quando
venne costruito il corpo scenico e ampliata la cavea. Infine, agli inizi del II sec. d.C., il teatro fu
ulteriormente rinnovato (fase C) nella sua decorazione e anche con delle modifiche ai sistemi di
accesso alle gradinate. Nella prima metà del III sec. i pozzi dell’aulaeum erano già fuori uso e,
prima della distruzione della città, un cimitero medievale si sovrapponeva ai resti dell’edificio,
ormai già raso al suolo29.
Le sue dimensioni30 consentono di immaginare un teatro piuttosto piccolo, probabilmente a causa sia della sua datazione alta sia del suo inserimento presso il foro, con una capacità di
ca. 2000 spettatori (fig. 4)31. L’edificio fu parzialmente costruito sul livello geologico del colle,
28
Dallo studio, tuttora in corso, dei contesti ceramici dei livelli costruttivi associati a questa prima
fase si deduce che la formazione di questi strati risale
al primo quarto del I sec. a.C.
29
In passato, a causa della mancanza di uno
studio dettagliato del monumento e di una individuazione delle sue diverse fasi costruttive, sono state proposte svariate cronologie: intorno al 100 a.C.
(Lauter 1976, 413; vd. opinione contraria di Johannowsky nel dibattito, 425); prima metà del I sec. a.C.
(Coarelli 1981, 124; Sear 1990, 250-251; Ghini 1994,
82); ultimi decenni della Repubblica (Frézouls 1974,
45; Id. 1982, 359); 35-25 a.C. (Liljenstolpe 1999, 148);
ultimi anni della Repubblica (Courtois 1989, 86); inizio di età augustea o poco precedente (Bejor 1979,
128).
30
Diametro della cavea: ca. m 51; diametro dell’orchestra: ca. m 16; edificio scenico: m 33,3 x 12,5;
dimensioni massime: m 51 x 38.
31
Dimensioni simili p. e. a quelle del teatro di
Lanuvium, la cui cavea ha m 53,87 di diametro (Chiarucci 1983, 132).
28
X. Dupré Raventós
Sc. Ant.
Fig. 4. – Pianta dei resti scavati nell’area del teatro (EEHAR, Tus-Pla-424).
l’ima cavea, mentre per i restanti settori furono predisposte una serie di strutture di fondazione
in opera cementizia che si sovrappongono ai resti di altre strutture precedenti.
L’EDIFICIO TARDOREPUBBLICANO (FASE A)
Al primo edificio di spettacolo corrispondono i resti ancora visibili della ima cavea, suddivisa da cinque scale in quattro cunei, i muri orientali dell’aditus maximus e una serie di strutture che permettono di fissarne il diametro massimo, in questa fase A, intorno ai m 4532. Tra le
gradinate e l’orchestra, semicircolare e con un diametro di m 8, si conservano i resti del balteus
e la praecinctio inferiore; nel pavimento di quest’ultima un leggero ribasso svolgeva il ruolo
dell’euripus. Complessivamente, la cavea di questo primo teatro ha una pianta semicircolare
con le estremità perfettamente allineate, secondo il modello del teatro «latino» illustrato da
Vitruvio (5, 3-9, in particolare Cap. 6) (fig. 5)33.
32
Soltanto un terzo del diametro calcolato (m
150 ca.) per la cavea del teatro di Pompeo, costruito
tra il 61 e il 52 a.C. (Gros 1999, 37).
33
Sul teatro nell’opera di Vitruvio, si veda l’edizione a cura di Pierre Gros (Gros 1997, I, 523-547 e
556-581; vd. anche Sear 1990).
12, 2004-2005
Il teatro tardorepubblicano di Tusculum
29
Fig. 5. – Vista generale della cavea
(EEHAR, Tus-Dig-1376).
Una particolarità del nostro teatro è che, fin dalla sua progettazione, un asse viario – una
via tecta – percorreva la metà settentrionale delle gradinate, risolvendo così il problema, nella
viabilità dell’area forense, posto dall’inserimento del teatro sull’asse principale di comunicazione pedonale tra il foro e l’acropoli (fig. 6)34. La volta di copertura della via finiva, nell’estremità
orientale, in un arco a tutto sesto la cui disposizione obliqua deve essere messa in relazione con
il limite posteriore della cavea35.
L’utilizzo di strutture voltate, integrate nel progetto costruttivo di grandi complessi architettonici, attraverso le quali si facilita il percorso di assi viari è una vera e propria innovazione
dell’architettura di questo periodo36. Interessanti esempi dei progressi raggiunti dall’urbanistica romana al fine di evitare che la costruzione di un grande edificio pubblico potesse creare
dei problemi alla viabilità presistente li troviamo a Tivoli, nel tratto della Via Tiburtina che,
attraverso una galleria, passa sotto il santuario di Ercole (inizi del sec. I a.C.37) e a Roma, nella
via tecta che collegava l’Arx e il Capitolium, all’interno del complesso del Tabularium (78-65
a.C.)38 e in quella che correva sotto il terrazzo di accesso al tempio della Magna Mater, nel
Palatino (fine sec. II a.C.)39. È, dunque, evidente che chi progettò il teatro tuscolano applicò,
su una scala più ridotta, le innovazioni che, negli stessi anni, erano oggetto di sperimentazione
in complessi architettonici d’ispirazione ellenistica in due città, Roma e Tibur, molto vicine a
Tusculum.
34
Una soluzione simile fu adottata, secoli dopo,
nel teatro di Antiochia, colonia della provincia Galatia, dove il decumano principale, come a Tusculum,
passava sotto la cavea (Mitchell - Waelkens 1998, 106107, fig. 18).
35
La via ha una larghezza di m 2,7 e la lunghezza
media del tratto coperto è di m 15 ca., con una altezza
di m 3,4 (Scavi 94-99, 183, figg. 135-136; Informe 0001, 143, fig. 122).
36
Busana - Basso 1987, 206-230.
37
Si tratta di una via tecta di m 150 di lunghezza
(se ne conservano soltanto 80) e m 8/9 di larghezza,
coperta con una volta in cementizio, divisa, per adattarsi al pendio della strada (13%), in tre settori. Per la
costruzione è stata proposta una data «subito dopo
l’89» (Coarelli 1987, 97).
38
Questa via, in origine lastricata, correva all’interno di una volta (m 70 x 5 ca.), in opus caementicium e
con archi di rinforzo; questa struttura porticata, aperta
al foro, si trovava nel livello intermedio del complesso
monumentale del Tabularium (Sommella 1999, 18).
39
Pensabene 1996.
30
X. Dupré Raventós
Fig. 6. – Via tecta che corre sotto la cavea del teatro, vista da
Ovest (EEHAR, Tus-Fot-T681).
Fig. 7. – Vista generale dell’edificio scenico durante la campagna
del 1997 (EEHAR, Tus-Fot-x9).
Sc. Ant.
Un elemento significativo, nella
scarsità di dati archeologici relativi ai
corpi scenici dei teatri repubblicani40,
è la presenza nel primo teatro di Tusculum di due muri, in opera cementizia, disposti in parallelo – a m 2 di
distanza – dei muri orientali dell’aditus maximus41. La sovrapposizione di
elementi posteriori rende difficile l’interpretazione del rapporto tra queste
strutture, che sicuramente definivano
il limite occidentale degli aditus, con il
corpo scenico del teatro.
In questa prima fase è ben documentato l’utilizzo dell’opus caementicium, dell’opus quadratum – in blocchi
di tufo locale – e dell’opus reticulatum,
in quest’ultimo caso in uno stadio iniziale caratterizzato dall’irregolarità degli allineamenti dei cubilia. Alla decorazione architettonica di questo primo
teatro dovette appartenere un capitello
ionico, in tufo locale, la cui tipologia
permette di datarlo alla prima metà del
sec. I a.C.42.
L’AMPLIAMENTO GIULIO-CLAUDIO (FASE B)
L’immagine che abbiamo adesso dell’edificio corrisponde, a grandi linee, alle modifiche di
cui fu oggetto il teatro in età giulio-claudia. Quest’intervento, da inserire in una più ampia trasformazione di tutta l’area del foro, si materializzò nell’allargamento della cavea, che raggiunse
un diametro massimo di m 51, nella costruzione di una cripta perimetrale sotto la summa cavea, facilitando così l’accessibilità al teatro dal foro43, e nella costruzione dell’edificio scenico
40
Courtois 1989.
Due tratti di muro (US T3170 e T8219) corrispondono all’aditus nord (Scavi 94-99, 199-200, figg.
140 e 144) e altri due (US T2162) a quello sud (Scavi
94-99, figg. 16 e 21). I limiti esterni di queste strutture murarie si trovano in entrambi i lati a m 21,5 del
centro dell’orchestra, ove non ci sono evidenze di una
struttura simile (Scavi 94-99, 183-186, fig. 137).
42
Vd. scheda di R. Ribaldi in Cappelli - Pasqua41
li 2002, 241, nr. 23. Negli scavi condotti nel teatro
nell’Ottocento sono stati ritrovati altri frammenti di
capitelli della stessa tipologia, Canina 1841, 127, tav.
XVII, nrr. 3-4.
43
Nella parte settentrionale del teatro è stato possibile documentare come il corridoio partiva dalla quota
del foro e, grazie ad un pavimento ascendente alternato
a dei gradini, superava la via tecta fino a raggiungere la
parte posteriore dell’edificio, ad una quota più elevata.
12, 2004-2005
Il teatro tardorepubblicano di Tusculum
31
(fig. 7). Tale edificio è composto da una struttura di m 35,5 x 12,5, poggiata su un basamento a
U in opera cementizia, e divisa in tre settori: il pulpitum, che include una serie di strutture per
l’aulaeum ed è limitato dal murus pulpiti44; la scaenae frons, i cui resti – anche se solo parzialmente conservati – permettono di capire quanto fosse articolato il suo schema, che includeva
delle nicchie quadrangolari a fianco di ogni valva45; il postscaenium, delimitato dal muro di
facciata, nel quale si apriva una porta in disposizione assiale (fig. 8). Dal postscaenium, tramite
cinque bocche quadrangolari, si poteva accedere a una serie di cisterne sottostanti, coperte a
volta e foderate in cocciopesto46. L’unità formale tra cavea ed edificio scenico, caratteristica del
teatro romano, è ben documentata in questa fase del teatro di Tusculum, nelle fondazioni per le
volte che coprivano gli aditus e sulle quali dobbiamo immaginare i tribunalia47.
I dati in nostro possesso mostrano l’uso di materiali locali (tufo) rivestiti di stucco insieme
ad elementi decorativi in terracotta, come le lastre Campana48, mentre il marmo fu limitato, in
questa fase B, ad alcuni elementi di particolare rilievo.
L’entità di questa riforma del teatro ebbe degli effetti importanti per tutto il settore orientale del foro, definito dal nuovo edificio scenico, una costruzione delimitata in tre dei suoi lati
da spazi aperti, pavimentati con basoli poligonali di lava leucitica, attraverso i quali veniva distribuito l’afflusso degli spettatori49. La scarsa lunghezza del corpo scenico, il cui asse maggiore
era di m 35,5, in rapporto al diametro della cavea (m 51), impensabile in un teatro costruito in
età giulio-claudia, potrebbe trovare la sua ragione nell’assetto urbanistico dell’area, condizionato da realtà preesistenti50. Un corpo scenico più grande, avrebbe relegato ad una posizione
44
Con resti di due esedre e di una scala.
Mentre la valva regia presenta dei basamenti
quadrangolari esenti, negli hospitalia i basamenti per
le colonne sono legati alla struttura del fronte scenico.
La scaenae frons del teatro di Saepinum, tardo-augusteo o tiberiano (Courtois 1989, 142-144, fig. 121)
costituisce un ottimo confronto. Una recente ipotesi
(Liljenstolpe 1999, 137 e 148) suggerisce per il fronte
scenico del teatro di Tusculum, sulla base dei mal documentati ritrovamenti di capitelli negli scavi del sec.
XIX, un doppio ordine con delle colonne ioniche sormontate da colonne doriche.
46
L’apparente somiglianza con il fronte scenico
del teatro di Pompei, di età sillana (Courtois 1989,
70-75, fig. 46), autorizza a chiedersi fino a che punto
lo schema del fronte scenico di questa fase B potesse
essere condizionato da un eventuale edificio scenico
precedente (fase A).
47
Le fondazioni per i muri occidentali degli aditus - muri che, in questa fase B, coincidono con i limiti
della cavea e l’allineamento del murus pulpiti - presentano, nel settore compreso tra le lesene degli archi
dei tribunalia e le estremità esterne degli aditus, una
larghezza di m 1,5 (chiaramente superiore ai 0,60 m
del murus pulpiti) per reggere le spinte sia delle volte
che sostengono, sia della stessa cavea.
45
48
Lo scavo del riempimento (US T2152) di un
pozzo di drenaggio, messo fuori servizio nella fase C,
ha permesso di recuperare una serie di elementi (modanature e frammenti di capitelli corinzi in stucco,
lastre Campana, frammenti di pavimenti in opus spicatum…) che riteniamo appartenenti alla decorazione
dell’edificio giulio-claudio (Scavi 94-99, 35, figg. 25 e
27). Sulle lastre Campana, X. Dupré, in Cappelli - Pasquali 2002, 236-238, nrr. 14-18.
49
Dallo spazio a nord si poteva accedere all’acropoli passando sotto la cavea, era possibile raggiungere
l’aditus settentrionale, il pulpitum attraverso la versura e anche la crypta perimetrale. Questo schema doveva ripetersi, ad eccezione del collegamento con l’acropoli, nel lato sud. Questi due spazi, la cui funzione è
assimilabile a quella dei parascaenia o delle basilicae,
erano collegati da una strada di m 5,4 di larghezza che,
lungo la facciata occidentale del teatro, separava l’edificio dall’area centrale del foro, ora pavimentata con
un lastricato. La mancanza di parascaenia e basilicae
nella fase tardorepubblicana del teatro tuscolano, caratteristica dei teatri romani costruiti in Italia nel sec.
I a.C. (Courtois 1989, 100-101), dovette condizionare
l’architettura della fase B.
50
Da notare che l’asse del corpo scenico è leggermente spostato rispetto a quello della cavea.
32
X. Dupré Raventós
Sc. Ant.
Fig. 8. – Pianta ricostruttiva del teatro di Tusculum in
età alto imperiale (EEHAR,
Tus-Pla-470. Disegno: X.
Dupré; elaborazione grafica:
R. Ribaldi).
marginale gli edifici presenti sull’estremità orientale dei due lati della piazza e probabilmente
ne avrebbe reso difficile l’accesso dal foro51.
Già in questa fase, quando la facciata curvilinea del teatro è definita da un ordine di
archi52, si vede chiaramente una tripla divisione funzionale degli spazi intorno alla cavea: il
settore a nord della via tecta appare occupato da una serie di strutture abitative addossate
all’edificio di spettacolo; il settore orientale è ampiamente modificato dalla costruzione in
età augustea di una grande cisterna (m 17 x 25), quasi tangenziale al perimetro esterno della
cavea, sulla quale si è ipotizzato – fin dall’Ottocento – l’esistenza di una porticus collegata
al teatro53; nel settore meridionale, mancante di strutture addossate, si conservano i resti di
un pavimento di lastre in tufo locale, delimitato da una scalinata curvilinea allineata perpendicolarmente alla facciata del teatro. Ciò induce a pensare ad un’area aperta dalla quale,
superando il dislivello esistente tramite la scala, si poteva sia accedere alla cripta perimetrale
51
Il rapporto esistente a Tusculum tra foro e teatro ha indotto a vedere un possibile uso dei portici del
foro come porticus post scaenam (Ramallo 2000, 90).
Non penso che nella riforma giulio-claudia del complesso, i portici della piazza venissero progettati per
avere questa doppia valenza.
52
Pur sembrando logico pensare ad un doppio
ordine, i resti rinvenuti permettono solamente di documentare una sequenza di pilastri dell’ordine inferiore, che determinano per gli archi una larghezza pari
a m 2,5 e 3.
53
Ribaldi 2003.
12, 2004-2005
Il teatro tardorepubblicano di Tusculum
33
sottostante l’ima cavea sia raggiungere la cisterna. Sebbene la presenza di gradini curvilinei avesse portato a
interpretarli come appartenenti a un odeon, già Canina
suggerì l’identificazione di tali resti come appartenenti
ad una fontana monumentale54.
La cronologia di tale trasformazione del teatro si
può stabilire sulla base di quanto emerso nello scavo
dei diversi livelli associati a quest’attività che, in attesa dei risultati finali degli studi ceramologici in corso,
possiamo però già attribuire alla prima metà del sec.
I a.C. Sulla base dell’analisi della decorazione scultorea (fig. 9)55 e degli elementi epigrafici56 è possibile fare
un’ulteriore precisazione cronologica all’età tiberiana57. L’ampliamento del teatro sotto Tiberio si troverebbe, inoltre, in concordanza con l’ipotesi che vede
nel programma iconografico sviluppato in quel momento nella scaenae frons un tentativo, da parte delle
Fig. 9. – Scultura di Tiberio loricato, Caélites tuscolane58, di rendere omaggio all’imperatore
stello di Agliè (Inv. Duc. 2106).
sottolineando le origini mitiche della gens Claudia, attraverso il legame Ulise-Telegono-Atta Clausus59. Visto il ruolo propagandistico assunto dai
teatri fin dall’età augustea, un tale messaggio non avrebbe potuto trovare un supporto più
adatto che la scaenae frons del teatro.
54
Canina 1841, 114, tav. X. Nel corso degli
scavi condotti da Luciano Bonaparte, agli inizi dell’Ottocento, furono scoperti i resti della scalinata
(documentata in un’incisione di G. Angelini del 1828)
e dell’annesso lastricato. La mancanza di lastre in
un’area quadrangolare - parzialmente messa in luce
nel corso dei nostri scavi (Scavi 94-99, 19, figg. 1011) - portò il Canina, seguito dal Garnier (Pinon et
alii 2002, 158-159, fig. 4), ad interpretare tali resti
come appartenenti ad una fontana. Il ritrovamento in
questa zona, «a poca distanza» (Canina 1841, 114), di
uno dei frammenti dell’iscrizione opistografa (CIL,
14, 2623), relativa ad un opera di carattere idraulico,
di età augustea (Gorostidi 2002) sembrerebbe appoggiare tale ipotesi.
55
Ad esempio, una statua loricata trovata nel
1839 nell’area del teatro e datata nei primi anni del
regno di Tiberio (F. Salcedo, in Scavi 94-99, 514515). Nel restauro avvenuto dopo il ritrovamento
si aggiunse una testa di Tiberio, trovata nella stessa
zona agli inizi del secolo (Canina 1841, 138-139, tav.
XXIX). Un importante gruppo di ritratti di membri
della famiglia imperiale giulio-claudia, sempre dagli
scavi ottocenteschi, è attualmente in fase di studio.
56
La serie di piedistalli, per sculture bronzee,
con i nomi di Telegono, Telemaco, Oreste, Pilade, il
poeta Difilo, M. Fulvio Nobiliore e Q. Cecilio Metello (CIL, 14, 2647-2651 e 2600-2601) (Gorostidi
2003c). Un elemento architettonico (CIL, 14, 2622),
oggi nella Villa Rufinella, ritenuto proveniente dal
teatro (Fuchs 1987, 48), con i nomi degli edili C. Celio
Rufo e C. Caninio Rebilo, consoli a Roma in età tiberiana. Sull’epigrafia monumentale dell’edificio e, in
modo particolare, due iscrizioni datate agli anni 32-33
d.C., vd. Dupré - Gorostidi c.d.s.
57
In concordanza con quanto osservato da R.
Ribaldi studiando la tecnica utilizzata per il taglio e la
posizionamento dei blocchi di questa fase costruttiva.
58
La presenza di membri della famiglia dei Caelii Rufi in due epigrafi (CIL, 14, 2622-2623) dell’area
del teatro è un’ulteriore conferma al ruolo svolto dai
membri di questa gens nella vita pubblica della città
fin dal periodo sillano, Gorostidi 2003a, 92 ss.
59
Gorostidi 2003c.
34
X. Dupré Raventós
Sc. Ant.
Fig. 10. – Dettaglio del settore settentrionale della crypta con i resti
delle diverse fasi costruttive dell’edificio (EEHAR, Tus-Fot-T777).
L’ULTIMA RIFORMA (FASE C)
L’ultima fase di trasformazione dell’edificio si data intorno al 100 d.C.60 e consiste in un
rinnovamento della decorazione del teatro che, nell’edificio scenico, sicuramente comporta
l’uso di lastre di rivestimento marmoreo61. Tali cambiamenti si materializzarono anche nel
sistema per l’innalzamento dell’aulaeum. Contemporaneamente venne effettuata una serie di
modifiche nei sistemi di drenaggio delle acque residuali e diversi interventi nella crypta: riduzione della luce degli archi del corridoio (da m 2,30 a m 1,20) e rifacimento dei pavimenti (fig.
10).
CONCLUSIONE
Il teatro di Tusculum assume una particolare importanza perché, nella sua forma iniziale,
fu progettato in un momento decisivo nello sviluppo del modello architettonico di questo
tipo di edifici. È noto come l’architettura dei teatri costruiti, dalla fine del sec. III in poi, in
area sannita e in Campania, si ispira nei modelli greci occidentali, ben documentati in Sicilia62.
Questi teatri dell’Italia meridionale sono una chiara sperimentazione a partire dalla quale, poi,
nascerà il teatro romano e rappresentano la transizione dai modelli greci al tipo di edificio che
diventerà caratteristico del potere imperiale. Il teatro di Teanum Sidicinum, della fine del sec.
II a.C., costituisce il primo esempio di emiciclo non più appoggiato sul terreno geologico ma
60
Ultimo quarto avanzato del sec. I - inizi del II
d.C., Scavi 94-99, 35.
61
In un primo studio dei marmi provenienti
del corpo scenico, V. Beolchini ha documentato 943
frammenti appartenenti prevalentemente a lastre di
rivestimento pavimentale - opus sectile - e anche pa-
rietale. Due terzi dei marmi bianchi provengono da
Luni, essendo presenti anche il Bardiglio ed il Greco
Scritto. Tra i marmi colorati più utilizzati, in ordine
quantitativo, Giallo Antico, Africano, Pavonazzetto,
Cipollino e Bigio Antico.
62
Gros 1996, 275-276.
12, 2004-2005
Il teatro tardorepubblicano di Tusculum
35
costruito su strutture radiali concentriche63. Il teatro grande di Pompei, della seconda metà
del sec. II a.C., è oggetto di una riforma intorno agli anni 70 del sec. I a.C. che, con l’unione
tra cavea e corpo scenico, attraverso la copertura a volta degli aditus, stabilisce l’unità formale
dell’insieme dell’edificio.
Sappiamo bene che a Roma, fino alla costruzione del teatro di Pompeo, inaugurato nel
55 a.C.64, gli spettacoli teatrali si svolgevano in costruzioni effimere, i theatra lignea, appositamente realizzate e poi smontate65. Nel Lazio, prima delle decadi centrali del sec. I a.C., fino
ad oggi non sono stati documentati edifici teatrali in pietra «permanenti»66, pertanto, tenendo
conto della cronologia del teatro qui presentato – la cui fase A deve essere datata tra il 90 e il 70
a.C. –, credo che per il momento debba corrispondere tale primato a Tusculum67.
Non dobbiamo dimenticare però che, tra la metà del sec. II e gli inizi del I a.C., furono costruiti in area laziale degli emicicli in grandi complessi sacri: i santuari di Giunone a Gabii, della
Fortuna Primigenia a Praeneste e di Ercole Vincitore a Tibur68, città molto vicine a Tusculum,
con la quale mantenevano stretti rapporti69. Circostanza che credo debba tenersi in conto, non
per proporre anche per Tusculum un legame tra teatro ed edificio sacro70, ma per sottolineare
che i costruttori del teatro tuscolano ben conoscevano questi santuari e che probabilmente
presero in considerazione le innovazioni architettoniche ivi applicate (p.e. la progettazione e
costruzione della via tecta sotto la cavea).
La realizzazione del primo edificio di spettacoli tuscolano partecipa, dunque, di un processo di sperimentazione, sviluppato intorno al secondo quarto del sec. I a.C.71, che, come ha
sottolineato Pierre Gros72, estrae dai modelli ellenistici norme applicabili alla nuova architettura urbana.
Per quanto riguarda la trasformazione giulio-claudia, la conoscenza delle caratteristiche
formali di questo ampliamento dell’edificio permette l’inquadramento della sua architettura
nel processo di definizione del teatro romano, il cui modello, da Augusto in poi, si diffonderà
in tutto l’Impero. In ogni caso, credo che l’aspetto del teatro tuscolano in questa fase B fosse
63
Gros 1996, 277.
Gros 1999.
65
Sugli spettacoli teatrali nella Roma repubblicana, Rawson 1985.
66
Frézouls 1982, 356 ss.; Courtois 1989, 83-91.
67
Anche se per il teatro di Lanuvium è stata
proposta una data di sec. II a.C. (Lauter 1976, 419;
Coarelli 1981, 110; Rawson 1985, 99 e 110; Jouffroy
1986, 54-56), i resti conservati, documentati nel 1922
da I. Gismondi, corrispondono ad un edificio di età
augustea (Bendinelli 1961-62, 86, figg. 4-6; Chiarucci
1983, 132 e 164; Tosi 2003, 73-75). Scavi in corso nel
teatro di Tarracina, presentati in questo stesso volume da Nicoletta Cassieri, permettono ora di identificare una prima fase sicuramente databile prima del
52 a.C., forse nel decennio precedente (Cassieri 1998,
349-358; Tosi 2003, 93-95). Per il teatro di Aquinum è
stata proposta una data di prima metà del sec. I a.C. e
64
per quello di Casinum di metà sec. I a.C. (Tosi 2003,
45-47 e 53-60).
68
Sulla cronologia di Gabii: Almagro 1982, 610
ss.; Pérez Ballester 2003, 245-250; di Praeneste e Tibur: Coarelli 1987, 61 ss. e 97 ss. Sull’influenza della
sperimentazione architettonica sviluppata con la costruzione degli emicicli di questi santuari nel modello
del teatro di Pompeo a Roma, vd. Gros 1996, 277 e
281-282.
69
A proposito degli stretti rapporti epigraficamente documentati tra le élites prenestine e tuscolane nel
sec. I a.C., vd. Gorostidi - Marchioni 2002, 191-193.
70
Al riguardo vd. Courtois 1989, 65-67.
71
Proprio in quegli anni, nel 67 a.C., fu promulgata la lex Roscia che regolamentava l’assegnazione
dei posti agli spettatori secondo il loro ruolo sociale
(Pociña 1976).
72
Gros 1996, 280.
36
X. Dupré Raventós
Sc. Ant.
direttamente condizionato sia della sua ubicazione nel foro sia dalle caratteristiche dell’edificio
teatrale precedente.
Il teatro di Tusculum è stato, dall’Ottocento ad oggi, il monumento paradigmatico del sito
e l’edificio conosciuto da tutti quelli che hanno visitato l’area. Ma, come spesso accade, la notorietà del monumento non corrispondeva con quanto poco si era riuscito a conoscere sulla sua
evoluzione formale e sulla sua storia. Un lavoro in équipe, ormai decennale, grazie agli scavi
archeologici, all’analisi e alla ricerca storica ci ha messo nella condizione di poterci avvicinare
alla comprensione di che cosa fu il teatro di Tusculum e quale il ruolo svolto da questo edificio
nella vita della città. I dati qui esposti sono soltanto i primi passi di un lungo processo i cui esiti
speriamo di poter presentare prossimamente.
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