Rivista Italiana di Genetica e Immunologia Pediatrica - Italian Journal of Genetic and Pediatric Immunology Anno I numero 2 - luglio 2009 | direttore scientifico: Carmelo Salpietro - direttore responsabile: Giuseppe Micali Home page | Archivio telematico | Norme editoriali | Stampa l'articolo Feed Rss 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Motore ricerca Cerca ◀ Indietro pagina 7 Avanti ► Alimentazione ed immunità Giovanna Elisa Calabrò, Valeria Chirico, Vanessa Raffa, Annamaria Salpietro, Maria Concetta Cutrupi, Caterina Munafò Dipartimento di Scienze Pediatriche, UOC di Genetica e Immunologia Pediatrica, Università di Messina Abstract The immune system is a network of cells, tissues, and organs that work together to defend the body against attacks by “foreign” invaders. The immune system is typically divided into two categories: innate and adaptive. Innate immunity refers to non-specific defense mechanisms that come into play immediately or within hours of an antigen's appearance in the body. These mechanisms include physical barriers such as skin, chemicals in the blood, and immune system cells that attack foreign cells in the body. The innate immune response is activated by chemical properties of the antigen. Adaptive immunity refers to antigen-specific immune response. The adaptive immune response is more complex than the innate. The antigen first must be processed and recognized. Once an antigen has been recognized, the adaptive immune system creates an army of immune cells specifically designed to attack that antigen. Adaptive immunity also includes a "memory" that makes future responses against a specific antigen more efficient. In the fetus and in the first months of life, nutrition plays a vital role in the development of the immune system. The food, in fact, is an immunomodulating and a regulator of the immune system. In fact, it often acts on mucous membranes, especially of the intestine, which is the first line of defense against harmful agents, such as toxins. Recently, different studies are focused on the role that the alimentation plays in the immune system and on the cytokines dysregulation associated with eating disorders, both in excess and in defect. Introduzione Sin dalla nascita, siamo esposti ad un continuo attacco da parte di batteri, virus ed altri agenti patogeni dai quali siamo in grado di proteggerci grazie ad un complesso arsenale di misure di difesa, denominato nella sua globalità come Sistema Immunitario. Il Sistema Immunitario è molto versatile ed è in grado di produrre un'enorme varietà di cellule e molecole in grado di riconoscere ed eliminare un'infinita varietà di invasori. All'interno del Sistema Immunitario vengono distinte due unità funzionali: • l’immunità naturale, costituita da una serie di meccanismi di difesa non specifici, presenti fin dalla nascita di un individuo. Questi sono presenti già prima dell’esposizione all’antigene e rappresentano la prima vera barriera di difesa dell’organismo agli agenti patogeni. I componenti principali dell’immunità innata sono: 1. le barriere fisico-chimiche quali la pelle, la mucosa vaginale (il cui ph impedisce la crescita di batteri), la mucosa bronchiale (caratterizzata da muco e cellule ciliate), la mucosa nasale, la saliva e le lacrime (contenenti lisozima) 2. alcune proteine ematiche, tra cui i componenti del sistema del complemento ed altri mediatori dell’infiammazione 3. le cellule fagocitiche (macrofagi) ed altri leucociti ad attività citotossica naturale (natural killer) 4. fattori solubili, cioè sostanze che agiscono su altre cellule come ad esempio le citochine prodotte dai macrofagi tra cui INF a - INF b L’immunità innata è immediata (0-96 h), altamente efficiente e non ha memoria immunologica. • L’immunità specifica che agisce in senso specifico, ossia per ogni tipo di stimolo viene innescata una risposta che vale per quello stimolo e non per altri. Questa specificità assicura un alto grado di efficienza, in quanto evita le risposte non necessarie. Ha memoria immunologica e i tempi di risposta sono relativamente lunghi (da 96 h in poi). I componenti dell’immunità specifica sono i linfociti ed i loro prodotti, gli anticorpi. L’immunità specifica può essere di due tipi: 1. umorale (mediata da anticorpi) 2. cellulo-mediata (mediata dai linfociti T) Sono indispensabili entrambe le immunità specifiche perché, mentre l’immunità umorale costituisce un meccanismo di difesa nei confronti di microbi extracellulari e delle loro tossine, dal momento che gli anticorpi possono legarsi a tali agenti ed eliminarli, l’immunità cellulo-mediata è indispensabile per la difesa contro microrganismi intracellulari, come virus e batteri, che proliferano all’interno delle cellule dell’ospite e quindi risultano essere inaccessibili agli anticorpi, ma accessibili ai linfociti T specifici che determinano la loro morte. Nel feto in corso di sviluppo e nei primi mesi di vita, la nutrizione svolge un ruolo essenziale per lo sviluppo del Sistema Immunitario. Il cibo, infatti, è un immunomodulatore, cioè un regolatore del sistema immunitario, in quanto agisce spesso sulle mucose, soprattutto quella intestinale, che è la prima linea di difesa contro gli agenti nocivi, ad esempio le tossine. A volte, anche solo piccole quantità di cibo possono provocare stimolazioni abnormi del sistema immunitario. Il cibo infatti può contenere microrganismi, come lo Staphylococcus Aureus o lo Streptococcus piogenes, capaci di scatenare reazioni potenti a carico dei linfociti T. L'assunzione di piccolissime quantità di cibo, quindi un'alimentazione restrittiva dal punto di vista calorico, ha un'azione immunosoppressiva sul sistema immunitario: diminuisce cioè la sua azione. E' noto da tempo, infatti, che i bambini malnutriti mostrano un rischio elevato di incorrere in infezioni gravi, rischiose per la vita stessa. L'aumento di colesterolo e trigliceridi, invece, oltre ai problemi sul sistema cardiocircolatorio, rallenta l'attività del sistema immunitario, in quanto le molecole dei grassi ingorgano le vie linfatiche. Nel corso di tutta la vita, quindi, sono necessari determinati nutrienti per favorire una buona risposta immunitaria. Zinco, Ferro, Rame, Selenio, Vitamine A, B6, C ed E svolgono tutti dei ruoli chiave nel mantenimento di funzioni immunitarie ottimali. La maggior parte di tali nutrienti si trova soprattutto in frutta, verdura, cereali integrali, noci e semi oleosi. Le ricerche degli ultimi anni si stanno focalizzando molto sul ruolo che l’alimentazione svolge nei confronti del Sistema Immunitario e su quelle che possono essere le disregolazioni citochiniche legate ai disordini alimentari, sia in eccesso che in difetto. Allattamento materno e sistema immunitario Il latte materno rappresenta l’alimento ottimale ed esclusivo per il neonato ed il lattante in virtù delle sue proprietà nutrizionali, digestive, metaboliche, affettivopsicologiche ed immunologiche. Il latte materno è considerato un vero e proprio “tessuto vivo” che contiene in maniera completa e bilanciata tutti i nutrienti necessari per una crescita adeguata. La composizione del latte materno varia per adattarsi meglio ai nostri piccoli, in funzione dei loro bisogni e in base all’ età. Così, si distinguono tre "tipi" di latte : il Colostro che è un liquido spesso e giallastro, più ricco di sostanze anti-infettive. Esso protegge meglio il neonato, particolarmente vulnerabile nei primi giorni di vita e lo aiuta ad eliminare le prime feci (meconio) grazie al suo potere lassativo. Esso è prodotto a partire dal 1° al 6° giorno di vita; il Latte di transizione, prodotto a partire dal 6° al 14° giorno e il Latte maturo prodotto a partire dal 15°giorno. Il Colostro, prodotto nei primi 5 giorni di vita, è viscoso, ipocalorico (58 kcal/100ml), iperproteico, ipolipidico e ipoglicidico. E’ un alimento completo con una concentrazione in fattori immunitari molto più alta che nel latte maturo. Contiene, infatti, un'alta percentuale di Immunoglobuline secretorie (IgA), che proteggono il neonato dalle infezioni intestinali e respiratorie, impedendo l'adesione dei batteri alle cellule mucose. Questi Anticorpi avrebbero inoltre un'azione protettiva locale contro le allergie alimentari, stratificandosi sulla mucosa intestinale rendendola impermeabile alle Proteine eterologhe. In più il colostro contiene un’alta concentrazione di Cellule immunitarie quali Macrofagi, Neutrofili e Linfociti. Durante i primi mesi di vita il neonato non dispone di una valida risposta immunitaria contro gli organismi estranei. Tutti i bambini ricevono qualche copertura prima della nascita: durante la gravidanza, la madre trasmette anticorpi al feto attraverso la placenta. Queste proteine circolano nel sangue del neonato per settimane o mesi dopo la nascita, neutralizzando i microbi e distruggendo batteri, virus e residui di cellule. Ma la risposta immunitaria del bambino non raggiunge la sua piena potenza fino all'età di cinque anni circa. Per cui i bambini allattati al seno ricevono una protezione extra da anticorpi, proteine e cellule immunitarie che si trovano nel latte materno. Il latte materno contiene una vasta gamma di fattori solubili e cellulari in grado di favorire lo sviluppo e la maturazione del sistema immunitario del neonato (Catherine J. Field. J. Nutr. 2005). Nel latte materno, a seconda della fase dell’allattamento, abbiamo un contenuto diverso di Globuli Bianchi che gli conferiscono un importante potere anti-infettivo contro numerosi germi responsabili di flogosi alle alte e basse vie aeree. I Globuli Bianchi sono presenti in maggiore quantità nel colostro rispetto al latte maturo e Neutrofili e Macrofagi dominano sui Linfociti. I linfociti del latte fabbricano anche tante sostanze chimiche - incluso i gamma-interferon, i fattori che inibiscono la migrazione e fattori chemiotattici per i monociti- che possono rafforzare la risposta immunitaria del bambino. Nel latte materno è stato dimostrato, inoltre, un gran contenuto di citochine (Hawkes, J. Et al. J. Clin. Immunol. 2002) quali: IL-1, IL-4, Il-5, IL-6, IL-8, IL-10, IL-12, IL-13, TNF, TGF (transforming growth factor) ed INF. Il passaggio di citochine attraverso il latte materno sembra favorire la maturazione del sistema immunitario del neonato. Ad esempio, citochine come il TGF, l’IL-6 e l’ IL-10 sembrano contribuire allo sviluppo e alla differenziazione di cellule produttrici le Ig-A (Bottcher et al. Pediatr. Res. 2000) e la maturazione delle cellule immunitarie intestinali. Il latte materno ha oltre che proprietà anti-infettive anche proprietà anti-allergiche. In studi recenti (Valérie Julia et al. Nature Medicine, 2008) è stato dimostrato che gli allergeni passano dalla mamma al bambino mediante l’allattamento portando ad una tolleranza permanente. Così facendo il sistema immunitario dei piccoli diventa tollerante verso l’agente esterno, senza però azionare i meccanismi di difesa e rendendo il bambino immune a tutte quelle sostanze che scatenano le reazioni allergiche nei soggetti asmatici. Tutti i tipi di anticorpi (IgG, IgA, IgM, IgD, IgE) si trovano nel latte umano, ma i più abbondanti in assoluto sono le IgA ed, in particolare, le IgA secretorie, che si trova in grande quantità in tutto l'intestino e nelle vie respiratorie. Questi anticorpi sono composti da due molecole IgA congiunte ed una componente cosiddetta secretoria che sembra protegga le molecole degli anticorpi dal venire digerite dagli acidi gastrici e dagli enzimi digestivi dello stomaco e dell'intestino. Le IgA secretorie garantiscono quindi un’azione anti-infettiva a livello delle mucose e costituiscono una valida protezione per l'intestino e le alte e basse vie respiratorie. Durante l'allattamento la madre viene normalmente in contatto con germi, virus, sostanze proteiche ecc.: le stesse con le quali quindi viene in contatto il neonato. Stando a stretto contatto, come succede nei primi periodi di vita, la madre si immunizza contro lo stesso "ambiente" patogeno in cui vive il neonato. Produce allora anticorpi contro questi agenti patogeni che arrivano anche nel tessuto ghiandolare mammario e da qui nel latte. Ed è così che il neonato si ritrova ad avere questi anticorpi a difesa delle sue mucose per impedire che vi entrino i germi presenti nell'ambiente (Immunità passiva specifica del neonato). Nel latte materno oltre ad un gran numero di anticorpi sono contenuti innumerevoli molecole appartenenti all’ immunità innata, utili all’organismo del neonato, quali: gli Oligosaccaridi, catene semplici di zucchero che imitano i siti di collegamento attraverso i quali i batteri possono entrare dentro le cellule della mucosa intestinale. Questi zuccheri perciò riescono ad intercettare i batteri, trasformandoli in complessi innocui che il bambino espelle con le feci. Gli oligosaccaridi rappresentano l’1% (10g/L) del latte materno (Morrow A. L. et al. J. Nutr. 2005); le Mucine che includono una grande quantità di proteine e carboidrati, capaci di attaccarsi ai batteri e ai virus ed eliminarli; la Lattoferrina che si può legare a due atomi di ferro, necessario per la proliferazione di alcuni batteri (Stafilococco Aureus, batteri coliformi), per cui ne ferma la crescita rendendo il ferro non disponibile. La lattoferrina interrompe anche il processo con il quale i batteri digeriscono i carboidrati, limitando ulteriormente la loro crescita; gli acidi grassi liberi presenti nel latte che possono danneggiare le membrane di virus protetti da un "involucro" (David S. Newburg. The Journal of Nutrition, 2005). Il potere difensivo del latte materno deriva poi anche da altri fattori quali: l’Interferone, trovato in particolare abbondanza nel colostro ha forti attività antivirali e la fibronectina, presente in grande quantità nel colostro, che riesce a rendere alcuni fagociti più aggressivi in modo che questi riescano ad ingerire i microbi anche se non sono stati segnalati da nessun anticorpo. Ancora, nell'intestino del bambino allattato al seno si sviluppa il Lactobacillus Bifidus, la cui presenza è indispensabile per tenere sotto controllo la proliferazione di altri batteri intestinali (Salminen, S. J. Et al. J. Nutr. 2005). Inoltre nel latte materno è presente una sostanza antibatterica, il lisozima. Questi due ultimi fattori contribuiscono a rendere i bambini allattati al seno meno soggetti alle infezioni intestinali di quanto non lo siano quelli allattati artificialmente. Da quanto detto emerge l’importanza e la peculiarità del latte materno che sottintende proprietà diverse ed indispensabili per il neonato, proprietà non solo nutritive ma anche anti-infettive ed anti-allergiche. Il latte materno è veramente un liquido affascinante che fornisce al bambino molto più che solo nutrimento. Lo protegge contro le infezioni finchè non sarà in grado di proteggersi da solo. Malnutrizione ed immunità Le specifiche componenti del sistema immune sono influenzate ad ogni livello da deficit nutrizionali. La malnutrizione provoca deficit immunologico, con maggiore tendenza alle infezioni, ritardata guarigione delle ferite, edemi, riduzione della motilità e funzionalità intestinale, ipotrofia muscolare. La malnutrizione proteico-energetica o proteico-calorica, è caratterizzata non solo dal deficit energetico dovuto al ridotto apporto di tutte le sostanze macronutrienti, ma anche dalla carenza di molti micronutrienti. Questa sindrome è un esempio dei vari livelli di inadeguata assunzione delle proteine e/o delle calorie, compresi tra l'inedia (mancata assunzione di cibo) e l'adeguata nutrizione. Questo tipo di malnutrizione anche se esemplificata drammaticamente dai neonati e dai bambini di alcuni paesi in via di sviluppo, si può verificare in persone di ogni età e di ogni paese. Clinicamente si presenta in tre forme: atrofica (sottile, disidratata), umida (edematosa, tumefatta) e combinata intermedia. Ciascuna di queste tre forme può essere classificata come lieve, moderata e grave, in base al rapporto percentuale tra il peso ed i valori standard internazionali del rapporto atteso peso/altezza (valore normale, 90-110%; MPE lieve, 85-90%; moderata 75-85%; grave < 75%). La forma asciutta, il marasma, deriva da un digiuno quasi completo con carenza sia delle proteine che delle sostanze nutritive non proteiche. Il bambino con marasma consuma delle quantità di cibo molto piccole (perché spesso sua madre non riesce ad allattarlo al seno) ed è molto magro per la perdita della massa muscolare e del grasso corporeo; è un bambino affamato, che presenta un importante calo ponderale, un ritardo dell'accrescimento e perdita del grasso sottocutaneo e dei muscoli. La forma umida è chiamata kwashiorkor, che nel mondo africano significa "primo bambino-secondo bambino”, termine che si riferisce al fatto che il primo bambino sviluppa una malnutrizione proteico-energetica con la nascita del secondo bambino che lo sostituisce al seno materno. Il bambino svezzato viene alimentato con poca pappa di avena che ha poche qualità nutrizionali (in confronto al latte materno) e non riesce a crescere. La carenza di proteine è di solito più marcata del deficit energetico e provoca edema. I bambini affetti dal kwashiorkor tendono a essere più grandi d'età rispetto a quelli affetti dal marasma e tendono a sviluppare la malattia dopo lo svezzamento. La forma combinata di malnutrizione proteico-energetica è chiamata kwashiorkor marasmico. I bambini affetti da questa forma hanno edemi ed una maggiore quantità di grasso corporeo rispetto a quelli affetti dal marasma. Quasi invariabilmente, in tutte le forme di malnutrizione proteico-energetica, si verificano infezioni causate da batteri diversi che provocano polmoniti, diarrea, otiti medie, disturbi genitourinari e sepsi. Le infezioni si verificano a causa di un'immunodepressione simile, in parte, a quella della AIDS dovuta all'infezione da HIV. Tuttavia, a differenza dell'immunodeficienza della AIDS, il difetto è qui dovuto principalmente alla malnutrizione e può essere risolto con una terapia nutrizionale. Nello specifico la malnutrizione, provocando una diffusa atrofia del tessuto linfatico (timo, milza, tonsille e linfonodi) causa un immunodeficit cellulo-mediato ed alterata funzione T-linfocitaria. Il tutto si traduce in: riduzione dei livelli circolanti di linfociti ed eosinofili, dell’ attività delle cellule NK e della produzione degli ormoni timici, anergia cutanea, inversione del rapporto CD4+/CD8+. La funzione B-linfocitaria risulta invece intatta (Ulrich E. Schaible et al. PLoS Medicne, 2007) Si instaura così un circolo vizioso nel quale la malnutrizione altera i meccanismi di difesa e facilita la suscettibilità alle infezioni, che a loro volta peggiorano la stato nutrizionale. La ridotta assunzione di cibo comporta una diminuita disponibilità di glucosio ed amminoacidi con riduzione dei livelli di insulina ed aumento di glucagone, ormone della crescita, glucocorticoidi, per promuovere la proteolisi muscolare, la lipolisi e la gluconeogenesi. Generalmente si riducono i livelli di T3 e T4 al fine di ridurre la spesa metabolica ed il catabolismo proteico. Un’alterata funzione gonadica si associa ad una diminuita concentrazione di testosterone ed estrogeni, con riduzione della potenzialità riproduttiva. A livello dell’apparato cardiovascolare la diminuzione della massa miocardica e le alterazioni microscopiche coinvolgenti anche il sistema di conduzione riducono le performance miocardiche, con conseguente riduzione della gittata cardiaca. A livello dell’apparato respiratorio si riduce la massa diaframmatica con diminuzione dello sforzo inspiratorio massimale; con la deprivazione energetica si riduce il drive respiratorio in risposta all’ipossia; l’adesione batterica all’epitelio tracheale è facilitata nei pazienti tracheostomizzati; il recupero del peso corporeo e l’aumento dei livelli di albumina migliorano la probabilità di weaning (svezzamento) dei pazienti ventilati. Per quel che riguarda la cicatrizzazione delle ferite, un’adeguata nutrizione postchirurgica stimola il deposito di collagene nella ferita. Accanto alle forme “classiche” di malnutrizione severa precedentemente descritte, definite anche come “strutturali” ovvero del II tipo (MH Golden), esistono anche numerose altre forme di malnutrizione specifica indicate come “funzionali”, ovvero di I tipo, legate a carenze specifiche di micronutrienti (vitamine o minerali), come lo scorbuto, la pellagra, la xeroftalmia, la sindrome da carenza di zinco, ecc. Tra i micronutrienti si è visto che la carenza di ZINCO ha un rapido effetto negativo sulla linfopoiesi, determinando perdita del 40-70% fra i precursori T e B nel midollo e nel timo ed una depressa funzione dei T e B linfociti. La VITAMINA A è coinvolta nella maturazione, nella differenziazione e proliferazione delle cellule T e aumenta la produzione di IFNγ, riducendo quella di IL-5 e IL-10 (entrambe citochine di tipo 2). La supplementazione con Vitamina A in bambini malnutriti riduce il tasso di mortalità del 22%. La carenza di FERRO determina compromissione dell’immunità cellulo-mediata, dell’immunità mucosale, della produzione di IL-2 ed IFN-gamma; il deficit di VITAMINA B può diminuire la produzione anticorpale, mentre quello degli AMMINOACIDI ESSENZIALI comporta depressione della sintesi proteica con conseguente riduzione delle difese; il deficit SELENIO E RAME altera il funzionamento immunitario; il deficit VITAMINA C comporta riduzione della chemiotassi; il deficit di ACIDI GRASSI ESSENZIALI riduce il numero e la varietà degli acidi grassi polinsaturi (PUFA) con deficit nella sintesi di eicosanoidie quindi di citochine ad essi correlate; il deficit di ARGININA riduce la produzione di ossido di azoto. L'immunodeficienza che si accompagna alla malnutrizione può essere in parte influenzata dal contributo della leptina (molecola pleiotropica secreta dagli adipociti) alla risposta immunitaria. Si è visto che la concentrazione di leptina nel sangue influenza in misura significativa il sistema immunitario ed è a sua volta modulata dall'attività dello stesso. Questo legame è sorprendente, almeno in parte perché la leptina è un ormone prodotto principalmente dalle cellule del tessuto adiposo, la cui funzione principale è quella di regolare il metabolismo basale e la funzione riproduttiva (Marek K et al. Med Wieku Rozwoj. 2007). Da un punto di vista strutturale e funzionale, la leptina ha caratteristiche simili sia agli ormoni che ai mediatori della risposta immunitaria chiamati chitochine (L. Rodríguez et al. Clinical and Experimental Immunology, 2007). Come ormone, essa aumenta il metabolismo basale (regola lo stato nutrizionale di ogni individuo inibendo l'assunzione di cibo), e influenza sia il sistema endocrino che la funzione riproduttiva (individui geneticamente privi di leptina sono obesi, sterili e presentano numerose disfunzioni endocrine ed immuni; in tali individui, il trattamento con leptina non solo provoca drastica riduzione del peso corporeo, ma normalizza altresì le funzioni riproduttiva, endocrina ed immunitaria, suggerendo che la leptina possa influenzare direttamente o indirettamente tutti questi aspetti). Ma la leptina ha anche funzioni di mediatore della risposta immunitaria: i topi ob/ob - che hanno come unico difetto la mancanza congenita di leptina non solo sono obesi, ipotermici e sterili ma anche immunodepressi, incapaci di sviluppare risposte infiammatorie adeguate e particolarmente suscettibili alle infezioni. Questi aspetti sono da collegare direttamente al fatto che questi animali hanno un numero ridotto di linfociti T, cellule di importanza cruciale nella risposta immunitaria, cui si associa ipotrofia secondaria di organi quali i linfonodi e il timo. La leptina agisce infatti anche sui linfociti T "vergini" (già stimolati, per esempio da un'infezione), e l'assenza di leptina crea anomalie qualitative e quantitative dei linfociti T in toto. Il digiuno riduce le capacità dell'organismo di combattere le infezioni anche perché la riduzione di leptina deprime significatamene la risposta immunitaria mediante i linfociti T. Infatti, in condizioni di malnutrizione, l'abbassamento dei livelli di leptina provoca un peggioramento delle funzioni immunitarie, sia negli animali da esperimento che nell'uomo. Nella malnutrizione proteico-energetica si ha una significativa riduzione del grasso corporeo e un conseguente calo della leptina che a sua volta determina una riduzione della secrezione di alcune citochine, molecole essenziali nei meccanismi di difesa dalle infezioni e di importanza centrale nell'equilibrio del sistema immunitario. Sistema immunitario ed obesità Da diversi studi recenti (Jean-Philippe Bastard et al. Eur. Cytokine Netw . 2006) emerge chiaramente l'importanza che il sistema immunitario ha nella patogenesi dell'obesità. Appare infatti evidente che il tessuto adiposo degli obesi è caratterizzato dall'infiltrazione di macrofagi e che essi sono un’ importante fonte di infiammazione di questo tessuto. Si evidenzia inoltre come le patologie metaboliche correlate all'obesità, quali il diabete mellito e la sindrome metabolica, siano associate con una risposta infiammatoria cronica caratterizzata da una produzione anomala di citochine, dall'aumento di molecole di fase-acuta e dall'attivazione delle vie dell' infiammazione (GRC Zilverschoon et al. International Journal of Obesity, 2008). Una caratteristica molto interessante della risposta infiammatoria che emerge in presenza dell'obesità è che sembra essere innescata e risiedere principalmente nel tessuto adiposo. Infatti nel tessuto adiposo è presente un infiltrato di macrofagi che è direttamente proporzionale al grado di obesità; il tessuto adiposo produce numerose citochine coinvolte nelle vie dell'infiammazione (TNFα. MCP-1, IL6, leptina, resistina, adiponectina, etc). Alcune di queste citochine sono prodotte dagli adipociti mentre altre sono prodotte dalle cellule infiammatorie che infiltrano il tessuto; ancora, l'aumento della PCR è direttamente proporzionale all'eccesso di tessuto adiposo è rappresenta un utile marker per la caratterizzazione del rischio cardiovascolare del paziente obeso (Luc G et al. Arterioscler Thromb Vasc Biol 2003). Nei soggetti obesi, quindi, vi è un aumento del numero e del volume degli adipociti, soprattutto a livello del tessuto adiposo viscerale, che sono in grado di secernere adipochine, molte delle quali ad azione pro-infiammatoria, e direttamente anche citochine pro-infiammatorie con conseguente avvio ad un processo di flogosi cronica alla base dell’ insorgenza delle principali complicanze dell’ obesità quali l’ aterosclerosi, l’insulino-resistenza, il diabete mellito e così via. Negli ultimi anni (Cinti S et al. J Lipid Res 2005) ci si è molto focalizzati sul ruolo dell’adipocita oggi inteso come una “unità-anatomofunzionale” in grado di produrre sostanze dotate di attività neuroendocrina o che intervengono nel modulare attività metaboliche, quali le adipochine, intese come tutte quelle molecole sintetizzate e secrete dal tessuto adiposo. Il tessuto adiposo, dunque, è in grado di secernere molecole che fungono da segnale autocrino/paracrino o endocrino che modulano la funzione del tessuto adiposo e influenzano la funzione di altri tessuti/organi: muscolo scheletrico, fegato, sistema nervoso centrale, cellule b-pancreatiche, gonadi, organi linfatici ed apparato cardiovascolare. Le sostanze più importanti prodotte dal tessuto adiposo sono riassunte nella tabella 1. Tra le adipochine le principali ad avere effetti sul sistema vascolare sono l'Adiponectina, ad azione anti-infiammatoria, la Leptina e la Resistina, entrambe ad azione pro-infiammatoria. L’adiponectina (conosciuta anche come apM1, Acrp30, GBP28 e AdipoQ) è una proteina di 247 amminoacidi isolata per la prima volta nel 1995 dal tessuto adiposo (Scherer PE et al. J Biol Chem. 1995). E’ costituita da 4 domini e presenta una struttura multimerica (Berg AH et al. Trends Endocrinol Metab. 2002). Gli adipociti producono tre forme principali di adiponectina: il trimetro a basso peso molecolare (LMW), formato dallo stretto legame di tre monomeri a livello dei domini globulari, l’esamero con peso molecolare intermedio (MMW) e la forma ad alto peso molecolare (HMW), formata da otto o più monomeri (Waki H et al. J Biol Chem. 2003). La forma monomerica, di 30 kDa, non è presente in circolo, ma si trova soltanto nel tessuto adiposo. Nella circolazione periferica sono presenti principalmente quattro multimeri di adiponectina: i tre multimeri prodotti dagli adipociti insieme ad una ulteriore forma costituita dal complesso del trimetro con l’albumina (Alb-LMW). L’adiponectina svolge un ruolo importante nella regolazione della funzione dell’insulina e nell’omeostasi energetica (Havel PJ. Curr Opin Lipidol. 2002). I livelli circolanti di adiponectina e l’espressione genica nel tessuto adiposo sono ridotti nei soggetti obesi e in quelli con diabete di tipo 2 (Weyer C et al. J Clin Endocrinol Metab. 2001). L’adiponectina circolante risulta inversamente correlata all’indice di massa corporea (BMI), ai livelli plasmatici di glucosio, insulina e trigliceridi e al grado di insulino resistenza (Hotta K et al. Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2000). L’adiponectina inoltre ha proprietà anti-infiammatorie e anti aterogene e sembra avere importanti effetti protettivi a livello cardiovascolare. Per quanto riguarda la funzione vascolare, l’adiponectina regola l’adesione dei monociti all’endotelio vascolare (Ouchi Net al. Circulation. 1999) e, nell’uomo, la riduzione dei livelli di adiponectina sembra essere strettamente correlata alla severità della disfunzione endoteliale (Shimabukuro M et al. J Clin Endocrinol Metab. 2003). L’adiponectina attenua la risposta infiammatoria indotta da stimoli diversi modulando i meccanismi di trasduzione del segnale in vari tipi cellulari ed è stata dimostrata una correlazione inversa fra i livelli circolanti di adiponectina e indici di infiammazione quali la proteina C reattiva. L’adiponectina esplica la sua attività anti-infiammatoria riducendo la produzione, dai parte dei macrofagi, di TNFα; la sua attività antinfiammatoria si estende, inoltre, all’inibizione nella produzione di IL-6 ed all’induzione di citochine ad attività antinfiammatoria come l’IL-10 (Ouchi N, Walsh K. Clin Chim Acta. 2007). Tabella 1: Principali sostanze prodotte dal tessuto adiposo La Leptina è un polipeptide di 167 AA prodotto principalmente dal tessuto adiposo bianco, ma anche da ipotalamo, ipofisi, muscolo scheletrico, stomaco, fegato, placenta e ghiandola mammaria. La leptina regola il comportamento alimentare stimolando la sensazione di sazietà. Tale azione è il frutto della regolazione tra tessuto adiposo e ipotalamo, sostenuto da diversi fattori tra i quali i più importanti sono la leptina e il NPY (neuro peptide Y). L’azione della leptina a livello di determinati neuroni ipotalamici è responsabile di una risposta catabolica che si traduce in riduzione dell’introito calorico ed aumento del dispendio energetico. Praticamente attiva i neuroni anoressizzanti POMC/CART ed inibisce i neuroni oressizzanti NPY/AgRP. La leptina, inoltre, esercita azioni immunitarie ed infiammatorie. Protegge i linfociti T dal processo di apoptosi e regola la proliferazione e l’attivazione delle cellule T e la produzione di citochine pro infiammatorie come il TNF-alfa , influenza l’attivazione di monociti e la fagocitosi ( Loffreda S et al. FASEB J. 1998). La Resistina è un’ adipochina di recente scoperta che stimola la neoglucogenesi epatica e riduce l’utilizzazione del glucosio in preadipociti differenziati. Essa esplica la sua zione pro-infiammatoria stimolando la produzione di TNF-alfa ed IL-6 da parte dei macrofagi (Muse et al. Clin Invest 2007). Dunque, gli adipociti sono in grado di secernere adipochine e citochine. Tra queste ultime si è visto che l’adipocita secerne soprattutto citochine ad azione pro-infiammatoria quali: il TNF- alfa, che riduce la secrezione di adiponectina, altera il segnale insulinico nel muscolo e nel tessuto adiposo; l’IL-6, ha le stesse caratteristiche della precedente, oltre ad alterare il segnale insulinico nel fegato. L'aumento dell'IL-6 è correlato all’aumento delle proteine di fase acuta osservate nei soggetti obesi che rappresentano un marker dell'aumentato rischio cardiovascolare (Simon W. Coppack. Proceedings of the Nutrition Society. 2001); l’IL-18, altra importante citochina pro-infiammatoria (Joseph Hung et al. Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2005). Diversi studi (KATHERINE ESPOSITO et al. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2003; Daniela Scarpelli et al. DIABETES, 2006) hanno dimostrato che nei soggetti obesi oltre ad un’aumentata produzione di citochine pro-infiammatorie vi è una ridotta produzione di citochine anti-infiammatorie come l’IL-10. L’Il-10 agisce inibendo la produzione delle citochine pro-infiammatorie. Il tessuto adiposo bianco, considerato per molti anni un tessuto inerte, con la sola funzione di riserva energetica, viene oggi considerato un vero e proprio organo endocrino, coinvolto in numerosi processi fisiologici e patologici, fra cui immunità e infiammazione. In particolare numerose molecole proinfiammatorie ed antiinfiammatorie, la cui produzione nel tessuto adiposo degli obesi appare sregolata, sembrano essere coinvolte nello sviluppo dell'insulino-resistenza e nell’aumento del rischio cardiovascolare associato all’obesità. Adipochine infiammatorie prodotte dal tessuto adiposo Bibliografia 1) Jabbar A, Chang WK, Dryden GW, McClave SA. Gut immunology and the differential response to feeding and starvation. Nutr Clin Pract. 2003 Dec;18 (6):461-82. 2) Good RA, Lorenz E. Nutrition and cellular immunity. Int J Immunopharmacol. 1992 Apr;14 (3):361-6. 3) Chandra RK 1990 McCollum Award lecture. Nutrition and immunity: lessons from the past and new insights into the future. 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