SETTIMANE SOCIALI 2013 di Carlo e Daniela Cefaloni, inviati Domenico Salmaso Attualità FAMIGLIA I DA NOSTALGIA A PROFEZIA PROGETTI E PROPOSTE DAL PREZIOSO LAVORO DEI GRUPPI TEMATICI. DA TORINO LANCIATA UNA SFIDA ALLA COMUNITÀ ECCLESIALE E A QUELLA CIVILE 8 Città Nuova - n. 18 - 2013 mille e 300 delegati provenienti dalle diocesi italiane, da associazioni e movimenti cattolici, tra il 12 e il 15 settembre, hanno attraversato, diluendosi tra i turisti, le grandi piazze di Torino per recarsi al Regio Teatro dove si sono svolti i lavori centrali delle Settimane sociali, con la mente rivolta alla novità profetica (e quindi destabilizzante) di papa Francesco. Nella recentissima e inaspettata lettera al laicissimo Scalfari, il vescovo di Roma ha affermato, infatti, che la Chiesa ha il compito di «seminare il lievito e il sale del Vangelo» mentre tocca alla società della società industrializzata e loro incidenza sulla condizione umana”. Carlo Cefaloni Il logo della Settimana sociale e, sotto, il tavolo di presidenza al termine dei lavori: da sin., sr. Alessandra Smerili, mons. Arrigo Miglio, Franco Pasquali e Luca Diotallevi. A fronte: la famiglia così come è al centro dei laboratori tematici delle Settimane sociali. Approfondimenti e interviste su www.cittanuova.it civile e politica «il compito arduo di articolare e incarnare nella giustizia e nella solidarietà, nel diritto e nella pace, una vita sempre più umana... Ciò non significa fuga dal mondo o ricerca di qualsivoglia egemonia – ha precisato il papa –, ma servizio a tutti gli uomini, a partire dalle periferie della storia e tenendo desto il senso della speranza». Chi conosce qualcosa della storia dell’impegno sociale dei cattolici sa bene che intere generazioni hanno vissuto con radicalità e pluralità di opinioni la necessità di «articolare e incarnare una vita più umana» per tutti. La prima edizione delle Setti- mane sociali del 1907, a Pistoia, ad esempio, aveva a tema l’organizzazione sindacale e la cooperazione. A Napoli, nel 1910, l’analisi delle nuove visioni riduttive della famiglia, proprie di alcune correnti del pensiero moderno, si accompagnava al tema della rappresentanza della classe operaia e alla denuncia delle condizioni di lacerazione e sofferenza provocate dall’emigrazione di milioni di italiani verso le Americhe. L’ultima edizione del 1970, prima della lunga pausa che vedrà il ripristino delle Settimane sociali nel 1991, aveva un titolo che suona tuttora denso di significato: “Strutture E oggi? Considerare questo appuntamento come un congresso di partito, inteso a conquistare una pretesa egemonia nella società, non coglie il senso reale di quello che è stato, come ha detto l’arcivescovo di Cagliari e presidente del comitato scientifico, mons. Arrigo Miglio, un momento di «studio, discernimento e approfondimento» comune. Uno dei termini più usati nei vari interventi è stato quello della solitudine e della fragilità della famiglia. La relazione, densa di citazioni, del presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, ha parlato di un essere umano che, «schiacciato dall’urgenza di farsi da sé in una competizione continua, scopre che gli manca la terra sotto i piedi. Il grande sogno dell’individualismo, che ha segnato di sé l’uomo moderno, lo ha condotto nella post-modernità ad una imbarazzante scoperta: il grande sogno non ha tenuto!». Lo confermano i casi concreti che incontrano le famiglie impegnate nella pastorale familiare e in quella sociale alle prese con la precarizzazione del lavoro e delle relazioni familiari. Gli effetti di medio e lungo periodo di questa crisi di senso li ha esposti Gian Carlo Blangiardo, ordinario di Scienze statistiche all’Università di Milano Bicocca, con valori demografici previsti al 2031 e al 2065 che disegnano una società italiana invecchiata e che, nonostante l’immissione costante di immigrati, non riuscirà a coprire le spese per la sanità e le pensioni. Come una macchina avviata ad andare a sbattere contro un muro, si tratta di cambiare la rotta in tempo utile. Ma gli allarmi sono gli stessi da anni. Secondo l’economista Stefano Zamagni, la miopia nasce dal con- Città Nuova - n. 18 - 2013 9 At t ualità FAMIGLIA DA NOSTALGIA A PROFEZIA tinuare a vedere la famiglia «solamente come una delle voci di spesa del bilancio pubblico e non anche come risorsa strategica per lo sviluppo umano integrale». Senza questo riconoscimento la famiglia resta una «variabile dipendente» che «deve adeguarsi a quanto viene deciso dagli altri attori sociali». Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: gli effetti della grande crisi economica si sono scaraventati sui nuclei familiari allargando le distanze tra ricchi e poveri: si tagliano i consumi alimentari essenziali piuttosto che i rendimenti delle società finanziarie. Davanti a un tale quadro realistico è forte la tentazione di rinchiudersi in una logica di difesa per costituire una potente lobby in combutta con le altre, mentre il vissuto autentico della famiglia “speranza e futuro per l’Italia” è emerso chiaramente a Torino soprattutto, nei gruppi di lavoro tematici, forse un po’ meno nelle sintesi finali. Le problematiche evidenti come il progredire di una cultura che disconosce il dato naturale della differenza uomo-donna e il misconoscimento delle esigenze della libertà educativa chiamano in gioco la capacità di testimonianza e di profezia dei cristiani. Il metodo dello stare dentro la città, con le sue periferie esistenziali, apre gli occhi alla comprensione delle scelte prioritarie di giustizia sociale. Così il gruppo di lavoro sul- 10 Città Nuova - n. 18 - 2013 Un giovane apprendista all’opera. L’accompagnamento dei giovani al lavoro è stato uno dei tavoli tematici delle Settimane sociali. la missione educativa della famiglia ha messo in evidenza l’esistenza di una genitorialità che fa assumere compiti di cura oltre le mura domestiche, mentre «la custodia del creato come luogo di incontro e di dialogo che può diventare via per l’annuncio di fede» è stata evidenziata dal gruppo tematico sull’ambiente che ha «raccolto storie di sofferenza e di morte (come il caso Taranto)», evidenziando la necessità di «rifiutare il ricatto violento dello scambio tra lavoro e ambiente». In altri gruppi è, poi, emersa la necessità di contribuire ad “abitare la città”, rigenerando i centri urbani piuttosto che cedere alle mire della cementificazione e del consumo di territorio e di “accompagnare i giovani al lavoro” che non può essere ridotto a merce per un’impresa che è «luogo di mutua assistenza e di fioritura umana», piuttosto che di ricerca del profitto; mentre l’urgenza di introdurre misure eque nel sistema fiscale con il «Fattore Famiglia» non può che attingere dalla tassazione dei redditi alti. Tanti elementi, dunque, per prendere sul serio l’invito finale del sociologo Luca Diotallevi, vicepresidente del comitato delle Settimane, di declinare politicamente i contenuti emersi dai lavori di Torino con l’autonomia e la libertà dei laici. Il coordinamento dei lavori, affidato a una giovane donna ed economista, suor Alessandra Smerilli, ha mostrato quel sereno stile salesiano che contraddistingue Torino, dove l’azione di don Bosco è segno di quella testimonianza evangelica esigente che trasforma la città. Carlo e Daniela Cefaloni