"Rosa Commacina" - Inaugurazione A.A. 2000-01

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LA “ROSA COMMACINA” A
S.E. Mons. Alessandro Maggiolini
Prima di concludere la cerimonia di apertura, il Magnifico Rettore Prof. Renzo
Dionigi ha consegnato il premio “Rosa commacina” a S.E. Mons. Alessandro
Maggiolini, Vescovo di Como, il quale ha manifestato la sua sorpresa, essendo totalmente all’oscuro del riconoscimento.
La spiegazione della scelta del simbolo è stata letta dal Rettore, e dice:
“Nella ricchezza dei fregi marmorei della Cattedrale di Como, il piccolo disegno della Rosa
è stato scelto per simboleggiare la bellezza, l’armonia e la concordia dell’alta cultura, che sco pre la sua identità e costruisce le sue progettualità sempre cercando coerenza d’intelletto con
il passato.
Collocato a mezzo del lungo cammino della civiltà, dall’età dei Plinii a quella della scien za sperimentale, il mondo medievale dei Magistri Commacini conserva ancora profonde
capacità ammaestratrici per l’uomo moderno.
La Scuola Commacina portò in tutto l’occidente cristiano la forza di una trasmissione del
sapere fondata sui valori della fede e della ragione e sempre rispettosa dei grandi misteri che
governano le azioni umane”.
Dopo la consegna, il Vescovo di Como ha abbracciato il Prof. Renzo Dionigi, Rettore,
e il Prof. Giulio Casati, pro-Rettore, si è avvicinato al microfono e ha risposto improvvisando. Ha detto:
Vi sono gli scherzi da prete ma vi sono anche - non meno significativi - scherzi del
Corpo accademico.
Dovrei confessare, con animo contrito, che non merito un tale riconoscimento. Il
bello è che credo davvero di non meritarlo, e allora anche l’ammissione verrebbe interpretata come una finzione gesuitica.
Invece mi dichiaro felice di questa massima onorificenza accademica dell’Università
dell’Insubria.
Per diversi motivi.
• Perché è elegante il logo che, per altro, è preso da quel capolavoro d’arte che è la facciata del Duomo di Como.
• Perché mi viene attribuita dal supremo Organo accademico; mi ricorda anni lontani
del mio insegnamento; e mi fa trovare tra gente austera che, però, mi si mostra amica.
• Perché mi reimmette nell’ambiente degli studenti che hanno costituito il motivo mio
di passione più fremente durante vent’anni di insegnamento, e di sofferenza acuta
quando i superiori - non ne ho troppi - ecclesiastici mi hanno ridotto allo stato episcopale.
• Perché l’onorificenza riconosce in me qualche interesse per lo studio che sono chiamato a continuare in vista dell’esercizio del Magistero episcopale.
Ringrazio di cuore l’intero Corpo accademico, gli studenti e il personale amministrativo dell’Università.
Prometto di impegnarmi perché gli anni prossimi non segnino una smentita all’incoraggiamento che mi viene proposto.
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Testardamente insisto nel chiedere che l’Università dell’Insubria - segnatamente a
Como - completi la “rosa” delle Facoltà che già esistono con l’introduzione di una
Cattedra umanistica e precisamente Lettere e Filosofia, o qualche forma di Corso di
laurea che a quella facoltà assomigli. Mi pare indispensabile riflettere sul perché si
vogliono preparare giovani a essere Ingegneri, Matematici, Fisici, Avvocati. Si tratterebbe di una Facoltà apparentemente inutile. Ma sono esattamente le cose che sembrano inutili quelle che si rivelano necessarie nella vita. Urge senso critico. Urge capacità di stupore di fronte alle persone e alle cose. Urge senso di servizio alla società.
Urge attitudine a percepire il fascino della bellezza.
Grazie ancora. Buona strada a tutti. A tutti buona caccia. Auguro una vita onesta e
contenta.
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