in ascolto di padre arsenio - Suore di Maria Consolatrice

Vita nello Spirito con PADRE ARSENIO
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La fede, esperienza dell’incontro
Proseguiamo nella nostra riflessione sul Credo, questa volta attraverso la proposizione sul Figlio, seconda Persona della Trinità.
Il Credo Apostolico recita:
…e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore…
il Credo niceno-costantinopolitano precisa ancora di più:
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
Unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero,
generato, non creato, della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di Lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo…
Non ci addentriamo nell’analisi delle differenze. Ci basti accennare
al fatto che le “precisazioni” della formula più lunga sorgono da
profonde ragioni dogmatiche (definizioni di verità di fede) per affermare la divinità di Cristo, messa drammaticamente in dubbio da
diffuse eresie, nel tempo in cui il Credo fu formulato (IV secolo).
LA DIVINO-UMANITÀ DI CRISTO
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, Unigenito Figlio di Dio,
queste parole ci introducono nel cuore del Cristianesimo.
Che cosa fa la differenza fra la nostra fede e le grandi religioni monoteiste (Islamismo, Giudaismo)? Insieme crediamo in un solo Dio
e che è il principio della vita, ma per il cristiano Dio si è fatto Uomo e ci è venuto incontro superando l’abisso tra il Creatore e la
creatura; si è stretto all’uomo fino ad assumerne tutta l’umanità.
L’uomo chiuso nell’al-di-qua non può accedere a Dio se Dio non
“scende” verso di lui, se Dio non lo fa rinascere dall’Alto.
Nella sua misericordia Dio Padre ha voluto assumere, nel Figlio, la
carne umana in modo che, attraverso di essa, una Persona divina po-
I
tesse divenire veramente visibile e la vita di Dio realmente comunicabile. Nessun’altra religione confessa questo.
Gesù Cristo
Pronunciando questi nomi affermiamo l’Umanità e la Divinità insieme. Gesù è il nome di uomo, abbastanza comune in Palestina a
quel tempo. Cristo è il nome divino, colui che è l’ Unto, l’Inviato
dal Padre.
In Gesù Cristo, seconda
persona della Trinità, vi sono le due nature umana e
divina. Egli è Uomo-Dio.
Il Figlio, nella tunica rossa della sua
divinità, è ricoperto con il manto blu
dell’umanità.
Cappella Centro Aletti, Roma.
II
Credere oggi solo nel Cristo
storico,
nell’uomo-Gesù,
può essere una grande e pericolosa tentazione; del resto il demonio stesso tenta
Gesù nel deserto insinuando
dubbi sulla sua divinità.
Gesù non è un uomo perfetto ma è Dio che assume
tutto l’umano.
In un certo senso la nostra
cultura ci ha condotto nel
tempo a percepire Dio contro l’uomo, o a incoraggiare
l’uomo contro Dio. Questo
non è che un abile inganno
del male, nelle forme del
pensiero moderno, del potere, del mondo. In realtà Dio
e l’uomo sono in comunione in Cristo, senza separazione e senza confusione.
Dio non è mai senza
l’uomo e l’uomo non è mai
senza Dio. É la divinoumanità.
Nella Vergine Maria Uno della santa Trinità è venuto, ha preso
dimora e, quindi, ha agito di persona nella storia.
Con
l’incarnazione, le due nature si sono unite; l’uomo è stato divinizzato e Dio ha preso come dimora nella storia la carne dell’uomo. La
divinità e l’umanità, anche se sono separate dall’infinita distanza
che esiste tra creato e increato, si riconciliano nell’unità di una persona, il Cristo.
È questa la Nuova Alleanza, non soltanto un “patto” tra Dio e
l’uomo, un semplice scambio di promesse, un accordo tra due persone, ma molto di più: un’unione intima, coniugale, fra Dio e
l’uomo. In Gesù, Dio fatto uomo, vero Dio e vero Uomo.
IN CRISTO CI È RIVELATO IL VOLTO DI DIO1
Olivier Clément amava definire il Cristianesimo come religione dei
Volti e dell’Incontro, spiegando che ogni volto è come una breccia
che ci consente di arrivare all’intimo della persona e, da lì, fino al
Volto dei volti, Cristo.
Questo Volto dei Volti è veramente il volto di Dio che dice di sé
“Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9).
Con l’Incarnazione Dio cessa di essere un’idea astratta. Si rivela
come il Padre.
Egli è amore eterno per il Figlio, gioia eterna di Lui, dono eterno a
Lui. Allo stesso modo il Figlio è amore eterno, eterna obbedienza,
eterna donazione d’amore.
“Dio è amore” (1Gv 4,8), dunque non è solitudine, un “Io” eterno
senza un “Tu” eterno. Dio è unione assoluta e beata dell’Amante,
dell’Amato e dell’Amore o, come ci ha rivelato Lui stesso, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo2.
Scrive Cabasilas:
“Come l’amore umano quando trabocca e diviene più forte di coloro
che lo ricevono trae gli amanti fuori di sé, così l’amore che Dio ha per
1
2
Cf Campatelli, Lezioni di Cristologia-Atelier di teologia “Card. Spidlik”
Cf A. Schmemann, Credo…, Ed. Lipa, Roma 2012.
III
gli uomini lo ha svuotato (cf Fil 2,7)… Non doveva restare nascosto
quanto immensamente Dio ci amasse: quindi, per darci l’esperienza del
suo grande amore e mostrare che ci ama di un amore senza limiti, Dio
inventa il suo annientamento, lo realizza e fa in modo di diventare capace di soffrire e di patire cose terribili. Così, con tutto quello che sopporta, Dio convince gli uomini del suo straordinario amore per loro e li
attira nuovamente a sé, essi che fuggivano il Signore buono credendo
di essere odiati… Chi ha mai concepito un amore così folle?”
(La vita in Cristo, VI, 2)
È l’amore folle di Dio il “movente” dell’Incarnazione ed è questa
rivelazione che l’incarnazione compie.
Con l’incarnazione «Dio ci è dato, come a dei fanciulli, come latte
così che, nutriti al seno della sua carne, possiamo divenire in lui
eterni» (S. Ireneo). Dunque la carne di Cristo diventa il modo in
cui noi possiamo vedere Dio.
È per questa carne che il Padre ha pronunciato, al momento del battesimo, che in oriente fa parte del mistero dell’Epifania
(=manifestazione), le parole: «Questi è il mio Figlio, l’amato, nel
quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17). Ed è proprio per questo che
comunicando ad essa (Corpo di Cristo) noi comunichiamo veramente a Dio.
“La realtà invisibile del Figlio era il Padre, e la realtà visibile del
Padre era il Figlio”3.
FIGLIO DEL PADRE
Sostiamo per un momento davanti al Volto del Figlio. Lasciamoci
guardare da Lui ed ascoltiamolo mentre ci dice: “Io e il Padre siamo
una cosa sola” (Gv 10, 30).
Ci dice che la sua “origine” è il Padre, che lo ha generato – non
creato; che il suo “nutrimento” è compiere la Sua volontà “Mio cibo
è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34); e che la sua “meta” è mostrare agli uomini l’amore
per il Padre: “Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre” (Gv
14,31) e in questo amore tornare a Lui: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20,17).
3
S. Ireneo, “Contro gli eretici”, IV, 6, 6.
IV
Mentre lo contempliamo, capiamo che Lui è il non–separato perché
“rimanda” continuamente alla persona del Padre, totalmente unito a
Lui fino a poter dire: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14, 9).
Egli conosce Dio come un Figlio che conosce il Padre, e nello stesso tempo è conosciuto da lui: “Nessuno conosce il Figlio se non il
Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e colui al quale il
Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27).
Dunque solo abbracciando insieme Padre e Figlio possiamo capire
l’uomo-Dio che è Cristo. Non conosco il Cristo se non includo il
suo rapporto con il Padre.
È persino vertiginoso pensare che questo amore “folle”, paterno e
filiale allo stesso tempo, è lo stesso amore per l’uomo, per noi,
per me. L’amore che unisce il Padre e il Figlio, lo stesso amore per
cui il Padre “annienta” se stesso nella morte del Figlio, l’amore di
obbedienza in cui il Figlio accetta la separazione dal Padre sulla
Croce, l’amore di Padre, potenza di vita, che risuscita il Figlio, questo atto di amore del Figlio verso il Padre e del Padre verso il
Figlio è lo stesso che Dio ha per ciascuno di noi.
Questo stesso amore è rivolto a me, nella stessa intensità, sublimità
e potenza di vita.
Particolare
del mosaico
Cappella
Suore di
Gesù Buon
Pastore Roma
V
ANCHE NOI FIGLI NEL FIGLIO
All’inizio del nostro essere cristiani c’è il Battesimo in cui riceviamo l’impronta filiale, non per imposizione ma per libera adesione.
Accogliendo e aderendo liberamente al Figlio, accettiamo di appartenergli e diveniamo figli nel Figlio.
Essere figli è un dono che viene conferito gratuitamente: «Tutti
quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella
paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8,14-16).4
Vivere l’umanità al modo di Dio
L’uomo creato a immagine è creato per tendere verso la somiglianza con Dio e divenire così Dio-uomo.
Ogni essere umano deve per questo morire e rinascere in Cristo,
come ci dice S. Paolo. Ogni uomo è chiamato a diventare “perfetto
in Cristo” (Col 1, 28), ad avere il pensiero di Cristo, i sentimenti di
Cristo. Cioè l’uomo nuovo è un uomo “cristificato”, un essere teandrico, Dio-uomo.
Dice Massimo il Confessore: «il Verbo di Dio e Dio vero… vuole
che si attui il mistero della sua incarnazione sempre e in ogni cosa». Cioè che sempre e in ogni cosa noi viviamo l’umanità al
modo di Dio. Questa è la grandezza e la misura dell’uomo.
Cristo Uomo-Dio manifesta e realizza quello che Dio attende dalla
creatura: la pienezza dell’umanità, “l’uomo massimo”. Egli dà
compimento alla vocazione dell’uomo che era stata tradita da Adamo: vivere soltanto di Dio e nutrire di Dio l’universo.
Il vero-uomo è il Dio-uomo, perché l’uomo non è solo di questo
mondo visto da sotto il tetto in giù. L’uomo è veramente uomo soltanto in Dio. L’uomo ha ricevuto la vocazione a diventare Dio, diceva San Basilio. Se non accetta questa sfida, si abbassa al livello
delle bestie. A lungo andare non resta altra via: o la “divinoumanità” o l’umanità ridotta ad animalità, come dicevano i russi.5
4
5
Cf Papa Benedetto XVI, Udienza generale 2 gennaio 2013.
Cf SOLOVIEV, Justification, VII.
VI
Anche PADRE ARSENIO ci guida a riflettere sul Figlio di Dio
Per infinita carità Dio si è fatto uomo in Cristo Gesù
Infinita è la grandezza della Persona che ci amò, che è Dio, e la viltà della creatura amata che sono io […] che infinita distanza! Dio
mi ha fatto questo beneficio per puro suo amore, non per necessità
che avesse di me; Iddio ama il mondo che lo odia, e il mondo odia
Dio che lo ama; quanto è buono Dio ed io ingrato.
Infinita è la grandezza del dono che Dio diede al mondo che è il
suo Figlio, Dio. Ecco quanto ama l’uomo, l’onora, lo stima, lo glorifica, l’esalta, l’arricchisce, lo protegge per pura grazia. Che debbo io fare in riconoscimento di ciò? Dare a Dio quanto ho, e invece
offendo Dio con ciò che ho.
Ringrazio Dio di tanto beneficio e lo prego di aiutarmi per corrispondere.
APCL, P 391/26/28 f.1r.
Gesù Uomo e Dio
Non bastava [a Dio] esser Dio solamente, poiché non avrebbe potuto
patire; non bastava esser solamente uomo e neppure angelo perché
per quanto l'uomo avesse patito, i suoi meriti sarebbero sempre stati
finiti, mentre la colpa da scontarsi era pressoché infinita. Era
necessario che il Salvatore degli uomini fosse insieme Dio ed uomo.
Uomo, per poter patire; Dio, perché i suoi patimenti avessero un
merito infinito.
APCL, P 390/5 f.14rv.
Per ridarci la figliolanza di Dio
Quanto ha fatto il suo eterno Figlio per riscattarci dalla servitù del
peccato? Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e
si incarnò per opera dello Spirito Santo. Condusse una vita povera,
umile, laboriosa, e la finì sul Calvario tra un oceano di dolori per
riammetterci alla figliolanza di Dio ed all’eredità del paradiso.
Chi dei nostri parenti ed amici ci ha amato tanto e sostenuto tanti
sacrifici per il nostro bene?
APCL P. 391/25 f.92v.
VII
Viva immagine del Padre,
Viva immagine del Padre, il Figlio di Dio, ci diede l’esempio in cui
specchiarci […]: «Non come voglio io, ma come vuoi tu». E non
pregò così soltanto nell’orto degli ulivi, ma in qualunque circostanza, luogo, tempo, tribolazione, dovunque e sempre, egli ci dà questo
esempio: «Io faccio sempre le cose che sono gradite al Padre mio»
APCL, P 390/6 f.14v.
Ho compiuto tutto ciò che il Padre mi ha comandato
Questa fu l’ultima parola di Gesù Cristo: “Ho compiuto tutto ciò
che il Padre mi ha comandato e che fu di me predetto”. Potresti anche tu ripetere ogni sera: oggi ho fatto proprio tutto ciò che volle
da me il Signore, ho adempito bene ogni mio dovere, ogni mia regola? Opera e fa’ in modo da poterlo ripetere; incomincia subito ora.
APCL, P 391/26/33 f.12r.-13r.
In Cristo dall’immagine alla somiglianza
Sarà perfetto quell'uomo cui nulla mancherà alla somiglianza con Dio
nella santità della volontà (cioè che il suo volere è santo come quel di
Dio) […].
L'amore o trova simili a sé, o li fa tali; poiché il volere, il desiderare
per l’amato, ciò che egli ama e desidera, è amare: dunque chi ama
Dio, ha le inclinazioni della sua volontà conformi alla volontà
divina…
Questa sola è la somiglianza con Dio, è quella che Egli pretende dagli
uomini, come da quella che sola rende l’uomo buono e a Dio amabile.
APCL, P 390/6 f.14rv.
Nel Battesimo rivestiti di Cristo
Noi nel S. Battesimo siamo rinati ad una vita nuova, abbiamo in
quell'acque deposto e seppellito l'uomo vecchio, e abbiamo rivestito
l'uomo nuovo cioè Gesù Cristo, siamo risorti in Cristo: ma di quella
vita di grazia che ne abbiamo fatto?
APCL, P 390/6 f.17v.
VIII