C A R P E Personal D I E M Stile ■ Con la massima attenzione nella cura dei dettagli, il Caravan di RayBan si presenta con una linea ben definita che ricorda l’occhiale da Aviator degli anni 50. L’accessorio è realizzato in metallo, con aste in acetato, ed è disponibile in sei varianti colore in cui predominano le tonalità classiche come il modello verde e oro. Prezzo: 140 euro. Info: www.ray-ban.com Investire nella Qualità della Vita ■ ■ ■ Medicina L’ultima frontiera dell’ortopedia punta su materiali innovativi e tessuti sintetici Una toppa bio per i tessuti Tempi di recupero ridotti per le protesi. Maggiore mobilità con le placche in titanio di Elena Correggia Sport ■ Sviluppata per le regate oceaniche, la giacca Offshore di Helly Hansen è un capo altamente performante. Realizzata con un nuovo tessuto strech, è idrorepellente e morbida. L’ottima vestibilità permette una migliore libertà di movimenti. Sulla manica destra è inserita in un’apposita tasca una luce a led per la visibilità notturna. Prezzo: 476 euro. Info: 0187.94111 Regali ■ Le spiagge brasiliane hanno dato il nome alla collezione di borse che lo stilista Marcelo Quadros ha disegnato per la Pelletteria di Tolentino. La shopping Paratì è in lino naturale con inserti dorati. È dotata di manici e tracolla per offrire comfort per tutta la giornata. Prezzo: 195 euro. Info: 0733.960035 [email protected] B iomateriali, gel piastrinici e tessuti sintetici bioattivi rivoluzionano i «ferri del mestiere» dell’ortopedico, velocizzando e migliorando la guarigione e la rigenerazione di ossa, legamenti e cartilagini. «Fra i vari componenti in corso di sperimentazione stiamo ottenendo risultati incoraggianti dai fattori di crescita quali le proteine morfogenetiche ossee (Bmp)», spiega Marco D’Imporzano, primario dell’istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano. «Si tratta di sostanze sintetizzate in laboratorio capaci di indirizzare le cellule non ancora specializzate, come le mesenchimali, verso la differenziazione in cellule ossee, stimolando quindi la ricrescita del tessuto osseo danneggiato. La loro applicazione è indicata nei casi di pseudoartrosi cioè di fratture non guarite o di rifacimento protesico, quando si verificano forti erosioni d’osso. In questo ultimo caso i tempi di recupero tendono a dimezzarsi. In precedenza si utilizzava infatti spesso osso omologo, con funzione di osteoconduttore, ossia di impalcatura per favorire la colonizzazione da parte delle cellule ossee vive, senza però la capacità di indurre la creazione di tessuto osseo, proprietà tipica dei fattori di crescita. Per la cura di lesioni cartilaginee circoscritte, dovute per esempio a traumi sportivi, buon riscontro si sta ottenendo invece dai concentrati piastrinici, estratti dal plasma del sangue del paziente. «Questi composti contengono fattori di crescita che, inseriti su appositi supporti solidi, vengono applicati in un punto preciso dell’articolazione e riescono a far proliferare le cellule cartilaginee già presenti», prosegue D’Imporzano. Benché nessuna sostanza possieda tutte le qualità necessarie al miglioramento biologico delle perdite di sostanza ossea, tuttavia sono al vaglio ricerche per valutare l’eventuale effetto sinergico prodot- to dall’uso combinato di innesto osseo ed elementi osteogenetici e osteoinduttori. Anche nell’ambito della meccanica l’ultima generazione di placche in titanio a stabilità angolare offre notevoli vantaggi per la cura di fratture articolari. «Il titanio biocompatibile riduce il rischio di infezioni ed essendo più malleabile dell’acciaio garantisce un serraggio perfetto fra la testa della vite e la placca», spiega Marco Berlusconi, responsabile dell’unità operativa di traumatologia dell’istituto clinico Humanitas di Rozzano. «Inoltre nella placca a stabilità angolare la testa della vite si blocca dentro la placca stessa, creando un sistema ad angolo fisso, con percentuale di mobilizzazione dieci volte inferiore rispetto alle placche tradizionali, in cui la vite serra la placca contro la corticale ossea». Se la frattura riguarda invece un segmento lungo d’osso a livello di femore, omero o gamba è possibile inserire chiodi in titanio come un cilindro all’interno del cilindro dell’osso, con il vantaggio di una buona tolleranza, maggiore stabilità e resistenza meccanica. «L’ultima frontiera nell’ambito dei tessuti sintetici è rappresentata dal tessuto bioattivo che stiamo testando con risultati incoraggianti sugli animali», spiega Giuliano Cerulli, direttore della clinica di ortopedia e traumatologia dell’azienda ospedaliera di Perugia, che sta conducendo questa sperimentazione in collaborazione con l’università di Parigi e di Umea (Svezia). «Si tratta di tessuto artificiale modificato in modo che i legami chimici fra le molecole di poliestere permettano di accogliere all’interno i fibroblasti residui del legamento rotto, per esempio del crociato, che si trasformano poi in fibrociti e vanno a ricostruire il legamento». Per accelerare la formazione del nuovo legamento biologico si sfruttano il patrimonio genetico e i fattori di crescita presenti nel legamento rotto, con il vantaggio di un recupero nel giro di sei-otto settimane senza dover ricorrere a materiale omologo o prelievo dal paziente. (riproduzione riservata) ■ ■ Ricerca Uno studio ha dimostrato che l’alimentazione corretta non riduce l’incidenza delle malattie Arachidi, gelati e cibi ricchi di grassi non sono pericolosi per colon e cuore di Galeazzo Santini A dattarsi a una dieta povera di grassi è un esercizio faticoso, anche perché comporta la rinuncia ai piccoli piaceri alimentari della vita, come i gelati e le arachidi, oltre a impiegare condimenti per l’insalata con molto aceto e poco olio. Per anni la gente si è sottoposta a questo tipo di dieta convinta che potesse automaticamente ridurre il rischio di malattie cardiache e di tumori. Ora però l’autorevole Journal of the American Medical Association ha dichiara- to come le donne che ricorrono a questa dieta siano ugualmente vulnerabili al cancro del colon o del seno e ai disturbi cardiaci. In pratica una dieta povera di grassi non equivale affatto a una dieta sana. A dimostrarlo è stato uno studio governativo che ha coinvolto 49 mila donne di una età compresa tra i 50 e i 79 anni, che, suddivise in due gruppi, sono state seguite per otto anni. A un gruppo è stato indicato di ridurre i grassi al 20% del totale delle calorie, nutrendosi cinque volte al giorno di frutta e verdura e sei volte di alimenti a base di cereali. Il secondo gruppo di donne poteva, invece, alimentarsi come voleva. Al termine della prova nel totale dei due gruppi non si sono riscontrate differenze di rilievo nell’incidenza di tumori colorettali, colpi apoplettici e altri disturbi cardiaci. La lievissima riduzione dei casi di cancro al seno (circa il 9%) nelle donne che seguivano la dieta povera di grassi è stata considerata solo un evento fortuito. I risultati dell’esperimento, che tra l’altro vengono considerati validi anche per gli uomini, non devono però segnalare luce verde per una alimentazione disordina- ta e troppo ricca di grassi. Inoltre una dieta equilibrata viene consigliata per evitare le ricadute alle donne che hanno già sofferto di tumore al seno. In conclusione la pratica di un esercizio fisico regolare che consenta di raggiungere un peso corporeo ottimale costituisce un sistema più valido per sperare di poter continuare a godere di buona salute. (riproduzione riservata) “ Lampi nel buio La donna perfetta è la corona del marito, ma quella che lo disonora è come carie nelle sue ossa Salomone ”