Qualitativo e quantitativo Qualitativo e quantitativo L’antica querelle fra quantitativo e qualitativo illustra – a un livello assai più alto di quello delle singole tecniche – il problema dei nessi fra Contesto/Mandato da una parte e definizioni operative/Metodo dall’altra, questioni cruciali sulle quali ho dedicato alcune note poco tempo fa e di cui questa riflessione costituisce solo una tardiva appendice (si veda comunque, almeno, I nessi necessari fra tecniche e contesto del 10 Giugno 2010). Il livello è più alto perché al livello delle definizioni operative rischiamo di perderci in dettagli marginali, laddove quantitativo/qualitativo astrae – almeno in parte – dalle procedure per affondare saldamente le proprie radici in questioni più generali di Metodo (con la “M” grande), di approccio alla conoscenza in generale e perfino della possibilità di una conoscenza. Da un lato servirebbe un volume dedicato a questo tema (se non fosse che ne sono già stati scritti non pochi), dall’altro se ne sa già abbastanza – almeno in termini generali – tanto da non volere ammorbare il lettore. Una sola considerazione però mi sento di dover fare, perché aiuterà a capire meglio la necessità di costruire i nessi fra Contesto e Metodo. E’ una considerazione complessa, che temo di non riuscire a rendere con efficacia, relativa all’impossibilità di una reale sintesi quanti-­‐qualitativa. Se quantità e qualità sono intrinsecamente inconciliabili, non sintetizzabili o riducibili, non quindi permutabili e interscambiabili, allora diverrà chiaro che parliamo di “mondi” diversi, con regole differenti, e che l’uso di metodi afferenti l’uno o l’altro schieramento influirà in maniera chiaramente diversa sul prodotto cognitivo realizzato (i dati). Anche se ci stiamo rivolgendo allo stesso “oggetto” (anche se facciamo ricerca sociale e valutativa sullo stessa tema, argomento, programma), indagarlo con strumenti qualitativi ovvero quantitativi produrrà informazioni e dati differenti, sia nella loro natura più profonda che nel senso che ci riveleranno. Mostrare ciò fra qualitativo e quantitativo apre una breccia generale, incolmabile, che non necessariamente investe le tecniche e procedure entro lo stesso campo (tecniche diverse entro il campo qualitativo, oppure entro quello quantitativo) ma crea almeno il presupposto di fondo del dubbio, che cioè in generale tecniche diverse producono dati diversi, e che conseguentemente dobbiamo giustificare le nostre scelte operative (ciò che sostenevo in una nota ancora precedente, Le tecniche strutturano le informazioni del 5 Giugno). La differenza inconciliabile fra quantitativo e qualitativo ha una natura linguistica (sintattica, semantica e pragmatica). Ciò “di cui si parla” attraverso canali (media) quantitativi ha natura intrinsecamente differente rispetto a ciò di cui si parla attraverso canali (media) qualitativi; è sì lo stesso oggetto (lo stesso referente) ma descritto secondo due prospettive angolari diverse (per usare un’analogia), alla ricerca di attributi differenti e irriducibili; non è – come superficialmente qualcuno asserisce, non accorgendosi che sposta il problema ma non lo risolve – una questione di maggiore “profondità” o “qualità” di questa o quella tecnica; si tratta in tutto e per tutto di costruire oggetti di indagine differenti e inconciliabili, dato che lo strumento performa il dato. La tabella sottostante – da intendere come esemplificazione noetica e certamente discutibile – mostra quanto voglio argomentare. Due paradigmi della ricerca Quantitativo Qualitativo Due paradigmi delle scienze Nomotetiche Idiografiche Due categorie di tecniche Standard Non Standard Tipi di significazione Denotazione Connotazione Obiettivi della significazione Significato Senso Vettore della significazione Estensione Intensione Uso della significazione Riferimento Comprensione Inferenza Deduzione Induzione Piano linguistico Sintassi Semantica Immagino diversi lettori che vorrebbero opinare su questa tabellina, discutibile e contestabile; incompleta e forzata. Ho già detto che la tabella è una semplificazione offerta così com’è, nuda e senza garanzie, per mostrare una via in maniera impressionistica e preliminare. Lo spazio non mi consente in questa sede di approfondire e giustificare. Spero però che sia sufficientemente evidente osservando la tabella nel suo complesso che c’è una irriducibilità, necessaria e ineliminabile, fra approccio denotativo, deduttivo, estensionale, sintattico da una parte, e connotativo, induttivo, intensionale e semantico dall’altra. Le soluzioni proposte da quell’approccio che chiamiamo Mixed Method – almeno in una parte maggioritaria dei suoi propositori – cerca di gettare ponti fra questi due mondi separati; non già di fonderli in un terzo nuovo e di sintesi perché questo non sarebbe possibile; e questi “ponti” sono sempre soluzioni parziali e limitate (ho trattato di metodi misti in due note: Metodi misti in valutazione, del 27 Settembre 2009 e Esempi di metodi misti in valutazione, del 24 Novembre 2009; rileggendole il lettore comprenderà quest’ultima mia frase). (Claudio Bezzi, 16 Agosto 2010) Quantitativo vs. Qualitativo – Il dualismo epistemologico Il 14 Settembre 2012 si è tenuto un seminario ad invito sul tema della contrapposizione fra “quantitativo” e “qualitativo” nella ricerca sociale. Il seminario è stato organizzato dalla Fondazione Celli di Perugia, istituto diretto da Tullio Seppilli che si occupa prevalentemente di ricerca nel campo dell’antropologia medica, pubblica importanti riviste sull’argomento ed è attiva in svariati progetti con istituzioni e strutture pubbliche nel campo sanitario. Al seminario hanno partecipato una ventina di persone: antropologi, sociologi, economisti, psichiatri, altre figure mediche e responsabili pubblici di sanità. Io ho presentato lo schema che includo in questo post come base per una parte delle questioni che ho discusso. Lo schema è troppo complesso e articolato per essere descritto minuziosamente in questa breve nota ma, al contempo, sufficientemente chiaro ed auto-­‐evidente, credo idoneo a dare almeno alcune suggestioni. Ricordo che lo schema ha carattere eminentemente evocativo e sconta forzature per scopi espositivi. Ringrazio Leonardo Cannavò e Mauro Palumbo per alcuni apprezzati suggerimenti. Quantitativo Qualitativo Note "Dalla concezione -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ alla sua indagine -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ alla sua narrazione -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ ! del mondo Contesto della giustificazione Nomotetico Descrizione / Causazione Contesto della scoperta Idiografico Neopositivismo logico Circolo di Vienna Interpretazione Raccolta dati Co-­‐costruzione dati Standard Non Standard (W. Dilthey, Introduzione alle scienze umane) Termini ritenuti migliori di ‘quantitativo’ e ‘qualitativo’. (Nigris, Standard e non-­standard nella ricerca sociale) etic (da phonetic, emic interpretazione del ricercatore) (da phonemic , il punto di vista degli attori) Sintesi / Tertium / … Mixed Methods (Metodi misti, Tecniche integrate, cosiddetta “triangolazione”, …) Linguistica e antropologia, ora anche sociologia. intensione estensione (insieme di oggetti che ricadono nel dominio di uno stesso concetto, o all’interno di una stessa classe) variabile / proprietà ! matrice deduzione denotazione significato riferimento sintassi codici interpretabili in maniera formale, sulla base dei monemi e dell’insieme di regole che li connettono, avuto conto del fatto che i segni che costituiscono il codice debbano postulare una connessività sintattica, cioè devono essere costruiti in modo da mostrare formalmente la loro compiutezza stimolo (insieme delle caratteristiche costitutive di un concetto; ai fini della classificazione: le caratteristiche che un oggetto deve possedere per appartenere a una classe) modalità e caratteristiche ! testi induzione connotazione senso comprensione semantica codici definiti a sensi articolati, logica; epistemologia olismo (?) metodologia logica abduzione pragmatica linguistica con significati infiniti e sovrapponibili, di carattere creativo risposta la punteggiatura nella comunicazione patologica (Watzlawick, Beavin e Jackson, Pragmatica della comunicazione umana) rinforzo Poiché il dualismo “Quantitativo/Qualitativo” rinvia necessariamente ai Metodi Misti (menzionati anche nello schema precedente), riproduco uno schema non originale. Fonte: C. Bezzi, La linea d’ombra, Franco Angeli, Milano 2011. (Claudio Bezzi, 15 Settembre 2012)