riccardo petroni יהושע Yehoshua ben Yosef detto Gesu’ La sua vera storia. La forza delle sue idee. 1 Copyright by Riccardo Petroni Via Dante, 5 – 38068 Rovereto (TN) Settembre 2014 [email protected] Tutti i diritti riservati Vietata la duplicazione e diffusione in ogni forma e mezzo dei contenuti. Foto di copertina: Colruyt (Bruxelles) - collezione di famiglia. 2 “Chi ha ucciso quel giovane angelo che girava senza spada?” F. De Gregori A Carlotta: la mia vera ed unica ispirazione! A Papa Francesco: grazie per quello che stai facendo! A tutti i giovani…che stanno cercando… 3 Al fine di mantenere la massima indipendenza di pensiero, l’autore ha direttamente editato e prodotto questo testo. Si scusa dunque per eventuali refusi od imperfezioni. 4 PREFAZIONE Immagina il mondo senza Gesù; anzi senza l’ebreo Yehoshua ben Yosef, scrive Riccardo Petroni, al termine di un viaggio iniziato tra la folla dell’aereoporto di Copenhagen e proseguito assieme agli ospiti delle carceri di Rovereto, della Comunità di San Patrignano e della Comunita’ Nuovi Orizzonti. Immagina: sarebbe un mondo ferito, privo di amore gratuito, di tenerezza e di misericordia, dove si invoca giustizia senza speranza di ottenerla. Un mondo irrigidito nella condanna a non cambiare: né cuore, né mente, né vita. Petroni, di vite, invece ne ha cambiate tante: contabile ed assistente per un’agenzia di viaggi mentre, giovanissimo, studia Economia a Firenze; manager ai piu’ alti livelli di industrie ed aziende internazionali, direttore di istituti bancari, educatore volontario nelle case circondariali e negli istituti di recupero dalle tossicodipendenze. Però con due costanti nel cuore e nella mente: la passione per i Beatles e l’attrazione verso la figura di Gesù. E se Petroni da tempo “racconta” i Beatles a gruppi di appassionati ascoltatori sempre più numerosi, da qualche anno ha iniziato anche a “narrare” Gesù ad un uditorio multiforme per provenienza, cultura, religione, ricostruendo la storia dell’uomo Yehoshua, vissuto in un tempo ed in uno spazio precisi, e morto promettendo il paradiso agli affamati ed assetati di giustizia, agli operatori di pace, ai poveri, agli umili, ai peccatori pentiti… Immagina…(…Imagine…) 5 Sappiamo che la storia di Gesu’ è stata scritta più volte, da più autori, che si sono serviti di molteplici fonti. Ma Petroni qui la ricostruisce attraverso un serratissimo confronto tra il contenuto dei testi veterotestamentari, dei vangeli canonici ed apocrifi e dei manoscritti del Mar Morto. Approfondendone la natura e la storia, avvicina inoltre Yehoshua alla comunità degli Esseni. Attraverso una analisi fondata sui più aggiornati documenti, compresi gli scritti più recenti di Papa Benedetto XVI e di Papa Francesco, rivela infine come una trasmissione acritica dei fatti abbia nel tempo tradito la verità storica di molti personaggi (…Giuseppe, Pietro, Paolo, Apollo, Marco, Stefano…) ed abbia modificato la rivoluzionaria portata delle parole e dei gesti di Yehoshua ben Yosef, vero anticipatore di tutte le moderne Carte Costituzionali, di tutte le Dichiarazioni dei Diritti dell’uomo, della donna e del cittadino. Non v’è nulla di sensazionalistico nel lavoro di Petroni, dove puntualissimi riferimenti storici si intrecciano a delicate riflessioni personali attraverso un linguaggio colloquiale, il “linguaggio del cuore” di cui scrive James Hillman, nato dalla saldezza delle fonti utilizzate e sostenuto dalla volontà di trasferire , a chi legge, sapienza e grazia. In fondo, “la vera storia di Yehoshua” è quella di un viaggio che parte dalla Galilea e termina, o meglio continua, nella mente e nell’anima di chi legge anche questo libro… Donata Loss Ricercatrice ed autrice di testi storici . Ottobre 2014 6 INTRODUZIONE Mi sono piu’ volte chiesto: ma perche’ la figura di Yehoshua ben Yosef, detto Gesu’, deve essere monopolio esclusivo della Chiesa e non invece “Patrimonio dell’Umanità”? Questa domanda me la sono posta in quanto sono sempre piu’ convinto che il suo messaggio, ancorche’ lo considerassimo proveniente soltanto da un “uomo”, possa destare - oggi ancor piu’ che in passato – grande interesse, fascino ed attrazione anche in ambienti non cattolici. Cercheremo di trovare una risposta insieme, ripercorrendo la storia “terrena” ed il pensiero di Gesù non in termini di “fede “, ovvero nella sua veste di “Figlio di Dio”, bensì quale “maestro di vita” e “personaggio storico carismatico”. Verificheremo cosi’ come la sua “vision” fosse orientata verso altissimi obiettivi di pace e di tolleranza, di uguaglianza e di fratellanza, ma soprattutto di grandissimo rispetto verso tutti gli esseri umani, senza distinzione di sesso, di religione o di condizione sociale. Principi che, messi insieme, possiamo oggi definire come lo straordinario prototipo “ante-litteram” di una moderna “carta costituzionale ”. Ma scopriremo anche che gran parte del suo pensiero si riferisce a contenuti prevalentemente “laici”, in quanto relativi a vicende tratte dalla vita quotidiana. Aspetto questo in perfetta sintonia con il contenuto dei “Dieci Comandamenti”, che parlano esplicitamente di Dio solo nei primi due, mentre gli altri otto richiamano le regole piu’ elementari presenti nel “diritto naturale”: non rubare, non uccidere, non desiderare le cose e le donne degli altri ecc. 7 Prenderemo inevitabilmente atto dell’impossibilita’ di comprendere anche una sola parola detta da Gesu’, se non e’ calata nel contesto dell’ebraismo del I secolo. Come ci ricorda anche il Cardinale Carlo Maria Martini: “Il cristianesimo non puo’ capirsi senza un attento studio ed un sincero amore verso le tradizioni ebraiche e senza un contatto cordiale ed aperto verso il popolo ebraico”. Ebraismo che pero’ non riconobbe in Gesu’ il Messia atteso, ad esclusione della corrente “giudeo-cristiana” facente capo a Giacomo il Giusto, “fratello” di Gesu’, a Pietro, Giovanni, Paolo, Apollo, Marco, ecc… Cercheremo dunque di capire con spirito libero e sereno chi era quell’ebreo che dagli ebrei non fu accettato e perche’. Ebreo che non voleva assolutamente far nascere una nuova religione, come piu’ volte aveva detto e che invece in suo nome fu fondata. Religione che ad oggi conta oltre 2.500.000.000 ca. di fedeli in tutto il mondo. Gesu’ dunque, un ebreo che duemila anni fa annuncio’ che tutto sarebbe passato, tranne che le sue parole. E cosi’ e’ stato, tanto che siamo ancora qui a parlare di lui. E la stessa storia dell’umanità si calcola in “prima” e “dopo di lui”. Ed ancora pochi giorni fa proprio Gesu’ e’ risultato il personaggio piu’ “cliccato” in assoluto sul “web”! 8 Affronteremo questo tema, apparentemente cosi’ complesso, con la massima semplicità ed elementarita’, quella stessa che ci aveva suggerito lo stesso Gesu’ quando disse: “Ti benedico o Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. Concetto ripreso pienamente da Papa Francesco, nella sua esortazione pastorale “La Gioia del Vangelo” (“Evangelii Gaudium”), nella quale ha affermato che l’obiettivo e’ quello di recuperare… “…la freschezza originale del Vangelo”… che non va relegato in… “schemi noiosi…” Dunque non utilizzeremo il metodo dei grandi “eruditi”, che ritengono questa materia destinata solo a loro, ma con l’umilta’ di chi, come me, si ritiene un “piccolo”, ma appassionato ricercatore. E’ questa l’impostazione che ho voluto dare a questo testo, anche perche’ nella vita e nel messaggio di Gesu’ non c’e’ assolutamente niente di cosi’ complesso, da richiedere sofisticati studi “esegetici”. Ma anche questo l’aveva detto proprio lui, Gesu’: “Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto”. Questo libro, che ha richiesto oltre quarant’ anni di studi e ricerche, e dieci per scriverlo, e’ rivolto soprattutto ai giovani ed in particolare proprio a quelli che si stanno allontanando dal pensiero evangelico. 9 Ed ancor di piu’ a quelli che l’hanno del tutto rifiutato, in quanto lo collocano in un contesto religioso che non condividono. Ed e’ stato scritto anche per tutti coloro che stanno cercando una via di riscatto e di rinascita personale. Ecco perche’ prima di proporvi la lettura di questo mio scritto…alla riscoperta del suo messaggio… e quindi della sua figura, sono andato a presentarlo personalmente (…per oltre due anni…) ai detenuti della Casa Circondariale di Rovereto. Uomini e donne carcerati, prevalentemente atei, di cultura e religione islamica, nomade e zingara, che ringrazio ancora di cuore per avermi accolto. Ho voluto incontrarli perche’ e’ stato lo stesso Gesu’ a sostenere, provocatoriamente, che e’ necessario confrontarsi proprio con chi e’ più distante dal proprio modo di pensare. Ma in quegli stessi anni sono andato a raccontare le “idee di Gesù” anche ai ragazzi ed alle ragazze di San Patrignano di San Vito di Pergine (TN), che stavano seguendo un percorso di recupero dalla tossicodipendenza. L’inevitabile preoccupazione che avevo nei primi incontri, sia in carcere che in Comunita’, dovuta anche al fatto che mi trovavo in ambienti a me totalmente sconosciuti, si e’ subito trasformata – credetemi - in un fortissimo entusiasmo, sia da parte loro, che mia. Entusiasmo che spero “contagi” anche voi. Ho avuto cosi’ l’eccezionale, unica ed irripetibile possibilita’ di scoprire in prima persona, insieme a loro, il grandissimo fascino che emana la forte personalita’ di Gesù, calato nel suo reale contesto, e staccato da qualsiasi credo od altare. 10 Riguardo al motivo del mio interesse per questi temi e della mie conoscenze al riguardo, rimando alla lettura del “post-scriptum” ed alla “bibliografia”. Vorrei chiudere questa breve introduzione con questi particolari ringraziamenti: A Carlotta, mia moglie, che mi ha supportato e…sopportato…in questa impresa, come in tutte le altre nella mia vita! Alla Prof.ssa Donata Loss, per i suoi preziosi suggerimenti e per avermi spronato fin dall’inizio a portare avanti il progetto. Al grande amico Franco Camerini, che mi ha introdotto alla religione e cultura ebraica ed a Rav Paolo Mordechay Schiunnach, Professore di Ebraismo presso le scuole della Comunità Ebraica di Milano, che ho avuto la grande fortuna di ascoltare. A loro chiedo fin d’ora scusa se, avendo una cultura cattolica, non sono riuscito a rappresentare il pensiero ebraico in forma compiuta. Ma ce l’ho messa tutta! Al Prof. Miglietta, Ordinario di Diritto Romano presso l’Universita’ di Trento, che mi ha sintetizzato tutto il complesso impianto del processo intentato a Gesu’ per arrivare alla sua crocifissione. A Padre Fabrizio, Cappellano del Carcere di Rovereto e responsabile della Mensa della Provvidenza di Trento, che mi ha insegnato per la prima volta, con il suo modo di vivere, cos’e’ davvero il cristianesimo Un grazie speciale infine a tutti i giovani che mi hanno fino ad oggi ascoltato, soprattutto carcerati ed in percorso di recupero a San Patrignano, perche’ mi hanno dato l’entusiamo necessario a spingermi in 11 questo vero e proprio…“campo minato”. A questo punto non mi rimane che augurare a tutti un…buon viaggio… Perche’ di un viaggio si tratta, quello stesso che Gesu’ fece dal Nord al Sud della Palestina, ovvero dall’erbosa ed ombreggiata Galilea alla desertica ed arsa Giudea, attraverso i piu’ elevati sentimenti e le piu’ profonde emozioni umane… Riccardo Petroni Ottobre 2014 12 “AEREOPORTO DI COPENHAGEN (25 Agosto 2007 ore 17,20) Una voce metallica annuncio’ il ritardo del volo che, facendo scalo a Monaco di Baviera, mi avrebbe riportato a Verona. Era un sabato pomeriggio del mese di agosto, caldo anche fra i fiordi del nord. Una moltitudine umana attendeva pazientemente di raggiungere la propria destinazione. Nel sottofondo suonava una dolce melodia di John Lennon, accompagnata dal suo pianoforte bianco: "Immagina non ci sia il paradiso: e' facile se ci provi. E nessun inferno sotto di noi. Sopra di noi solo il cielo. Immagina tutta la gente vivere solo nel presente. Immagina non esistano le Nazioni: non e' difficile. Niente per cui uccidere o morire e nessuna religione. Immagina tutta la gente vivere in pace la vita. Immagina che non esista il possesso: mi meraviglio se ce la fai. E nessuna cupidigia o bramosia. Una fratellanza umana. 13 Immagina tutta la gente dividersi tutto il mondo. Tu puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo. Spero che un giorno tu ti unirai a noi. …Ed il mondo sara' una cosa sola". Davanti a me spiccava una bella ragazza indiana, coperta dai veli della propria casta. Mi guardava con due occhi neri da cerbiatta spaesata. Aveva dipinte sulle braccia e sulle mani variopinte serpentine multicolori, incorniciate da una lunga serie di braccialetti, che duettavano forme e colori. Quegli occhi. Quanta emozione, pensai, e quanta violenza nelle vite violate di migliaia di donne in ogni angolo del mondo e di vecchi e bambini. E di gente di ogni genere, costretta a subire in ogni luogo piccole e grandi torture fisiche e psicologiche. Ed a morire nel vomito di luci al neon accecanti. Come avevo visto nel 1969, in viaggio con papa’ e mamma in Asia. Li’ avevo toccato con mano la vera poverta’, che in Europa non avevo mai visto. E la sottonutrizione, al limite della sopravvivenza ed oltre. 14 E poi la prostituzione infantile ed il degrado umano. E l’effetto spietato e distruttivo della guerra. Quella del Vietnam. Tremende immagini che sono ancora oggi davanti ai miei occhi. Immerso in quell’immane movimento ondivago, delle persone in attesa all’aeroporto di Copenhagen, comincio’ a vorticare nella mia mente una spirale di tremende, macabre immagini Cassonetti di spazzatura colmi di gentili pensieri e di amori materni. Ruderi di case ammuffite, oramai abbandonate dall’amore e dal fraterno senso di appartenenza. Cornicioni di bontà sbrecciati, in bilico su ringhiere di affetto, arrugginite ai bordi di strade senza sbocco. E poi muri di fedelta’ e di buona fede, fatiscenti e abbandonati per sempre, circondati da giardini invasi da ortiche velenose. E supermercati di armi e di organi umani, irrorati da sangue infetto e stracolmi di droga e di sesso. E ancora: vagiti di culture in subbuglio che, come ciechi topi bianchi, si scomponevano e decomponevano in uno schizofrenico ballo infernale. Maschere funebri di lealtà, travolta da detriti putrescenti. Discariche sociali, dove e’ solo l’abuso a regolare gli eventi. E tutto cio’ a dispetto del rispetto, oramai timido retaggio di pochi 15 sognatori. Gia’, i sognatori. Come John Lennon, che nella canzone che stavo ascoltando parlava di pace. Sì, di pace. Ascoltai allora con attenzione quelle parole. Ed avvertii così, nitidamente, che in quel testo di “Imagine”, che ancora suonava nel sottofondo dell’aeroporto affollato, vi era l’essenza della speranza. Speranza di poter tornare ad una vita civile e tollerante. Speranza di poter riconquistare quell’equilibrio sociale, che oggi sembra irreversibilmente infranto. Ma mentre pensavo che Imagine e’ la canzone piu’ ascoltata al mondo, mi venne da chiedermi: ma perche’ il giovane Lennon, con questo testo, e’ riuscito a diventare un cosi’ importante “simbolo di pace”, universalmente riconosciuto? Forse perche’ parla di valori Universali? Ed e’ allora Universale anche l’anelito di pulizia e di quiete dopo tanto immondo frastuono? Ed il potente amore materno? E l’amore che lega un uomo a una donna alla ricerca di un futuro migliore? 16 Ed il vagito di una vita che nasce e che pretende di essere rispettata? Ed un anziano, che stringe sua moglie in un vortice di capelli bianchi? E l’alba, il tramonto, l’aurora boreale, la fantasia, i talenti, l’arte, la musica, l’affetto, l’amicizia, l’umilta’. Ed e’ un valore Universale anche la rettitudine? Gia’, la rettitudine! Quella di mio padre Carlo e di mia madre Lara. Se tutto cio’ e’ Universale, pensai, e’ tempo per un nuovo inizio. Esatto: un nuovo inizio. E’ tempo di partire per un nuovo viaggio, da intraprendere pero’, questa volta, accanto a chi - per primo nella storia - ha aperto la strada al pacifismo ed alla convivenza civile. Ho allora cambiato destinazione e mi sono imbarcato per Israele, per ripercorrere al fianco di Gesu’ quel tragitto che feci nel 2000 con Carlotta, Bettina ed Erica (…la mia famiglia…). Proprio così: con Gesu’. 17 18 19 20 GESU’ Il nome Gesu’ viene dall’aramaico ע (…Iēsoûs…) ed in latino Iesus. י (…Yeshu'a…), in greco Ἰησοῦς In ebraico Jeshu e’ l’abbreviativo di Yehoshua (…si pronuncia “Isciua” o “Iasciua”…) Ovvero Giosue’: nome molto comune all’epoca, che vuol dire “Dio salva”. Yehoshua era probabilmente uno dei 5 nomi piu’ diffusi in Palestina nel I secolo. Gli ebrei non avevano i cognomi, ma si identificavano indicando il nome del padre. Il padre di Gesu’, Giuseppe, si chiamava Yosef ben Heli. Dunque Gesu’ si chiamava Yehoshua ben Yosef : Giosue’ figlio di Giuseppe Da evidenziare che Yehoshua in vita non fu mai chiamato con il nome di Gesu’, che di fatto e’ una “italianizzazione” del suo vero nome. DA CHI DISCENDEVA GESU’? Le due “genealogie” di Gesu’, ovvero la sua discendenza, cosi’ come ce le descrivono i Vangeli, non concordano. Per L’Evangelista Matteo e’ questa: “Re Davide, Re Salomone, Roboamo, Abia, Asaf, Giosafat, Joram, Ozia, Jotham, Acaz, Ezechia, Manasse, Amon, Giosia, Ieconia; 21 dopo la deportazione in Babilonia: Salatiel, Zorobabele, Abiud, Eliacim, Azor, Sadok, Achim, Eliud, Eleazar, Mattan, Giacobbe, Giuseppe”. Per Luca quest’altra: “Re Davide, Nathan, Mattatha, Menna, Melea, Eliakim, Jonam, Joseph, Judah, Simeon, Levi, Matthat, Jorim, Eliezer, Joshua, Er, Elmadam, Cosam, Addi, Melki, Neri, Salatile, Zorobabele, Rhesa, Joanan, Joda, Josech, Semein, Mattathias, Maath, Naggae, Esli, Nahum, Amos, Mattathias, Joseph, Jannai, Melchi, Levi, Matthat, Eli, Giuseppe”. Anche considerando i tratti comuni, le due linee non coincidono. Su questo punto cosi’ si esprime Papa Ratzinger in “Gesu’ di Nazaret”: “Colpisce che Matteo e Luca concordino soltanto su pochi nomi…. Ritengo semplicemente inutile avanzare delle ipotesi al riguardo”. Pero’, nonostante le notevoli differenze riscontrabili, ambedue le genealogie partono da Re David, secondo Re d'Israele (X secolo a.C.), affinche’ si avverassero – ci dicono i Vangeli - le parole di Isaia, che aveva cosi’ profetizzato: “Un germoglio spunterà dalla stirpe di Iesse” Iesse era il padre di Re Davide… “Un virgulto germoglierà dalle sue radici. Egli giudicherà con giustizia i miseri e deciderà con dirittura a favore degli umili della terra”. 22 Isaia (VIII secolo a.C.) è considerato fra i piu’ importanti profeti di tutta la Bibbia. Ed ambedue le genealogie concludono affermando che e’ Giuseppe il padre di Gesu’, circostanza coerente con il fatto che - come abbiamo visto - lo chiamassero proprio …“Giosue’ figlio di Giuseppe”. Ma se cosi’ e’, perche’ allora gli stessi Vangeli ci dicono che Giuseppe fu solo il “padre putativo”, non avendo avuto Maria rapporti coniugali con lui: “Maria,si trovo’ incinta per opera dello Spirito Santo” E perche’ anche il “Catechismo della Chiesa Cattolica”, alla domanda: “Giuseppe fu il padre di Gesù Cristo?” Cosi’ risponde?: “Giuseppe non fu vero padre di Gesù Cristo, ma padre putativo,come custode di Lui”. Ed inoltre, perche’ le genealogie avrebbero inserito solo il suo “padre putativo”, ovvero il suo “custode” e non l’unica persona “terrena”, che a questo punto avrebbe avuto un rapporto di “sangue” con Gesu’, cioe’ Maria? Ma le sorprese nella descrizione degli “antenati” di Gesu’ non finiscono qui. Va infatti segnalato che nell’elenco di Matteo appaiono 4 donne “scandalose”: Tamar, Rut, Raab, e Betsabea. Tutte e quattro non erano ebree. 23 Tamar fu resa incinta dal suocero e peccò cosi’ d'incesto, Raab era una prostituta di Gerico, Rut era una moabita e quindi una straniera che si concesse ad un ebreo (…Booz…), per poi costringerlo a sposarla ed infine Betsabea, moglie di Uria, commise adulterio con Davide. La presenza di queste donne “indecenti” e’ di forte imbarazzo per la Chiesa e si sprecano le tesi che si “precipitano” a giustificare la loro presenza. Primi fra tutti Papa Ratzinger che nel suo ultimo libro cosi’ ci riferisce: “Perche’ compaiono queste donne nella genealogie? Secondo quale criterio sono state scelte? Si e’ detto che tutte e quattro sarebbero state peccatrici. Cosi’ la loro menzione implicherebbe l’indicazione che Gesu’ avrebbe preso su di se’ i peccati e con questo i peccati del mondo”. Ma gli studiosi sostengono che l’aver sottolineato da parte di Matteo la presenza di quelle quattro donne peccatrici “non ebree”, le cui storie pero’ coincidono perfettamente con quanto scritto nelle sacre scritture ebraiche, sarebbe stato fatto “ad hoc”, per creare un distinguo fra “ebrei=Popolo Eletto” e “non ebrei=popolo di peccatori”. E’ comunque un indizio a favore della veridicità storica dei Vangeli canonici. Non avrebbe infatti giovato in alcun modo, per la Chiesa delle origini, inventare una genealogia con queste caratteristiche. Anche perche’ la loro presenza invalidava, per il diritto ebraico, l’attendibilita’ della genealogia da un punto di vista giuridico, non essendo accettate all’epoca le donne come testimoni. 24 Poi perche’ la loro condotta gravemente sconveniente, avrebbe gettato inevitabilmente un'ombra sulla stessa figura di Yehoshua. Riguardo infine alle non poche discordanze che riscontreremo nelle citazioni degli Evangelisti, difficilmente comprensibili ove i Vangeli fossero ispirati direttamente da Dio o dallo Spirito Santo, sempre Papa Ratzinger cosi’ si esprime: “Non c’era l’intenzione di raccontare in modo completo, ma di annotare cio’ che, alla luce della parola e per la comunione nascente della Fede, appariva importante”. Ma proseguiamo il nostro cammino… GESU’…“IL”… CRISTO Gesu’ fu chiamato “Cristo”. Ma lui non si defini’ mai cosi’. “Cristo” viene dal greco “Χριστός” (Khristòs) o “Messia": in ebraico “Mashiach” E’ un appellativo…e non un nome od un cognome come molti pensano…che vuol dire “unto”, quindi “regale”. In Israele infatti i Re ed i Sacerdoti venivano investiti del loro incarico con l’unzione, ovvero con il versamento dell’olio sulla testa del consacrando. Nel 1988 venne fatta un'importante scoperta vicino a Qumran. In una grotta, a circa un metro di profondità sotto il livello attuale del terreno, venne rinvenuta una piccola anfora risalente all'epoca di Erode. 25 Doveva essere considerata di grande valore, poiché era stata nascosta con molta cura ed era stata avvolta in un telo di fibre di palma. Conteneva un olio denso di colore rosso la cui composizione, in base a delle analisi chimiche, e’ risultata essere sconosciuta. Si pensa che questo olio fosse un balsamo, una preziosa essenza prodotta a Gerico, usata per consacrare i Re d'Israele. L'albero da cui veniva estratto è pero’ ormai estinto da oltre millecinquecento anni. Si ritiene che quest’olio facesse parte del tesoro di cui parla il Rotolo di Rame di Qumran, di cui parleremo piu’ oltre. “Cristo” , “Messia”, “il Consacrato” o l’Unto sono quindi sinonimi di “figura regale consacrata”, quella stessa che gli ebrei attendevano venisse, per liberarli dalla schiavitu’ e per riportare giustizia e pace al Popolo di Israele. Dunque la giusta dizione non e’ “Gesu’ Cristo”, come comunemente si dice, bensi e’ “Gesù…il…Cristo”. GESU’ IL “FIGLIO DELL’UOMO “ Nei Vangeli Gesù parla spesso di se stesso come se si riferisse ad un'altra persona, ovvero non dice "io", bensi dice "il Figlio dell'Uomo”. Riguardo a questo cosi’ si esprime Papa Ratzinger: “Figlio dell’Uomo, questa misteriosa affermazione e’ il titolo che Gesu’ usa piu’ frequentemente quando parla di se’” Dunque e’ quella l’espressione preferita da Gesu’. 26 Nei Vangeli ricorre complessivamente 69 volte. Il termine “Figlio dell’Uomo” e’ utilizzato in alcuni testi biblici per indicare “uno della stirpe umana” e come tale esposto alla sofferenza ed alla morte. Ma questa espressione si trova anche nel Profeta Daniele, in un contesto in cui Dio conferisce a questo personaggio, che viene sulle nubi del cielo, un potere nel giudizio finale. “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un Figlio di Uomo. Tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano. Il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto”. Daniele nacque intorno al 610 a.C. Venne imprigionato da Nabucodonosor, che lo deportò giovanissimo a Babilonia. Interpretò sogni e visioni dei re babilonesi e fu così nominato capo dei saggi e Governatore di Babilonia. In tutte le sue profezie annunciò la venuta del regno di Dio e l’avvento di un misterioso Figlio dell’Uomo. Gesu’, definendosi “Figlio dell’Uomo”, intendeva cosi’ esprimere da un lato la sua profonda solidarietà con la condizione umana e dall’altro preannunciare la sua funzione di “inviato di Dio”. 27 Si voleva cosi’ identificare con quella figura di Messia che gli Ebrei aspettavano. IL MESSIA Uno dei concetti fondamentali dell'Ebraismo era proprio quello di “Messia”. “Mashiach“ è colui che verrà scelto dal Signore e che, seguendo la Sua ispirazione, redimerà Israele ed introdurrà una nuova era di pace, di felicità, di bontà fra gli uomini di tutta la terra. “Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli. Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra”. Con il suo avvento cesseranno le sofferenze, le distruzioni, le guerre. “Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l'arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti, il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra”. Il malvagio sarà punito ed il giusto premiato. Il “Popolo di Israele”, per tanti secoli rimasto in esilio, sparso in tutto il mondo a partire dai tempi della conquista da parte dei babilonesi, potrà cosi’ finalmente tornare alla terra dei suoi Padri: “Il Signore radunerà gli esuli di Israele e raccoglierà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra…". E tutti i popoli riconosceranno per sempre la sovranità di Israele: 28 “Il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo”. Gli ebrei aspettavano dunque “l'era messianica”, nella quale avrebbe avuto il sopravvento il "Regno di Dio" il “Malkhùth Shaddài”. Gesu’, che insegnava i testi sacri, conosceva perfettamente questa profezia. E sapeva che sempre il Profeta Isaia, nove secoli prima della sua venuta, aveva profetizzato che tutto questo sarebbe avvenuto attraverso il sacrificio cruento del Messia stesso. Isaia si era infatti cosi’ espresso: “Si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. E’ stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca. Era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo. Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. 29 Ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori”. E sempre Isaia aveva cosi’ concluso: “Il Figlio dell'Uomo deve essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno" Ed anche Daniele aveva cosi’ profetizzato: “Un Unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui”. Dunque Gesu’ aveva ben chiaro fin dall’inizio, quale sarebbe stato il suo destino, nel momento in cui avesse manifestato con parole e “segni” la sua natura “messianica”. E che solo la sua morte traumatica sarebbe stata la sua vera “vittoria”. E non la vittoria “militare” sull’ostile dominazione romana, come molti ebrei si aspettavano, per dare inizio “in concreto” alla nuova era attesa. IL SUO MESSAGGIO ERA INCOMPRENSIBILE Questa visione “biblica” di Gesu’, ovvero che solo la sua morte cruenta sarebbe stata la chiave di lettura dell’arrivo della “nuova era”, che nell’immaginario collettivo era quella di un “perdente”, risultava spesso del tutto incomprensibile. Come sarebbe stata possibile infatti un’epoca di pace e di giustizia sociale, senza che prima non si abbattesse con le armi il giogo della dominazione romana? E come sarebbe stato possibile cio’, senza l’arrivo di un condottiero 30 forte e vincente, piuttosto che di una figura destinata ad essere uccisa con ignominia? I discepoli, sovente, non riuscirono a capire il concetto di Messia che aveva in mente il loro Maestro, tanto che quando glielo spiego’… "…Essi furono molto rattristati" Non capivano infatti perche’ Gesu’ da un lato affermava che: "Il mio regno non è di questo mondo" E dicendo cosi’ faceva presagire la sua natura regale e divina. Ma di contro, quando vollero nominarlo Re, se ne ando’: “Sapendo Gesu’ che stavano per venire a prenderlo per farlo Re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo”. Ed il primo a porsi il quesito se Gesu’ fosse o meno il Messia, fu proprio Giovanni il Battista, che come vedremo era suo cugino: "Mentre era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?" Ed anche Natanaele, chiamato da Gesu’ a seguirlo insieme a Filippo, fu molto scettico su quanto gli riferirono i discepoli in merito alla figura messianica di un uomo proveniente da Nazareth. E beffardamente disse: “Da Nazareth puo’ mai venire qualcosa di buono?” 31 E sempre gli Apostoli, che erano stati cosi’ tanto tempo accanto a lui, quando Gesu’ disse loro: “Mettetevi in mente queste parole: il Figlio dell’Uomo sta per essere consegnato in mano degli uomini” così reagirono: “Non comprendevano questa frase. Per loro restava cosi’ misteriosa che non ne comprendevano il senso ed avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento”. E Gesu’ stesso si rese conto che alcuni dei suoi uomini, dopo tre anni al suo fianco ancora non credevano che fosse lui il Messia: “Vi sono alcuni tra voi che non credono. . Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano”. E capi’ che, a causa di cio’ stava per avvenire una sorta di “ammutinamento”: “Molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: forse anche voi volete andarvene?". Le sue parole disorientavano inevitabilmente i suoi ascoltatori. Quando infatti disse: 32 “Dove vado io voi non potete venire”. I Giudei si chiesero: “Dove andrà dunque ché noi non lo troveremo? Andrà forse da quelli che sono dispersi tra i Greci, a insegnare ai Greci? Che significano queste sue parole?" E quando prosegui’ cosi’: “Voi siete di quaggiu’, io sono di lassu’. Voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati” Gli chiesero: “Tu chi sei?” …ed alla sua risposta… “Sono proprio cio’ che vi dico. Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto, ma colui che mi ha mandato e’ veritiero ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui”. …la loro reazione fu questa: 33 “Non capirono che parlava del padre”. E nel momento piu’ difficile per Gesu’, gli attimi prima dell’arresto, i discepoli, completamente incuranti, dormivano ed ancora una volta non avevano capito niente di quello che stava accadendo, a partire proprio da Pietro: Gesù disse loro: la mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate. Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola?”. Ma accadde anche che due suoi discepoli, ancora dopo la sua morte, cosi’ si espressero: “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele”. Ed anche la mattina della resurrezione i discepoli dormivano tutti, ad esclusione delle donne. E quando Maria di Magdala preannuncio’ loro la resurrezione di Yehoshua, cosi’ reagirono: “Essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere”. E poi: “Quelle parole parvero loro un vaneggiamento e non credettero ad esse” 34 Ed anche Tommaso dopo la resurrezione, disse: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Ma anche nel momento dell’Ascensione alcuni dubitarono: "Quando lo videro gli si prostrarono innanzi: alcuni però dubitavano" Su di lui si era creato un grande, inevitabile, disorientamento: Alcuni dicevano: “È un uomo per bene!” Questi è davvero il Profeta” Altri dicevano: “No, anzi, svia la gente!” Ed anche la sua posizione di Rabbino fu messa in discussione: “Come mai conosce così bene le Scritture senza aver fatto studi?” Ma quello che e’ piu’ clamoroso e’ che anche la sua famiglia non gli credette. Pensarono infatti che fosse “fuori di sé”. “In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. 35 Allora i suoi parenti, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: è fuori di sé. Neppure i suoi fratelli, evidentemente, credevano in lui”. GESU’ “IL GALILEO” Gesu’ viene chiamato anche “Il Galileo” per la sua frequentazione di quel territorio: “Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali”. E questo avvenne, ci dicono i Vangeli, affinche’… “Si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,sulla via del mare, oltre il Giordano,Galilea delle genti!” La popolazione della Galilea aveva una propria identita’ fortemente autonoma e si considerava molto diversa da tutte le altre etnie presenti in Palestina nel I secolo. Reza Aslan cosi’ si esprime: “Flavio Giuseppe si riferisce esplicitamente a loro come ad un ‘ethnos’, o popolo separato dagli altri. La Mishnah (…vedi piu’ oltre…) riferisce che i galilei avevano leggi e costumi diversi dagli abitanti della Giudea in materia di matrimoni, pesi e misure. 36 Conducevano una vita rurale ed erano facilmente riconoscibili per via delle abitudini rustiche e l’accento marcato” E poi… “Molto prima dell’invasione romana il termine ‘galileo’ era diventato sinonimo di ‘ribelle’…e la Galilea…viene dipinta come sempre resistente ad invasioni ostili’. Nemmeno Re Salomone riusci’ nell’impresa di domarli Fino alla dominazione romana del 63 a.C. non riuscirono mai ad indurli a sottomettersi”. Infine: “I galilei nutrivano un profondo sdegno nei confronti dei sacerdoti del Tempio di Gerusalemme, che si vedevano come i soli depositari della volonta’ di Dio”. Caratteristiche queste che si ritrovano pienamente nel modo di pensare e di atteggiarsi di Yehoshua. GESU’ NAZARENO O NAZIREO? Gesu’ viene identificato anche come “il Nazareno”, per il periodo passato a Nazaret. Ma dalla sua nascita alla sua presentazione al Tempio di Gerusalemme, a 12 anni e dai 12 anni ai 30 anni, i Vangeli non ci dicono assolutamente dove sia stato e cosa abbia fatto, cosi’ come non ci dicono se la famiglia di Gesu’, tornata a Nazaret qualche anno dopo la sua nascita, li’ rimase. Molti autorevoli studiosi per questo motivo ritengono che il termine di “nazareno” derivi dal fatto che Gesu’ fosse un “nazireo”, ovvero avesse 37 aderito al “nazireato”. Il “nazireato” era uno specifico voto – normalmente temporaneo - di consacrazione a Dio, previsto dalla Bibbia, che comportava l’obbligo di seguire alcuni precetti di vita particolarmente rigidi, fra i quali non bere vino e lasciarsi crescere i capelli. Cosi’ si esprime la Torah: “Quando un uomo o una donna farà un voto speciale, il voto di nazireato, per consacrarsi al Signore, si asterrà dal vino e dalle bevande inebrianti. Per tutto il tempo del suo voto di nazireato il rasoio non passerà sul suo capo; finché non siano compiuti i giorni per i quali si è consacrato al Signore, sarà santo; si lascerà crescere la capigliatura”. E poi: “Per tutto il tempo in cui rimane consacrato al Signore, non si avvicinerà a un cadavere; si trattasse anche di suo padre, di sua madre, di suo fratello e di sua sorella, non si contaminerà per loro alla loro morte, perché porta sul capo il segno della sua consacrazione a Dio”. Forse pensando ad un Gesu’ “Nazireo” e’ piu’ compresibile questo passo evangelico: “Gesu’ disse: seguimi. E costui rispose:Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre. 38 Gesù replicò: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio”. Gesù pero’, come testimoniano i Vangeli, era nato a Betlemme e non a Nazaret. Dunque sarebbe piu’ giusto chiamarlo “Gesu’ di Betlemme”. GESU’ “IL SIGNORE”, IL “FIGLIO DI DIO” Gesu’ veniva chiamato anche “Kyrios”, cioè “Signore”. La parola “Signore” nell’Antico Testamento era sinonimo del nome di Dio. Naturalmente si trattava esclusivamente del Dio ebraico, ovvero di YAHVEH, come vedremo. In analogia con l’espressione “Figlio di Dio”, si intendeva dire che lo stesso Gesu’ fosse “Dio”. Ma “Figlio di Dio”, nel mondo ebraico, voleva anche dire “ispirato da Dio”, dunque “profeta” . Alla luce di quanto sopra, Gesu’ va allora considerato Dio “…in persona” oppure un “profeta”…”ispirato da Dio…? Questa domanda, che taluni potrebbero ritenere blasfema, e’ invece del tutto lecita, tanto che anche Papa Ratzinger si pone il quesito: “Egli e’ Figlio di Dio in senso translato, nel senso di una vicinanza particolare a Dio, oppure Figlio di Dio indica che in Dio stesso vi e’ un Padre ed un Figlio, che egli e’ davvero uguale a Dio, Dio vero da Dio vero?” 39 E ci riferisce che questo argomento: “Divenne oggetto di faticose discussioni”. E conclude che fu solo il Concilio di Nicea, tre secoli dopo la morte di Gesu’, a risolvere la questione definitivamente nella misura in cui: “Ha riassunto il risultato di questa ricerca faticosa, nella parola “homooùsios”. “Homooùsios”, vuol dire letteralmente “della stessa sostanza”…del Padre. Cosi’ e’ solo dal 325 d.C. che Gesu’ deve essere definitivamente identificato con “Dio”, anche in termini di…”sostanza”. IL VOLTO DI GESU’ I Vangeli non ci parlano mai dell’aspetto fisico di Gesu’. Curiosa la citazione dell’Evangelista Luca, che ci riferisce cosi’ di un certo Zaccheo: “Essendo Gesù giunto a Gerico, cercava di vedere Gesu' per conoscere chi fosse, e non poteva a causa della folla, perché di statura era piccolo. E fatta prima una corsa in avanti, salì su un sicomoro (…un acero…) per vederlo, perché di la’ stava per passare”. Ma detto questo, Luca non ci dice se Zaccheo riusci a vederlo o meno!! Dunque la classica immagine iconografica di Gesu’, con i capelli lunghi, 40 barba rossastra ecc…non ha alcun riferimento attendibile. L’unico documento relativo all’aspetto fisico di Gesù, e’ quello di un ufficiale romano di nome Lentulo, che si trovava nella provincia della Giudea all'epoca di Tiberio Cesare, che scrive cosi’ al senato romano: “In quei tempi apparve, e vive tuttora, un uomo dotato di straordinario potere di nome Gesù Cristo. Dalla gente è detto profeta di verità, i suoi discepoli lo chiamano Figlio di Dio, risuscita i morti, e guarisce le malattie. E' un uomo dalla statura alta e ben proporzionata, dallo sguardo improntato a severità. Quanti lo guardano lo possono amare e temere. I suoi capelli hanno il colore delle noci di Sorrento molto mature e discendono dritti quasi fino alle orecchie. Dalle orecchie in poi sono increspati e a ricci alquanto più chiari e lucenti ondeggianti sulle spalle. Nel mezzo ha una riga secondo il costume dei nazarei. La sua fronte è liscia e serenissima, il viso non ha né rughe né macchie, ed è abbellito da un moderato rossore. Il naso e la bocca sono perfettamente regolari. Ha barba abbondante dello stesso colore dei capelli: non è lunga e sul mento è biforcuta. Il suo aspetto è semplice e maturo. 41 I suoi occhi sono azzurri, vivaci e brillanti. Terribile quando rimprovera, accarezzevole e amabile quando insegna, gioviale pur conservando la gravità. Qualche volta ha pianto, ma non ha mai riso. La statura del suo corpo è alta e diritta, le mani e le braccia sono graziose alla vista. Parla poco, grave e misurato”. Alcuni studiosi ci riferiscono che questa lettera sia stata trovata nel 1421 da un certo Giacomo Colonna, in un documento proveniente da Costantinopoli e che risalga all’epoca di Diocleziano, databile intorno al 300 d.C. circa. Ma i piu’ la trovano di nessun interesse, in quanto ritenuta di origine medioevale, dunque del tutto inattendibile. GESU’ ERA EBREO Gesu’ era ebreo. D’ora in poi allora lo chiameremo con il suo nome originario: Yehoshua Nacque da ebreo. Parlo’ da ebreo. Mori’ da ebreo. Fu educato secondo le tradizioni ebraiche da Myriam e Yosef . 42 Ce lo ricorda in modo netto anche Papa Ratzinger che cosi’ scrive: “Gesu’ ha vissuto in base all’insieme della Torah e dei Profeti ebraici, come ha sempre ripetuto ai suoi discepoli” E poi, sempre Papa Ratzinger: “Abbiamo individuato tre espressioni in cui Gesu’ insieme vela e svela il mistero di se’: Figlio dell’Uomo, Figlio, Io sono. Tutte e tre le espressioni dimostrano il suo profondo radicamento nella parola di Dio, la Bibbia di Israele, l’Antico Testamento (…la Torah Ebraica…). E Yehoshua, da ebreo osservante, dichiaro’ in modo molto esplicito e determinato che non aveva alcuna intenzione di fondare una nuova religione: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti. Non son venuto per abolire, ma per dare compimento”. Il Cristianesimo infatti – come ben noto - non fu fondato da Yehoshua, bensi si sviluppo’ - circa vent’anni dopo la sua morte - sulla “scia” del suo passaggio terreno, si ritiene ad Antiochia, come ci riferiscono gli Atti degli Apostoli: “Ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani”. Ma torneremo su questo tema. E fu Paolo di Tarso, secondo la piu’ comune interpretazione, a costruire il primo “..telaio” organizzativo/dottrinale scritto…di questa “nuova religione” 43 Su questo argomento – su cui anche torneremo al termine di questo scritto - cosi’ scrive Papa Francesco nel suo “Dialogo” con Eugenio Scalfari: “San Paolo (…Paolo di Tarso…) e’ quello che mise i cardini della nostra religione e del nostro credo. Tradusse la predicazione di Cristo in una struttura dottrinaria”. E cosi’ scrive Jacob Neusner, considerato il massimo esperto di ebraismo vivente al mondo: “Non pochi apologisti dell’ebraismo, inclusi gli apologisti cristiani dell’ebraismo, distinguono fra il Gesu’ che visse ed insegno’ – che essi onorano e stimano – ed il Cristo che la Chiesa avrebbe inventato. Essi sostengono che fu l’apostolo Paolo ad inventare il cristianesimo” E Reza Aslan cosi’ scrive al riguardo: “Solo dopo aver predicato per tre anni un messaggio che afferma di aver ricevuto non dagli uomini, intendendo Giacomo il Giusto e gli Apostoli, ma direttamente da Gesu’, Paolo si degna di far visita alle genti di Gerusalemme, che diversamente da lui avevano davvero conosciuto l’uomo che egli professava come il Signore. Paolo propone una dottrina del tutto nuova che, agli occhi della persona alla quale dichiarava di essersi ispirato per formularla, ovvero Gesu’, sarebbe risultata del tutto incomprensibile. Riusci’ cosi’ a risolvere il dilemma dei discepoli, che non riuscivano a conciliare la vergognosa morte di Gesu’ sulla croce, con le aspettative messianiche dei giudei. 44 Paolo semplicemente abbandono’ tali aspettative e trasformo’ Gesu’ in una creatura del tutto nuova, quasi un prodotto della sua immaginazione: Cristo”. Dunque “il Risorto”. Figura tanto piu’ incomprensibile se si considera che Rabbi ’ Yehoshua, maestro di ebraismo, insegnava in modo assolutamente chiaro ed inequivocabile la gravita’ del fatto di discostarsi da quanto richiesto dalle Sacre Scritture: “Chiunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli”. I “precetti “ a cui Yehoshua faceva riferimento erano contenuti nella “Torah” ebraica (…Antico Testamento…), che lui – Rabbino - andava insegnando. E quando Yehoshua parlava di Dio si riferiva esclusivamente a “Yahveh”…YHWH: il Dio del Popolo Ebraico. Il tetragramma ebraico: יהוה Tetragramma deriva dal greco “tetragràmmaton”: τέτρα (…che vuol dire “quattro”…) e “γράμματα” (…che significa “lettere”…). E’ dunque la sequenza delle quattro lettere ebraiche che compongono il nome proprio di Dio, che per gli ebrei e’ troppo sacro per essere nominato. E’ infatti prescritto che per farvi riferimento si debba usare la forma impersonale “ha Shem” che significa "il Nome". 45 E se si deve scrivere Dio, in italiano – nel mondo ebraico - si deve scrivere cosi’: “D-o”. Cosa che faremo anche noi d’ora in poi. Ma sulla provenienza e sul significato della parola “Yahveh” cosi’ si esprime Simone Paganini, Professore Ordinario di Teologia Biblica all’Universita’ di Aquisgrana, ricercatore alla Facolta’ di Teologia protestante dell’Universita’ di Monaco di Baviera ed ex assistente alla Facolta’ di Teologia Cattolica dell’Universita’ di Vienna: “Il passo fondamentale per scoprire il nome di Yahveh e’ il racconto della vocazione di Mosè”. Mose’ chiese a Yahveh: “Se mi chiederanno qual e’ il tuo nome che cosa dovro’ dire loro? E D-o gli rispose: “Ehjeh ‘ascher ‘ehjeh” Pronuncio’ dunque il suo nome all’interno di un’espressione che ancora oggi non smette di creare problemi agli interpreti. Queste tre parole possono essere infatti interpretate in maniera estremamente differenti: …io …io …io …io sono colui che sono, sono colui che io sempre sarò, saro’ colui che sono, sono colui che ero”. Ma la profonda, indiscutibile ed esclusiva ebraicità di Yehoshua, appare 46 chiara soprattutto leggendo i passi dei Vangeli. Yehoshua frequentava le sinagoghe: “Gesu’ andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro Sinagoghe”. “Sinagoga” è un termine greco che significa "assemblea”, “luogo di riunione", “luogo di culto”. La Sinagoga dunque, all’epoca come adesso, per gli ebrei non e’, al pari di una chiesa cattolica, un luogo esclusivamente di culto, bensì prima di tutto un luogo di incontri e di studi e poi...anche di culto. Secondo la tradizione ebraica la sua origine sarebbe molto antica e risalirebbe ai tempi del patriarca Giacobbe (tra il 2000 e il 1700 a.C.). Yehoshua vestiva poi secondo i riti e da Rabbino portava il classico mantello con le frange: “I malati delle piazze lo pregarono di potergli toccare almeno la frangia del mantello…” Partecipava inoltre alle feste ebraiche: “Si avvicinava intanto la festa dei giudei, detta della capanne. Andati i suoi fratelli alla festa, allora vi ando’ anche lui” La “festa delle Capanne” (…“Sukkot”…) e’ una delle festività ebraiche più importanti. Ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il loro viaggio verso la Terra Promessa, periodo in cui vissero in capanne ("sukkot"). 47 …e poi… “Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d’inverno. Gesu’ passeggiava nel Tempio, sotto il portico di Salomone”… La festa della “Dedicazione” detta anche “delle Luci” (“Hannukah”) avviene a dicembre, terzo mese del calendario ebraico. Commemora la ridedicazione del Tempio di Gerusalemme da parte di Giuda Maccabeo nel 165 a.C. ...e ancora… “Gesu’ mando’ Pietro e Giovanni dicendo: andate a preparare per noi la Pasqua”. La Pasqua “ebraica”, come vedremo. Yehoshua compiva anche i riti secondo le tradizioni ebraiche: “Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Apertolo trovo’ il passo dove era scritto: lo spirito di Geova (...Do...) è su di me, perché egli mi ha unto per dichiarare la buona notizia ai poveri. Mi ha mandato per predicare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi, per mettere in libertà gli oppressi, per predicare l’anno accettevole di Geova”. Finito di leggere questo brano Yehoshua: 48 “Arrotolo’ il volume, lo consegno’ all’inserviente e sedette”. LA CHIESA CATTOLICA E LA “NEMESI STORICA” L’esclusiva ebraicita’ di Yehoshua e’ adesso ben nota alla Chiesa Cattolica. Nel 1985 i “Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei e dell’ebraismo nella predicazione della catechesi della Chiesa Cattolica”, edito dalla Commissione per i rapporti con L’Ebraismo cosi’ si espresse: “Gesù è ebreo e lo è per sempre. Gesù è pienamente un uomo del suo tempo e del suo ambiente ebraico palestinese del I secolo, di cui ha condiviso gioie e speranze”. E riguardo all’ebraismo, il 6 marzo 1982, Papa Giovanni Paolo II, rivolgeva le seguenti parole ai delegati delle Conferenze Episcopali e agli altri esperti riuniti a Roma per studiare le relazioni tra Chiesa ed Ebraismo: "Voi vi siete preoccupati, durante la vostra sessione, dell'insegnamento cattolico e della catechesi in rapporto agli ebrei ed all'ebraismo” Occorrerà fare in modo che la formazione religiosa, nella catechesi fatta ai bambini ed agli adolescenti, presenti gli ebrei e l'ebraismo non solo in maniera onesta ed obiettiva, ma ancor più con una viva coscienza del patrimonio comune agli ebrei ed ai cristiani " E poi – sugli ebrei - sempre Papa Wojtyla: 49 “Gesù era un discendente di Davide. Dal popolo ebraico nacquero la Vergine Maria e gli Apostoli. Gli ebrei sono nostri cari e amati fratelli. In un certo senso, sono veramente i nostri fratelli maggiori”. Ed il concetto di “fratelli maggiori” e’ stato pienamente ripreso nell’Omelia del 10.11.2013 da Papa Francesco, che si e’ inoltre cosi’ espresso nella sua recente esortazione “La Gioia del Vangelo”: “La Chiesa, che condivide con l’ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il Popolo dell’Alleanza (…gli ebrei…) e la sua fede, come una radice sacra della propria identita’ cristiana. Crediamo insieme con loro nell’unico D-o che agisce nella storia e accogliamo con loro la comune Parola rivelata. L’affetto che si e’ sviluppato ci porta sinceramente ed amaramente a dispiacerci per le terribili persecuzioni di cui furono e sono oggetto, particolarmente per quelle che coinvolgono o hanno coinvolto cristiani”. Infine, nel “Dialogo tra credenti e non credenti” con Eugenio Scalfari, Papa Francesco conclude cosi’: “Attraverso le terribili prove di questi secoli, gli ebrei hanno conservato la loro fede in D-o. Di questo, a loro, non saremo mai sufficientemente grati, come Chiesa, ma anche come umanità”. Meno male che le cose sono cambiate in modo così positivo in questi ultimi 50 anni – anche a livello “ufficiale” - nella concezione degli ebrei, da parte del mondo cattolico. 50 Non dobbiamo infatti dimenticare la forte ostilita’ che la Chiesa aveva nei loro confronti, ancora negli anni ’50 e ‘60 e che cosa si diceva in merito all’Olocausto. Ovvero che era stato certamente un evento criminale da parte dei nazisti, ma che era “storicamente” ineluttabile, tenuto conto che gli ebrei si erano macchiati di sangue innocente, con l’uccisione di “Nostro Signore”. Erano stati infatti proprio loro – secondo un’opinione molto diffusa – che avevano compiuto il “deicidio” (…uccisione di D-o..), vera assurdità, sulla quale torneremo ampiamente piu’ oltre. La storia dunque li avrebbe dovuti comunque punire, in virtu’ della cosiddetta “nemesi storica”. Per noi bambini, era allora difficile pronunciare questo temine ed era incomprensibile il suo tremendo ed altrettanto criminale significato, che e’ questo (Enciclopedia Treccani): “Espressione riferita ad avvenimenti storici che sembrano quasi vendicare, sui discendenti, antiche ingiustizie o colpe di uomini e nazioni. Avvenimento considerato come un atto di giustizia ‘compensativa’. Talvolta anche col significato generico di punizione o vendetta, con carattere di ineluttabile fatalità”. Dunque la “nemesi storica” sarebbe una sorta di “giustizia compensativa” che vendicherebbe in modo ineluttabile sui discendenti le colpe dei padri… 51 Non aggiungo altro, se non che ho avuto la fortuna di avere una famiglia, che durante la guerra, rischiando la vita, ha nascosto alcuni amici ebrei, per evitare che fossero deportati. E che mia madre, per motivi che non sapro’ mai, essendo morta troppo presto, da non ebrea, frequentava la comunita’ femminile ebraica di Firenze. E ci porto’ anche in Sinagoga, in occasione di una loro festa, per trasmetterci nel modo piu’ diretto possibile, il grande fascino che lei avvertiva nei confronti di quel mondo. Fascino che mi e’ rimasto indelebile! LA BIBBIA: TANAKH – TORAH IL VECCHIO ED IL NUOVO TESTAMENTO Yehoshua, come abbiamo detto, era Maestro di Torah e dunque l’insegnava. Il “Tanakh” e la “Torah” sono le “pietre miliari” certamente dell’ebraismo, ma anche di tutto “l’impianto” culturale e spirituale dell’intero Occidente. Scrive al riguardo Simone Paganini: “Non c’e’ altra opera che abbia influenzato la nostra civilta’ occidentale piu’ della Bibbia: una gran parte delle nostre visioni religiose, della nostra comprensione della nostra societa’, della nostra concezione di cio’ che e’ bene e di cio’ che si deve fare. Addirittura proverbi ed espressioni derivano dai testi dell’Antico Testamento”. 52 La Bibbia – forse per questo - rimane comunque ad oggi il libro piu’ tradotto al mondo. Il “Tanàkh”, la cosiddetta "Bibbia Ebraica” o “Vecchio Testamento” è composto da 24 libri, cinque dei quali compongono la “Torah”, chiamata anche – per questo – Pentateuco (…”pénte” in greco significa cinque, “teuchos” significa libro…). Nella Bibbia sono narrate le vicende storiche del popolo ebraico, l'Alleanza instaurata fra quest’ultimo ed il suo D-o ed i princìpi che gli ebrei devono seguire per non rompere questa Alleanza. Sul significato del termine “Bibbia” cosi’ ci riferisce Paganini: “Bibbia deriva dal termine latino “biblia”, una forma singolare che significa “i Libri”. Come la forma greca chiaramente esprime, non si tratta di un solo libro, ma di un’intera raccolta, una biblioteca, o meglio un’antologia di libri. Quanto sia lunga l’intera Bibbia, di quanti libri sia composta, in che ordine questi siano posizionati, l’uno dopo l’altro, sono questioni decisamente discusse. La risposta a queste domande dipende fondamentalmente da quale Bibbia si decide di prendere in mano. La Bibbia Ebraica - ad esempio - e’ differente da quella dei Cattolici o dei Protestanti, per non parlare delle Bibbie della Chiesa Ortodossa o di quella della Chiesa Copta o di quella Etiope. La Bibbia Ebraica e’ cosi’ composta: Genesi , Esodo , Levitico , Numeri , Deuteronomio. 53 E’ la base del “Vecchio Testamento”. Interessante leggere quanto scrive, sempre Paganini, riguardo ai termini “Antico” e “Nuovo Testamento”: “Tutte le confessioni cristiane (cattolici, protestanti, luterani, ortodossi ecc.), dividono la Bibbia in due parti. Queste vengono denominate “Testamenti”: il primo o “Antico” ed il secondo o “Nuovo” Testamento. Il “Nuovo Testamento” non sostituisce “l’Antico”, anzi ne e’ parte integrante e fondamentale. La terminologia “Antico” non e’ nel senso di “vecchio”, “trapassato”, ma di “originario”, “autorevole”, “primario”. Il termine Testamento poi non ha nulla a che vedere con le ‘ultime volonta’ di un morente’ o con le “disposizioni per gli eredi”. “Testamentum” infatti in latino significa “Alleanza”, contratto, patto, che a sua volta cerca di trasmettere il significato del termine ebraico “Berit”, che identifica un patto che puo’ essere concluso tra uomini, ma soprattutto tra uomo e D-o. All’interno dell’Antico Testamento ci sono diverse “Berit”: quella con Noe’, con Abramo, con Mose’ al Sinai, quella rinnovata ed eterna in Isaia, quella di Geremia ecc. Gesu’ si inserisce su questa linea di alleanze e ne propone una nuova, che e’ compimento di quella unica ed originaria stretta con i 54 padri del popolo”. L'Ebraismo rabbinico sostiene che la Torah fu data a Mosè da D-o sul Monte Sinai. Maimonide spiega: "Non sappiamo esattamente come la Torah sia stata trasmessa a Mosè. Ma quando fu trasmessa, Mosè l'ha semplicemente scritta come un segretario scrive sotto dettatura ... Così ogni versetto della Torah è ugualmente santo, poiché tutti provengono da D-o, e sono tutti parte della Torah di D-o, che è perfetta, santa e vera". Rabbi Moshe ben Maimon, meglio noto come Maimonide visse dal 1135 al 1204 d.C. I 13 principi di fede di Maimonide furono formulati nel suo commentario della Mishnah (trattato Sanhedrin). I libri del Pentateuco sono definiti anche "Libri di Mosè", poiché ad esclusione della Genesi, hanno come protagonista Mosè (ca. 1.400 a.C.). Sono: Il Libro della Genesi (in ebraico בראשית: "in principio”). E’ il primo libro. Inizia cosi’: “In principio Dio creò il cielo e la terra. 55 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. Nei primi 11 dei suoi 50 capitoli descrive la creazione, il peccato originale, il diluvio universale. Nei successivi la storia dei Patriarchi. Il Libro dell'Esodo, dal greco "uscita", narra l'oppressione del popolo israelita, la successiva persecuzione voluta dal faraone, il concepimento e la salvezza del neonato Mosè, allevato dalla figlia del sovrano e divenuto profeta a seguito della chiamata divina. Descrive poi lo scontro col faraone, le piaghe d'Egitto e l'esodo attraverso il mar Rosso, la consegna della Legge sul monte Sinai e le varie norme di vita comunitaria. Il Levitico non narra episodi della vita di Mosè, ma è comunque lui il protagonista, in quanto contiene le norme riguardanti i rituali, i sacrifici e le varie cerimonie ad uso dei sacerdoti e dei leviti, che Mosè diede agli Ebrei durante il soggiorno nel deserto del Sinai. Il Libro dei Numeri riprende il filo della storia interrotto dal Levitico, descrivendo il cammino di Israele nel deserto che lo separava dalla terra promessa, a partire dal monte Sinai fino alle soglie di Canaan, dopo un soggiorno di quasi quarant'anni a Kades (deserto del Negev). Il Deuteronomio presenta tre discorsi di Mosè, il quale, prima di morire, ricorda al popolo gli avvenimenti passati e riprende con accenti nuovi la legge già definita nell'Esodo. Il libro si conclude con il racconto della successione di Giosuè e della morte del profeta sul Monte Nebo. 56 Il principio che fonda la religione ebraica è la credenza in un solo D-o che - dopo avere creato il mondo - si è manifestato agli uomini attraverso una “Rivelazione”, tramandata per mezzo dei Libri Sacri. Per questo motivo l'Ebraismo è chiamato anche “Religione del Libro”. Un altro principio fondamentale, strettamente collegato al precedente, è quello – come detto - dell'Alleanza tra D-o ed il popolo ebraico. Attraverso questa Alleanza, che in origine D-o strinse con Abramo, il popolo ebraico si impegnò a riconoscere D-o, a sostenere il suo progetto ed a rispettare le sue Leggi. È tramite l'accettazione di questo patto, come abbiamo visto “Berit”, che gli ebrei si riconobbero come il "Popolo Eletto", ovvero ritennero di essere stati designati da D-o per testimoniare la Sua presenza sulla terra, attraverso l'esempio delle loro azioni. L'Alleanza di D-o e con il popolo ebraico, viene rinnovata quando gli ebrei osservano nella vita pratica le leggi di D-o. Come scrisse Moses Mendelssohn (1729-1786), filosofo tedesco di origini ebraiche, nella sua opera “Gerusalemme”: “L’ebraismo non e’ una “religione” rivelata, ma una ‘legislazione’ rivelata, il che significa che l’ebraismo non ha tendenza ad insegnare verita’ eterne, ma ad indicare norme di azione ‘tu agirai cosi’ o tu non agirai così. Questa e’ la pietra di paragone di tutto l’ebraismo”. Alla base del sistema etico ebraico ci sono i Dieci Comandamenti che D-o consegnò a Mosé sul Monte Sinai. Dei 10 Comandamenti i primi due sono religiosi: 57 -Io sono il Signore, tuo D-o,che ti fece uscire dalla terra d'Egitto, dalla casa degli schiavi. -Non avrai altro D-o all'infuori di me. Gli altri 8 sono “laici”, in quanto norme “comportamentali” di vita quotidiana: non rubare, non fornicare, non desiderare… L’ebraismo, più che sul “credere”, si basa dunque “sull’agire” in conformità alle norme contenute nella Torah e nei suoi successivi commenti. L’ebraismo in sostanza non ha “dogmi” in cui credere, ma norme di comportamento da seguire. Scrive infine Jacob Neusner: “La Torah ha due significati, l’uno con la ‘T maiuscola’, l’altro con la ‘t minuscola’. Torah con la ‘T maiuscola’ indica la rilevazione di D-o a Mose’ sul Monte Sinai. Quando noi scriviamo torah con la ‘t minuscola’ intendiamo: l’istruzione impartita da un maestro nel contesto dell’insegnamento della Torah”. MA CHI HA SCRITTO LA “BIBBIA” E QUANDO? In merito a chi abbia scritto “la Bibbia” Simone Paganini cosi’ si esprime: “Gli specialisti – teologi ed esegeti – non sono ancora in grado di ricostruire definitivamente l’inizio dei testi biblici. 58 Nel corso degli ultimi decenni si e’ giunti a perdere la fiducia nella possibilita’ di presentare un unico “grande modello” per spiegare la genesi e lo sviluppo dei testi biblici. Nessun libro biblico come oggi lo leggiamo – con eccezione del Libro del Siracide – e’ stato materialmente scritto da colui che da’ il nome al libro”. Il Libro del Siracide, composto da 51 capitoli, e’ in pratica una sintesi del pensiero religioso ebraico e della sapienza che ne emerge. E’ stato scritto in ebraico a Gerusalemme attorno al 180 a.C. da Giosuè figlio di Sirach (..da cui deriva il termine Siracide…) e successivamente tradotto in greco dal nipote intorno al 132 a.C. Ma andiamo avanti, sempre con Paganini: “La Bibbia e’ una collezione di testi, che sono stati elaborati, discussi ed infine messi per iscritto all’interno della comunita’ religiosa cui appartenevano. I libri dell’Antico Testamento, a differenza di quelli del Nuovo Testamento (…i Vangeli…), non sono stati composti nel corso di pochi decenni, all’interno di una societa’ dalle caratteristiche simili, ma si sono sviluppati piuttosto nel corso di secoli all’interno delle piu’ diverse culture appartenenti al mondo dell’oriente antico. Il testo ebraico che funge da base di tutte le traduzioni moderne e’ stato fissato definitivamente solo nel periodo medioevale, ad opera di studiosi chiamati ‘masoreti’” Il termine “masoreta” deriva dall’ebraico “Mesorah” e corrisponde al significato di “trasmettitore di una tradizione”. 59 I “masoreti” (VII all’ XI secolo d.C.) erano infatti studiosi e scribi che si erano dati come obiettivo quello di “compattare” l’immane quantita’ di testi all’epoca esistenti - relativi all’Antico Testamento - rivedendo od eliminando tutto cio’ che - secondo il loro punto di vista - derivava da errori od aggiunte dei copisti nei secoli, al fine di pervenire ad un “testo unico” adottabile da tutte le comunita’ ebraiche. Il tentativo di ricostruire un’unica versione biblica deve essere stato estremamente complicato, non solo per la molteplicita’ e disomogeneita’ delle fonti, ma anche per il problema che oggi definiremmo “linguistico”. E’ necessario infatti tener presente che, come vedremo piu’ oltre, gia’ dal VI secolo a.C. una parte del popolo ebraico non viveva piu’ nel Regno di Giuda a seguito di deportazioni e dunque non parlava piu’ l’ebraico, bensi’ il greco. Si era dunque resa necessaria gia’ all’epoca una traduzione dell’Antico Testamento in quella lingua, il greco, che secondo gli studiosi richiese almeno due secoli. Questa traduzione viene chiamata “Septuaginta”, ovvero “dei Settanta”, secondo la tradizione/leggenda che vuole che sia stata tradotta da 72 saggi ad Alessandria d'Egitto intorno al 285-246 a.C. Le differenze pero’ fra il “testo masoretico” del medioevo e la “Septuaginta” sono profonde, tanto che Paganini afferma: “A parte le differenze nella numerazione dei salmi, le aggiunte od i tralasciamenti di brevi ‘pericopi’ (…ritagli…) e le correzioni di interi passaggi, allo scopo di uniformare il testo, si notano profonde differenze sia nell’ordine, sia anche nella lunghezza di alcuni libri biblici”. E cosi’ conclude: 60 “Le citazioni greche tratte da questa traduzione ebbero spesso gravi conseguenze dal punto di vista della comprensione del messaggio dell’Antico Testamento”. Ma altre traduzioni dell’Antico Testamento furono fatte dopo la Septuaginta. Vale la pena ricordare quelle di: -Aquila di Sinope (II secolo d.C.) matematico, architetto e studioso biblico. Di origini pagane si convertì giovane al cristianesimo per poi passare all’ebraismo. -Simmaco, vissuto verso la fine del II secolo. -Teodozione, vissuto nel I secolo. La piu’ importante traduzione pero’ si ritiene sia stata “l’Exapla” di Origene di Alessandria (…185 – 254 d.C…) considerato forse il massimo teologo dei primi tre secoli d.C., direttore della “Scuola Catechetica” (..teologica…) di Alessandria di Egitto. Lo scopo di Origene, nello scrivere la sua monumentale opera (…50 volumi con oltre 6.000 pagine…), fu quello di dare ordine alle innumerevoli versioni della Bibbia allora esistenti, creando un testo “sinottico”, ovvero con colonne allineate delle varie versioni, compresa quella dei “Settanta”. 61 L’unica copia esistente dell’Exapla ando’ pero’ persa con la distruzione della Biblioteca di Cesarea, avvenuta nel 653 d.C. Possiamo dunque solo ricorrere alle testimonianze principalmente dello storico della Chiesa Eusebio di Cesarea (265 – 340 ca. d.C.) ed alle brevi citazioni che si trovano nei testi scritti dai Padri della Chiesa (V secolo d.C.). Ma la complicazione relativa alle traduzioni non finisce qui. Ci dice infatti, sempre Paganini: “Nel periodo persiano, l’ebraico venne sostituito dall’aramaico”. Era infatti avvenuto questo: -Nel 538 a.C. Ciro il Grande di Persia aveva conquistato Babilonia ed il suo impero e concesse la liberta’ religiosa, anche agli ebrei che erano stati li’ deportati. -Come conseguenza fra il 538 a.C. ed il 520 a.C. circa 50.000 ebrei, guidati da Zerubabel, tornarono a Gerusalemme e ricostruirono il Tempio. -Nel 456 a.C. torno’ in Palestina un secondo gruppo di circa 5.000 israeliti. Questi due gruppi avevano adottato a Babilonia l’alfabeto aramaico, lingua antichissima, che introdussero cosi’ nei territori dove erano tornati. Quindi: “Fu normale approntare traduzioni della Bibbia ebraica nella nuova lingua, cosi’ da favorirne la diffusione. 62 Nacquero cosi’, nel corso di quasi 300 anni un gran numero di cosiddetti ‘targumim’. Testi spesso in contraddizione fra loro furono perfezionati, affinati e rifiniti, in modo da risolvere le incoerenze”. Ma poi: “Con lo sviluppo del cristianesimo all’interno dell’impero romano si rese infine necessaria una traduzione in latino degli scritti dell’Antico Testamento. Nel corso del III secolo d.C. si venne cosi’ a formare la ‘Vetus latina’ cui segui’ circa 100 anni dopo la ‘Vulgata’ (…che significa: per il popolo…). Il suo autore, il monaco Girolamo, utilizzo’ per la sua versione latina il testo ebraico aiutandosi con le versioni greche a sua disposizione. Nel tradurre passaggi discussi si attenne molto spesso alla versione del testo ebraico. La sua traduzione divenne nel corso dei secoli la traduzione per eccellenza all’interno della Chiesa cristiana d’Occidente”. Dunque, come abbiamo visto, quando si parla di “Antico Testamento” non e’ di fatto possibile far riferimento ad un unico testo, ad un’unica fonte. Ed una sorta di “canone dell’ Antico Testamento”, ovvero di una lista di testi accettati, fu fissata in sede ebraica solo fra il I ed il III secolo d.C., prevalentemente a seguito della diffusione della “concorrente” 63 religione cristiana e del conseguente rischio che quest’ultima usurpasse la paternita’ di quei sacri testi. Interessante sapere che il piu’ antico frammento della Bibbia ebraica e’ stato fino al 1947 il “Papiro Nash” (7,5x12,5 cm), ritrovato nel 1902 in Egitto e risalente al II secolo a.C., che contiene il testo dei Dieci Comandamenti e parti del sesto capitolo del Deuteronomio. E che il testo ebraico piu’ antico dell’Antico Testamento, realizzato in pergamena, e’ stato – sempre fino al 1947 - il “Codex Leningradensis”, scritto nel 1008, conservato nella Biblioteca Nazionale Russa di San Pietroburgo L’autore del “Codex Leningradensis” , certo Šemû'ēl ben Ya'ăqōb, dichiaro’ di averlo copiato al Cairo, da un manoscritto originale del caposcuola masoreta 'Ahrōn ben Mōšeh ben 'Āšêr. Dunque fino alla meta’ del XX secolo ben poca era la documentazione scritta disponibile dell’Antico Testamento. Dice al riguardo Paganini: “Mancavano testi originali con cui confrontare i risultati. Le argomentazioni scientifiche restavano puramente teoriche” Ma nel 1947, ovvero a quasi due millenni dalla morte di Yehoshua, a Qumran, con il ritrovamento dei famosissimi Rotoli del Mar Morto, di cui parleremo in modo molto approfondito piu’ oltre, successe qualcosa di davvero incredibile. Fra i manoscritti ritrovati nelle grotte vicine a Qumran “sbucarono” infatti – come dal nulla – tutti i libri dell’Antico Testamento, databili fra il III ed il I secolo a.C. 64