DUE vers finale.PUB - Società Italiana di Scienze Infermieristiche

Foglio di informazione professionale per gli Infermieri
e gli altri Professionisti Sanitari non medici del Meyer
a cura della Direzione Infermieristica e del Gruppo EBN del Meyer
numero 2, Ottobre 2005
“Gli Infermieri dei Bambini” è anche un sito web su INTRANET !
Questo foglio di informazione ha anche una versione più estesa sull’Intranet aziendale. Gli argomenti che qui sono trattati in
modo sintetico a causa dello spazio limitato sono ripresi ed approfonditi nel nostro spazio web sul sito interno del Meyer.
Potete trovare commenti, traduzioni, testi integrali di articoli e linee guida. E’ un sito IN CRESCITA, perchè ogni mese verrà
accresciuto di nuovi contenuti. E’ inoltre A VOSTRA DISPOSIZIONE, se avete degli argomenti di nursing che vorreste
approfondire, degli aspetti assistenziali su cui vorreste conoscere le ultime novità o dei dubbi da chiarire: inviateci le vostre
richieste, proposte ed idee per email a [email protected]. Il sito è accessibile da tutti i computer del Meyer: andate sulla
pagina principale di Intranet http://azienda.meyer.it e cliccate, in basso a sinistra, su Infermieri dei Bambini
L’“assistenza personalizzata” e gli altri modelli di organizzazione assistenziale
Tiedeman ME, Lookinland S. Traditional models of care delivery. J Adv Nurs 2004; 34: 291-297.
I modelli in base a cui organizzare le cure infermieristiche e le
attività degli infermieri in un reparto sono stati e sono oggetto
di ricerca, al pari di altri aspetti più strettamente legati alla
pratica clinica.
Così come per tutti gli altri interventi infermieristici, anche
l'utilizzo di un modello organizzativo piuttosto che un altro può
essere valutato in termini di esiti (in inglese: outcomes) cioè di
risultati.
Recentemente è stata condotta una revisione della letteratura
su questo argomento da parte di due infermiere ricercatrici
della Facoltà di Infermieristica dell'Università di San Diego.
L'efficacia dei vari modelli organizzativi può essere valutata in
base a quattro criteri: la qualità delle cure erogate, la
soddisfazione dei pazienti, la soddisfazione degli infermieri, i
costi. Tutti questi esiti (tranne l'ultimo) presentano difficoltà
per quanto riguarda la loro misurazione. Un altro problema
che è stato rilevato è la diversità di significati e definizioni che
Presa in carico totale
i vari studi e i diversi ospedali e reparti associano ai nomi dei
differenti modelli. La ricerca tenta quindi di definire, sulla base
delle esperienze e degli studi esistenti, in cosa consiste
ciascuno dei principali modelli assistenziali che storicamente
sono stati utilizzati nei reparti, quali sono i pro ed i contro
all’utilizzo di un modello piuttosto che di un altro e quali evidenze
scientifiche esistono a sostegno dell'utilizzo di ciascun modello.
I quattro modelli descritti sono: il modello della presa in carico
totale del paziente (il "modello Nightingale"); l'assistenza per
funzioni; l'assistenza per équipes, o piccoli gruppi; l'assistenza
cosiddetta "personalizzata". Quest'ultima è detta in inglese
"Primary nursing care", che potrebbe forse essere meglio
tradotta in italiano come "Assistenza organizzata per infermieri
di riferimento".
Nella tabella qui di seguito vengono esposte in sintesi le
caratteristiche dei quattro modelli assistenziali
Per quanto riguarda l'efficacia dei singoli modelli, lo studio
Per funzioni
Per équipes
Personalizzata
Su cosa si concentra
Sulla presa in carico
personale del paziente
Sui compiti assegnati al
singolo infermiere
Sui compiti assegnati al
gruppo
Sulla presa in carico
personale del paziente
Chi prende le decisioni
cliniche
L’infermiere al letto del
paziente.
La caposala prende alcune
decisioni
La caposala prende la
maggior parte delle
decisioni
Il team leader prende la
maggior parte delle
decisioni
L’infermiere responsabile.
Come è diviso il lavoro
Per assegnazione di
pazienti
Per assegnazione di
compiti
Per assegnazione di
compiti
Per assegnazione di
pazienti
Tipo di comunicazione
Gerarchica:
La caposala dà e riceve
tutte le consegne
Gerarchica:
La caposala dà e riceve
tutte le consegne
Gerarchica:
La caposala dà le consegne
al team leader ed il team
leader le da al team
Laterale:
L’infermiere dà le
consegne ad un altro
infermiere
Libro delle consegne
(=assegnazione di
compiti)
Consegne e piani
d’assistenza standardizzati
Piani assistenziali
individualizzati
Tipo di documentazione Sconosciuta
Impatto
Può mancare la continuità
di cura nel passaggio da un
infermiere ad un altro
Assistenza frammentata. Assistenza frammentata.
Può mancare visione
Può mancare visione
d’insieme del paziente
d’insieme del paziente
Continuità delle cure
Qualità
Alta - l’infermiere si occupa
di tutto
Possono verificarsi
Possono verificarsi
omissioni o dimenticanze omissioni o dimenticanze
Modello orientato al
processo
conclude che attualmente non esistono studi sufficienti ad evidenziare la superiorità di uno di essi in riferimento ai criteri della
qualità delle cure, della soddisfazione dei pazienti, della soddisfazione degli infermieri e dei costi, anche se il bilancio tra
svantaggi e svantaggi sembra essere a favore del modello di assistenza personalizzata. Oltre a questi quattro modelli
tradizionali, poi, vengono descritti vari ulteriori modelli “misti” utilizzati in varie realtà, basati in particolare sull'utilizzo di operatori
assistenziali di supporto (l’equivalente dei nostri OSS).
Per leggere il testo dell’articolo tradotto in italiano e per scaricare altro materiale sull’argomento visitate il sito Intranet
http:\\azienda.meyer.it -> e cliccare su Gli Infermieri dei bambini.
A cura di Filippo Festini
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E’ necessaria la tricotomia preoperatoria
nel paziente pediatrico ?
La tricotomia preoperatoria è una pratica usata da sempre con
lo scopo di prevenire le infezioni della ferita chirurgica. Ci sono
prove scientifiche che dimostrano l’efficacia di questa misura ?
In particolare, esistono studi condotti in ambito pediatrico ? Per
rispondere a queste domande, alcuni Infermieri del gruppo
“Evidence Based Nursing”, hanno effettuato una ricerca sulla
tricotomia preoperatoria in ambito non neurochirurgico
utilizzando PUBMED (il più importante archivio online di articoli
scientifici) ed altri database di articoli scientifici.
Gli studi condotti riguardano prevalentemente gli adulti ma,
data la minor presenza di peli nei bambini, i loro risultati sono
applicabili anche all’ambito pediatrico.
Dalla ricerca bibliografica non sono state trovate prove di
efficacia a sostegno della tricotomia preoperatoria rispetto al
non eseguirla, come tecnica per diminuire il rischio infettivo
della ferita chirurgica Nei casi in cui la rimozione dei peli sul
sito chirurgico è comunque necessaria (ad esempio, per una
miglior visione del sito di incisione, per una miglior aderenza
alla cute dei dispositivi adesivi, per il rischio di caduta dei peli
in siti operatori ad alto rischio come per esempio ossa o cuore
o vasi), numerosi studi rilevano che l’uso della lametta è quello
che crea maggior rischio di infezione della ferita.
Lo strumento preferibile per effettuare la tricotomia operatoria
è il rasoio taglia-capelli. Nella chirurgia addominale si può
effettuare la depilazione con crema.
Durante questo studio è emerso anche che la riduzione del
tempo intermedio fra tricotomia ed intervento diminuisce il
rischio di infezione della ferita.
Per approfondire e trovare altro materiale interessante:
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Ricerca condotta da Inf. Mauro Mori, CUA Nadia Ordano, Inf Cinzia Neri,
Dipartimento di Chirurgia Pediatrica - Meyer
Uso del sacchetto adesivo per raccolta urine
per urinocoltura: cambiare ogni 30 minuti.
Rao S, Bhatt J, Houghton C, et al An Improved collection pad method:
a randomized clinical trial. Arch Dis Child 2004; 89: 773-775.
Uno studio RCT recentemente pubblicato rileva una differenza
significativa nella percentuale di contaminazione tra i campioni
di urine per urinocoltura raccolti con sacchetti adesivi cambiati
ogni 30 minuti (3%) rispetto ai campioni raccolti senza
cambiare mai il sacchettino (29%). Cambiare il sacchettino
ogni 30 minuti riduce il rischio di contaminazione del campione
Per scaricare l’articolo e trovare altro materiale interessante:
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Progetti di ricerca in corso
Studio sui fattori che determinano gli accessi
impropri al DEA pediatrico
Gruppo di Ricerca: Personale infermieristico e medico del DEA, in
collaborazione con i pediatri di base.
Problema: Negli ultimi anni si è osservato un aumento considerevole degli accessi non urgenti al pronto soccorso della nostra Azienda, che causa un dispendio di risorse del sistema sanitario.
Obiettivi dello studio: individuare le motivazioni che spingono i genitori ad usufruire del servizio di pronto soccorso per problemi di
salute gestibili al domicilio. Lo scopo finale è individuare strategie
che contrastino l’aumento degli accessi impropri al PS.
Materiali e metodi: somministrazione al momento del triage di un
questionario in specifici orari e giorni della settimana ai genitori dei
bambini ai quali è stato assegnato un codice bianco o verde
(codici d’ingresso non urgenti). I dati verranno inseriti in un
database, analizzati e confrontati con le statistiche degli ingressi al
DEA Meyer.
Tempi: lo studio è iniziato a maggio 2005 e proseguirà fino alla
fine di ottobre 2005.
Risultati attesi: miglioramento del funzionamento del servizio di
pronta assistenza per i bambini che richiedono cure in regime
d’emergenza/urgenza.
La “Constraint Therapy“, nuovo approccio
nella riabilitazione delle paresi dell’ arto
superiore: uno studio mostra l’applicabilità
in pediatria
Eliasson AC, Krumlinde-Sundholm L,Shaw K, Wang C. ‘Effects of
constraint-induced movement therapy in young children with hemiplegic
cerebral palsy: an adaptel model’. Dev Med Child Neurol.2005 Apr; 47
(4):266-75.
La Constraint Therapy è un metodo di trattamento nell’ ambito
della riabilitazione delle paresi asimmetriche dell’arto superiore
basato sulla costrizione dell’arto sano, attraverso l’applicazione
di un tutore o di un guanto, al fine di migliorare l’uso funzionale
dell’arto paretico. I primi studi sperimentali, condotti sul
soggetto adulto con emiplegia, hanno mostrato un incremento
della funzionalità dell’arto paretico in seguito al trattamento di
‘penalizzazione’ dell’arto sano. L’efficacia provata sull’adulto ha
incoraggiato negli ultimi anni l’uso della terapia anche in
patologie pediatriche come le paralisi cerebrali (forme
emiplegiche e forme tetraplegiche in cui vi sia un
coinvolgimento motorio maggiore di un arto superiore rispetto
all’ altro) e la lesione ostetrica del plesso brachiale. Le
sperimentazioni finora condotte riportano risultati positivi con un
incremento sia quantitativo che qualitativo nell’uso funzionale
dell’ arto paretico. L’applicazione del metodo è stata finora
limitata per la mancanza di un protocollo e per considerazioni
di natura etica, tra cui la preoccupazione per le possibili
ripercussioni psicologiche sul bambino a causa della limitata
libertà e la mancanza di dati a lungo termine sul rapporto costibenefici. Il protocollo presentato nell’articolo di Eliasson
prevede un minor tempo di costrizione che viene applicata solo
alla mano, con proposte per rendere la terapia più accettabile
per i genitori e più ‘amichevole’ possibile per il bambino.
Per approfondire:
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A cura di Ft Silvia Paoli , Ft Adrienne Davidson, studente Ft Cristina Taddei,
Servizio di Riabilitazione Funzionale - Meyer
Dai Congressi
Il bambino con sospetta malattia infettiva:
i percorsi all’arrivo in Ospedale
Sull’argomento è stata tenuta una relazione, preparata dal collega
Klaus Biermann (CAF Direzione di Presidio) al 61° congresso della
Società Italiana di Pediatria (Montecatini, settembre 2005)
Negli ultimi anni il Pronto Soccorso pediatrico ha conosciuto un
notevole incremento di accessi impropri; il conseguente affollamento delle sale di attesa dei PS pediatrici, frequentati da pazienti con malattie
infettive in una percentuale più alta rispetto ai PS per adulti, rende maggiore il rischio di trasmissione di malattie infettive
in questa circostanza. Appositi percorsi
assistenziali devono perciò essere previsti
per i bambini con sospetta malattia infettiva che giungono al PS.
Gli interventi da adottare allo scopo di evitare contaminazioni infettive includono sia distinti percorsi spaziali, sia specifiche attività assistenziali. Queste devono includere l’adozione di misure
d’igiene di base, l’adozione delle precauzioni standard e delle
precauzioni aggiuntive secondo le modalità di trasmissione della
patologia sospettata (contatto, droplets, via aerea)….. Per leggere la relazione e trovare altro materiale interessante:
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32° Congresso dell’Associazione Italiana di
Ematologia ed Oncologia Pediatrica (AIEOP),
Torino, 9-11 ottobre 2005
Il collega Filippo Fabbrini (Inf., Oncoematologia Meyer) moderatore nella sessione infermieristica propone i contenuti di due interventi particolarmente interessanti :”la Comunicazione efficace
infermiere-paziente, risorsa terapeutica da valorizzare” e
“L’infermiere di oncologia pediatrica: un percorso di inserimento/
addestramento”. Visibili sul sito web :
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