concetto di nonluogo

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CONCETTO DI NONLUOGO
Nel 1992 l’antropologo francese Marc Augé coniò il termine nonluoghi per definire i nuovi luoghi
tipici della modernità del mondo occidentale, o della surmodernità (v. definizione in seguito)
secondo la definizione da lui messa a punto. Questi concetti sono presentati e illustrati da Augé
nel libro Nonluoghi, introduzione a una antropologia della surmodernità.
Prima di questa pubblicazione, Augé aveva svolto numerose ricerche sul campo in Africa e in Sud
America. Tornato in Francia, proseguì i suoi studi applicando i metodi di ricerca propri
dell’antropologia alla realtà parigina, con l’obiettivo di indagare la società contemporanea
occidentale dal punto di vista di chi la vede per la prima volta, esaminando i luoghi senza
preconcetti.
Questo gli permise di individuare e evidenziare alcuni aspetti critici della realtà metropolitana e
della surmodernità.
CARATTERISTICHE DELLA SURMODERNITA’
Col termine surmodernità Augé intende definire una “nuova” modernità, connotata da specifici
fenomeni sociali, culturali, economici, tipici delle società complesse della fine del ventesimo
secolo. Risultante dallo sviluppo della fase postmoderna e postindustriale, la surmodernità è
strettamente connessa al fenomeno della globalizzazione. È conseguente all’esasperazione e
complicazione della realtà, del tempo e dello spazio.
Infatti, secondo l’autore, l’epoca della surmodernità è caratterizzata, oltre che dal notevole
aumento della solitudine delle persone nonostante l’evoluzione dei mezzi di comunicazione di
massa, da tre figure dell’eccesso, che possono così essere sintetizzate:
1. eccesso di tempo – vi è una sovrabbondanza di avvenimenti nel presente, resa ancora più
complessa dalla sovrabbondanza di informazioni che provengono da tutto il mondo, e una
sorta di accelerazione della storia, sia collettiva che individuale: in pochi anni si susseguono
avvenimenti e cambiamenti che con rapidità sempre maggiore “passano alla storia”; inoltre,
grazie all’allungamento della vita, aumentano le esperienze dei singoli individui e tra di essi
(ormai convivono contemporaneamente quattro generazioni);
2. eccesso di spazio – se da un lato assistiamo a un “restringimento” del pianeta a causa della
conquista dello spazio, dall’altro sperimentiamo la sua apertura grazie allo sviluppo dei mezzi
di trasporto e di comunicazione che diffondono informazioni in tutto il mondo in tempo reale;
la sovrabbondanza e la complicazione dello spazio è connotata da grandi concentrazioni
urbane, trasferimenti di popolazioni e moltiplicazione di installazioni e mezzi per la circolazione
accelerata e la ricezione di persone e beni;
3. eccesso di ego o di individualismo - l'individuo si considera un mondo a sé pur in una fitta e
ampia rete di relazioni; l’aumento spropositato dei riferimenti spaziali e temporali rende
necessario per ciascuno la ricerca di senso e di un proprio itinerario di vita pur all'interno dei
vincoli globali della società moderna.
Questi tre eccessi (di avvenimenti, di spazi, di individualizzazione dei riferimenti) permettono di
comprendere la surmodernità senza ignorarne la complessità e le contraddizioni, e sono lo
scenario da cui traggono origine i nonluoghi.
Infatti, il rilievo più importante che questa indagine mette in luce è legato alla fisionomia di certi
spazi urbani che Augé ha definito nonluoghi, ovvero sia spazi pubblici o aperti al pubblico
utilizzati per usi diversi, anonimi e stereotipati, privi di una dimensione storica e senza il calore
del vissuto, frequentati da individui soli o gruppi di persone in transito, che non si relazionano
tra di loro.
Come definire i nonluoghi? La loro definizione rimanda necessariamente a quella, contrapposta, di
“luogo” inteso in senso antropologico.
LUOGO
Dal punto di vista antropologico, il luogo è lo spazio in cui possono essere riconosciuti i legami
sociali e la storia collettiva. È uno spazio occupato, delimitato, pieno di attività, organizzato,
difeso, che definisce l'identità del gruppo.
Luoghi sono quindi gli spazi vissuti che gli uomini hanno strutturato nel corso dei secoli, come le
agorà, le piazze di paese, i mercati contadini; sono la costruzione concreta e simbolica dello spazio,
principio di senso per coloro che lo abitano e principio di intelligibilità per coloro che l'osservano.
Sono contraddistinti da caratteri comuni, i luoghi sono:
1. identitari - il solo nascere in un luogo contribuisce a definire l'identità della persona
2. relazionali - in uno stesso luogo possono coesistere singoli elementi distinti, ma sempre in
relazione tra loro
3. storici - chi vive in un determinato spazio può individuarvi dei riferimenti che non devono
essere "conosciuti", ma semplicemente vissuti.
Il luogo antropologico è definito da linee, intersezione delle linee e punti di intersezione. In altre
parole prevede itinerari (strade, assi, sentieri), crocevie (piazze, luoghi di incontro e di mercato) e
centri (monumentali, politici, religiosi). Questi tre elementi si concretizzano e si definiscono nel e
col tempo: gli itinerari si misurano in unità di tempo (ore, giornate ecc.), i crocevia ospitano
periodicamente manifestazioni e attività (mercati, fiere ecc.) così come i centri che accolgono
appuntamenti temporalmente scanditi. I monumenti stessi sono espressione tangibile della
permanenza nel tempo di un evento.
DAI LUOGHI AI NONLUOGHI
“Se un luogo può definirsi identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi
identitario, relazionale, storico definirà un nonluogo”. (M. Augé)
Augé nella sua ricerca mette in rilievo come il nonluogo derivi da tre decentramenti tipici
dell’attuale realtà metropolitana:
1. le grandi città ormai si definiscono in base alla loro capacità di spostamento di persone,
merci, immagini, messaggi (collegamenti, rete autostradale e ferroviaria, rete di
comunicazione e informazione) che le trasforma in nodi di contatto con il mondo,
connotandosi al loro interno sempre più come luoghi di compresenze e suddivisioni etniche e
sociali;
2. le abitazioni non sono più centrate su se stesse o sul vicinato, centri di accoglienza e
scambio prossimo, ma sono continuamente aperte e connesse col mondo tramite i nuovi mezzi
di informazione e comunicazione (televisione, computer ecc.) che ne occupano lo spazio
centrale;
3. l'individuo è decentrato rispetto a se stesso, essendo in continuo contatto con l’esterno
tramite cellulari, internet, pc, tablet, smartphone ecc.
Un mondo così caratterizzato, dove regna l'individualità solitaria, il passaggio, il provvisorio,
l'effimero, è un mondo pieno di nonluoghi, ossia di spazi di circolazione, comunicazione,
consumo, tempo libero: vie aeree, ferroviarie, autostradali, gli abitacoli dei mezzi di trasporto
(aerei, treni, auto), gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, le grandi catene alberghiere, le strutture
per il tempo libero, i grandi spazi commerciali, la rete cablata o senza fili per la comunicazione
tecnologica.
È bene sottolineare che con il neologismo nonluoghi si intendono sia tali spazi sia il rapporto che
gli individui stabiliscono con essi. I nonluoghi sono infatti spazi in cui milioni di individualità
s’incontrano senza entrare in relazione, incentrati solamente sul presente, diventando altamente
rappresentativi della nostra epoca che è caratterizzata dalla precarietà assoluta, dal transito, dal
passaggio e da un individualismo solitario. Le persone transitano nei nonluoghi ma nessuno vi
abita.
“Lo spazio del nonluogo non crea né identità singola né relazione, ma solitudine e similitudine”.
(M. Augé, ibidem)
La surmodernità produce nonluoghi e non integra in sé i luoghi antichi, ma li confina banalizzandoli
in posizioni limitate e circoscritte alla stregua di curiosità o oggetti interessanti, quasi a creare uno
spettacolo; emerge così la tendenza a trasformare le città in musei mentre le nuove vie di
circolazione e comunicazione le aggirano, segnalando sui propri percorsi le indicazioni su cosa
visitare.
Se i luoghi sono definiti da linea, intersezione delle linee e punto di intersezione, i nonluoghi sono i
nodi e le reti di un mondo senza confini e, dal punto di vista architettonico, sono gli spazi dello
standard, strutture tutte uguali in cui nulla è lasciato al caso, identici a Milano, a New York, a Parigi
o a Tokio, dove l’individuo non conosce ma ri-conosce.
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