Senza punti interrogativi Raffaele Fantetti* Eppur si muove? Dal titolo di questo seminario toglierei sicuramente il punto interrogativo. Infatti ci sono alcune novità evidenti nella tormentata vita politica italiana. Il primo fattore da considerare è l’esclusione delle frange estremiste da parte dei due maggiori partiti protagonisti dell’attività politica degli ultimi anni. La naturale conseguenza di questa epurazione è una convergenza direi evidente dei programmi politici. Altro elemento di rottura con il passato è un inizio di ricambio generazionale in ambedue gli schieramenti. Elemento che non può che portare cambiamenti nella vita politica perché finalmente accederanno al parlamento persone meno legate alla logica partitica di un tempo, con idee più moderne e forse con una maggiore responsabilità civile nei confronti del Paese. Scorrendo i programmi del PDL e del PD è difficile che un elettore medio di uno schieramento o dell’altro si possa trovare fortemente in disaccordo sulle linee guida di uno o dell’altro programma. Le differenze se mai si palesano scendendo più nello specifico e nell’attuazione di questi punti. I problemi dell’Italia però - mi permetto di far notare - sono altri. Non è tanto quale programma scegliere, ma è attuarlo questo benedetto programma. Non credo che gli italiani sia di destra che di sinistra non sarebbero contenti di vivere in un paese che funzioni quale che sia la Svezia del Welfare State o il Regno Unito del liberismo. In Italia si è discusso per tanti, troppi anni di alta politica senza l’attenzione alla delivery del programma politico, dei servizi. La politica in TV si occupa di discussioni infinite su chi sia fascista chi comunista. A noi questi discorsi, fatti salvi come lo sono oggi i diritti di libertà - non interessano più. Vogliamo solo un paese migliore. Nonostante alcuni aspetti che non mi convincono, movimenti dell’antipolitica come quello di Grillo, ha portato qualcosa di buono, un’attenzione maggiore alle azioni ed ai programmi. Sono d’accordo sul fatto che i politici siano dei “dipendenti” statali. Come ogni lavoratore, deve portare a compimento il suo mandato, completare il suo prodotto e rimettersi alla decisione del suo superiore, il popolo italiano. Chi osserva la televisione italiana si accorge di quanto poco senso facciano le dichiarazioni delle decine di politici intervistati sulle questioni più disparate. Il cosiddetto “pastone politico” è diventato una tradizione che nessuno si azzarda ad eliminare anche sapendo che non interessa a più a nessuno, salvo forse ai diretti interessati che lo usano per strappare qualche apparizione in Tv. Di conseguenza i concetti vengono sempre sminuiti a poche frasi fuori contesto spingendo i politici ad esprimersi sempre più per slogan. Nelle TV estere, in Inghilterra in particolare, vanno in TV solo i leader politici, gli altri appaiono molto più raramente ed in maniera diversa, per discutere di fatti concreti, di progetti portati a termine o meno. Il sistema politico italiano è sempre stato impermeabile all’esterno. L’elezione di parlamentari all’estero, assieme agli altri fattori descritti prima, può aiutare ad “aprire” finalmente il sistema dall’esterno. La profonda conoscenza di altri sistemi-paese, conoscenza approfondita di chi come noi tutti vive e lavora all’estero da anni, è fondamentale per il confronto con il sistema Italia. Oggi c’è una grande occasione per una svolta, ed il nostro contributo sarà fondamentale. A volte basta saper copiare per bene un sistema ed importarlo in Italia e farlo funzionare. Assieme ad un cambiamento di mentalità che con il ricambio generazionale e l’integrazione europea, possiamo farcela, rialzati Italia. *Raffaele Fantetti - Italian Lawyer and Lecturer of International Trade & Finance with direct experience of private and public sector projects funded by the major IFIs. Senior Procurement Expert and CONSIP External Commissioner. Past President of a UK Not-for-Profit Foundation for the Euro-Mediterranean dialogue. Fluent in three languages