L`Europa contro Venezia

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Ceregnano
5 maggio 2014 ore 15:30
Storia della Repubblica di Venezia: il
‘500 prima parte
1
Domande alle quali tenteremo di
rispondere:
1. Perché nel corso del
1500 il potere del
Doge diminuisce
invece che aumentare,
come accade agli altri
sovrani in occidente?
2
2. Perché a Venezia
durante il secolo XVI
gli organi di governo
aumentano di numero
invece che diminuire?
3
3. Perché il Senato
subentra al Maggior
Consiglio in alcuni
poteri fondamentali
(guerra, pace, trattati
internazionali,
nomine)?
4
4. Perché Venezia, nel
corso del 1500, sembra
rinunciare al ruolo di
grande potenza
marittima? (in
precedenza era
rispettata come
Repubblica marinara)
5
5. Perché le relazioni
con la Spagna sono
spesso complicate ed
ambigue (dapprima
con Carlo V e poi con
Filippo II)?
6
6. Perché, nonostante la
famosa vittoria di
Lepanto, nel
successivo trattato di
pace, Venezia dovette
rinunciare a Cipro?
7
Struttura istituzionale
DOGE
Consiglio ducale
Quarantia e Senato
Maggior Consiglio
Assemblea popolare
Le istituzioni di Governo
Doge
Supremo magistrato della Repubblica,
era eletto a vita con un sistema di
successive votazioni e sorteggi (10 fasi
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in tutto) per iniziativa del Maggior
Consiglio
pronuncia della Promissione Ducale,
risiedeva nel Palazzo Ducale,
Doveva provvedere da sé al
sostentamento proprio e della propria
famiglia;
nel 1500 i suoi unici poteri
consistevano nella nomina del
Primicerio cioè il primo canonico,
del Capitolo della basilica di San
Marco
e dei canonici della Basilica di San
Marco
la facoltà di condurre in guerra l'armata.
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Minor Consiglio e Serenissima
Signoria (6+3+1)
Il Minor Consiglio si componeva dei
sei Consiglieri ducali: coadiuvava e
sorvegliava strettamente l'operato del
Doge, per limitarne i poteri.
Il più anziano dei sei consiglieri
sostituiva il "Serenissimo Principe" nei
casi d'assenza o di impedimento.
Il Minor Consiglio e i Tre Capi della
Quarantia, costituivano, assieme al
Doge, la Serenissima Signoria, organo
di presidenza di tutte le assemblee dello
Stato.
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Collegio dei Savi (16)
Il Collegio dei Savi costituiva in pratica
il consiglio dei ministri della
Repubblica. Si componeva di sei Savi
Grandi, cinque Savi agli Ordini e
cinque Savi de Teraferma, che
disponeva in materia di politica estera,
finanze e affari militari, stabilendo
l'agenda dei lavori del Senato.
Il Senato (16+60+60+40)
si componeva del Collegio dei Savi
(16) e di 60, + dal 1279 la Zonta (lett.
"aggiunta") altri 60. In certe circostanze
si aggiungeva la Quarantia criminale,
per sua natura organo giudiziario. A
questi potevano aggiungersi funzionari,
ambasciatori, comandanti militari, di
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volta in volta convocati per riferire
delle loro missioni o per fornire il
proprio parere nelle questioni trattate.
Il Senato era infatti l'organo
deliberativo della Repubblica, che si
occupava di discutere della politica
estera e dei problemi correnti, per i
quali si configurava come un
organismo decisionale più snello
rispetto al Maggior Consiglio.
Il Consiglio dei Dieci e i Tre
Inquisitori di Stato
Composto da dieci membri con incarico
annuale, aveva ampi poteri al fine di
garantire la sicurezza della repubblica e
del suo governo.
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Nel 1539 venne creata la figura dei Tre
inquisitori di Stato, organo dotato dei
medesimi poteri del Consiglio dei X,
cui si affiancava, ma capace di
maggiore rapidità e segretezza, date le
ridotte dimensioni.
L'attività di tali organi era legata in
particolare all'uso delle Denunzie
Segrete: queste, rigorosamente non
anonime (queste ultime dovevano
essere immediatamente distrutte), erano
la base per molte delle indagini sulla
sicurezza dello Stato e potevano essere
lasciate dai cittadini in appositi
raccoglitori detti Bocche di Leone o
delle Denunzie sparsi per la città di
Venezia e aventi spesso forma di testa
di leone a fauci spalancate (sono tuttora
rintracciabili e alcune sono facilmente
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visibili all'interno del Palazzo Ducale).
Il Consiglio dei X aveva inoltre la
sorveglianza sulle attività del clero
secolare.
La Quarantia
Il Consiglio dei XL era organo sovrano
nella programmazione finanziaria e nel
governo della Zecca, operando inoltre
come Supremo Tribunale nei
procedimenti civili e penali, - famosa
la Quarantia Criminale
Il Maggior Consiglio
Era l'organo sovrano dello Stato
veneziano e, a partire dalla Serrata del
1297, vi appartenevano di diritto tutti i
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membri maschi e maggiorenni delle
famiglie patrizie (cioè quelle iscritte nel
Libro d'Oro della nobiltà cittadina): tale
assemblea coincideva in pratica con la
Repubblica stessa, avendo competenza
illimitata in qualunque materia e
procedendo all'elezione di tutti gli altri
consigli e magistrature. Nel 1500 i
nobili erano circa 2500 – sedute con più
di 1000 partecipanti – organo troppo
numeroso per decidere su guerra, pace,
armamenti, trattative diplomatiche,
leggi, prestiti e tasse.
--- la funzione deliberativa passò al
Senato (60+40--Quarantia criminale-+60 membri)
15
Il doge Andrea Gritti (1523-38)
ritratto da Tiziano.
16
Francesco Guardi, "L'udienza
accordata dal doge di Venezia nella sala
del Collegio nel Palazzo Ducale", olio
su tela, Musée du Louvre, Parigi.
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I Dieci (in toga rossa e fascia nera)
assistono alla decapitazione del doge
traditore Marin Faliero avvenuta il17
18
aprile 1355 (al centro, vestito di nero)
in un dipinto di Francesco Hayez.
Dipinto raffigurante il funerale del
doge: si nota la processione dei senatori
ammantati di rosso
.
19
Sala del maggior consiglio
Corpi sociali
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1. il Patriziato, formato dai
maggiorenti della città, partecipi di
diritto al potere politico;
2. i Cittadini, distinti tra i cittadini
originarii, i cittadini de intra et de
extra ("dentro e fuori"), cioè i nuovi
arrivati che godevano però della
piena cittadinanza e della garanzia
dello Stato sia dentro che fuori dai
confini ed infine i cittadini de intus
tantum ("solo dentro"), cioè di
coloro che erano garantiti dallo Stato
nel proprio territorio, ma non
potevano accedere ai privilegi
riservati ai Veneziani fuori dai
confini;
3. i Foresti, cioè gli stranieri di
passaggio o recentemente inurbati o
appartenenti al basso popolino:
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accedevano alle garanzie legali, ma
non ai privilegi di cittadinanza, e la
loro presenza doveva essere
regolarmente registrata e sorvegliata
dai Capisestiere.
In pochi casi, per rimpinguare le
finanze in tempo di guerra, la
Repubblica vendette l'iscrizione al
"libro d'oro" dell'aristocrazia.
Politiche fiscali
ANNO 1556 I provveditori ai beni
incolti:
Le finalità di questa magistratura
erano quelle della bonifica agraria allo
scopo di aumentare la superficie
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coltivata e stimolare gli investimenti
privati nel miglioramento
dell’agricoltura. Il progressivo aumento
del prezzo del grano, caratteristico
del XVI secolo, incoraggiava lo
spostamento dei capitali dalla
mercatura alla terra.
ANNO 1587 la banca pubblica: La
prima fu istituita dopo il fallimento di
una banca privata. Fu chiamata Banco
della Piazza.
Politica estera e militare
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Lega di Cambrai e Agnadello 1509
L'Europa contro Venezia
In seguito all’invasione francese del
1494 (Carlo VIII) Venezia era riuscita
ad ottenere notevoli acquisizioni
territoriali in terraferma mettendo gli
stranieri uno contro l’altro. →risentimento di tutti
Il papa voleva l’intera Romagna,
l’imperatore voleva il Friuli e buona
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parte del Veneto, il re d’Ungheria
voleva la Dalmazia, il re di Francia
voleva il controllo totale della
Lombardia e il re di Spagna aspirava
alla Puglia.
Nel 1508 l'imperatore Massimiliano
d'Austria cercava di penetrare in
Cadore ma veniva sconfitto nella
battaglia di Rusecco, nei pressi di Valle
di Cadore dalle milizie veneziane e
cadorine guidate da Bartolomeo
d'Alviano, costringendo l'imperatore a
chiedere una tregua. Questa vittoria di
Venezia, però, contribuì a completare il
suo isolamento.
Il 10 dicembre 1508 la Lega di Cambrai
univa il pontefice Giulio II, il re Luigi
XII di Francia, l'imperatore
Massimiliano I, il re Ferdinando II
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d'Aragona, Inghilterra, Savoia,
Mantova e Ferrara, mentre Firenze
rimaneva neutrale perché impegnata a
piegare la resistenza di Pisa.
Battuta dai nemici stranieri e italiani,
abbandonata dai nobili e ricchi borghesi
delle sue città di terraferma, i quali
diedero le chiavi di tutte le città ai
francesi, la Repubblica conobbe giorni
di dolore e di disperazione.
Ad Agnadello, il 14 maggio 1509, i
veneziani furono duramente sconfitti
dai francesi, a causa della decisione del
Senato di dividere il comando
dell'esercito tra Bartolomeo d'Alviano e
Niccolò di Pitigliano, il primo
impetuoso, l'altro prudente, i francesi
attaccarono la retroguardia comandata
da Bartolomeo d'Alviano che non fu
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sostenuto dal conte di Pitigliano, che
voleva prima ricevere notizie da
Venezia.
Si cedettero i porti pugliesi per
accordarsi con la Spagna; Ci fu un
successivo rovesciamento delle
alleanze – tutti contro la Francia - e un
ulteriore passaggio di campo di
Venezia, questa volta accanto alla
Francia con il recupero
di Bergamo, Brescia e Verona.
Alla fine di sette anni di rovinosa
guerra si ristabilì il dominio di
terraferma lo "Stato da tera" fino
all’Adda, quale rimase fino alla fine
della Repubblica.
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Ne conseguì che lo Stato "da terra"
assunse la sua forma iniziale attraverso
i 'patti di dedizione' che videro Territori
e Città contrattare in modo effettivo la
loro aggregazione a Venezia.
Queste conservarono, i loro
ordinamenti, le loro amministrazioni, i
loro tributi, le loro culture, le loro
tradizioni. → Es. mancanza della
coscrizione obbligatoria.
Alla fine delle guerre d'Italia, Venezia
aveva consolidato il suo dominio
territoriale, ma si trovava circondata da
potenze continentali (la Spagna nel
Ducato di Milano, l'Impero degli
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Asburgo a nord, l'Impero ottomano ad
oriente), che le precludevano ogni
ulteriore espansione e che, nel caso
dell'Impero ottomano, rappresentavano
una concreta minaccia per i possessi
d'oltremare.
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Lega crociata sotto la guida di Calo V
imperatore- 1537-1540
Nella guerra con i turchi del 1537 1540,
in cui Venezia fu alleata di Carlo V,
Andrea Doria, ammiraglio
dell’imperatore e comandante delle
flotte collegate, aveva istruzioni così
vaghe che non potevano portare al
successo; ordinò la ritirata in un
momento cruciale dello scontro perché
aveva avuto ordini segreti da parte
dell’imperatore di evitare il
combattimento.
Carlo V infatti, si seppe più tardi, aveva
continuato a trattare fino alla vigilia del
disastro con il comandante della flotta
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turca Kahir al-Din perché interessato a
rafforzare le sue posizioni in Africa
settentrionale senza rischiare di recare
vantaggi a Venezia nelle acque greche.
1538: la battaglia di Prevesa
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Ebbe luogo il 28 settembre 1538 vicino
a Prevesa nel nord-ovest della Grecia
tra una flotta ottomana e quella di una
alleanza cristiana voluta dal Papa Paolo
III.
Nel 1537, al comando di una grande
flotta ottomana, Khayr al-Din aveva
occupato un certo numero di isole
dell’Egeo e dello Ionio appartenenti
alla Repubblica di Venezia, in modo da
annettere il ducato di Naxos all’Impero
Ottomano.
Inoltre Khayr al-Din Barbarossa aveva
poi assediato la fortezza veneziana di
Corfù e devastato i possedimenti
spagnoli lungo la costa della Calabria.
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Khayr al-Din Barbarossa
Di fronte a questa minaccia, Papa Paolo
III riuscì nel febbraio 1538 ad unire una
“Lega Santa”, che comprendeva lo
Stato pontificio, la Spagna, la
Repubblica di Genova, la Repubblica di
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Venezia ed i Cavalieri di Malta, per
affrontare Khayr al-Din Barbarossa.
La flotta di Khayr al-Din era composta
da 122 galee e galeotte. Quella della
Lega Santa comprendeva 157 galee, Al
comando generale della flotta vi era
Andrea Doria, l‘ammiraglio genovese
al servizio dell’imperatore Carlo V.
34
Andrea Doria
35
La Lega Santa doveva riunire la sua
flotta nei pressi dell’isola di Corfù.
La flotta papale sotto comando
dell’ammiraglio Marco Grimani
(patriarca di Aquileia) e la flotta
veneziana sotto Vincenzo Capello
arrivarono in anticipo.
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Andrea Doria si unì a loro con la flotta
genovese e spagnola il 22 settembre
1538.
Prima dell’arrivo di Andrea Doria,
Marco Grimani tentò di sbarcare le sue
truppe nei pressi della Rocca di
Prevesa, ma si ritirò a Corfù dopo aver
subito un certo numero di vittime nel
conseguente scontro con le forze
ottomane.
Uno sbarco della Lega Santa ad Azio
probabilmente sarebbe stato necessario
per garantire il successo, ma Andrea
Doria prevedeva una sconfitta sulla
terraferma dopo che la sortita iniziale di
Marco Grimani era stato respinta.
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Due ulteriori tentativi da parte della
Lega Santa di sbarcare a terra le loro
forze, questa volta nei pressi della
fortezza di Prevesa, sulla riva opposta
di fronte Azio, vennero respinti dai
turchi il 25 e 26 settembre.
modellino di un galeone veneziano del 16° sec.
Le due flotte finalmente si
impegnarono il 28 Settembre 1538 nel
Golfo di Arta, nei pressi di Prevesa.
38
La mancanza di vento non era a favore
di Andrea Doria. L’enorme nave
ammiraglia, un enorme Galeone con i
suoi massicci cannoni, era ferma per la
bonaccia a quattro miglia da terra.
Mentre le navi cristiane cercavano di
venire in suo aiuto, fu ben presto
circondata dalle galee nemiche e
impegnata in una furiosa battaglia che
durò ore.
Quando i venti divennero favorevoli, la
flotta cristiana finalmente giunse in
soccorso; nel frattempo Andrea Doria
era riuscito ad eseguire una serie di
manovre volte a richiamare i turchi in
mare aperto.
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la Battaglia navale di Prevesa - 28 settembre 1538
I turchi rapidamente attaccarono le navi
crociate, ma Andrea Doria esitò a
portare il centro della flotta nell’azione
contro l’ammiraglio turco.
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A questo punto Khayr al-Din
approfittò della mancanza di vento per
attaccare le navi d’ appoggio cristiane,
pressoché immobilizzate. Queste navi
caddero come facile preda dei Turchi.
Di conseguenza gli sforzi di Andrea
Doria per intercettare le navi ottomane
con il fuoco dei suoi cannoni, fallì a
causa della distanza eccessiva.
Diverse navi ottomane erano state
gravemente danneggiate, invece, dal
fuoco dei cannoni della nave
ammiraglia veneziana comandata da
Alessandro Condalmiero.
Il mattino dopo, nonostante il vento
favorevole, riluttante a rischiare le navi
spagnole e genovesi (che possedeva
personalmente in un numero
consistente), Andrea Doria lasciò il
41
campo di battaglia diretto verso Corfù,
sordo alle suppliche dei comandanti
veneziani, papali e maltesi che
volevano continuare i combattimenti.
Da ricordare inoltre gli ordini di Carlo
V.
Un trattato di pace fu firmato tra
Venezia e l’Impero Ottomano nel mese
di ottobre 1540, in base al quale ai
turchi andarono i domini veneziani in
Morea, in Dalmazia e le isole dell’egeo
a nord di Creta.
Dopo Prevesa il dominio del mare
passò ai turchi.
Guerra di Cipro e Battaglia di
Lepanto 1568-73
42
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44
Nel 1539 la flotta turca aveva distrutto
Limassol -→ Venezia aveva risposto
rispose con la fortificazione di 3 città:
Famagosta, Nicosia e Kirenia , ma
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molte altre città rimanevano una facile
preda.
Occorre ricordare che nel 1543
Costantinopoli era stata conquistata
dagli ottomani turchi e che una parte
della città era stata colonia veneziana.
Fino al 11 giugno 1569 secondo il bailo
Marcantonio Barbaro (ambasciatore
veneziano presso Costantinopoli) non
c’era stato nessun allarme.
1566 il sultano Yavuz Selim (Selim II)
teneva a corte, come sua concubina
preferita, la suddita veneziana, nata a
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Corfù NUR BANU. Da lei ebbe il
figlio MURAT e la sposò nel 1571.
13 set 1569 – incendio all’Arsenale di
Venezia: cause ipotizzate: a) sospette
infiltrazioni di turchi b) incendio non
doloso.
Nuove navi (galere) vengono costruite
nell’arsenale di Costantinopoli e nei
porti del Mar Nero
Forse il sultano Selim II andrà in
soccorso dei mori in Spagna.
Allestimento di 30 Palanderie (navi da
trasporto per munizioni e cavalli)
inadatte a tratti di mare troppo lunghi.
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Uno dei principali prodotti dell’isola di
Cipro era il sale
L’ebreo portoghese JOAO MIGUES →
banchiere ad Anversa e a metà del
secolo a Venezia; fu bandito dalla città
per motivi economici (eredità che in
parte aveva promesso alla città).
Cambiò nome in don JOSE’ NASI,
diventò consigliere di Selim II e poco
dopo venne decisa la conquista di
Cipro.
Gennaio 1570 – scarsità di grano a
Venezia → importazioni dai territori
ottomani contro l’ordine del sultano
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Motivi e circostanze a favore della
guerra di Cipro (da parte turca)
a) stroncare gli attacchi dei pirati
cristiani che da lì attaccavano le navi
in traffico tra Costantinopoli, Siria,
Egitto e La Mecca
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b) vicinanza geografica all’Anatolia
c) i greci di Cipro odiavano il
dominio veneziano e i turchi
avevano promesso libertà a tutti
28 marzo 1570 il doge Loredan riceve
l’inviato del sultano Kubad
La previsione di armare 150 galere
risultò azzardata a causa delle difficoltà
nel reperire rematori ed equipaggio.
Gli schiavi impegnati sulle galere
veneziane erano o ebrei o musulmani,
ma per amicizia con i turchi, Venezia
non voleva impiegare questi ultimi.
50
Nell’estate del 1570 i turchi
prepararono un’invasione su larga
scala. 60.000 soldati sbarcarono a
Limassol al comando di Mustafà Pascià
senza incontrare resistenza.
Ancora a luglio 1570 Filippo II di
Spagna era sicuro che “alla prima
occasione i veneziani avrebbero fatto la
pace col turco, lasciandolo nei guai” (a
proposito di unire le 3 flotte)
Il 9 settembre 1570 conquistarono
Nicosia
tagliarono la testa al governatore
Nicolò Dandolo.
51
13.719 persone ridotte in schiavitù –
documento che ne riporta la tassa di
vendita.
Quasi tutte le chiese con edifici
pubblici e ricchi palazzi furono
saccheggiati.
Totale dei deportati dall’isola come
schiavi 75000.
Conversioni di facciata all’islam;
successiva liberazione contro
pagamento di un riscatto e
dichiarazione di fedeltà al cattolicesimo
rese al Sant’Uffizio
Settembre 1570 – la flotta cristiana
(venezia+alleati pontifici e spagnoli –
52
questi ultimi, al comando di Gian
Andrea Doria, avevano ricevuto ordini
ambigui) arriva vicino a Cipro ma,
appresa la notizia della caduta di
Nicosia, decide di tornare indietro.
Ottobre 1570 anche Creta (Candia)
viene attaccata dai turchi, ma resiste.
Durante l’inverno 1570/71 riprendono
le trattative per costituire una Lega
contro i turchi firmando un patto tra il
promotore papa Pio V, Filippo II e
Venezia – →→senza esito.
Problema del comando unificato:
no ad Gian Andrea Doria,
53
sì a Giovanni d’Austria (fratello di
Filippo II), con luogotenente
l’ammiraglio pontificio Colonna.
Iacopo Ragazzoni nel frattempo viene
incaricato da Venezia di trattare a
Costantinopoli una pace separata.
Dal 1 aprile 1571 Sebastiano Venier al
comando dei Veneziani
25 maggio 1571 – firma della Lega
6 Agosto 1571 – resa di Famagosta
Marcantonio Bragadin scorticato vivo
Il Comandante Marco Antonio
Bragadin venne tenuto in vita per 11
giorni dopo la cattura, poi il 17 Agosto
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1571 fu legato e condotto per le vie di
Famagosta, ricevendo insulti e
percosse.
Infine venne legato ad un tavolo, qui
mozzate orecchie e naso, oltre a
subire altre mutilazioni, quindi venne
scorticato vivo.
Venne squartato e le sue membra
vennero lanciate ai soldati turchi,
mentre la sua pelle venne riempita di
paglia e, ricucita a mò di manichino, fu
fatta girare per le strade sulla groppa di
un bue, assieme alle teste di Alvise
Martinengo, Gian Antonio Querini e
Andrea Bragadin ( suo fratello), quindi
55
issato sul pennone della galera di Lala
Pascià che partì per Costantinopoli.
56
7 ottobre 1571 battaglia tra Lepanto e
Patrasso
Cause della vittoria della lega cristiana
a) sproporzione nel numero dei
pezzi di artiglieria (cannoni e
archibugi)
b) differenza nella loro collocazione
a bordo delle navi (prua, poppa e lati
– flotta cristiana) –
solo a prua – flotta turca
c) superiorità numerica degli uomini
in grado di usare le armi (addetti
all’artiglieria, soldati e rematori
sferrati cioè senza catene)
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Da ricordare anche le notevoli perdite
della flotta veneziana.
Perché non approfittare della
sconfitta turca?
Spedizione iniziata ma non conclusa
del 1572 –
lo scontro decisivo, previsto nelle acque
di Corfù, non avvenne per i ritardi degli
spagnoli ancora guidati da don
Giovanni d’Austria, che su ordine di
Filippo II,
non voleva avvantaggiare Venezia, più
tardi la flotta turca si era rifugiata a
Modone e gli spagnoli, con il pretesto
58
della scarsità di viveri, si ritirarono a
Messina
Nel febbraio del 1573 Venezia non
rinnovò il patto della Lega in quanto
non si fidava più degli spagnoli e le
promesse di aiuto da parte del nuovo
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pontefice Gregorio XIII erano troppo
vaghe.
7 marzo 1573 Venezia firmò la pace –
perdita di Cipro, Dulcigno, Sapotò e
Antivari (costa montenegrina)
Pagamento indennità di guerra
Tributo annuo per conservare Zante.
Cipro per i 3 secoli successivi rimase
sotto dominio turco.
""...Dopo la pace del 1573 - scrive il
Battistella- Venezia non è più una
grande potenza, quantunque per oltre
due secoli ancora il suo nome risuoni
famoso nel mondo per la saggezza del
suo governo, per lo splendore della
60
sua civiltà, per l'opera sagace della
sua diplomazia, per gli ultimi trionfi
delle sue armi. Perdute la Morea, le
Cicladi, Negroponte, Cipro, essa non
ha più che la colonia di Candia; ormai
il suo impero marittimo, percorsa la
sua parabola, declina rapido al
tramonto e la grande Repubblica
marinara, si può asserire, non fa che
sopravvivere a se stessa.
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