Note su tensioni e correnti alternate. Corso di Metodi di Trattamento del Segnale A.A. 2006-2007 Edoardo Milotti Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 In elettronica si manipolano segnali che variano nel tempo, e per questo motivo è importante conoscere bene il formalismo delle serie e delle trasformate di Fourier (e più avanti anche le trasformate di Laplace). In questo formalismo i segnali vengono decomposti in somme di segnali sinusoidali, e quindi a ciascuna componente sinusoidale si può applicare il formalismo delle tensioni e correnti alternate. Quando ci sono tensioni e correnti variabili, diventano importanti anche altri fenomeni oltre alla dissipazione resistiva. In particolare acquistano importanza le energie accumulate nei campi elettrici dei condensatori e nei campi magnetici delle induttanze. A proposito di questi componenti ricordiamo soltanto i due seguenti risultati: - la tensione V ai capi di un condensatore è correlata alla carica accumulata Q dalla relazione dQ dV Q=CV, e C è una costante detta capacità del condensatore. Quindi la corrente è I = . Il =C dt dt simbolo circuitale della capacità è il seguente: - la tensione V ai capi di un'induttanza è legata alla variazione di corrente nell'induttanza dalla dI relazione V = L , dove L è una costante detta induttanza. Il simbolo circuitale dell'induttanza è il dt seguente: Le equazioni di Kirchhoff continuano a mantenere la loro validità, almeno fintantoché la velocità di variazione della tensione non è troppo elevata1. Consideriamo ad esempio il seguente circuito: Il generatore GEN produce una tensione V=V(t), allora applicando la legge di Kirchhoff per le tensioni, si ottiene l'equazione differenziale V (t) = L dI dt Le equazioni di Kirchhoff continuano ad essere valide fino a quando la lunghezza d’onda = c , dove è la più alta frequenza contenuta nel segnale, è maggiore delle dimensioni fisiche del circuito. Quando ciò non è più vero allora diventano importanti gli effetti di irraggiamento elettromagnetico. In questo caso si possono continuare ad utilizzare le leggi di Kirchhoff se si introducono delle capacità e delle induttanze fittizie che tengono conto degli effetti radiativi. 2 1 Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 e quindi, integrando t I(t) = I(0) + 1 V (t ')dt ' L 0 La soluzione non è sempre così semplice: poiché in generale ci sono anche delle capacità, le dV equazioni di Kirchhoff contengono sia dei termini del tipo I = C , sia dei termini del dt dI tipo V = L . Derivando ancora una volta rispetto al tempo i termini di tipo capacitivo, si ottiene dt 1 d 2V 1 dI = V . Così, in generale, si passa da un insieme di 2n qualcosa di questo tipo: 2 = C dt LC dt equazioni differenziali di primo ordine per 2n variabili, ad un insieme di n equazioni differenziali di secondo ordine per n variabili. Il circuito RC. Si consideri ora il circuito mostrato qui sotto: Il generatore di tensione GEN produce una tensione variabile nel tempo V=V(t), e così l'equazione di Kirchhoff relativa alla sola maglia che c'è è V (t) = Poiché I = Q + RI C dQ dt V (t) = Q dQ +R C dt e questa è un'equazione differenziale ordinaria di primo ordine, lineare e non-omogenea. Noi qui non discutiamo il caso più generale possibile, ma prendiamo una tensione V0 V (t) = 0 se t 0 se t < 0 e supponiamo che il condensatore abbia una carica iniziale (al tempo t=0) Q0. L'equazione omogenea associata, che in questo caso è 3 Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 R dQ Q + =0 dt C si risolve facilmente riscrivendola nella forma dt dQ = RC Q e da questa si vede immediatamente che la soluzione generale dell'equazione omogenea è Q(t) = Aet / RC (A è una costante di integrazione da determinare). È facile inoltre vedere che una soluzione particolare dell'equazione non omogenea è Q = CV0, e quindi la soluzione generale dell'equazione differenziale non-omogenea è Q(t) = Aet / RC + CV0 e se la carica inizialmente presente sul condensatore è Q0, allora A=Q0 - CV0, così che Q(t) = (Q0 CV0 )et / RC + CV0 Da quest'ultima equazione si trova l'andamento della corrente: 0 dQ I(t) = = dt CV0 Q0 t / RC e RC se t<0 se t 0 e perciò se il condensatore è inizialmente scarico, e t > 0 ( Q(t) = CV0 1 et / RC V0 t / RC I(t) = e R ) e le figure seguenti mostrano il comportamento di carica e corrente in quest'ultimo caso (nel caso della carica viene mostrato anche il livello a cui la curva tende asintoticamente): 4 Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 Circuiti e reti in AC: soluzioni asintotiche e formalismo complesso In generale i circuiti che contengono elementi lineari come resistenze, induttanze e capacità vengono descritti da equazioni differenziali del tipo N an n=0 dny = V (t) dt n dove y(t) è una delle tensioni interne, o una corrente, o una carica, e V(t) è un termine forzante, che corrisponde di solito ad una tensione. Adesso introduciamo la trasformata di Fourier V ( ) del termine forzante V (t) = 1 2 + V ( )e i t d i t d e la trasformata di y(t) y(t) = 5 1 2 + Y ( )e Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 Abbiamo visto sopra che dal punto di vista fisico quello che conta è la parte reale di queste espansioni, in altre parole se consideriamo una certa frequenza ben definita, il contributo di questa componente al segnale fisicamente osservato è Re V ( )ei t = Re V ( ) ei ei t = V ( ) cos ( t + ) Sostituendo nell’equazione differenziale troviamo N a n n=0 1 2 + n i t (i ) Y ( )e d = 1 2 + V ( )e i t d da cui si trova N a (i ) Y ( ) = V ( ) n n n=0 e quindi Y ( ) = V ( ) N a (i ) n n n=0 Infine dalla soluzione appena trovata si ottiene la funzione y(t): y(t) = 1 2 + i t Y ( )e d = 1 2 + V ( ) N a (i ) ei t d n n n=0 La soluzione Y ( ) = V ( ) N a (i ) n n n=0 trovata nel caso di una singola componente di Fourier è la base del formalismo delle correnti e delle tensioni alternate: consideriamo ad esempio il circuito RC studiato in precedenza, in quel caso avevamo trovato Q dQ V (t) = + R C dt quindi, sulla base di quanto appena visto Q( ) = V ( ) 1 + i R C Possiamo trasformare le osservazioni che abbiamo appena fatto in una ricetta utile e pratica notando che conosciamo già che le leggi che regolano il comportamento di induttanze e capacità: indichiamo con il segno ˆ le ampiezze complesse e proviamo a vedere che accade se le tensioni e le correnti sono, rispettivamente, V̂0 ei t e Iˆ0 ei t : 6 Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 I =C dV dt Iˆ0 ei t = C iV̂0 ei t V̂0 = 1 ˆ I0 i C V=L dI dt V̂0 ei t = L i Iˆ0 ei t V̂0 = i L Iˆ0 Dunque, utilizzando il formalismo di Fourier, troviamo che per capacità e induttanze vale una relazione lineare che è formalmente identica alla legge di Ohm V̂0 = Z Iˆ0 e che per questo si chiama legge di Ohm generalizzata. La quantità Z che compare nella formula 1 si chiama impedenza e vale Z = nel caso delle capacità e Z = i L nel caso delle induttanze. i C Ovviamente nel caso delle resistenze vale ancora la legge di Ohm: V = RI V̂0 ei t = R Iˆ0 ei t V̂0 = R Iˆ0 e quindi per una resistenza Z = R . Poiché le leggi di Kirchhoff valgono ancora (se la frequenza non è troppo elevata ...) questo significa che se è presente un solo termine forzante proporzionale a ei t allora possiamo trovare le soluzioni asintotiche semplicemente applicando le leggi di Kirchhoff e la legge di Ohm generalizzata, senza mai risolvere esplicitamente le equazioni differenziali che descrivono il circuito. Introduciamo infine un pò di nomenclatura di uso corrente: l'inverso della resistenza si chiama conduttanza e si indica di solito con la lettera G e l'inverso dell'impedenza si chiama ammettenza. e si indica di solito con la lettera Y. L'impedenza complessa viene spesso scomposta in due parti, una puramente reale, la resistenza, e una puramente complessa, la reattanza X, e questo si scrive di solito nella forma Z = R + iX . Potenza media dissipata, valori efficaci e fattore di potenza Si ricordi ora che la potenza è data dal prodotto V·I, e quindi in un circuito in corrente alternata la potenza istantanea è data dalla formula W (t) = V (t) I(t) Se prendiamo una tensione che varia sinusoidalmente V (t) = V0 cos t , allora la corrente si esprime con un termine che ha la stessa frequenza più un certo sfasamento: I(t) = I 0 cos( t + ) . Quindi W (t) = V0 I 0 cos t cos( t + ) VI = 0 0 ( cos(2 t + ) + cos ) 2 7 Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 In generale si preferisce prendere il valore medio che è dato da W = V0 I 0 cos = Veff I eff cos 2 dove sono state introdotte la tensione e la corrente efficaci Veff = V0 I e I eff = 0 . La quantità cos 2 2 è detta fattore di potenza. Circuiti RC e comportamento nel dominio delle frequenze Come esempio del formalismo complesso consideriamo nuovamente il circuito RC e supponiamo che il generatore di tensione GEN produca una differenza di potenziale V (t) = V0 cos t , allora l'estensione complessa di questa differenza di potenziale è V (t) = V̂0 ei t con V̂0 = V0 . Come abbiamo visto, l'equazione differenziale che descrive il circuito è dI dV I = +R dt dt C iV̂0 ei t = Iˆ0 ei t + R i Iˆ0 ei t C V̂0 = Iˆ0 1 + RIˆ0 = + R Iˆ0 i C i C 1 + R . Perciò e quindi l'impedenza equivalente di capacità e resistenza in serie è proprio Z = i C la corrente fornita dal generatore è data dall'espressione i CV̂0 V̂ V̂0 = Iˆ0 = 0 = 1 (1 + i RC ) Z + R i C e quindi, tornando alla parte reale, 8 Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 V̂ ei t 0 I(t) = Re 1 + R i C i CV0 ei t = Re (1 + i RC ) . CV0 ei t ei( /2 arctan RC ) = Re 1 + 2 R 2C 2 CV0 cos t + arctan RC = 2 2 2 2 1+ R C Possiamo allora calcolare altre due quantità: - la tensione ai capi del condensatore è V̂C = 1 1 Iˆ0 = V̂0 = V̂0 ei arctan RC 2 2 2 i C (1 + i RC ) 1+ R C La figura che segue mostra l'andamento della funzione 1 1 + 2 R 2C 2 in funzione della variabile adimensionale RC (che però è proporzionale alla frequenza): - la tensione ai capi della resistenza è V̂R = RIˆ0 = i RC RC V̂0 = V̂ ei(arctan RC /2) 2 2 2 0 (1 + i RC ) 1+ R C La figura che segue mostra l'andamento della funzione 9 RC 1 + 2 R 2C 2 in funzione di RC : Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 È particolarmente importante notare che la corrente che passa nel circuito è sfasata rispetto alla tensione prodotta dal generatore, e che lo sfasamento è espresso dal termine esponenziale ei( /2 arctan RC ) . Anche le altre tensioni che abbiamo analizzato sono sfasate rispetto alla tensione del generatore. Questa è una caratteristica importante del formalismo complesso: non basta l'intensità a caratterizzare il comportamento di una quantità, è necessario anche lo sfasamento. Circuito LRC in serie e Q-valore. Si consideri ora il circuito LRC in serie mostrato nella figura seguente: Il generatore di tensione GEN produce una tensione variabile nel tempo V=V(t), e così l'equazione di Kirchhoff relativa alla sola maglia che c'è è V (t) = Q dI + RI + L C dt o meglio L d 2Q dQ Q +R + = V (t) dt C dt 2 e questa è un'equazione differenziale ordinaria di primo ordine, lineare e non-omogenea. L'equazione omogenea associata in questo caso è L 10 d 2Q dQ Q +R + =0 2 dt C dt Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 e si vede subito che essa coincide formalmente con l'equazione del moto di un oscillatore armonico smorzato, e in particolare si può introdurre una corrispondenza diretta tra quantità elettriche e quantità meccaniche. Nel caso dell'oscillatore armonico smorzato di tipo meccanico, l'equazione differenziale per l'ampiezza delle oscillazioni è: m d2x dx = kx , 2 dt dt dove m è la massa dell'oscillatore, k è la costante elastica della molla e è il coefficiente di attrito; si può facilmente stabilire una corrispondenza tra quantità meccaniche e quantità elettriche k 1/C, R, m L. Soluzione nel dominio del tempo Funzioni esponenziali del tipo Q = et costituiscono una base di soluzioni per equazioni differenziali lineari, perciò sostituendo una funzione di questo tipo nell’equazione differenziale del circuito si trova 1 + R + 2L = 0 C e dunque si ottengono le due soluzioni = Adesso scriviamo 0 = R R2 1 ± 2 2L LC 4L 1 R e , allora L LC = 2 ± 02 2 4 Sono possibili 3 casi: a. 2 02 > 0 4 caso sovrasmorzato: i due valori di sono entrambi reali e negativi; b. 2 02 = 0 4 caso smorzato criticamente: c'è un solo , ed è reale e negativo; 11 Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 c. 2 02 < 0 4 caso sottosmorzato: i due valori di sono complessi coniugati, la parte reale di è sempre negativa; e in questi tre casi la soluzione generale dell'equazione differenziale è: a. 2 2 A exp + 02 t + B exp 02 t 4 4 2 2 b. e t 2 (A + Bt) c. e t 2 it Ae 02 2 4 + Be it 02 2 4 t 2 2 2 2 + i(A B)sin t = e 2 (A + B)cos t 0 0 4 4 Dobbiamo trovare ancora una soluzione particolare dell'equazione non-omogenea. Soluzione nel dominio della frequenza Se la tensione del generatore varia sinusoidalmente, allora è possibile utilizzare il formalismo delle tensioni e correnti complesse. Il circuito è descritto da un'unica equazione di Kirchhoff: 1 ˆ V̂ = R + i L + I i C e dunque la corrente che passa nella maglia è Iˆ = V̂ 1 R + i L C Come al solito Iˆ e V̂ sono ampiezze complesse; V̂ è dato, e troviamo dunque modulo e fase di Iˆ : | Iˆ |= | V̂ | 1 R2 + L C 2 | V̂ | = R 1+ ( 2 02 )2 2 2 1 L 2 2 C = Arg(V̂ ) arctan 0 Arg( Iˆ ) = Arg(V̂ ) arctan R 12 Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 Da queste due formule si vede che la corrente ha ampiezza massima e sfasamento nullo rispetto la 1 tensione in corrispondenza alla frequenza di risonanza 0 = . LC Le due figure che seguono mostrano come variano - in funzione della frequenza - l'ampiezza della corrente e il suo sfasamento rispetto la tensione. Ampiezza e fase della corrente nel circuito risonante in serie in funzione della frequenza. La curva di risonanza Calcoliamo ora la potenza assorbita dal generatore: W = dove il fattore di potenza è 13 | V̂ | | Iˆ | | V̂ |2 cos = 2 2R cos 1+ ( 2 02 )2 2 2 Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 2 02 = cos = cos arctan 1 2 02 1+ 2 e perciò la potenza media assorbita è data dall'espressione W = | V̂ |2 2 2 . 2 2 2R + ( 2 02 )2 La funzione f ( ; 0 , ) = 2 2 2 2 + ( 2 02 )2 descrive la curva di risonanza del circuito. Per frequenze vicine alla curva di risonanza si preferisce approssimarla come segue: f ( ; 0 , ) = La funzione 2 4 2 2 02 2 = 2 2 + ( 0 )2 ( + 0 )2 02 2 + 4 02 ( 0 )2 2 4 + ( 0 )2 2 4 compare in molti settori della Fisica con nomi diversi, curva 2 4 + ( 0 )2 Lorentziana, distribuzione di Breit e Wigner e in teoria della probabilità, densità di probabilità di Cauchy. Curva di risonanza calcolata con 0 = 10 e = 1 (in unità di frequenza arbitrarie). Si noti che la curva di risonanza ha un valore corrispondente a metà di quello di picco quando 2 4 = ( 0 )2 cioè quando = ± / 2 , e quindi è la larghezza a metà altezza della curva di risonanza. 14 Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 Energia di un oscillatore forzato e Q-valore Per tempi molto lunghi rispetto alla durata dei transienti, un oscillatore forzato da una forza periodica raggiunge uno stato di equilibrio dinamico nel quale l'energia che viene dissipata è uguale a quella fornita dalla forza esterna. Ovviamente questo è vero solo in media, infatti l'attrito è proporzionale alla velocità e quindi è massimo quando l'energia cinetica è massima. D'altra parte l'oscillatore immagazzina energia sia sotto forma di energia cinetica sia sotto forma di energia potenziale, e quindi l'attrito non è proporzionale, istante per istante, all'energia totale immagazzinata nell'oscillatore. Inoltre abbiamo appena visto che in generale c'è un certo sfasamento tra ampiezza dell'oscillazione e termine forzante, e queste considerazioni mostrano che non ha molto senso effettuare un confronto istantaneo. Però è facile fare un confronto ciclo per ciclo, definiamo dunque due quantità medie, l'energia media immagazzinata e la potenza media assorbita nel caso di un oscillatore meccanico forzato da F = F0 cos( t + ) : E = Energia cinetica + Energia potenziale = ( 1 m x 2 + m 02 x 2 2 ) = m2 ( 2 + 02 ) x 2 W = F x = (m x + mx + m 02 ) x = m x 2 = m 02 x 2 (esercizio: giustificare i passaggi). Durante ogni periodo T l'oscillatore perde una certa frazione f dell'energia totale immagazzinata, e riceve altrettanta energia dall'esterno, perciò deve valere l'uguaglianza f E =T W e quindi E 1 2 + 02 = = f T W 2 02 T Quando ci si trova sulla risonanza si introduce il Q-valore o fattore di qualità dell'oscillatore o fattore di merito, e si scrive: Q= E 2 = 0 = 0. f W Il Q-valore è legato al tempo di decadimento dell'oscillazione, e questo si vede subito notando che se si elimina la forza esterna allora la variazione in un periodo dell'energia immagazzinata è E =f E = e quindi, 15 2 E Q Edoardo Milotti – Tensioni e correnti alternate – Corso di Metodi di Trattamento del Segnale – A.A. 2006-2007 E d E 0 E = E dt T Q e questa eq. differenziale si integra immediatamente e si trova E = E 0 e t . Perciò = 1 è il tempo di decadimento dell'oscillazione, e Q = 0 . 16