Shakespeariana - Comune di Lecco

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“SHAKESPEARIANA”
Filmografia
AMLETO
Amleto (Hamlet) di Laurence Olivier 1948
DR 720
Forse il più famoso di tutti gli adattamenti cinematografici di Shakespeare, nel 1948 fu premiato con cinque
Oscar: miglior film, regia, interpretazione (di Olivier), fotografia, scenografia e costumi. Molti movimenti di
macchina e profondità di campo, molte acrobazie di Olivier, ardita all’epoca la interpretazione psicanalitica
dei rapporti tra Amleto e Gertrude.
Un Amleto di meno di Carmelo Bene 1973
DR 1168
Basato sul testo “Amleto ovvero le conseguenze della pietà filiale”. E’ una geniale e personalissima
rivisitazione di Carmelo Bene, con il monologo trasformato in “avere o non avere” e i personaggi riletti in
chiave acutamente satirica.
Amleto si mette in affari di Aki Kaurismaki 1987
GR KAU AML
Dialoghi per metà Shakespeare e per metà Kaurismaki, in un adattamento moderno della storia, tra segherie e
anatroccoli di plastica. Un omaggio al B movie classico, tra noir e commedia. Laconico come sempre.
I cattivi dormono in pace di Akira Kurosawa 1960
GR KUR CAT
In una grande società immobiliare è in corso una vendetta mascherata da lotta per il potere. Kurosawa
inserisce la storia del suo personaggio protagonista, ossessionato dall’idea di vendicare l’assassinio del
padre, nel Giappone moderno. Il film rievoca atmosfere da anni ‘40 e ha riferimenti evidenti all’Amleto.
Hamlet di Kenneth Branagh 1996
DR 436
La versione di Branagh di Amleto è la prima versione completa (4 ore) mai portata sullo schermo. In 70 mm,
con un cast anglo-americano straordinario e ambientazione nei primi decenni del 1900.
Sfida infernale (My Darling Clementine) di John Ford 1946
GR FOR SFI + GR FOR SFI A
Wyatt Earp diventa sceriffo per scoprire gli uccisori del fratello. Con l’aiuto di Doc Holliday, ex chirurgo
malato e gran bevitore, si scontra con la banda dei Clanton il 26 ottobre 1880. Doc Holliday trova tutta la sua
dimensione tragica quando, in un saloon, recita il monologo di Amleto al posto dell’attore ubriaco che ne ha
dimenticato le parole.
ANTONIO E CLEOPATRA
Cleopatra di Joseph Mankiewicz 1963
S 35
Dopo aver avuto un figlio da Giulio Cesare, ucciso nel 44 avanti Cristo, la regina d’Egitto si consola con
Marc’Antonio che deve vedersela con Cesare Ottaviano. La battaglia navale di Azio è decisiva.
Marc’Antonio si uccide. Cleopatra lo imita. Chiaramente debitore a Shakespeare nella seconda parte
(i rapporti tra Cleopatra e Antonio). E’ il film che affossò, col suo colossale fiasco, le finanze della Fox e lo
studio system tradizionale.
LA BISBETICA DOMATA
Baciami, Kate! di George Sidney 1953
(in consultazione)
M 79
Trasposizione del musical di Cole Porter, ispirato a “La bisbetica domata” di Shakespeare. Su un
palcoscenico di Broadway il regista e la prima attrice hanno nella realtà una relazione burrascosa come
quella della finzione. Forse il più bell’adattamento cinematografico della commedia shakespeariana.
La bisbetica domata di Franco Zeffirelli 1967
CM 181
Lucenzio ama Bianca, ma il matrimonio non si può celebrare finché non si trova un marito alla terribile
sorella di lei, Caterina. Allettato dalla dote, Petruccio la impalma, ma dovrà ricorrere alle maniere forti per
trasformarla in una buona moglie. Esibizioni plateali della coppia divistica (Richard Burton e Liz Taylor) più
famosa e rissosa dell’epoca.
Un uomo tranquillo di John Ford 1952
GR FOR UOM
Ex pugile statunitense, con un avversario morto sulla coscienza, torna nella natia Irlanda per trovare la pace e
una moglie. Deve affrontare un omerico incontro di pugilato per conquistare sul campo la donna amata. Nei
duetti-duelli tra John Wayne e Maureen O’Hara, c’è tutto lo spirito della commedia di Shakespeare. I
riferimenti a Shakespeare nell’opera di Ford sono sotterranei ma frequentissimi.
ENRICO IV
Belli e dannati di Gus Van Sant 1991
DR 646
Trasposizione contemporanea di “Enrico IV”. Vagabondaggio tra Seattle, Portland e Roma di un principe
Hal in versione moderna di nome Scott Favor, con il suo amico Mike. A Portland, molte scene e dialoghi
shakespeariani con un Falstaff straccione e carismatico di nome Bob Pidgeon.
Falstaff di Orson Welles 1966
GR WEL FAL
Enrico IV, primo monarca Lancaster, regna in Inghilterra; quando muore gli succede, con il nome di Enrico
V, il principe Hal che rinnega Falstaff, il suo vecchio compagno di crapule e sregolatezze, e lo esilia. E’
tratto, oltre che da “Enrico IV”, dal ”Enrico V, da “Le allegre comari di Windsor, da “Riccardo II” e da “The
Chronicles of England” di Raphael Holinshed (per il commento). E’ il più shakespeariano di tutti i film
shakespeariani.
ENRICO V
Enrico V di Laurence Olivier 1944
DR
20
Nel 1603 al Globe Theater di Londra si mette in scena Enrico V, dramma storico in cui si rievocano le gesta
del re che nel 1415 sconfisse l’esercito francese, numericamente superiore, nella battaglia di Azincourt.
Grande film shakespeariano e una grande tappa nell’uso del colore al cinema. Gioca abilmente sul passaggio
dal teatro al cinema. La scena della battaglia, ispirata a Paolo Uccello e a Ejzenstejn, fu girata in Irlanda.
Enrico V di Kenneth Branagh 1989
DR 1198
E’ il debutto alla regia cinematografica di Branagh, che sfida apertamente il mito di Olivier: il suo ‘Enrico’ è
fangoso e dubbioso, la sua guerra tutt’altro che trionfante. Aggiunge brani di “Enrico IV - parte prima”, con
il personaggio di Falstaff e mostra l’esecuzione di Bardolfo (che nel testo è fuori scena).
GIULIO CESARE
Giulio Cesare di Joseph Mankiewicz 1953
DR 813
Nell’anno 44 a.C. Cassio e Bruto capeggiano una congiura contro Giulio Cesare che viene ucciso il 23
marzo, Marc’Antonio si oppone, conquistando il favore popolare. Risonante cast anglo-hollywoodiano per
uno degli Shakespeare cinematografici più ambiziosi, che rispetta il testo senza perdere di vista i valori
produttivi e filmici e che riesce a rileggere i personaggi e l’intrigo politico in chiave moderna.
MACBETH
Macbeth di Orson Welles 1948
GR WEL MAC + (in consultazione) GR WEL MAC A
Il primo dei grandi film shakespeariani portati a termine da Orson Welles, girato a basso costo (65.000
dollari) e in 27 giorni, (ma dopo quattro mesi di prove) con scenografie di cartone incatramato, costumi
barbarici, atmosfere nebbiose per mimetizzare la povertà dell’impianto. Welles pretese che tutti gli attori
recitassero con forte accento scozzese. Le prime reazioni del pubblico furono negative, perciò il film fu
doppiato in inglese e ridotto a 89 minuti.
Macbeth di Roman Polanski 1971
GR POL MAC
Versione realistica, quasi quotidiana e, nello stesso tempo, feroce, intrisa visivamente di sangue. Polanski
non ha esitazioni né rispetto al testo teatrale, né rispetto a un uso totalmente cinematografico della macchina
da presa. Uno degli Shakespeare cinematografici maggiori.
Macbeth di Bela Tarr (come contenuto speciale in L’uomo di Londra) 1982
GR TAR UOM
E’ la versione, concentrata in un solo lunghissimo piano sequenza, del grande regista ungherese. Rende tutta
la sotterranea claustrofobia dell’opera e ne esalta la spietatezza. Film pochissimo noto ma originale.
Il trono di sangue di Akira Kurosawa 1957
GR KUR TRO
Straordinaria combinazione di teatro No, di epica samurai e di furori shakespeariani per il primo degli
adattamenti firmati da Kurosawa, è considerato il più grande Macbeth cinematografico. Ambientato nel
Giappone del XVI secolo, fa emergere tutta la forza narrativa del drammaturgo e quella visiva del regista. Il
titolo originale significa: “Il castello della ragnatela”.
IL MERCANTE DI VENEZIA
Il mercante di Venezia di Michael Radford 2004
DR 1268
Radford lavora di sottrazione sul testo originale, ma aggiunge una sequenza iniziale ambientata nel ghetto. Il
risultato è la confezione di un film in costume filologicamente corretto, un Pacino appassionato recita a
briglia sciolta e ha il suo momento di gloria attoriale nella famosa tirata del 3° atto. Esterni a Venezia e in
due ville venete, interni in Lussemburgo.
MOLTO RUMORE PER NULLA
Molto rumore per nulla di Kenneth Branagh 1993
CM 566
Dopo “Enrico V” e prima di “Amleto” Branagh torna a Shakespeare con una vera festa di gioia e di dolore.
Poche digressioni e quasi tutte giustificate: l’azione si sposta da Messina al grande giardino all’italiana di
una villa nel Chianti, da un preciso contesto storico ad una atmosfera di ilare e pagana sensualità. Ha
americanizzato la sua scrittura nella scelta degli interpreti, nelle cadenze western, nelle impennate liriche.
OTELLO
Che cosa sono le nuvole? (Episodio di Capriccio all’italiana) di Pier Paolo Pasolini 1967
CM 175
Uno dei grandi cortometraggi di Pasolini, inseriti in quegli anni nei film a episodi, che mette in scena un
“Otello” recitato da attori-marionette in un teatrino di periferia. Il pubblico schiamazza e si ribella
all’andamento della storia. Totò-Jago e Ninetto-Otello finiscono tra l’immondizia, da dove finalmente
possono vedere le nuvole.
Doppia vita di George Cukor 1947
DR 1094
A furia di recitare Otello sulla scena, un attore si fa possedere dal personaggio. Geloso della ex moglie e del
suo agente, scambia per Desdemona una povera cameriera di facili costumi. Doppio epilogo tragico. E’ una
commedia che passa al thriller e poi al melodramma e un classico delle riletture shakespeariane di genere che
valse a Ronald Colman un Oscar.
Othello di Dimitri Buchowetzi 1922
MU 23
Basato sia sul dramma di Shakespeare che sulle fonti originali, un grande gioco istrionico tra l’Otello
imponente di Jannings e lo Jago insinuante di Krauss.
Othello di Orson Welles 1949-1952
GR WEL OTH
Una produzione difficoltosissima per uno dei capolavori del cinema shakespeariano, impressionante dal
punto di vista visivo, ossessionante da quello psicologico. Riprese durate 3 anni, con il set che si spostava dal
Marocco all’Italia e l’interprete di Desdemona che cambiava. Montaggio ingegnosissimo e una sequenza di
apertura (i funerali incrociati) sublime.
RACCONTO D’INVERNO
Racconto d’inverno di Eric Rohmer 1991
GR ROH INV
La vita di Félicie cambia completamente dopo che assiste a una rappresentazione di “Racconto d’inverno”,
nel quale ritrova assonanze con la propria situazione personale. Rohmer tesse la sua storia con lo stesso tono
dolceamaro e lo stesso senso favolistico di Shakespeare.
RE LEAR
Amaro destino (House of Strangers) di Joseph Mankiewicz 1949
DR 1071
Film aspro e barocco ispirato a ‘Re Lear’, è un mélo familiare che sfuma nel noir, con un patriarca italoamericano tirannico, tradito da tre dei suoi quattro figli. Sia lo sceneggiatore Philip Jordan che il regista
Joseph Mankiewicz, ritorneranno spesso a soggetti di ispirazione shakespeariana.
Ran di Akira Kurosawa 1985
GR KUR RAN
Figli invece che figlie ribelli nella seconda trasposizione shakespeariana di Kurosawa che è ambientata nel
medioevo giapponese, tra i signori della guerra. E’ basato sia su ‘Re Lear’ che sulla storia di Motomari Mori,
un signore feudale che un giorno decise di dividere il suo regno tra i tre figli. Ran in giapponese significa
caos, follia.
Re Lear di Peter Brook 1970
DR 323
Basata su una precedente regia teatrale di Brook e filmata tra i rigori dell’inverno danese, è una delle versioni
definitive del dramma e, in assoluto, uno dei maggiori film shakespeariani. Apocalittico e terribile, è
dominato dall’interpretazione secca di Paul Scofield.
Re Lear di Jean Luc Godard 1987
GR GOD REL
Geniale come sempre, è un poliedrico ‘pastiche’ godardiano dove si incontrano uno scrittore (Norman
Mailer), un mafioso in pensione che detta le sue memorie (Don Learo), un investigatore letterario della
divisione culturale della Cannon (William Shakespeare V), Cordelia, Edgar e il Professore (Godard stesso,
con i capelli alla rasta, dai quali ciondolano lampadine e sonagli).
L’uomo di Laramie di Anthony Mann 1955
W 5
Capitano statunitense si finge mercante e va in Messico per scoprire chi vende fucili agli Apaches. Il suo
compito è duramente ostacolato dal figlio di un ricco proprietario. Sceneggiato da Philip Jordan, che aveva
scritto ‘Amaro destino’, è un western ispirato al mito di Lear, che riecheggia nella cecità del vecchio Alec e
nel tradimento che il patriarca sente di subire dai tre ‘figli’.
RICCARDO III
Riccardo III di Laurence Olivier 1955
DR 1299
Gotica, teatrale, estrema, è forse la migliore delle tre riduzioni shakespeariane di Olivier (anche se all’epoca
fu criticata per i suoi eccessi visivi di matrice espressionista). La macchina da presa è tutta guidata dal
protagonista, che si rivolge spesso al pubblico. Famoso come il film che è interpretato da quattro baronetti:
con Olivier, John Gielgud, Ralph Richardson, Cedric Hardwicke.
Riccardo III: un uomo, un re di Al Pacino 1996
DR 597
Non è un film “da”, ma “su” “Riccardo III”. Prodotto da Al Pacino e realizzato nel corso di tre anni, nei
momenti liberi dell’attore dagli impegni hollywoodiani, è quasi un docu-drama: il dramma sono le scene del
testo shakespeariano, il documentario le interviste e le discussioni intorno all’attualità di Shakespeare. Tutti
gli interpreti hanno aderito per passione.
La torre di Londra di Roger Corman 1962
DR 799
E’ un libero adattamento cormaniano, tra mélo e horror. Vincent Price che, nella versione del 1939 di
Rowland Lee aveva interpretato un Clarence inetto, in questo film diventa un demoniaco Riccardo III.
ROMEO E GIULIETTA
China Girl di Abel Ferrara 1987
DR 190
Esplicito omaggio di Abel Ferrara a Shakespeare, il film è riambientato tra le gang rivali della comunità di
Chinatown e Little Italy di New York. Giulietta è cinese, Romeo italo-americano. Opera molto romantica,
esasperata, mortuaria.
Giulietta e Romeo di Renato Castellani 1954
DR 467
Tre anni per la preparazione e tre anni per le riprese, tutte in esterni, con la troupe che si spostava tra Verona,
Venezia, Siena e altre città d’arte italiane. Il progetto di Castellani è di concentrarsi non sul divismo degli
interpreti, ma sulle suggestioni scenografiche e paesaggistiche. La lettura del dramma è tutta in chiave di
pietà per i due giovani. Elegantissimo, estetizzante e naturalistico, Leone d’oro alla Mostra di Venezia.
Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli 1968
DR 292
Felice trasposizione della famosa messinscena teatrale (1960) di Zeffirelli al l’Old Vic di Londra. Ha due
interpreti giovanissimi, Leonard Whiting e Olivia Hussey (rispettivamente 17 e 15 anni), per una versione
esplicitamente giovanilistica del dramma. Molti esterni dal vero, per la prima volta qualche scena di nudo.
Teresa Venerdì di Vittorio De Sica 1941
GR DES TER
Medico rubacuori e pieno di debiti, afflitto da un’amante invadente e da una fidanzata sciocchina, incontra
un’orfanella che, liberatolo delle due, conquista il suo cuore e gli fa mettere giudizio. La storia è ispirata a
un romanzo di Rudolf Torok. Imprevedibilmente, in una piccola commedia sentimentale dell’Italia dei primi
anni ’40, risuona il monologo di Giulietta.
West Side Story di Robert Wise 1961
M 17
E’ la versione cinematografica del musical di Jerome Robbins che adatta il dramma shakespeariano a due
bande rivali di giovani newyorkesi, i Jets e gli Sharks (di origine portoricana). Girato on location,
vitalissimo, spettacolare, memorabile più che per i due protagonisti (Natalie Wood e Richard Beymer) per
Rita Moreno, Russ Tamblyn e George Chakiris. Ebbe 10 Oscar.
William Shakespeare’s Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann 1996
DR 178
Nell’immaginaria Verona Beach, vicino a Miami, a causa di vecchi dissidi familiari, continuano a scontrarsi
le bande dei giovani Montecchi e Capuleti. Film barocco e spudorato, con frate Lorenzo in camicia
hawaiana, sparatorie, scontri, esplosioni, una bella modernizzazione che non ha paura del kitsch e degli
eccessi. Molto accorciato, ma recitato in versi.
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
L’attimo fuggente di Peter Weir 1989
DR 166
Nella scuola dove insegna il professor Keating un allievo partecipa, come attore, alla messa in scena di una
compagnia locale di ‘Sogno di una notte di mezza estate’. Il ragazzo, che interpreta Puck, rivela una notevole
stoffa di attore ma, osteggiato da una famiglia repressiva, si suiciderà.
Una commedia sexy in una notte di mezza estate di Woody Allen 1982
GR ALL COM
Primi anni del novecento, in una villa di campagna a nord di New York coniugi in crisi ospitano, d’estate,
due coppie di amici. Accadono: scambi di dame, equivoci piccanti, occasioni perdute, appuntamenti segreti,
entrate e uscite dalle camere da letto. Vaghe ma consapevoli connessioni shakespeariane per il film di
Woody Allen. Influenzato anche da “Sorrisi di una notte di mezza estate” di Ingmar Bergman.
LA TEMPESTA
Cielo giallo di William Wellman 1948
W 69
Rilettura di ‘La tempesta’ in chiave western ambientato in una ghost town (Yellow Sky) dove vivono una
ragazza e suo nonno. Molti e consapevoli i paralleli con l’opera di Shakespeare.
Il pianeta proibito di Fred McLeod Wilcox 1956
SF 100
Forse la più bella ‘Tempesta’ realizzata dal cinema. E’ un film di fantascienza ambientato sul pianeta Altair
4, dove vive con la figlia Altaira il dottor Morbius, uno scienziato che là è approdato vent’anni prima. La
rilettura è esplicita: Morbius è Prospero, Altaira è Miranda e Robby il Robot assolve al doppio ruolo di Ariel
e Calibano. Uno dei più grandi film di fantascienza degli anni ’50.
L’ultima tempesta (Prospero’s Books) di Peter Greenaway 1991
GR GRE ULT
Una reinvenzione di ‘La tempesta’, basata sui contenuti dei 24 libri di Prospero. Film meticoloso, inventivo e
straripante come ogni lavoro di Greenaway, con grandi effetti speciali digitali. John Gielgud è la
quintessenza di Prospero: è la sua voce che recita tutte le parti.
I SONETTI
The Angelic Conversation di Derek Jarman 1985
GR JAR ANG
Mentre la voce di Judi Dench dice 12 sonetti amorosi di Shakespeare, due amanti si cercano tra zone
industriali e paesaggi naturali che evocano gli incubi pittorici di Bosch e Brueghel. Filmato in Super 8 e
trasferito in 35 mm, è un lavoro decisamente sperimentale e personale di Jarman.
GENERALI
(In questa categoria sono compresi film che abbiano riferimenti generali a Shakespeare e alla sua opera)
Les enfants du paradis [Amanti perduti] di Marcel Carné 1945
DR 18
Nel capolavoro di Carné, omaggio al teatro in tutte le sue forme, non poteva mancare Shakespeare: Pierre
Brasseur, nella parte dell’attore di scuola romantica Frederick Lemaitre, interpreta ‘Otello’. Non una
citazione incidentale, ma strettamente correlata con la narrazione.
Essere o non essere di Alan Johnson 1983
CM 241
Nel 1940 il capo di una compagnia teatrale di polacchi, in una Varsavia occupata dai tedeschi, riesce, con
una serie di travestimenti, a far fuggire un gruppo di patrioti e di ebrei verso la libera Inghilterra. E’ il
remake del capolavoro di Ernst Lubitsch del 1942 “To be or not to be”. La storia è praticamente identica, lo
spirito meno frizzante.
Kean, genio e sregolatezza di Vittorio Gassman 1957
CM 139
Pieno di debiti, l’attore Edmund Kean contende al principe di Galles, suo compagno di bagordi, le grazie
della contessa Elena, s’innamora della giovanissima Anna che fa debuttare al suo fianco sul palcoscenico e
trasforma un possibile fiasco in un trionfo. Gran esibizione di istrionismo di Vittorio Gassman in una
passerella di alcuni dei più celebri personaggi shakespeariani.
Oscar insanguinato (Theatre of Blood) di Douglas Hickox 1973
G 83
Piccolo classico del thriller-horror britannico anni ’70, nel quale l’istrione Vincent Price decide di vendicarsi
dei critici teatrali che gli hanno negato il premio come migliore attore dell’anno. Li ucciderà uno a uno con i
metodi delle tragedie shakespeariane che aveva in repertorio nell’ultima stagione. Morti ispirate a
‘Cimbelino’, ‘Enrico VI’, ‘Giulio Cesare’, ‘Il mercante di Venezia’, ‘Otello’, ‘Riccardo III’, ‘Tito
Andronico’, ‘Romeo e Giulietta’, ‘Troilo e Cressida’, ‘Re Lear’.
Shakespeare in Love di John Madden 1998
CM 28
Londra 1593, Shakespeare è in crisi creativa. Incontra una giovanissima lady, che gli si presenta travestita da
maschietto, ottenendo la parte di Romeo in un dramma d’amore ambientato a Verona, che il bardo sta
scrivendo. I due si innamorano. Oltre ai riferimenti a “Romeo e Giulietta” verso la fine del film si allude a
“La dodicesima notte” quando la regina Elisabetta chiede a Shakespeare di scrivere una commedia per il
giorno dell’Epifania, inoltre Gwyneth Paltrow, che impersona la protagonista femminile, si chiama Viola,
come l’eroina de “La dodicesima notte”.
To be or not to be (Vogliamo vivere!) di Ernst Lubitsch 1942 GR LUB VOG A + GR LUB VOG
Joseph Tura e la sua compagnia di attori polacchi rimangono senza lavoro dopo l’invasione tedesca del 1939,
finché sono coinvolti in un complotto antinazista in cui mettono a frutto le loro capacità. L’antinazismo è
ricondotto nell’universo del grottesco. Chiuso tra un ilare monologo di Amleto e un dolorosissimo monologo
di Shylock è un grande film sullo scambio continuo tra finzione e realtà, dove Shakespeare trova tutta la sua
forza quotidiana.
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