Amoris Laetitia: una Chiesa alla scuola della famiglia Don Paolo Gentili Direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale familiare della Conferenza Episcopale Italiana La comunità L’Amoris Laetitia fa risuonare la voce di una Chiesa in cui, per rispondere alle sfide dell’attuale contesto culturale, ci si è messi alla scuola della famiglia illuminata dal Vangelo. Ci sono voluti due Sinodi, una doppia consultazione di popolo (che è una vera novità storica), perché il Santo Padre ci donasse un «cambio di passo» così incisivo, forte della collegialità di cui questo documento risplende. Papa Francesco ha riscritto parole già pronunciate con una musica totalmente nuova: «Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità» (AL 308). Per troppo tempo abbiamo costruito barricate producendo una competizione fra vicini e lontani, finendo per diventare noi stessi lontani dallo prospettiva che ha Gesù. Come, allora convertire il nostro sguardo, da quello del figlio fedele della parabola di Lc 15, 25-32 a quello del samaritano di Lc 10,25-37? I fidanzati Il Papa lo scorso anno, nella sua visita a Prato, affermò che «non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere». Occorrono allora nuovi occhi per accompagnare i conviventi, preoccupati dai costi della cerimonia nuziale, a riconoscere l’atto di sposarsi come una Grazia e non come un lusso per pochi (cfr. AL 294). Troppo spesso la cornice ha oscurato il quadro, lasciando percepire il sacramento del matrimonio solo come una serie di obblighi o impedimenti. Come annunciare in pienezza la grazia liberante del sacramento delle nozze? Le giovani famiglie I tempi delle famiglie sono spesso insostenibili; quando poi si hanno bimbi piccoli è la parrocchia che deve entrare nelle case. Così, anche per i giovani sposi, uscendo da una pastorale di élites, fatta di piccoli gruppi, occorrerà suscitare una nuova modalità di accompagnamento, un aiuto da famiglia a famiglia: «affidare a coppie più adulte il compito di seguire coppie più recenti del proprio vicinato, per incontrarle, seguirle nei loro inizi e proporre loro un percorso di crescita» (AL 230). Come fare per innescare questo nuovo metodo pastorale? Le famiglie ferite Soprattutto, davanti a chi fallisce nel matrimonio, l’atteggiamento evangelico da assumere è quello delle parabole della misericordia, in particolare della donna che si lascia illuminare dalla lampada e, ritrovando la dracma perduta, favorisce la reintegrazione restituendole tutto il suo valore (cfr. Lc 15,8-10): «la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli» (AL 310). Per il discernimento pastorale, nel distinguere i vari casi che si presentano, sarà preziosa l’opera dei pastori che in un dialogo filiale favoriranno l’apertura delle anime in foro interno (cfr. AL 300), offrendo indicazioni solo dopo aver letto le pieghe più nascoste di quella particolare situazione. Il discernimento non è casistica in senso relativizzante; al contrario, richiede una più attenta preparazione sia nei preti che negli operatori pastorali. Come aiutare a rileggere le ferite come feritoie di luce? I rischi e le sfide nella pastorale di prossimità L’Amoris Laetitia porta a compimento le aperture innescate da Familiaris Consortio. È necessario sgombrare il campo dai "dissacratori della ricerca": la teologia non può ignorare l'apporto delle scienze umane, illuminate da un’adeguata antropologia cristiana. Oggi viviamo all'interno della 1 Chiesa il limite degli integralisti da una parte e dei relativisti dall'altra. C'è poi un neo-illuminismo che propone facili ricette come soluzioni, senza un adeguato ascolto previo. È determinante però, nella consapevolezza che «siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» (AL 37), rispettare la «legge della gradualità, o cammino graduale» (FC 34), evocata da San Giovanni Paolo II. Il discernimento lo puoi fare se conosci bene il tesoro che ti porti dentro, le tue stesse ferite e guarigioni, ma anche il soggetto che hai dinanzi. Così si può attuare la gradualità: il vero «caso per caso» prevede l'incarnazione. Come favorire questo atteggiamento che apra la strada alla piena libertà di coscienza come frutto di un'autentica relazione educativa? La formazione dei seminaristi, dei presbiteri e degli operatori pastorali Perché i presbiteri possano crescere in questa sensibilità, occorrerà allora favorire nel periodo della formazione una migliore sinergia tra i seminaristi e belle famiglie che, nella loro fragilità, siano custodi della gioia che viene dal Vangelo. È la santità del pannolino, delle discussioni con i figli adolescenti, dell’ultima bolletta che grava ulteriormente il bilancio familiare, o dell’accudire un familiare anziano: sono questioni che un sacerdote esperto di umanità e sapiente nella fede deve conoscere bene. Così anche i futuri preti potranno comunicare «il segreto di Nazaret, pieno di profumo di famiglia!» (AL 65) e il celibato sarà l’occasione non per sfuggire dalle relazioni o arroccarsi su di sé, ma per amare ciascuno come unico, esprimendo sulla terra la paternità di Dio. Oggi poi è sempre più facile cadere per chi percorre le vie ripide dell’amore e, nelle nostre parrocchie, «i figli hanno bisogno di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai loro fallimenti» (AL 177). Sarà proprio la familiarità, con cui quel sacerdote si pone, a gettare le basi per rialzarsi e convertirsi nell’orizzonte del Vangelo. A Betlemme la Trinità è scesa su un po’ di paglia: il collirio della misericordia sarà decisivo perché i sacerdoti e le famiglie del terzo millennio dell’era cristiana possano portare il vangelo del matrimonio nell’umanità di questo tempo. Come, nella misericordia, la ministerialità coniugale può efficacemente integrarsi con la ministerialità dei pastori? 2