con il patrocinio di
MARTEDI 12 APRILE ore 18.30
Foyer del Teatro
PREMIAZIONE VINCITORI
IL PONCHIELLI PER LE SCUOLE
LA PROSA 2015.2016
DIRITTO DI CRITICA
CONCORSO DI CRITICA TEATRALE
IV edizione
CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?
L’occidente, fondato su alleanze traballanti e su una moralità troppo rigida per adattarsi al
mutare degli eventi, è destinato a crollare.
Con queste solenni parole, in un’uscita teatralmente accompagnata da una musica
d’impatto, si chiude una delle scene più significative di Chi ha paura di Virginia
Woolf?, spettacolo in scena al Teatro Ponchielli, accortamente diretto e
interpretato da Arturo Cirillo.
Sono proprio i vizi e i difetti, le debolezze nascoste degli uomini che si annidano
sotto le false apparenze di un’esteriorità costruita, ad emergere prepotentemente
dalla rappresentazione, attraverso un serrato e spietato dialogo tra le due coppie
sposate protagoniste dello spettacolo.
Tutta la narrazione, infatti, non è altro che un continuo rivelarsi di segreti, un
doloroso schiudersi di mezze verità che mettono progressivamente a nudo, in un
ordine implacabile, le fragilità, gli errori del passato,l ferite del presente e il più
grande nemico di tutti:i l nulla, tacitamente insito nell’indifferenza, nella banalità e
nelle orme di vite sprecate e non più recuperabili.
George, ormai vecchio, è “nella facoltà di Storia”, ipete continuamente la moglie
Marta (splendidamente interpretata da Milvia Marigliano), utilizzando un potente
linguaggio simbolico che trascende la mera occupazione professionale,
esprimendo appieno il fallimento completo di una vita che ormai, con la stessa
ineluttabilità del passato, può essere solo amaramente rimirata e interpretata.
Nella cruda analisi, nel fosco resoconto di un innegabile crollo personale che
travolge con il proprio fascino perverso ed irresistibile tutti i personaggi, non ci
può essere spazio alcuno né per le menzogne né per le illusioni, prima fra tutte
l’amore.
La potenza positiva del sentimento è così grottescamente ribaltata in un chiuso
egoismo, fatto di finzioni ed autoinganni, brutalmente smentiti ma talmente
potenti da legare in un laccio di ferro lo spettatore fino al loro inaspettato
scioglimento.
Al di là di qualsiasi limitata imperfezione (come l’utilizzo di un linguaggio forse
un po’ troppo, e ingenuamente, scurrile), Chi ha paura di Virginia Woolf? resta
uno spettacolo dalle straordinarie capacità espressive, capace di sintetizzare
l’ambivalente anima di tetra comicità cinica e nudo disincanto.
RICCARDO BARONI
Liceo Scientifico Aselli/ classe 4^
Riccardo Baroni ha saputo cogliere il pensiero registico che sta dietro Chi ha
paura di Viginia Woolf? costruendo una recensione dal linguaggio intenso e
ispirato.
Riccardo ha assistito a 5 spettacoli e a 1 Dialogo e ha scritto 4 recensioni.
IL GIARDINO DI GAIA
Quando mettete piede nel teatro non vi aspettate che le maschere vi porgano
l'opuscolo e un paio di cuffie.
Non vi aspettate di vedere, dal vostro palchetto, la platea al buio punteggiata di
lucine verdi e non vi aspettate di trovarvi davanti ad una vera e propria sala di
registrazione.
Il giardino di Gaia, per un'ora buona e molto intensa, ci rende ciechi.
Gli attori si allontanano dal microfono quando sono nell'atto di cambiare stanza
oppure si coprono la bocca per simulare una conversazione telefonica;
armeggiano con tazzine e cucchiaini al tavolo e camminano per il palco parlando
da soli se devono rendere l'idea che ci si trovi in un posto affollato.
Vedere il trucco dietro la magia, il noumeno dietro il fenomeno fa rizzare i peli.
E' quasi doloroso rendersi conto della costruzione che sta dietro questo
radiodramma noir.
Massimo Carlotto, con la sua storia, fa sì che gli spettatori possano chiudere gli
occhi ed immaginare senza addormentarsi, rimanendo quasi in allerta. La storia è
semplice ma intensa e l'adattamento di Sergio Ferrentino permette di sentirne il
rapido, violento e ansiogeno crescendo.
Gaia Conventi Bruni è moglie, madre e nella sua casa detta le regole. Suo marito
è un politico debole immischiato in loschi affari. Gaia è determinata, calcolatrice,
vendicativa, spietata, fredda. Nulla sfugge al controllo di questa donna, disposta a
tutto affinché nessuno si frapponga tra lei ed i suoi obiettivi.
Carlotto e Ferrentino, assieme, sono riusciti a dar vita al suono, a crearne una
scenografia, un qualcosa di concreto, di vicino allo spettatore ma intoccabile. Il
radiodramma permette forse di calarsi ancor di più nella vicenda, di immergercisi
non da spettatori ma da ascoltatori, come fossimo tutti lì ad origliare di nascosto.
L'idea di rappresentarlo in teatro, per quanto affascinante, ha minato leggermente
al realismo della storia. Ad occhi chiusi, infatti, si viene rapiti dalle voci degli
attori, mentre guardare il palco potrebbe in effetti costituire una distrazione e far
crollare il giardino di Gaia che stava andando costruendosi nel nostro
immaginario.
Nel complesso, però, il metodo Ferrentino-Stanislavskij (parole dell'attore Dario
Sansalone) ha avuto successo e il risultato è stato la concretizzazione del noir di
Carlotto in un sogno spaventoso.
CAMILLA BOCCHI
Liceo Anguissola/ classe 4^
Camilla Bocchi non si è fatta intimorire dall’insolita proposta de Il giardino di
Gaia mostrando capacità di analisi nei confronti del linguaggio teatrale e
radiofonico, senza ignorare la drammaturgia e l’interpretazione degli attori.
Camilla ha assistito a 5 spettacoli e a 3 Dialoghi e ha scritto 3 recensioni.
AL CAVALLINO BIANCO
Tre pannelli a fare da pareti col profilo di un cavallo a dominare il palco ed ecco
la hall. Un paio di staccionate ed ecco la stalla. Un paio di panchine con le
sagome di pochi alberi per uno spazio all’aria aperta. Quel tanto che bastava a
una simpatica galleria di personaggi per dare prova della propria vis comica.
Al cavallino bianco ha presentato un microcosmo popolato da maschere che
hanno garantito due ore di risate a un Teatro Ponchielli gremito di spettatori
anche nel pomeriggio di santo Stefano.
Il cameriere Leopoldo è l’innamorato non corrisposto, Gioseffa la dispotica
proprietaria dell’hotel, Sigismondo il dongiovanni “bello e impossibile”,
Pesamenole il ricco industriale, Claretta la giovane stralunata e dai buffi difetti di
pronuncia.
L’intreccio cui rimangono avvinghiati sembra al di là della loro portata: Leopoldo
ama Gioseffa, che però è interessata all’avvocato Giorgio Bellati, attratto da
Ottilia, figlia di Pesamenole. Ottilia si dovrebbe fidanzare con Sigismondo, rivale
in affari di Pesamenole, per chiudere una causa fra i due. Sigismondo sembra
avere occhi solo per Claretta, in soggiorno presso l’hotel insieme al padre.
Quest’ultimo riesce infine a ricomporre il puzzle.
La compagnia di Corrado Abbati ha presentato un adattamento che non ha
tradito nella sostanza l’operetta originale di Hans Müller ed Erik Charell. Non
sono mancati riferimenti all’attualità.
I tradizionali costumi tirolesi si alternavano a un abbigliamento contemporaneo.
Ecco allora Bellati presentarsi con trolley, zaino e scarpe sportive, Sigismondo a
bordo di un monopattino, con tanto di trombetta sul manubrio e casco in testa.
Due giovani avventori immortalavano il proprio arrivo con un selfie. Leopoldo
veniva informato di una rievocazione storica che avrebbe fatto tappa presso Al
cavallino bianco con una telefonata sul cellulare. Il mattatore della commedia,
Giovanni Pesamenole, interpretato dallo stesso Abbati, intervallava i propri
interventi con parole in dialetto cremonese.
Anche il pubblico sembrava far parte delle affascinanti coreografie. Dalla platea e
dai palchi, molti accompagnavano i famosi motivetti e battevano le mani a tempo
di musica, recependo il senso della storia: “L’uomo non si deve allontanare
troppo da sé”, insegna il padre di Claretta. Il lieto fine, che pareva così lontano, è
invece alla portata di tutti.
FABIO FAVERZANI
Liceo Classico Vida / classe 4^
Fabio Faverzani ha dimostrato di non aver pregiudizi nei confronti dei diversi
generi teatrali mettendosi alla prova con spettacoli diversissimi fra loro, da Ti
regalo la mia morte, Veronika a Cyrano de Bergerac all’operetta Al cavallino
bianco.
E proprio su quest’ultimo ha saputo scrivere una recensione esaustiva, corretta e
leggera come lo spettacolo, del resto, richiedeva.
Fabio ha assistito a 4 spettacoli e a 1 Dialogo e ha scritto 4 recensioni.
MENZIONI SPECIALI
IL BUGIARDO
Menzognero, inventore di “spiritose invenzioni”, imbroglione e squattrinato è Il
Bugiardo portato sul palco del teatro Ponchielli dalla Popular Shakespeare
Kompany, con la regia di Valerio Binasco.
È una delle commedie di Goldoni più conosciute, apprezzate e messe in scena in
Italia e nel mondo.
Lelio, il figlio di Pantalone, dopo aver vissuto quasi tutta la sua vita a Napoli,
torna nella sua città natale, Venezia, e dal momento stesso in cui arriva inizia a
comporre un’intricata ragnatela di bugie di cui anche lui alla fine cadrà vittima.
Il tutto inizia con una “spiritosa invenzione” creata per affascinare due ragazze,
Rosaura (Deniz Ozdogan) e Beatrice (Elena Ghigliotti), appropriandosi il merito
di una serenata anonima, fatta fare in realtà da Florindo (Roberto Turchetta),
troppo timido per dichiararsi alla sua amata.
Tra incomprensioni, gag e bugie la scena va avanti rendendo ad ogni personaggio
sempre più difficile sfuggire a questa catena di causa ed effetto innescata in realtà
dai desideri più profondi del loro cuore portati a galla dalle menzogne di Lelio.
Le musiche composte da Arturo Annecchino rendono la scena suggestiva, carica
di sentimento ed emozione che porta ogni spettatore ad essere partecipe e non
solo osservatore, mentre i costumi lo trasportano in un’epoca più vicina a noi,
non più la Venezia del 1700, ma la laguna degli anni ’60.
La bravura degli attori, oltre a saper restare nei personaggi nonostante l’ilarità
delle scene, è anche riuscire a recitare per tutto lo spettacolo con accento veneto.
La scenografia è semplice, uno sfondo blu, che diventa notte grazie all’uso della
luce che imita la luna, un tavolo, qualche sedia e le mura di casa o della locanda
fatte con quelli che sembrano cartoni dipinti; scena minimalista per una
compagnia che fin dal nome dichiara di essere Pop.
Binasco ha assegnato la parte di Lelio a Maurizio Lastrico, famoso attore teatrale
e cabarettista, che con grande energia e forza riesce a dare vita non solo con la
voce, ma con tutto il corpo, al personaggio principale di questa commedia che si
conclude in modo diverso dalla stesura originale, molto più emozionante,
lasciando tutti stupiti.
LUCREZIA BARISELLI
Liceo Classico Vida/ classe 4^
Menzione speciale a Lucrezia Bariselli e Marco Bellandi Giuffrida per la costante
ed eccezionale partecipazione a Diritto di Critica che li ha portati a recensire
spettacoli diversi mantenendo sempre uno sguardo lucido e circostanziato come
dimostrano le loro critiche su Il bugiardo e Due donne che ballano.
Lucrezia ha assistito a 6 spettacoli e a 3 Dialoghi e ha scritto 5 recensioni.
DUE DONNE CHE BALLANO
Il teatro contemporaneo di Josep Maria Benet i Jornet rappresenta situazioni
quotidiane con una sensibilità emotiva eccezionale: per questo affascina e piace.
Due donne che ballano è andato in scena al Teatro Ponchielli con la regia di
Veronica Cruciani: interpreti d’eccezione Maria Paiato e Arianna Scommegna.
È la storia di una vedova anziana (Maria Paiato), burbera e scortese, che da un
giorno all’altro si ritrova tra i piedi, per volere della figlia, una giovane badante,
insegnante di lettere in una scuola (Arianna Scommegna).
Le due donne sono in bilico: non si sopportano ma al contempo non
riuscirebbero a sopportare di stare lontane.
Condividono l’odio profondo per gli uomini e l’amara solitudine di non avere
amici.
Autoritarie allo stesso modo, si scontrano continuamente in scena ma col
dipanarsi della trama si avvicinano sempre di più, fino a lasciarsi andare a
confidenze molto intime.
Si scopre così che la badante proviene da un matrimonio sfortunato ed ha dovuto
affrontare la tragica perdita di un figlio di sei anni; che non si fida di nessun
uomo, nemmeno del professore che la corteggia in modo ostentato al quale lei è
inizialmente decisa a non concedersi. L’anziana rivela che i giornalini che
colleziona in maniera compulsiva servono a tenerla lontana dalla disgustosa realtà
nella quale ha vissuto e tutt’ora vive.
Una serie di circostanze sfortunate sembrerebbe voler dividere le due donne, ma
è chiaro che questo non potrà avvenire, a qualsiasi prezzo. Commuove il finale
drammatico, giocato sulle note di Somethin' Stupid, canzone di Frank Sinatra l’artista più amato dall’anziana ed interpretata da Robbie Williams, cantante
preferito della badante.
Maria Paiato e Arianna Scommegna sono due attrici straordinarie; da sole, per
tutto lo spettacolo, sono in grado di impersonare e di rendere perfettamente
l’empatia che è indubbiamente la chiave di lettura della pièce.
In fondo, Veronica Cruciani ha voluto mettere in scena la commedia della
solitudine, un mondo a noi molto vicino ma di cui spesso ci dimentichiamo.
MARCO BELLANDI GIUFFRIDA
Liceo Classico Manin / classe 5^
Menzione speciale a Lucrezia Bariselli e Marco Bellandi Giuffrida per la costante
ed eccezionale partecipazione a Diritto di Critica che li ha portati a recensire
spettacoli diversi mantenendo sempre uno sguardo lucido e circostanziato come
dimostrano le loro critiche su Il bugiardo e Due donne che ballano.
Marco ha assistito a 8 spettacoli e a 1 Dialogo e ha scritto 8 recensioni.
TI REGALO LA MIA MORTE, VERONIKA
Aiutatemi. Vi prego, aiutatemi.
Non si può iniziare così. Ho paura.
Le sedie vuote di un cinema vuoto. Punto.
La platea semivuota del Teatro Ponchielli. Punto.
In scena Veronika Voss. Sybille Schmitz. Monica Piseddu. È splendida, virgola,
intensa, virgola, riempie la scena intera. Punto.
Sente una voce, una radio, una radiocronaca. Un cavallo vince, virgola il cavallo è
drogato. Viene abbattuto. Punto.
Veronika si siede in prima fila a guardare il film della sua vita. Monica interpreta
Veronika. Veronika interpreta Veronika. Veronika interpreta R. W. F.. Rainer
Werner Fassbinder. Le parti sono tante, ma la voce è una sola, quella del regista
due punti Antonio Latella, R. W. F.. Punto. Sei scimmie bianche in scena.
Primati. Primitivi. Primordiali. Si spogliano e diventano esseri umani. Gracili
rappresentazioni di idee. Idee individuali spogliate della loro unità. Idee
archetipiche spogliate della loro individualità.
Bianco. Morfina. Mor-fi-no-ma-ne. Bianco. Luce. Bianco. Purezza. Coro di
ricordi purificati. Tu devi ricordare tutto. Punto.
Fammi dimenticare. Punto.
Di’ la tua battuta. È un film, hai una battuta. È la tua vita, hai una battuta. Ma
questa non è la mia scena. Di’ la tua battuta. Il film è nella tua testa, tu sei la sala
cinematografica. Dai film si entra e si esce. Punto.
Dai film si esce solo perdenti. A noi piace vedere chi perde. A noi piace vedere
chi ha già perso. Chi ha solo la sua morte da regalarci. La tua morte, Veronika.
Punto.
Solo dormire, non essere mai esistiti. Punto.
È morta. Di eroina. Da eroina. Punto.
R. W. F. è morto sei volte in sei donne diverse. Punto.
Ombre. Punto.
Luci e ombre ti fanno bella. Ombre di madri. Ombre del tuo regista. Vorticose,
virgola, ipnotiche, virgola, magiche. Dentro la tua testa, un film. La tua vita, un
film. La macchina da presa ci riprende tutti.
Morfina. Abbraccio. Morfina. Sostegno. Morfina. Seduzione. Morfina. Madre.
Morfina. Amante. Morfina. Punto.
L’amore è solo accettare una dipendenza. Punto.
Ogni uomo uccide ciò che ama. Ciò che di sé ama. Solitudine. Tenerezza. Punto.
Accelera, virgola, accelera, virgola, driiin, driiin, driiin, tu, tu, tu, you, you. Basta.
Ho bisogno di una pausa, virgola, una sigaretta. Punto. Realtà. Finzione. Una
sigaretta vera. Delle visioni. Delle chiavi finte, delle lettere finte. Del cibo vero.
Un albero vero. Una cinepresa finta. Un’ossessione vera.
Un grazie vero a un vero capolavoro. Punto.
SOFIA RAGLIO
Liceo Classico Manin / classe 5^
Menzione speciale a Sofia Raglio che riconferma le sue doti di scrittura e di
sensibilità teatrali.
Ne è un esempio lampante la recensione di Ti regalo la mia morte, Veronika
in cui Sofia utilizza l’incalzante drammaturgia di Latella per costruire la propria
recensione.
Sofia ha assistito a 9spettacoli e a 1 Dialogo e ha scritto 4 recensioni.
SEGNALAZIONE PARTICOLARE
FILIPPO RAGLIO
Liceo Scientifico Aselli / classe 1^
La commissione segnala il più giovane critico di questa edizione, Filippo Raglio,
che, nonostante la giovanissima età, ha dimostrato passione, impegno e capacità
critica.
Ci auguriamo che prosegua in questa esperienza anche il prossimo anno.
Filippo ha assistito a 4 spettacoli e a 2 Dialoghi e ha scritto 2 recensioni.