Per una nuova educazione pubblica

Per una nuova educazione pubblica
Dichiarazione della 40a “Scuola d’Estate” di Rosa
Sensat
Barcellona, 14 Luglio 2005
Potrebbe sembrare temerario porre questa dichiarazione nel quadro della 40 “Escola d’Estiu” di Rosa Sensat a Barcellona.
Tuttavia è precisamente la storia di questa piccola istituzione, iniziata clandestinamente ormai 40 anni fa, quella che ci permette
di nutrire una grande speranza nel futuro dell’educazione e della scuola.
Però osare è necessario ora più che mai per far fronte alle sfide del nostro mondo.
Una speranza e una responsabilità che vorremmo poter condividere con tutti coloro che durante questi anni hanno contribuito
a trasformare positivamente la realtà dell’educazione e della scuola.
30 anni fa, ancora nella dittatura, alla “Escola d’Estiu” di Rosa Sensat si approvò il documento Per una nuova scuola
pubblica.
I suoi dieci punti saranno condivisi da tutte quelle persone che, in Catalogna e in Spagna, lottano affinché nelle coordinate di un
futuro sistema politico democratico, si possano configurare i cambiamenti che l’educazione e la scuola reclamano.
E l’utopia, la speranza collettiva, si sono fatte realtà nel complesso dello Stato.
Ma ora ci troviamo in un altro contesto.
La vecchia Europa degli stati può diventare una nuova Europa pacifica, sociale e solidale. La costruzione di questa
nuova realtà, il suo futuro, dipendono anche dalla capacità che avremo di dare corpo a una nuova utopia condivisa che
connetta, renda visibile e dia forza, a quelle realtà che in ogni paese, in ogni città o in ogni villaggio d’Europa, lavorano
per l’educazione al servizio degli uomini e delle donne, della loro emancipazione, e della costruzione di una società
democratica.
L’Europa che si è andata profilando e creando in questi 40 anni, è l’Europa del dialogo nelle diversità. In ogni realtà di
persone e istituzioni che abbiamo conosciuto ne abbiamo scoperto la sua storia, la sua lingua, la sua tradizione, i suoi
valori e nel contempo il processo continuo di costruzione di una nuova realtà per poter affrontare le sfide che il presente
e il futuro presentano in ogni momento e in ogni contesto.
Una diversità che non soltanto si deve rispettare, ma che importa potenziare come un elemento fondamentale della
ricchezza, linguistica, politica e pedagogica dell’Europa sociale, l’Europa della cittadinanza, nella quale s’iscrive, per tutte
e tutti noi, l’educazione.
Le realtà e le idee di ogni contesto, se le condividiamo, aprono nuove prospettive e possibilità, generano analisi e
pensieri critici sulla realtà attuale, fanno apparire nuove idee su come dovrebbe essere l’educazione, su che cosa si
dovrebbe cambiare. E rinnovano le speranze.
Condividere l’utopia può stimolare l’immaginazione e liberare risorse che si adeguino al cambiamento, al rinnovamento,
a nuove possibilità. Le istituzioni democratiche tradizionali si mostrano deboli, ma in ogni paese appaiono forme di
espressione democratica, nuove e creative, per le quali le tecnologie possono essere strumenti di emancipazione, e la
globalizzazione, un’opportunità per il cambiamento. Tanto la tradizione, quanto la modernità sono fonti d’ispirazione per
l’educazione, un’esperienza condivisa in una società democratica.
Tuttavia, per altro verso, in Europa, e anche nel mondo, si ha la sensazione che l’educazione si trovi in un momento di
crisi. Un insieme di forze collegate tra di loro – le politiche economiche neoliberali e la globalizzazione egemonica –
hanno distorto la complessa relazione tra quello che è economico e quello che è sociale, tra l’individuale e il collettivo, tra
il privato e il pubblico.
Spesso il cittadino è considerato e trattato come un consumatore. E nel contempo, l’economia, il mercato, necessitano
che l’individuo sia un buon produttore.
Un contesto nel quale bambini e giovani si trovano in un ambiente saturo di informazione frammentaria al servizio
dell’economia di mercato, la quale domina i mezzi di comunicazione, molto spesso come una pubblicità commerciale o
ideologica, che ha penetrato dal campo tecnologico verso nuovi settori di divulgazione informativa, i quali oggi sono una
sorgente di stimoli riguardo a stili di vita e di valori alla portata dei bambini e dei giovani.
In questo contesto, la scuola si concepisce come un’impresa, come un ulteriore attività commerciale, che deve
competere nel mercato per ottenere clienti. Si parla di scelta, di carattere proprio, di diversità, ma come se si trattasse di
marchi commerciali, e la scuola diventa uno strumento di normalizzazione per governare i bambini e i giovani, in una
«società del controllo».
Uno strumento per preparare manodopera che si adatti alla domanda del mercato, e l’educazione tradizionale, con i suoi
valori e metodi, è di nuovo posta come un modello.
La nominata crisi dell’educazione, si iscrive anche nel contesto di una profonda crisi di malessere umano: un contesto
ambientale malfatto; più disuguaglianze, più insicurezze e, con tutto ciò, una crescente xenofobia, l’alienazione di
alcune, o molte, istituzioni democratiche e pubbliche. Un contesto nel quale l’aumento della prosperità materiale non
corrisponde a un aumento di felicità, e il futuro sembra poco promettente.
Tuttavia, malgrado tutto, si può, e vogliamo affermare, che l’educazione, più che in crisi, si trova a un incrocio. Verso
dove può andare? Quale può essere il nostro ruolo nel contesto attuale, complesso e pertanto speranzoso e
appassionante?
Quale può essere il nostro ruolo per costruire una nuova utopia per il futuro comune, quello di un mondo in cui gli esseri
umani possono svilupparsi, raggiungere quote più profonde e più alte di umanità, rispettando gli altri e l’ambiente che li
circonda?
La nostra concezione di educazione, dalla nascita e lungo tutta la vita, prende in considerazione tutti i contesti sociali
poiché tutti incidono sull’educazione. La nostra dichiarazione pone un’enfasi speciale sull’educazione dell’infanzia e della
gioventù situata in questi contesti relazionati tra loro, un’educazione che aiuti a trasformare la foresta d’informazioni in
saggezza umana.
Un’educazione che sia un processo di co-costruzione di identità, conoscenza e valori, di persone democratiche che
possano pensare per se stesse, un’educazione che abbia per obiettivo l’emancipazione, la libertà. Un’educazione che si
fondi su una pratica etica e politica.
In sintesi, la vecchia dialettica tra educazione e società ci porta a ritenere che né l’una né l’altra, in quanto separate,
possano cambiare, che l’una è l’altra debbano contribuire e contribuiscano a cambiarsi. Proponiamo dunque una nuova
educazione di tutti per tutti, un’educazione come responsabilità sociale, responsabilità pubblica, una nuova educazione
pubblica, poiché sentiamo la necessità di condividere una nuova utopia educativa sommariamente riassunta nei
seguenti dieci punti di questa dichiarazione.
• L’educazione, quello che ci fa essere umani
La nuova educazione pubblica nasce dalla considerazione che il dover educare è inerente alla specie umana, che
l’educazione è l’accompagnamento di una libertà che emerge, è la promozione di umanità in ogni persona.
L’umanità si compie attraverso l’educazione, «ogni generazione educa l’altra», la rende erede di quelle anteriori e la
prepara per continuare il processo dell’umanità.
La nuova educazione pubblica è, dunque, l’educazione della libertà.
• L’educazione, una responsabilità pubblica
La nuova educazione pubblica è responsabilità e incarico collettivo, mantiene una relazione consustanziale con un
progetto democratico, in cui la cittadinanza definisce il bene comune ed elabora le leggi per una vera educazione della e
nella libertà.
La nuova educazione pubblica è l’espressione della cittadinanza che si assume responsabilità verso tutti i bambini e i
giovani.
La nuova educazione pubblica è un’esperienza condivisa, un luogo di incontro tra l’individuo e gli altri.
La nuova educazione pubblica rispetta la differenza e promuove la solidarietà, lavora con un’etica dell’incontro che
rispetta l’alterità dell’altro e lotta per non trasformare l’altro in se stesso.
Pensare l’altro come una persona libera, che non deve essere dominata, è la sfida dell’ educazione.
Uno stato democratico ha come prima responsabilità quella di educare tutti i bambini alla democrazia.
• Un bambino ricco e riconosciuto dalla società
La nuova educazione pubblica si basa su di un’immagine positiva del bambino come persona attiva fin dalla nascita,
come un cittadino o una cittadina con un suo posto nella società, un protagonista soggetto di diritti al quale la società
deve rispetto e fornire sostegno.
Un bambino ricco: nato con un potenziale che potrà esprimersi con cento linguaggi, come un costruttore di conoscenze,
di identità, di cultura e di valori, che cerca fin dalla nascita il senso del mondo.
Un bambino competente per vivere, apprendere, ascoltare e comunicare.
Una persona pubblica, un cittadino con un posto riconosciuto nella società, protagonista e soggetto di diritti, sempre in
relazione con quelli degli altri, che vive in interdipendenza la conquista della sua autonomia.
La nuova educazione pubblica si basa sulla educabilità di tutti i bambini e postula che tutti possano progredire,
qualsiasi siano le difficoltà derivate da condizionamenti sociali, culturali, psichici, mentali, fisici.
Nella nuova educazione pubblica, nessuno ha il diritto di dire che un bambino non progredirà mai.
Ogni bambino ha diritto che si abbia fiducia nel suo divenire.
• Le famiglie, protagoniste essenziali
La nuova educazione pubblica riconosce la diversità di ogni famiglia, la sua fondamentale responsabilità e il suo ruolo
nell’educazione dei bambini che di fatto hanno fatto nascere o accolto, affinché diventino persone e cittadini/e, di una
comunità democratica.
Riconosce l’importante contributo delle famiglie nell’educazione e inoltre, valorizza e accoglie la loro partecipazione nello
sviluppo dell’educazione pubblica e della vita della scuola.
Tuttavia, riconoscendo la sua competenza e responsabilità rispetto all’educazione, la nuova educazione non può limitarsi
al fatto che alcune famiglie assumano questa responsabilità e altre no: importa mettere in marcia un sistema d’aiuto
strutturato per tutte le famiglie, che includa le più fragili, in modo che possano esercitare il loro diritto educativo.
• Contesti educativi pubblici
La nuova educazione pubblica prende in considerazione tutti quei contesti che influiscono nella vita e, pertanto,
nell’educazione dei bambini, delle e dei giovani.
Vede la società come un insieme che educa attraverso tutte le attività che vi si sviluppano.
La nuova educazione pubblica educa con la testimonianza delle persone adulte, con l’organizzazione dei tempi e degli
spazi, con le politiche di sistemazione del territorio e dell’abitare, con le offerte culturali, con la regolamentazione
delle trasmissioni radiotelefoniche, televisive e della pubblicità, con le tecnologie della comunicazione.
Tutti i settori dell’azione pubblica devono riflettere e domandarsi a quale educazione realmente contribuiscano.
• La scuola
La nuova educazione pubblica presuppone una nuova concezione di scuola, un cambio di significato di educazione e
di scuola:
– l’educazione nel senso più globale e olistico senza separare cura ed educazione, ragione ed emozione, mente e corpo,
– l’educazione come un processo di costruzione di conoscenze, valori, identità,
– la scuola come uno spazio pubblico di incontro nel senso etimologico della sua radice greca, di incontro di persone
nella disponibilità, nell’ozio, nel tempo libero e nello studio.
Pertanto la scuola include tutte le istituzioni che nella società moderna influiscono nell’educazione di bambini e giovani:
la scuola dell’obbligo, e quella non obbligatoria, tanto per i bambini più piccoli come per quelli più grandi, e i centri e
istituzioni del tempo libero, in modo che possa raggruppare tutte le istituzioni per affrontare in maniera congiunta le sfide
dell’educazione. Nella nuova educazione pubblica la scuola deve essere uno spazio di tutti, intendendo lo spazio nel
senso fisico e anche sociale, culturale e politico.
Un forum o luogo di incontro e di relazioni dove bambini e adulti si trovano e si impegnano, dialogano e ascoltano,
argomentano per condividere significati, un luogo di infinite possibilità culturali, linguistiche, sociali, estetiche, etiche,
politiche, economiche.
Un luogo di pratica etica e politica, un terreno di tirocinio democratico.
Un luogo di ricerca e creatività, convivenza e piacere, pensiero critico ed emancipazione.
La nuova educazione pubblica considera la scuola, tutta la scuola, un diritto per ogni cittadino/a, fin dalla nascita e
lungo tutto il corso della sua vita.
Un diritto sociale che i poteri pubblici devono garantire creando e mantenendo scuola per tutti, senza discriminazione di
età, di genere, di provenienza, di credenza, d’etnia, di capacità, per compensare con equità le disuguaglianze esistenti
nella società.
La nuova educazione pubblica considera la scuola come l’istituzione che garantisce l’accesso di tutti a tutto. Di
conseguenza è incompatibile con ogni forma di selezione.
Deve permettere a tutti i bambini di accedere all’insieme dei saperi considerati indispensabili, e anche fare in modo che
questi saperi siano desiderabili, da parte di tutti. Una società democratica deve obbligarsi a fare scuola in modo circolare
per tutti, in modo che la scolarizzazione possa essere generalizzata.
L’eterogeneità nei modi di raggruppare i bambini è uno dei suoi pilastri, il che significa che la scuola apporta a ognuno
l’aiuto, il supporto e l’accompagnamento di cui necessita.
Questo significa che le scuole non possono separare i bambini secondo nessun concetto, etnia, genere, lingua, famiglia,
religione o credenza.
È necessario che in tutte le scuole si apprenda a conoscere, rispettare, e convivere con tutte le religioni e credenze.
Da una prospettiva democratica la scuola deve essere inclusiva; la differenza, il pluralismo, vi diventano valori essenziali.
• Le educatrici e gli educatori
La nuova educazione pubblica richiede un forte impegno alle e agli educatori, come accompagnatori dei bambini e
giovani in tutto il processo dell’educazione.
Degli educatori diversi, a immagine della società, ma che condividano uno sguardo positivo dei bambini e degli adulti.
Educatrici ed educatori che accettano di comunicare tra loro e di lavorare insieme con le loro compagne e compagni,
così come con tutte le persone con le quali condividono il compito educativo.
L’educatrice, educatore, è l’intermediario tra il progetto di educazione e i bambini o i giovani, così sensibili alle influenze
dell’ambiente.
In quanto professionale, deve essere formato nella teoria e nella pratica dell’educazione.
Dalla prospettiva della nuova educazione pubblica l’esercizio della professione deve esser per lui o per lei una ricerca
continua.
Una educatrice, un educatore, deve essere una persona che partecipa alla cultura contemporanea, che sia capace di
interrogarla e analizzarla da una prospettiva critica.
Una persona con interessi per tutti gli aspetti della vita e della attività sociale, interessata a ricordare, dibattere ed
esaminare criticamente queste esperienze.
Una persona curiosa che opta per costruire conoscenza insieme alle altre, che deve inventare permanentemente il
dialogo e l’attività che permetteranno a tutti i bambini e giovani di appropriarsi dei saperi.
La sua creatività deve essere stimolata e sostenuta all’interno di un vero lavoro di equipe nella scuola e attraverso lo
scambio di esperienze, per mezzo della creazione di una rete di collaborazione come un elemento fondamentale della
nuova educazione pubblica.
L’educatrice, l’educatore, ha una responsabilità pubblica. Per poterla esercitare, è necessario garantire loro una
formazione iniziale e permanente in costante rinnovamento, e si deve riconoscere loro una considerazione sociale e
lavorativa.
• Curriculum, conoscenze, apprendimento
La nuova educazione pubblica organizza i contenuti a partire da quello che è assolutamente necessario per poter
esercitare la sua cittadinanza.
I contenuti devono essere insegnati in modo che portino all’emancipazione.
Per questa ragione questi contenuti non devono essere presentati come eterni e immutabili, bensì come una
costruzione dell’umanità nel suo processo di emancipazione, di costruzione della propria personalità.
L’insieme dei saperi si può raggruppare in sei grandi tipologie:
– L’educazione per la comunicazione gestuale, orale, visiva, ecc., che permette di entrare in relazione pacifica con l’altro.
– L’educazione sulle grandi opere culturali che hanno marcato l’emergere dell’umanità.
– L’educazione scientifica e tecnologica, che permette di comprendere il mondo contemporaneo, in modo da
immaginare e progettare il futuro.
– L’educazione alla salute, all’ambiente e allo sviluppo sostenibile, che permetta al mondo di durare più di noi altri.
– L’educazione alla cittadinanza e alla scoperta della storia dello sviluppo democratico e la sperimentazione di questi
principi e mezzi di funzionamento, in accordo con il livello di sviluppo dei bambini e dei giovani.
– L’educazione della creatività, dell’immaginazione, della curiosità, ecc., che permetta a ciascuno di trovare il suo
particolare posto nel mondo. Tutti apprendimenti che devono permettere a tutti i bambini e giovani di apprendere a
distinguere tra saperi e credenze, tra conoscenze e opinioni.
La nuova educazione pubblica non deve screditare le credenze personali, ma deve insegnare quello che vale per tutti.
Gli apprendimenti nella nuova educazione pubblica devono prendere le mosse da metodologie che rispettino la dignità e
la libertà dei bambini.
Man mano che il bambino cresca e che possa assumerla, deve poter partecipare alla scelta delle metodologie.
• La valutazione
La nuova educazione pubblica riconosce che ogni valutazione è soggetta a valori.
La nuova educazione pubblica considera la valutazione come un processo continuo, un processo partecipativo e
democratico, che comprenda tutti i protagonisti/e della comunità.
La nuova educazione pubblica richiede processi che rendano visibili e trasparenti la pratica, e per tanto, essa è
soggetta a riflessione, dialogo, interpretazione e giudizi di valore.
Per la nuova educazione pubblica la valutazione deve effettuarsi sotto obiettivi e criteri che devono essere discussi
previamente.
La nuova educazione pubblica ha un diverso concetto e un diverso linguaggio di valutazione, un linguaggio
partecipativo della costruzione di significato, che non si propone di conoscere successi e mancanze in bambini o giovani,
bensì quelli del sistema educativo.
Ci si arriva attraverso le azioni abituali del lavoro scolastico, attraverso la documentazione pedagogica dei processi e
progressi collettivi.
Da questa nuova prospettiva la valutazione diventa un elemento d’emancipazione, di valorizzazione positiva, mai per
porre un’etichetta a quello che è il processo nel lavoro di maestri e di scuole.
La valutazione, nella nuova educazione pubblica, è compito di tutta la cittadinanza a tutti i livelli.
I poteri pubblici devono facilitare la sua informazione e consultazione sistematica.
• Partecipazione e governo
La nuova educazione pubblica definisce la partecipazione come un valore essenziale, l’espressione democratica di
una responsabilità collettiva e di un interesse pubblico.
Nella nuova educazione pubblica, tutta l’autorità si basa sulla competenza, la responsabilità e la partecipazione.
Incluso la comunità intera a ognuno dei suoi livelli. Incluso bambini, famiglie, maestri, politici e altri cittadini.
Partecipazione è costruzione di un progetto comune, che richiede riflessione circa il significato, il valore e la pratica
dell’educazione.
La partecipazione si sostiene anche nell’interscambio tra le diverse istituzioni educative, e forma reti di azione comune.
Le persone e le istituzioni che seguono la dichiarazione Per una nuova educazione pubblica prendono due
impegni collettivamente:
– Realizzare i dieci punti enunciati, con la volontà di procedere da ognuna delle nostre scuole, villaggi, città e nazioni,
per approfondire le nostre pratiche, i nostri molteplici coordinamenti e interscambi nel pensiero e nell’azione pedagogica
e sociale della nuova Europa della cittadinanza, un’Europa aperta, pluralistica, ottimista, creativa piena di speranze e
progetti di futuro, un’Europa senza frontiere tra i paesi che oggi la costituiscono, e solidale con il mondo.
– Vegliare in modo coordinato affinché le riforme e le politiche educative in ognuno dei nostri paesi e nell’Unione
Europea, avanzino per rafforzare i diritti dei bambini e dei giovani come cittadini, oltre alla necessaria consegna di
risorse umane e materiali.
Un impegno che ci permette di nutrire una rinnovata speranza nel futuro, nel rendere visibile un’utopia condivisa, quella
della nuova educazione pubblica.