Sentiero Botanico - Castagniccia Mare e Monti

Maison du développement - RN 198 Moriani plage
20230 San Nicolao
Tel : 04 95 38 47 39 - Fax : 04 95 38 47 41
Email : [email protected]
Communauté de Communes de la Costa Verde
20230 San Giovanni di Moriani
Tel : 04 95 38 52 68 - Fax : 04 95 38 53 54
Email : [email protected]
Site : www.sangiovanni.fr
Commune de San Giovanni di Moriani
Maison du développement
20230 Moriani Plage
Tel : 04 95 38 41 73 - Fax : 04 95 32 41 78
Email : [email protected]
Site : www.costaverde-corsica.com
- 04 95 36 30 01 - www.leseditionscorses.com
Office de Tourisme de la Costa Verde
Réalisation © Les Editions Corses
San Giovanni di Moriani
San Ghjuvanni di Moriani
Sentiero
Botanico
Chjassu Botanicu
Descrizione tecnica del circuito
Attraverso il sentiero botanico di San Giovanni, si offre ai vostri occhi la scoperta di cinquanta
piante.
Per queste cinquanta piante, per la maggior parte vivaci, potrete leggere nella documentazione
e su un cartello posto in prossimità, il loro nome in francese, in latino e in corso, il nome della
famiglia, il periodo di fioritura e il loro habitat specifico.
In questa sede è stato preferito l’aspetto aneddotico o il proverbio popolare, tuttavia si forniscono anche le principali virtù medicinali e i loro vari usi, per esempio culinari. Una foto accompagna
ogni pianta mostrando spesso la vista d’insieme, la foglia, il fiore e il frutto. Il colore indicherà se
si tratta di un albero (verde scuro), un arbusto (verde chiaro) o una pianta erbacea (gialla).
Punto di partenza
La chiesa parrocchiale di San Giovanni si trova a circa da Moriani Plage. Seguite la RD 34
(strada dipartimentale) passando da San Nicolao, fino al bar ristorante “A Cava” poi la RD 134
passando davanti alla frazione di Reghjetu (Municipio) per arrivare al punto di partenza del
sentiero: la chiesa parrocchiale e il suo altissimo campanile. E’ possibile arrivare qui anche
prendendo la RD 109 passando dalla pianura e il villaggio di Santa Lucia di Moriani, la frazione
di Serra e la chiesa parrocchiale.
PARCHEGGIO DISPONIBILE.
Ragguagli sull’ itinerario
Durata della marcia : 3 ore
Altitudine massima : 782 m
Dislivello : 317 m
Periodo privilegiato : inizio maggio, fine ottobre
Vegetazione dominante in sei essenze :
Alberi : Castagno – Ontano cordato
Arbusti : Biancospino – Agrifoglio
Piante erbacee : Felce aquilina – Elleboro Corso
All’ attenzione dei bambini
Se cercate bene, non molto lontano dal sentiero botanico, fra la clematide e l’erica, dietro un
grosso cespuglio, scoprirete il “re della macchia”.
Non abbiate paura, non vi farà alcun male.
Utile suggerimento
Portate con voi una carta IGN o Michelin, e un paio di binocoli per ammirare dalla piazza della
cappella di San Mamilianu il magnifico panorama costituito dai villaggi del Piémont, la piana di
Morianincu, il porto turistico di Taverna e, circondate dal Mare Tirreno, le isole d’Elba, Pianosa,
Monte Cristu e Capraia. Non dimenticate l’acqua da bere e munitevi di scarponi.
E’ preferibile programmare questa gita nelle prime ore del mattino oppure nel tardo pomeriggio.
Avvertenza
Al momento della visita, è possibile che certe piante visibili durante l’inventario siano sparite.
L’elenco non è esauriente ma è possibile aggiornarlo regolarmente.
Si prenderà in considerazione qualsiasi suggerimento, osservazione o rettifica.
Per le 50 piante comuni del sentiero botanico, troverete sui cartelli il loro nome scientifico
scritto in latino.Esempio: Sambucus nigra.
Il primo termine è il nome del genere (Sambucus), il secondo termine è il nome della specie
(nigra). Una convenzione internazionale raccomanda di adottare la minuscola per l’iniziale dei
termini concernenti la specie (secondo termine del binomio).
Le piante e i loro segreti
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Rovo comune ----------------------------------------------------------------------------
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Asfodelo----------------------------------------------------------------------------------
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Achillea Ligustica------------------------------------------------------------------------
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Digitale purpurea ------------------------------------------------------------------------
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Felce aquilina----------------------------------------------------------------------------
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Elleboro Corso ---------------------------------------------------------------------------
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Elicrisio (Helichrysum italicum) --------------------------------------------------------
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Margheritina -----------------------------------------------------------------------------
Fragola -----------------------------------------------------------------------------------
La fragola è una piantina erbacea vivace. Gli steli sono lunghi da 15 a 25 cm. Le foglie a rosetta sono lanuginose e munite
di un lungo picciolo.
I fiori bianchi e raggruppati hanno 5 petali. La fioritura avviene da maggio a luglio. La fragola è un frutto falso ossia una sorta
di ricettacolo su cui sono sparsi i frutti o acheni.
Ricca di vitamina “C” e sali minerali, la fragola è molto salutare e raccomandata agli anemici ma controindicata alle persone
allergiche.
L’infusione di foglie fornisce una bevanda gradevole e diuretica.
La pianta è spontanea nei boschi, cespugli e nei luoghi freschi di tutta la Corsica.
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Ciclamino Napoletano -----------------------------------------------------------------
Borragine ---------------------------------------------------------------------------------
Pianta annuale il cui nome deriva dal latino “burra”: stoffa grossolana. Lo stelo, spesso e coperto di peli ispidi, può raggiungere 40 cm.
Le foglie alterne sono ruvide al tatto.
I fiori stellati, di uno stupendo colore celeste hanno 5 sepali, 5 petali e grossi stami bruno/neri riuniti a becco d’uccello.
Il frutto è composto di 4 acheni bruno/nerastri.
Le foglie fresche si consumano in insalata, cotte invece si preparano come gli spinaci e si utilizzano nella minestra. L’infusione di borragine è diuretica, depurativa e sudorifera.
La pianta è comune lungo i sentieri e i luoghi incolti.
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Calamintha nepeta (Mentuccia comune) --------------------------------------------
Pianta vivace, villosa, dal forte odore, spunta in primavera e fiorisce da luglio a ottobre.
Affine alla menta, ha foglie corte, ovali, con breve picciolo e finemente dentellate.
I fiori di colore lilla violaceo, formano una corolla dal labbro superiore alquanto breve e diritto e un labbro inferiore trilobato,
piuttosto piccolo.
I fiori sono la delizia delle api che producono così un miele molto pregiato.
La mentuccia comune che insaporisce numerose ricette (ragù, omelette, funghi, zucchini….) spunta nei luoghi asciutti o
rocciosi di tutta la Corsica.
Violetta -----------------------------------------------------------------------------------
La violetta è una pianticella erbacea vivace, che può raggiungere 15 cm. Le foglie, dal lembo a forma di cuore, sono munite
di un lungo picciolo.
Violetti, talvolta bianchi, i fiori sono molto profumati, solitari e sorretti da un lungo peduncolo.
La fioritura avviene da marzo a maggio.
Si utilizzano tutte le parti della pianta, ma l’infusione dei fiori secchi è efficace contro la tosse, il raffreddore, la bronchite…
Emetici, la radice e i semi possono sostituire l’ipeca.
La violetta, comune in tutta la Corsica, spunta nei luoghi umidi e freschi.
Tassobarbasso (o Verbasco) -----------------------------------------------------------
Pianta biennale, capace di raggiungere l’altezza di un uomo, è coperta da una lanugine bianca, cotonosa e caduca.
Il fusto simile ad una verga è robusto e cilindrico. I ramoscelli espansi presentano foglie alterne, spesse, sessili a limbo
ovale, lanceolato. Quelle inferiori possiedono un corto picciolo.
I fiori in corolle da 20 a 25 cm, sbocciano in giugno/luglio; di colore giallo pallido, formano una pannocchia dorata, grande
e molto estetica.
Il frutto (a forma di capsula ovale) matura in autunno. L’infusione dei fiori è eccellente contro le irritazioni delle vie respiratorie.
Il verbasco spunta sul margine dei sentieri in tutti i luoghi incolti della regione mediterranea.
Ficaria ------------------------------------------------------------------------------------
La ficaria è una pianta erbacea dagli steli glabri che possono raggiungere 40 cm. Le foglie, un po’ cordiformi e munite di un
lungo picciolo, sono di colore verde brillante e presentano abbondanti nervature. I fiori di un bel giallo dorato, hanno il più
delle volte 3 sepali e petali disposti a forma di stella (da 6 a 12).
La fioritura avviene da marzo a maggio. Le radici sono molto caratteristiche: rigonfie. Le proprietà antiemorroidali della
ficaria sono attestate dal nome vernacolare a lei attribuito.(erba delle emorroidi).
Le giovani foglie ricche di vitamine “A” e “C” si aggiungono alle insalate mentre i bulbilli prodotti dalle radici sono deliziosi
se cotti. La ficaria è comune ovunque e soprattutto nei sottoboschi.
Pancrazio Illirico -------------------------------------------------------------------------
Pianta vivace alta da 30 a 60 cm dalle larghe foglie verdastre, nasce da un grosso bulbo ovale, carnoso e persistente.
I bei fiori, grandi e stellati, dal cuoricino giallo, sono molto profumati e riuniti ad ombrello sovrastante uno stelo grosso come
un mignolo: per questo è talvolta confuso con il giglio candido. I fiori sbocciano in maggio/giugno I frutti, aperti quando
maturi, sono capsule a tre valve contenenti semini neri. Ricca d’alcaloidi, la pianta, si utilizza per il sistema vascolare, e
sembra avere proprietà anticancerose.
I luoghi in cui abbonda sono le fresche zone della regione bassa e media della Corsica fino 1300 m.
Vive anche in Sardegna, Malta, e in Illiria (donde il nome).
Pianta vivace, dotata di un grosso rizoma globuloso da cui fuoriescono alcune radici e molti peduncoli floreali.
Le foglie basali, nate anch’esse direttamente sul rizoma e provviste di lungo picciolo, sono a forma di cuore verde con
macchie più chiare sul lato superiore e rosso violaceo sul lato inferiore.
I fiori di un bel colore rosa, isolati all’estremità di un peduncolo, sono costituiti da un calice campanulato e una corolla dai
petali ripiegati.
Presente in tutta la Corsica fino a 1500 m nei sottoboschi e terreni ombrosi, la pianta si coltiva anche in vaso per la bellezza
dei fiori e delle foglie.
Tradizionalmente si parla soprattutto delle sue spine nonostante la bellezza dei fiorellini rosa e bianchi (maggio/giugno) e il
sapore dei suoi frutti aciduli, leggermente zuccherati: le more, impiegate nella preparazione di confetture e di uno sciroppo
edulcorante di certi farmaci. Il rovo evoca gli eventi tragici della passione di Cristo (corona di spine sul capo).
I lunghi fusti spaccati in due e immersi alcune ore nell’acqua servono a fabbricare attacchi, funi, briglie...
Il rovo estende i suoi sarmenti spinosi nelle rovine, lungo i sentieri e i terreni incolti delle pianure e della mezza montagna.
Pianta vivace, tubercolata, con foglie nate sulla base, l’asfodelo presenta un’infiorescenza a grappolo (da aprile a giugno).
I frutti in capsule sono retti da un lungo stelo persistente dopo la fioritura.
I tubercoli commestibili servivano a varie preparazioni medicamentose. Scaldati e gettati con forza al suolo provocano
un’esplosione simile a quella di un petardo.
Pianta mitica : si utilizzava lo stelo come fiaccola in numerosi riti. L’asfodelo rappresenta l’abbondanza e l’immortalità
dell’anima.
E’ molto presente nei luoghi incolti e arsi, lungo i sentieri e le secche praterie delle regioni mediterranee.
Pianta vivace dalle foglie molto frastagliate, l’achillea ci offre bianchi fiori riuniti in ombrello (da maggio a settembre).
Utilizzata un tempo per le sue proprietà emostatiche e cicatrizzanti, questa pianta possiede foglie impiegate nella conservazione dei vini, per insaporire le insalate e nelle frittelle il giorno del venerdì Santo (donde il suo nome corso: Arba santa).
L’ Achillea Ligustica spesso confusa con l’achillea millefoglie, è presente ovunque, nelle praterie, lungo i sentieri, e sui
terreni incolti. In inverno assume la forma di un tronco.
Bellissima pianta vivace, biennale, in inverno assume spesso la forma di un tronco scanalato. Capace di raggiungere un
metro d’altezza alla fioritura (maggio/giugno), produce frutti in settembre. Si impiega su prescrizione medica a piccole
dosi nelle malattie cardiache (contiene digitalina).
Le foglie sono diuretiche e purgative.
Pianta al contempo molto velenosa e molto bella, non va lasciata alla portata dei bambini (raccolta).
Vive molto bene nei boschi, lungo i sentieri di mezza montagna ed è molto diffusa nei suoli acidi.
La felce aquilina dalle foglie triangolari è la felce più comune.
Il suo nome deriva dalla sagoma del rizoma che evoca un’aquila bicefala.
Come tutte le altre felci è crittogama ossia sprovvista di fiori e quindi di semi: si riproduce grazie alle spore.
Il rizoma, delizioso per maiali e cinghiali, contiene una fecola impiegata nei farmaci antitenia.
La felce tagliata in estate fornisce un’eccellente lettiera utilizzata in seguito come concime ricco di potassa.
Questa pianta invade i terreni abbandonati, soleggiati, umidi e silicei ma vive anche sotto i castagni.
L’elleboro corso è una delle rare piante erbacee della nostra regione che fiorisce in inverno.
I suoi frutti dal becco lungo e diritto maturano in estate.
Pianta molto velenosa e tossica si utilizzava come insetticida e contro il mal di denti.
L’elleboro corso, molto resistente al freddo, è molto ricercato come pianta d’ornamento: ragion per cui è legalmente
protetto.
Pianta endemica della Corsica, l’elleboro cresce molto bene nei boschi fitti e umidi delle regioni di mezza montagna.
Pianta vivace, molto aromatica e cespugliosa è forse quella che contribuisce maggiormente a conferire alla macchia corsa
il suo incomparabile profumo.
Fin dal mese di maggio l’elicriso dà fiori gialli riuniti in stretti capolini di bellissimo effetto. I frutti molto piccoli (acheni) maturano in autunno.
Ci si serviva di questa pianta per profumare e disinfettare l’aria di una stanza e per bruciare le setole dei maiali dopo il macello. Oggi è molto utilizzata dai fioristi per confezionare bouquet secchi.
Dall’elicriso si estrae un olio essenziale, efficacissimo antirughe.
La pianta vive in pianura e in montagna nei luoghi soleggiati e pietrosi, lungo i sentieri e nei terreni incolti.
Pianta erbacea vivace dai fiori bianchi con un tocco di rosa o rosso, molto comune nella nostra regione. In inverno assume
la forma di un tronco scanalato.
Utilizzata per le sue proprietà cicatrizzanti, depurative ed espettoranti, la margheritina, un tempo, si faceva macerare nel
vino per preparare una pozione antireumatica.
Commestibile in insalata, è anche il fiore preferito dei bambini che ne fanno mazzetti da offrire alla mamma.
I poeti del Rinascimento hanno reso un costante omaggio alla margheritina che decora le praterie, i margini dei sentieri e
le aiole.
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Ortica dioica -----------------------------------------------------------------------------
Pianta urticante, senza profumo, non certo graziosa per il colore… Irrita solo sfiorandola, ma possiede numerose virtù
medicinali, culinarie e anche industriali.
L’ortica comune è dioica, vivace, considerata da molto tempo come potente emostatico. Antidiarroica, antidiabetica e
depurativa, l’ortica in frizioni calma anche i dolori reumatici. Il suo succo favorisce la ricrescita dei capelli.
Cotta, l’ortica costituisce un alimento di gran valore indicato agli anemici, ai convalescenti, agli anziani. Essiccata, l’ortica è
un ottimo alimento per cavalli e ruminanti. Nell’industria, si utilizzava la fibra d’ortica per confezionare tessuti e carta di gran
resistenza e bellezza. La radice è tintoria.
L’ortica sembra seguire i passi dell’uomo, nei dintorni delle fattorie o dei villaggi, nelle macerie e in tutti i terreni ricchi d’azoto.
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Linaria epatica frondosa ----------------------------------------------------------------
Pianta vivace, alta da 10 a 50 cm, glabra, dallo stelo fragile, strisciante prostrata, non presenta foglie nella sua parte inferiore.
Le foglie un po’ spesse, opposte, dal picciolo più lungo del lembo, sono a forma di cuoricino trilobato.
I fiori solitari, liliacei, hanno peduncoli più lunghi della foglia e una corolla da 10 a 15 mm, provvista di sperone leggermente ricurvo.
Ovoidali, i semi possiedono spigoli taglienti.
Un tempo si utilizzavano i fiori come diuretico e antiscorbutico, le foglie per le loro proprietà emostatiche e cicatrizzanti.
La linaria ama i luoghi umidi dell’alta e mezza montagna corsa, soprattutto i profumati ontaneti.
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Rosa canina -----------------------------------------------------------------------------
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Corbezzolo -------------------------------------------------------------------------------
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Arboscello spinoso (la rosa di macchia dei poeti), d’altezza compresa fra 1 e 3 m: ecco l’antenato della rosa.
I suoi rametti verdastri, robusti, eretti o cascanti presentano spine (adunche o arcuate) e foglie glabre (da 5 a 7 sepali)
ellittiche e persistenti.
I fiori rosa o bianchi, sbocciano in maggio/giugno: di varie dimensioni, possono essere solitari o in mazzetti. I frutti chiamati
cinorroidi, lisci e rossi contengono semi pelosi di cui i bambini si servivano come erba urticante. Colti dopo il freddo invernale, i frutti danno una marmellata e una gelatina molto apprezzate. La pianta cresce in tutta la Corsica (pianure, mezza
montagna).
Il corbezzolo è il simbolo della lealtà: inseguito dai suoi nemici, Gesù Cristo fu nascosto dal fitto fogliame di questa pianta.
Dalle foglie persistenti l’arbusto ha una caratteristica: i fiori (bianche campanelle) e i frutti (di un rosso smagliante) appaiono
quasi nel medesimo periodo (da ottobre a dicembre).
Le foglie sono astringenti e antisettiche.
E’ possibile consumare i frutti in gelatina, marmellata, macedonia oppure incorporati in liquori o alcol. Il legno del corbezzolo è molto utilizzato come combustibile e in pelletteria. Considerato anche pianta ornamentale il corbezzolo è molto caratteristico della macchia e delle foreste del bacino mediterraneo.
Arbusto spinoso a foglie caduche, capace di raggiungere 10 m d’altezza. I fiori, visibili in aprile/maggio, incarnano la speranza e il rinnovo. I frutti, maturi in inverno (bacche rosse), sono la delizia degli uccellini. I fiori secchi invece si impiegano per
gargarismi contro il mal di gola, le cardiopatie e i disturbi nervosi. Le foglie e i frutti, astringenti, si utilizzano contro le diarree.
I rametti spinosi servono a costruire recinzioni o siepi. Nelle campagne i fiori evocano il culto della Vergine Maria che, secondo la leggenda, si nascose dietro un biancospino al momento della fuga in Egitto. Esiste forse un nesso anche con la
corona di spine sul capo di Cristo in croce. Questo “Fiore dell’alba” è rigoglioso sui soleggiati versanti di mezza montagna.
Erica arborescente ----------------------------------------------------------------------
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Bosso -------------------------------------------------------------------------------------
Arbusto dal fogliame persistente, elegante e dai fiorellini campanulati rosa pallido (aprile/maggio), l’erica simboleggia la
delicata discrezione e la solitudine.
Con i suoi fiori diuretici le api elaborano un miele forte e amarognolo.
I ceppi invece sono ricercati per fabbricare pipe di buona qualità (regione d’Orezza) e i rami sono talvolta impiegati come
lettiera.
Arbusto dei terreni poveri, delle lande solitarie e delle rocce scoscese, l’erica arborescente forma la densa macchia delle
elevate zone premontane del sud mediterraneo.
Un bell’arbusto monoico, folto, dalle persistenti foglie verde cupo, che può raggiungere in certi luoghi 10 m d’altezza. Fiorisce da marzo ad aprile e i lucenti semi neri sono maturi in settembre.
Il suo legno molto duro serviva alla fabbricazione di pipe, cucchiai, mobili...
Le foglie si impiegavano come lozione contro la calvizie.
L’arbusto è oggi utilizzato in orticoltura (siepi, margini, pianta ornamentale).
In Corsica il bosso è considerato pianta sacra che fiorisce i luoghi santi (altari) nei giorni festivi. Inoltre si distribuiscono i suoi
ramoscelli benedetti il giorno delle Palme. La pianta si sviluppa nelle foreste umide e lungo i ruscelli.
Il comune di San Giovanni ha la fortuna di possedere una delle più belle foreste Europee di bosso e di tasso.
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Bupleuro legnoso ------------------------------------------------------------------------
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Ailanto (Albero del Paradiso) ----------------------------------------------------------
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Fico comune -----------------------------------------------------------------------------
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Cipresso piramidale ---------------------------------------------------------------------
Caprifoglio -------------------------------------------------------------------------------
Pollinizzato da una farfalla notturna, ecco un arbusto a foglie caduche, molto decorativo, coltivato anche per la bellezza e
l’odore soave dei suoi fiori (maggio/giugno) nonché per le bacche di un rosso vivace in estate. E’ possibile confonderlo con
la “Lonicera Implexa” a foglie persistenti. Il decotto di foglie può giovare alle lesioni delle gambe e contro il mal di gola.I fiori
secchi erano molto utilizzati per le loro virtù sedative e antispasmodiche. Con i suoi rametti fioriti, si decorano gli altari delle
chiese e delle cappelle. Lo stelo forato serviva alla fabbricazione dei bocchini delle pipe. Il caprifoglio cresce spontaneamente lungo i sentieri delle nostre campagne e foreste.
Clematide vite bianca ------------------------------------------------------------------
Questa liana, talvolta legnosa, rampicante sugli alberi, fiorisce da aprile ad agosto e dà frutti lanuginosi fra agosto e settembre.
Tossica quando è verde, la pianta è efficace contro le ulcere della pelle (uso esterno).
Solo le capre possono mangiare le sue foglie fresche; secche invece costituiscono un ottimo alimento per tutto il bestiame.
La vite bianca prolifera sulle siepi, gli arbusti, le rovine ed è frequente al margine dei boschi.
Ginestra da scope ----------------------------------------------------------------------
Arbusto non spinoso, glabro, dalle foglie alterne composte di tre sepali di cui quello centrale è più grande dei due laterali.
Si tratta probabilmente del Cytisus scoparius (o Sarothammus scoparius) che può raggiungere 2 m d’altezza. I suoi bei
fiori gialli (marzo/aprile) sono spesso riuniti per tre all’ascella delle foglie. Rinchiusi in un baccello, i frutti maturano in estate.
La sparteina contenuta nella pianta è un eccellente cardiotonico. L’infusione dei fiori ha un notevole effetto diuretico. Nelle
campagne, si fabbricano ancora le scope con i giovani ramoscelli che, una volta secchi, servivano a scaldare i forni. Conigli
e capre apprezzano invece i giovani virgulti prima della fioritura. La ginestra da scope è molto utile in agricoltura perché
ottimizza i suoli.
Coltivata come arbusto isolato, la ginestra è molto decorativa. La pianta è molto frequente sui terreni acidi e soleggiati.
Arbusto dalla corteccia verrucosa, bruno/grigiastra, di portamento eretto, ramificato e dalla cima arrotondata.
Le foglie sono persistenti, coriacee, verde chiaro più o meno alterne, ovali, lanceolate a nervatura centrale più chiara e sporgente.
I fiori giallo verdastri e melliferi, sbocciano in estate. Riuniti in larghi ombrelli convessi composti da circa venti raggi, sono
ermafroditi e carnosi.
I frutti sono acheni (con un solo seme).
Dai fiori si estrae un olio essenziale utilizzato per trattare i problemi muscolari (uso esterno). Perfettamente adatto alla siccità
è frequente nei luoghi più soleggiati della Corsica.
Grande, maestoso albero, dal tronco diritto, cima cespugliosa e grossi rami coperti da lanugine giallastra.
Le foglie alterne, talvolta lunghe 90 cm, sono composte, pennate e formate da 6 a 12 paia di sepali. I fiori ermafroditi,
piccoli, di colore giallo verdastro, hanno 5 sepali e 5 petali. Riuniti in grappoli pendenti, sprigionano un odore sgradevole
alla fioritura, ossia all’inizio dell’estate.
Il frutto è una samara a forma di pala d’elica contenente semi arrotondati.
Il contenuto delle sue ghiande può provocare allergie dermiche sulle persone sensibili. Immerse nell’acqua bollente saponata (sapone molle) le foglie sono efficaci ingredienti d’insetticidi e pesticidi. Originario della Cina e importato, l’ailanto ha
una grande capacità d’adattamento dimostrata dalla sua resistenza all’inquinamento e dalla sua forza riproduttrice.
Alberello: quasi sempre alto solo 3 o 4 m. Le foglie sono caduche, rugose, finemente lanuginose e munite di lungo picciolo
e lembo palmato. I fiori possono essere biferi o uniferi :
i biferi danno due raccolte all’anno. I fichi maturi in luglio si chiamano “fichi-fiori”, quelli che appaiono in autunno si chiamano
“fichi-frutti” o fichi d’autunno.
Gli uniferi fruttificano una sola volta alla fine dell’estate. La specie coltivata ha solo fiori femminili e la riproduzione avviene
mediante un ovulo non fecondato. Negli alberi di fico selvatico invece la fecondazione avviene grazie ad una minuscola
vespa portatrice del polline che feconda i fiori femminili. I frutti maturi, sono di colore verde pallido o nero secondo le varietà.
Ricchi di vitamine i fichi si preparano in confettura o si lasciano essiccare al sole. Tutte le parti della pianta (rametti, foglie, frutti) contengono un
lattice bianco, irritante. Albero mediterraneo, il fico resiste bene al calore e ai terreni aridi e poveri.
Biancospino ------------------------------------------------------------------------------
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Simbolo d’eternità, donde la sua presenza in prossimità dei cimiteri. Questa conifera che può raggiungere venti metri
d’altezza ha una corteccia di colore grigio bruno, fibrosa e finemente solcata. Le foglie squamiformi che coprono completamente i ramoscelli, sono munite di una ghiandoletta resinifera. I fiori (aprile) sono monoici. I fiori maschili, molto minuti, coabitano con i fiori femminili in graziosi globuli grigio verdastri. Maturi, i fiori femminili si trasformano in coni ovoidali di 2 a 3 cm
muniti di una decina di scaglie esagonali. Denso e pressoché imputrescibile il legno costituisce un’essenza pregiata per la
falegnameria e l’ebanisteria. L’albero che può vivere fino a 2000 anni, è l’essenza legnosa più conosciuta del Mediterraneo.
Tiglio a piccole foglie -------------------------------------------------------------------
38 Albero maestoso, alto da 20 a 40 m a, dalle foglie caduche a lungo picciolo.
Le infiorescenze forcute da 5 a 10 fiori, danno frutti contenenti da 1 a 3 semi. Il tiglio cordato fiorisce all’inizio di giugno.
Una volta secchi, i fiori sono molto utilizzati in tisana.
Essenza legnosa, molto apprezzata in apicoltura, il tiglio si coltiva per l’eleganza del suo portamento, la fresca ombra e il
profumo dei fiori.
Anticamente il legno serviva a fabbricare giavellotti.
Il tiglio cresce nelle foreste decidue, chiare, nelle pianure come in altitudine, in quasi tutta l’Europa.
Carpino nero-----------------------------------------------------------------------------
39 Albero monoico a foglie caduche, può raggiungere 25 m e fiorisce in marzo/aprile. I frutti conici (acheni) sono provvisti di
una brattea che permette la loro disseminazione in ottobre.
Molto resistente, il legno, era impiegato solo dai carradori e per fabbricare mazze o magli. Si utilizzava anche come legno
da ardere perché il suo potere calorico è uguale e persino superiore a quello del rovere.
Le foglie – verdi o secche - sono ricercate per l’alimentazione del bestiame.
Il Carpino nero ama le zone rocciose e soleggiate in pianura e in montagna.
Si utilizza come albero ornamentale in parchi e giardini.
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Castagno --------------------------------------------------------------------------------
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Leccio (o Elce)---------------------------------------------------------------------------
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Ontano cordato -------------------------------------------------------------------------
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Orniello (Fraxinus ornus) ----------------------------------------------------------------
Albero a foglie caduche che può raggiungere 30 m, ha la caratteristica di portare sul ramo dell’anno in corso il fiore
maschile e il fiore femminile (albero definito monoico dicline) in giugno/luglio. I frutti (castagne o marroni) protetti da un
riccio, maturano a partire dal mese d’ottobre. Il castagno è considerato come l’albero del pane.
Infatti costituiva la base alimentare di certe regioni in cui si parlava appunto di “civiltà del castagno”. I frutti si consumano
arrostiti o bolliti. Essiccati invece forniscono una farina, che permette la confezione di vari piatti di cui il più conosciuto è il castagnaccio (in corso: pulenda). Le foglie sono state utilizzate per le loro proprietà bechiche (antitosse). Albero calcifugo (rifugge
i suoli calcarei) preferisce le zone ubicate fra 400 e 1000 m. Ha dato il suo nome alla Castagniccia in cui è abbondantemente
diffuso. Viene chiamato anche “arburu a filetta” (albero della felce) perché ama la pioggia e il sole come la sua “compagna”, ossia la felce aquilina.
Albero amante della luce, a foglie persistenti, monoico, può raggiungere 20 m d’altezza. Fiorisce in marzo/aprile ma i frutti
(ghiande) maturano in settembre sui ramoscelli dell’anno in corso. La corteccia, le foglie e le ghiande contengono il tannino
che conferisce loro un potere astringente. La corteccia era utilizzata per conciare il cuoio e tingere le reti da pesca. Molto
apprezzate da maiali, cinghiali, colombe, e ghiandaie, le ghiande torrefatte, in tempo di guerra, fornivano un succedaneo
del caffé. Molto duro, il legno è utilizzato come combustibile, per costruire gli scafi delle navi e fabbricare mobili, botti…
Il leccio, rappresentativo della macchia mediterranea, preferisce i terreni asciutti e rocciosi.
E’ l’ontano più bello. I fiori - maschili e femminili - appaiono da gennaio a marzo, molto prima delle foglie a forma di cuore.
I frutti sono legnosi e a forma di pinoli.
Poste sotto ai piedi le foglie fresche alleviano la fatica. La corteccia è astringente e febbrifuga. Il legno, solido e leggero,
era ricercato dai falegnami.
Si utilizzava l’ontano anche per fabbricare zoccoli e i basti per muli e asini. Il suo legno deve restare sempre nell’acqua
(fondamenta dei ponti) oppure sempre all’asciutto (travi d’armature).
Vicino del castagno, l’ontano pianta endemica della Corsica e della Sardegna, ama i luoghi umidi e soleggiati.
Albero alto 20 m circa, a foglie caduche, fiorisce da aprile a giugno e produce frutti (samare) in agosto/settembre.
Dalle foglie e dalla corteccia incisa fuoriesce una linfa zuccherata efficace come lassativo. Antireumatica, l’infusione di foglie
secche è efficace contro l’invecchiamento. La corteccia è febbrifuga e tonica. I contadini utilizzavano il legno per fabbricare
i manici degli strumenti (asce, zappe…).
Il fogliame era ricercato come foraggio.
Molto presente nei boschi di latifoglie in pianura e a mezza montagna, è il fedele “compagno” del leccio.
27
Agrifoglio ---------------------------------------------------------------------------------
44
Tasso--------------------------------------------------------------------------------------
28
Edera -------------------------------------------------------------------------------------
45
Ciliegio selvatico ------------------------------------------------------------------------
29
Nocciolo ---------------------------------------------------------------------------------
46
Noce -------------------------------------------------------------------------------------
30
Iperico (dall’odore di selvatico) -------------------------------------------------------
47
Olmo -------------------------------------------------------------------------------------
31
Cisto di creta ----------------------------------------------------------------------------
48
Sorbo -------------------------------------------------------------------------------------
32
Pungitopo (o Piccolo agrifoglio) -------------------------------------------------------
49
Robinia (o Falsa acacia) ---------------------------------------------------------------
33
Sambuco nero ---------------------------------------------------------------------------
50
Lilla d’India (o Margosa) ----------------------------------------------------------------
Un arbusto dioico, a crescita lenta e foglie persistenti di cui le più giovani sono armate di spine. Capace di raggiungere
15 m d’altezza l’agrifoglio può vivere vari secoli. Fiorisce in aprile/maggio ma in autunno e in inverno sfoggia magnifiche
bacche coralline. Si utilizzava il decotto di foglie contro i dolori di stomaco, d’intestino e per curare i reumatismi e la gotta.
In dose medicinale le bacche sono purgative ma diventano molto velenose a forti dosi. Con la corteccia dell’agrifoglio si
fabbrica la colla mentre il legno, molto duro, era impiegato in ebanisteria e per fabbricare calci da fucile. L’agrifoglio è piuttosto frequente nei terreni umidi e ricchi di humus, fino a 1400 m d’altitudine, soprattutto al Nord. Ricercato anche come
albero ornamentale, in Corsica l’agrifoglio è una specie protetta.
L’edera si arrampica sui supporti mediante radichette ma non è parassita. Foglie decorative e ornamentali, fiori molto melliferi, visibili in agosto/settembre. L’edera si prescriveva contro le diarree ma i frutti (drupe) sono tossici. Maturi in inverno,
sono la delizia di merli, tordi e colombi; inalati, schiacciati e mescolati all’aceto calmano il mal di testa.
L’edera è una pianta tintoria: il decotto di foglie tinge gli abiti di nero.
La troviamo avvinta agli alberi della macchia, delle foreste e sui vecchi muri.
Cartello: su un ontano cordato.
Molte superstizioni circondano quest’arbusto monoico a foglie caduche, i cui fiori - maschili e femminili - sbocciano in inverno molto prima delle foglie. Il suo nome latino “corylys” deriva dal greco « kóris « ossia «elmo” per la caratteristica forma
del duro guscio del frutto: la nocciola. Matura in settembre, la nocciola si utilizza per fabbricare un olio a scopi cosmetici e
culinari ( ricette per barre energetiche, torroni, dolci...). In medicina si utilizzava l’olio di nocciola contro l’irritazione delle vie
respiratorie, i dolori articolari e la calvizie.
I rami si utilizzavano un tempo per confezionare panieri. Il nocciolo si sviluppa bene nei terreni umidi e fertili dei paesi mediterranei fino a 1500 m d’altitudine e in Corsica, specialmente nella regione di Cervioni.
Arbusto vivace a foglie persistenti.
I rametti eretti presentano foglie opposte, sessili, lanceolate, finemente trasparenti e dal forte odore di caprone. I fiori all’estremità dei rami possiedono 5 petali di un giallo smagliante e stami più lunghi della corolla. Sbocciano all’inizio dell’estate.
Il frutto è una capsula ovoidale oblunga che si apre in tre parti sulla sommità quando è matura.
L’infusione d’iperico è efficace contro le coliche, la febbre e facilita la digestione. La macerazione oleosa è impiegata con
successo sulle bruciature, le ulcere e altre lesioni. Macerato nell’acquavite, zucchero e limone l’iperico dà un gradevole
liquore. L’iperico ama i luoghi al contempo soleggiati e umidi, fino a 1000 m, i margini dei sentieri e dei boschi radi.
Arbusto molto comune nelle zone spesso degradate dal fuoco. Le foglie persistenti, semplici e opposte, di colore verde
grigio contrastano con i fiori rosa porporino che sbocciano alla fine della primavera.
I frutti, piccole capsule legnose, si aprono quando sono maturi.
In profumeria si utilizzava la sua gomma odorosa mentre l’incenso ha proprietà insetticide. La medicina impiega il cisto per
le sue proprietà stimolanti e addirittura eccitanti.
I cisti amano i suoli acidi e persino calcarei dei luoghi molto soleggiati di tutta la Corsica.
Arboscello vivace alto da 30 a 80 cm, glabro e verde. Fusto obliquo e strisciante, fusto a ciuffo eretto, spoglio alla base e
molto ramificato in alto, striato in lunghezza come le foglie. Queste sono alterne, sessili, ovali/lanceolate, rigide e pungenti.
I fiori sono verdastri o violacei un po’ al di sopra del lato superiore. Le bacche rosse contengono uno o due grossi semi.
Si utilizza l’infusione di foglie come stimolante delle funzioni renali. Il pungitopo può dare buoni risultati nel trattamento delle
emorroidi.
In Corsica si impiegano i bouquet secchi per allontanare ratti e topi dai salumi in fase di stagionatura.
Il pungitopo cresce nei boschi e sulle aride chine di tutta la Corsica.
Arbusto a foglie caduche, fiorisce in maggio/giugno. I frutti, maturi alla fine dell’estate, si impiegano nella preparazione di
liquori, sciroppi e confetture.
Il sambuco è molto utile in medicina: i frutti, diuretici e lassativi sono utilizzati contro le nefriti; i fiori contro le infezioni oculari.
Molte credenze popolari circondano il sambuco: benefico per i malati e le donne incinte è anche l’alleato delle streghe…
Il sambuco preferisce i boschi freschi e umidi nonché i terreni ricchi d’azoto vicino ai villaggi e alle macerie.
Bell’albero dioico dalle foglie aghiformi, tossiche e persistenti, fiorisce in aprile/maggio. I frutti maturano in agosto/settembre.
Il tasso cresce molto lentamente: certi fusti hanno più di tremila anni. Dalla corteccia o dagli aghi si estrae il Taxol, sostanza
anticancerosa.
I frutti (arilli) non tossici, sbarazzati dai semi servivano alla preparazione di uno sciroppo bechico (antitosse). Si utilizza il
legno per la scultura, l’ebanisteria, l’intarsio e per fabbricare archi. La persistenza del suo fogliame ne fa un’ottima pianta
funeraria. Il tasso preferisce i luoghi umidi e ombrosi dei suoli acidi, ricchi di humus delle regioni temperate e montagnose.
Il comune di San Giovanni ha la fortuna di possedere una delle più belle foreste Europee di bosso e tasso.
Albero a foglie caduche, può raggiungere 20 m d’altezza.
I fiori bianchi appaiono in aprile/maggio prima delle foglie (maggio/giugno). E’ possibile distillare i frutti rossi o neri (amarene o ciliege) per ottenere un’acquavite molto apprezzata (kirsch). Essi servono anche a preparare confetture e liquori. Le
amarene hanno notevoli virtù sedative. La tisana di piccioli d’amarena è diuretica.
Si utilizza il legno per oggetti intarsiati e per fabbricare mobili fini e pipe.
Non confondere con il genere “cerasus”.
Il ciliegio selvatico vive nelle foreste di latifoglie in pianura e in montagna fino a 1500 m.
Un albero grande (circa 20 metri) che fiorisce in aprile/maggio. L’infusione delle sue foglie è stimolante.
I fiori maschili sono raggruppati in amenti e i fiori femminili formano spighette all’apice dei rami.
Con le noci verdi raccolte il giorno della festa di San Giovanni Battista (24 giugno) si fabbrica un eccellente “vino di noci”.
In autunno si raccolgono i frutti (noci) che forniscono un olio commestibile utilizzato in cucina (insalata) e in pasticceria. Il
legno di noce si utilizza in ebanisteria. Un tempo non si piantava mai un noce vicino ad un’abitazione per non attirare la
sfortuna.
Il noce ama i luoghi umidi e caldi in cui è spesso vicino al castagno.
Albero a foglie caduche, può raggiungere 30 m d’altezza.
La sua fioritura discreta avviene in febbraio/marzo, e i frutti (samare) dalle ali membranose maturano in luglio/agosto. Le
sue foglie sono astringenti.
Il decotto di corteccia, cicatrizzante, si utilizza nelle malattie della pelle.
Il fogliame secco conviene perfettamente all’alimentazione del bestiame.
Considerato “albero della vita” l’olmo si pianta volentieri sulle piazze dei villaggi e sui bordi delle strade.
Spontaneamente invece, nasce sui terreni molto alluvionali.
Albero alto da 15 a 20 m, con foglie caduche, fiorisce in primavera e produce frutti in autunno (le sorbe), di gusto molto
aspro. Commestibili solo dopo completa maturazione al suolo o in cantina, le sorbe servivano a preparare una bevanda
fermentata affine al sidro di pera: il curmé. In passato, erano considerate i frutti dei poveri e si utilizzavano anche per curare
le diarree, i problemi circolatori, l’ipertensione, le gambe pesanti…
Il legno di gran valore, impiegato in tornitura, serviva alla fabbricazione di viti, perni, ingranaggi, manici di coltelli e nei lavori d’intarsio.
Il sorbo (in francese chiamato anche “cormier”) è frequente in mezza montagna e nei boschi di latifoglie. Si pensa che sia
originario della Corsica.
Albero alto 25 m, dal portamento espanso. Il legno giallo, duro, imputrescibile è ricercato per la fabbricazione di picchetti da
vigna o recinti che, sistemati in fase di luna favorevole, durano lunghi anni. Le foglie alterne si orientano per effetto del calore
e della pioggia. I grandi fiori, molto numerosi, sono riuniti in grappoli pendenti più corti delle foglie. Molto profumati trovano
varie applicazioni in profumeria e danno origine ad un miele primaverile considerato fra i più pregiati. I fiori sono deliziosi in
omelette. I frutti sono baccelli appiattiti, da 7 a 8 cm, contenenti 4-5 semi. Originaria dell’America del Nord, la robinia è un
albero di bassa altitudine (sotto 700 m) che si è adattato nell’ovest dell’Europa e nel sud mediterraneo.
Originario dell’India, è un albero dalla cima svasata e dalla corteccia rugosa e squamosa. Le foglie alterne, composte,
pennate hanno un corto picciolo e sono formate da numerosi sepali glabri. I fiorellini, ermafroditi, sono profumati e di colore
blu lilla. I 5 petali sono liberi e gli stami di colore viola cupo. I frutti sono drupe dalla polpa giallastra contenenti un seme duro.
I semi sono utilizzati per fabbricare rosari e collane. La polpa del frutto contiene un alcaloide utilizzato come vermifugo. Il
legno si impiega in ebanisteria e per la fabbricazione d’apparecchi sportivi. E’ un albero coltivato che si è adattato molto
bene alla regione mediterranea.
A Machja ochji Ùn ha, ma ochji teni.
(La macchia non ha occhi, ma vede tutto)