Robert Card. Sarah
Prefetto Congregazione per il Culto Divino
e la Disciplina dei Sacramenti
Omelia nella Solennità di Santa Chiara, Assisi, 11 agosto 2015
Letture:
Os 2, 14-14. 19-20
Sal 44
2 Cor 4, 6-10. 16-18
Gv 15, 4-10
Eccellenza Reverendissima,
Reverende Suore,
Carissimi Fratelli e Sorelle,
desidero porgere, dal profondo del mio cuore, un caro ringraziamento alle
Suore Clarisse, per l’invito rivoltomi a presiedere questa solenne celebrazione
Eucaristica in occasione della Festa di Santa Chiara. Il mio cuore arde dal desiderio di
innalzare un canto di lode al Signore, insieme con voi, per poter esprimere la mia
gioia nell’essere quest’oggi in mezzo a voi, per spezzare insieme il pane della Parola
e il Pane Eucaristico. Sono le due mense più importanti per ogni cristiano e per ogni
uomo che incontra Gesù. Non possiamo fare a meno della Parola di Dio e
dell’Eucaristia, per vivere in pienezza la nostra esistenza. Nella vita di Santa Chiara,
infatti, hanno avuto un ruolo principale sia la Sacra Scrittura che l’Eucaristia.
Possiamo definirli i due grandi pilastri della fondatrice delle Dame della Povertà.
Santa Chiara sull’esempio del poverello d’Assisi, ha cercato di vivere in profondità il
Vangelo, impegnandosi a viverlo in modo radicale. Desiderava rendere la sua vita
conforme all’ideale evangelico proposto da Gesù. Anzi, voleva vivere con Gesù, per
Gesù, in Gesù e come Gesù stesso ha vissuto. Santa Chiara è rimasta affascinata da
San Francesco, proprio per lo stile povero ed umile della sua vita, pienamente
conforme a quello di nostro Signore Gesù. Proprio come il Santo Frate, Chiara ha
improntato la sua esistenza sul Vangelo, in quanto profondamente affascinata dalla
parola del Signore e dalla proposta di pienezza in essa contenuta. Partendo dalla
Parola di Dio e da un rapporto intenso ed intimo con Gesù Eucaristia, Santa Chiara ha
modellato tutta la sua povera vita, desiderando ardentemente di essere unicamente la
sposa di Cristo. E in quanto sua sposa, non poteva fare ameno di essergli legata
intimamente e indissolubilmente. Santa Chiara, ha fatto la medesima esperienza della
donna descrittaci dal libro del profeta Osea. “Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel
deserto e parlerò al suo cuore” (Os 2,14). È stata attirata dal Signore Gesù e condotta
nel deserto, lontano dalla confusione del mondo, dalla sua superficialità, dalle sue
ricchezze e distrazioni mondane. In questo contesto di serenità e di pace, dove a
regnare era il silenzio e la preghiera, Chiara ha potuto ascoltare la voce di Dio che
l’aveva chiamata per parlare dritto al suo cuore; per comunicargli la profondità e la
tenerezza dell’amore celeste. Il Signore ha sussurrato al cuore di Chiara: “Ti farò mia
sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e
nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (Os 2, 1920). A questa affascinate proposta, fatta in modo così poetico e dolce, ma nello stesso
tempo anche chiaro e semplice, rigoroso e radicale, Santa Chiara ha risposto con
prontezza, consacrandosi per sempre al Signore. È diventata sposa di Cristo, sua
dolce amante, con il desiderio di vivere il proprio legame sponsale mediante
l’abbraccio della croce e della povertà evangelica. Dal giorno in cui san Francesco
l’ha rivestita, con l’umile saio e le ha tagliato i capelli, presso la Porziuncola, Chiara
è divenuta sposa di Cristo e fedele testimone del suo vangelo, mediante uno stile di
vita semplice, povero e pregno di carità. Come per San Francesco, anche per Santa
Chiara la Povertà era vista e vissuta come un valore cristiano, le cui radici profonde
sono nella Sacra Scrittura e nella vita stessa di Gesù Cristo. L’antico testamento nel
libro del Deuteronomio dice: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti
ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla
prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi
comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di
manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti
capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla
bocca del Signore” (Dt 8, 2-3). Santa Chiara ha sposato la povertà, in quanto ha un
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profondo legame con la persona stessa di Gesù: “si è fatto povero per arricchirci della
sua povertà” (Cf. “Cor 8, 9). Cristo stesso ha detto: “Beati i poveri in spirito, perché
di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3). “I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non
sempre avete me” (Gv 12, 8). La Povertà per San Francesco, Santa Chiara e per noi
tutti, è la strada maestra per poter vivere pienamente il vangelo e la nostra vocazione
alla Santità di vita. Siamo chiamati a vivere la povertà con Gesù e come Lui stesso
l’ha vissuta, per diventare proprio Lui, perché ogni cristiano è chiamato ad essere non
solo “un alter Christus, un altro Cristo, anzi deve diventare Ipse Christus, il Cristo
stesso”. È fondamentale imparare ad imitare Cristo povero, dalla nascita alla morte.
Tale espressione non fa riferimento solo alla privazione dei beni materiali, ma la
travalica: ci parla della spoliazione di se stesso dalle incrostazioni della cattiveria,
della gelosia, dell’invidia, della superbia, che riguarda tutta la comunità dei fedeli,
non solo la Chiesa come istituzione. E dunque siamo tutti chiamati a seguire Gesù
povero, umile, spogliato di ogni privilegio e con una grande semplicità di vita
evangelica. È di questo Gesù che Santa Chiara si è innamorato e ha seguito
fedelmente in tutta la sua vita terrena. Per 42 anni ha vissuto presso San Damiano, 29
dei quali caratterizzati da uno stato di salute molto precario. La malattia è stata
compagna di viaggio della vita claustrale di Chiara. Ma proprio mediante la
sofferenza si è sentita maggiormente unita a Gesù e alla sua dolorosa passione. Ha
vissuto con mansuetudine il tempo di malattia, abbracciandola come Gesù ha
abbracciato la croce. In tutta la sua vita Santa Chiara è stata una testimone luminosa
del suo amato Sposo Gesù, facendo sue le parole di San Paolo nella seconda lettera ai
Corinzi: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti,
ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando
sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si
manifesti nel nostro corpo” (2 Cor 4, 7-10). Possiamo dire con certezza che la vita di
Santa Chiara è un icona radiosa della vita di Gesù. Si è fatta in tutto simile a nostro
Signore Gesù Cristo. Non ha disprezzato la croce e la sofferenza, perché certa che
solo mediante la croce poteva essere purificata dal peccato che attanaglia la
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condizione umana, e in tal modo giungere a godere del banchetto eterno del cielo, che
per il modo di vivere intensamente e radicalmente il vangelo, ha avuto la grazia di
pregustare già su questa terra. Era talmente unita intimamente a Cristo che la sua vita
era per le consorelle una pagina di vangelo vivente. Con immensa gioia ha messo in
pratica le parole di Gesù riportateci da Giovanni nel Vangelo di oggi: “Rimanete in
me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso, se non rimane nella
vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in
me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 4-5).
Alla poverella di Assisi era chiaro che solo rimanendo in Gesù la sua vita potesse
avere un senso, portando quei frutti di grazia tanto utili per il vero bene dell’umanità.
Guardando a Santa Chiara anche noi possiamo prendere coscienza di come la nostra
vita non vale nulla senza Gesù. Solo Gesù può dare pieno compimento alla nostra
esistenza. Solo uniti a Gesù, come il tralcio alla vite, possiamo portare per il mondo
quei frutti di Santità di vita, di pace, d’amore e di verità, che vengono solo da Dio.
Senza Gesù la nostra vita diventa sterile, perché senza di Lui non possiamo fare nulla.
Non poco, o qualcosina, ma nulla. Senza Gesù siamo inefficaci, improduttivi. La
nostra vita ha valore solo inserita in Gesù. Santa Chiara ha fatto esperienza
dell’efficacia delle parole di Gesù: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in
voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato” (Gv 15, 7). Secondo la tradizione, quando
i saraceni stavano assediando San Damiano, Chiara corse a prendere l’ostensorio e lo
espose alla finestra. Una luce accecante spaventò i saraceni, facendoli fuggire dal
convento e da Assisi. Questo episodio ci fa comprendere che chiunque vive unito in
modo intimo e profondo al Signore nell’Eucaristia, può davvero domandargli
qualsiasi cosa ed essere esaudito. Inoltre questo episodio ci dice che solo Gesù
Eucaristia ci tiene al sicuro dai tanti pericoli che la nostra epoca si trova ad affrontare.
Insieme a voi voglio in questo giorno affidare a Dio per intercessione di Santa Chiara,
i tanti cristiani perseguitati nelle diverse parti del mondo, e tutte quelle persone che
vivono in territori martoriati dalla guerra, perché la pace di Cristo possa prendere il
sopravvento e possano vivere con maggior tranquillità la propria quotidianità. Porgo
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ad ognuno di voi l’augurio di poter crescere, come Santa Chiara, nell’amicizia con
Gesù, mediante la preghiera, fatta soprattutto di adorazione silenziosa di Gesù
Eucarestia e di una dolce e silenziosa meditazione della Sua parola. Restiamo in
silenzio dinanzi al Santissimo Sacramento, per poter lasciare il tempo e lo spazio a
Dio di parlare al nostro cuore e di saziarlo del suo amore e della sua dolce presenza.
Grazie del vostro paziente ascolto! Buona festa di Santa Chiara e che il Signore colmi
sempre il vostro cuore della sua pace e della sua tenerezza. Amen!
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