Il futuro dell'Europa in Italia Salvo improbabili sorprese, deputati e senatori torneranno dunque a casa l'11 febbraio in vista delle elezioni del 9 e 10 aprile. La campagna elettorale italiana cade al centro della pausa di riflessione decisa dal Consiglio europeo del giugno 2005 ed uno dei primi compiti del governo che uscirà dal responso delle urne sarà quello di preparare la posizione italiana in vista del Consiglio europeo del prossimo 15 e 16 giugno quando la presidenza austriaca tenterà di riassumere gli esiti di venticinque dibattiti nazionali. Se fossimo convinti che la grande maggioranza delle forze politiche nei paesi membri abbia compreso che la dimensione europea è parte integrante ed essenziale delle politiche interne, dovremmo felicitarci del fatto che la pausa di riflessione coincida con un periodo intenso di scadenze elettorali nazionali. Nell'arco di due anni (giugno 2005-giugno 2007), registriamo ben quindici elezioni parlamentari nazionali (Germania, Polonia, Italia, Ungheria, Cipro, Svezia, Slovacchia, Lituania, Austria, Paesi Bassi, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Belgio) oltre a otto elezioni presidenziali (Ungheria, Polonia, Portogallo, Finlandia, Italia, Estonia, Francia, Lituania) e ad alcuni importanti elezioni locali (in particolare Italia e Regno Unito). Poiché i governi che escono dal responso delle urne in questi due anni dovranno decidere - insieme agli altri partner - del futuro dell'Europa ed in particolare quello del progetto di Costituzione che è stato ratificato in otto dei paesi chiamati a votare, ci dovremmo attendere che i partiti nazionali coglieranno l'essenza della responsabilità che essi chiedono agli elettori spiegando loro come essi intendono governare l'Europa nei prossimi anni. Nella campagna elettorale tedesca, il tema dell'Europa e delle responsabilità della Germania è stato parte integrante del dibattito politico e l'accordo di coalizione CDU-SPD afferma che questi partiti "sono impegnati a favore del Trattato Costituzionale e, per questa ragione, si pronunciano a favore della prosecuzione del processo di ratifica al di là del primo semestre 2006 e di nuovi impulsi nel primo semestre 2007 sotto presidenza tedesca". Il governo tedesco ha successivamente fatto sapere che si oppone all'idea del "trapianto" di parti del progetto di Costituzione sui trattati attuali e di cooperazioni rafforzate come alternativa alla ratifica della Costituzione. In differenti dichiarazioni la posizione del governo tedesco è stata condivisa fra gli altri dal parlamento estone (che si appresta ad avviare la procedura di ratifica) e dai ministri degli esteri di Spagna, Italia e Lussemburgo. Il destino della Costituzione europea è dunque un primo punto sul quale i partiti debbono chiarire il loro punto di vista davanti agli elettori, sapendo che dalla sua entrata in vigore dipende il modo in cui l'Unione europea sarà governata dopo il 2009. L'Italia non è soltanto uno dei paesi fondatori ma incomberà probabilmente al nuovo governo il compito di organizzare a Roma, nel marzo 2007, un vertice straordinario per celebrare il cinquantesimo anniversario dei trattati comunitari. Ci aspettiamo dunque che i partiti e le coalizioni di partiti chiariscano agli elettori se per essi il progetto di Costituzione deve essere considerato morto o se i paesi che non lo hanno ancora ratificato debbano farlo in attesa di una decisione collettiva che avverrà probabilmente dopo le elezioni in Francia e Paesi Bassi. I partiti dovranno chiarire agli elettori se per essi la via delle cooperazioni rafforzate fra un numero limitato di Stati membri debba essere considerata come un'alternativa alla ratifica della Costituzione o se essi intendono proporre ad alcuni partner progetti comuni nei settori in cui la dimensione europea rappresenta un valore aggiunto rispetto alle politiche nazionali (l'economia in seno all'Eurogruppo, la difesa, l'immigrazione e la lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata...), in attesa che entri in vigore la Costituzione. I partiti dovranno infine chiarire agli elettori il loro punto di vista sulla questione delle frontiere dell'Unione e cioè se essi ritengono che il processo di allargamento ai paesi candidati attuali (Croazia, Macedonia, Turchia) e futuri (Bosnia, Serbia, Albania) o futuribili (Ucraina, Moldavia..) debba andare avanti o debba essere rallentato in attesa dell'esito del dibattito sulla Costituzione europea. Le scelte sulla Costituzione europea si aggiungono a quelle per le quali l'Unione europea attende risposte precise dal governo italiano nei primi cento giorni dopo le elezioni. Dopo le decisioni della Commissione europea e dell'ECOFIN sulla stabilità delle finanze italiane e dopo il parere della Commissione europea sul piano italiano per la crescita e l'occupazione, il governo italiano dovrà dare una risposta alle attese comunitarie già con il DPEF 2007, che dovrà essere presentato al Parlamento entro il 30 giugno 2006. Il governo italiano dovrà scegliere tra un'azione di risanamento graduale della finanza pubblica - con l'indicazione di un obiettivo temporale preciso per la riduzione dell'indebitamento al di sotto del 3% e per una stabilizzazione della dinamica del debito al di sotto del 100% (mettendo l'accento su maggiori entrate o minori uscite) - o un'azione di risanamento "sostenibile" accompagnata da interventi consistenti capaci di stimolare la crescita. In questo quadro si inseriscono non solo misure consistenti per investimento (in innovazione e ricerca o in opere di infrastruttura) ma anche con interventi sulla liberalizzazione dei mercati dei prodotti, dei servizi e delle libere professioni tenendo presente in particolare la scarsa competitività del "sistema Italia" e la scadenza della piena liberalizzazione del settore del gas e dell'elettricità; sul costo del lavoro e sul sistema di sicurezza sociale. Il nuovo governo italiano si siederà al tavolo dei negoziati fra il Consiglio ed il Parlamento europeo sulle prospettive finanziarie 2007-2013 quando le trattative saranno probabilmente in dirittura d'arrivo per permettere l'apertura delle discussioni sulle nuove generazioni di programmi sui fondi strutturali e sulle politiche per i giovani, la cultura e l'educazione permanente. I margini di manovra per una modifica sostanziale del tetto delle risorse fissato dal Consiglio europeo dello scorso dicembre sono probabilmente stretti ma la posizione del Parlamento europeo potrebbe influire sugli equilibri fra le grandi masse finanziarie. Le dichiarazioni del cancelliere austriaco sulle risorse proprie dell'Unione aprono poi prospettive diverse al dibattito - per ora fl ebile - sulla questione degli "eurobond" e cioè su forme di indebitamento europeo per finanziare investimento, un'idea lanciata in passato da Altiero Spinelli e Jacques Delors ed ora sostenuta (con una posizione perfettamente bipartisan) da Giulio Tremonti e Piero Fassino. Fra i vari dossier che saranno sul tavolo del Consiglio sui quali la posizione del futuro governo italiano interessa un gran numero di utenti, vi è certamente quello relativo alla revisione della direttiva "televisione senza frontiere" dove, accanto agli obiettivi del pluralismo europeo e del controllo della pubblicità, si è ora aggiunto quello della estensione del suo campo di applicazione oltre le trasmissioni televisive ai servizi fruibili su richiesta di un utente ma anche la multiforme gamma dei servizi disponibili in rete (lineari e non lineari). Di fronte al nuovo governo italiano si troveranno infine due impegni per i quali gli elettori debbono sapere qual è l'orientamento delle forze politiche sulle questioni a dimensione internazionale che rientrano nelle politiche dell'Unione. Ci riferiamo alla partecipazione dell'Italia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, prevista per il 2007, ed alla presidenza del vertice G8 dei capi di stato e di governo (accompagnata dal tradizionale "indotto" di riunioni economiche e finanziarie) che spetterà all'Italia nel 2009 dove i paesi più industrializzati europei dovranno confrontarsi con il presidente degli Stati Uniti eletto nel novembre 2008. (Fonte: ToscanaEuropa).