Lenti a Contatto - Contact lenses Aprile 2008, volume X, numero 1 Lenti a Contatto - Contact lenses Aprile 2008, volume X, numero 1 La nostra rivista testimone dell’ultimo decennio di progresso delle lenti a contatto Luigi Lupelli Tripla azione umettante per migliorare il comfort delle lenti giornaliere John Pruitt, Karen Lindly, Lynn Winterton Innovazione nelle lenti a contatto in silicone idrogel su costruzione Sebastian Marx, W. Sickenberger Convegno AILAC dubbi in contattologia Laura Boccardo La correzione ortocheratologica nei casi di miopia medio - alta. Un caso clinico Christian Zoldan, Maurizio Zoldan Un caso di astigmatismo misto trattato con una lente torica per ortocheratologia notturna Antonio Calossi Poste Italiane. Spedizione in a. p. - 70% - DC/DCI/VC nr 1- 2008 Global Keratoconus Congress Laura Boccardo d e c i m o a n n o con il patrocinio di Il segreto è in un batter d’occhio NUOVE CIBA Vision DAILIES AquaComfort Plus ® ® TM Tripla azione per un comfort che dura tutto il giorno 1. LUBRIFICA 2. UMETTA 3. RINFrescA Il PEG (Polietilene Glicolico) Il PVA (alcool polivinilico), un agente umettante idrofilico, as- un agente idratante attivato ad ogni lubrificante oculare, per comfort sieme al PVA, idrata ammiccamento, per comfort immediato all’inizio della giornata durante la giornata sino a fine giornata - UM E TA LU n © 2007 CIBA Vision, A Novartis Company - Ri BRIF I C a T CVI_04080432 // CV-DD-FDSP-OM-070910 L’HPMC (Idrossil-propilmetilcellulosa) un comprovato f re sca - ILIES AquaComfort Plus ® TM Lenti a Contatto - Contact lenses Aprile 2008, volume X, numero 1 Sommario Articoli Luigi Lupelli La nostra rivista testimone dell’ultimo decennio di progresso delle lenti a contatto John Pruitt, Karen Lindly, Lynn Winterton Tripla azione umettante per migliorare il comfort delle lenti giornaliere Sebastian Marx, W. Sickenberger Innovazione nelle lenti a contatto in silicone idrogel su costruzione Laura Boccardo Convegno AILAC dubbi in contattologia pag. 5 pag. 6 pag. 10 pag. 15 Christian Zoldan, Maurizio Zoldan La correzione ortocheratologica nei casi di miopia medio - alta. Un caso clinico pag. 19 Antonio Calossi Un caso di astigmatismo misto trattato con una lente torica per ortocheratologia notturna Laura Boccardo Global Keratoconus Congress pag. 26 pag. 28 Rubriche Fabrizio Zeri Immagini di lac Laura Boccardo Tips & tricks Laura Boccardo pag. 31 pag. 32 AIR OPTIXtm for ASTIGMATISM foto di A. Calossi In libreria pag. 30 d e c i m o a n n o con il patrocinio di 3 Lenti a Contatto - Contact lenses Aprile 2008, volume X, numero 1 Lenti a contatto Contact lenses Codirettori scientifici L. Lupelli (Roma), N. Pescosolido (Roma) Comitato scientifico L. Boccardo (Certaldo), M. Bovey (Palermo), R. Fletcher (London), A. Fossetti (Firenze), P. Gheller (Bologna), M. Lava (Roma), S. Lorè (Roma), A. Madesani (Forte dei Marmi), S. Maffioletti (Bergamo), L. Mannucci (Padova), U. Merlin (Rovigo), M. Pastorelli (Novi Ligure), M. Rolando (Genova), A. Rossetti (Cividale del Friuli), C. Saona (Barcelona), L. Sorbara (Toronto), M. Zuppardo (Roma) Ringraziamenti Si ringraziano A.I.LAC e S.Opt.I. per la collaborazione scientifica Comitato editoriale A. Calossi (Certaldo), O. De Bona (Marcon), M. Lava (Roma), C. Masci (Roma), F. Zeri (Roma) Segreteria O. De Bona via E. Mattei, 11 - 30020 Marcon (VE) tel. 041.5939411 e-mail: [email protected] Nome della rivista LAC Direttore responsabile Marco Perini Proprietario testata BieBi Editrice Editore BieBi Editrice di Mauro Lampo Via Losana, 4 - 13900 Biella Tiratura Quadrimestrale, 32 pagine Tipografia TrueColor via Pio X, 2/g - 28021 Borgomanero (NO) Registrazione Tribunale Biella, in data 6/5/99 al n. 487 Sped. gratuita Numeri arretrati Presso la segreteria 4 ARTICO L O La nostra rivista testimone dell’ultimo decennio di progresso delle lenti a contatto Luigi Lupelli Istituto Superiore di Stato “E. De Amicis” Scuola di Ottica e Dipartimento di Scienze Optometriche [email protected] 10 anni in contattologia sono un periodo enorme. Eh sì, perché il ritmo, con cui le innovazioni si rincorrono, in questo campo, è decisamente frenetico. Se si prova a dare un rapido sguardo a “come eravamo” nel 1999, si fa fatica a rendersi conto che è trascorso soltanto un decennio e, subito dopo, appare ovvio constatare in quale condizione privilegiata ci si trovi oggi per la notevole disponibilità di prodotti ad alto impatto tecnologico! Per circa un quarto delle applicazioni attuali viene preferita una lente a contatto in silicone idrogel, e tali lenti nel ‘98 non erano sul mercato! Inoltre, negli anni appena successivi, all’inizio del terzo millennio, avevamo a disposizione soltanto lenti a contatto in silicone idrogel sferiche per correggere miopie sino a 6.00 D ed ipermetropie sino a 4.00 D. Oggi il silicone idrogel, nelle sue diverse formulazioni, è usato anche con geometrie toriche, asferiche, per il controllo delle aberrazioni, con potere progressivo, per ametropie molto elevate, lenti standard, ma anche lenti “su ricetta” che hanno praticamente cambiato le nostre abitudini di applicatori, coscienti che, talvolta, in passato, non vi erano alternative all’applicare lenti con Dk/t più basso di quello che teoricamente era il minimo per mantenere un adeguato metabolismo corneale. Se l’evento principale di questo decennio è stato lo sviluppo delle lenti in silicone idrogel, altri eventi hanno contribuito ad affermare il ruolo primario delle lenti a contatto nella correzione dei difetti di refrazione. Fra questi, lo sviluppo di materiali rigidi gas permeabili con Dk vicino a 200 unità. La formulazione di materiali similari e di geometrie modulate dalle indicazioni della videocheratoscopia ha fornito nuova linfa all’ortocheratologia che ormai è divenuta un mezzo per modellare la cornea durante le ore di sonno. L’innegabile semplicità d’uso delle lenti giornaliere, che affrancano dalle fasi di manutenzione, è stato accompagnato non solo da un ovvio incremento dei valori di gas trasmissibilità, ma anche da un deciso miglioramento della biocompatibilità di superficie. L’impatto di Internet sui sistemi di comunicazione sta giocando un ruolo determinante anche nel campo delle lenti a contatto. Mai come oggi siamo dentro la notizia in tempo reale. Qualunque novità è sulla nostra scrivania in tempi rapidissimi. Ci stiamo abituando anche a leggere articoli scientifici, in forma di bozza, ancor prima, anche mesi, che vengano pubblicati! Internet, però, vuol dire lenti a contatto più facilmente disponibili senza, spesso, un’adeguata educazione del portatore. “lac” è passata in mezzo a tutto questo. Certo anche con un po’ orgoglio per essere stata la prima rivista di contattologia, in lingua italiana, a pubblicare articoli (se originali) solo dopo un’attenta revisione da parte dei membri di un comitato di referaggio interdisciplinare. Un grazie a loro ma anche, e soprattutto, a tutti i lettori che ci hanno accompagnati e spesso sostenuti in questo rutilante decennio. 5 2008, vol. X, n. 1 Tripla azione umettante per migliorare il comfort delle lenti giornaliere Dr John Pruitt, Karen Lindly, Dr Lynn Winterton Questa è la traduzione della versione originale in inglese dell’articolo: “Triple-action moisturisers for increased comfort in daily disposable lenses” apparso su Optician il 16/11/07, pubblicato da Reed Business Information. Si ringraziano l’editore e gli autori per la gentile concessione a tradurre e pubblicare l’articolo. Il comfort a fine giornata è ancora la più grande esigenza insoddisfatta per molti portatori di lenti a contatto. Da dati raccolti alla fine del 2006 emerge che oltre agli attuali portatori di lenti a contatto il 4% circa della popolazione britannica adulta aveva in precedenza indossato lenti a contatto, ma poi ha deciso di abbandonarne l’uso1. Recenti dati europei evidenziano che il 47% dell’abbandono (drop out) è dovuto ad una carenza di comfort durante e a fine giornata2. L’impiego di gocce umettanti è uno dei modi utilizzati per attenuare il fastidio. Il loro effetto benefico è comunque temporaneo e non ci sono effetti significativi sul comfort nel lungo periodo. I ricercatori si sono sempre impegnanti per rendere le lenti a contatto più confortevoli usando varie formulazioni polimeriche e additivi nella soluzione salina del blister. Focus Dailies con AquaComfort è stata la prima lente a contatto progettata per rilasciare un agente umettante dall’interno della lente durante l’uso per migliorare il comfort a fine giornata. La tecnologia AquaComfort è stata possibile grazie all’innovativo processo di produzione Lightstream Technology1-3,6,7. La Lightstream Tech- nology delle lenti Dailies utilizza una formulazione acquosa di un macromonomero di alcol polivinilico (PVA), che viene polimerizzato mediante un processo basato sui raggi ultravioletti e con principi litografici di altissima qualità. A differenza della produzione di altri tipi di lenti, nella quale vengono generati sottoprodotti tossici che devono poi essere estratti, il PVA usato nella produzione delle lenti Dailies è prepurificato, biocompatibile e atossico e pertanto non richiede alcuna estrazione di sostanze chimiche. L’assenza della fase di estrazione permette di incorporare agenti per il comfort nella formulazione della lente, prima del suo indurimento. La tecnologia AquaComfort aggiunge appositamente un PVA non funzionale ad alto peso molecolare all’interno della lente, che viene poi attivato ad ogni ammiccamento e rilasciato sulla superficie della lente e sull’occhio durante tutto il giorno, assicurando un miglior comfort e una sensazione di maggiore benessere. Il PVA è il principio attivo di diverse lacrime artificiali e gocce umettanti per lenti a contatto, incluse Refresh di AMO e Hypotears di Novartis. Tab. 1: CIBA Vision Dailies AquaComfort Plus 6 Materiale Nelfilcon A Agenti umettanti AquaComfort Plus (nuovo) • Idrossipropil-metilcellulosa (HPMC) • Polietilene glicolico (PEG) • Alcol polivinilico (PVA) Contenuto d’acqua 69% Tinta di manipolazione Visitint Diametro (mm) 14.0 (nuovo) Curva Base (mm) 8.70 (nuovo) Spessore centrale (mm) 0.10 ci vuole at - 3.00D Potere Da +0.50 a +6.00 (incrementi di 0.25D) Da -0.50 a -6.00 (incrementi di 0.25D) Da -6.50 a -10.00 (incrementi di 0.50D) Modalità d’uso Diurno Sostituzione Giornaliera Confezioni 30 lenti ARTICO L O Tripla azione umettante per migliorare il comfort delle lenti giornaliere La nuova generazione Una lente di nuova generazione, chiamata Dailies AquaComfort Plus, migliora ulteriormente la tecnologia AquaComfort delle Focus Dailies AquaComfort, utilizzando una miscela ottimale di alcol polivinilico (PVA), e di altri due agenti umettanti. La tripla azione umettante della nuova Dailies AquaComfort Plus offre un comfort superiore rispetto alla già affermata e leader di mercato Focus Dailies AquaComfort. In un recente studio clinico comparativo tra Focus Dailies AquaComfort e Dailies AquaComfort Plus, risulta che il comfort a fine giornata di Dailies AquaComfort Plus è stato preferito in un rapporto di 4 a 1. 8 La lente Dailies AquaComfort Plus con la tripla azione umettante utilizza la nuova miscela ottimale di PVA non funzionale che includendo PVA a maggiore peso molecolare prolunga il rilascio di PVA stesso da parte della lente, rendendola confortevole anche a fine giornata. Inoltre, le Dailies AquaComfort Plus contengono altri due agenti umettanti. L’idrossipropil metilcellulosa (HPMC) è un componente comunemente usato nelle gocce per il comfort oculare, nelle pomate oftalmiche e nelle soluzioni umettanti specifiche per le lenti rigide gas permeabili (RGP). Questo agente è stato aggiunto alla soluzione salina del blister, affinché all’inserimento la lente risulti immediatamente confortevole (Fig. 1). Il polietilene glicolico (PEG), anch’esso comunemente usato nelle gocce per il comfort oculare, è stato ag- Un lubrificante con comprovata azione attenuante, l’idrossipropilmetilcellulosa (HPMC), per un comfort immediato al momento del contatto a inizio giornata. Fig. 1 giunto alla soluzione salina del blister e si lega con le molecole di PVA presenti nella matrice, prolungando la sua presenza nella lente (Fig. 2). Il PEG e PVA rilasciati in definitiva determinano un maggior rilascio complessivo da parte della lente di agenti umettanti per migliorare il comfort. Ad ogni ammiccamento le palpebre scorrono sulle lenti e facilitano la diffusione degli agenti per il comfort nel film lacrimale (Fig. 3). Al loro rilascio gli agenti umettanti lubrificano la superficie della lente, mantenendo estremamente basso l’attrito tra lente e palpebra. Un altro modo per descrivere questo effetto è quello di immaginare gli umettanti come sostanze che emergono dalla matrice della lenti ogni volta che la palpebra durante l’ammiccamenti scorrono su di essa. Con l’ammiccamento poi le palpebre distendono gli agenti umettanti sulla superficie della lente, riducendo l’attrito tra la superficie interna della palpebra e la superficie della lente stabilizzando inoltre il film lacrimale pro lente. Strategie umettanti Altri produttori hanno cercato di migliorare il comfort delle loro lenti giornaliere o aggiungendo un agente umettante solo nella soluzione salina del blister (Fig. 4) o legandolo in modo permanente alla matrice della lente (Fig. 5). I soli additivi nella soluzione salina del blister non permangono sufficientemente a lungo da assicurare il comfort per l’intera giornata, dato che la gran Un agente umettante idrofilico, il polietilene glicole (PEG), unitamente al PVA idrata durante la giornata. Fig. 2 Un agente umettante ottimizzato, l’alcol polivinilico (PVA), attivato ad ogni ammiccamento, assicura il comfort fino al fine giornata. Fig. 3 7 2008, vol. X, n. 1 Tripla azione umettante per migliorare il comfort delle lenti giornaliere L’agente umettante della soluzione salina favorisce il comfort all’inserimento della lente, ma la maggior parte degli additivi contenuti nella salina vengono eliminati in 20 minuti. Fig. 4 L’agente umettante è bloccato all’interno della lente, limitandone i benefici in termini di attrito e bagnabilità della superficie. Fig. 5 parte degli effetti benefici degli additivi contenuti nella salina si attenuano entro la prima ora. Gli umettanti inseriti in modo permanente sono legati alla matrice della lente e non rinnovano di continuo la superficie della lente, come avviene invece con Dailies AquaComfort Plus grazie al continuo rilascio di PVA. Questa rigenerazione continua della superficie della lente è simile al meccanismo oculare di rinnovamento della mucina sulla superficie corneale presente in natura. Tale rinnovamento consente alla superficie di mantenersi incontaminata, fresca e più bagnabile (Fig. 6). Sommario La tripla azione umettante di Dailies AquaComfort Plus è stata concepita per agire in modo sinergico nelle diverse fasi di utilizzo. Ogni agente è stato inserito per migliorare il comfort in uno specifico momento della giornata: l’HPMC lubrificando migliora il comfort nella fase di inserimento della lente; il PEG rilasciato all’inizio della giornata umetta il film lacrimale; il PVA rilasciato nel corso di tutta la giornata rinfresca la lente e migliora il comfort a fine giornata. Il risultato è una lente in grado di offrire un comfort superiore persino alle lente leader di mercato Focus Dailies con AquaComfort.8 Il comfort è un elemento di importanza fondamentale per la soddisfazione del portatore di lenti 8 Gli agenti umettanti vengono rilasciati dalla lente ad ogni ammiccamento, in modo da rinfrescare la superficie e assicurare il massimo comfort per tutta la giornata. DAILIES AquaComfort Plus® contiene un umettante anche nella soluzione salina per favorire il comfort nella fase di inserzione Fig. 6 a contatto ed è il fattore che più di ogni altro, dopo la correzione visiva, influisce sul successo del prodotto. Le nuove Dailies AquaComfort Plus utilizzano tre agenti umettanti diversi che agiscono in modo combinato per assicurare al portatore di lenti a contatto un comfort superiore e un uso confortevole più lungo, perfino a fine giornata. Bibliografia 1. Vision Track dicembre 2006. 2. Opinion Market Research and Consulting GMBH. EU usage and attitude study, 2006. 3. Brevetto US: 5.508,317. 4. Brevetto US: 5.789,464. 5. Brevetto US: 5.849,810. 6. Bühler N, Haerri HP, Hofman M, Irrgang C, Mühlebach A, Müller B, Stockinger F. Nelfilcon A, a new material forcontact lenses. Chimia, 1999 53(6):269-274. 7. Hough T. Technology leaps light years ahead. Optician, 1997 214(5626):16. 8. Dati registrati. CIBA Vision 2007. Dr John Pruitt è ricercatore, Karen Lindley è project manager delle lenti ad uso diurno e Dr Lynn Winterton è direttore della ricerca globale presso CIBA Vision. 9-10 novembre 2008 Marriott Park Hotel - Roma a d n e g a n i o l a n g e S 9 2008, vol. X, n. 1 Innovazione nelle lenti a contatto in silicone idrogel su costruzione Sebastian Marx Dipl.-Ing. (FH) AO, DO, FIACLE (JENVIS Research Institute) Prof. W. Sickenberger MS Optom (USA) Dipl.-Ing. (FH) (University of Applied Sciences Jena) Questa è la traduzione della versione originale in inglese dell’articolo: “Breakthrough in Custom Fit Silicone Hydrogel Contact Lenses”. Si ringraziano gli autori e la JENVIS Research - University of Applied Sciences Jena per la gentile concessione a tradurre e pubblicare l’articolo Fino ad oggi, solo i portatori di lenti a ricambio settimanale, quindicinale e mensile hanno potuto avvalersi dei benefici delle lenti in silicone idrogel. Gli ametropi con una miopia o una ipermetropia al di fuori dei parametri delle lenti in silicone idrogel standard o con letture cheratometriche particolari che avrebbero reso inaccettabile l’applicazione di una lente standard, non potevano usufruire della combinazione di una lente su costruzione con l’uso di un materiale ad elevata permeabilità all’ossigeno. Le ricerche di JENVIS in Germania e del CCLR1 a Waterloo (in Canada) hanno valutato la prima lente a contatto in silicone idrogel su costruzione in uno studio clinico della durata di tre mesi. I risultati di questo studio sono stati presentati per la prima volta al congresso del BCLA2, svoltosi lo scorso anno a Manchester, e saranno riesaminati e discussi i quest’articolo. Introduzione Le lenti a contatto in silicone idrogel attualmente disponibili consentono una correzione miopica fino alle 12.00 D e ipermetropica fino a 8.00/6.00 D. Ciò permette di soddisfare la richiesta, per quanto riguarda la correzione diottrica, di circa l’80% di tutte le ametropie sferiche (Fig.1). Tuttavia, occorre anche considerare che questo gruppo comprende ametropi con cornee piatte e/o con diametri orizzontali dell’iride visibile (HVID) piccoli o grandi. Questo fatto sottolinea che le lenti su costruzione non sono affatto superate, bensì hanno ancora un ruolo importante. Una recente ricerca di mercato (GfK) indica che le lenti a contatto a ricambio settimanale, quindicinale e mensile in silicone idrogel stanno acquistando una popolarità sempre maggiore. La ragione di queste sviluppo risiede negli effetti positivi che questi lenti hanno sulla salute oculare. Fino ad oggi non era possibile tornire il silicone idrogel ottenendo al contempo una superficie della lente fisiologicamente compatibile. Ricercatori di tutto il mondo hanno cercato e stanno cercando di risolvere questo Fig. 1: Incidenza delle lenti a contatto su costruzione n=34378 (dati su file) 10 ARTICO L O Innovazione nelle lenti a contatto in silicone idrogel su costruzione problema. Ciba Vision è stato il primo produttore di lenti ad averlo risolto, e ha, per questa ragione, sviluppato un nuovo materiale in silicone idrogel. Questo materiale può essere lavorato al tornio e non necessita una successiva lavorazione di lucidatura. Al contrario di altri nuovi materiali in silicone idrogel presenti sul mercato richiede un trattamento della superficie. Grazie a questo trattamento al plasma la superficie diventa idrofilica e umettabile e sulla superficie non é presente silicone idrofobico (non umettabile). Studio clinico Metodi Oggetto dello studio sono state le lenti in sifilcon A (Air Optix Individual/ O2Optix Individual) a ricambio trimestrale. Le lenti sono state applicate a 33 portatori abituali di lenti a contatto in silicone idrogel e a 5 neofiti. Il rapporto donne/uomini nei soggetti era del 71% vs. 29% con un’età media di 29 ± 5 anni, vale a dire un campione rappresentativo della realtà. In questo studio non sono stati presi in considerazione i risultati dei neofiti. La lenti di prova dovevano essere utilizzate con modalità diurna, l’uso notturno non era permesso. Oltre ai principi della Buona Pratica Clinica è stato necessario rispettare i seguenti i criteri di inclusione: • Ametropia superiore a ± 6 D (valore cilindrico: massimo 1/5 della sfera) e/o • Letture cheratometriche più curve di 7.4 mm o più piatte di 8.2 mm e/o • Diametro orizzontale dell’iride visibile (HVID) inferiore a 11.3 mm o superiore a 12.5 mm Il protocollo dello studio era aperto e prospettico. È stata effettuata una visita iniziale con misurazioni oggettive e questionari soggettivi per ottenere tutti i dati necessari per richiedere le lenti per ogni soggetto. Sono state effettuate visite di controllo ad una settimana, quattro settimane e tre mesi dalla consegna delle lenti. L’ultima visita di controllo dopo tre mesi ha coinciso con la visita di uscita dallo studio. Lo studio ha esaminato fattori importanti dal punto di vista clinico e della prassi, quali ad esempio: • Comfort iniziale/durante la giornata /a fine giornata • Rossore bulbare/limbare/tarsale • Staining • Tempo di utilizzo • Acuità e qualità visiva • Caratteristiche dell’applicazione Centratura/Movimento/Umettabilità /Depositi • Riproducibilità Risultati Comfort Il comfort dipende da molti fattori, quali le caratteristiche fisiologiche, le proprietà del materiale, la geometria della lente e le condizioni ambientali. Negli studi il comfort è spesso valutato subito dopo l’inserimento della lente, durante e a fine giornata in quanto i fattori suddetti non sono costanti durante l’intero tempo di utilizzo delle lenti. Le valutazioni del comfort da parte dei soggetti sono riportate nelle figure 2-4. La scala di gradazione per queste valutazioni è stata ricavata dalla norma DIN ISO vigente per la valutazione clinica delle lenti a contatto, in base alla quale il grado 0 equivale ad un comfort eccellente. Un confronto tra “comfort durante tutta la giornata” e “comfort a fine giornata” (EOD) mostra una diminuzione del comfort verso “a fine giornata. Tuttavia nella figura 4 è molto evidente che il comfort a fine giornata con lenti a contatto in silicone idrogel Individual è considerevolmente superiore in confronto al comfort con lenti in idrogel abituali. In occasione di tutte le visite è stata registrata una differenza statisticamente significativa (p≤0,002) (test di Wilcoxon per coppie appaiate). La principale ragione è la maggior trasmissibilità all’ossigeno. Il valore di Dk/t nei poteri più elevati risulta estremamente ridotto a causa del maggior spessore del materiale. La Figura 5 mette a confronto la mappa dell’ossigeno di una tradizionale lente idrogel (HEMA) di -16 D con quella della nuova lente in sifilcon A . Il comfort a fine giornata con le lenti in silicone idrogel Individual, è simile a quello con lenti quindicinali e mensili in silicone idrogel, e superiore rispetto a quello con lenti in idrogel a basso Dk. È interessante osservare il cambiamento delle valutazioni soggettive sul comfort iniziale nel corso del periodo dello studio di tre mesi (Fig.2). Fig. 2: Valutazioni soggettive del comfort iniziale 11 2008, vol. X, n. 1 Innovazione nelle lenti a contatto in silicone idrogel su costruzione Fig. 3: Valutazioni soggettive del comfort durante la giornata Fig. 5: Permeabilità all’ossigeno della lente in silicone idrogel Individual di -16 D (sinistra) e di una lente in HEMA sempre -16 D (destra) Fig. 4: Valutazioni soggettive del comfort a fine giornata (EOD) Fig. 6: Variazione del rossore limbale Il comfort iniziale delle lenti di prova non è stato giudicato peggiore di quello con le lenti abituali durante la prima visita di controllo, sebbene le lenti in sifilcon A abbiano un modulo significativamente più elevato. La rigidità delle lenti in sifilcon A non è così diversa dato che si avvale di una geometria più sottile. Un numero ancora superiore di soggetti ha giudicato il comfort iniziale “eccellente” alla fine del periodo dello studio, il che presuppone un ulteriore adattamento. bile una riduzione del rossore limbale anche dopo una settimana, in occasione della prima visita di controllo. La figura 7 mostra un caso esemplare. La maggior parte dei soggetti, abituati nel corso degli anni ad un leggero rossore oculare, durante lo studio guardandosi allo specchio hanno notato che gli occhi apparivano più bianchi. Rossore Il rossore bulbare e soprattutto quello limbare si riscontrano frequentemente dopo anni di utilizzo di lenti in idrogel a basso Dk. Durante il periodo dello studio il rossore limbare si è ridotto in modo costante e significativo (Test Q di Cochran p <0,001). Questo sembra essere un effetto dovuto alla maggiore permeabilità all’ossigeno, una fattore preso in considerazione in diversi studi scientifici3. La figura 6 mostra che è rileva- 12 Fig. 7: Rossore congiuntivale, immagine di destra dopo una settimana di uso delle lenti in sifilcon A ARTICO L O Innovazione nelle lenti a contatto in silicone idrogel su costruzione Tempo di utilizzo I soggetti hanno riportato una variazione del periodo di tempo in cui potevano utilizzare le lenti in modo confortevole, il quale era mediamente aumentato da 8,8 ore a 11,6 ore al giorno. Ciò è stato accolto in modo molto positivo dato che il tempo di utilizzo confortevole con lenti in sifilcon A era ora superiore al tempo di utilizzo totale delle lenti morbide abituali (non in silicone idrogel). Fig. 8: Tempo di utilizzo Depositi Le lenti a contatto in silicone idrogel oggi in commercio devono essere sostituite dopo 2 o 4 settimane d’uso. Le lenti oggetto dello studio in sifilcon A sono a ricambio trimestrale. A tutti i soggetti sono state date istruzioni di pulire le lenti giornalmente con un’azione meccanica. Nella figura 9 è mostrata l’incidenza di depositi rispettivamente dopo 1 e 4 settimane e a 3 mesi. Quando presenti sono stati identificati come depositi lipidici. Sebbene siano state fornite istruzioni a tutti i soggetti, la compliance riguardo alla modalità di pulizia è risul- Fig. 9: Incidenza di depositi nel corso dei 3 mesi tata diversa. Sulle lenti dei soggetti che non le avevano pulite manualmente erano presenti depositi. I risultati di questo studio clinico dimostrano che le lenti sifilcon A possono essere utilizzate in modo confortevole nel corso dei tre mesi. Inoltre è stata confutata l’ipotesi che il trattamento di superficie (25 nm di spessore) sarebbe diventato più sottile o sarebbe stato portato via dall’effetto meccanico dell’ammiccamen- Fig. 10: Umettabilità durante i tre mesi to o del processo di pulizia dopo 3 mesi. Le lenti di prova nei tre mesi risultavano umettabili.per tutto il giorno. La superficie si presentava appannata soltanto in presenza di leggeri depositi. In tutti gli altri casi “la”superficie modificata era ben umettata. La procedura di pulizia manuale dovrebbe essere effettuata come indicato. Fig .11: Sezione del bordo 13 2008, vol. X, n. 1 Innovazione nelle lenti a contatto in silicone idrogel su costruzione Caratteristiche applicative Movimento Nel 2006 per questo studio sono state impiegate lenti in sifilcon A con undici curve base e tre diametri diversi. La superficie posteriore è asferica e il profilo del bordo è ottenuto con una lavorazione tangenziale che non determina zone di transizione visibili (Fig. 11). Durante questo studio è stata ottenuta una percentuale di successo superiore al 90% con la prima lente. Il movimento è risultato stabile durante tutto il giorno e non è diminuito a fine della giornata. Questo dato è molto positivo in confronto alle lenti a contatto in idrogel classiche, nelle quali si riscontra un restringimento della curvatura dopo varie ore di utilizzo. Conclusione I risultati di questo studio dimostrano che gli attuali portatori di lenti a contatto tradizionali trarrebbero beneficio dall’uso di lenti in sifilcon A. Questo tipo di lente consente di migliorare il comfort e tempo di utilizzo confortevole e di ridurre rossore limbare e vascolarizzazione. Finora solo i portatori di lenti quindicinali e mensili in silicone idrogel hanno potuto trarre vantaggio dall’uso di lenti in silicone idrogel. Per i portatori di lenti a contatto con prescrizioni al di fuori del range di poteri delle lenti standard o con parametri corneali particolari, non era possibile combinare la geometria di una lente su costruzione con un materiale per lenti morbide ad elevata trasmissibilità all’ossigeno. Inoltre, è stato dimostrato che il materiale sifilcon A può essere utilizzato per tre mesi senza Summary Up to now only wearers of 1-2 weekly and monthly replacement lenses can profit from the benefits of silicone hydrogel contact lenses. Higher ametropes with a myopia or hyperopia out of the range of standardized silicone hydrogels or with K-Readings, which would make a fit with a „uniparameter lens” unacceptable, had so far no possibility to combine an individual lens geometry with a high oxygen permeable CL material. Keywords Silicone Hydrogel, MTO 14 problemi, se la compliance viene mantenuta. Oggi è possibile applicare le lenti in silicone idrogel individuali ai nostri pazienti. In futuro il range dei parametri aumenterà, per soddisfare le richieste dei pazienti astigmatici o afachici. In particolare, trarranno beneficio da queste lenti innovative i pazienti con ametropie elevate, ma anche i pazienti presbiti che attendono impazientemente la commercializzazione di una maggiore varietà di lenti adatte a loro. 1. CCLR = Centre for Contact Lens Research 2. BCLA = British Contact Lens Association 3. Papas E.: On the relationship between soft contact lens oxygen transmissibility and induced limbal hyperaemia. Experimental Eye Research, Volume 67, Issue 2, Pages 125-131 ARTICO L O CONVEGNO AILAC DUBBI IN CONTATTOLOGIA Laura Boccardo Optometrista FAILAC Lunedì 10 marzo 2008, presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università Roma Tre, si è svolto il Primo Convegno Nazionale dell’Accademia Italiana di Lenti a Contatto. Per quanti possano essere i “Dubbi in Contattologia”, non c’è dubbio che l’appuntamento abbia registrato un notevole successo, grazie al livello dei contributi presentati e soprattutto grazie all’originale formula, proposta dal Presidente di AILAC Luigi Lupelli. Il convegno era articolato in sei dubbi: per ognuno un moderatore ha presentato brevemente la questione, poi un relatore ha esposto una tesi, mentre, subito dopo, un altro relatore si è fatto portatore della tesi opposta. Poi si è aperto il dibattito con il pubblico, che ha partecipato in modo veramente vivace ed attivo. In un’atmosfera quasi forense, sono state messe a dura prova sia le competenze, sia le capacità oratorie dei relatori, che hanno presentato l’una o l’altra tesi. È da rilevare che questa particolare struttura non richiedeva ai relatori di portare le proprie idee o esperienze personali, ma piuttosto di rivestire il ruolo di avvocati d’ufficio, cercando nella bibliografia e nelle evidenze cliniche le prove che sostenessero una o l’altra tesi, indipendentemente dalle scelte che ognuno attua nella propria pratica professionale. In realtà, la risposta al dubbio non era da ricavare dalle due tesi iniziali, ma piuttosto dalla discussione che da esse generava. Il Convegno, a cui hanno partecipato circa 100 iscritti, si è aperto con un intervento del professor Giovanni Stefani, Coordinatore del Corso di Laurea in Ottica e Optometria dell’Università Roma Tre, quindi la discussione è entrata subito nel vivo dei dubbi proposti. Per il Dubbio 1, Carlo Tronti e Fabrizio Zeri, introdotti da Alessandro Fossetti, hanno discusso se abbia ancora senso applicare le lenti a contatto RGP per la correzione convenzionale delle ametropie. Dopo aver rappresentato per vari decenni l’unica opzione nell’ambito delle lenti a contatto, le lenti rigide sembrano destinate ad una virtuale morte entro il 2010: Nathan Eforn ha già scritto il loro necrologio. I dati di vendita, in continuo calo, avvalorano questa ipotesi, che confinerebbe la prescrizione delle lenti RGP solo ai casi complicati ed alle cornee irregolari. Carlo Tronti ha tuttavia esposto tutti i vantaggi che ancora le lenti rigide presentano in confronto alle lenti morbide, per avvalorare la tesi che esse rappresentino tuttora una preziosa risorsa. Fabrizio Zeri, nel suo contraddittorio, ha messo in evidenza lo straordinario sviluppo della tecnologia e del mercato delle lenti morbide, a sostegno dell’idea che ora non abbia più senso applicare lenti RGP per la correzione convenzionale delle ametropie. La discussione che ne è seguita è stata particolarmente accesa, mettendo allo scoperto che esiste tuttora un forte partito di sostenitori della contattologia rigida, che forse proprio perché vedono restringersi i campi di utilizzo di questa modali- Fig. 1: Il gruppo di relatori nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università Roma Tre tà correttiva, sono spinti a difenderla con maggiore entusiasmo. Per il Dubbio 2, Luigi Lupelli ha chiesto a Stefano Lorè e Paolo Palumbo se le lenti in silicone idrogel vanno in genere preferite a quelle in idrogel come lenti di prima scelta. Stefano Lorè ha difeso coloro che ancora pensano che la prima lente da provare sia in genere in idrogel, mentre il silicone-idrogel vada usato soltanto nei casi problematici. Ha sostegno di questa tesi ha portato la maggiore disponibilità di parametri, i minori costi e la migliore conoscenza delle interazioni di superficie, in particolare con i liquidi di manutenzione, che per ora sono disponibili sulle lenti morbide idrogel, rispetto alle più recenti silicone-idrogel. Paolo Palumbo, chiamato invece a sostenere l’impiego in prima istanza del silicone idrogel, ha puntato la sua arringa sulle novità tecnologiche portate da queste lenti di concezione innovativa ed ha sostenuto che l’idrogel vada usato solo nei casi in cui il siliconeidrogel non si sia dimostrato adeguato. La discussione ha di nuovo messo in evidenza una divisione fra la platea, fra chi è più conservatore e chi è più entusiasta verso il nuovo, anche se molti hanno optato salomonicamente per una scelta non radicale, ma valutata caso per caso. Per il Dubbio 3, Umberto Merlin ha introdotto Pietro Gheller e Luigi Lupelli che si sono confrontati sul terreno della valutazione della funzione lacrimale, mediante test clinici o mediante questionari. Pietro Gheller si è lanciato in un attacco all’utilità dei questionari per la valutazione della funzione lacrimale, puntando il dito contro la difficoltà di comunicazione fra clinico e paziente a tutto vantaggio dell’oggettività dei test clinici. Curiosamente, anche Luigi Lupelli aveva preparato un’arringa più di attacco che di difesa ed ha risposto mettendo 15 2008, vol. X, n. 1 Convegno AILAC dubbi in contattologia in evidenza la difficoltà di scegliere e interpretare correttamente i test lacrimali, che comunque darebbero una risposta limitata al momento, mentre i questionari permetterebbero di indagare i sintomi del paziente nella vita di tutti i giorni. Per quanto accaniti sembrassero gli avvocati, dalla discussione è invece emersa una tendenza a completare un metodo con l’altro, per ottenere una visione del problema più ampia possibile. Per il Dubbio 4, è stata la volta di Silvio Maffioleti e Umberto Merlin, che moderati da Fabrizio Zeri, hanno esaminato quanto spazio vada dedicato all’uso continuo. Silvio Maffioletti ha difeso la posizione dei più scettici, di coloro che pensano che l’uso continuo delle lenti a contatto sia non solo inutile, ma anche più rischioso. L’attuale disponibilità di lenti ad elevata trasmissibilità di ossigeno non può essere l’unico motivo per indurre un cospicuo spostamento di portatori verso l’uso continuo. Sono cruciali anche aspetti come l’eliminazione delle complicanze e il comfort. Umberto Merlin ha invece difeso questa modalità di utilizzo delle lenti a contatto in silicone idrogel, che può essere presente in contattologia, purché vengano rispettate rigorose norme di prudenza ed igiene. Anche nella discussione, poche sono state le voci che si sono alzate in modo entusiastico e senza riserve a favore di un uso generalizzato del porto continuo ed ha prevalso, piuttosto, un certo grado di prudenza, che rispecchia la scarsa penetrazione di questa filosofia applicativa nel mercato italiano. Per il Dubbio 5, Anto Rossetti e Laura Boccardo, hanno sostenuto tesi diverse riguardo al numero di ore al giorno in cui possono essere portate le lenti morbide per uso diurno. I tempi consigliati di utilizzo non sono infatti dichiarati nel materiale informativo che accompagna le lenti a contatto e questa valutazione è delegata allo specialista, che decide in modo autonomo, dopo aver valutato la risposta fisiologica del portatore e le caratteristiche della lente. Anto Rossetti si è fatto portavoce della tesi più prudente, secondo cui è meglio portare le lenti a contatto morbide per un tempo limitato, per evitare fastidi ed il rischio di non poterle più usare in futuro. Laura Boccardo, invece, citando alcuni studi clinici, ha sostenuto che la letteratura scientifica documenta la Fig. 2: Intervento di apertura del professor Giovanni Stefani 16 possibilità di portare in modo sicuro e confortevole le lenti a contatto per l’intero arco delle ore di veglia. Anche in questo caso, dalla discussione è emerso un atteggiamento guardingo di gran parte degli applicatori. Infine, per il Dubbio 6, dopo un’introduzione di Antonio Calossi, Edoardo Marani e Alessandro Fossetti hanno discusso due diversi parametri che sono stati proposti per definire se una lente morbida è adatta a soddisfare le richieste di ossigeno della cornea. A Edoardo Marani è spettato il ruolo di difensore per il valore di Dk come golden standard nella valutazione delle caratteristiche dei materiali, per quanto riguarda il passaggio di ossigeno alla cornea. Dall’opposto lato della barricata, ad Alessandro Fossetti è stato affidato il compito di sostenere la tesi secondo cui, con l’avvento dei materiali in silicone idrogel, questo parametro abbia perso di affidabilità, perché l’aumento di trasmissibilità non conduce ad un aumento proporzionale della disponibilità di ossigeno per la cornea. Questo dibattito, in realtà, è tuttora aperto nell’ambito della comunità scientifica e solo ulteriori ricerche e dati sperimentali potranno forse rispondere a questo dubbio. Durante il Convegno, il Presidente di AILAC ha proceduto alla nomina dei primi due soci onorari di AILAC, in virtù dei loro particolari meriti nell’ambito della contattologia. Si tratta del professor Robert Fletcher e del professor Umberto Merlin, premiati per la lunga carriera dedicata allo studio e all’applicazione delle lenti a contatto. Si sono inoltre svolti gli esami per entrare in una categoria particolare di associati, i ”fellow“, ovvero soci accreditati mediante una prova di valutazione. Hanno superato l’esame Silvio Maffioletti e Fabrizio Zeri, che vanno ad aggiungersi ai primi quattro fellow di AILAC che avevano superato l’esame nel 2006: Luigi Lupelli, Paolo Palumbo, Antonio Calossi e Laura Boccardo. Questo primo Convegno di AILAC, che ci auguriamo diventi un appuntamento regolare per la contattologia in Italia, è stato una straordinaria occasione di confronto e dialogo, elementi indispensabili allo sviluppo della conoscenza in ogni ambito scientifico. Fig. 3: Il Presidente Luigi Lupelli consegna al Prof. Um- Fig. 4: I due nuovi fellow di AILAC: berto Merlin la nomina di Socio Onorario di AILAC Fabrizio Zeri e Silvio Maffioletti 17 2008, vol. X, n. 1 18 ARTICO L O La correzione ortocheratologica nei casi di miopia medio - alta. Un caso clinico Christian Zoldan optometrista S.Opt.I, FAIOK Maurizio Zoldan optometrista S.Opt.I, AIOK Il caso trattato è di una ragazza con miopia di sette diottrie sottoposta all’applicazione notturna ortocheratologica. Come è spesso riscontrabile nei casi di miopia elevata il problema della centratura della lente è spesso difficile. La particolarità di tale procedura sta nella soluzione adottata per migliorare il centraggio della lente Parole chiave Ortho-k, uso notturno, progettazione lenti a contatto su misura Una delle soluzioni possibili al problema miopia risulta essere la correzione ortocheratologica, che oltre ad essere una soluzione comoda per il portatore di occhiali o lenti a contatto (lac) ad uso diurno, diventa una soluzione ideale se il problema miopico è abbastanza consistente specie se, come nel nostro caso, il portatore tollera poche ore le lac in hydrogel a causa di una scarsa qualità del film lacrimale che le rende poco confortevoli evidenziando, dopo poco tempo, segni di sofferenza congiuntivale. Descrizione del caso clinico Il candidato (DVM) è una ragazza di 27 anni che prima dell’applicazione portava, come molti soggetti, la correzione con occhiale durante la settimana e solo il fine settimana le lac morbide quindicinali. L’incremento miopico è di 1.00 D sull’occhio destro, 0.50 D sull’occhio sinistro, in un anno e mezzo portano la miopia del candidato a sf-7.00 D sull’occhio destro e a sf-7.25 cil-0.50 ax 170° Tabo sul sinistro. Con tale gradazione, infatti, il soggetto ha un’acuità pari a 12/10 su entrambi gli occhi (rilevata con ottotipo a proiezione e con simboli alfabetici). Riferiva inoltre, discomfort, una marcata fotofobia, un fastidio durante la guida notturna e in visione serale. All’esame con biomicroscopio la congiuntiva appariva rugosa e si evidenziava un’iperemia bulbare con interessamento limbare di grado 2 della grading scales CCLRU. Inoltre si notava la presenza di neovasi corneali in vari settori di entrambe le cornee (Fig. 1 e 2). All’eversione palpebrale non erano visibili papille ma soltanto un’irritazione pari a quella della congiuntiva Fig. 1 e 2: iperemia bulbare con interessamento limbare tipo 3 della grading scales CCLRU con presenza di neovasi corneali bulbare (grado 2 della grading scales CCLRU). Durante i test lacrimali risultava evidente un menisco lacrimale inferiore alla media 0.3 mm, la frequenza di ammiccamento era di 4” e l’ammiccamento era completo. Il BUT risultava di 8” per entrambi gli occhi, la Black Line risultava sottile e poco visibile. Il test della felcizzazione dava come risultato un Tipo 1 in quanto la felcizzazione appariva distribuita in modo uniforme e senza spazi tra una felce e l’altra3 4. Il diametro pupillare, determinato con righello millimetrato in luce scotopica, misurava 4.5 mm su entrambi gli occhi. Le mappe corneali pre-applicazione presentavano un leggero astigmatismo secondo regola di entità maggiore sull’occhio sinistro. Il diametro corneale è di 12.01 mm e 12.20 mm rispettivamente per l’occhio destro e il sinistro, la pressione intraoculare è di 17.6 mm Hg su entrambi gli occhi (misurata con tonometro a soffio). Con la correzione sopra-descritta il soggetto presenta un’exoforia di una diottria con PPC a 13 e recupero a 17 cm e con PPA a 8 cm5. Ricevuto il 30/04/2007. Accettato per la pubblicazione il 20/12/2007 19 2008, vol. X, n. 1 La correzione ortocheratologica nei casi di miopia medio - alta. Un caso clinico Metodo di lavoro K PIATTO / FLAT K PIATTO / FLAT DESTRO SINISTRO Eccentricità Raggio Apicale Eccentricità Raggio Apicale 0,5 0,49 0,49 0,49 0,51 0,5 0,5 0,49 7,72 7,77 7,74 7,75 7,73 7,75 7,76 7,72 0,46 0,5 0,5 0,48 0,49 0,5 1 0,47 0,49 7,78 7,75 7,76 7,74 7,74 7,75 7,75 7,77 0,496 0,007 Media Dev. Std 7,743 0,018 0,488 0,017 Media Dev. Std 7,755 0,014 Tab. A e B: foglio di calcolo delle e medie e del sim K medio con indice d’attendibilità: deviazione standard 20 Tab. 1: foglio di calcolo del software Orthos del primo paio lenti Nella tabella 1 possiamo osservare il progetto della prima coppia di lenti “HortoOne”. Una volta costruite le lenti, vengono applicate al soggetto per qualche minuto per osservare il pattern fluoresceinico risultante. Il quadro fluoresceinico è indicato compatibile con il grado 0 del Fluorogramma prognostico HortoOne8 (Fig. 3): • fluo centrale ok • fluo serbatoio (ginocchio) ok • fluo allineamento ok il movimento della lac risulta di 1.5 mm e il visus con lenti applicate è di 9/10 su occhio destro (OD) e di 12/10 sull’occhio sinistro (OS). grado +1 grado 0 grado -1 grado -2 Zona CENTRALE grado +2 Zona di INVERSIONE TLT C TLT I Zona di ALLINEAMENTO Visto l’impossibilità da parte del soggetto di continuare con il porto di lenti morbide hidrogel disposable in uso (lamentava fastidi dopo 5/6 ore di porto) si è pensato di non cambiare materiale, raggio e diametro lente ma di optare per l’ortocheratologia notturna, ipotizzando anche un’eventuale residuo miopico non correggibile dalle lenti ortocheratologiche ed una probabile correzione con occhiale. In questo modo il soggetto avrebbe utilizzato le lenti solo durante la notte lasciando l’occhi libero da qualsiasi lac durante il giorno, apportando in questo modo una maggior ossigenazione ai tessuti oculari e riducendo così in breve tempo i segni di sofferenza oculare sopra riportati. Questo tipo di correzione sarebbe servita per portare il soggetto ad un visus adeguato con un vantaggio estetico considerevole rispetto alla correzione iniziale tempiale. Ricordiamo inoltre, che la possibilità di correggere miopie superiori alle 5.00 D è in rapporto al diametro pupillare in questo caso non risulta eccessivamente grande in visione scotopica (diametro 4.5 mm) vedi formula di Munnerlyn. Le lenti a contatto sono state progettate con l’ausilio del Software Orthos sviluppato da Riccardo Olent e Giuseppe Toffoli, usando la tecnica della progettazione sagittale customizzata, cioè perfettamente su misura, con il massimo rispetto dell’asfericità fisiologica corneale dell’ametrope 6. Il materiale utilizzato per la costruzione è il Boston XO (Dk100 ISO/fatt.) 7. Con il primo paio di lenti ortocheratologiche ci si era posti di lasciare un residuo miopico di -3.00 D. La progettazione della lente tiene conto dei dati raccolti dalle otto mappe pre-applicative delle quali utilizziamo la misura dell’eccentricità corneale (e value) sul meridiano più piatto, presa ad 8.00 mm dall’apice corneale cioè sulla zona d’allineamento della lac. Dopo aver calcolato la media delle eccentricità e valutato che la deviazione standard non superi il valore di attendibilità della misurazione, si procede con la raccolta dati del raggio apicale o sim-K con i quali, attraverso lo stesso procedimento di calcolo, estrapolo la media. Stessa cosa per i valori della cornea sinistra (Tab. A e B). TLT A Fig. 3 HortoOne fluorogramma prognostico Una volta tolta, osservo il primo effetto ortocheratologico al topografo sfruttando una mappa con scala normalizzata. A questo punto le lenti sono indossate da DVM durante le notti a seguire. Dopo la prima notte, seguendo il protocollo applicativo la valutazione delle lac è stata fatta in studio al mattino con lenti non ancora ARTICO L O La correzione ortocheratologica nei casi di miopia medio - alta. Un caso clinico rimosse. Viene quindi valutato il visus con lac, che risulta di 15/10 per entrambi gli occhi (OO), il movimento delle lenti è di circa 1 mm e il pattern fluorescinico risulta ancora compatibile con il grado 0 del fluorogramma prognostico. Si è notato, una volta rimosse le lac, uno Staining tipo 2 della Grading Scales sull’epitelio corneale centrale dell’OD. Mentre sull’OS lo staining era di tipo 1 per questo si è ritenuto il caso di consigliare l’uso pre e post applicazione di una lacrima artificiale contenente ialuronato di sodio. In figura 4 e 5 notiamo le mappe dopo la prima notte con lenti usate per 10 ore e tolte da circa 5’. Vediamo un leggero decentramento in alto delle lenti. Non si evidenzia la presenza di edema né di microcisti. Il visus sia per l’OD che per l’OS è 1/10 ma con sovrarefrazione di OO sf -4.50 D risulta essere di 10/10. mentare il fattore di appiattimento della lente senza far aumentare troppo l’altezza sagittale della lente misurata alla fine della zona ottica. Con il secondo paio di lenti, dopo 5 notti di utilizzo, DVM vede 5/10 con l’OD e 10/10 con l’OS dopo aver tolto le lac da 11 ore. L’acuità visiva, a detta del soggetto è binocularmente quasi accettabile, e riferisce di percepire ancora aloni, specie di sera, con pupilla dilatata. Dalle mappe, infatti, la qualità visiva non sembrerebbe per niente buona, visto che il trattamento appare decentrato ad ore 12 per l’occhio destro e a ore 11 per l’occhio sinistro (Fig. 6 e 7). Il trattamento così decentrato crea un fastidioso astigmatismo in area pupillare che di sera, con il diminuire della quantità di luce e l’instaurarsi della midriasi, riduce drasticamente la qualità visiva del soggetto. Fig. 4 e 5: mappe dopo la prima notte, con lenti portate per 10 ore in uso notturno (NW) e tolte da 5’ (21/03/2006) Dopo qualche notte di porto il soggetto indossa d giorno, lenti con valore pari a 3.00 D su OO, che comunque permettono un visus stabile per più di 12 ore. Eseguite le mappe, con lenti utilizzate per 7 ore e tolte da 10 ore e mezza, si evidenziava una zona ottica leggermente decentrata verso l’alto (ore 12) che, in condizioni di poca illuminazione danno origine alla percezione di riflessi e aloni. Quindi, dopo 10 notti di porto, il residuo miopico risulta di 3.00 D correggibile con lac o con occhiale. Volendo migliorare la situazione di posizionamento delle lenti e di visione del soggetto si è utilizzato un secondo paio di lenti (progetto visibile in Tab. 2), con il quale, si è voluto aumentare la spinta sull’area centrale corneale. Sono state apportate delle modifiche al progetto, aumentando il fattore di appiattimento, accrescendo il fattore di miopia da ridurre e cambiando geometria alle lenti, passando da una pentacurva ad un’esacurva a geometria tangenziale, con la quale è possibile au- Dopo un mese di porto del secondo paio di lenti, le stesse sono ancora decentrate in alto dando un area di trattamento anch’essa spostata in alto. Non si evidenziano comunque aree di staining epiteliale, non Tab. 2: progetto foglio di calcolo del software Orthos con il progetto del secondo paio di lenti HortoOne Tangenziale con modifiche 21 2008, vol. X, n. 1 La correzione ortocheratologica nei casi di miopia medio - alta. Un caso clinico Fig. 6 e 7: trattamento decentrato dopo 5 notti di utilizzo della seconda coppia di lenti ad ore 12 per l’occhio destro e a ore 11 per l’occhio sinistro (18/04/2006) vediamo né edema ne microcisti. Il soggetto riferisce sintomi quali: •Fastidio in guida notturna •Aloni attorno alle immagini • Visione non stabile in base alla quantità di luce. A questo punto abbiamo progettato un terzo paio di lac (vedi Tab. 3), con le seguenti modifiche: •Aumentata la spinta incrementando il fattore di a piattimento • Aumentata la spinta diminuendo l’altezza sagittale della lac sull’apice corneale. • Aumentata l’altezza sul ginocchio • Aumentate le ampiezze delle ultime tre curve per aumentare la stabilità. Le mappe, dopo un mese di porto notturno del terzo paio di lenti, indicano un centraggio migliorato notevolmente, specie per le lac destra (Fig. 8 e 9). Tab. 3: foglio di calcolo del software Orthos con il progetto terzo paio di HortoOne con nuove modifiche. Il visus sull’OD è di 9/10 e di 15/10 sull’OS con lenti rimosse da 11 ore. Il soggetto ora nota solo la presenza di aloni in condizioni di midriasi marcata specialmente durante la guida notturna. A questo punto abbia- Fig. 8 e 9: Topografie dopo un mese di uso con il terzo paio di lac (06/06/2006) 22 ARTICO L O La correzione ortocheratologica nei casi di miopia medio - alta. Un caso clinico L’effetto della maschera è quello di ottenere un lieve aumento della forza compressiva,10 ricentraggio della lente e dell’area trattata con un auspicabile miglioramento dell’effetto ortocheratologico. Secondo John Mountford la forza più importante nella correzione ortocheratologica è quella esercitata dalla palpebra del soggetto durante il porto notturno, nessuna delle altre forze in gioco è più importante per decretare il successo o meno di un’applicazione.11. Fig. 3 e 4: posizionamento della maschera orto-oculare con compressione palpebrale. mo adottato una tecnica aggiuntiva detta “maschera orto-oculare” 9 (MOO). La maschera suddetta è semplicemente una fascetta per capelli lunghi, che non deve calzare troppo stretta e deve avere un a compressione solamente palpebrale (Fig. 3 e 4). L’uso è semplice e va proposta nei casi di decentramento verticale (alto e basso) delle lenti. Come possiamo notare, le mappe del dopo trattamento con maschera orto-oculare (Fig. 10 e 11), evidenziano un netto miglioramento del centraggio dell’area trattata dalla lente ortocheratologica. Le lenti sono state usate in porto notturno per 9 ore e mezza, tolte da 10 ore, il visus è di 10/10 sull’OD e di 15/10 sull’OS. La visione di questo soggetto è migliorata nettamente anche in condizione di scarsa o assente illuminazione. Ricordiamo che il soggetto aveva dei fastidi anche prima della correzione ortocheratologica. Gli aloni attorno alle luci e i bordi sbavati delle figure non sono più percepiti. Fig. 10 e 11: mappe dopo l’uso della maschera orto-oculare (30/06/2006). La maschera orto-oculare deve essere indossata almeno per 3-4 ore nel primo sonno o fino al risveglio e poi può essere rimossa. Si consiglia un utilizzo per 5-7 giorni consecutivi poi può essere abbandonata nel momento in cui le mappe danno il risultato desiderato. Il cliente prima di addormentarsi, dovrà anche fare un lieve massaggio con i polpastrelli tra l’orbita e l’occhio per centrare le lac. Il paziente non lamenta più alcun tipo di fastidio visivo, il visus è stabile anche dopo 12 ore dalla rimozione delle lac. L’uso della maschera orto-oculare è stato sospeso dopo pochi giorni e l’area di correzione, anche dopo tre mesi dall’ultimo utilizzo, non si è più decentrata. 23 2008, vol. X, n. 1 La correzione ortocheratologica nei casi di miopia medio - alta. Un caso clinico Fig. 12 e 13: mappe corneali dopo 3 mesi dall’uso della maschera orto-oculare (23/09/2006). Le mappe che seguono, sono state ottenute dopo 3 mesi dall’ultimo utilizzo della maschera orto-oculare (Fig. 12 e 13). Come possiamo vedere, le lenti non si decentrano, la visione è ancora ottima a notte inoltrata ed il soggetto risulta abbondantemente soddisfatto della sua situazione visiva. Sicuramente ulteriori casi andranno studiati per verificare l’efficacia della maschera orto-oculare nel migliorare il centraggio delle lenti ortocheratologiche. Le ultime mappe sono quelle differenziali (Fig. 14 e Fig. 15) che servono per capire esattamente come e quanto abbiano lavorato le lenti. La prima topografia, eseguita prima del trattamento a febbraio, paragonata con l’ultima mappa eseguita a fine settembre. La risultante non è altro che la differenza di curvature delle due. Fig. 14 e 15: mappe differenziali sia per l’OD che per l’OS. L’ultima mappa eseguita (a sinistra confrontata con l’ultima). 24 ARTICO L O La correzione ortocheratologica nei casi di miopia medio - alta. Un caso clinico Commenti Il soggetto è venuto da noi chiedendo una soluzione al suo sempre più fastidioso problema di miopia. Il vizio refrattivo era di grado uguale e/o superiore alle sette diottrie su entrambi gli occhi. L’idea di partenza era quella di ottenere il massimo rendimento con l’ortocheratologia, lasciando un piccolo residuo alla correzione con gli occhiali. Abbiamo impiegato 15 notti per portare il soggetto ad una visione diurna accettabile, più di un mese per portarlo ad una visione buona ma solo diurna, circa tre mesi per portarlo ad una visione ottimale e senza alcun tipo di disturbo. Il soggetto ora non ha più necessità di alcun tipo di correzione diurna, il porto medio notturno è di circa 7 ore e la visione rimane ottimale per le 16 ore successive dalla rimozione. L’ortocheratologia quindi, anche nei casi di intolleranza alle lenti a contatto, può essere una valida soluzione correttiva, qualitativa ed efficace per i problemi di miopia e di miopia con componente astigmatica. Ricordiamo in ogni caso, che l’efficacia della maschera orto-oculare sul centraggio della lente è fondamentale per avere una qualità visiva ottimale e la possibilità di operare dall’esterno sul centraggio della lente è una requisito che dobbiamo sicuramente sfruttare a vantaggio nostro e del nostro paziente. Summary Bibliografia 1. Luigi Lupelli, Robert Fletcher, Angela L. Rossi. Contattologia una guida clinica Medical Books, 1998, 25-26 2. Massimo G. Bucci. Oftalmologia Società. Editrice Universo, 1999, 87 3. Anto Rossetti. Manuale di optometria e contattologia. Zanichelli editore, 1993, 373 4. Maurizio Rolando. L’uso continuato delle lenti a contatto. Fabiano Editore, 2000 136-137 5. Gian Andrea Ianese. L’esame optometrico. Dispensa corso CFSO, 2002 6. Riccardo Olent, Giuseppe Toffoli. Ortocheratologia sagittale. Manuale applicativo, 2004, 6-8 7. Polymer Tecnology Corporation. Guida ragionata all’ortocheratologia notturna. Seconda edizione, 2002 8. Riccardo Olent, Giuseppe Toffoli. Grading Scales fluorogramma prognostico Horus. 9. “Maschera ortho-oculare”, Comunicazione personale di Riccardo Olent 10.John Mountford, David Ruston, Trusit Dave. Orthokeratology. Principles and pratice. Butterworth-Heinemman Ed. 2004, 269-301 11.Appunti dall’intervento di John Mountford al corso AIOK di sabato16 settembre 2006 Imola 12.Riccardo Olent, Giuseppe Toffoli. Linee guida nella selezione del candidato al trattamento ortocheratologico. Lac Lenti a contatto. BieBi editrice. aprile 2004 vol.VI n.1, 21-29 13.Antonio Calossi, Mario R. Romano, Ferdinando Romano, Giuseppe Ferraioli, poster: Overnight Orthokeratology Flattening the Cornea Without Direct Compression of the Center. Ringraziamento speciale ai colleghi di AIOK per il loro supporto. One of the possible correction of myopia is orthokeratological correction, which is a comfortable solution for the wearers of glasses and daily disposable contact lenses (CLs). Orthokeratology becomes an ideal solution if, as in this case, the wearer tolerates only for few hours hydrogel cls because of a scant quality of the tear film which leads to signs of conjunctival sufferance. This is the case a woman with -7,00 D myopia who was fitted with orthokeratological lenses. The correct centration of the lens represents a problem, as usual in high myopias The peculiarity of this case is the solution adopted to improve the lens centration. Keywords Orthokeratology, high myopia, custom contact lenses, visual quality. 25 2008, vol. X, n. 1 PO STE R Un caso di astigmatismo misto trattato con una lente torica per ortocheratologia notturna Antonio Calossi Optometrista FAILAC, FBCLA È ormai ampiamente documentato che l’ortocheratologia notturna permette una buona correzione della miopia in casi opportunamente selezionati, mentre la correzione dell’ipermetropia e dell’astigmatismo appare ancora controversa. Nella maggior parte dei casi, la presenza di una toricità corneale eccessiva oppure di un astigmatismo di entità superiore a quella della componente sferica del difetto refrattivo, costituisce una controindicazione all’ortocheratologia. Per trattare un caso di astigmatismo misto intollerante a lenti toriche convenzionali e fortemente motivato all’ortocheratologia notturna abbiamo impiegato una nuova lente torica esacurva a geometria inversa. Fig. 2: Mappa altimetrica della superficie posteriore della lente Case report La paziente era una donna di 40 anni che presentava la seguente refrazione: OD+0.50 –2.50 x 5° (12/10), OS +0.75 –2.75 x 180 (12/10); l’acuità visiva senza correzione era OD 4/10, OS 4/10, 5/10 OO. Fig. 1: Disegno CAD della ESA Torica. Il profilo nero rappresenta il meridiano più piatto e quello rosso il più curvo. La cheratometria era la seguente: OD 8.10/7.65 ax 180, OS 8.00/7.55 ax 175°. La topografia corneale mostrava un astigmatismo corneale regolare lievemente asimmetrico. 26 Fig. 3: Il confronto delle immagini fluoroscopiche mostra il diverso allineamento di una ESA sferica (in alto) e della ESA torica applicata sull’occhio sinistro del caso presentato. PO STE R Un caso di astigmatismo misto trattato con una lente torica per ortocheratologia notturnao ASSIALE L’esame biomicroscopico della cornea e della superficie oculare non mostrava segni significativi se non una leggera secchezza lacrimale. Abbiamo applicato due lenti toriche esacurve a geometria inversa (ESA Torica ortho-6) in materiale fluoro-silicone-acrliato (Boston XO) Dk 100 ad uso notturno monitorando la paziente per un mese. Risultati ASSIALE Al mattino, dopo 2 notti d’uso, non erano presenti segni corneali, la topografia corneale mostrava una riduzione della toricità centrale con una zona ottica omogenea, l’acuità visiva naturale era OD 8/10, OS 7/10, 10/10 OO e la refrazione era la seguente: OD cil –1.75 x 10° 12/10, OS cil –1.75 x 180 12/10. Dopo 12 notti l’acuità visiva naturale era OD 9/10, OS 9/10, 10/10 OO e la refrazione era la seguente: OD +0.50 –1.50 x 180° 12/10, OS cil –1.50 x 180 12/10. Dopo 1 mese l’acuità visiva naturale era OD 10/10, OS 10/10, 11/10 OO e la refrazione era la seguente: OD +1.00 –1.00 x 180 12/10, OS +0.25 –1.00 x 180 12/10. Senza correzione la paziente riportava una qualità soggettiva della visione eccellente sia di giorno che di sera, mentre lamentava lievi difficoltà di messa a fuoco davanti al videoterminale. Per correggere il difetto refrattivo residuo abbiamo prescritto un occhiale che la paziente usa solo nella visione prossimale davanti al computer. Durante il periodo di osservazione non sono state riscontrate reazioni avverse. Conclusioni DIFFERENZIALE Nonostante la correzione dell’astigmatismo mediante ortocheratologia notturna rimanga ancora un campo controverso, l’utilizzo di una geometria torica ha permesso una buona correzione di un caso apparentemente controindicato a questo tipo di trattamento. Poster presentato al 5° Convegno Assottica, Firenze 30 settembre - 1 ottobre 2007 Fig. 4: Il confronto della topografia corneale pre e post trattamento e la mappa differenziale mostrano la riduzione di astigmatismo che si è ottenuta. 27 2008, vol. X, n. 1 Global Keratoconus Congress Laura Boccardo Optometrista FAILAC Dal 25 al 27 gennaio 2008 si è tenuta a Las Vegas, presso il Ballys Hotel and Casinò, la seconda edizione del Global Keratoconus Congress (GKC). Anche se, tradizionalmente, l’immagine della città è legata al gioco d’azzardo ed ai divertimenti, non bisogna trascurare che Las Vegas è diventata grazie alla sua straordinaria capacità recettiva, una sede privilegiata per congressi e fiere, riuscendo così ad attirare un consistente turismo d’affari. In effetti, l’agenda del congresso prevedeva lavori ad un ritmo veramente serrato, che non hanno lasciato molto spazio a giochi e spettacoli. Durante i tre giorni di congresso sono stati discussi i più innovativi metodi di diagnostica e trattamento del cheratocono: sono state presentate 38 relazioni, 30 poster e 15 corsi e hanno partecipato esperti di diverse discipline, in modo da offrire una panoramica quanto più completa sulle varie opzioni disponibili per il paziente affetto da cheratocono, per quanto riguarda sia le lenti a contatto, sia la chirurgia. Il convegno, organizzato da Contact Lens Spectrum e Lippincott Williams & Wilkins Health Care Conference Group, ha riunito quest’anno, fra delegati e sponsor, 480 partecipanti da 24 paesi di ogni parte del mondo. I lavori sono stati aperti il venerdì da Carla Mack, editor di Contact Lens Spectrum, e Craig W. Norman in rappre- Fig 1: Ballys Hotel and Casinò a Las Vegas 28 Fig 2: la sala plenaria sentanza del comitato organizzatore. Le prime relazioni, di carattere introduttivo, si sono occupate della diagnosi del cheratocono, per poi passare ad una descrizione dei vari tipi di lenti a contatto, rigide, ibride e morbide, e di tecniche applicative che sono attualmente disponibili nel trattamento delle cornee con topografia irregolare. Le relazioni del sabato hanno passato in rassegna gli studi più recenti sull’eziologia e lo sviluppo del cheratocono, con particolare riguardo alle sue componenti genetiche. Purtroppo il cheratocono resta tuttora una patologia scarsamente compresa, dallo sviluppo spesso imprevedibile. Loretta Szczotka ha presentato un’ampia rassegna di studi, da cui emerge che molti sono i geni coinvolti, la cui alterazione può predisporre alla comparsa di questa alterazione corneale, ma probabilmente devono concorrere anche fattori ambientali. I relatori hanno inoltre discusso il legame fra il cheratocono e le patologie di natura atopica. La relazione di Charles McMonnies si è concentrata sull’abitudine a sfregarsi gli occhi, presente in modo vistoso in molti pazienti, cercando di chiarire se essa possa considerarsi un fattore predisponente al cheratocono o se deve essere considerata solo come una conseguenza dell’atopia. Karla Zadnik, ha analizzato il profilo psicologico tipico del paziente con cheratocono, che deve sopportare lo stress dato da una malattia cronica, che presenta molte opzioni di trattamento, senza che nessuna possa considerarsi del tutto risolutiva. Quel che è emerso in generale da diversi interventi è una maggiore attenzione all’epitelio: grazie anche alla miglio- ARTICO L O Global Keratoconus Congress Fig: 3: Giancarlo Montani Fig 4: Antonio Calossi re conoscenza della struttura corneale, come può essere osservata in vivo con il microscopio confocale, il cheratocono non viene più considerato una patologia prettamente stromale, ma piuttosto una patologia degli strati anteriori della cornea, con un interessamento soprattutto a livello dello stroma anteriore, della Bowmann e dell’epitelio. Tutto ciò che può traumatizzare o indebolire l’epitelio deve quindi essere accuratamente evitato: non solo lo stropicciamento degli occhi, ma soprattutto l’applicazione di lenti a contatto non idonee. Lo sviluppo di nuovi materiali e procedure applicative, ha ampliato notevolmente la scelta di lenti a contatto che possono essere applicate su questo tipo di cornee: per ottenere una maggiore stabilità ed un miglior comfort, le lenti attuali sono spesso molto più grandi di quelle che potevano essere usate nel passato, possono essere lenti corneali a geometria inversa, semisclerali, sclerali, ibride, morbide, o sviluppate su una tecnologia wave-front. Una maggiore scelta di lenti a contatto, adatte a cheratoconi sempre più avanzati, permette di prolungare il periodo di uso delle lenti e di ritardare il trapianto di cornea. La stessa finalità è perseguita anche da altre terapie parachirurgiche, come il cross-linking e l’inserimento di anelli intrastromali. Prima di arrivare al trapianto perforante, possono essere proposti inoltre interventi di chirurgia lamellare, che mirano ad irrobustire il tessuto corneale, sostituendone solo la parte anteriore. Alle terapie chirurgiche del cherataocono è stata dedicata parte della domenica mattina. La partecipazione italiana è stata piccola nei numeri, ma significativa per il suo apporto scientifico. Giancarlo Montani, oltre a moderare la sessione dedicata all’applicazione di lenti a contatto su cornee irregolari, ha presentato un poster sulla valutazione del film lacrimale, che ha vinto il terzo premio della Poster Competition. Timoty Albert, in collaborazione con l’Università di Pisa, ha presentato un poster sull’applicazione di lenti a contatto dopo cheratoplastica. Antonio Calossi ha tenuto un corso ed ha presentato una relazione dove ha riportato i primi risul- tati di uno studio, condotto in collaborazione con il team del dottor Ferdinando Romano, per valutare gli effetti del cross-linking sul modellamento ortocheratologico delle cornee affette da cheratocono. Confrontando i contenuti di questo convegno con il livello di conoscenze che abbiamo attualmente in Italia ed in Europa, possiamo dire con orgoglio che il Vecchio Continente non ha nulla da invidiare ai nostri colleghi d’oltreoceano, se non una straordinaria capacità organizzativa, che permette loro di radunare tante persone di diversa estrazione in un unico evento. Per il secondo anno consecutivo il Global Keratocunus Congress si è confermato, quindi, come un’opportunità unica di incontro, dove trovare colleghi, esperti e aziende da tutto il mondo, per vedere di persona qual è lo stato dell’arte nel trattamento del cheratocono. Il programma del congresso può essere consultato sul sito www.GKCongress.com, dove è anche possibile acquistare il CD con la registrazione audio di tutto il convegno. È prevista una terza edizione del GKC per il 2009, nello stesso periodo dell’anno e nella stessa sede delle prime due edizioni. Fig 5: Gli italiani che hanno partecipato al GKC 29 2008, vol. X, n. 1 R U B R ICA IMMAGINI DI LAC Fantasmi nello stroma a cura di Fabrizio Zeri La vascolarizzazione corneale o neovascolarizzazione è una delle più studiate e conosciute reazioni oculari indotte dall’uso delle lac. Essa consiste nella formazione ed estensione di capillari vascolari in una porzione di tessuto corneale precedentemente non vascolarizzata (Efron, 1999). Il fenomeno, considerato una sorta di chiamata di aiuto del tessuto in difficoltà, può essere sia limitato ad alcuni capillari che penetrano in zone circoscritte del margine corneale (Fig. 1), sia diffuso in maniera più omogenea lungo la circonferenza limbare, di solito in associazione ad un incremento del calibro dei vasi (iperemia limbare) (Fig. 2). La neovascolarizzazione può interessare la porzione più superficiale dello stroma o quella più profonda e in qualche caso può essere accompagnata da un panno infiammatorio o fibrovascolare (Efron, 1999). L’incidenza della condizione è maggiore nell’uso di lac morbide in idrogel rispetto a quelle in silicone idrogel (Sweeney e coll, 2000) o alle RGP (Efron, 1999) e in caso di uso continuo rispetto all’uso diurno (Holden e coll, 1986). La percentuale più alta di neovascolarizzazione è stata riscontrata in portatori a uso prolungato di lac morbide in idrogel per afachia. Queste osservazioni confermano l’ipotesi della causa metabolica: lo stress ipossico corneale produrrebbe da una parte il rilascio di mediatori vasogenici (Chang e coll, 2001), dall’altra un edema cronico che renderebbe lo stroma più morbido e quindi meno resistente alla penetrazione dei vasi. Il fenomeno risente comunque di una notevole variabilità individuale. In Fig. 1 è visibile una condizione di marcata neovascolarizzazione sia di tipo diffuso limbare, che con rami isolati di ampia estensione visibili nel settore corneale superiore. Il soggetto in questione è uomo di 44 anni portatore di lac morbide da circa 25 in regime di uso diurno (circa 12 ore) con qualche occasionale uso notturno. Le lenti usate al momento del controllo erano a sostituzione annuale di potere -10.00 D, in idrogel con il 70% d’idratazione (MMAPVP). In Fig. 2 è invece riportato il caso di una donna di 53 anni portatrice da circa 25 anni di lac morbide convenzionali (sostituzione annuale) in Hema 38% di -16.00 D in regime di uso diurno (circa 14 ore). L’uso delle morbide era stato preceduto da circa 10 anni di uso di rigide. Alla paziente sono state appena riapplicate delle lac in silicone idrogel (Sifilcon A) al fine intervenire sul fenomeno di vascolarizzazione che in questo caso è solo di tipo diffuso. È stato infatti ampiamente documentato che eliminando la condizione d’ipossia (passaggio a RGP o silicone idrogel, riduzione tempo d’uso o rimozione lenti) si riduce sia l’iperemia limbare che la neovascolarizzazione (Sweeney e coll, 2000). Uno dei fenomeni a cui si assiste in questi casi è quello dello svuotamento di vasi neoformati, le cui strutture fantasma (ghost vessels) rimangono comunque nella profondità dello stroma a memoria dell’evento passato. In caso di riattivazione dello stato d’ipossia questi vasi si “riattivano” Fig. 1 Fig. 2 30 piuttosto facilmente. In Fig. 3 è riportato uno di questi vasi fantasma visibile in lampada a fessura attraverso una tecnica di retroilluminazione (Formichella e coll, 2004). In conclusione, se lo stroma di un paziente è “infestato dai fantasmi” si deve alzare il livello di attenzione perché, se da una parte ciò sta a significare la positiva rimozione di uno stato d’ipossia precedentemente presente, dall’altra ciò evidenzia un tessuto molto più a rischio nel caso in cui la condizione d’ipossia si ripresentasse. La neovascolarizzazione infatti si riformerebbe rapidamente per il veloce riempimento delle strutture vascolari abbandonate. Bibliografia 1. Chang JH, Gabison EE, Kato K e coll Corneal neovascularization. Curr Opin Ophthalm 2001; 12: 242-249. 2. Efron N. Contact lens complications. Butterworth-Heinemann. Oxford, 1999. 3. Formichella P, Lupelli L, Zeri F. The Photo Slit Lamp in Contact Lens Practice: an Updated Review. 28th Clinical Conference and Exhibition of British Contact Lens Association Birmingham–UK, 21-23 May 2004. 4. Holden BA, Sweeney DF, Swarbrick H e coll. The vascular response to long term extended contact lens wear. Clin Exp Optom 1986; 69: 112-119. 5. Sweeney DF, Keay L, Jalbert I e coll. Clinical performance of silicone hydrogel lenses. In Silicone Hydrogels the rebirth of continuous wear contact lenses. Ed. Sweeney DF. Butterworths-Heinemann, 2000. Fig. 3: Per gentile concessione di P. Formichella RUBRICA TIPS &TRICKS a cura di Laura Boccardo Stropicciatori di occhi I pazienti affetti da cheratocono sono spesso accaniti stropicciatori di occhi. La causa è da rintracciare probabilmente nel fatto che il cheratocono si accompagna frequentemente con patologie atopiche, che sono causa di prurito. Il fatto è che questo sfregamento energico e continuativo (Fig. 1), crea un traumatismo sull’epitelio e sugli strati anteriori della cornea (Is Eye Rubbing Really a Contributing Factor in Keratoconus?, Charles McMonnies, Las Vegas GKC 2008). Non è chiaro se questa abitudine possa essere veramente causa di cheratocono, in ogni caso è utile insegnare ai pazienti ad evitare questi atteggiamenti, sia che abbiano o non abbiano Fig. 1 Fig. 2 il cheratocono. Quando prudono gli occhi, al massimo si può frizionare la palpebra inferiore, nella parte più vicino al naso (vedi Fig. 2), ma assolutamente non si può esercitare pressione sopra la palpebra superiore, ad occhio chiuso. In ogni caso, il problema del prurito non va sottovalutato e il paziente deve essere inviato da uno specialista per individuarne la causa. Occhialini da doccia Malgrado opinioni che classificano il problema come un semplice luogo comune (Mito o realtà sulle lenti a contatto, Luigi Lupelli, Congresso Assottica 2003), la questione se si può fare o no la doccia indossando le lenti a contatto, periodicamente torna d’attualità. Durante uno studio condotto negli Stati Uniti dal Center for Desease Control and Prevention per valutare i rischi legati all’uso di una particolare soluzione unica per lenti a contatto, è emerso che su 46 casi di cheratite da Achantamoeba, 39 erano portatori di lenti morbide, 16 avevano nuotato con le lenti e 35 si erano fatti la doccia con le lenti indosso (Contact Lens Spectrum, Gennaio 2008). Questo dato deve essere pesato, tenendo conto che sono molte di più le persone che ogni giorno si fanno la doccia, rispetto a quelle che vanno in piscina. La questione merita comunque una riflessione, soprattutto se si ha a che fare con pazienti che usano le lenti a porto continuo. Premesso che stare un mese senza lavarsi non è buona educazione, ci potremmo domandare se è il caso di introdurre l’uso di occhialini da piscina anche sotto la doccia. Forse provocatoriamente, l’idea è stata lanciata da Anto Rossetti nel corso di un dibattito sulla sicurezza dell’uso continuo, che si è svolto durante il recente congresso AILAC a Roma. Occhi puntati sulla presbiopia Fra i buoni propositi di inizio anno, Craig Norman ha messo anche un rilancio di quella parte della sua attività che è dedicata alle lenti a contatto per presbiopia. La sua ricetta per migliorare questo tipo di applicazioni, che costituiscono spesso una sfida, si articola in cinque punti: 1.Verificare che i prodotti utilizzati siano sempre i più innovativi. 2.Controllare ed aggiornare i set di prova. 3.Verificare che le tariffe siano adeguate al servizio ed ai materiali richiesti da questo tipo di applicazione. 4.Riconsiderare i modi con cui vengono proposte le lenti a contatto al paziente presbite. 5.Portare tutti i pazienti presbiti a conoscenza di questo tipo di correzione. My Resolution for improving my Presbiopic Lens Practice, Craig Norman, Contact Lens Spectrum, Gennaio 2008. Avete un piccolo trucco o qualsiasi suggerimento che possa risolvere i problemi più comuni che si incontrano nella pratica contattologica di tutti i giorni? Avete piacere di condividerlo con i colleghi? Inviate i vostri Tips&Tricks alla redazione di LAC. 31 2008, vol. X, n. 1 R U B R ICA IN LIBRERIA Dry Eye Disease: The Clinician’s Guide to Diagnosis and Treatment a cura di Laura Boccardo Penny A. Asbel Michael A. Lemp 2007, Editrice Thieme, New York 232 pagine, 68 tavole, 110 illustrazioni Copertina rigida Lingua inglese Negli anni recenti le disfunzioni lacrimali e l’occhio secco sono diventati un problema sempre più diffuso, perché influenzato dallo stile di vita, dall’uso del computer, dall’assunzione di farmaci e anche dalla divulgazione della chirurgia refrattiva e delle lenti a contatto. La conoscenza del problema è fondamentale per il contattologo, in quanto l’integrità e la qualità del film lacrimale sono un elemento essenziale per il buon utilizzo delle lenti a contatto. “Dry Eye Disease: The Clinician’s Guide to Diagnosis and Treatment” affronta in modo completo l’argomento della diagnosi e del trattamento dell’occhio secco, dalle sue forme più lievi, fino alle più gravi condizioni patologiche. Il libro discute il problema dell’occhio secco in diversi contesti: la patologia delle palpebre, 32 le lenti a contatto, la chirurgia refrattiva e le patologie sistemiche. Il testo è strutturato in 18 capitoli, ognuno scritto da uno o più esperti che hanno contribuito alla comprensione di questa complessa patologia. Ogni capitolo inizia con una lista delle parole chiave, in modo da aiutare il lettore a mettere a fuoco gli argomenti salienti. I capitoli sono suddivisi in sezioni, che aiutano a trovare le informazioni desiderate. La comprensione degli argomenti è aiutata da numerose tavole, figure e fotografie a colori. L’organizzazione generale del testo permette al lettore di accedere rapidamente alle informazioni sull’efficacia dei test diagnostici e delle opzioni terapeutiche: in entrambi i casi l’argomento è trattato partendo dalle nozioni più classiche e consolidate, fino ad arrivare agli approcci più innovativi. Il libro inizia con due capitoli che illustrano l’epidemiologia e la patogenesi dell’occhio secco. I tre capitoli successivi sono dedicati alla diagnosi dell’occhio secco per mezzo di questionari, test diagnostici e un’interessante rassegna di test più nuovi, che sono potenzialmente utili, ma che non hanno ancora trovato un’effettiva collocazione nella pratica cinica. Segue un capitolo sulla diagnosi ed il trattamento delle patologie delle ghiandole di Meibonio e, quindi, quattro capitoli sul trattamento dell’occhio secco mediante sostituti lacrimali, modulazione dello stato infiammatorio e immunitario, approcci di medicina complementare e alternativa, stimolazione della mucina e terapie ormonali. I capitoli successivi sono dedicati ai problemi della funzione lacrimale nell’ambito delle lenti a contatto e della chirurgia refrattiva, quindi si passa alla diagnosi ed al trattamento dell’occhio secco grave, con una descrizione dei possibili approcci chirurgici. Un capitolo sull’occhio secco nell’ambito delle malattie sistemiche offre una dettagliata guida alla Sindrome di Sjogren, la sindrome di Stevens-Johnson, la pseudo-penfingoide ed altre malattie. I tre capitoli finali si propongono di passare in rassegna i recenti studi clinici, in modo da fornire informazioni sugli ultimi sviluppi della terapia in campo medico e farmacologico, dando uno sguardo a ciò che ci si potrà aspettare per il prossimo futuro. Il libro tratta l’argomento in modo estremamente dettagliato ed è diretto agli specialisti che desiderino approfondire e disporre di un riferimento completo sull’argomento: in generale, contiene molte più informazioni, rispetto a quelle che sono le competenze strettamente necessarie per l’applicazione di una lente a contatto. “Dry Eye Disease: The Clinician’s Guide to Diagnosis and Treatment” ha il grande pregio di farci capire a che punto è la nostra comprensione dell’occhio secco, mettendo in evidenza la complessità di questa patologia e la sua importanza per i pazienti. www.thieme.com