LA CANTATA DA CAMERA

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LA CANTATA DA CAMERA
Questo materiale è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di Storia dell’Opera del CPIA sede Petrarca. È strettamente personale e non riproducibile. I materiali tratti da Wikipedia e da altre fonti – sono a cura del prof. Antonio Cervato
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Caratteri generali e diffusione della
cantata da camera
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Nel Seicento un posto particolare va assegnato alla cantata solistica da camera.
Tipo di musica destinata ad un pubblico selezionato di intenditori (prosperò nelle
corti prelatizie romane, nelle accademie, nelle case patrizie veneziane).
Nella fase iniziale,la cantata è, come il madrigale, una forma musicale aperta e
mutevole rispetto agli elementi che la compongono
Poiché si rivolge ad una cerchia ristretta di ascoltatori, i compositori puntano sulle
sottigliezze compositive (nell’opera invece troviamo situazioni drammatiche
stabilite)
Si fonda sull’alternanza di recitativi e arie (come per l’opera) e sull’esibizione
virtuosistica del cantante.
Le prime raccolte di cantate furono stampate a Venezia tra il 1620 e il 1640,
probabilmente ad uso delle accademie e delle case patrizie locali
La maggior parte delle fonti manoscritte di cantate redatte da metà secolo in poi
sono invece di provenienza romana.
A Roma, infatti, si diffuse presso le corti private, cardinalizie e principesche.
Sono romani di nascita o di adozione i principali compositori di cantate: Giacomo
Carissimi, Luigi Rossi, Antonio Cesti, Alessandro Stradella, Alessandro Scarlatti.
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Il termine cantata …
• Il termine cantata sembra essere stato
adoperato per la prima volta da Alessandro
Grandi (1586-1630) nel primo volume delle
Cantade et arie stampato a Venezia nel 1620.
• Nella prima metà del secolo non fu impiegato
il nome di cantata ma si parla di arie, ariette,
madrigali, musiche, canzonette, scherzi,
lamenti, concerti, capricci.
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La cantata si definisce via via …
• Negli ultimi anni del seicento la cantata adottò la
forma di due arie unite e solitamente precedute
da un recitativo.
• Fino alla metà del Seicento la maggior parte delle
cantate richiedevano un solo cantante (di solito
un Soprano) accompagnato dal basso continuo
(realizzato da un chitarrone, dalla tiorba,
dall’organo o dal clavicembalo).
• L’argomento che trattano è di solito l’amore,
quello malinconico e infelice (linguaggio poetico
pieno di metafore).
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Le cantate di Giacomo Carissimi e di
Antonio Cesti
• Grande compositore di cantate fu Giacomo
Carissimi (Marino, 18 aprile 1605 – Roma, 12
gennaio 1674)
• Di lui ci sono pervenute 148 cantate, perlopiù per
Soprano e basso continuo
• Numerose sono le sottigliezze che il compositore
romano impiega nelle sue cantate: fioriture
vocali, agilità, figurazioni arpeggiate, effetti
armonici singolari e dissonanti
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Il lamento di Maria di Scozia
• Il testo si riferisce ad un fatto storico: il
regicidio di Maria Stuarda nel 1587.
• Il racconto dell’evento è effettuato quasi tutto
dalla protagonista stessa e si svolge perlopiù in
un intenso stile recitativo che passa
liberamente da episodi ariosi a sezioni di
andamento melodico strettamente declamato
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Antonio Cesti
• Antonio Cesti(Arezzo, 5 agosto 1623 – Firenze,
14 ottobre 1669), scrive 61 cantate per
Soprano e basso continuo.
• Alcune cantate sono molto brevi (Vaghi fiori)
altre molto ampie (Pria ch’adori)
• Numerose sono le sue cantate a ritmo ternario
lento
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Tu mancavi a tormentarmi - Cesti
Tu mancavi a tormentarmi,
Crudelissima speranza,
E con dolce rimembranza
Vuoi di nuovo avvelenarmi.
Ancor dura
La sventura
D’una fiamma incenerita,
La ferita
Ancora aperta
Par m’avverta
nuove pene.
Dal rumor delle catene
Mai non vedo allontanarmi.
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