AUTISMO di Lara Bahri Marianela Carraro Veronica Tugnolo Che cos’è l’autismo? Quale intervento educativo può essere applicato agli individui soggetti di autismo? Quali figure educative intervengono con i soggetti affetti da autismo? CHE COS’E’ L’AUTISMO? L’autismo è un disturbo che colpisce precocemente e in profondità le capacità evolutive di un bambino. Tre sono le aree più specificatamente colpite: Area delle relazioni interpersonali; Area della comunicazione verbale ed extraverbale; Area delle attività immaginative e del gioco. L’apprendimento I bambini autistici vengono definiti «socialmente incapaci» poiché i deficit nello sviluppo sociale inibiscono i normali rapporti sociali. L’apprendimento è il mezzo attraverso il quale il bambino impara a far parte delle unità sociali. Spesso però, risulta complicato insegnare ai bambini affetti da sindrome di autismo. I bambini autistici, infatti, non sono in grado di dare un significato ai segnali sociali fondamentali come l’espressione del viso, gli sguardi, le posture. Inoltre, questi bambini hanno una notevole difficoltà nel manifestare ed esprimere gli stati d’animo. La comunicazione Una caratteristica peculiare dello spettro autistico riguarda le anomalie della comunicazione che è spesso accompagnata da anomalie e ritardi nello sviluppo del linguaggio. La comunicazione è il nucleo centrale delle difficoltà di apprendimento proprie dei soggetti con autismo. L’autismo è quindi una sindrome di origine biologica che colpisce la funzionalità cerebrale. Il linguaggio e le emozioni I disturbi della comunicazione e dell’apprendimento collegati all’autismo sono: • lo sviluppo del linguaggio che risulta ritardato e questo accade a causa della mancanza naturale del meccanismo innato che consente di apprendere il linguaggio; • le competenze nel linguaggio parlato che possono andare dal mutismo completo ad una apparente scioltezza. Anche esprimere o comprendere delle emozioni o degli stati d’animo per i soggetti affetti da autismo risulta molto complicato. Handicap e sessualità Spesso gli individui affetti da handicap psichici affrontano il tema della sessualità con grande difficoltà. La sessualità è caratteristica tipica dell’uomo. La capacità sessuale è anche capacità emotiva, affettiva e cognitiva. L’handicap è la difficoltà che una persona incontra nel proprio percorso di sviluppo umano tendente alla realizzazione di se stesso. Handicap e sessualità appartengono a questioni di normalità, esperienze di crescita e sviluppo percorsi di maturazione a prescindere dalla disabilità. La sessualità fa parte della vita di ogni persona e nel momento in cui la persona disabile viene riconosciuto il suo diritto alla sessualità riesce ad esprimere il suo bisogno sessuale. Tale bisogno richiede una capacità di intimità che va costruita con l’educazione. L’intervento educativo mette in atto una serie di processi in grado di sostenere la persona disabile. Le aree fondamentali su cui concentrare gli interventi educativi sono l’area ludica, emotiva, relazionale, etica. Il pedagogista speciale Per aiutare i bambini autistici è necessario un team di esperti oltre che famiglie e scuola. Il pedagogista speciale è una figura con competenze relative ai problemi della sindrome autistica. La sua funzione è particolarmente significativa poiché esprime un contatto tra l’equipe medica, psicologica, riabilitativa, la scuola e la famiglia. Che cos’è il gioco? «Il gioco è serietà e leggerezza. Realtà e finzione. Regola e libertà» Il gioco è un bisogno istintuale, non si può crescere in salute senza giocare. Molti bambini autistici, però, non riescono, non possono e non vogliono giocare. Alcuni bambini non riescono a raggiungere gli oggetti, né a manipolarli né a usarli. Il gioco intacca diversi sviluppi: Sviluppo cognitivo → secondo Piaget, i bambini apprendono come è fatta e come funziona la realtà solo attraverso l’esperienza. Gli stadi evolutivi del gioco proposti sono il gioco di esercizio, il gioco simbolico ed il gioco delle regole. Sviluppo sociale → Vigotskij ha evidenziato la natura sociale del gioco infantile ed il suo ruolo nel favorire lo sviluppo sociale del bambino. Sono stati evidenziati quattro stadi di gioco sociale: il gioco solitario, il gioco parallelo, il gioco associato ed infine il gioco cooperativo. Sviluppo emotivo e affettivo → secondo Freud, i giochi vanno interpretati alla luce di un simbolismo inconscio. Il gioco assume sia funzioni diagnostiche del benessere, sia funzioni terapeutiche. Il giocattolo speciale Il gioco deve essere un momento divertente e di svago nella vita di ogni bambino, oltre che ad essere funzionale nell’attività educativa dei soggetti autistici. A questi bambini vengono presentati dei giocattoli appositamente creati per le loro difficoltà, nonostante sia positivo cercare di integrare il bambino nei giochi collettivi e di gruppo con altri bambini oltre che a condividere i «normali» giochi per questi ultimi, come la palla, il videogioco, e tanti altri. Il progetto di vita Essere educatori comporta responsabilità nei confronti di tutti quei soggetti affetti da patologie fisiche e/o psichiche. Le competenze che l’educatore acquisisce, saranno in grado di aiutare a individuare un progetto di vita adatto e ben delineato per ogni individuo in difficoltà, assecondando quelli che sono i suoi bisogni e le sue aspettative di vita.