Lenti a Contatto - Contact lenses Agosto 2011, volume XIII, numero 2 tredicesimoanno In copertina Il perchè di una “hit parade” Focus sulla struttura del film lacrimale Immagini di lac BCLA Clinical Conference & Exhibition 2011 L’Italia doppiamente premiata al BCLA 2011 Tips & tricks foto di Fabrizio Zeri (vedi all’interno del numero la rubrica Immagini di Lac) Vision by Design 2011 In rete 03> 9 7 7 0 0 0 2 0 3 8370 Poste Italiane. Spedizione in a. p. - 70% - DC/DCI/VC nr 1- 2011 Solco (o piega) dell’endotelio corneale In prima fila al BCLA Sommario degli interventi Osservazione delle principali complicanze ipossiche in lampada a fessura 9° Convegno Assottica 6-7 Novembre 2011 - Roma con il patrocinio di OFFRI AI TUOI CLIENTI FRESCHEZZA, COMFORT E LIBERTÀ. IN UN BATTER D’OCCHIO. AIR OPTIX ™ AQUA MULTIFOCAL Visione ANNA - STUDENTESSA. 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SoftLens è un marchio registrato di Bausch & Lomb, Inc. © 2010 CIBA VISION AG, a Novartis company MEDIA ADD da +1.25D a +2.00D 2010-244-96755 Chiedi maggiori informazioni su questa nuova opportunità allo 041 5939400 *Tra i primi presbiti. Valutazione soggettiva tra primi presbiti su una scala da 1 a 10, in cui 1 è uguale a poco e 10 è uguale a eccellente (p<0.05). AIR OPTIX™ AQUA MUlTIfOcAl (lotrafilcon B) Dk/t = 138 @ -3.00D. Altri fattori possono incidere sulla salute oculare. Informazioni importanti per AIR OPTIX™ AQUA MUlTIfOcAl: per uso diurno o uso prolungato fino a 6 notti per miopia/ipermetropia e/o presbiopia. Il rischio di seri problemi oculari (per es. ulcera cornale) è maggiore con l’uso prolungato. In rari casi può portare a una perdita della visione. Possono insorgere effetti collaterali quali fastidio, leggero brucore o prurito. fonti: 1. cIBA VISION, data on file, 2008. A confronto con la principale lente multifocale in silicone idrogel del mercato, basato su valutazioni soggettive tra primi presbiti. 2. cIBA VISION, data on file, 2008. 3. cIBA VISION, data on file, 2008. AIR OPTIX™, cIBA VISION e il logo cIBA VISION sono marchi registrati di Novartis AG. CVI_12100941 © 2008 cIBA VISION, A Novartis company 2008-255-12717 cVI_12080507 Lenti a Contatto - Contact lenses Agosto 2011, volume XIII, numero 2 Sommario Editoriale Luigi Lupelli Il perchè di una "hit parade" pag. 35 Articoli Laura Boccardo BCLA - Clinical Conference & Exhibition 2011 pag. 36 In prima fila al BCLA Sommario degli interventi pag. 38 Giulia Graviano Osservazione delle principali complicanze ipossiche in lampada a fessura pag. 50 Focus sulla struttura del film lacrimale pag. 54 Mirko Chinellato Marica Lava L’Italia doppiamente premiata al BCLA 2011 Laura Boccardo pag. 58 Vision by Design 2011 pag. 59 9° Convegno Assottica 6-7 novembre 2011 - Roma (Marriott Park Hotel) pag. 60 Rubriche Fabrizio Zeri Immagini di lac Laura Boccardo Tips & tricks Laura Boccardo pag. 61 pag. 62 In rete pag. 63 Note per gli autori pag. 64 con il patrocinio di Lenti a Contatto - Contact lenses Agosto 2011, volume XIII, numero 2 Lenti a contatto Contact lenses Codirettori scientifici L. Lupelli (Roma), N. Pescosolido (Roma) Comitato scientifico L. Boccardo (Vinci), A. Calossi (Torino), R. Fletcher (London), A. Fossetti (Vinci), P. Gheller (Bologna), M. Lava (Roma), S. Lorè (Roma), A. Madesani (Forte dei Marmi), S. Maffioletti (Padova), L. Mannucci (Padova), U. Merlin (Rovigo), G. Montani (Lecce) M. Pastorelli (Novi Ligure), M. Rolando (Genova), A. Rossetti (Cividale del Friuli), C. Saona (Barcelona), L. Sorbara (Waterloo), M. Zuppardo (Roma), F. Zeri (Roma) Ringraziamenti Si ringraziano A.I.LAC e S.Opt.I. per la collaborazione scientifica Comitato editoriale O. De Bona (Marcon), G. Graviano (Marcon) M. Lava (Roma) Segreteria G. Graviano, O. De Bona via E. Mattei, 11 - 30020 Marcon (VE) tel. 041.5939411 e-mail: [email protected] Nome della rivista LAC Direttore responsabile Marco Perini Proprietario testata BieBi Editrice Editore BieBi Editrice di Mauro Lampo Via Losana, 4 - 13900 Biella Tiratura Quadrimestrale, 32 pagine Tipografia Arti Grafiche Biellesi Via Biella, 58 - 13878 Candelo (BI) Registrazione Tribunale Biella, in data 6/5/99 al n. 487 Sped. gratuita Numeri arretrati Presso la segreteria 34 E DITORIA L E Il perché di una “hit parade” Luigi Lupelli Università degli Studi Roma Tre Dipartimento di Fisica - Ottica e Optometria Per varie ragioni, principalmente perché per più di un trentennio la mia attività principale è stata, ed è, quella di educatore nel campo delle lenti a contatto, non è infrequente, anche in occasioni informali, di avere l’opportunità di trascorrere del tempo con colleghi/e di altri Paesi. E’ naturale che, tra l’altro si parli degli sviluppi caratterizzanti l “eye care” delle nostre realtà nazionali: dai ruoli professionali, ai programmi d’insegnamento sino alla produzione scientifica. Spesso mi accade di prendere in mano la nostra rivista per mostrarla al collega con l’aspettativa di ricevere qualche tipo di apprezzamento e, magari, qualche critica e/o suggerimento. Molto recentemente un collega britannico, sfogliando la rivista, ha rivolto una domanda molto precisa “Quali ritieni siano i 5 argomenti caratterizzanti la contattologia degli ultimi due anni?” Più incuriosito che sorpreso, in meno di due minuti, ho stilato la mia cinquina (non in ordine d’importanza) della contattologia contemporanea: 1. Le biosuperfici e l’occhio secco 2. Le nuove geometrie per la correzione dell’astigmatismo e della presbiopia 3. Controllo della progressione miopica con lenti a contatto morbide 35 4. Il trattamento delle aberrazioni di alto ordine 5. La prevenzione delle reazioni oculari infiammatorie A questo punto il mio collega mi ha proposto di gettare, insieme, uno sguardo agli ultimi sei numeri della rivista. Dopo aver constatato che i cinque argomenti erano stati, a vari livelli, tutti trattati accompagna la parola “complimenti” a un sorriso. Dopo qualche secondo ci tiene a sottolineare che sul rigore scientifico dei contenuti non vuole sbilanciarsi “non conoscendo la lingua di Dante”, pur avendo l’impressione che anche da quel punto di vista la rivista appare soddisfare i criteri. Chi ci legge è, più o meno, a conoscenza dell’impegno che viene posto nel tentativo di far pervenire agli specialisti della contattologia una rivista curata sia dal punto di vista grafico che nella scelta dei contenuti. Dietro a tutto ciò vi è il lavoro di una redazione appassionata, l’impegno degli autori degli articoli ma anche l’attività oscura dei tanti esperti anonimi che, con il loro insostituibile lavoro di referaggio, fanno in modo che l’unico organo scientifico italiano, dedicato unicamente alla contattologia, riesca a presentare dei contributi che, da 13 anni, cercano di tenere aggiornati chi ogni giorno si misura con le applicazioni delle lenti a contatto. BCLA Clinical Conference & Exhibition 2011 Laura Boccardo Istituto Regionale di Studi Ottici e Optometrici, Vinci, FI Ancora una volta numeri da capogiro per l’annuale congresso della British Contact Lens Association: un totale di 1.088 delegati registrati ha potuto seguire circa centoventi relazioni e visionare altrettanti poster scientifici, presentati durante i quattro giorni di convegno, dal 26 al 29 maggio scorsi. Oltre la metà dei partecipanti ha raggiunto Manchester da oltremare (585 delegati esteri da 49 paesi), con il più grande contingente proveniente dagli Stati Uniti, seguiti da Svizzera, Francia, Italia e Paesi Bassi. La vocazione internazionale del congresso è stata confermata anche dalla scelta dei relatori, clinici e ricercatori, provenienti da ogni parte del mondo. I lavori si sono aperti la mattina di giovedì 28, entrando subito nel vivo della discussione, con alcuni degli argomenti più dibattuti del momento: i metodi di correzione della presbiopia alternativi agli occhiali e l’ortocheratologia. Le lenti a contatto sono sempre di più un metodo correttivo da considerare per pazienti di tutte le età, dai bambini ai presbiti. Dopo i quarant’anni aumenta il desiderio e la necessità di essere indipendenti dall’occhiale per vicino, sia per motivi estetici, sia funzionali. Nell’attesa di scoprire il Santo Graal dell’oftalmologia, cioè la soluzione definitiva alla presbiopia, diversi relatori hanno illustrato le attuali opzioni nel campo della chirurgia e delle lenti a contatto, analizzando i vantaggi, gli svantaggi e gli inevitabili compromessi legati a ciascuna tecnica. Pensando invece ai pazienti più giovani, si fa strada l’ortocheratologia, come trattamento, non solo in grado di dare un’indipendenza dagli occhiali per tutta la giornata, ma soprattutto come metodo per rallentare la progressione della miopia nell’età evolutiva. Nonostante i meccanismi attraverso cui ciò avvenga non siano completamente chiariti, tutti gli studi più recenti dimostrano una minore progressione miopica nei bambini sottoposti a trattamento ortocheratologico, rispetto ai loro coetanei corretti con occhiali o lenti a contatto tradizionali. Nel pomeriggio l’attenzione si è spostata sulla questione dell’ossigeno in contattologia: le richieste della cornea, la permeabilità dei materiali e i vari metodi di misura. Gran parte della giornata di venerdì 27 è stata dedicata al tema della manutenzione e dell’educazione del paziente, elementi critici per garantire la sicurezza e il comfort nell’uso delle lenti a contatto. I relatori hanno analizzato il ruolo degli applicatori nel migliorare la compliance dei pazienti, cioè la loro capacità di attenersi alle prescrizioni per un corretto uso delle lenti: la tendenza a dimenticarsi di sostituire le lenti con una frequenza adeguata e un’igiene non scrupolosa, che porta a una maggiore contaminazione microbica, sono i problemi più frequenti e pericolosi. Lavare e asciugare le mani, pulire le lenti, lavare il contenitore e sostituire lenti e contenitore quando prescritto sono i comportamenti corretti, che devono essere insegnati, verificati e rafforzati con continue sollecitazioni a ogni visita di controllo. Il resto della giornata è stato dedicato al trattamento di alcune patologie del segmento anteriore, con particolare riferimento alle distrofie corneali. Le relazioni del sabato mattina hanno ripreso gli argomenti riguardanti la manutenzione, concentrandosi sull’efficacia delle soluzioni e sul comfort delle lenti a contatto: particolarmente significativo l’intervento di Mark Willcox, premiato con il “2011 BCLA Medal Address”. Il professor Willcox è uno specialista di microbiologia oculare, biochimica del film lacrimale e immunologia corneale. Il suo intervento ha fotografato la situazione attuale e ha aperto una finestra su quelli che potranno essere gli sviluppi nell’immediato futuro per quanto riguarda il tema della sicurezza e del comfort, prefigurando in particolare lo sviluppo di lenti a contatto con superfici antimicrobiche. Il pomeriggio è stato dedicato al controllo della progressione miopica, con particolare riferimento all’epidemiologia della miopia e alle più recenti teorie sulle cause della progressione miopica. I lavori della giornata si sono conclusi con la premiazione della Photo Competition e della Poster Competition, in cui l’Italia si è particolarmente distinta: Antonio Calossi ha vinto la Photo Competition e Laura Boccardo si è aggiudicata un premio Runner-up nella Poster Competition. La cena di gala del sabato sera, quest'anno, era in tema "Bollywoodiano" con musiche, balli, vestiti e menù indiani. Durante la serata sono stati presentati diciassette nuovi fellow del BCLA, fra cui anche tre italiani, Luca Benzoni, Rossella Fonte e Giancarlo Montani, che si vanno ad aggiungere ai cinque 36 L. Boccardo / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 36-37 C RON A C A C ON GRE SSI BCLA Clinical Conference & Exhibition 2011 nostri connazionali che hanno conseguito la fellowship negli anni scorsi. La cena di gala è tradizionalmente anche il momento per presentare il nuovo presidente del BCLA, che per la prima volta è stato riconfermato per il secondo anno consecutivo. Shelly Bansal ha quindi potuto fare gli onori di casa sia come presidente uscente, sia come presidente per il nuovo anno. L’ultima giornata di congresso si è ancora focalizzata sulla sicurezza dell’uso delle lenti a contatto e sui temi inerenti alla superficie oculare, in particolare la valutazione del film lacrimale e dello staining corneale. Malgrado l’instillazione di fluoresceina sia un esame di routine ampiamente utilizzato per la valutazione dell’integrità della cornea, nel passato non è mai stato analizzato approfonditamente il meccanismo cellulare che causa la colorazione epiteliale. Il tema è diventato di particolare attualità da quando è stata osservata una significativa incidenza di colo- 37 L. Boccardo / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 36-37 razione puntata superficiale in seguito all’utilizzo di alcune soluzioni uniche. Sullo stesso argomento, lo studio di Kalika Bandamwar, che ha vinto il Primo Premio della Poster Competition, dimostra in modo convincente che la colorazione indotta dalle soluzioni uniche è legata alla presenza di cellule epiteliali danneggiate, mentre né le cellule integre, né quelle necrotiche si colorano. Tutto questo ci porta a riflettere sul fatto che nulla può essere dato per scontato e che anche esami e tecniche ampiamente utilizzate per decenni non sono immuni da continue verifiche e che la loro validità deve essere confermata via via che si evolvono le tecniche di indagine e di diagnosi. Per l’anno prossimo continua, come per il passato, l’alternanza di sedi fra Manchester e Birmingham: l’appuntamento per la 36° edizione è quindi dal 24 al 27 maggio 2012 presso l’International Convention Centre (ICC) di Birmingham. In prima fila al BCLA Sommario degli interventi Lac in questo numero raccoglie i resoconti di alcuni interventi del congresso di Manchester, approfondendo gli argomenti trattati con l'ausilio di alcuni focus. Presentazioni BCLA - 26 maggio 2011 Ossigeno Relatori: Joe Bonanno, Indiana University School of Optometry, USA Desmond Fonn, Centre for Contact Lens Research, University of Waterloo, Canada Noel Brennan e collaboratori, Australia Nathan Efron, Queensland University of Technology, Australia James Wolffsohn, Aston University, United Kingdom Brien Holden, Brien Holden Vision Institute, University of New South Wales, Australia Panoramica Negli ultimi cinquant’anni la trasmissibilità all’ossigeno delle lenti a contatto è aumentata, portando risultati positivi per la salute oculare di chi le utilizza. Infatti, le lenti a contatto in silicone idrogel sono la prima scelta dei professionisti della visione di tutto il mondo. Allora, perché continua il dibattito sull’ossigeno? E c’è qualcosa in particolare che il professionista della visione può portarsi a casa da questa discussione? Il dibattito Il ruolo dell’ossigeno nel porto delle lenti a contatto ha costituito un’area importante di ricerca per diverso tempo. La discussione non si è conclusa con lo sviluppo di materiali in silicone idrogel, che superano il livello ottimale di trasmissibilità all’ossigeno per il porto notturno (Dk/t=87) calcolato da Holden e Mertz nel 1984. Alla tavola rotonda sono stati presentati diversi punti di vista, e anche discussioni sulla quantità di ossigeno che: - Passa attraverso una lente a contatto - Raggiunge la cornea - Raggiunge il film lacrimale pre-cornea - È realmente “consumato” dalla cornea I relatori hanno discusso anche sul Dk/t minimo per il porto notturno: diverse teorie sostengono valori di Dk/t minimo per il porto notturno differenti, che vanno da 50 fino ad oltre 300. Argomento di discussione è stato il tema dei modelli di flusso dell’ossigeno che minimizzano il “guadagno” dato dalle lenti ad alto Dk/t. Diversi studi hanno mostrato come, durante il porto notturno, a un Dk/t maggiore corrisponda un minore rigonfiamento corneale e son stati presentati nuovi risultati da cui si evince che con l’aumento del Dk/t si ha maggior comfort nell’uso delle lenti. Il modello sul flusso dell’ossigeno proposto suggerisce che raggiunto un certo valore di Dk/t, questo Dk/t sia sufficiente, mentre i dati suggeriscono che “più ce n’è, meglio è!”. Cosa ogni contattologo dovrebbe sapere La maggior parte dei partecipanti alla tavola rotonda era d’accordo sui seguenti punti: - Le lenti in silicone idrogel hanno risolto le complicazioni dovute ad ipossia che invece si osservavano frequentemente con le lenti idrogel, ma nell’applicazione l’ossigeno non è l’unico fattore da prendere in considerazione - Il tasso di complicazioni infiammatorie con lenti in silicone idrogel è simile a quello delle lenti idrogel, ma le complicanze osservate nei portatori di lenti SiHy sembrano essere meno gravi di quelle presenti nei portatori di lenti idrogel - Il silicone idrogel dovrebbe essere il materiale 38 A RT IC OL O In prima fila al BCLA Sommario degli interventi di scelta per tutti i portatori di lenti a contatto, sia per il porto diurno che notturno; ma anche la visione, il comfort e il sistema di manutenzione sono considerazioni importanti - L’obiettivo è quello di arrivare il più vicino possibile alla “normossia” senza compromettere il comfort, la visione o la salute oculare Nella pratica Mentre il dibattito sull’ossigeno prosegue, le lenti a contatto in silicone idrogel sono sicuramente la scelta migliore per evitare complicanze di origine ipossica, come vascolarizzazione e iperemia. D’altra parte, non si può valutare il Dk/t senza tenere in considerazione il comfort, la visione e il bisogno di un sistema di manutenzione adeguato. Nota: per approfondire l'osservazione delle complicanze da deficit di ossigeno si veda pag. 50. multifocali durante la guida - Con entrambe le modalità la fase di adattamento è terminata dopo 3 giorni d’uso Nella pratica Studi precedenti hanno mostrato come i portatori di lenti a contatto spesso preferiscono le lenti multifocali con un’addizione bassa alla monovisione. Questo studio prova che anche con addizioni superiori le lenti multifocali possono competere con la monovisione, soprattutto se si tiene conto della preferenza del portatore. Nella valutazione della correzione con lenti a contatto della presbiopia, i test visivi clinici possono non dare un’idea globale e portare a conclusioni errate. L’esperienza personale del portatore nel “mondo reale” con le lenti è un fattore importante da considerare prima di tirare le conclusioni sull’appropriatezza di una correzione con lenti a contatto della presbiopia. Le performance e la tollerabilità di una lente La correzione della presbiopia senza ocin silicone idrogel multifocale con addizione chiali: il sacro Graal del professionista della media e geometria centro-vicino a confron- visione to con la monovisione Relatori: Shehzad Naroo, Aston University, United Relatore: Jill Woods, Centre for Contact Lens Research, University of Waterloo, Canada Panoramica Jill Woods ha messo a confronto le risposte oggettive e soggettive di 49 presbiti (Add. +1.25/+2.00) che, durante uno studio, hanno utilizzato lenti a contatto multifocali e monovisione (sempre con lenti in lotrafilcon B). Le lenti erano utilizzate per un periodo di due settimane e la prima modalità di correzione era scelto in maniera casuale. Tra la consegna delle lenti e la visita di controllo dopo due settimane, i partecipanti dovevano fornire una valutazione della loro esperienza con le lenti quando leggevano, guidavano, usavano il computer, guardavano la televisione e facevano la spesa. Risultati I risultati evidenziano una differenza tra i risultati dei test visivi dell’esame e la risposta soggettiva dei partecipanti allo studio. Anche se con la monovisione i test visivi clinici davano risultati migliori: - I partecipanti hanno dichiarato di preferire le lenti multifocali o non hanno notato differenza - In particolare, i partecipanti preferivano le lenti 39 Kingdom Jonathan Walker, Cooper Vision, United Kingdom Jayne Schofield, CIBA VISION®, United Kingdom Neil Charman, University of Manchester, United Kingdom Sunil Shah, Birmingham, United Kingdom James Wolffsohn, Aston University, United Kingdom Panoramica Le variazioni della funzione accomodativa che si manifestano con la presbiopia iniziano già durante l’adolescenza. All’età di 50 anni, virtualmente, tutti ne soffrono, rendendo così la presbiopia una sfida clinica di proporzioni enormi. La correzione della presbiopia con occhiale spesso non è la soluzione ideale per quelle persone che, soprattutto al giorno d’oggi, sono ancora molto attive nel loro lavoro e nel tempo libero. Fortunatamente, la presbiopia può essere corretta in diversi modi, a seconda dei compromessi che si è disposti ad accettare. Lenti a contatto multifocali Le lenti a contatto multifocali sono sempre più conosciute, e la loro tecnologia e geometria continua a migliorare. Jayne Schofield ha preso in esame le attua- C RON A C A C ON GRE SSI In prima fila al BCLA Sommario degli interventi li geometrie multifocali delle lenti a contatto, incluse le geometrie centro-vicino e centro-lontano, come anche le lenti con “geometria zonale asferica” (centrolontano con zone ad anelli per il lontano e il vicino). Con tante geometrie tra cui scegliere, dovrebbe essere relativamente semplice trovare quella che soddisfa le esigenze specifiche della maggior parte dei portatori. Alcuni fattori come il diametro pupillare, la presenza di astigmatismo e ambliopia, sono fuori dal nostro controllo come professionisti della visione, ma Jonathan Walker rivede alcuni dei fattori su cui possiamo concentrarci per migliorare l’applicazione delle lenti multifocali: - Seguire le guide all’applicazione del produttore. Sono basate su migliaia di applicazioni ben riuscite - Assicurarsi di applicare lenti con il massimo potere positivo, già dalla prima lente di prova - Assicurarsi che le lenti siano centrate. Non presupporre che le lenti a contatto si centrino automaticamente, qualsiasi decentramento cambierà l’ottica del sistema occhio-lente - Quando aumenta la presbiopia dei portatori, tenere in considerazione la possibilità di aumentare il potere positivo della lente (inducendo un defocus miopico) piuttosto che aumentarne l’addizione, perché può comportare un aumento dei bagliori/aloni - Determinare l’occhio dominante nel modo migliore. Il metodo della soppressione dello sfuocato (o della lente positiva) è il test più accurato per la dominanza. I test di puntamento (o “sighting”) sono meno affidabili - Per i portatori che presentano difficoltà nella guida notturna, si può considerare la prescrizione di una lente giornaliera monofocale da utilizzare sull’occhio dominante quando guidano la sera. Correzione della presbiopia tramite chirurgia Shehzad Naroo ha preso in esame i mezzi chirurgici di correzione della presbiopia che modificano la forma della cornea attraverso l’uso del calore, onde radio o laser, e le lenti intraoculari (IOL). Sunil Shah ha presentato le diverse strategie correttive impiegate nelle IOL multifocali e accomodative, notando che il 2% dei pazienti sono scontenti del risultato delle lenti intraoculari multifocali e richiedono un intervento che elimini la correzione. Consigliare i pazienti attentamente è parte essenziale della preparazione dei pazienti che stanno considerando la chirurgia per la correzione della loro visione: devono comprendere quali sono i limiti della chirurgia, inclusa la possibilità di dover continuare a portare gli occhiali per alcuni compiti visivi. Gli optometristi possono avere un ruolo importantissimo nella gestione delle aspettative del paziente, aiutandolo nella scelta della tecnica chirurgica più appropriata e fornendo loro supporto post-chirurgico. Valutazione della correzione del presbite Secondo James Wolffsohn, la sola acuità visiva non è sufficiente nella valutazione della correzione. Dovrebbero essere considerati anche altri fattori, come la sensibilità al contrasto, la presenza di bagliori e l’effetto dell’illuminazione. Un mezzo utile potrebbe essere un “questionario di valutazione funzionale”, che permetta di stabilire se per una specifica persona è più importante la visione per vicino o per lontano, fattore che può avere un impatto nella sua compatibilità con una specifica tipologia correttiva. Nella pratica Oggi, con così tante geometrie disponibili, le percentuali di successo con le lenti a contatto multifocali sono alte e continueranno ad aumentare. Il professionista della visione dovrebbe avere una certa sicurezza nell’applicazione di queste lenti. Se si segue la guida di applicazione del produttore si avrà la più alta possibilità di successo. Anche se gli occhiali e le lenti a contatto multifocali sono ancora l’opzione più pratica per i presbiti, diverse correzioni chirurgiche diventano possibili, ma è importante ricordare che, al contrario di occhiali e lenti a contatto, la correzione chirurgica della presbiopia non è facilmente reversibile. Aldilà di quale sia la correzione visiva migliore per ciascun presbite, tutti i relatori di questa sessione hanno concordato sull’importanza della comunicazione coi portatori, sia per la valutazione della loro condizione, sia per poter rispondere alle loro esigenze visive con la migliore modalità correttiva possibile. Confronto delle multifocali con la monovisione nella pratica clinica: cos’è cambiato in 20 anni? Relatore: Craig Woods, Centre for Contact Lens Research, University of Waterloo, Canada Panoramica Gli studi riportano un aumento di popolarità delle lenti a contatto multifocali, ma questi sono consistenti con i risultati clinici? Utilizzando i dati raccolti da International Contact Lens Prescribing Survey Consortium Studies tra il 2005 e il 2009, Craig Woods ha analizzato le tendenze applicative per 40 A RT IC OL O In prima fila al BCLA Sommario degli interventi gli over 45 di 38 paesi, e confrontato questi dati con un’indagine australiana sulle applicazioni di lac del 1988-89, oltre che con i risultati di 12 trial clinici pubblicati riguardanti l’uso di lenti a contatto multifocali e monovisione. Presentazioni BCLA - 27 maggio 2011 Compliance. Qual è l’anello debole? I dati delle indagini indicano che in oltre vent’anni, le lenti a contatto multifocali hanno guadagnato quote di mercato mentre la monovisione ha perso in diffusione. Allo stesso tempo, un’analisi della letteratura indica che l’acuità visiva ottenuta con le due modalità correttive è rimasta invariata. Altri studi mostrano che nonostante una acuità visiva con la monovisione migliore o equivalente, la preferenza generale dei portatori và sulle lenti multifocali. Relatori: Robin L. Chalmers, Clinical Trial Consultant, USA Kathy Dumbleton, Centre for Contact Lens Research, University of Waterloo, Canada Fiona Stapleton, School of Optometry and Vision Science, University of New South Wales, Australia Lyndon Jones, Centre for Contact Lens Research, University of Waterloo, Canada Charles McMonnies, University of New South Wales, Australia Eric Papas, Brien Holden Vision Institute, University of New South Wales, Australia Nella pratica Panoramica Risultati È interessante notare che gli evidenti miglioramenti tecnologici delle lenti a contatto multifocali sono serviti a sostituire la monovisione nella correzione con lenti a contatto della presbiopia. Sicuramente, i miglioramenti nella geometria delle lenti a contatto multifocali e nella ripetibilità della produzione hanno un peso, come anche l’attitudine del professionista e le aspettative del portatore. Gli studi che valutano la compliance del portatore nell’uso delle lenti a contato e nella loro manutenzione mostrano livelli molto bassi di compliance con il professionista della visione e con i produttori di lenti a contatto. Se il compito del professionista della visione è quello di consigliare una specifica frequenza di sostituzione e manutenzione e il compito del portatore è di utilizzare le lenti seguendo le indicazioni del contattologo, chi ha la responsabilità di verificare che il portatore si attenga alle istruzioni che gli sono state date? Compliance e responsabilità del portatore Kathy Dumbleton ci ricorda la quantità di istruzioni che ci si aspetta che il portatore ricordi. Secondo studi recenti, i portatori di lenti a contatto che non sostituiscono le loro lenti con la frequenza raccomandata spesso riferiscono che questo sia dovuto a una dimenticanza più che ad un vantaggio economico. Uno studio multicentrico che ha interessato più di 500 portatori nell’Ontario meridionale (Canada), ha avuto questi risultati: - Un grosso numero di portatori non è in linea con la frequenza di sostituzione raccomandata, né quella raccomandata del produttore delle loro lenti né quella consigliata dal professionista della visione (60%) - La compliance per la sostituzione mensile è significativamente superiore alla compliance con la sostituzione quindicinale, similmente ai risultati di altri studi - Il 22% dei portatori rabbocca regolarmente la soluzione nei loro contenitori - Solo il 21% dei portatori riferisce di pulire il loro contenitore delle lenti ogni giorno 41 C RON A C A C ON GRE SSI In prima fila al BCLA Sommario degli interventi - Il 50% dei portatori riferisce di utilizzare l’acqua del rubinetto per la pulizia delle lenti a contatto Compliance e responsabilità del professionista della visione Secondo Fiona Stapleton, la responsabilità per la compliance è ripartita tra il portatore e il contattologo. Inoltre per parlare del perché, del come e del quando i portatori decidono di non seguire le indicazioni date, è necessario pensare ai modi in cui i contattologi e i produttori danno ai portatori messaggi contrastanti. I professionisti della visione dovrebbero conoscere i recenti risultati riguardanti la compliance e comunicarli ai portatori: - Asciugare il contenitore con un panno dopo averlo sciaquato e prima di lasciarlo asciugare all’aria è il modo migliore di eliminare i batteri - Un contenitore con una superficie liscia è più semplice da pulire di uno che presenta rilievi - I contenitori, quando sono vuoti, dovrebbero essere lasciati aperti e a faccia in giù - Le conseguenze della mancanza di compliance sono reali: il 23% dei portatori non-compliant riferiscono di aver sperimentato sintomi o segni che hanno comportato un’interruzione del loro normale regime di uso delle lenti a contatto Quanto è grave? Lyndon Jones nota che dalle indagini risulta un tasso di mancanza di compliance compreso tra il 40 e il 91%. In effetti, la maggior parte dei portatori di lenti a contatto sono non-compliant in un aspetto o in un altro. L. Jones ha identificato gli esempi più seri della mancanza di compliance: - Cambiare sistema di manutenzione senza la raccomandazione di un professionista della visione, comportamento che può avere varie conseguenze, come la comparsa di staining corneale indotto da una soluzione (SICS) a causa dell’incompatibilità di certi sistemi di manutenzione con certe lenti a contatto - Contaminazione e aumento del rischio di infezione con l’uso della saliva per conservare o umettare le lenti a contatto - Continuare ad utilizzare la soluzione oltre la data di scadenza porta ad un rischio, tre volte superiore al normale, di infezione grave - Non lavare le mani prima della manipolazione delle lenti a contatto - Non strofinare (rub) e non risciacquare le lenti con la soluzione unica - Portare le lenti a contatto quando si nuota Strategie per facilitare la compliance Charles McMonnies suggerisce che i professionisti della visione provino a seguire queste strategie con i portatori: - Iniziare a dare istruzioni già dalla visita applicativa per ridurre il carico di informazioni alla visita finale di consegna delle lenti - Fornire ai nuovi e vecchi portatori materiale informativo educativo scritto in maniera a loro comprensibile, e rivedere frequentemente questo materiale per assicurarsi che sia chiaro e aggiornato - Aumentare la frequenza delle comunicazioni ai portatori riguardanti le strategie di compliance e le conseguenze della mancanza di compliance Inoltre Lyndon Jones suggerisce: - Scrivere ai portatori di lenti a contatto una “prescrizione” per il sistema di manutenzione, per sottolineare l’importanza di usare la soluzione consigliata e come mezzo per dare ai portatori una traccia di ciò che gli è stato detto di usare - Suggerire ai portatori di segnare sulle confezioni delle soluzioni la data in cui sono state aperte e la data entro cui devono essere buttate via Nella pratica Il professionista della visione può identificare i portatori non-compliant ponendo delle domande aperte: domandando “Come pulisci il tuo contenitore di lenti a contatto?” è più facile avere una risposta esauriente piuttosto che chiedendo “Pulisci il tuo contenitore?” Invece che ammonire il portatore non-compliant, il professionista della visione può mettersi nei panni del portatore e capire che ha molte cose da ricordare. Come molte persone hanno difficoltà a ricordare di usare il filo interdentale, altri dimenticano quale sia la migliore manutenzione per le loro lenti, o non ne capiscono l’importanza. Spiegare i problemi che la mancanza di compliance può portare aiuterà a dare ai portatori un motivo per seguire le indicazioni date. Avere compliance nell’uso delle lenti a contatto richiede diverse fasi ed è comprensibile che il portatore medio ne perda qualcuna. I contattologi e i produttori di lenti a contatto hanno la necessità di continuare a trovare modi per rendere la compliance più semplice, rendendo l’uso sicuro delle lenti a contatto più semplice. 42 A RT IC OL O In prima fila al BCLA Sommario degli interventi Un modello di comparazione immediata del Fattori di rischio per gli infiltrati corneali costo delle lenti a contatto nei portatori di lenti a contatto morbide: uno studio controllo del 2010 Relatore: Suzanne Efron, Eye Care Plus Optometrists, Australia Panoramica Suzanne Efron ha presentato un modello di costo annuale delle lenti a contatto basato sulla frequenza di sostituzione e sulla frequenza di utilizzo, tenendo in considerazione l’onorario del contattologo, l’acquisto delle lenti e il sistema di manutenzione, dividendo poi il costo annuale per il numero di volte che le lenti vengono utilizzate in un anno. È stato assunto che la frequenza di sostituzione fosse quella raccomandata dal produttore, ad esempio: una lente quindicinale viene sostituita dopo 2 settimane a prescindere dal numero di volte che viene utilizzata. Costo annuale: lenti a contatto sferiche - Le lenti giornaliere sferiche sono più convenienti economicamente se usate “part-time” (da uno a due giorni a settimana) - Le lenti quindicinali e mensili economicamente sono quasi equivalenti se portate “full-time” - Per chi pensa di utilizzare le lenti per 3-4 giorni a settimana, il costo è quasi equivalente per tutte le categorie di lenti Costo annuale: lenti a contatto toriche - Le lenti a contatto quindicinali toriche e le giornaliere toriche hanno un costo simile se usate per 3-4 giorni a settimana - Le lenti toriche mensili e giornaliere hanno un costo annuale simile se usate per 2-3 giorni a settimana Costo annuale: lenti a contatto multifocali - Per 4-5 giorni a settimana, il costo è più o meno lo stesso per le lenti multifocali giornaliere, quindicinali e mensili Nella pratica I portatori di lenti a contatto spesso menzionano il costo come un fattore importante nella scelta della frequenza di sostituzione. I professionisti della visione possono usare questo modello per aiutare i loro portatori di lenti a contatto a prendere una decisione informata relativamente alle loro esigenze economiche e alla opzione migliore per loro come lente a contatto. Se si tengono in considerazione la manutenzione e l’onorario del professionista, l’uso di lenti giornaliere come costi è confrontabile a quello di altre lenti per molti portatori. 43 Relatore: Robin Chalmers, consulente di trial clinici, USA Panoramica Robin Chalmers valuta l’associazione tra la presenza di infiltrati corneali sintomatici legati all’uso di lenti morbide e il materiale delle lenti, il sistema di manutenzione e altri fattori di rischio, in uno studio multicentrico retrospettivo. Le diagnosi cliniche erano eseguite da un team esperto, a ciascun componente era mascherato il tipo di lente in uso e il sistema di manutenzione di ciascun soggetto. La relazione ha incluso i record clinici di 166 portatori con infiltrati corneali sintomatici, più di 50 brand di lenti a contatto morbide e più di 10 tipi di liquidi per la manutenzione. Risultati Tra i fattori significativamente associati alla comparsa di infiltrati corneali si trova: - Giovane età del portatore (il rischio di infiltrati diminuisce di circa il 5% per ogni anno di età in più) - Lenti a contatto riutilizzabili (il rischio è circa 6 volte maggiore che con le lenti giornaliere) - Porto esteso (il rischio è circa 4 volte maggiore che con il porto diurno) Le lenti giornaliere sembrano limitare l’incidenza di infiltrati corneali. I principali brand di lenti a contatto morbide e soluzioni non sono associati ad un aumento di rischio della comparsa di infiltrati rispetto ad altri marchi. Nella pratica Questi risultati indicano che l’uso di lenti giornaliere è associato ad un minor rischio di comparsa di infiltrati corneali, come anche evitare il porto notturno. Inoltre, i portatori di età superiore sembrano essere meno a rischio per questo tipo di eventi infiammatori. In prima fila al BCLA Sommario degli interventi Le caratteristiche uniche dei portatori di Presentazioni BCLA - 28 maggio 2011 lenti a contatto neofiti nello studio Contact L’effetto di lenti a contatto silicone idrogel Lens Assessment in Youth (CLAY) con infusione di argento sulla colonizzazioRelatore: Beth Kinoshita, Pacific University, USA ne batterica oculare nel porto diurno Panoramica I risultati dello studio CLAY suggeriscono che i portatori di lenti a contatto morbide con meno di un anno di uso delle lenti hanno un tasso minore di complicazioni rispetto a chi porta le lenti da più tempo. Beth Kinoshita e il team del CLAY hanno analizzato i risultati alla ricerca di una spiegazione più specifica di questa associazione, confrontando i neofiti con i portatori abituali di lenti a contatto morbide di pari età e stessa provenienza. Risultati I risultati indicano che i portatori di lenti a contatto neofiti potrebbero essere più prudenti quando si tratta dell’uso delle lenti. Sono più disposti ad effettuare una prima visita di controllo e si fanno visitare più volte all’anno. I neofiti sono meno propensi all’uso notturno delle lenti e più disposti all’uso di lenti giornaliere. E tendono a non usare prodotti “generici” per la manutenzione delle lenti. Prescritte lenti giornaliere Porto notturno Uso di un sistema di manutenzione “generico” Portatori neofiti Portatori abituali 20% 13.3% 8.8% 25.5% <1% 7% Nella pratica I nuovi portatori di lenti a contatto sembrano presentare un rischio minore di complicanze e questo perché sono più vicini all’uso ideale di lenti a contatto: porto di lenti giornaliere, uso diurno e uso del sistema di manutenzione raccomandato. Sembra che, con il tempo, i portatori abituali diventino più negligenti su questi temi, esponendosi così ad un maggiore rischio di complicanze dovute all’uso di lenti a contatto. Il professionista della visione può aiutare i portatori abituali incoraggiandoli a comportarsi come facevano da neofiti. Relatore: Carol Lakkis, Clinical Vision Research; Optometry and Vision Sciences, University of Melbourne, Australia Panoramica L’argento è un agente antimicrobico efficace contro un ampio spettro di microbi con molte applicazioni in commercio, dalle garze ai rivestimenti per mobili. Una lente a contatto infusa con nanoparticelle di argento ionizzate dovrebbe essere in grado di ridurre l’aderenza di patogeni sulla superficie della lente rilasciando particelle di argento sulla superficie oculare, ma questo può alterare i normali processi biologici oculari? Carol Lakkis riferisce i risultati di uno studio dove 60 soggetti hanno utilizzato una lente a contatto arricchita di argento e una lente a contatto standard in silicone idrogel per sei mesi di porto diurno. In diversi momenti dello studio si sono effettuate colture dai campioni della flora congiuntivale. Risultati L’uso delle lenti a contatto infuse d’argento non ha portato alterazioni significative della colonizzazione batterica oculare nei 6 mesi di porto diurno. - Non c’è stata nessuna differenza statisticamente significativa tra la congiuntiva degli occhi test e controllo per le seguenti caratteristiche: o Incidenza di culture positive o Grado di classificazione delle culture o Livello di microrganismi o Numero di tipi di microrganismi isolati - L’uso della lente a contatto test non ha promosso nessuna colonizzazione fungina o di lieviti nella congiuntiva - Sono stati trovati solo microrganismi che fanno normalmente parte della flora oculare - Non c’è stato nessun evento avverso, nessun aumento della pressione intraoculare e nessun deposito di argento nella cornea Nella pratica Anche se i risultati recenti indicano che l’inserimento dell’argento nel materiale delle lenti non arreca danno alla flora oculare, l’argento non è ancora stato incorporato in lenti a contatto disponibili in commercio. 44 A RT IC OL O In prima fila al BCLA Sommario degli interventi L’argento viene rilasciato gradualmente dalla lente, in ogni caso sono necessari ulteriori prove con il porto esteso e con il porto diurno per un periodo di tempo superiore per confermarne i benefici e la sicurezza. Influenza del sistema di manutenzione e della modalità di porto sulle performance cliniche di una singola lente a contatto in silicone idrogel Relatore: Percy Lazon de la Jara, Brien Holden Vision Institute, University of New South Wales, Australia Panoramica Esiste una differenza tra lenti giornaliere e le lenti silicone idrogel usate solo nelle ore di veglia per quanto riguarda il presentarsi di reazioni avverse e la risposta soggettiva? Percy Lazon de la Jara ha risposto a questa domanda dopo aver analizzato le risposte soggettive e gli eventi avversi di alcuni studi precedenti che confrontavano la situazione di soggetti che hanno utilizzato una lente a contatto in silicone idrogel per 3 mesi con una sostituzione quindicinale e porto diurno comparato con il porto giornaliero della stessa lente. Risultati - L’uso della lente con sostituzione giornaliera era associato ad un comfort generale e a fine giornata significativamente superiore e una valutazione della sensazione di secchezza migliore in confronto alla stessa lente riusata con sostituzione quindicinale e porto diurno,sia in associazione all’uso della soluzione unica sia del perossido di idrogeno - Riutilizzare questa tipologia di lente disinfettandola con la soluzione unica è risultato associato a una incidenza maggiore di infiltrati corneali e staining corneale indotto dalla soluzione (SICS) rispetto all’uso della stessa lente con sostituzione giornaliera. - Riutilizzare questo tipo di lente disinfettandola con una soluzione a base di perossido non risulta associato allo staining corneale indotto dalla soluzione (SICS) - La discussione che ha seguito la presentazione ha toccato l’argomento delle lenti a sostituzione giornaliera che evitano anche molti problemi legati alla contaminazione del contenitore. Tuttavia la mancanza di compliance con il riuso delle lenti giornaliere può rappresentare un importan- 45 te fattore di rischio a causa della mancanza di un mezzo di conservazione e disinfezione adeguato. Nella pratica Questo studia dimostra che la sostituzione giornaliera delle lenti ha dei chiari vantaggi rispetto al riuso delle lenti, a prescindere dal sistema di manutenzione utilizzato. Dato che il riuso necessita di un sistema di manutenzione, rimane la probabilità di sensibilità alla soluzione o dell’interazione tra materiale della lente e soluzione. Sembra che il vantaggio delle lenti a sostituzione giornaliera risieda principalmente proprio nella sostituzione giornaliera e nella mancanza di interazione con il sistema di manutenzione. In ogni caso, è essenziale assicurarsi che i portatori capiscano la necessità di essere in compliance con l’idea di “uso singolo”. La capacità di rimuovere il biofilm dai contenitori per lenti a contatto di alcuni prodotti per la manutenzione Relatore: Fiona Stapleton, School of Optometry and Vision Science, University of New South Wales, Australia Panoramica Qual è il metodo più efficace per rimuovere da un contenitore il biofilm batterico? Fiona Stapleton riporta i risultati di uno studio dove i contenitori contaminati dal biofilm batterico venivano puliti con uno di questi metodi che includono l’uso della soluzione unica: - Strofinare e sciacquare con soluzione unica + asciugare all’aria (6h) + strofinare con un panno - Strofinare e sciacquare con soluzione unica + asciugare all’aria (6h) - Strofinare e sciacquare con soluzione unica + strofinare con un panno - Immergere nella soluzione unica (4h) + asciugare all’aria (18h) + strofinare con un panno - Immergere nella soluzione unica (4h) + asciugare all’aria (18h) - Immergere nella soluzione unica (4h) + strofinare con un panno In seguito è stato contato il numero di batteri che sono sopravissuti per ogni processo di pulizia. Risultati Immergere il contenitore nella soluzione per 4 ore, strofinarlo con un panno e lasciarlo ad asciugare all’aria tutta la notte si è dimostrato il metodo più efficace C RON A C A C ON GRE SSI In prima fila al BCLA Sommario degli interventi per la rimozione del biofilm batterico. Il biofilm formato dal batterio S.aureus era più resistente alle procedure di pulizia di quello formato dal P.aeruginosa. Nella pratica Attualmente esistono alcuni standard per la pulizia del contenitore delle lenti a contatto. Da questi risultati sembra che, per minimizzare la contaminazione associata al biofilm batterico, i professionisti della visione dovrebbero raccomandare ai portatori di lenti a contatto riutilizzabili: - Strofinare il contenitore e i coperchi con un panno dopo ogni ciclo di disinfezione - Far asciugare all’aria il contenitore a faccia in giù, quando non viene utilizzato. Un eccezione a questa procedura sono i contenitori che contengono argento (Microblock™, Proguard™), che si conservano meglio chiusi e con la soluzione all’interno. Inoltre è raccomandabile sostituire i contenitori almeno ogni 3 mesi. Controllo della miopia... quanta strada è stata fatta? Relatori: Jonathan Walker, CooperVision, Regno Unito Bernard Gilmartin, Aston University, Regno Unito Jeff Walline, The Ohio State University College of Optometry, USA Chi Shing Fan, CooperVision, Hong Kong Graeme Young, VisionCare Research, Regno Unito Arthur Back, CooperVision, USA Panoramica Questa è un’epoca emozionante nel campo del controllo della miopia. Nonostante numerosi tentativi con scarso esito di trovare un modo per rallentare la progressione della miopia in età pediatrica, l’uso di lenti a contatto morbide progettate appositamente sembra promettente. In questa sessione, Bernard Gilmartin, Jeff Walline, Chi Shing Fan, Graeme Young e Arthur Back hanno rivisto i principi base della miopia, i tentativi falliti di controllo della miopia, l’epidemia miopica in Cina, oltre ai problemi attuali e futuri del controllo della miopia. Progressione miopica: una nuova direzione La progressione miopica comprende una serie di eventi che iniziano nell’infanzia, dato che l’occhio si sviluppa già nei primi anni di vita. Bernard Gilmartin ha esaminato i cambiamenti fisici inerenti allo sviluppo di questa condizione, accennando alle recenti teorie sulla progressione miopica e il suo controllo, incluso il defocus nella retina periferica. Arthur Back ha evidenziato che è necessaria una maggiore comprensione di questo sfocamento periferico relativo ipermetropico per confermare che sia questo a condurre lo sviluppo della miopia o piuttosto se è causato da questa. Le teorie del controllo della miopia Jeff Walline ha ripercorso la storia dei tentativi di controllo della miopia che hanno avuto scarso esito o comunque poco successo: - Occhiali bifocali e multifocali e ipocorrezione dell’errore refrattivo, nessuno di questi approcci ha prodotto un miglioramento della miopia clinicamente significativo (circa 0.25 D per un periodo di 1-3 anni con occhiali multifocali, e persino una leggera accelerazione della progressione con la ipocorrezione) - Atropina, in grado di rallentare la progressione miopica di un 75-100%, ma che ha mostrato avere una ricaduta ed è associata a disturbi consistenti e alla possibilità di gravi effetti collaterali - È stato dimostrato che la pirenzepina rallenta la miopia di un 35%, ma non è disponibile. - L’ortocheratologia ha un effetto di rallentamento del 50%, ma solo temporaneo - La ricerca ha mostrato come l’attività in ambienti esterni abbia un ruolo nel rallentamento della progressione miopica, probabilmente collegato ad un aumento dei livelli di Vitamina D o di luce ambientale. - L’alimentazione è un argomento dibattuto in questo ambito: alcuni ricercatori suggeriscono che l’aumento della miopia in tutto il mondo sia un effetto della dieta moderna e che possiamo contrastarlo sostituendo lo zucchero, i latticini e i grassi saturi con carne, frutta, vegetali e frutta secca. Le relativamente nuove intuizioni sulla relazione tra la miopia e lo sfocamento periferico ipermetropico relativo hanno aperto la strada allo sviluppo di nuovi modelli pensati per diminuire la progressione. Lenti a contatto morbide per la correzione dello sfocamento ipermetropico periferico nei bambini Attualmente i ricercatori sono in fermento all’idea di poter perfezionare una strategia per il controllo miopico utilizzando lenti a contatto morbide che correggono lo sfocamento ipermetropico periferico già dai primi stadi dello sviluppo della miopia. Questa metodologia di controllo miopico ha guadagnato una certa popolarità in Asia dove, come ripor- 46 A RT IC OL O In prima fila al BCLA Sommario degli interventi tato da Chi Shing Fan, la prevalenza della miopia è pericolosamente alta. Attualmente, un alto numero di miopi porta occhiali o lenti a contatto progettati per il controllo miopico. Tra questi, più della metà porta lenti progressive con addizione e altri provano tecniche di gestione della visione periferica sia con occhiali che con lenti a contatto. La maggior parte di loro (75%) ha meno di 12 anni, con il 24% minore di 9 anni. Presentazioni BCLA - 29 maggio 2011 Cosa dovrebbe sapere il professionista della visione sul controllo miopico? Lo stato di salute influenza l’esito dell’uso delle lenti a contatto? L’uso di lenti a contatto influenza lo stato di salute generale? Lisa Keay ha approfondito questi e altri argomenti nel suo discorso di apertura. Graeme Young ha accennato alcune delle sfide che ha dovuto affrontare chi si è occupato del controllo miopico: - I produttori hanno bisogno di trovare una geometria di lente ottimale, tenendo in considerazione che anche quando una geometria è pronta per l’uso, ci vorranno almeno altri 3 anni per raccogliere i feedback sulla sua efficacia. E rimangano da affrontare anche molte sfide di normativa. - I ricercatori hanno problemi importanti da considerare, inclusa la delineazione di studi e strategie per occuparsi delle variabili contraddittorie. - Da un sondaggio sui partecipanti a questo intervento del BCLA si è visto che la maggior parte dei professionisti della visione presenti utilizzerebbe un trattamento che possa rallentare la progressione miopica, in maniera sicura, di almeno un 25-50%. Il futuro del controllo della miopia Come Arthur Back ha evidenziato, il futuro del controllo della miopia sembra promettente, ma rimane tanto lavoro da fare, come stabilire i fattori di rischio per lo sviluppo della miopia e trovare una metodologia per valutare accuratamente l’esito delle strategie di controllo miopico. Continuerà ad avere un ruolo cruciale in questo campo la comunicazione tra ricercatori, produttori e professionisti della visione. Nella pratica Oltre a tenersi informati sulle ricerche attuali e i nuovi sviluppi, i professionisti della visione dovrebbero iniziare ad anticipare gli sviluppi in questo campo, e mettere insieme un piano d’azione per identificare e lavorare con i giovani miopi e anche con i pre-miopi. Attualmente, le lenti morbide disegnate per lo sfocamento ipermetropico relativo periferico sono disponibili solo in Asia, ma c’è la promessa di nuovi sviluppi di prodotto e nella geometria, e possiamo aspettarci di vedere un’apertura ad altri mercati nel prossimo futuro. Graeme Young suggerisce di visitare il sito www.myopiaprevention.org per ricevere informazioni e resoconti aggiornati su un gran numero di ricerche sul tema. 47 Promuovere un uso sicuro delle lenti a contatto Relatore: Lisa Keay, Brien Holden Institute, University of New South Wales, Australia Panoramica La relazione tra stato di salute e complicanze da lenti a contatto Sappiamo che alcuni comportamenti possono influenzare la possibilità di sviluppare complicanze dovute all’uso di lenti a contatto, come: - Porto esteso (o l’uso notturno occasionale) - Nuotare con le lenti a contatto - Scarsa igiene (incluso il non lavarsi le mani) Lisa Keay ha notato che ci sono altri fattori che possono influenzare la possibilità di sviluppare complicanze dovute all’uso di lenti a contatto, in particolare: i portatori di lenti a contatto corrono un rischio di complicazioni più alto quando sono in vacanza. Keay ipotizza che questo possa essere dovuto ad una variazione delle abitudini e ad un conseguente maggior rilassamento nella cura personale. Oltre a questi ben conosciuti fattori legati alla compliance, Keay tratta lo sviluppo di complicanze in relazione allo stato generale di salute del portatore. L’occhio rosso acuto da lenti a contatto (CLARE), per esempio, è associato al porto esteso, e il rischio aumenta se il portatore è malato. I risultati di uno studio recente tra i portatori di lenti a contatto indicano che oltre ai noti fattori di rischio, lo sviluppo di cheratite microbica può essere collegato anche a uno stato di salute non ottimale, in particolare ai disturbi delle vie respiratorie, salute generale scarsa (o senso di spossatezza), disfunzioni tiroidee e diabete. Sfortunatamente la comprensione del fenomeno di correlazione tra stato di salute e complicanze da lenti a contatto è limitata. Lo svolgimento degli studi su larga scala richiesti per questo tipo di ricerca è costoso e sono accompagnati da diversi problemi di carattere etico. Nella pratica È possibile per il professionista della visione usare queste informazioni a beneficio della salute dei propri portatori di lenti a contatto? Lisa Keay crede di C RON A C A C ON GRE SSI In prima fila al BCLA Sommario degli interventi sì e suggerisce: - Trascrivere accuratamente i dati inerenti allo stato di salute del portatore, così da poter dare consigli appropriati riguardo l’uso delle loro lenti. Non limitarsi a chiedere se lo stato di salute è buono. - Sforzarsi di identificare i portatori di lenti a contatto che hanno problemi di salute generale che potrebbero interferire con l’uso delle lenti. Chiedere se in passato hanno avuto problemi di eventi infiammatori, problemi della superficie oculare o intolleranza per alcuni tipi di lenti a contatto. - Ricordare ai portatori di lenti a contatto di non utilizzare le lenti quando sono malati. Come “custode” dell’uso sicuro delle lenti a contatto, i professionisti della visione dovrebbero fare tutto il possibile per preservare lo status delle lenti a contatto come quello di un dispositivo soggetto a prescrizione, per assicurarsi che i portatori di lenti a contatto prendano seriamente la questione della compliance. L’osservazione di staining corneale indotto dalla soluzione può essere il segnale della presenza di un’infiammazione corneale? Relatore: Eric Papas, Brien Holden Institute, University of New South Wales, Australia Panoramica ne dopo l’uso delle lenti a contatto, ma l’aumento è superiore negli occhi che presentano SICS - Non esiste una forte relazione tra il grado di staining e l’aumento dei mediatori dell’infiammazione; è possibile che lo staining sia più correlato alla presenza di soluzione unica nell’occhio - I soggetti presentavano gradi più alti di SICS dopo l’uso di lenti che erano state immerse nella soluzione unica, e gradi di staining minimi dopo l’uso di lenti inserite direttamente dalla loro confezione Dal secondo studio presentato da Kalik Branamwar nel poster vincitore, lo staining puntato superficiale corrisponde alla presenza di cellule epiteliali danneggiate (la membrana è intatta ma la cellula non perfettamente funzionante). Nella pratica Lo staining superficiale puntato della cornea associato ad alcune combinazioni lente-soluzione ha impegnato ricercatori e professionisti della visione già dalla sua scoperta, per via della difficoltà di scoprirne il significato per la salute oculare. Entrambi gli studi, considerati da molti partecipanti del congresso come quelli meglio presentato e più importanti, hanno chiarito in qualche modo l’argomento. Anche se non sembra che esista un collegamento diretto tra staining corneale e infiammazione, ora è provato che lo staining corneale rappresenta un danno cellulare. È assodato che certe combinazioni lente-soluzione sono associate a quello che è stato denominato “staining corneale indotto da soluzione” (SICS), che solitamente si presenta in forma anulare nella periferia della cornea. Ma la presenza di SICS influenza i comuni marcatori di infiammazione corneale? Eric Papas e il suo team del Brien Holden Institute hanno valutato lo staining corneale e il film lacrimale di alcuni soggetti, dopo due ore di uso di lenti in silicone idrogel: due volte con lenti che erano state prima immerse in una soluzione unica, e una volta con le lenti inserite direttamente quando estratte dalla loro confezione standard. In seguito è stata esaminata la concentrazione di citochine infiammatorie nei campioni di lacrima. In un altro studio, il team di Papas ha usato un modello ex vivo per determinare se lo staininig superficiale della cornea negli occhi dei conigli fosse associato ad un danno delle cellule epiteliali. Erosioni corneali e ulcere ricorrenti, che si possono presentare nei portatori di lenti a contatto, sono associati ad una presenza eccesiva di enzimi in grado di degradare il collagene, che interferisce con la disposizione tissutale della membrana basale dell’epitelio. Maria Markoulli spiega come ha analizzato i campioni lacrimali di 38 portatori neofiti che hanno utilizzato le lenti con il porto esteso. I campioni lacrimali sono stati raccolti al risveglio, a metà giornata e prima di dormire. Risultati Risultati I risultati del primo studio sono: - Esiste un aumento nei marcatori dell’infiammazio- Da neofita a portatore abituale: come l’adattamento all’uso delle lenti a contatto modifica la composizione del film lacrimale Relatore: Maria Markoulli, Brien Holden Vision Institute, University of New South Wales, Australia Panoramica - Dopo la prima notte di porto esteso, il numero di enzimi in grado di degradare il collagene era raddoppiato 48 A RT IC OL O In prima fila al BCLA Sommario degli interventi - Dopo un mese di porto esteso, i livelli di questi enzimi erano tornati ai livelli iniziali di riferimento Nella pratica Questi risultati indicano che i professionisti della visione dovrebbero avere particolare cura nel monitorare chi usa le lenti con porto esteso, specialmente nel primo mese d’uso. Un aumento negli enzimi in grado di degradare il collagene può predisporre la cornea all’erosione o al suo danneggiamento. Quando si applica a neofiti si tenga in considerazione l’idea di un periodo di porto diurno per un mese prima di iniziare il porto esteso, così da preparare la cornea a queste condizioni fisiologiche insolite. Rilascio di fosfolipidi in vitro da una lente a contatto in silicone idrogel Relatore: William Pitt, Brigham Young University, USA Panoramica Le lenti a contatto possono rilasciare fosfolipidi nel film lacrimale dei portatori di lenti a contatto nel corso della giornata? William Pitt ha inserito fosfolipidi in delle lenti a contatto sperimentali, per poi immergerle in una soluzione lacrimale artificiale per misurare il rilascio di fosfolipidi dalla lente. 49 Risultati - È stato possibile controllare il tempo di inserimento e la concentrazione dei fosfolipidi - Le lenti a cui erano stati aggiunti fosfolipidi mantenevano lo stesso contenuto idrico, lo stesso angolo di bagnabilità, la stessa trasparenza ottica e stesso modulo delle lenti senza fosfolipidi, quindi l’inserimento di fosfolipidi non influenza i parametri della lente - La quantità di fosfolipidi rilasciati nel film lacrimale artificiale nel corso di 10 ore era simile alla quantità normale di fosfolipidi presente nel film lacrimale naturale Nella pratica I fosfolipidi sono necessari al mantenimento della stabilità del film lacrimale. Dato che i sintomi di secchezza relativi all’uso delle lenti a contatto sono ciò che contribuisce in misura maggiore all’insoddisfazione dell’uso delle lenti, il rilascio di fosfolipi nel film lacrimale potrebbe contribuire significativamente al comfort oculare. I risultati di questo studio indicano che questa tecnologia è una opzione possibile in futuro. Nota: per approfondire la composizione del film lacrimale si veda pag. 54. Osservazione delle principali complicanze ipossiche in lampada a fessura Giulia Graviano Professional Affairs CIBA VISION La carenza di ossigeno nei tessuti corneali, qualsiasi sia la causa, comporta un’alterazione dei normali processi metabolici che a sua volta può comportare una variazione di alcune caratteristiche della cornea, come la sua trasparenza alla luce visibile e lo spessore. Lo spessore aumenta per via dell’accumulo di acido lattico, prodotto durante il metabolismo anaerobico, che porta la cornea a imbibirsi di acqua1. Le alterazioni, o complicanze, possono essere osservate tramite pachimetria, rilevando l’ispessimento corneale, topografia corneale, per eventuali distorsioni nella forma della superficie anteriore della cornea, e tramite l’utilizzo di un biomicroscopio con lampada a fessura, utilizzando diverse tecniche di osservazione. La tecnica di osservazione che si utilizza con il biomicroscopio dipende dalla struttura esaminata, da alcune caratteristiche del segno ipossico, come le dimensioni, e dal dettaglio del segno che si vuole analizzare. Ad esempio quando la fessura della lampada è più stretta è più facile osservare la sua profondità negli strati della cornea, ma è meno facile valutarne l’estensione, valutazione che risulta più semplice con una fessura di dimensioni maggiori. Anche l’ingrandimento dovrà essere scelto attentamente in relazione alla struttura da osservare e alle caratteristiche del segno ipossico, tenendo in conto che ad un aumento dell’ingrandimento corrisponde una riduzione del campo visivo e della profondità di fuoco. Illuminazione diffusa Utilizzando un diffusore che intercetti il fascio di luce della lampada a fessura e la massima apertura della fessura, si ottiene un’illuminazione diffusa che permette di osservare le strutture oculari opache. Grazie a questa modalità di osservazione e quindi possibile esaminare bene le conseguenze che il deficit di ossigeno può avere sulla congiuntiva bulbare e a livello del limbus. In seguito alla carenza di ossigeno data dall’introduzione di una lente a contatto con Dk/t basso si può presentare vasodilatazione nel limbus2 e nella congiuntiva bulbare (anche se meno frequentemente)3. La vasodilatazione determina un aumento del flusso sanguigno e quindi la quantità di ossigeno che raggiunge la cornea (almeno periferi- Figura 1 Illuminazione diffusa: la fessura (in grigio) è alla massima apertura e il diffusore fornisce un’illuminazione uniforme del segmento anteriore, la messa a fuoco (in azzurro) del biomicroscopio è sulla struttura che si vuole osservare. ca), e si manifesta con l’aumento di rossore di queste strutture. Per osservare l’iperemia bulbare è in genere sufficiente un ingrandimento basso (6x-10x), mentre per l’osservazione del limbus può essere vantaggioso un ingrandimento superiore (16x). Diffusione sclerale Nella ricerca di complicanze corneali da ipossia può essere conveniente proseguire l’osservazione con la tecnica della diffusione sclerale. Questa tecnica di osservazione permette di rilevare la presenza di opacità nella cornea, e quindi di edema. Per effettuare questa osservazione si riduce l’ampiezza della fessura (1.0-1.5 mm) e si punta in corrispondenza del limbus (in genere sul lato temporale per praticità) con un’inclinazione tale da permettere la riflessione interna della luce, verificabile controllando che il limbus sia illuminato anche nella porzione opposta da dove è puntata la luce. Per eseguire questo controllo l’ingrandimento utilizzato non potrà essere elevato, visto che deve essere possibile vedere l’intero diametro corneale; disaccoppiando il 50 G. Graviano / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 50-53 Figura 2 Diffusione sclerale: la cornea è illuminata per riflessione interna “da limbus a limbus”, notare che il punto focale del sistema d’illuminazione e del biomicroscopio non coincidono e due sistemi sono “disaccoppiati”. Figura 3 Iluminazione diretta: il sistema di illuminazione è “accoppiato” al biomicroscopio e la fessura della lampada può essere più stretta o più ampia, a seconda di cosa si vuole osservare. sistema di illuminazione (se lo strumento lo permette) e il biomicroscopio è possibile utilizzare un ingrandimento leggermente superiore (fino a 10-12x). In questa condizione la luce proveniente dalla lampada a fessura è riflessa all’interno di tutta la cornea (riflessione totale interna) fino al lato opposto del limbus (fig.2), e nel caso di presenza di zone con un indice di rifrazione diverso o dove le fibre del tessuto corneale non seguano il solite ordine si noterà un’area di diffusione della luce, ancora più evidente se situata davanti alla pupilla che funge da sfondo scuro. Si potrà, ad esempio, notare facilmente la presenza di un’opacità corneale centrale (CCC, central corneal clouding), infatti, la carenza di ossigeno fa aumentare la quantità di acido lattico nello stroma che a sua volta facilita il rigonfiamento della cornea trattenendo l’acqua. In questo modo le fibre perdono il loro ordine e si interrompe la riflessione interna di cui si parlava prima ed è facile notare l’opacità1. In questo modo non possono essere osservate opacità di dimensioni ridotte, per via del basso ingrandimento utilizzato, è però utile poter fare una prima valutazione macroscopica sulla trasparenza della cornea. Illuminazione focale diretta Per poter osservare le strutture trasparenti della cornea la tecnica più utilizzata e semplice prevede l’utilizzo della “sezione ottica” che rende visibili i differenti strati corneali grazie allo scattering* della luce da parte delle cellule corneali. Il sistema di illuminazione e il biomicroscopio sono accoppiati (il fuoco dei due sistemi è nello stesso punto) e la fessura è ridotta (da 0.1 a 1.0 mm). Una fessura più stretta permette di apprezzare meglio la profondità e quindi comprendere meglio ad esempio quale strato stiamo osservando o la profondità di un’eventuale alterazione, mentre una leggermente più ampia permette di osservarne e quantificarne l’estensione, tramite un reticolo graduato o tramite l’ampiezza stessa della fessura se lo strumento prevede di misurarne l’apertura. L’ingrandimento può essere da medio a elevato, secondo la struttura e le dimensioni del dettaglio osservato. Con questa tecnica è possibile osservare la maggior parte delle complicanze ipossiche a livello corneale: - Opacità (CCC) - Neovascolarizzazione (profonda o superficiale), si presenta in circa il 30% dei portatori di lenti morbide scarsamente permeabili all’ossigeno4. La cornea reagisce alla carenza di ossigeno proveniente dall’atmosfera con l’angiogenesi, creando vasi sanguigni che trasportino l’ossigeno necessario, in un tessuto naturalmente privo di vasi *Scattering (o diffusione): è un fenomeno che dipende dal peso molecolare medio delle particelle (in questo caso quello delle cellule corneali) e dalla lunghezza d’onda della luce incidente. La luce incidente sulle particelle devia in tutte le direzioni, diffonde appunto, ed è così possibile osservare strutture altrimenti invisibili. La luce più facilmente soggetta al fenomeno è quella con lunghezza d’onda corta (blu), quindi maggiore la quantità di luce blu e maggiore l’intensità della luce, migliore l’osservazione. 51 G. Graviano / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 50-53 A P P ROF ON DIME N TO Osservazione delle principali complicanze ipossiche in lampada a fessura Osservazione delle principali complicanze ipossiche in lampada a fessura Figura 5 Nell’immagine a sinistra si possono notare microcisti e vacuoli retroilluminati dall’iride, a destra uno schema per il riconoscimento dei vacuoli (in alto) dalle microcisti (in basso). (Estratto dalle grading scales del gruppo di ricerca Jenvis). Figura 4 Illuminazione indiretta. - Strie stromali e pieghe endoteliali, Erickson e colleghi (1999) hanno giustificato la loro presenza con l’aumento di volume dello stroma causato dall’edema. Dal loro studio emerge che l’ispessimento della cornea avviene quasi esclusivamente nella direzione posteriore e costringerebbe quindi l’endotelio ad una contrazione della sua superficie, che avviene attraverso questo ripiegamento osservabile come strie e pieghe5. Illuminazione indiretta Con questa tecnica non si osserva direttamente l’area illuminata ma si sfrutta la riflessione su un’altra struttura (iride o retina). Con la riflessione sull’iride la cornea è illuminata per trasmissione dalla luce riflessa (retroilluminazione). Possono essere utilizzati tutti i diversi ingrandimenti, e in particolare i più utili sono quello medio e elevato, l’ampiezza della fessura può essere ridotta a 2-4 mm. La posizione della lampada a fessura rispetto al biomicroscopio è la stessa dell’illuminazione diretta: 30-40°, in posizione temporale per comodità. Per facilitare l’osservazione, la lampada a fessura può essere “tiltata” in modo che non sia più accoppiata al biomicroscopio e la zona osservabile in retro illuminazione si trovi al centro del campo visivo del biomicroscopio e non lateralmente come avviene se i due sistemi rimangono accoppiati. Con questo sistema è possibile verificare l’eventuale presenza di neovascolarizzazione nello stroma con maggiore contrasto rispetto a quanto possibile con l’illuminazione diretta. Inoltre possono essere osser- vati microsti e vacuoli, indicatori della condizione ipossica frequenti nel porto di lenti morbide a basso Dk6; un fondo nero, ottenibile sfruttando il nero della pupilla non illuminata, può agevolare l’osservazione. Le microcisti si distinguono dai vacuoli per la differente trasmissione della luce: le microcisti presentano una zona d’ombra sul lato di provenienza della luce, questo perché hanno un indice di refrazione superiore a quello delle cellule epiteliali circostanti, mentre nei vacuoli, con un indice di refrazione inferiore, la zona d’ombra è sul lato opposto rispetto alla luce (fig.4). Questo perché i vacuoli consistono in piccoli accumuli di fluido, con basso indice di refrazione, extracellulare in seguito alla rottura delle giunzioni presenti tra le cellule superficiali; mentre le microcisti sono probabilmente cellule andate incontro ad apoptosi7. Riflessione speculare Con la tecnica della riflessione speculare possono essere osservati il film lacrimale e l’endotelio, lo strato corneale più interno. Su questo strato possono talvolta manifestarsi delle reazioni al deficit di ossigeno di due tipi: - Blebs: appaiono nella fase acuta del deficit ipossico: dopo pochi minuti dall’inserimento di una lente a contatto con bassa trasmissibilità all’ossigeno, e scompaiono dopo circa un’ora di uso della lente8. Una o più cellule endoteliali si rigonfiano e protendono verso l’umor acqueo. Questa alterazione non permette alla luce incidente su di esse di riflettere nella stessa direzione delle altre cellule endoteliali e si osservano quindi delle macchie nere, ed è dovuta ad una modifica locale del pH endoteliale, imputabile a ipossia o ipercapnia (aumento della concentrazione dell’anidride carbonica)9 - Polimegatismo: anche in questo caso la causa parrebbe essere una variazione di acidità nell’endotelio e consiste nella presenza di cellule endoteliali di 52 G. Graviano / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 50-53 Figura 6 Riflessione speculare: Lampada a fessura e biomicroscopio sono accoppiati e formano un angolo uguale con la retta perpendicolare alla superficie da osservare. differenti dimensioni, invece che esagonali e con dimensioni simili tra loro10. Risolvere le singole cellule endoteliali con una normale lampada a fessura può risultare difficile per via degli ingrandimenti ridotti, quindi l’osservazione di questa complicanza si effettua solitamente con microscopio confocale o microscopio endoteliale speculare (200x). Per poter osservare l’endotelio, si sfrutta la riflessione speculare spostando la lampada a fessura con apertura ridotta a 20° dal biomicroscopio, si procede spostando quest’ultimo a circa 20 gradi cercando la posizione in cui è possibile vedere (da uno solo dei due oculari) un forte riflesso della superficie corneale anteriore, a questo punto è visibile il riflesso del film lacrimale e dell’endotelio (fig.6). Si utilizza il maggiore ingrandimento possibile, in genere 40x. Conclusioni Tramite uno strumento, come il biomicroscopio, accessibile a tutti i contattologi è possibile rilevare la maggior parte delle complicanze da deficit di ossigeno note e adottare la strategia più idonea alla loro risoluzione, anche se l’osservazione di segni poco evidenti (come le microcisti o le blebs) necessitano di esperienza e strumentazione di un buon livello. 53 G. Graviano / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 50-53 Bibliografia 1. Bennett ES, Weissman BA. Clinical Contact Lens Practice. Lippincott, Williams & Wilkins, 2004, 41- 65 2. Papas EB, Vajdic CM, Aust R, Holden BA. High oxygen transmissibility soft contact lenses do not induce limbal hyperemia. Curr Eye Res 1997; 16:942-8 3. Brennan NA Coles ML, Comstock TL, Levy B. A 1-year prospective clinical trial of balafilcon a (PureVision) silicone-hydrogel contact lenses used on a 30-day continuous wear schedule. Ophthalmology 2002; 109:1172-7 4. Nomura K, Nakao M, Matsubara K. 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Cornea 1992; 11:133-42 Autore corrispondente: Giulia Graviano e-mail: [email protected] A P P ROF ON DIME N TO Osservazione delle principali complicanze ipossiche in lampada a fessura FOCUS SULLA STRUTTURA DEL FILM LACRIMALE Mirko Chinellato Università degli Studi di Padova Introduzione Il film lacrimale (FL) pre-oculare è un fluido liquido con una complessa composizione e struttura dinamica, che ricopre l’epitelio corneale, l’epitelio della congiuntiva bulbare, dei fornici e palpebrale ed è continuamente rinnovato e ridistribuito tramite l’azione dell’ammiccamento. È composto da un insieme variabile di acqua, sostanze lipidiche, elettroliti, proteine e ioni. Murube1 introduce un suo lavoro sulla storia dell’occhio secco dicendo: “...trecentosessanta milioni di anni fa i pesci crossopterigi, vuoi a seguito della pressione ecologica degli altri animali, vuoi a causa di drastici cambiamenti climatici ambientali, si sono evoluti in anfibi. Tra i molti cambiamenti subiti da questi animali vi è stata la formazione dell’apparato lacrimale, la cui funzione era di mantenere l’occhio umidificato e di evitarne l’inaridimento...” in effetti possiamo riassumere dicendo che la macro-funzione principale del FL è proprio quella di mantenere bagnata la superficie esterna oculare, costituita dall’unico quinto dell’intera superficie del globo oculare non protetto dalla cavità orbitaria e quindi comunicante con l’esterno2, permettendogli di svolgere al meglio le proprie attività fisiologiche e funzionali. Soffermandoci sul punto di vista anatomico è importante definire quella che è chiamata unità funzionale della superficie oculare3 cioè l’intero epitelio che riveste la superficie corneale e congiuntivale comprendendo anche le invaginazioni nei tessuti connettivi più profondi che costituiscono naturalmente le strutture ghiandolari delle ghiandole lacrimali principali, accessorie e delle ghiandole di Meibomio. Questa unità epiteliale avascolare ed altamente innervata2, è una struttura attiva che si adopera per creare e mantenere una superficie lacrimale funzionale3 che la rivesta e che ne permetta una corretta fisiologia e funzionalità. retta rifrazione dei raggi luminosi che la attraversano, ma se andiamo ad osservarla isolatamente nel dettaglio tramite un qualche tipo di microscopia, notiamo che il suo rivestimento esterno di microvilli e micropliche superficiali la rende tutt’altro che liscia ed otticamente funzionale. Il FL disponendosi su di essa riempie le irregolarità corneali di superficie creando grazie al suo simile indice rifrazione un diottro quasi otticamente omogeneo, che regala ai raggi luminosi incidenti una superficie rifrattiva liscia e regolare. A questo punto è importante sottolineare un aspetto che spesso viene poco considerato, cioè che la prima superficie ottica dell’occhio non è la cornea, bensì il film lacrimale che con il suo salto d’indice di rifrazione di circa 0,3385 (N lacrimale - N aria, quest’ultimo approssimato a N del vuoto) rappresenta la più importante superficie rifrattiva dell’ottica oculare6 e che in effetti è quella superficie che andiamo a descrivere quando eseguiamo una topografia corneale od un’oftalmometria. Da qui è facile immaginare come una sua alterazione possa avere un effetto devastante sulla formazione di una buona immagine retinica e come sia compito del professionista della visione adoperarsi per diagnosticare e mantenere sempre ottimale la superficie esterna del FL. Funzione protettiva: Rolando nel 20004 definisce 7 principali funzioni del FL che si possono riassumere in questo modo: Il FL protegge gli epiteli oculari dai raggi UV (in particolare UVC)4 e dalle radiazioni infrarosse, riduce l’attrito con le palpebre durante i movimenti oculari e l’ammiccamento, diluisce le sostanze tossiche e pro-infiammatorie (anche grazie alla secrezione riflessa). Lavora per mantenere costante la concentrazione di elettroliti (osmolarità, valore normale misurato circa 300 mOsm/L, simile ad una soluzione di cloruro di sodio all’1%)7,8 ed il suo valore di pH (concentrazione di ioni idrogeno, valore normale misurato 7,6)9 condizioni necessarie agli epiteli per poter mantenere integra la propria struttura e corrette le proprie funzionalità. Funzione ottica: Funzione pulente: È risaputo, quanto ovvio, che la superficie esterna dell’epitelio corneale è importantissima per una cor- Il continuo turnover lacrimale che si completa in condizioni normali ogni circa 16 minuti4 svolge 54 M. Chinellato / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 54-57 A P P ROF ON DIME N TO Focus sulla struttura del film lacrimale un’azione pulente allontanando i detriti, il muco in eccesso, le scorie metaboliche ecc.. Funzione antimicrobica: Alcune sue componenti proteiche, come le immunoglobuline, il lisozima e la lattoferrina sono impegnate in azioni immunitarie di difesa verso i microrganismi, attaccando direttamente le strutture microbiche (difesa diretta), oppure rendendone difficile la loro adesione sulla superficie oculare (difesa indiretta)2 Funzione nutritiva: Il FL regola e fornisce ioni, fattori di crescita e proteine fondamentali per il corretto metabolismo tissutale ed idrata le cellule epiteliali permettendone una corretta deturgescenza. Funzione veicolante: Trasporta in entrata l’O2 proveniente dall’atmosfera e disciolto nella fase acquosa, mentre permette alla CO2 prodotta dai tessuti di allontanarsi dalla superficie oculare. In più permette alle secrezioni ghiandolari e cellulari di distribuirsi sulla superficie oculare. Funzione lubrificante: Grazie al suo comportamento viscoelastico nonnewtoniano (Tiffany, 1991)10 che gli permette di ridurre la propria viscosità all’aumentare della forza di taglio, il FL si comporta da cuscinetto tra la superficie interna della palpebra e la superficie esterna oculare, permettendo un ammiccamento veloce e non sensibile. Produzione del film lacrimale Come già detto in precedenza, il FL viene prodotto dal continuo epiteliale che definisce l’unità funzionale della superficie oculare con un flusso di circa 1microlitro/minuto8. Questo epitelio, differenziandosi in base alla sua posizione, contribuisce a secernere le sostanze componenti il FL in due modi: - rivestendo internamente (e a volte costituendo) le varie ghiandole palpebrali e congiuntivali - rilasciando molecole dalle sue pareti cellulari mentre riveste la superficie corneale e congiuntivale. In riferimento al primo punto, è comodo suddividere schematicamente le ghiandole generatrici del FL in: - Ghiandole palpebrali, che comprendono le ghiandole di Meibomio (ghiandole tarsali), le ghiandole di Moll (ghiandole ciliari) e le ghiandole di Zeiss (ghiandole ciliari accessorie), i cui 55 M. Chinellato / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 54-57 Struttura schematizzata del film lacrimale precorneale (M. Chinellato). dotti escretori sfociano nel margine palpebrale e sono responsabili della produzione della fase lipidica del FL. - Ghiandole lacrimali accessorie, situate nella congiuntiva che riveste la parte posteriore della palpebra, chiamate in base al nome del rispettivo scopritore, ghiandole di Krause, Wolfring, Ciaccio ed Henle. Quest’ultime non si possono in realtà definire delle vere e proprie ghiandole, dal momento che sono costituite da piccole “increspature” della congiuntiva ricche di cellule caliciformi secernenti. - Ghiandole lacrimali principali: una per occhio, sono situate in un incavo posto nella parete supero-temporale dell’orbita e sono responsabili della produzione volumetrica del film lacrimale, secernendo la quasi totalità dello strato acquoso del FL che ne costituisce il 98% del suo volume.10 Tutte queste strutture cooperano per garantire un corretto equilibrio tra il volume e la composizione del FL al fine di permetterne una corretta struttura e soprattutto funzionalità. Architettura del film lacrimale Il FL ha uno spessore variabile che in condizioni normali si può racchiudere in un range che va da 311 a 10 micrometri12, più spesso sopra la superficie congiuntivale rispetto a quella corneale, continuamente ridistribuito dall’azione della palpebra superiore e drenato nel puntino lacrimale grazie alla compressione tra le due palpebre a fine ammiccamento13. Le innumerevoli componenti presenti nel liquido lacrimale oltre a svolgere funzioni specifiche e differenti, sono organizzate in una determinata struttura che è oggetto di studio fin dagli anni 50, Focus sulla struttura del film lacrimale quando Wolf con i suoi studi propose un’organizzazione tri-laminare del FL. Egli individuò 3 diverse fasi descrivendo una sottile parte lipidica esterna, una cospicua parte acquosa intermedia ed una fase mucinica interna a contatto con l’epitelio corneale e congiuntivale. Gli studi successivi perfezionarono questa schematizzazione, la quale resta comunque molto utile dal punto di vista didattico e concettuale, rilevando una bi-stratificazione dello strato lipidico ed un’intima e dinamica correlazione tra la parte acquosa ed il muco idrofilo, anch’esso descritto in due fasi. Andando un po’ più nel dettaglio della struttura dello strato lipidico, composto da fosfolipidi, esteri del colesterolo, grasso neutro ecc. e prodotto principalmente dalle ghiandole di Meibomio, possiamo identificare uno strato esterno di lipidi NON-POLARI ed uno più interno di lipidi POLARI14,15. Il motivo di questa importante differenziazione è facilmente spiegabile: la funzione principale dello strato lipidico lacrimale è quella di rallentare l’evaporazione della parte acquosa sottostante distendendosi in modo assolutamente continuo sopra di essa e garantendo una regolare superficie ottica16. Sappiamo bene che una caratteristica classica del lipide è quella di essere idrofobo ed insolubile in acqua, quindi in luce di questo se immaginiamo di mettere una goccia d’olio in un bicchiere d’acqua vedremo che questa non andrà a formare una pellicola uniformemente distesa sopra l’interfaccia acquosa, ma verrà attratta da se stessa riformando una goccia d’olio e non avrà quindi alcun effetto sul rallentamento dell’evaporazione. Per far si invece che questi grassi si dispongano sulla superficie acquosa è necessaria una sostanza che faccia da collante tra le due interfacce, composta da molecole che abbiano un lato POLARE idrofilo che permetta un legame con le molecole di acqua, ed un lato NON-POLARE che faccia legare i lipidi esterni. Sottostante alla doppia fase lipidica superficiale, troviamo una massiccia fase acquosa in cui sono disperse varie tipologie di proteine, ioni ed elettroliti quali cloro, sodio, potassio, fosfati e bicarbonati8 che Wolf immaginava essere distesa sopra ad una coperta mucosa saldamente adesa ai microvilli ed alle micropliche dell’epitelio corneo-congiuntivale. In realtà non è mai stata identificata un’esatta superficie di separazione tra lo strato mucoso e lo strato acquoso10 mentre sono state differenziate delle differenze strutturali e di posizione tra le glicoproteine mucose. Le mucine presenti nel FL sono prodotte principalmente da due strutture: - Dalle cellule caliciformi congiuntivali, incastrate nell’epitelio della congiuntiva e secernenti mucine gel-forming3 ossia grosse glico-proteine idrofile chiamate MUC5AC. - Dagli epiteli della cornea e della congiuntiva che producono diversi tipi di proteine chiamate principalmente MUC1, MUC4 e MUC16 le quali si adoperano per formare il glicocalice3 cioè una struttura proteica che si unisce alla superficie epiteliale abbassandone la tensione superficiale e permettendo all’acqua ed alle altre mucine gel-forming di distendersi sopra di essa in modo omogeneo. Abbiamo quindi un ideale duplice strato di mucine: uno più profondo formato dal glicocalice e prodotto dalle proteine secrete dagli epiteli, ed uno strato sovrastante in cui le glicoproteine emesse dalle cellule caliciformi congiuntivali si mescolano con la parte acquosa creando un reticolo strutturale che si estende fino all’interfaccia lipidica17 e garantendo le proprie funzioni strutturali e protettive. Nel 2007 il DEWS - Dry Eye Workshop18 propose una definizione molto semplicistica ma interessante del FL, descrivendolo come un gel mucinico idratato, la cui concentrazione di mucine diminuisce allontanandosi dalla superficie oculare. È quindi compito dello specialista adoperarsi per comprendere, osservare e preservare questa delicata e complessa struttura funzionale, in particolare quando viene messa alla prova da ambienti eccessivamente secchi e ventilati19 oppure dal porto di lenti a contatto20 scegliendo il materiale ed il sistema di manutenzione più idoneo al mantenimento di un buon film lacrimale pre-lente. Bibliografia essenziale 1. Murube J. Storia dell’occhio secco. In Lemp MA, Marquardt R. L’occhio secco. Una guida completa. Springer, 1995 2. Dal Fiume E. Anatomia e Fisiologia del Film Lacrimale. Superficie Oculare Up to Date, Ospedale “Di Venere” U.O.C. di Oculistica. Bari, 26-27 giugno 2009 3. Gipson I. Origin, Regulation and Function of Ocular Surface Mucins. Fermo... l’occhio secco, Fermo, 21-22 settembre 2006 4. Rolando M. L’uso continuo delle lenti a contatto. Nuove prospettive e approccio clinico mirato. Fabiano Editore, 2000, 60-61 5. Patel S, Boyd KE, Burns J. 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Rapporto del sottocomitato Gestione e Terapia del Workshop Internazionale dell’occhio secco, 2007; 119 19. Calabria G, Bagnis A, Prigione G. Occhio secco e criteri di scelta delle lacrime artificiali. Ottica Fisiopatologica, Mar 2004; 17 20. Manganotti A. Lenti a contatto e alterazione del film lacrimale: cosa si può fare?. FOVEA, Mar 2000 Autore corrispondente: Mirko Chinellato e-mail: [email protected] CALL FOR PAPERS La rivista Lac - lenti a contatto è interessata alla pubblicazione di articoli e rubriche inedite che trattino i temi attuali della pratica contattologica. I potenziali autori sono invitati a sottoporre dei lavori, sia in forma di rassegna, che di ricerca clinica o sperimentale. I documenti saranno sottoposti a revisione da parte di una Sottocommissione del Comitato Scientifico. I candidati saranno informati per e-mail relativamente alla loro accettazione. Come parte del processo di sottomissione degli articoli, gli autori sono tenuti a verificare la conformità della loro presentazione con tutti gli elementi pubblicati nelle “Note per gli Autori”. Il file del lavoro deve essere inviato a: [email protected] 57 M. Chinellato / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 54-57 L’Italia doppiamente premiata al BCLA 2011 Marica Lava Responsabile Professional Affairs CIBA VISION Italia Durante le quattro giornate della 35° edizione del British Contact Lens Association, che si è tenuto a Manchester, oltre mille delegati da tutto il mondo hanno seguito le conferenze tenute dai maggiori esperti internazionali nel campo delle lenti a contatto. Come ogni anno, oltre alle relazioni in plenaria e ai corsi monotematici, il programma del congresso prevedeva una sessione di poster scientifici. Dopo una selezione preliminare del comitato scientifico, sono stati ammessi alla Poster Competition 108 lavori, diciotto dei quali inseriti in una particolare sessione di Case Reports. L’Italia ha partecipato con cinque lavori: Nunzio Maresca, del Corso di Laurea in Ottica e Optometria dell’Università di Roma Tre, ha presentato uno studio sull’accuratezza e la ripetibilità della pachimetria corneale eseguita con camera Scheimpflug; Giancarlo Montani, docente presso il Corso di Laurea in Ottica e Optometria dell’Università di Lecce, ha presentato uno studio sulle variazioni di osmolarità con differenti sostituti lacrimali; Antonio Calossi, docente presso il Corso di Laurea in Ottica e Optometria dell’Università di Torino, ha presentato un caso di astigmatismo misto corretto con lenti bitoriche per ortocheratologia notturna e, in un altro caso, ha discusso i vantaggi dei nuovi materiali iper-gaspermeabili in un piggyback su cheratocono; Laura Boccardo del Corso di Laurea in Ottica e Optometria dell’Università di Firenze, ha presentato i risultati dell’ortocheratologia ipermetropica eseguita su se stessa e si è aggiudicata un premio nella sessione Case Reports. La letteratura scientifica pubblicata sull’ortocheratologia ipermetropica è ancora piuttosto scarsa, quindi, per verificare in prima persona la sua efficacia, l’autrice ha voluto eseguire questo tipo di trattamento refrattivo su se stessa. Laura Boccardo descrive nel poster la sua esperienza, passo per passo, dalla scelta delle lenti fino alla valutazione dei risultati. Le lenti sono state ben tollerate, la correzione completa e la stabilità dei risultati fino a sera sono state raggiunte fin dal terzo giorno di trattamento. L’autrice riporta che, nonostante un aumento di aberrazioni corneali di alto ordine, il trattamento si è dimostrato efficace nel renderla indipendente dalla correzione per tutta la giornata, per lontano e Da sinistra: Philip Morgan, Antonio Calossi, Laura Boccardo, Eric Papas, Kalika Bandamwar, Shelly Bansal e Craig Woods. per vicino. I vantaggi maggiori sono stati osservati nella visione per vicino, perché a occhio nudo, dopo il trattamento non subentravano sintomi di affaticamento paragonabili a quelli della situazione di partenza. Nel caso del trattamento miopico, la misura dell’acuità visiva per lontano è un parametro molto sensibile nel valutare l’efficacia dell’ortocheratologia. Questo non è vero nel caso di un trattamento ipermetropico, se il paziente ha ancora buone capacità accomodative e può raggiungere una buona acuità visiva per lontano e per vicino, con notevole indipendenza dall’occhiale. Se non sono presenti importanti anomalie della visione binoculare, lo scopo principale della correzione ottica di un giovane ipermetrope è evitare sintomi astenopici, soprattutto per vicino. Per questo motivo l’autrice ha approfondito l’analisi della visione per vicino. Un’altra bella vittoria italiana è stata il Primo Premio della Photo Competition, che è andato ad Antonio Calossi. La giuria ha voluto premiare la qualità artistica dell’immagine, che rappresentava un profilo di cornea affetta da cheratocono. Questi premi confermano ancora una volta i livelli di eccellenza raggiunti dall’optometria nel nostro paese, che non teme il confronto con autori e professionisti provenienti dai maggiori centri di ricerca e università di tutto il mondo. 58 A RT IC OL O Vision by Design 2011 Laura Boccardo Istituto Regionale di Studi Ottici e Optometrici, Vinci, FI Relatori da tutti e cinque i continenti hanno portato contributi ai lavori del congresso dell’Accademia Americana di Ortocheratologia, che si è svolto a Orlando, in Florida, dal 27 aprile al primo maggio scorsi. La prima giornata è stata dedicata ai fondamenti delle tecniche di ortocheratologia, sviluppati durante un vero e proprio “campo di addestramento reclute”. Dalle tecniche di base per la correzione della miopia, il discorso si è rapidamente sviluppato nei giorni successivi, fino ad approfondire ed esplorare le applicazioni dell’ortocheratologia nell’ipermetropia, nella presbiopia e soprattutto nel controllo della progressione miopica. Numerose relazioni si sono focalizzate sull’applicazione dell’ortocheratologia nei pazienti più giovani: diversi studi condotti in tutto il mondo dimostrano una riduzione di circa la metà della progressione miopica nei bambini sottoposti a ortocheratologia, rispetto ai portatori di occhiali o di lenti a contatto tradizionali. Ulteriori indagini saranno comunque necessarie per chiarire completamente i meccanismi che permettono di ottenere questi risultati clinici. Dall’Italia è intervenuto Antonio Calossi, che ha analizzato le aberrazioni di alto ordine e gli effetti di multifocalità indotti dall’ortocheratologia miopica e ipermetropica. In casi accuratamente selezionati è possibile ottenere una buona acuità naturale sia da lontano sia da vicino anche in caso di presbiopia, modulando in modo controllato l’aberrazione sferica della cornea per estendere la profondità di fuoco. La reversibilità del trattamento consente di tornare alla condizione visiva di partenza in quei casi in cui non si riesca ad ottenere un adattamento soddisfacente alla nuova condizione ottica. Il convegno è stato inoltre l’occasione per sviluppare un progetto internazionale che possa riunire gli applicatori di lenti a contatto per ortocheratologia in un’unica associazione a livello mondiale. Promotori di questo progetto sono stati soprattutto Cary M. Herzberg, Presidente dell’Orthokeratology Academy of America e Marino Formenti, presidente dell’Accademia Italiana di Ortocheratologia. 59 Sul palco del congresso, Cary Herzberg, Presidente dell'Accademia Internazionale di Ortocheratologia, Jacinto Santodomingo e Antonio Calossi. Antonio Calossi, Cary Herzberg e Marino Formenti, Presidente dell'European Academy of Orthokeratology (EurOK). 9° convegno assottica 6-7 novembre 2011 - ROMA (MARRIOTT PARK HOTEL) INNOVAZIONE + TECNOLOGIA + AGGIORNAMENTO 3 tappe fondamentali del viaggio che verranno affrontate da “un punto di vista” privilegiato, grazie alla presenza dei massimi esperti internazionali nel campo delle lenti a contatto e delle soluzioni. L’innovazione dei materiali, la performance visiva e il comfort sono solo alcuni degli argomenti che verranno affrontati in plenaria e nei corsi, con una modalità completamente nuova che invitiamo a scoprire di persona, anticipando soltanto che quest’anno, come non mai, si verrà affincati dai propri clienti. Il convegno sarà a Roma, domenica 6 e lunedì 7 novembre 2011, presso il Rome Marriott Park Hotel, che per due giorni si trasformerà in un laboratorio di idee ed esperienze. Programma in sintesi: Domenica 6 novembre 09.00 Registrazione 09.30 Apertura lavori congressuali 09.40 Nuovi sviluppi in contattologia: cosa ci riserverà il futuro? Brian Tighe 10.10 La visione attraverso la lente a contatto Jeffrey Walline 10.40 News dalle aziende 11.00 Coffee break 11.30 Psicologia e aspetto fisico: implicazioni per le scelte di correzione visiva Helen Fawkner 12.00 Superfici delle lenti a contatto: aspetti scientifici e clinici Ross Grant 12.30 Gestione dell’occhio secco correlato all’uso di lenti a contatto Graeme Young 13.00 Lunch e visita area espositiva 14.30 I presbiti: VIP o VDP? Brian Tompinks 15.00 Fattori di successo nell’applicazione di lenti a contatto multifocali Stefan Kästner 15.30 Ragazzi e lenti a contatto Jeffrey Walline 16.00 Performance visiva delle lenti a contatto e degli occhiali negli adolescenti Fernando Hidalgo 16.30 News dalle aziende 16.50 Ottimizzazione del business delle lenti a contatto nella pratica professionale Ross Grant 17.30 Coffee break 18.00 - 19.30 Corsi di approfondimento 21.00 Cena conviviale Lunedì 7 novembre 09.30 Applicare lenti a contatto morbide toriche: è semplice Graeme Young 10.00 Astigmatismo e lenti a contatto: una splendida opportunità per accrescere il business... e ridurre il drop-out Marco Pastorelli 10.30 News dalle aziende 10.50 Scientific Paper Session 11.30 Coffee break 12.00 Occhio secco e lenti a contatto in hydrogel: c’è un legame? Andrea Müller-Treiber 12.30 Fate quello che dico, non quello che faccio Brian Tompkins 13.00 Comfort: possiamo davvero misurarlo e cosa dobbiamo valutare? Brian Tighe 13.30 Chiusura lavori congressuali 13.45 Lunch 14.30 - 16.00 Corsi di approfondimento 60 RUBRIC A IMMAGINI DI LAC SOLCHI a cura di Fabrizio Zeri Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Fisica - Ottica e Optometria L’edema corneale è probabilmente la reazione avversa indotta da lenti a contatto più conosciuta dagli addetti ai lavori, soprattutto perché fu la prima ad essere descritta, già a fine 800, quando la contattologia muoveva i primi passi1. Tuttavia, con l’avvento dei materiali rigidi gas permeabili, a metà degli anni 80’, e con quello dei siliconi idrogel morbidi, alla fine degli anni 90’, la possibilità per un clinico di trovarsi di fronte a questa condizione è piuttosto rara2. Sembrerebbe quindi che la battaglia contro l’edema sia stata finalmente vinta dopo circa un secolo, anche se dei “colpi di coda” di questa reazione possono essere rintracciati con maggiori possibilità nell’uso continuo con lac morbide in idrogel e con l’applicazione di lac, specie a basso dk/t, in particolari condizioni individuali di fragile equilibrio metabolico corneale. L’attuale rarità nella comparsa della condizione edematosa può portare a chiedersi se il contattologo sia in grado di riconoscere un edema nel caso questi improvvisamente si verifichi. L’edema corneale è una condizione di aumento di spessore in senso antero-posteriore a carico dello stroma, legata ad assorbimento idrico, in seguito a ipossia cronica. Benché il rigonfiamento corneale è leggermente maggiore al centro piuttosto che in periferia3, la sua natura diffusa rende difficile individuare tramite lampada a fessura la leggera perdita di trasparenza, a meno che esso non sia particolarmente severo (15% circa1). Esistono tuttavia 61 due reperti strutturali piuttosto utili per visualizzare e quantificare un edema anche più modesto senza ricorre ad una pachimetria, che sono legati ad uno scollamento delle fibrille di collagene nella cornea posteriore: le strie e i solchi. Le strie appaiono ad un’illuminazione diretta come sottili linee grigiastre orientate principalmente verticalmente, mentre i solchi appaiono come linee più spesse nere visibili in riflessione speculare con lo sfondo del mosaico endoteliale (vedi foto). La Hood e Grant4 hanno proposto un metodo per stimare l’entità dell’edema: una stria indica il 5% di edema, mentre un solco indica l’8% di edema. Ogni solco o stria aggiuntiva comporta un incremento ulteriore dell’edema dell’1% circa. In figura viene riportato il caso di un paziente di 60 anni con ipermetropia di +3.50D portatore di lac morbide mensili in silicone idrogel (lotrafilcon A) in regime diurno, affetto da guttata corneale. Quando il soggetto utilizza occasionalmente delle giornaliere in idrogel (nelfilcon A) sviluppa un edema corneale di entità tale (circa 8-9%) da generare i solchi visibili nella foto. La condizione non si verifica invece con l’uso delle lac in silicone idrogel. La criticità del materiale nello scatenare la reazione edematosa è legata ovviamente alla fragile condizione metabolica indotta dalla guttata corneale. Quindi, anche senza un pachimetro corneale, la condizione di edema presentata può essere facilmente riconosciuta, anche da un clinico senza grossa familiarità con tale reazione avversa; questo grazie a dei solchi ben evidenti che segnano, in maniera inequivocabile, il “terreno” di un normale tessuto corneale. Bibliografia 1. Efron N. Contact Lens Complications. Butterworth-Heinemann, 1999. 2. Gasson A, Morris JA. The contact lens manual. A practical guide to fitting. 4th Ed. Butterworth-Heinemann-Elsevier, 2010. 3. Holden BA, McNally JJ, Mertz GW. Topographical corneal oedema. Acta Ophthalmol 1985, 63, 684-91. 4. La Hood D, Grant T. Striae and folds as indicators of corneal oedema. Optom Vis Sci 1990; 67: 196. Autore corrispondente: Fabrizio Zeri E-mail: [email protected] RUBRIC A TIPS & TRICKS a cura di Laura Boccardo Monovisione: quale lente inserire per prima? Quando chiedo ai miei pazienti che utilizzano la monovisione o una monovisione modificata, quale lente inseriscono per prima, tutti rispondono la destra. Questo è il modo che generalmente usano per non confondere la destra con la sinistra. Io invece raccomando di inserire per prima la lente per vicino. Questo sistema permette di inserire molto più facilmente la seconda lente. La maggior parte dei pazienti, dopo aver provato, commenta: “ma perché non ci ho pensato da solo?” Questo trucco è particolarmente utile nel caso degli ipermetropi. Mark Greenwell, CLToday 21 novembre 2010 Campagna rottamazione contenitori Fase fondamentale della manutenzione delle lenti a contatto è la gestione del contenitore. Il contenitore deve essere sciacquato giornalmente con le soluzioni per lenti a contatto (non con l’acqua del rubinetto) e deve essere sostituito regolarmente. La frequenza di questa sostituzione è ancora dibattuta: se si confrontano le indicazioni delle varie aziende, associazioni scientifiche e organismi di controllo (come la FDA) si trovano tempi che variano da uno a sei mesi. Per le lenti morbide ormai il problema è di più semplice gestione, perché quasi tutte le soluzioni uniche vengono vendute insieme ad un nuovo contenitore. Ma come fare a incoraggiare la sostituzione anche dei contenitori per lac RGP ed evitare che vengano usati per anni? Un’idea può essere quella di lanciare una campagna di rottamazione del contenitore: invitare i pazienti a riportare il loro vecchio contenitore per averne in cambio uno nuovo. Tip per l’inserimento delle lenti sclerali Probabilmente una delle maggiori preoccupazioni sia per i nuovi applicatori, sia per i nuovi pazienti di lenti sclerali, è come inserire queste lenti, che sembrano tanto più grandi delle lenti RGP tradizionali. L’accortezza più importante è quella di riempire completamente le lenti di soluzione salina prima di inserirle, in modo che non si formino bolle all’interno. Non è sufficiente riempire solo la zona corneale della lente, bisogna riempirla proprio fino al bordo e poi inserirla in orizzontale, stando attenti a non rovesciarla. È necessario utilizzare soluzione salina non preservata, in confezione monodose, per evitare reazioni tossiche o di sensibilizzazione. Sotto le lenti sclerali, infatti, il ricambio lacrimale è molto ridotto e quindi i conservanti presenti nella soluzione rimarrebbero a lungo in contatto con la superficie corneale. Ricordatevi anche di mettere una salvietta o dei fazzoletti di carta sotto il viso del paziente, perché, ovviamente, gran parte della salina contenuta nella lente, dopo l’inserimento gocciolerà fuori dall’occhio. Susan J. Gromacki, Care Solution Corner, CLToday, 14 agosto 2011 Il dito trasparente Provate ad avvicinare la punta del dito a un occhio, tenendo entrambi gli occhi aperti e fissando un punto lontano: come per magia vedrete attraverso il dito, come se fosse trasparente. Questo effetto della visione binoculare, che può sembrare solo un gioco divertente, può essere molto utile per insegnare ai pazien- Figura 1 Visione con entrambi gli occhi aperti. Figura 2 Visione del dito quando l’occhio controlaterale si chiude. ti a tenere entrambi gli occhi aperti mentre si mettono le lenti a contatto. Finché il dito è trasparente, vuole dire che entrambi gli occhi sono aperti, se il dito, su cui è appoggiata la lente da inserire, diventa opaco, significa che l’altro occhio si è chiuso. (C. McMonnies, BCLA Conference, 27 maggio 2011) Avete un piccolo trucco o qualsiasi suggerimento che possa risolvere i problemi più comuni che si incontrano nella pratica contattologica di tutti i giorni?Avete piacere di condividerlo con i colleghi? Inviate i vostri Tips&Tricks alla redazione di LAC. 62 RUBRIC A IN RETE I-site newsletter a cura di Laura Boccardo I-site è una newsletter pubblicata a cadenza mensile, che fornisce un aggiornamento sugli argomenti inerenti alle lenti rigide gas permeabili. È redatta da Eef van der Worp, optometrista olandese, ricercatore presso l’Università di Maastricht. La situazione della contattologia nei Paesi Bassi è decisamente anomala: mentre nel resto d’Europa e del mondo la percentuale media delle lenti RGP applicate rispetto a quelle morbide si aggira intorno al 10%, nella patria di van der Worp questa percentuale sale fino al 30%. Per iscriversi alla newsletter è sufficiente collegarsi al sito www. netherlens.com e cliccare sul bottone “Join Our Mailing List”. Sul sito è disponibile tutto l’archivio delle I-site newsletter da giugno 2009 a ora. Inoltre è possibile consultare anche la newsletter olandese Contactlens Nieuws Nederland (CNNederland), pubblicata dal 2007 e, ovviamente, scritta in fiammingo. Nella sezione download è possibile scaricare una serie di interessanti pubblicazioni, fra cui una guida all’applicazione delle lenti sclerali e un poster di immagini fluoroscopiche. La newsletter mensile si apre con un editoriale di Eef van der Worp e contiene una serie di articoli, scritti in modo molto divulgativo: riassunti di ricerche scientifiche, casi clinici, resoconti di congressi, recensioni di libri, collegamenti a siti e a seminari on-line. Gli articoli in generale sono scelti in modo da dare delle informazioni di carattere pratico ed immediatamente utilizzabili nell’attività clinica. 63 Vengono affrontati argomenti relativi alle nuove tecnologie nella produzione e nell’applicazione delle lenti gas permeabili, l’ortocheratologia, il controllo della progressione miopica, l’applicazione delle lenti sclerali. Grande attenzione viene posta al problema del comfort iniziale e di come proporre le lenti rigide in un mondo sempre più dominato dalla semplicità delle lenti morbide. Non manca qualche frecciata a Nathan Efron, che nel 1998 aveva preannunciato l’estinzione delle lenti RGP entro il 2010. L’esistenza di iniziative come questa, prova quanto fosse azzardata una simile profezia. Ogni numero si chiude con un’agenda di congressi e appuntamenti, elencati con il relativo link, dal quale trarre ulteriori informazioni. Autore corrispondente: Laura Boccardo E-mail: [email protected] NOTE PER GLI AUTORI Lac - Lenti a contatto è una rivista quadrimestrale il cui obiettivo è fornire ai professionisti del settore, ricercatori e studenti, informazioni aggiornate sulle ricerche cliniche e scientifiche nell’ambito dell’area contattologica, nella fisiologia e patologia dell’occhio esterno. Sono benvenuti tutti gli articoli originali a carattere clinico, di ricerca, rassegne bibliografiche, casi clinici ed editoriali che trattino argomenti legati alla contattologia. Possono anche essere pubblicate lettere attinenti lo sviluppo professionale e la sua evoluzione, l’educazione e gli eventi del settore. Invio del testo Tutti gli articoli devono essere inviati alla redazione tramite posta elettronica al seguente indirizzo: rivista.lac@ cibavision.com. Il formato digitale di preferenza è Microsoft Word (.doc; .docx), in alternativa possono esser usati: Solo testo (.txt), Rich Text Format (.rtf), OpenDocument Text (.odt). Non inviare il lavoro in formato Acrobat (.pdf). I lavori inviati non devono essere stati precedentemente pubblicati su altre riviste o presentati per la pubblicazione contemporaneamente ad altri giornali. Il lavoro verrà successivamente sottoposto, in forma anonima, all’esame dei revisori. L’autore corrispondente sarà informato sull’esito della revisione. Nel caso d’accettazione del lavoro presentato, farà seguito la documentazione necessaria per la cessione dei diritti. Preparazione del testo Per il frontespizio, il sommario, il testo, i ringraziamenti, la bibliografia, le tabelle e le didascalie delle illustrazioni utilizzare il carattere Times New Roman corpo 12. Le pagine devono essere numerate in modo progressivo iniziando dal frontespizio. Materiale aggiuntivo come tabelle, figure, legende, bibliografia ecc. devono essere salvati su file separati, uno per ogni categoria; particolarmente gradita è la preparazione di un file legenda. La prima pagina deve includere il titolo per esteso, il nome e cognome, per esteso, degli autori nella sequenza desiderata, eventuali istituti o enti d’appartenenza, il nome, l’indirizzo email ed il numero di telefono dell’autore cui fare riferimento per la corrispondenza. Il sommario in lingua italiana, che non deve contenere più di 180 parole, deve essere riportato su una pagina separata. È auspicabile che l’autore sottoponga anche un sommario più esteso, massimo 230 parole, in lingua inglese. Entrambi devono contenere la parte centrale del tema trattato, il metodo di lavoro, i risultati e le conclusioni. Parole chiave Per facilitare la schedatura degli articoli indicare da 3 a 5 parole chiave per ogni articolo. Tali parole chiave, in lingua italiana ed inglese, debbono seguire i relativi sommari. Testo Gli articoli di ricerca dovranno essere comprensivi di: introduzione, descrizione del materiale, metodo di lavoro, risultati e discussione e/o conclusione. L’introduzione deve riportare in modo conciso gli obiettivi dello studio. Il materiale e i metodi utilizzati devono essere descritti in dettaglio, mentre i risultati dovrebbero essere descritti in maniera succinta. La discussione deve essere limitata all’osservazione dei dati presentati posti in relazione posta in relazione coi risultati che emergono dalla letteratura. Articoli di rassegna bibliografica, casi clinici, descrizioni di nuovi strumenti o procedure dovrebbero essere costituiti da: sommario, introduzione, testo e commenti. Bibliografia I riferimenti nel testo dovranno essere soltanto numerici e riportati con un corpo più piccolo ad apice. L’elenco dei riferimenti deve essere riportato in pagine separate del testo e dovrà essere redatto secondo le modalità sotto elencate, rispettando la punteggiatura e lo stile indicati. Articoli di riviste Cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo dell’articolo, titolo della rivista abbreviato secondo le norme codificate, anno, volume, prima e ultima pagina in cui appare l’articolo. Nel caso che la numerazione delle pagine della rivista non segua un ordine annuale, accanto al numero del volume indicare, tra parentesi, anche il numero del fascicolo. Esempio di articolo da rivista Simmons PA, Tomlinson A e Seal DV. The role of Pseudomonas aeruginosa biofilm in the attachment of Acanthamoeba to four types of hydrogel contact lens materials. Optom Vis Sci, 1998; 75: 860-866 Libri Cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo e sottotitolo dell’opera con iniziali maiuscole, luogo di edizione, editore, anno, n. pagine. Esempio di libro Fletcher R e Still DC. Eye Examination and Refraction. Oxford, Blackwell Science, 1998, 58-60. Nel caso che si faccia riferimento ad un capitolo di libro: Speedwell L. Paediatric contact lenses. In Phillips A, Speedwell L R. Contact Lenses. London, Butterworth Heinemann, 2007, 505-518. Atti di congressi e conferenze Cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo dell’intervento, nome dell’evento e dell’ente/associazione che lo promuove, luogo e data del suo svolgimento. Materiale online Nome dell’associazione o cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo del contenuto, data di pubblicazione su internet (se reperibile), indirizzo Url e data di consultazione. Esempio di rivista online Bex PJ, Langley K. The perception of suprathreshold contrast and fast adaptive filtering. J Vis 2007;7(12):1– 23. http://journalofvision.org/7/12/1/. Consultato il 10/10/2007. Tutte le citazioni devono essere organizzate sulla base della numerazione del testo e non secondo l’ordine alfabetico. Illustrazioni Per illustrazioni si intende materiale come: fotografie, disegni, grafici, tracciati, ecc. La qualità delle immagini deve essere elevata, i disegni e i grafici professionali. Ogni illustrazione deve essere numerata con lo stesso numero citato nel testo. Sono accettate fotografie in bianco e nero e a colori in formato digitale JPG o TIF. Le immagini devono essere tutte corredate di didascalia. In caso che si utilizzino immagini già pubblicate altrove, l’autore/i deve richiedere al proprietario del copyright (in genere l’editore) il permesso per la pubblicazione 64 OFFRI AI TUOI CLIENTI FRESCHEZZA, COMFORT E LIBERTÀ. IN UN BATTER D’OCCHIO. AIR OPTIX ™ AQUA MULTIFOCAL Visione ANNA - STUDENTESSA. 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SoftLens è un marchio registrato di Bausch & Lomb, Inc. © 2010 CIBA VISION AG, a Novartis company MEDIA ADD da +1.25D a +2.00D 2010-244-96755 Chiedi maggiori informazioni su questa nuova opportunità allo 041 5939400 *Tra i primi presbiti. Valutazione soggettiva tra primi presbiti su una scala da 1 a 10, in cui 1 è uguale a poco e 10 è uguale a eccellente (p<0.05). AIR OPTIX™ AQUA MUlTIfOcAl (lotrafilcon B) Dk/t = 138 @ -3.00D. Altri fattori possono incidere sulla salute oculare. Informazioni importanti per AIR OPTIX™ AQUA MUlTIfOcAl: per uso diurno o uso prolungato fino a 6 notti per miopia/ipermetropia e/o presbiopia. Il rischio di seri problemi oculari (per es. ulcera cornale) è maggiore con l’uso prolungato. In rari casi può portare a una perdita della visione. Possono insorgere effetti collaterali quali fastidio, leggero brucore o prurito. fonti: 1. cIBA VISION, data on file, 2008. A confronto con la principale lente multifocale in silicone idrogel del mercato, basato su valutazioni soggettive tra primi presbiti. 2. cIBA VISION, data on file, 2008. 3. cIBA VISION, data on file, 2008. AIR OPTIX™, cIBA VISION e il logo cIBA VISION sono marchi registrati di Novartis AG. CVI_12100941 © 2008 cIBA VISION, A Novartis company 2008-255-12717 cVI_12080507 Lenti a Contatto - Contact lenses Agosto 2011, volume XIII, numero 2 tredicesimoanno In copertina Il perchè di una “hit parade” Focus sulla struttura del film lacrimale Immagini di lac BCLA Clinical Conference & Exhibition 2011 L’Italia doppiamente premiata al BCLA 2011 Tips & tricks foto di Fabrizio Zeri (vedi all’interno del numero la rubrica Immagini di Lac) Vision by Design 2011 In rete 03> 9 7 7 0 0 0 2 0 3 8370 Poste Italiane. Spedizione in a. p. - 70% - DC/DCI/VC nr 1- 2011 Solco (o piega) dell’endotelio corneale In prima fila al BCLA Sommario degli interventi Osservazione delle principali complicanze ipossiche in lampada a fessura 9° Convegno Assottica 6-7 Novembre 2011 - Roma con il patrocinio di