Attualità
RIGORE EUROPEO
di Maddalena Maltese
S
i torna a sentire odore di legna
bruciata tra le strade attorno a
piazza Syntagma. Fa freddo
anche ad Atene. Quattro gradi per chi vive, per otto mesi
all’anno, oltre i venti sono davvero
troppo pochi. Scaldarsi però è diventato un lusso: il gasolio costa 1,3
euro al litro. Fino a tre anni fa viaggiava sui 70 centesimi, ora che il
prezzo è raddoppiato meglio affidarsi ai ceppi reperiti nelle campagne.
«Difficile» è la parola che pronuncia costantemente Renée durante la
nostra conversazione. Lei un lavoro di
segreteria c’è l’ha ancora, nessuno dei
suoi amici trentenni riesce a trovarne
uno da quattro anni, eppure sono tutti laureati. «Molto difficile», mi ripete Dafni, giornalista della televisione
di Stato greca, rimasta a casa dopo
la ristrutturazione dell’azienda e la
creazione di una nuova rete, che non
includeva quelli che vi lavoravano in
precedenza, soprattutto se poco inclini a piegarsi alle direttive governative
sull’informazione. Anche lei era nel
gruppo di tecnici e cronisti che per
vari mesi trasmetteva le notizie in notturna via web, fino allo sgombero forzato della polizia lo scorso novembre.
Theodoros Kondidis, direttore della rivista Orizzonti Aperti, insiste sul
termine «difficile», mentre mi racconta dei disoccupati, degli anziani e
dei nuovi lavori proposti nelle ultime
settimane in città: 200 euro per un
part time da un grande distributore di
giocattoli, 350 euro invece se lavori
full time, anche dieci ore, come cameriere. Alcune scuole private valutano gli stipendi sul numero di allievi: 1.90 euro l’ora per studente. «Per
dieci alunni un insegnante guadagna
19 euro lorde, a cui vanno sottratte le
tasse: il 23 per cento sul totale», racconta Angela, logopedista, che con i
suoi 700 euro rientra tra i benestanti.
Impensabile sottrarre a queste cifre i
costi del gasolio e quindi meglio la
legna e il cibo.
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CRISI GRECA
ANNO V
LE MISURE DI RISANAMENTO IMPOSTE DALL’UE
HANNO STRAVOLTO LA VITA DI UN POPOLO.
ECCO COME SI VIVE AD ATENE
Una signora ortodossa ha visto crescere esponenzialmente il numero dei
pasti distribuiti. «In tre mesi siamo
passati da 100 pranzi al giorno a 250»
e questo accade in tutte le parrocchie
ortodosse, non abituate a questo stile
assistenziale e che hanno cominciato
ad affiancare la Caritas distribuendo
viveri e medicine. Anche queste un
lusso: in alcuni ospedali cotone e siringhe sono bagaglio ordinario dei pazienti, ma «non in tutti», precisa Kon-
K. Tsironis/AP
“Alexis è vivo” recita lo striscione
nel centro di Atene per lo studente
ucciso dalla polizia. Sotto: Nikos
Michaloliakos, leader del partito
di estrema destra Alba Dorata, e
gli affiliati che manifestano contro
l’espulsione dal Parlamento.
P. Giannakouris/AP
D. Messinis/AP
didis, reduce da un infortunio. «Sono
più gli scioperi di medici e paramedici
a preoccuparmi perché l’assistenza si
garantisce a singhiozzo». Le proteste
e gli scioperi sono una costante. Per
sciopero del personale universitario gli
atenei sono chiusi da settembre e gli
studenti hanno perso un semestre, «ma
in questo modo stiamo perdendo una
generazione», continua scoraggiato.
Si vive sospesi anche per l’annuncio, ancora non ufficiale, che in gennaio le case con mutui inevasi verranno messe all’asta, con la conseguenza
di trasformare la strada in alloggio per
molte famiglie, nonostante un mercato
immobiliare ai minimi storici. Un monolocale o un bilocale ad Atene costa
dai 15 mila ai 20 mila euro: cifre perfette solo per gli stranieri che stanno
facendo incetta di abitazioni. E loro
regno sono anche i locali di Monastiraki, simbolo della movida, perché gli
ateniesi escono poco di sera. «Troppo
rischioso», spiega Renèè. «Ci sono
scippi, furti. Devi guardarti alle spalle
quando esci di casa e quando rientri.
E questo per noi è un grande cambiamento perché la sicurezza era un valore e così la fiducia: era ordinario in
alcuni quartieri lasciare le porte aperte
o accostate, ora c’è paura».
Su questa paura fa il suo gioco Alba dorata, il partito ultranazionalista
cacciato dal Parlamento perché alcuni suoi esponenti sono stati accusati
di essere mandanti dell’omicidio del
rapper Pavlos Fyssas. I loro squadroni di protezione circolano con manganelli e coltelli, distribuiscono cibo
gratuitamente ai sostenitori e si accaniscono invece sugli stranieri, che
difficilmente dopo le 17 circolano in
strada. Li temono. «Questo è il lavoro sporco – spiega Angela – affidato a
giovani spesso dalla cultura limitata,
mentre sugli scranni del Parlamento
siedono le facce eleganti di Alba dorata, che cercano una legittimazione
nonostante prove schiaccianti».
La solidarietà fa da contrappeso
allo sconforto: baratto, mense popolari, orti comuni sono diventati
l’ordinario della quotidianità greca.
«Stiamo ri-imparando la sobrietà,
stiamo tornando a riscoprire il valore della famiglia e delle relazioni,
valorizziamo di più la generosità
anche di quei padroni di casa che
da mesi non chiedono più l’affitto»,
racconta una famiglia ancora unita,
perché uno dei drammi della crisi è
vedere mamme che lasciano i figli
agli enti caritativi perché non riescono più ad accudirli. Anche questo è
«davvero, molto difficile».
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