Museo Archeologico San Lorenzo

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Sistema Museale
c o n il c o n t r ib u t o
San Lorenzo,
Museo Archeologico
Cremona romana:
dai ritrovamenti ot tocenteschi
allo scavo di Piaz za M arconi
SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
San Lorenzo
e il Museo Archeologico
Il proposito dell’Amministrazione Comunale e della
Soprintendenza per i Beni
Archeologici, con il supporto
della Regione Lombardia,
di realizzare il Museo
Archeologico di Cremona
negli spazi della chiesa
basilicale sconsacrata di
San Lorenzo ha seguito di
pari passo l’incremento dei
materiali e delle conoscenze
sulla città romana derivato
dalle importanti campagne
di scavo degli ultimi due
decenni, in particolare
quello di piazza Marconi,
che ha portato alla luce
i resti di una lussuosa
residenza privata.
La scelta della sede è di
per sé significativa: essa
stessa sito archeologico,
mostra una stratificazione
che parte dalla necropoli
del I secolo a.C. e giunge
alla costruzione della
chiesa attuale (fine XII - inizi
XIII secolo), edificata in
corrispondenza di un sacello
paleocristiano e della più
antica chiesa (fine X secolo)
del monastero benedettino
di San Lorenzo.
L’esposizione museale segue
scelte esemplificative dei
vari aspetti dello spazio
pubblico, dello spazio
privato e delle necropoli di
Cremona romana.
Gli elementi allestitivi in
metallo naturale e pietra
arenaria grigia fungono da
fondali liberi o da vetrina
e riprendono le ricorrenze,
di ritmo e di dimensione,
dell’architettura dell’edificio
storico.
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SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
RAPI IG
Cremona romana
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Le colonie latine di Cremona
e Piacenza furono dedotte
nel 218 a.C., come
baluardo contro i Galli;
nel 190 a.C., a causa della
decimazione per guerre
e malattie, fu inviata una
seconda ondata di coloni.
Nel II sec. a.C. la relativa
tranquillità portò la città a un
notevole livello economico
e culturale, e infatti nell’89,
con la lex Iulia, divenne
municipium. Nella guerra
civile seguita all’assassinio
di Giulio Cesare nel
44 a.C., l’aver parteggiato
per Marco Antonio invece
INFERR
AMOEN
EXTRA U
AEDIFICI
SI DAM
che per Cesare Ottaviano
ebbe come conseguenza la
confisca delle terre e la loro
redistribuzione ai veterani
augustei; ciononostante,
alla fine del I sec. a.C.
la città aveva raggiunto
una grande prosperità
economica, rispecchiata
anche nel rinnovamento
edilizio, con la costruzione
di numerose domus signorili.
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ANTO
Brocca in bronzo
deteriorata dall’azione dell’incendio.
Domus del Ninfeo,
fine I sec. a.C. - I d.C.
RERUM S
Lastra frontale
della ballista
della IV Legione
Macedonica
rinvenuta
nell’area presso
“Porta Venezia”,
probabile sede
dell’accampamento delle
truppe fedeli a
Vitellio.
I sec. d.C.
CREMON
AD MUTA
FIDE
TRAHER
Publius Corn
Historiarum
SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
GNIS
ONIUS
RIQUE
NISSIMIS
URBEM
IIS IUBET
MNO
SUARUM
NENSES
TANDAM
EM
RENTUR
nelius Tacitus,
Liber, III, 30
Antonio ordinò
di prendere
delle fiaccole e
di dare fuoco
agli edifici più
belli al di fuori
delle mura,
per vedere se
si riuscisse a
costringere i
cremonensi
a cambiare
schieramento
danneggiando i
loro beni.
In alto a sinistra:
Frammenti del
Ninfeo
di piazza
Marconi bruciati
dall’incendio
della domus.
In alto a destra:
Frammento di
bicchiere in
ceramica
“tipo Aco”
decorato a
rilievo.
Domus del
Ninfeo,
fine I sec. a.C. inizi I d.C.
Questa fiorente situazione
fu improvvisamente interrotta
dalle guerre intestine seguite
alla morte di Nerone:
nell’ottobre del 69 d.C.
le truppe di Vespasiano
misero a ferro e fuoco tutto il
municipium. La ricostruzione,
iniziata subito dopo, è
testimoniata da nuove
residenze raffinate e oggetti
importati, anche di lusso.
Il porto è menzionato in più
fonti scritte quale approdo
importante, fino al V sec.
avanzato. La rilevanza
strategica è confermata
anche dalla presenza di
una fabbrica imperiale di
scudi (fabrica scutaria) e
dallo stanziamento di un
corpo speciale di Sarmatae.
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Urna in ceramica sovradipinta.
Necropoli di San Lorenzo,
I sec a.C.
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Cremona subì una nuova
distruzione da parte dei
Longobardi di Agilulfo
nell’agosto del 603,
dalla quale si riprenderà
lentamente solo a partire
dal X sec.
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Sezione del
crollo di un
ambiente
della domus
del Ninfeo di
piazza Marconi
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SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
DOMU
ERRA
Lo spazio privato
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La storia socioeconomica di
Cremona romana si riflette
in modo significativo sulla
sua edilizia, sia pubblica
che privata. Quella pubblica
rappresenta l’espressione
di quanto l’autorità
politica vuole manifestare
ideologicamente, non solo
a livello locale ma anche
nei confronti di Roma; quella
privata è tesa a sottolineare
il prestigio delle élites
tra i propri pari e verso i
clientes. Non esistono dati
sulle abitazioni delle prime
fasi della città, anche se
si può pensare a semplici
strutture in legno e terra, con
pavimenti in terra battuta e
tetti in erbe palustri.
Della fine II - inizio I secolo
a.C. abbiamo come unica
testimonianza una residenza
in mattoni cotti legati da
argilla, con alcuni alzati
intermedi in argilla cruda,
verosimilmente decorati
secondo il I stile pompeiano.
Intorno alla metà del
I secolo a.C., il
rinnovamento dell’edilizia
privata è testimoniato da
ritrovamenti di domus con
pavimenti in cocciopesto,
mentre solo in età
NON
DO
HUM
MA
NU
ORNAM
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DE G
STIB
NON
SPUT
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VER
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SCR
TA M
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Marcus Tull
Particolare del
mosaico con
labirinto dalla
domus di via
Cadolini.
Fine I sec. a.C.inizi I d.C.
Pavimenti della
domus di via
Cadolini.
Fine I sec. a.C.inizi I d.C.
Actio in Ve
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MENTO
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CIVITATI
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RIPMAENT
lius Cicero,
errem, 2, IV
SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
La casa
costituiva un
vanto non
tanto per il
proprietario
quanto per la
città (intera).
In alto a destra:
Particolare del
mosaico con
scena palustre.
Domus del
Ninfeo,
fine I sec. a.C.inizi I d.C.
protoimperiale si afferma
l’uso di mosaici, di affreschi
raffinati, di elementi
architettonici in pietra, di
spazi aperti colonnati, di
giardini con statue e arredi
marmorei, di ninfei.
Nel II secolo d.C. si
prediligono ambienti
absidati e pavimenti musivi
policromi con complessi
giochi geometrici.
Lacerti di intonaci dipinti
sono l’unica testimonianza
superstite del periodo tra la
fine del III e l’inizio del IV
secolo d.C.
La domus del Ninfeo di
piazza Marconi è un
esempio eccezionale della
complessità planimetrica che
potevano raggiungere le
abitazioni private.
Essa occupava l’intera insula
urbana (m80 x m80),
sviluppata, con forte impatto
scenografico, su più livelli
Frammento di trapezoforo
(sostegno per tavolo)
in marmo numidico.
Domus del Ninfeo,
fine I sec. a.C. - inizi I d.C.
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terrazzati e distribuita
intorno a quattro spazi
aperti colonnati, due dei
quali accoglievano giardini
con grandi vasche d’acqua
e un ninfeo monumentale.
Da qui si accedeva ai
cubicula e al triclinium, con
affaccio panoramico sul
fiume Po, mentre al piano
sottostante si trovavano le
cucine, le dispense e gli altri
ambienti di servizio.
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M osaici e pit ture
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Se i pavimenti a mosaico
costituiscono storicamente
la parte più nota dei
rinvenimenti archeologici
a Cremona, la pittura
parietale era pochissimo
documentata prima dello
scavo della domus del
Ninfeo di piazza Marconi.
Diverse sono le tecniche di
rivestimento pavimentale
in uso in epoca romana.
Particolarmente frequenti
sono i pavimenti
“cementizi”, realizzati con
un battuto di malta, laterizi
e talora pietrame di varia
Frammento di mosaico con scena
palustre. Domus del Ninfeo,
fine I sec. a.C. - inizi I d.C.
pezzatura, spesso decorati
con tessere, scaglie o
lastrine di pietra.
La tecnica del mosaico era
per lo più riservata agli
spazi più importanti o di
rappresentanza.
La maggior parte dei
mosaici rinvenuti a
Cremona presenta schema
geometrico, talvolta
arricchito da elementi
vegetali; fanno eccezione
la scena dell’uccisione del
Minotauro della domus
del Labirinto, i busti delle
Stagioni del mosaico di via
Cadolini, la scena palustre
dei frammenti dalla domus
del Ninfeo.
Particolari del
“mosaico delle
Stagioni”.
Via Cadolini,
II sec. d.C.
NA
ERRA
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MI,
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TIGIIS
RIPNECULIS
MACRISPIS
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IS ET
UTIS…
uvius Pollio,
ctura, VII, 5
SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
Sugli intonaci
si dipingono
mostri, non
figure conformi
alla realtà.
Al posto delle
colonne, steli,
canne; al posto
dei frontoni,
viticci con foglie
arricciate come
spire…
In alto a sinistra:
Particolare del
“mosaico delle
Stagioni”.
Via Cadolini,
II sec. d.C.
In alto a destra:
Particolare della
decorazione
dell’anticamera
del cubiculum.
Domus del
Ninfeo,
fine I sec. a.C.
Frammenti di
intonaco dipinto
dell’anticamera
del cubiculum.
Domus del
Ninfeo,
fine I sec. a.C.
Le decorazioni pittoriche
erano realizzate perlopiù
con la tecnica dell’affresco:
i colori venivano stesi su un
intonaco umido di calce e
sabbia che, asciugandosi, li
fissava stabilmente.
I pigmenti impiegati per
gli affreschi più significativi
della domus del Ninfeo
erano costituiti da calcite
per il bianco, nerofumo per
il nero, una miscela di terra
verde e blu egizio per i
verdi e l’ematite per il rosa
e il viola.
Per il rosso vivo si fece
ricorso a grandi quantità
di cinabro, un pigmento
artificiale (solfuro di
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Intonaco dipinto dell’anticamera
del cubiculum.
Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C.
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mercurio) prezioso e costoso
al punto da essere dato
dal committente in quantità
controllate.
Le indagini archeologiche
degli ultimi anni in piazza
Marconi hanno consentito il
recupero di enormi quantità
di affreschi frammentari
distribuiti cronologicamente
fra il II secolo a.C. e la
prima età imperiale (fine I
secolo a.C. – I secolo d.C.).
Essi manifestano, per la
loro elevata qualità e per la
vicinanza ai modelli artistici
cari alle élite politiche
di Roma, la ricchezza e
la posizione sociale dei
proprietari.
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SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
…INTER
ERRA
Il giardino
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Il giardino era il centro
della casa, luogo ameno
dedicato all’otium.
Questo spazio era ideale
per lo sfoggio dello status
del padrone di casa,
evidente nel caso della
domus del Ninfeo, con gli
spettacolari giochi d’acqua
in vasche e fontane.
L’arredo consisteva in oscilla
(dischi figurati in pietra
o terracotta) e maschere
teatrali che pendevano tra le
colonne; le erme fungevano
da elementi decorativi in
NUTRITU
HUM
COLUM
Statuetta in
marmo di
Artemide
cacciatrice.
Domus del
Ninfeo, prima
metà I sec. d.C.
mezzo al verde; gli dei
erano presenti con le statue
di Venere e Diana, mentre
piccoli animali e sassi
invetriati si intravvedevano
nell’erba.
Sono stati ritrovati anche
sostegni in pietra per lucerne
e abbeveratoi per gli uccelli.
Alcune delle stanze o i
portici che si affacciavano
sul giardino erano a
loro volta affrescati con
raffigurazioni di arbusti, fiori
e uccelli.
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Testa in marmo di Afrodite.
Domus del Ninfeo,
fine I sec. a.C. - inizi I d.C.
Frammento di
oscillum
in marmo.
Domus del
Ninfeo,
I sec. d.C.
NU
LAUDAT
ES
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RIPMAENT
SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
…il verde
cresce anche
fra le colonne
variegate
e viene
apprezzata
una casa che
si affaccia
su spaziosi
giardini.
In alto:
Particolari della
decorazione del
Ninfeo.
us Flaccus,
ae, I, 10
Ricostruzione
della nicchia
centrale
del Ninfeo
della domus
di piazza
Marconi.
Fine I sec. a.C.inizi I d.C.
Il ninfeo costituisce un
lussuoso arredo da giardino,
molto di moda nelle case
della popolazione più
abbiente nel periodo
compreso tra il I secolo a.C.
e il I secolo d.C.
Si tratta di un fondale
architettonico di grande
effetto scenografico,
generalmente completo
di fontana e che, spesso,
costituiva l’alloggiamento di
statue.
Nel corso della bella
stagione era d’uso cenare
presso il ninfeo allietati dalla
frescura e dalla suggestiva
ambientazione.
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Particolare della decorazione
del Ninfeo.
Fine I sec. a.C. - inizi I d.C.
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La struttura rinvenuta a
Cremona è decorata da
un rivestimento musivo
molto variegato, con motivi
che evocano l’atmosfera
del giardino e il tema
dell’acqua. Assieme ad
elementi geometrici si
osservano infatti girali
d’edera, ghirlande di foglie
e frutti e una grande valva
di conchiglia.
La suggestione dell’ambiente
naturale è enfatizzata dalla
decorazione “a finta grotta”
di parte della struttura.
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SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
Gli arredi
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L’arredo romano era
costituito da pochi mobili:
letti, posti nei triclini o nei
cubicula, tavoli e tavolini,
sgabelli e sedie, armadi e
cassettiere.
La loro struttura era per
lo più in legno, quindi in
materiale deperibile che
difficilmente si conserva.
Essi erano però decorati
da elementi in bronzo,
in metallo prezioso e
talora in osso, rinvenuti in
abbondanza nella domus
del Ninfeo.
Caratteristiche erano le
appliques, configurate a
testa o busto di divinità,
o con soggetti del mondo
animale, fissati alla parte
terminale dei letti e alle
casse.
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Applique in bronzo
di cassa o cassaforte.
Domus del Ninfeo,
I sec. d.C.
Queste ultime, così come
armadi e porte, erano
munite di sistemi di chiusura
a serratura che prevedevano
l’uso di chiavi; per i
cofanetti le chiavi potevano
anche essere montate su
anelli da portare al dito.
Fra gli arredi di pregio
rientra un bellissimo
manufatto in bronzo,
proveniente da Calvatone,
la cui funzione resta ad oggi
ancora controversa:
è stato infatti
tradizionalmente
interpretato come sgabello
poggiapiedi, sulla
base di confronti
con materiale
proveniente
dall’area
vesuviana.
Lucerne in
terracotta.
Cremona e
territorio,
I sec. a.C.prima metà
I d.C.
In alto a destra:
Particolare della
decorazione
del sostegno
in bronzo
(sgabello o
vassoio).
Calvatone (Cr),
fine I sec. a.C.I sec. d.C.
…PA
ERRA
SEGES
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Tibullus,
m Liber, I
SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
…mi basta
un piccolo
raccolto, mi
basta riposare
nel mio letto,
stendere le
membra nel
solito giaciglio.
Portalucerne in
bronzo.
Domus del
Ninfeo,
I sec. d.C.
Recentemente, però,
è stata avanzata l’ipotesi
che si tratti di un vassoio
o presentatoio di pregio
utilizzato durante il
banchetto per cibi prelibati.
Nella casa romana
l’illuminazione era assicurata
dalle lucerne, per lo più in
terracotta, alimentate a olio.
Per appoggiare le
lucerne si utilizzavano
appositi sostegni da terra
o da tavolo variamente
configurati, i portalucerne,
spesso realizzati in bronzo.
Una delle fogge più diffuse
è quella dei portalucerne a
forma di ramo o di canna
palustre, con foglie, boccioli
e gemme ad accrescerne il
naturalismo.
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Testa di statuetta femminile
in marmo.
Calvatone (Cr),
I - II sec. d.C.
Dalla domus del Ninfeo
proviene un esemplare
eccezionalmente
conservato, completato
dalla lucerna anch’essa in
bronzo.
Campane in bronzo.
Domus del Ninfeo, I sec. d.C.
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SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
NOS,
IN
ERRA
La tavola e gli alimenti
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Illuminati dalla luce delle
lucerne e dei candelabri,
immersi nell’elegante
atmosfera della sala da
pranzo (triclinium), i Romani,
comodamente distesi sui letti
triclinari, consumavano il
loro pasto serale in un clima
di raffinatezza e giovialità.
Le domus cremonesi ci
mostrano notevoli esempi
di quanto servisse alla
presentazione del cibo,
ma anche per la cottura e
per la conservazione degli
alimenti.
Sulla tavola veniva disposto
il servizio da mensa, il
ministerium, costituito da
vasellame in terracotta, e,
talvolta, in vetro o in
metallo più o meno
prezioso.
Oggetti di
particolare
pregio
potevano venire
importati da
prestigiosi centri
di produzione,
anche molto lontani,
così come da lontano
provenivano alcuni alimenti:
i datteri, rari nel nord Italia
in contesto di abitato, sono
stati trovati invece in numero
cospicuo nella lussuosa
domus del Ninfeo.
CENAM
HUM
CONC
Olpe in
ceramica.
Domus del
Ninfeo,
I sec. d.C.
Anfore vinarie
ed olearie.
Cremona e
teritorio, epoche
varie
NU
PISC
ES
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DISSIM
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Quintus Hora
Saturae
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RIPMAENT
atius Flaccus,
e, II, 8
SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
Mangiavamo
uccelli frutti di
mare pesci
che
nascondevano
un gusto diverso
da quello
consueto.
In alto a sinistra:
Particolare di
olla in ceramica
comune grezza.
Domus del
Ninfeo,
I sec. a.C.
In alto a destra:
Particolare della
decorazione a
rilievo di coppa
in ceramica
italo-megarese.
II sec. a.C inizi I sec. a.C.
Molto più comuni, legumi
e cereali essiccati
venivano conservati
in grandi dolia in
terracotta, talvolta
parzialmente interrati
per mantenere costante
la temperatura, mentre
il vino si conservava
soprattutto in botti di
legno.
Le derrate destinate al
commercio (vino, olio, salse
di pesce, miele, olive e
frutta) venivano trasportate
attraverso rotte fluviali e
marittime nelle anfore.
Tali contenitori, sigillati
con tappi di sughero
o terracotta, avevano
l’imboccatura stretta, due
robusti manici, il corpo
capiente, internamente
rivestito di resine
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Frammento di anfora
con iscrizione dipinta.
Via Garibotti,
fine III - inizio II sec. a.C.
impermeabilizzanti, ed il
fondo con puntale per la
sistemazione nella stiva
delle imbarcazioni; talvolta
erano rivestite da una rete di
paglia.
Una volta giunti a
destinazione, gli alimenti
venivano travasati in
contenitori più piccoli e
nelle case abitualmente
si conservavano in olle di
terracotta o vetro, cullei di
cuoio e cesti.
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Coppetta in ceramica
(terra sigillata).
Domus del Ninfeo, I sec. d.C.
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SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
Il culto e la superstizione
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Nello scavo della domus
del Ninfeo sono stati
rinvenuti numerosi oggetti
pertinenti alla sfera cultuale,
che si aggiungono alle
testimonianze da scavi
meno recenti in città e nel
territorio.
La vita dell’uomo romano
era scandita da riti dedicati
alle divinità. L’edificazione
stessa della casa nasceva
sotto buoni auspici grazie
a un atto propiziatorio,
che spesso consisteva nel
seppellire un oggetto rituale:
un esempio è il rhyton
(vaso per libagioni) a testa
d’antilope trovato proprio
sotto il focolare della domus
del Ninfeo.
Molto superstiziosi, i
Romani credevano che il
male generato dall’invidia
(il malocchio) si potesse
distogliere mediante oggetti
apotropaici, scudo del flusso
negativo.
Pendente a
forma di fallo in
osso lavorato.
Domus del
Ninfeo,
fine I sec. a.C.
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Rhyton in ceramica invetriata.
Domus del Ninfeo,
fine I sec. a.C. - inizi I d.C.
Applique
in bronzo
raffigurante
Mercurio.
Calvatone (Cr),
I - III sec. d.C.
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n, XXIX, 8
SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
In un angolo poi
vidi un grande
armadio,
dentro cui, in
una nicchia,
c’erano dei Lari
d’argento e una
statua di Venere
in marmo.
Statuetta in
marmo di Igea.
Calvatone (Cr),
II sec. d.C.
In alto a sinistra:
Frammenti di
ex-voto in
argilla.
Domus del
Ninfeo,
I - II sec. d.C.
In alto a destra:
Particolare di
olletta in
ceramica
comune con
coperchio.
Domus del
Ninfeo,
fine I sec. a.C.inizi I d.C.
Molto frequente con
tale funzione era il fallo
maschile: collegato a valori
benauguranti di fertilità e
salute, era portato come
amuleto al collo o alla
cintura, oppure appeso
all’ingresso delle case.
Il potere delle parole e
del malaugurio trovava
espressione nelle defixiones,
tavole in metallo che
recavano maledizioni
secondo un formulario
codificato, come quella
in piombo, arrotolata e
sepolta, trovata a Cremona.
All’interno della casa, i
Lararia erano spazi dedicati
al culto degli antenati
divinizzati, cui si chiedeva
la protezione della salute,
della prosperità e del
successo della famiglia.
In sacelli costruiti a
imitazione dei templi
venivano collocate le
statuette di divinità diverse,
davanti alle quali compiere
libagioni su piccoli altari
mobili o in muratura.
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Frammenti di ex-voto in argilla.
Domus del Ninfeo,
I - II sec. d.C.
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Lo spazio pubblico
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Nell’impianto urbanistico di
Cremona romana è difficile,
sulla base dei pochi dati
disponibili, riconoscere gli
spazi destinati agli edifici
preposti alle funzioni civili,
religiose, del tempo libero.
All’incrocio del cardine e del
decumano massimi doveva
trovarsi l’area forense, forse
da riconoscere almeno in
parte nella platea parva
(ora piazza Stradivari), che
nei secoli successivi perse
il proprio ruolo centrale in
favore della vicina piazza
del Comune, su cui si
affaccia la Cattedrale.
Confermerebbero
questa ipotesi
alcune basi in
terracotta per
colonne in
laterizio stuccate,
recuperate
negli anni ’60,
forse pertinenti
ad un tempio o
edificio civile di età
repubblicana collegato
al Foro.
Elementi architettonici
in terracotta rinvenuti in
seconda giacitura sono
quanto ci resta degli edifici
templari della fase più
Telamone in
terracotta.
Piazza
Marconi,
II - I sec. a.C.
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SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
Per quattro
giorni Cremona
potè resistere.
Quando (poi)
tutti gli edifici,
sacri e civili,
crollarono tra le
fiamme, soltanto
il tempio di
Mefite rimase
in piedi davanti
alle mura, difeso
dalla posizione
o dalla divinità.
antica: interessantissima,
in particolare, è la statua
frammentaria di divinità
o di eroe che doveva far
parte della decorazione
del frontone di uno dei
principali templi della
città, purtroppo rinvenuta
all’interno di un muro
medioevale in cui era stata
utilizzata come elemento di
reimpiego.
Nessun dato archeologico,
invece, può essere sinora
riferito al tempio di Mefite,
citato da Tacito quale unico
edificio risparmiato dalla
devastazione del 69 d.C.
Dalla medesima fonte
sappiamo della presenza
di terme pubbliche e
di un anfiteatro ligneo
destinato alla celebrazione
dell’effimera vittoria di
Vitellio.
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Frammenti di statua
frontonale in terracotta.
Via Plasio, II sec. a.C.
I resti di elementi di raffinata
decorazione architettonica
da via Cesare Battisti,
possono essere attribuiti
invece a un grandioso
edificio (il teatro?) con
diverse fasi dall’età
protoaugustea a
quella severiana.
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nelius Tacitus,
Liber, III, 33
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Capitello in marmo
con coppie di leoni.
Via Cesare Battisti, III sec. d.C.
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SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
Le necropoli
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Come in tutte le città
romane, anche a Cremona
le sepolture erano poste
fuori dalle mura, lungo le
strade principali; nel nostro
caso, si tratta delle vie per
Bergamo, per Brescia e per
Verona e Mantova (la via
Postumia).
Purtroppo le necropoli
sono state scavate in modo
non sistematico, senza
alcuna documentazione, e
nessuna tomba si presenta
con il contesto originario
intatto; sono state inoltre
recuperate soltanto nove
stele sepolcrali, con ritratti,
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Brocca in bronzo
con ansa configurata
a forma di sirena.
Presso “Porta Venezia”,
fine I sec. a.C. - inizi I d.C.
simboli escatologici ed
iscrizioni.
Le più antiche necropoli
rinvenute, risalenti alla
fine del I secolo a.C.,
seguono il rito funerario
dell’incinerazione, usanza
che persistette fino al
II secolo d.C. inoltrato.
I defunti venivano sepolti
con corredi ritenuti necessari
per rendere più “comoda”
la vita nell’aldilà: vasellame
fittile, vitreo e bronzeo,
ornamenta, lucerne e
monete, l’obolo a Caronte.
Ricostruzione di
un sostegno di
letto funerario
in osso inciso
In alto:
Scavo della
necropoli
nella zona delle
absidi di
San Lorenzo
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SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO
Frammenti di
decorazione di
letti funerari in
osso inciso.
Necropoli di
San Lorenzo,
I sec. a.C.
Verso la fine del
II secolo d.C.
comincia a
diffondersi il rito
dell’inumazione,
che diventa
preponderante
dal IV.
Le uniche
testimonianze di
sepolture tardoantiche
a Cremona sono una
serie di strutture tombali in
cassa di laterizi, ritrovate
senza corredo nella zona
absidale di San Lorenzo,
ed una sepoltura in cassa di
piombo con una coppa in
vetro intagliato riferibile alla
produzione renana della
metà del IV secolo d.C.,
rinvenuta nell’area della
Cattedrale.
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Frammento di coppa in vetro
inciso con corteo delle Muse.
Piazza del Comune, seconda
metà IV sec. d.C.
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Quest’ultimo ritrovamento
costituisce la prima
attestazione dell’uso di
seppellire i defunti all’interno
della città, intorno alle
chiese.
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Lastra funeraria
in calcare.
Presso “Porta
Milano”, prima
metà I sec. d.C.
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San Lorenzo,
Museo Archeologico
COMITATO SCIENTIFICO
Lynn Arslan Pitcher
Paul Blockley
Ivana Iotta
Marco Pagliarini
Lucia Perego
Luca Rinaldi
Umberto Spigo
Marina Volonté
PROGETTO DI RESTAURO
ARCHITETTONICO
Ufficio Sviluppo Lavori
del Comune di Cremona
Paolo Rambaldi
con Giancarlo Frosi
Consulenza scientifica
e indagini diagnostiche
Dipartimento di Ingegneria Strutturale
del Politecnico di Milano
Progetto strutturale
Gian Ermes Massetti
Progetto impianti termoidraulici
Virginio Brocajoli
Progetto impianti elettrici e speciali
Roberto Ferrari
PROGETTO DI ORDINAMENTO
SCIENTIFICO
Soprintendenza per i
Beni Archeologici della Lombardia
Lynn Arslan Pitcher
Sistema Museale
della Città di Cremona
Marina Volonté
PROGETTO MUSEOGRAFICO
ED ALLESTITIVO
Giovanni Tortelli Roberto Frassoni
Architetti Associati
con Elia Gadeschi
Alessandro Polo
REALIZZAZIONE
Paolo Beltrami spa
Ro.gi.p. Tecnoimpianti snc
Electro di Paparatto D. e A. snc
Marmi Giamoco di Danelli & C snc
Sergio e Pierluigi Spotti snc
A. Carena e A. Ragazzoni
con F. Cè e L. Foroni
Corrado Armagni
Lamp Arredo srl
OTTART srl
Sistemi & Progetti
CONSULENZA
DIDATTICO SCIENTIFICA
Elena Baiguera
Alberto Bacchetta
Margherita Bolla
Cristina Boschetti
Roberto Bugini
Ivan Bonardi
Matteo Cadario
Elena Capelli
Marina Castoldi
Nicoletta Cecchini
Elisabetta Gagetti
Federica Giacobello
Elena Mariani
Gianluca Mete
Marcella Nicodemo
Francesca A. Ossorio
Thea Ravasi
Giordana Ridolfi
Fabrizio Slavazzi
Traduzioni
Maria Grazia Zanier
SEGRETERIA TECNICO
AMMINISTRATIVA
Marialuisa Baltieri
Cesare Guarneri
Carla Moreschi
Marco Scartapacchio
RESTAURO MATERIALE
ARCHEOLOGICO
Consorzio ARKE’
Giuliana Casadio
Chiara Ceriotti
Marina Cherubini
Michela Ciresa
Gabriella Dal Monte
Giuliana De Rose
Marta Fantoni
Carla Gagliardi
Pinuccia La Piana
Florence Caillaud
Lucia Miazzo
Katia Poletti
Istituto Superiore per la
Conservazione e il Restauro
Antonella Di Giovanni
Soprintendenza per i
Beni Archeologici della Lombardia
Annalisa Gasparetto
Grafica e impaginazione:
studio pi-tre, cremona
stampa:
monotipia cremonese, cremona
San Lorenzo, Museo Archeologico
Via San Lorenzo 4 (ang. Via Gerolamo da Cremona)
Tel. 0372 407775
Fax 0372 407268
[email protected]
Orari:
da martedì a domenica 9,00-13,00
lunedì chiuso
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