Sistema Museale c o n il c o n t r ib u t o San Lorenzo, Museo Archeologico Cremona romana: dai ritrovamenti ot tocenteschi allo scavo di Piaz za M arconi SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO San Lorenzo e il Museo Archeologico Il proposito dell’Amministrazione Comunale e della Soprintendenza per i Beni Archeologici, con il supporto della Regione Lombardia, di realizzare il Museo Archeologico di Cremona negli spazi della chiesa basilicale sconsacrata di San Lorenzo ha seguito di pari passo l’incremento dei materiali e delle conoscenze sulla città romana derivato dalle importanti campagne di scavo degli ultimi due decenni, in particolare quello di piazza Marconi, che ha portato alla luce i resti di una lussuosa residenza privata. La scelta della sede è di per sé significativa: essa stessa sito archeologico, mostra una stratificazione che parte dalla necropoli del I secolo a.C. e giunge alla costruzione della chiesa attuale (fine XII - inizi XIII secolo), edificata in corrispondenza di un sacello paleocristiano e della più antica chiesa (fine X secolo) del monastero benedettino di San Lorenzo. L’esposizione museale segue scelte esemplificative dei vari aspetti dello spazio pubblico, dello spazio privato e delle necropoli di Cremona romana. Gli elementi allestitivi in metallo naturale e pietra arenaria grigia fungono da fondali liberi o da vetrina e riprendono le ricorrenze, di ritmo e di dimensione, dell’architettura dell’edificio storico. 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO RAPI IG Cremona romana 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 Le colonie latine di Cremona e Piacenza furono dedotte nel 218 a.C., come baluardo contro i Galli; nel 190 a.C., a causa della decimazione per guerre e malattie, fu inviata una seconda ondata di coloni. Nel II sec. a.C. la relativa tranquillità portò la città a un notevole livello economico e culturale, e infatti nell’89, con la lex Iulia, divenne municipium. Nella guerra civile seguita all’assassinio di Giulio Cesare nel 44 a.C., l’aver parteggiato per Marco Antonio invece INFERR AMOEN EXTRA U AEDIFICI SI DAM che per Cesare Ottaviano ebbe come conseguenza la confisca delle terre e la loro redistribuzione ai veterani augustei; ciononostante, alla fine del I sec. a.C. la città aveva raggiunto una grande prosperità economica, rispecchiata anche nel rinnovamento edilizio, con la costruzione di numerose domus signorili. 17 18 19 20 ANTO Brocca in bronzo deteriorata dall’azione dell’incendio. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C. - I d.C. RERUM S Lastra frontale della ballista della IV Legione Macedonica rinvenuta nell’area presso “Porta Venezia”, probabile sede dell’accampamento delle truppe fedeli a Vitellio. I sec. d.C. CREMON AD MUTA FIDE TRAHER Publius Corn Historiarum SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO GNIS ONIUS RIQUE NISSIMIS URBEM IIS IUBET MNO SUARUM NENSES TANDAM EM RENTUR nelius Tacitus, Liber, III, 30 Antonio ordinò di prendere delle fiaccole e di dare fuoco agli edifici più belli al di fuori delle mura, per vedere se si riuscisse a costringere i cremonensi a cambiare schieramento danneggiando i loro beni. In alto a sinistra: Frammenti del Ninfeo di piazza Marconi bruciati dall’incendio della domus. In alto a destra: Frammento di bicchiere in ceramica “tipo Aco” decorato a rilievo. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C. inizi I d.C. Questa fiorente situazione fu improvvisamente interrotta dalle guerre intestine seguite alla morte di Nerone: nell’ottobre del 69 d.C. le truppe di Vespasiano misero a ferro e fuoco tutto il municipium. La ricostruzione, iniziata subito dopo, è testimoniata da nuove residenze raffinate e oggetti importati, anche di lusso. Il porto è menzionato in più fonti scritte quale approdo importante, fino al V sec. avanzato. La rilevanza strategica è confermata anche dalla presenza di una fabbrica imperiale di scudi (fabrica scutaria) e dallo stanziamento di un corpo speciale di Sarmatae. 01 02 03 04 Urna in ceramica sovradipinta. Necropoli di San Lorenzo, I sec a.C. 05 06 07 Cremona subì una nuova distruzione da parte dei Longobardi di Agilulfo nell’agosto del 603, dalla quale si riprenderà lentamente solo a partire dal X sec. 08 09 10 11 12 13 14 15 16 Sezione del crollo di un ambiente della domus del Ninfeo di piazza Marconi 17 18 19 20 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO DOMU ERRA Lo spazio privato 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 La storia socioeconomica di Cremona romana si riflette in modo significativo sulla sua edilizia, sia pubblica che privata. Quella pubblica rappresenta l’espressione di quanto l’autorità politica vuole manifestare ideologicamente, non solo a livello locale ma anche nei confronti di Roma; quella privata è tesa a sottolineare il prestigio delle élites tra i propri pari e verso i clientes. Non esistono dati sulle abitazioni delle prime fasi della città, anche se si può pensare a semplici strutture in legno e terra, con pavimenti in terra battuta e tetti in erbe palustri. Della fine II - inizio I secolo a.C. abbiamo come unica testimonianza una residenza in mattoni cotti legati da argilla, con alcuni alzati intermedi in argilla cruda, verosimilmente decorati secondo il I stile pompeiano. Intorno alla metà del I secolo a.C., il rinnovamento dell’edilizia privata è testimoniato da ritrovamenti di domus con pavimenti in cocciopesto, mentre solo in età NON DO HUM MA NU ORNAM ES QUAM DE G STIB NON SPUT DUM VER VOLA SCR TA M NE Marcus Tull Particolare del mosaico con labirinto dalla domus di via Cadolini. Fine I sec. a.C.inizi I d.C. Pavimenti della domus di via Cadolini. Fine I sec. a.C.inizi I d.C. Actio in Ve US ERAT ARE OMINO MAAGIS UM MENTO ST CIVITATI GUBUS N DITANM EST RBA ANT, RIPMAENT lius Cicero, errem, 2, IV SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO La casa costituiva un vanto non tanto per il proprietario quanto per la città (intera). In alto a destra: Particolare del mosaico con scena palustre. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C.inizi I d.C. protoimperiale si afferma l’uso di mosaici, di affreschi raffinati, di elementi architettonici in pietra, di spazi aperti colonnati, di giardini con statue e arredi marmorei, di ninfei. Nel II secolo d.C. si prediligono ambienti absidati e pavimenti musivi policromi con complessi giochi geometrici. Lacerti di intonaci dipinti sono l’unica testimonianza superstite del periodo tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C. La domus del Ninfeo di piazza Marconi è un esempio eccezionale della complessità planimetrica che potevano raggiungere le abitazioni private. Essa occupava l’intera insula urbana (m80 x m80), sviluppata, con forte impatto scenografico, su più livelli Frammento di trapezoforo (sostegno per tavolo) in marmo numidico. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C. - inizi I d.C. 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 terrazzati e distribuita intorno a quattro spazi aperti colonnati, due dei quali accoglievano giardini con grandi vasche d’acqua e un ninfeo monumentale. Da qui si accedeva ai cubicula e al triclinium, con affaccio panoramico sul fiume Po, mentre al piano sottostante si trovavano le cucine, le dispense e gli altri ambienti di servizio. 12 13 14 15 16 17 18 19 20 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO M osaici e pit ture 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Se i pavimenti a mosaico costituiscono storicamente la parte più nota dei rinvenimenti archeologici a Cremona, la pittura parietale era pochissimo documentata prima dello scavo della domus del Ninfeo di piazza Marconi. Diverse sono le tecniche di rivestimento pavimentale in uso in epoca romana. Particolarmente frequenti sono i pavimenti “cementizi”, realizzati con un battuto di malta, laterizi e talora pietrame di varia Frammento di mosaico con scena palustre. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C. - inizi I d.C. pezzatura, spesso decorati con tessere, scaglie o lastrine di pietra. La tecnica del mosaico era per lo più riservata agli spazi più importanti o di rappresentanza. La maggior parte dei mosaici rinvenuti a Cremona presenta schema geometrico, talvolta arricchito da elementi vegetali; fanno eccezione la scena dell’uccisione del Minotauro della domus del Labirinto, i busti delle Stagioni del mosaico di via Cadolini, la scena palustre dei frammenti dalla domus del Ninfeo. Particolari del “mosaico delle Stagioni”. Via Cadolini, II sec. d.C. NA ERRA PINGU HUM TECTO NU MON ES POTIUS DE G EX REBUS STIB IMAG NON CERT SPUT PRO CO DUM EN VER STRUU VOLA CALAM FAST SCR APPAGIN TA M CUM NEC FOLII VOLU Marcus Vitru De architec AM ARE UNTUR MA- ORIIS UM NSTRA ST QUAM GUS FINITIS BUS GINES N DITAE. TANOLUMNIS M NIMEST RBA UNTUR ANT, MI, PRO TIGIIS RIPNECULIS MACRISPIS ENT IS ET UTIS… uvius Pollio, ctura, VII, 5 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO Sugli intonaci si dipingono mostri, non figure conformi alla realtà. Al posto delle colonne, steli, canne; al posto dei frontoni, viticci con foglie arricciate come spire… In alto a sinistra: Particolare del “mosaico delle Stagioni”. Via Cadolini, II sec. d.C. In alto a destra: Particolare della decorazione dell’anticamera del cubiculum. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C. Frammenti di intonaco dipinto dell’anticamera del cubiculum. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C. Le decorazioni pittoriche erano realizzate perlopiù con la tecnica dell’affresco: i colori venivano stesi su un intonaco umido di calce e sabbia che, asciugandosi, li fissava stabilmente. I pigmenti impiegati per gli affreschi più significativi della domus del Ninfeo erano costituiti da calcite per il bianco, nerofumo per il nero, una miscela di terra verde e blu egizio per i verdi e l’ematite per il rosa e il viola. Per il rosso vivo si fece ricorso a grandi quantità di cinabro, un pigmento artificiale (solfuro di 01 02 03 Intonaco dipinto dell’anticamera del cubiculum. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C. 04 05 06 mercurio) prezioso e costoso al punto da essere dato dal committente in quantità controllate. Le indagini archeologiche degli ultimi anni in piazza Marconi hanno consentito il recupero di enormi quantità di affreschi frammentari distribuiti cronologicamente fra il II secolo a.C. e la prima età imperiale (fine I secolo a.C. – I secolo d.C.). Essi manifestano, per la loro elevata qualità e per la vicinanza ai modelli artistici cari alle élite politiche di Roma, la ricchezza e la posizione sociale dei proprietari. 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO …INTER ERRA Il giardino 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Il giardino era il centro della casa, luogo ameno dedicato all’otium. Questo spazio era ideale per lo sfoggio dello status del padrone di casa, evidente nel caso della domus del Ninfeo, con gli spettacolari giochi d’acqua in vasche e fontane. L’arredo consisteva in oscilla (dischi figurati in pietra o terracotta) e maschere teatrali che pendevano tra le colonne; le erme fungevano da elementi decorativi in NUTRITU HUM COLUM Statuetta in marmo di Artemide cacciatrice. Domus del Ninfeo, prima metà I sec. d.C. mezzo al verde; gli dei erano presenti con le statue di Venere e Diana, mentre piccoli animali e sassi invetriati si intravvedevano nell’erba. Sono stati ritrovati anche sostegni in pietra per lucerne e abbeveratoi per gli uccelli. Alcune delle stanze o i portici che si affacciavano sul giardino erano a loro volta affrescati con raffigurazioni di arbusti, fiori e uccelli. 18 19 20 Testa in marmo di Afrodite. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C. - inizi I d.C. Frammento di oscillum in marmo. Domus del Ninfeo, I sec. d.C. NU LAUDAT ES DOM DE G LONG STIB QUAE P NON AGR SPUT DUM VER VOLA SCR TA M NE Q. Horatiu Epistula RARE VARIAS UR SILVA MAMNAS UM TURQUE ST MUS, GUGOS BUS PROPICIT N DIROS TANM EST RBA ANT, RIPMAENT SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO …il verde cresce anche fra le colonne variegate e viene apprezzata una casa che si affaccia su spaziosi giardini. In alto: Particolari della decorazione del Ninfeo. us Flaccus, ae, I, 10 Ricostruzione della nicchia centrale del Ninfeo della domus di piazza Marconi. Fine I sec. a.C.inizi I d.C. Il ninfeo costituisce un lussuoso arredo da giardino, molto di moda nelle case della popolazione più abbiente nel periodo compreso tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. Si tratta di un fondale architettonico di grande effetto scenografico, generalmente completo di fontana e che, spesso, costituiva l’alloggiamento di statue. Nel corso della bella stagione era d’uso cenare presso il ninfeo allietati dalla frescura e dalla suggestiva ambientazione. 01 02 03 04 05 06 Particolare della decorazione del Ninfeo. Fine I sec. a.C. - inizi I d.C. 07 08 09 La struttura rinvenuta a Cremona è decorata da un rivestimento musivo molto variegato, con motivi che evocano l’atmosfera del giardino e il tema dell’acqua. Assieme ad elementi geometrici si osservano infatti girali d’edera, ghirlande di foglie e frutti e una grande valva di conchiglia. La suggestione dell’ambiente naturale è enfatizzata dalla decorazione “a finta grotta” di parte della struttura. 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO Gli arredi 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 L’arredo romano era costituito da pochi mobili: letti, posti nei triclini o nei cubicula, tavoli e tavolini, sgabelli e sedie, armadi e cassettiere. La loro struttura era per lo più in legno, quindi in materiale deperibile che difficilmente si conserva. Essi erano però decorati da elementi in bronzo, in metallo prezioso e talora in osso, rinvenuti in abbondanza nella domus del Ninfeo. Caratteristiche erano le appliques, configurate a testa o busto di divinità, o con soggetti del mondo animale, fissati alla parte terminale dei letti e alle casse. 17 18 19 20 Applique in bronzo di cassa o cassaforte. Domus del Ninfeo, I sec. d.C. Queste ultime, così come armadi e porte, erano munite di sistemi di chiusura a serratura che prevedevano l’uso di chiavi; per i cofanetti le chiavi potevano anche essere montate su anelli da portare al dito. Fra gli arredi di pregio rientra un bellissimo manufatto in bronzo, proveniente da Calvatone, la cui funzione resta ad oggi ancora controversa: è stato infatti tradizionalmente interpretato come sgabello poggiapiedi, sulla base di confronti con materiale proveniente dall’area vesuviana. Lucerne in terracotta. Cremona e territorio, I sec. a.C.prima metà I d.C. In alto a destra: Particolare della decorazione del sostegno in bronzo (sgabello o vassoio). Calvatone (Cr), fine I sec. a.C.I sec. d.C. …PA ERRA SEGES HUM EST; SA NU REQUIE ES LEC DE G SI LIC STIB SOLIO M NON LEVARE SPUT DUM VER VOLA SCR TA M NE Albius T Elegiarum ARVA ARE SMASATIS ATIS EST UM ESCERE ST CTO GUCET ET BUS MEMBRA N DIE TORO TANM EST RBA ANT, RIPMAENT Tibullus, m Liber, I SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO …mi basta un piccolo raccolto, mi basta riposare nel mio letto, stendere le membra nel solito giaciglio. Portalucerne in bronzo. Domus del Ninfeo, I sec. d.C. Recentemente, però, è stata avanzata l’ipotesi che si tratti di un vassoio o presentatoio di pregio utilizzato durante il banchetto per cibi prelibati. Nella casa romana l’illuminazione era assicurata dalle lucerne, per lo più in terracotta, alimentate a olio. Per appoggiare le lucerne si utilizzavano appositi sostegni da terra o da tavolo variamente configurati, i portalucerne, spesso realizzati in bronzo. Una delle fogge più diffuse è quella dei portalucerne a forma di ramo o di canna palustre, con foglie, boccioli e gemme ad accrescerne il naturalismo. 01 02 03 04 05 06 Testa di statuetta femminile in marmo. Calvatone (Cr), I - II sec. d.C. Dalla domus del Ninfeo proviene un esemplare eccezionalmente conservato, completato dalla lucerna anch’essa in bronzo. Campane in bronzo. Domus del Ninfeo, I sec. d.C. 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO NOS, IN ERRA La tavola e gli alimenti 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Illuminati dalla luce delle lucerne e dei candelabri, immersi nell’elegante atmosfera della sala da pranzo (triclinium), i Romani, comodamente distesi sui letti triclinari, consumavano il loro pasto serale in un clima di raffinatezza e giovialità. Le domus cremonesi ci mostrano notevoli esempi di quanto servisse alla presentazione del cibo, ma anche per la cottura e per la conservazione degli alimenti. Sulla tavola veniva disposto il servizio da mensa, il ministerium, costituito da vasellame in terracotta, e, talvolta, in vetro o in metallo più o meno prezioso. Oggetti di particolare pregio potevano venire importati da prestigiosi centri di produzione, anche molto lontani, così come da lontano provenivano alcuni alimenti: i datteri, rari nel nord Italia in contesto di abitato, sono stati trovati invece in numero cospicuo nella lussuosa domus del Ninfeo. CENAM HUM CONC Olpe in ceramica. Domus del Ninfeo, I sec. d.C. Anfore vinarie ed olearie. Cremona e teritorio, epoche varie NU PISC ES LON DE G DISSIM STIB NO NON CELA SPUT SUC DUM VER VOLA SCR TA M NE Quintus Hora Saturae NQUAM, ARE MUS AVIS, MA- CHYLIA, UM CIS ST NGE GUMILEM BUS OTO N DIANTIA TANCUM M EST RBA ANT, RIPMAENT atius Flaccus, e, II, 8 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO Mangiavamo uccelli frutti di mare pesci che nascondevano un gusto diverso da quello consueto. In alto a sinistra: Particolare di olla in ceramica comune grezza. Domus del Ninfeo, I sec. a.C. In alto a destra: Particolare della decorazione a rilievo di coppa in ceramica italo-megarese. II sec. a.C inizi I sec. a.C. Molto più comuni, legumi e cereali essiccati venivano conservati in grandi dolia in terracotta, talvolta parzialmente interrati per mantenere costante la temperatura, mentre il vino si conservava soprattutto in botti di legno. Le derrate destinate al commercio (vino, olio, salse di pesce, miele, olive e frutta) venivano trasportate attraverso rotte fluviali e marittime nelle anfore. Tali contenitori, sigillati con tappi di sughero o terracotta, avevano l’imboccatura stretta, due robusti manici, il corpo capiente, internamente rivestito di resine 01 02 03 04 05 Frammento di anfora con iscrizione dipinta. Via Garibotti, fine III - inizio II sec. a.C. impermeabilizzanti, ed il fondo con puntale per la sistemazione nella stiva delle imbarcazioni; talvolta erano rivestite da una rete di paglia. Una volta giunti a destinazione, gli alimenti venivano travasati in contenitori più piccoli e nelle case abitualmente si conservavano in olle di terracotta o vetro, cullei di cuoio e cesti. 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 Coppetta in ceramica (terra sigillata). Domus del Ninfeo, I sec. d.C. 19 20 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO Il culto e la superstizione 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 Nello scavo della domus del Ninfeo sono stati rinvenuti numerosi oggetti pertinenti alla sfera cultuale, che si aggiungono alle testimonianze da scavi meno recenti in città e nel territorio. La vita dell’uomo romano era scandita da riti dedicati alle divinità. L’edificazione stessa della casa nasceva sotto buoni auspici grazie a un atto propiziatorio, che spesso consisteva nel seppellire un oggetto rituale: un esempio è il rhyton (vaso per libagioni) a testa d’antilope trovato proprio sotto il focolare della domus del Ninfeo. Molto superstiziosi, i Romani credevano che il male generato dall’invidia (il malocchio) si potesse distogliere mediante oggetti apotropaici, scudo del flusso negativo. Pendente a forma di fallo in osso lavorato. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C. 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Rhyton in ceramica invetriata. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C. - inizi I d.C. Applique in bronzo raffigurante Mercurio. Calvatone (Cr), I - III sec. d.C. PRAET ERRA GRA HUM ARMA NU IN AN ES VIDI, IN DE G AEDIC STIB ERANT NON ARGENT SPUT VENER DUM SIGN VER MARMO VOLA SCR TA M NE Caius Pe Satyricon TEREA ARE ANDE MA- ARIUM UM NGULO ST N CUIUS GUCULA BUS T LARES N DITI POSITI TANRISQUE MNUM EST RBA OREUM ANT, RIPMAENT etronius, n, XXIX, 8 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO In un angolo poi vidi un grande armadio, dentro cui, in una nicchia, c’erano dei Lari d’argento e una statua di Venere in marmo. Statuetta in marmo di Igea. Calvatone (Cr), II sec. d.C. In alto a sinistra: Frammenti di ex-voto in argilla. Domus del Ninfeo, I - II sec. d.C. In alto a destra: Particolare di olletta in ceramica comune con coperchio. Domus del Ninfeo, fine I sec. a.C.inizi I d.C. Molto frequente con tale funzione era il fallo maschile: collegato a valori benauguranti di fertilità e salute, era portato come amuleto al collo o alla cintura, oppure appeso all’ingresso delle case. Il potere delle parole e del malaugurio trovava espressione nelle defixiones, tavole in metallo che recavano maledizioni secondo un formulario codificato, come quella in piombo, arrotolata e sepolta, trovata a Cremona. All’interno della casa, i Lararia erano spazi dedicati al culto degli antenati divinizzati, cui si chiedeva la protezione della salute, della prosperità e del successo della famiglia. In sacelli costruiti a imitazione dei templi venivano collocate le statuette di divinità diverse, davanti alle quali compiere libagioni su piccoli altari mobili o in muratura. 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 Frammenti di ex-voto in argilla. Domus del Ninfeo, I - II sec. d.C. 19 20 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO Lo spazio pubblico 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Nell’impianto urbanistico di Cremona romana è difficile, sulla base dei pochi dati disponibili, riconoscere gli spazi destinati agli edifici preposti alle funzioni civili, religiose, del tempo libero. All’incrocio del cardine e del decumano massimi doveva trovarsi l’area forense, forse da riconoscere almeno in parte nella platea parva (ora piazza Stradivari), che nei secoli successivi perse il proprio ruolo centrale in favore della vicina piazza del Comune, su cui si affaccia la Cattedrale. Confermerebbero questa ipotesi alcune basi in terracotta per colonne in laterizio stuccate, recuperate negli anni ’60, forse pertinenti ad un tempio o edificio civile di età repubblicana collegato al Foro. Elementi architettonici in terracotta rinvenuti in seconda giacitura sono quanto ci resta degli edifici templari della fase più Telamone in terracotta. Piazza Marconi, II - I sec. a.C. PE ERRA QUADR HUM CREM NU SUFFECI ES OMNIA DE G PROFAN STIB IN IG NON CONSID SPUT SOL DUM MEPH VER TEMP VOLA STETIT MOENIA SCR SEU TANU M DEFEN NE Publius Corn Historiarum ER ARE RIDUUM MA- MONA UM IT. CUM ST A SACRA GUNAQUE BUS GNE N DIDERENT TANLUM MHITIS EST RBA PLUM ANT, ANTE ARIPLOCO UMINE MANSUM ENT SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO Per quattro giorni Cremona potè resistere. Quando (poi) tutti gli edifici, sacri e civili, crollarono tra le fiamme, soltanto il tempio di Mefite rimase in piedi davanti alle mura, difeso dalla posizione o dalla divinità. antica: interessantissima, in particolare, è la statua frammentaria di divinità o di eroe che doveva far parte della decorazione del frontone di uno dei principali templi della città, purtroppo rinvenuta all’interno di un muro medioevale in cui era stata utilizzata come elemento di reimpiego. Nessun dato archeologico, invece, può essere sinora riferito al tempio di Mefite, citato da Tacito quale unico edificio risparmiato dalla devastazione del 69 d.C. Dalla medesima fonte sappiamo della presenza di terme pubbliche e di un anfiteatro ligneo destinato alla celebrazione dell’effimera vittoria di Vitellio. 01 02 03 04 05 06 07 Frammenti di statua frontonale in terracotta. Via Plasio, II sec. a.C. I resti di elementi di raffinata decorazione architettonica da via Cesare Battisti, possono essere attribuiti invece a un grandioso edificio (il teatro?) con diverse fasi dall’età protoaugustea a quella severiana. 09 10 11 12 13 14 15 16 17 nelius Tacitus, Liber, III, 33 08 Capitello in marmo con coppie di leoni. Via Cesare Battisti, III sec. d.C. 18 19 20 SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO Le necropoli 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 Come in tutte le città romane, anche a Cremona le sepolture erano poste fuori dalle mura, lungo le strade principali; nel nostro caso, si tratta delle vie per Bergamo, per Brescia e per Verona e Mantova (la via Postumia). Purtroppo le necropoli sono state scavate in modo non sistematico, senza alcuna documentazione, e nessuna tomba si presenta con il contesto originario intatto; sono state inoltre recuperate soltanto nove stele sepolcrali, con ritratti, 14 15 16 17 18 19 20 Brocca in bronzo con ansa configurata a forma di sirena. Presso “Porta Venezia”, fine I sec. a.C. - inizi I d.C. simboli escatologici ed iscrizioni. Le più antiche necropoli rinvenute, risalenti alla fine del I secolo a.C., seguono il rito funerario dell’incinerazione, usanza che persistette fino al II secolo d.C. inoltrato. I defunti venivano sepolti con corredi ritenuti necessari per rendere più “comoda” la vita nell’aldilà: vasellame fittile, vitreo e bronzeo, ornamenta, lucerne e monete, l’obolo a Caronte. Ricostruzione di un sostegno di letto funerario in osso inciso In alto: Scavo della necropoli nella zona delle absidi di San Lorenzo ERRA HUM NU ES DE G STIB NON SPUT DUM VER VOLA SCR TA M NE ARE MAUM ST GUBUS N DITANM EST RBA ANT, RIPMAENT SAN LORENZO, MUSEO ARCHEOLOGICO Frammenti di decorazione di letti funerari in osso inciso. Necropoli di San Lorenzo, I sec. a.C. Verso la fine del II secolo d.C. comincia a diffondersi il rito dell’inumazione, che diventa preponderante dal IV. Le uniche testimonianze di sepolture tardoantiche a Cremona sono una serie di strutture tombali in cassa di laterizi, ritrovate senza corredo nella zona absidale di San Lorenzo, ed una sepoltura in cassa di piombo con una coppa in vetro intagliato riferibile alla produzione renana della metà del IV secolo d.C., rinvenuta nell’area della Cattedrale. 01 02 03 04 05 Frammento di coppa in vetro inciso con corteo delle Muse. Piazza del Comune, seconda metà IV sec. d.C. 06 07 08 09 Quest’ultimo ritrovamento costituisce la prima attestazione dell’uso di seppellire i defunti all’interno della città, intorno alle chiese. 10 11 12 13 14 15 16 17 Lastra funeraria in calcare. Presso “Porta Milano”, prima metà I sec. d.C. 18 19 20 San Lorenzo, Museo Archeologico COMITATO SCIENTIFICO Lynn Arslan Pitcher Paul Blockley Ivana Iotta Marco Pagliarini Lucia Perego Luca Rinaldi Umberto Spigo Marina Volonté PROGETTO DI RESTAURO ARCHITETTONICO Ufficio Sviluppo Lavori del Comune di Cremona Paolo Rambaldi con Giancarlo Frosi Consulenza scientifica e indagini diagnostiche Dipartimento di Ingegneria Strutturale del Politecnico di Milano Progetto strutturale Gian Ermes Massetti Progetto impianti termoidraulici Virginio Brocajoli Progetto impianti elettrici e speciali Roberto Ferrari PROGETTO DI ORDINAMENTO SCIENTIFICO Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Lynn Arslan Pitcher Sistema Museale della Città di Cremona Marina Volonté PROGETTO MUSEOGRAFICO ED ALLESTITIVO Giovanni Tortelli Roberto Frassoni Architetti Associati con Elia Gadeschi Alessandro Polo REALIZZAZIONE Paolo Beltrami spa Ro.gi.p. Tecnoimpianti snc Electro di Paparatto D. e A. snc Marmi Giamoco di Danelli & C snc Sergio e Pierluigi Spotti snc A. Carena e A. Ragazzoni con F. Cè e L. Foroni Corrado Armagni Lamp Arredo srl OTTART srl Sistemi & Progetti CONSULENZA DIDATTICO SCIENTIFICA Elena Baiguera Alberto Bacchetta Margherita Bolla Cristina Boschetti Roberto Bugini Ivan Bonardi Matteo Cadario Elena Capelli Marina Castoldi Nicoletta Cecchini Elisabetta Gagetti Federica Giacobello Elena Mariani Gianluca Mete Marcella Nicodemo Francesca A. Ossorio Thea Ravasi Giordana Ridolfi Fabrizio Slavazzi Traduzioni Maria Grazia Zanier SEGRETERIA TECNICO AMMINISTRATIVA Marialuisa Baltieri Cesare Guarneri Carla Moreschi Marco Scartapacchio RESTAURO MATERIALE ARCHEOLOGICO Consorzio ARKE’ Giuliana Casadio Chiara Ceriotti Marina Cherubini Michela Ciresa Gabriella Dal Monte Giuliana De Rose Marta Fantoni Carla Gagliardi Pinuccia La Piana Florence Caillaud Lucia Miazzo Katia Poletti Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro Antonella Di Giovanni Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Annalisa Gasparetto Grafica e impaginazione: studio pi-tre, cremona stampa: monotipia cremonese, cremona San Lorenzo, Museo Archeologico Via San Lorenzo 4 (ang. Via Gerolamo da Cremona) Tel. 0372 407775 Fax 0372 407268 [email protected] Orari: da martedì a domenica 9,00-13,00 lunedì chiuso