REPORT HTA REGIONALE Decisioni CTR Data riunione: 20/12/2011 Decisione: Inserito Commenti: Il farmaco è già utilizzato negli ospedali del Veneto ai sensi della legge 648/96, per cui non è fd prevista alcuna spesa farmaceutica incrementale per la Regione. CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO PRINCIPIO ATTIVO: Idursulfasi NOME COMMERCIALE: Elaprase DITTA PRODUTTRICE: Shire Italia spa FORMULAZIONE: • 1 fl 2 mg/ml da 3 ml – Concentrato per soluzione per infusione – Prezzo: 4.356,75 € ATC: A16AB09 CATEGORIA TERPAEUTICA: Altri farmaci per l’apparato gastrointestinale e del metabolismo - Enzimi CLASSE: H REGISTRO AIFA: Si – Registro Farmaci Orfani Criteri di eleggibilità: - Diagnosi di Mucopolisaccaridosi (MPS) tipo II (o Sindrome di Hunter) MODALITA’ PRESCRITTIVE: RR – Ricetta Ripetibile (10 volte in 6 mesi) INDICAZIONE MINISTERIALE: Elaprase è indicato per il trattamento a lungo termine dei pazienti con sindrome di Hunter (mucopolisaccaridosi II, MPS II). Negli studi clinici non sono stati esaminati i soggetti eterozigoti di sesso femminile. REGISTRAZIONE: centralizzata DATA REGISTRAZIONE EMA: 08/01/2007 REGISTRAZIONE FDA: Si DATA AIC: 26/03/2011 Nota AIFA: No MECCANISMO D’AZIONE E POSOLOGIA Idursulfasi è un farmaco utilizzato come terapia enzimatica sostitutiva per i pazienti affetti da Mucopolissaccaridosi di tipo II (MPS II) o Sindrome di Hunter. L’idursulfasi (P.M. ≅ 76 kD) è una forma purificata dell’enzima lisosomiale iduronato-2-solfatasi (I2S) che viene prodotta con la tecnologia del DNA ricombinante, in una linea cellulare umana continua, che fornisce un profilo di glicosilazione umano, analogo a quello dell’enzima naturale. L’idursulfasi viene secreta come una glicoproteina costituita da 525 amminoacidi e contiene 8 siti di glicosilazione all’N che sono occupati da catene oligosaccaridiche di tipo complesso, ibrido e ad alto contenuto di mannosio. La somministrazione di idursulfasi fornisce al paziente l’enzima endogeno, che viene assorbito all’interno dei lisosomi cellulari. I residui di mannosio-6-fosfato (M6P) sulle catene oligosaccaridiche rendono possibile il legame specifico dell’enzima ai recettori del M6P sulla superficie cellulare, cui segue l’internalizzazione dell’enzima nella cellula che si dirige verso i lisosomi intracellulari, ed il successivo catabolismo dei glicosamminoglicani (GAG) accumulati [1], [2]. Lo schema posologico prevede la somministrazione del farmaco alla dose di 0,5 mg/kg di peso corporeo, ogni settimana, per infusione endovenosa nell’arco di 3 ore. La durata dell’infusione può essere gradualmente ridotta ad un’ora, se non si osservano reazioni legate all’infusione. Il prodotto non è stato Data di redazione: Novembre 2011 1 testato in soggetti eterozigoti di sesso femminile ed inoltre non vi è esperienza clinica in pazienti di età inferiore ai 5 anni [2]. ALTERNATIVE DISPONIBILI Non vi sono alternative ad idursulfasi disponibili per il trattamento della Sindrome di Hunter. Infatti, prima dell’introduzione di idursulfasi nel panorama terapeutico, la MPS di tipo II veniva trattata mediante cure palliative, focalizzate ad alleviare la sintomatologia dei pazienti, intervenendo sui vari sistemi ed apparati maggiormente colpiti dalle manifestazioni patologiche: sistema muscolo-scheletrico, cardiovascolare, respiratorio, gastrointestinale e sistema nervoso. Sono inoltre stati tentati trapianti allogenici di midollo osseo o di cellule staminali ematopoietiche. Idursulfasi pertanto, che è stato approvato da EMA in “circostanze eccezionali” e come farmaco orfano destinato alla cura di una patologia rara, risulta essere l’unico strumento di cura per i pazienti affetti da Mucopolisaccaridosi di tipo II e quindi va a sostituirsi o ad affiancarsi al trattamento di tipo palliativo della sintomatologia [1], [3]. INQUADRAMENTO DELLA PATOLOGIA La Mucopolissaccaridosi di tipo II è una malattia da accumulo lisosomiale appartenente al gruppo delle mucopolissaccaridosi, la cui incidenza viene stimata in un intervallo compreso tra 1/72.000 e 1/132.000 dei maschi nati vivi. La MPS II è una malattia legata al cromosoma X (il gene responsabile è stato localizzato sul cromosoma Xq28 e sono state identificate circa 320 mutazioni), causata da livelli insufficienti dell’enzima lisosomiale iduronato-2-solfatasi (I2S), la cui funzione consiste nel catabolismo di glicosamminoglicani (GAG), dermatan solfato ed eparan solfato, tramite il clivaggio delle frazioni solfato legate agli oligosaccaridi. Nei pazienti affetti da Sindrome di Hunter, a causa dell’assenza o della carenza dell’enzima I2S, si verifica un accumulo progressivo di glicosamminoglicani all’interno delle cellule, che porta a congestione cellulare, organomegalia, distruzione dei tessuti e disfunzione di organi. La malattia colpisce prevalentemente i maschi, anche se nel mondo vengono riportati circa 12 casi di pazienti di sesso femminile, che vengono generalmente colpite dalla patologia in seguito all’inattivazione “skewed” del cromosoma X sano e la conseguente espressione preferenziale del cromosoma X mutato, nel qual caso anche le femmine mostrano un fenotipo malato. I bambini che ne sono affetti appaiono normali alla nascita e i sintomi clinici compaiono in maniera progressiva a partire dai 2-4 anni di età. Una precoce apparizione dei sintomi corrisponde generalmente ad un decorso clinico più grave. Le manifestazioni cliniche della malattia possono variare considerevolmente tra i diversi pazienti. Le forme più severe sono caratterizzate da ritardo mentale, dimorfismi facciali (macroglossia, bocca costantemente aperta, lineamenti grossolani), epatosplenomegalia, ernie, disordini cardiaci (valvulopatie) e respiratori (broncopneumopatia ostruttiva), rigidità articolare, sindrome del tunnel carpale, disostosi multipla, importante deficit della crescita, progressiva perdita della vista e dell’udito e alterazioni cutanee. Le difficoltà respiratorie dovute, oltre che alla broncopneumopatia ostruttiva, anche ai depositi di GAG a livello di lingua, corde vocali e vie aeree superiori, possono causare ostruzioni intermittenti che sfociano in apnee ostruttive nel sonno. Sia a causa delle alterazioni ossee che della diminuita capacità respiratoria, i pazienti vanno incontro ad una riduzione delle capacità fisiche e della resistenza allo sforzo, che conduce molti dei soggetti affetti da Sindrome di Hunter all’impossibilità di deambulare, oltre che alla difficoltà di compiere azioni di ordinaria routine quotidiana a causa del progressivo irrigidimento articolare (lavarsi, vestirsi, pettinarsi). La macroglossia ingravescente causa difficoltà nel linguaggio e nella deglutizione. Per i pazienti affetti da una forma severa di MPS II il decesso sopraggiunge tra la seconda e terza decade di vita, solitamente a causa di complicazioni cardio-respiratorie. Le forme di gravità intermedia invece sono caratterizzate da insorgenza più tardiva dei sintomi e i soggetti che ne sono colpiti presentano intelligenza normale, dimorfismi lievi, disostosi, ma una buona attesa di vita [1], [4], [5]. Data di redazione: Novembre 2011 2 LINEE GUIDA DI TRATTAMENTO ESISTENTI Non sono disponibili linee guida per il trattamento della MPS II e, come già riportato in precedenza, prima dell’introduzione di idursulfasi, la terapia era di tipo palliativo sulla sintomatologia. Per quanto riguarda il panorama italiano, anche prima della registrazione del prodotto, idursulfasi era a disposizione dei pazienti affetti da Sindrome di Hunter: infatti nel giugno del 2006 idursulfasi è stato inserito nella lista dei farmaci a totale carico del SSN (legge 648/96), poiché non vi era una valida alternativa per la cura della patologia in oggetto (il prodotto veniva importato sall’estero) [6]. Il farmaco è stato quindi escluso da tale lista solo in un periodo contingente alla data in cui esso ha ottenuto l’AIC in Italia [7]. ANALISI DEGLI STUDI CLINICI L’efficacia e la sicurezza di idursulfasi è stata testata mediante uno studio di fase II/III che è poi proseguito con una fase di estensione per valutarne i risultati a lungo termine e uno studio di supporto di fase I/II [8], [9], [10]. DATI DI EFFICACIA Tutto l’iter sperimentale di idursulfasi ha visto l’esclusione di soggetti con grave compromissione del sistema nervoso centrale, poiché le valutazioni necessarie per approfondire il profilo di efficacia del farmaco richiedevano una partecipazione attiva del paziente. Un primo RCT di fase I/II (TKT008) randomizzato e in doppio cieco, ha arruolato 12 pazienti affetti da MPS II confermata sia clinicamente che tramite test biochimici, tra i 6 e i 20 anni. Sono stati arruolati sequenzialmente 3 gruppi da 4 pazienti a cui veniva somministrato il farmaco sperimentale (3 soggetti) e il placebo (1 soggetto). I dosaggi di idursulfasi sono stati: 0,15 mg/kg, 0,5 mg/kg e 1,5 mg/kg, somministrati a settimane alterne per 24 settimane. Successivamente vi è stata una fase in aperto in cui i soggetti che avevano assunto placebo potevano iniziare ad assumere il farmaco, per 24 settimane, al dosaggio previsto dal proprio gruppo di appartenenza. I risultati ottenuti hanno evidenziato una riduzione dei livelli di GAG urinari significativa per tutti i dosaggi, che è stata più rapida all’aumentare del dosaggio di farmaco assunto. Il volume di fegato e milza si è ridotto ed è aumentata la distanza percorsa nel test del cammino (6-MWT) [8]. Lo studio registrativo (TKT024) che ha valutato la sicurezza e l’efficacia di idursulfasi è un RCT di fase II/III, in doppio cieco, controllato verso placebo, multicentrico ed internazionale. Sono stati arruolati 96 pazienti di sesso maschile, con età compresa tra 5 e i 31 anni che avevano avuto una diagnosi di MPS II basata sia su riscontri clinici che biochimici. Come criterio di inclusione i pazienti dovevano presentare almeno uno tra i seguenti segni clinici: epatosplenomegalia, evidenze radiografiche di disostosi multipla, valvulopatia cardiaca o patologia respiratoria ostruttiva. Il riscontro del profilo biochimico doveva rilevare una carenza di attività enzimatica ≤10% rispetto all’estremo inferiore dell’intervallo standard, misurato in plasma, fibroblasti o leucociti e associato ad un livello normale di un’altra sulfatasi. Al basale tutti i pazienti devono avere un’evidenza di anormalità nella funzionalità polmonare misurata mediante il test di capacità vitale forzata (FVC<80% rispetto all’atteso). Aver subito una tracheostomia o aver ricevuto un trapianto di midollo osseo o di cellule staminali è stato considerato un criterio di esclusione. Il trial era disegnato con tre bracci di studio, che prevedevano la somministrazione, per 52 settimane, di: idursulfasi al dosaggio di 0,5 mg/kg a settimane alternate (EOW, Every Other Week) o ogni settimana oppure placebo. Per ogni braccio sono stati arruolati 32 pazienti e la randomizzazione è stata stratificata in base all’età (5-11 anni, 12-18, 19-31) e al punteggio totale di malattia. L’endpoint primario utilizzato per valutare l’efficacia del trattamento è stato un punteggio composito a due componenti, basato sulla somma dei punteggi attribuiti alle variazioni dal basale alla fine dello studio nella distanza percorsa camminando per 6 minuti (6-MWT) come misura della resistenza e nella %FVC come misura della funzionalità polmonare. La FVC è stata misurata tramite l’esecuzione di spirometrie. Data di redazione: Novembre 2011 3 Lo studio prevedeva, inoltre, la valutazione di endpoint II: le variazioni dei singoli componenti del punteggio composito dell’endpoint principale, le variazioni assolute di FVC, il volume di fegato e milza misurati tramite MRI addominale, i livelli urinari di glicosamminoglicani (GAG) e la mobilità articolare passiva. Tutti i parametri di interesse sono stati rilevati al basale ed in seguito alle settimane 18, 36 e 53. Tutte le analisi di efficacia sono state valutate su una popolazione intent-to-treat (ITT). Il 97,9% (n=94) dei 96 pazienti arruolati hanno completato l’anno di trattamento. I due pazienti che non hanno portato a termine il periodo di terapia previsto sono deceduti durante lo studio (nessuno dei due eventi è stato messo in relazione al prodotto sperimentale): un soggetto assumeva placebo e l’altro idursulfasi settimanalmente. La compliance è stata buona: il 45,8% dei pazienti (n=44) ha ricevuto tutte le infusioni programmate e un 25,0% (n=24) ha saltato una sola somministrazione. Tutti i pazienti che hanno concluso il programma di studio hanno ricevuto almeno l’80% delle somministrazioni preventivate. Alla settimana 53 si è osservata una differenza significativa relativamente allo score composito tra idursulfasi somministrato settimanalmente e placebo (differenza tra i trattamenti: p=0,0049), mentre per il gruppo idursulfasi/EOW si è rilevata una differenza minore, benché significativa, verso il placebo (differenza tra i trattamenti: p=0,0416). Nessuna differenza è stata osservata tra i due gruppi che hanno ricevuto idursulfasi (differenza tra i trattamenti: p=0,1329). I risultati ottenuti sono stati rilevati in maniera omogenea in tutti i gruppi stratificati per età, pertanto l’età dei pazienti al momento dell’arruolamento non ha influenzato i risultati in maniera significativa. Per quanto riguarda le misure di esito secondarie è stata rilevata una differenza significativa per il braccio settimanale in tutti i parametri, ad eccezione del FVC%, mentre per il braccio EOW ciò si è riscontrato solo per le variazioni di volume epatico, splenico e di GAG urinario . Infine, per quanto riguarda la mobilità articolare, l’unico miglioramento si è osservato per l’articolazione del polso nel gruppo idursulfasi settimanale (p=0,0476), se comparato con placebo. Per le altre sedi articolari non vi è stata nessuna differenza significativa tra i gruppi [9]. Tutti i 94 pazienti che hanno concluso la fase in doppio cieco sono stati arruolati nella fase di estensione a lungo termine (TKT024EXT). Il periodo di estensione, della durata di 2 anni, è stato eseguito in aperto e tutti i pazienti hanno ricevuto idursulfasi al dosaggio di 0,5mg/kg con cadenza settimanale. L’endpoint primario prevedeva la valutazione della differenza dei valori tra baseline e la fine del trattamento della distanza percorsa in 6 minuti (6-MWT), della FVC% e della FVC assoluta. Gli endpoint secondari proposti sono stati: le variazioni di volume di fegato e milza, dei livelli di escrezione urinaria di GAG, di massa cardiaca, il range di movimento delle articolazioni, la velocità di crescita e lo status funzionale (Child Health Assessment Questionnaire Disability Index Score, CHAQ DIS). L’analisi ha incluso tutti i risultati ottenuti dai pazienti durante il trattamento con idursulfasi sia EOW che settimanale dello studio principale, combinati con i risultati ottenuti in questi due anni in aperto. Come basale è stata quindi considerata l’ultima valutazione prima dell’inizio del trattamento con la terapia farmacologica. 85 pazienti hanno portato a termine lo studio e la compliance è stata buona: solo un paziente ha ricevuto un numero di somministrazioni <80% di quelle previste. I risultati delle misure di esito primarie hanno evidenziato un miglioramento della FVC% solo a 16 mesi, mentre i valori assoluti di FVC hanno mostrato un incremento costante durante tutte le fasi dello studio (il profilo di miglioramento è stato più netto nei pazienti<18 anni). Il 6-MWT è risultato sempre significativamente migliore e il valore massimo si è osservato a 20 mesi (p<0,001). Da un’analisi eseguita per sottogruppi stratificati per età è emerso che i soggetti sopra i 18 anni hanno ottenuto un profilo di miglioramento più elevato in questo test, rispetto ai pazienti più giovani. Le riduzioni di volume di fegato e milza e di GAG urinario sono rimaste entro livelli di significatività fino alla fine della fase in aperto. Per quanto concerne le articolazioni, solo quella della spalla sembra aver giovato della terapia e la velocità di crescita dei pazienti sembra rientrare nella norma, fatta eccezione per soggetti >18 anni (analisi per sottogruppi). Infine i pazienti esprimono un miglioramento significativo circa il proprio status funzionale [10]. Tabella A (Appendice) Data di redazione: Novembre 2011 4 DATI DI SICUREZZA Dallo studio registrativo si evince che la maggior parte degli eventi avversi registrati sono stati di grado lieve e moderato. Gli eventi avversi seri sono stati in totale 49 e si sono verificati in 26 pazienti: 9 pazienti nel gruppo placebo (18 eventi), 8 pazienti nel gruppo idursulfasi EOW (18 eventi) e 9 pazienti nel gruppo idursulfasi settimanale (13 eventi). Si ritiene che gli eventi siano possibilmente o probabilmente correlati al farmaco in studio solo per 3 di questi pazienti: 2 soggetti afferenti al braccio idursulfasi settimanale (1 cianosi e 1 embolia polmonare) e 1 soggetto nel braccio di controllo (1 rash cutaneo) [1]. Si riportano nella tabella 1 il numero e la percentuale di pazienti in cui sono state rilevate reazioni avverse con una frequenza ≥9% nel gruppo attivo rispetto al placebo. Tabella 1 - numero e percentuale di pazienti in cui sono state rilevate reazioni avverse con una frequenza ≥9% nel gruppo attivo rispetto al placebo. Evento avverso Cefalea Nasofaringite Dolore addominale Artralgia Prurito Eruzione cutanea prurignosa Gonfiore nel sito di iniezione Orticaria Dispepsia Ansia Dolore alla gabbia toracica Placebo (n=32) 14 (44%) 15 (47%) 13 (41%) 9 (28%) 5 (16%) 0 1 (3%) 0 0 0 0 Idursulfasi EOW (n=32) 21 (66%) 19 (59%) 19 (59%) 14 (44%) 6 (19%) 5 (16%) 4 (13%) 4 (13%) 4 (13%) 4 (13%) 0 Idursulfasi settimanale (n=32) 19 (59%) 17 (53%) 16 (50%) 10 (31%) 10 (31%) 5 (16%) 4 (13%) 5 (16%) 4 (13%) 2 (6%) 4 (13%) Gli eventi avversi più comuni e considerati derivanti dal trattamento sono state le reazioni correlate all’infusione (l’incidenza massima è stata registrata tra la 4° e la 12° settimana e poi si osserva un decremento), con una distribuzione simile tra i gruppi. Per i pazienti che hanno manifestato questo tipo di reazione durante l’infusione, la somministrazione è stata interrotta e prima dei trattamenti successivi i pazienti sono stati pre-medicati con antistaminici e/o corticosteroidi. Due pazienti sono deceduti durante lo studio per motivazioni non correlate al trial. Alcuni pazienti hanno sviluppato anticorpi IgG anti-idursulfasi (15, 46,9%, soggetti in ognuno dei due gruppi del trattamento attivo) e IgM (2 soggetti in ciascun gruppo che ha ricevuto idursulfasi). Alla 53° settimana il 31,7% dei pazienti che avevano ricevuto il farmaco sperimentale presentavano ancora positività anticorpale. La riduzione di GAG urinario nei pazienti anticorpo-positivi è circa 2/3 di quella riscontrata nei pazienti risultati negativi. Ad ogni modo non vi è nessuna associazione tra la presenza di anticorpi ed eventi avversi o risultati clinici [9]. Nella fase di estensione dello studio si sono registrati eventi avversi di differente gravità, che hanno colpito 56 pazienti (59,6%), la maggior parte di provenienza del gruppo trattato con placebo nella parte dello studio in doppio cieco (74,2%). 27 (28,7%) soggetti sono stati esposti ad almeno un evento di grave entità potenzialmente rischioso per la vita. Gli eventi avversi seri che hanno colpito almeno 2 o più pazienti sono stati: batteriemia, otite cronica dell’orecchio medio, sindrome del tunnel carpale, problematiche respiratorie ostruttive, apnee notturne ed strozzature di ernie addominali. 50 pazienti (53%) sono andati incontro almeno una volta a reazioni correlate all’infusione (mal di testa, orticaria e febbre), con un picco di incidenza al terzo mese per poi rilevare un decremento di tale evento. E’ stato riscontrato lo sviluppo di anticorpi di neutralizzazione (22,3% degli 85 pazienti dopo 105 settimane), che sembra essere un fattore importante nella risposta a lungo termine del farmaco. Data di redazione: Novembre 2011 5 L’incremento della FVC assoluta è stata più alta nei pazienti negativi agli anticorpi di neutralizzazione, mentre gli altri parametri non ne risentono [10]. STUDI IN CORSO Attualmente non si sono identificati studi in corso rilevanti per la patologia e il farmaco oggetto della valutazione. Si segnala però l’apertura di uno studio, ancora in fase di reclutamento dei soggetti, di sesso maschile tra i 3 e i 18 anni, che indagherà gli sviluppi di idursulfasi anche nei soggetti affetti da Sindrome di Hunter con coinvolgimento del SNC. Verrà valutata la sicurezza e il range di dosaggio di idursulfasi somministrato per via intratecale tramite dispositivi atti al rilascio del farmaco, in soggetti pediatrici già in trattamento con idursulfasi. Lo studio è randomizzato, in aperto, di fase I/II, controllato verso nessun trattamento e ha arruolato per ora 22 soggetti [11], [12]. ALTRI REPORT DI HTA Lo Scottish Medicine Consortium non raccomanda l’uso di idursulfasi, sostenendo che il rapporto costobeneficio nello stato di salute non è adeguato ed inoltre l’analisi economica presentata a supporto della nuova tecnologia non è considerata abbastanza robusta. E’ stata presa in considerazione un’analisi costoutilità che vedeva a confronto idursulfasi verso cure palliative in un time horizon di 15 anni. Non vengono considerati stati di salute potenzialmente differenti (ad esempio pazienti colpiti da eventi cardiaci, respiratori o neurologici), per semplificare il modello o per carenza di dati disponibili. Sono stati attribuiti dei punteggi relativi alla qualità di vita: 0,94 per pazienti in trattamento con idursulfasi e 0,60 per pazienti sottoposti a cure palliative. I risultati del modello indicano un costo incrementale per QALY (ICER) variabile da £ 564.692 a £ 1.174.342. Si specifica inoltre che è stato assunto come nullo il costo delle cure palliative (considerato accettabile a confronto dell’alto costo di idursulfasi) ed inoltre si ritiene che il peso dei pazienti possa essere stato sottostimato (33 kg per pazienti sopra i 15 anni). L’ICER risulta essere elevato ed inoltre sarebbe necessario un time horizon che vada oltre i 15 anni previsti dal modello e sarebbe stato auspicabile utilizzare i valori di utilità ricavati dal trial clinico e non dal report che era stato predisposto per la Malattia di Fabry [13]. L’HAS francese invece esprime un parere favorevole circa il farmaco idursulfasi, ritenendo il rapporto efficacia/sicurezza piuttosto soddisfacente e asserendo che la nuova tecnologia apporta dei benefici sostanziali. HAS pertanto inserisce il farmaco in una posizione alta della propria scala di valutazione (ASMR, Amelioration du Service Medical Rendu, che va da I a V): II [14]. L’Australia ha preso in considerazione una valutazione basata sul costo incrementale per metro camminato nel test 6MWT che ha stimato come risultato un range compreso tra $ 15.000 e $ 45.000. La scelta del parametro considerato per il calcolo dell’ICER ha destato perplessità. Tuttavia il farmaco ha ricevuto una valutazione positiva ed è stato raccomandato al Governo di considerare l’inclusione di idursulfasi nel programma di farmaci salva-vita (LSDP, Life Saving Drugs Program), in particolar modo per quei pazienti che non presentano un severo coinvolgimento del sistema nervoso centrale [15]. Il Galles non raccomanda l’inserimento di idursulfasi all’interno del proprio servizio sanitario nazionale, in quanto ritiene che i dati sia clinici che di costo-efficacia presentati siano insufficienti. Ad esempio i valori di utilità adottati non sono calcolati sull’effetto di idursulfasi nel trattamento di MPS II e quindi non si basano su prove di efficacia. Inoltre, il modello non considera in maniera completa il range dei costi di idursulfasi e del comparator (cure palliative) [16]. ANALISI ECONOMICHE STUDI DISPONIBILI Data di redazione: Novembre 2011 6 Non sono disponibili studi farmacoeconomici per la valutazione di idursulfasi nella Sindrome di Hunter. COSTO DEL PRODOTTO E DELLE ALTERNATIVE ED IMPATTO ORGANIZZATIVO Idursulfasi è l’unico trattamento ad oggi disponibile per la Mucopolisaccaridosi di tipo II. Il dosaggio del farmaco viene calibrato in base al peso corporeo del paziente. I soggetti affetti da tale patologia iniziano la cura in giovane età, pertanto è stato ipotizzato un primo range di peso tra i 24 e i 36 kg, per i primi anni di terapia in accordo con le tabelle di crescita proposte dalla WHO, e visto che la patologia sembra presentarsi nei primi anni di vita; su questo intervallo, analogamente alla stima presentata dalla Ditta che ha considerato un peso medio per paziente compreso tra i 27 e i 36 kg è stato calcolato il costo annuo di terapia [17], [18]. E’ stato considerato un secondo range tra i 48 e i 72 kg per il paziente adulto, in quanto la terapia è sistemica per una condizione cronica. Questo secondo range potrebbe di molto sovrastimare il costo del trattamento anche perché non sembra chiara la reale sopravvivenza per questa patologia. All’interno dei range il costo del farmaco rimane lo stesso in quanto potrebbe essere molto alto lo spreco in particolare per i pesi vicini al limite inferiore. Nella tabella sottostante vengono riportati i dati relativi ai costi per l’intervallo di peso proposto. Tabella 2 – Costo annuale di trattameto Paz 15 - 24 kg Paz 25 - 36 kg Paz 37 - 48 kg Paz 49 - 60 kg Paz 61 – 72 kg Costo fiala (IVA esclusa) 2.639,81 € 2.639,81 € 2.639,81 € 2.639,81 € 2.639,81 € 2 3 4 5 6 5.279,62 € 7.919,43 € 10.559,24 € 13.199,05 € 15.838,86 € n fiale utilizzate Costo del farmaco per 1 somministrazione Spreco di farmaco per 1 somministrazione 0 – 1.979,86 € 0 – 2.419,83 € 0 – 2.419,83 € 0 – 2.419,83 € 0 – 2.419,83 € Peso corrispondente allo spreco massimo N° somministrazioni/anno Costo della terapia per 1 anno 15 kg 52 25 kg 52 37 kg 52 49 kg 52 61 kg 274.540 € 411.810 € 549.080 € 686.350 € 823.620 € 52 Poiché tale farmaco prevede un periodo di infusione di 3 ore, si ipotizza che esso venga somministrato in regime ambulatoriale, pertanto al costo del farmaco si dovrà sommare il costo dell’infusione, come previsto dal Tariffario Regionale, di circa 3 euro/somministrazione, per un totale annuo di circa 156 €/paziente (cifra irrisoria rispetto al costo del prodotto). ANALISI DI IMPATTO SUL BUDGET In letteratura si riporta un’incidenza di 6 casi su 1.000.000 di abitanti, mentre l’incidenza sembra essere compresa tra 1/100.000 - 1/170.000 bambini maschi nati vivi [19]. In Italia si stima che vi siano circa 75 pazienti affetti da MPS II e poiché il Veneto rappresenta circa l’8% della popolazione nazionale, la ditta stima in 6 pazienti i possibili eleggibili. I pazienti residenti in Veneto, certificati con di sindrome di Hunter attraverso il Registro Malattie Rare Regione Veneto sono 5 (aggiornamento del 05/03/2012). Dei 5 pazienti individuati 1 ha un’età compresa tra 2–5 anni, 3 hanno un’età compresa tra 5-10 anni e 1 paziente ha un’età compresa tra 10-15 anni. Data di redazione: Novembre 2011 7 Considerando l’età dei pazienti e un peso corporeo in funzione della stessa si stima una spesa annuale regionale di €2.059.050. Principio Attivo Costo annuo Totale Pz 2-5 anni (n=1; 15Kg) Costo annuo Totale Pz 5-10 anni (n=3; 30Kg) Costo annuo Totale Pz 10-15 anni (n=1; 45Kg) Costo annuo Totale Regione idursulfai € 274.540 € 1.235.430 € 549.080 € 2.059.050 Nell’ipotesi che la terapia venga assunta in cronico e quindi che tutti i pazienti diventino adulti con un peso medio di 70 kg, la spesa aumenterebbe fino a raggiungere i €4.118.100. Commenti La spesa per idursulfasi risulta essere piuttosto onerosa a causa dell’alto costo del farmaco. Tuttavia bisogna tener presente che i pazienti affetti da questa patologia rara non hanno a disposizione alternative di comprovata efficacia. Inoltre il farmaco risulta essere a disposizione dei pazienti già dal giugno del 2006, quando è stato inserito nella lista dei farmaci erogati a totale carico del SSN (legge 648/96). Si rammenta che, ai fini della prescrizione del prodotto a carico del SSN, i Centri utilizzatori dovranno compilare la scheda di raccolta dati prevista da Registro Nazionale Farmaci Orfani [20,21]. Data di redazione: Novembre 2011 8 BIBLIOGRAFIA 1. http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/EPAR_Scientific_Discussion/human/00 0700/WC500023005.pdf (accesso: 17/10/2011) 2. Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Elaprase 3. Wraith JE et al., Eur J Pediatr (2008) 167:267-277 4. http://www.orpha.net (accesso: 17/10/2011) 5. Principi di medicina interna – 17 ° edizione - Harrison 6. Gazzetta Ufficiale n. 139 del 17/06/2006 7. Gazzetta Ufficiale n. 141 del 20/06/2011 8. Muenzer J. et al, Mol Genet Metab 2007 Mar; 90(3): 329-337 9. Muenzer J. et al, Genet Med 2006 Aug; 8(8): 465-473 10. 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Idursulfasi è un farmaco utilizzato come terapia enzimatica sostitutiva per i pazienti affetti da MPS II, pertanto la sua somministrazione fornisce al malato l’enzima endogeno, che viene assorbito all’interno dei lisosomi cellulari, promuovendo il catabolismo dei (GAG) accumulati. Lo schema posologico prevede la somministrazione del farmaco alla dose di 0,5 mg/kg di peso corporeo, ogni settimana, per infusione endovenosa nell’arco di 3 ore. Idursulfasi non presenta alternative per la Sindrome di Hunter e finora l’approccio terapeutico era incentrato sull’impiego di cure palliative sulla sintomatologia. Lo studio pilota è stato un RCT in doppio cieco, controllato verso placebo, a 3 bracci di trattamento (Idursulfasi 0,5mg/kg/sett., idursulfasi 0,5mg/kg/EOW, placebo). Sono stati arruolati 96 pazienti di cui 94 hanno portato a termine il periodo di trattamento di 52 settimane. L’endpoint I ha valutato un un punteggio composito basato sulla somma dei punteggi di 6-MWT e FVC e i risultati ottenuti hanno evidenziato un profilo di efficacia significativamente migliore di idursulfasi settimanale verso il placebo (p=0,0049). Le reazioni avverse registrate sono state per lo più di grado lieve e moderato e le più frequenti risultano essere gli eventi correlati all’infusione. Nessuno tra i decessi avvenuti (3) risulta correlato al farmaco in studio. Lo studio è proseguito con una fase in aperto: due ulteriori anni di trattamento per tutti i 94 pazienti che hanno concluso la fase in doppio cieco al dosaggio di 0,5mg/kg/settimanale, per valutarne efficacia e sicurezza a lungo termine. L’endpoint proposto era il cambiamento riscontrato nella misurazione della distanza percorsa in 6 minuti (6-MWT) e nella FVC tra baseline e fine trattamento e sono stati riportati i seguenti risultati: FVC%: ha avuto un incremento non significativo, mentre sono risultati significativi le misure di FVC assoluta e 6-MWT. Anche i risultati ottenuti relativi alla riduzione del volume di fegato e pancreas, al decremento del livello di GAG urinario sono stati significativi e si sono mantenuti anche nel lungo periodo. Nella fase un doppio cieco nei pazienti con positività anticorpale si è riscontrata una riduzione del GAG urinario di circa 2/3 rispetto agli altri soggetti. Lo sviluppo di anticorpi di neutralizzazione sembra essere un fattore significativo nella risposta a lungo termine al farmaco e l’incremento della FVC assoluta è stata più alta nei pazienti risultati negativi . Scozia e Galles non raccomandano l’impiego del farmaco, principalmente per un rapporto costo-beneficio sfavorevole, mentre Australia e Francia hanno espresso parere favorevole. Non sono disponibili studi farmacoeconomici. In Veneto vengono segnalati 5 casi di pazienti affetti da Sindrome di Hunter di cui tutti in età pediatrica. UVEF in funzione dell’età e quindi del peso corporeo dei pazienti stima un impatto di spesa annuale di €2.059.050 che potrebbe salire fino ai 4.118.100 nello scenario in cui la terapia venga data in cronico e i pazienti raggiungano l’età adulta. Si fa presente che, pur avendo ricevuto l’AIC nei primi mesi del 2011, idursulfasi era già a disposizione dei pazienti da giugno 2006, in quanto inserito nella lista dei farmaci a carico del SSN (legge 648/96). Data di redazione: Novembre 2011 10 Durata trattamento: 2 anni Idursulfasi 0,5mg/kg/sett MPS II Durata trattamento: 52 settimane n=94 - Idursulfasi 0,5mg/kg/sett.; - Idursulfasi 0,5mg/kg/EOW; - Placebo MPS II n= 96 n. pazienti, patologia, trattamenti Studio di estensione in aperto a lungo termine RCT Randomizzazione 1:1:1 Fase II/III Controllato In doppio cieco Analisi ITT (n=96) Disegno/Fase Variazioni riscontrate nella misurazione della distanza percorsa in 6 minuti (6-MWT) e FVC tra baseline e fine trattamento Endpoint composito basato sulla somma dei punteggi di 6-MWT e FVC% Misura di esito primario 6-MWT: tra 14 ± 5 m (6,4% ± 2,7%) e 42 ± 10 m (11,7% ± 3,0%), 0,001<p<0,01. FVC assoluta: 0,31 ± 0,06 L (25,1% ± 4,0%), p<0,05 FVC%: incremento non significativo - Idursulfasi 0,5mg/kg/sett vs. Placebo: 18,96 ± 6,47 (p=0,0049) - Idursulfasi 0,5mg/kg/EOW vs. Placebo: 12,86 ± 6,17 (p=0,0416) - Idursulfasi 0,5mg/kg/sett vs. Idursulfasi 0,5mg/kg/EOW: 10,84 ± 7,11 (p=0,1329) Differenza tra i trattamenti: Risultati su outcome primario Data di redazione: Novembre 2011 11 1 3 Jada d score * *Jadad Scale: strumento per la verifica della qualità della pubblicazione; si basa sulla considerazione che i tre elementi principali che devono essere riportati per avere maggiori garanzie sulla buona qualità di uno studio clinico siano la randomizzazione, la condizione di doppia cecità, e la gestione dei drop-out. Si considerano buone le pubblicazioni che ottengono almeno 3 punti, mentre si considerano di scarsa qualità quelle che raggiungono un punteggio uguale o inferiore a due. EOW: Every Other Week (ogni altra settimana); 6-MWT: 6-Minute Walk Test (test del cammino per 6 minuti); FVC: Forced Vital Capacity (Capacità Vitale Forzata) Muenzer J. et al, Genet Med 2011 Feb; 13(2): 95-101 (TKT024EXT) [10] Muenzer J. et al, Genet Med 2006 Aug; 8(8): 465-473 (TKT024) [9] Referenza Tabella A APPENDICE