Richard Wagner (1813-1883): "Die Feen" (1888)

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Richard Wagner (1813-1883): "Die Feen" (1888)
Opera romantica in tre atti su libretto del compositore, tratto da “La donna serpente” (1762) e
da "Il corvo" (1761) di Carlo Gozzi. Alfred Reiter (Der Feerkönig), Tamara Wilson (Ada), Anja
Fidelia Ulrich (Zemina), Juanita Lascarro (Farzana), Burkhard Fritz (Arindal), Brenda
Rae (Lora), Michael Nagy (Morald), Christiane Karg (Drolla), Thorsten Grümbel (Gernot),
(Gunther,
Ein
Bote),
(Harald),
Simon
Bode
Sebastian
Geyer
Simon
Bailey (Groma). Frankfürter Oper und Museumsorchester. Sebastian Weigle (direttore).
Registrazione: Alte Oper Frankfurt, 3-6 maggio 2011. T.Time: 172' 30" 3 Cd OHEMS Classics
OC940
Nell’approcciarsi all’ascolto di un’opera come “Die Feen”, il primo lavoro teatrale di Wagner
composto nel 1833 (anche se andato in scena postumo solo nel 1888) si è tentati di
commettere l’errore di considerare l’ascolto come un semplice dovere culturale, quasi una
ricerca delle ingenuità e dei limiti giovanili di quello che diverrà uno dei massimi geni della storia
della musica di ogni tempo. Ma come accade in altre situazioni simili – ad esempio le opere
giovanili di Mozart o i primi lavori verdiani – si resta rapidamente conquistati da una musica che
– seppur ovviamente fortemente influenzata dal contesto di gestazione – mostra già non solo un
altissimo livello compositivo ma impreviste aperture, come improvvisi bagliori, che indicano
chiaramente la strada verso il Wagner che verrà o almeno quella verso i primi capolavori degli
anni Quaranta, “Thannäuser” e “Lohengrin” in primis.
Inoltre il solo ascolto discografico permette di concentrarsi sulle significative qualità musicali
prescindendo in parte dall’inevitabile zavorra data da una drammaturgia prolissa e a tratti
farraginosa e da un libretto sovraccarico di personaggi secondari e di divagazioni che allentano
non poco l’efficacia dell’insieme – con buona pace dello stesso Wagner che considerava il
libretto la parte più riuscita dell’opera.
Musicalmente l’opera guarda inevitabilmente a quelli che erano gli imprescindibili
riferimenti di un compositore tedesco del tempo: Mozart, soprattutto quello di “Die
Zauberflöte” per l’atmosfera magica e fiabesca dell’insieme; Beethoven e il suo “Fidelio” di cui
non si stenta a riconoscere una eco in alcune grandi pagine corali o nella grande aria di Ada in
cui traspare il modello di quella di Leonora nel capolavoro beethoveniano e soprattutto di Carl
Maria von Weber più quello eroico e cavalleresco di “Euryanthe” – palesi le somiglianze anche
sul piano vocale fra l’Adolar di Weber e l’Arindal wagneriano – di quello demoniaco di “Der
Freischütz” anche se echi di quest’ultima opera sono facilmente distinguibili nella parte di Lora
la cui scrittura ricorda molto da presso quella di Agathe.
Questo materiale spesso eterogeneo viene però elaborato da Wagner in forme già decisamente
personali in cui le differenti suggestioni sono organizzate in un materiale stilisticamente
omogeneo e coerente non privo di un’autentica forza espressiva e in molti momenti appaiono
chiaramente i primi boccioli di quella che sarà la grande fioritura dell’arte wagneriana: la
volontà di superare le partizioni tradizionali all’interno di un discorso musicale più omogeneo e
meno frazionato, organizzato per grandi scene che vanno oltre al singolo brano; la grande
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ouverture che nella parte finale anticipa cere soluzioni ambientali che troveranno pieno
compimento in “Der Fliegende Holländer”; la parte di Ada in cui già si intuiscono chiaramente
gli sviluppi che porteranno ad Elisabeth e ad Elsa; alcune snodi simbolici e drammaturgici come
quello del divieto violato e della domanda fatale che ritorneranno ciclicamente nella successiva
drammaturgia del compositore.
Come sempre accade in opere come questa, di grandi potenzialità musicali ma non ancora
completamente espresse la qualità esecutiva è essenziale per permetterne un pieno
apprezzamento; la presente edizione registrata in forma di concerto alla Frankfürter Oper
dall’etichetta OHMES Classics pur priva di nomi di particolare richiamo si caratterizza però per
un livello esecutivo medio di alto livello complessivo che permette di godere al meglio delle
innegabili qualità di quest’opera.
Merito principale della riuscita la presenza di un direttore di esperienza come Sebastian
Weigle direttore stabile dell’opera di Francoforte e presenza abituale al Festival di Bayreuth
dove ha diretto l’ultima produzione di “Die Meistersinger von Nürnberg”. In perfetta sintonia con
un’orchestra che conosce alla perfezione il direttore fornisce una lettura di grande coerenza
formale, attenta ad evidenziare al meglio le strutture orchestrali e non priva di forza teatrale
specie nei momenti più ricchi di possibilità in tal senso come la pietrificazione di Ada o in grandi
pezzi d’assieme.
Il cast come si è detto non è di grandissimo richiamo ma si presenta molto affiatato e omogeneo
in tutte le sue parti. Emerge la luminosa Ada della statunitense Tamara Wilson. Autentico
soprano lirico – nel senso wagneriano del termine – sfoggia una voce ampia e sonora ma al
contempo morbida e luminosa capace di salire con facilità nel registro acuto e di dominare un
tessuto orchestrale spesso molto denso. Sul piano espressivo segue al meglio l’evoluzione del
personaggio passando dai toni decisamente più lirici dell’aria di sortita “Wie muss ich doch
beklagen” a quelli decisamente drammatici della grande scena del II atto “Weh mir, so nah die
fürchterliche Stunde” impervio banco di prova per la cantante che la Wilson supera con
ammirevole sicurezza e brano fra i più compiuti musicalmente dell’opera nell’arricchire la
palese derivazione beethoveniana con moduli già pienamente personali e in cui già si
presagiscono le future Elisabeth ed Elsa.
Il tenore Burkhard Fritz nell'impervia parte di Arindal per la lunghezza e scrittura
decisamente acuta. Fritz, anche se a volte messo a dura prova, ne esce con onore facendo
valere una voce di bel colore lirico e luminoso senza per questo sacrificare il passo eroico di
numerosi brani ma valorizzandolo appunto nella sua dimensione cortese e romantica, ancora
tutta weberiana.I passi più lirici, come il bellissimo duetto con Ada “Mir wird das freudige
Glück?” hanno tutta l’araldica eleganza richiesta e se è innegabile la presenza di qualche
segno di stanchezza nella grande aria del III atto “Hallo! Lasst alle Hunde los!” questi risultano
pienamente comprensibili considerando l’impegno della parte e tenendo in conto che si tratta di
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una registrazione dal vivo e non compromettono la riuscita generale di una prova convincente.
Nei panni di Lora, la sorella di Arindal, troviamo un altro valido soprano statunitense Brenda
Rae. Nonostante la natura guerriera del personaggio la scrittura vocale è essenzialmente lirica
e l’aria del II atto “O, musst du Hoffnung schwinden” mostra palesi ascendenze weberiane con
una vocalità che ricorda da presso quella dell’Agathe del “Der Freischütz” che la voce morbida
e femminile della Rae mette in bell’evidenza.
Voce ampia, solida e ben timbrata il baritono Michael Nagy già Wolfram a Bayreuth con
Hengelbrock è un Morald riguardevole tanto sul piano del canto - bel colore, omogeneo e
compatto, acuti sicuri, ottimo controllo dell’emissione – quanto su quello dell’accento sempre
nobile e autorevole come si può apprezzare nell’aria di sortita “War einst ne böse Hexe wohl”.
Thorsten Grümbel (Gernot) è forse più un baritono che un autentico basso ma canta con
proprietà e delinea un personaggio ben riuscito nella sua nobiltà. Il gruppo dei cavalieri è
completato dal Gunther di Simon Bode tenore lirico leggero dal timbro molto chiaro ed etereo.
Le parti di fianco sono numerose e non prive di importanza, grande vantaggio quindi quello di
poter disporre di una compagnia così compatta anche in queste parti non di primissino piano.
Christiane Karg (Drolla) è un soprano lirico di interessanti mezzi vocali e di buona esperienza
internazionale, Alfred Reiter membro stabile della compagnia di Francoforte è un autentico
basso capace di dare al Re delle fate tutta l’autorità richiesta; Juanita Lascarro e Anja Fidelia
Ulrich cantano con correttezza e musicalità i ruoli delle due fate Zemina e Farzana mentre
Simon Bailey presta la sua voce sonora di basso cantante al mago Groma che con i suoi
interventi garantisce il lieto sciogliesi della vicenda. Completa il cast l’araldo di Sebastian
Geyer.
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