le relazioni intra familiari nel contesto sociale contemporaneo

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“LE RELAZIONI INTRA FAMILIARI
NEL CONTESTO SOCIALE CONTEMPORANEO”
Sintesi dell’intervento della Prof.ssa Eugenia Scabinii
Cerchiamo di rispondere alla domanda: cosa s'intende per famiglia? Occorre prendere le
mosse dall'aspetto culturale. La famiglia è una invariante: si tratta di un corpo sociale
primario, che cioè sta alla base di ogni forma sociale, la cui funzione è quella di generare
un essere umano. Come si genera? Avviene legando insieme sessi e generazioni, cioè
differenze umane fondamentali. L'invariante è che vi siano queste differenze e che siano
legate. Per definire la famiglia però non basta soltanto il legame: le differenze devono
apportare un elemento qualitativo che è la funzione di cura. A questo si aggiunge un
particolare: la cosiddetta "memoria familiare". Tornando ai legami è necessario che vi
siano aspetti affettivi (fiducia incondizionata) e aspetti che riguardano l'ethos (la
relazione di appartenenza che i generanti danno ai generati). Nella misura in cui vi sono
questi aspetti, la famiglia umanizza.
Il ruolo della cultura è importante, perché agisce sugli aspetti affettivi e sugli aspetti
dell'ethos. La cultura modula la forma della famiglia. Se c'è equilibrio tra questi aspetti,
la famiglia è capace di umanizzare.
Cosa fa il contesto contemporaneo: qual è la sfida? il primo è dato dagli aspetti affettivi
che dominano sull'ethos; il dominio dell'ethos sugli aspetti affettivi. L'affetto è
importante. Ma se non c'è l'ethos, l'affetto tende ad essere pura emozione. Il secondo
riguarda la sfida di un certo rovesciamento da un punto di vista della struttura della
famiglia.
a) lo sbilanciamento degli aspetti affettivi: la caduta del matrimonio fa presagire la paura
del legame, perché il legame è vincolo che viene aborrito. Il punto sintomatico è la
difficoltà dello sposarsi. Inoltre, ci si attende tutto dal coniuge. E' questo un
accostamento illusorio che ovviamente porta alla delusione. Ricerca del benessere
individuale: la questione dell'autorelizzazione. Ciò porta alla difficoltà a capire il
legame: la promessa è un impegno, ma ciò non è più nella ricezione fondamentale
dell'essere. Qui la filiazione perde l'elemento generazionale: non c'è più il figlio, ma il
bambino. Il figlio non è visto come una nuova generazione, gettata in avanti per
arricchire la storia della famiglia e la storia della chiesa. Ne consegue che il bambino
dovrebbe assolvere al compito di rendere genitorialità alla madre e al padre. Povero
bambino! Quest'ultimo non potrà mai avere questo compito.
b) E' in discussione la struttura della famiglia: la persona, nella tradizione occidentale, è
un essere in relazione, diversa dall'individuo. La persona è fatta di uomo e di donna. La
persona è inoltre un tutt’uno di corpo, mente e spirito. Qui si inserisce il corpo, che è
fatto di spirito, mente e anima. Sono un tutt'uno anche se non sempre sono in armonia. Io
non ho un corpo, sono un corpo.
L'individuo invece è sciolto dai legami, ha dei diritti in quanto è individuo, non deve
rispondere ad altri, ha identità in-differente. Togliere la differenza nella persona significa
minare il principio esogamico. Se salta il principio della differenza, diventa un fatto
catastrofico. Il punto cruciale è nel corpo: è nel corpo che si gioca la partita, perché se tu
perdi, perdi l'essere in relazione. Se il corpo è scisso, diventa un insieme di organi: lo
posso trascrivere; non ha alcun linguaggio identitario. Il prevalere del sé: sono io che dò
al mio corpo, in quanto inanimato, l'identità che voglio. Attenzione a questa frase: "oggi
si assiste al drammatico disinvestimento del corpo, togliendo l'identità di essere corpo
vivente. Di conseguenza si preconizza un corpo indifferenziato alla luce delle teorie del
Gender di tipo costruttivista. Qui viene meno il generare. Purtroppo queste idee non sono
ideologiche, ma si legano con i poteri economici: i soldi che girano sulla possibilità che
due donne possano generare.
c) L'omogenitorialità: qui viene messa in evidenza la problematica dell'omosessualità
che non è un problema a sé. Il problema invece riguarda il corpo e quindi il senso del
generare. Il tema è: io voglio poter generare e ciò riguarda soprattutto le lesbiche. Una
curiosità: non si parla più di utero in affitto, ma gestazione di sostegno. Il problema
critico è: perché far dipendere questa battaglia della filiazione dalle ricerche? Il tema
della filiazione deve avere altri contesti di scelta: l'uomo deve intervenire non soltanto in
quanto uomo, ma in quanto cittadino. Certi temi vanno collocati al punto giusto. Ad
esempio: non si trova più padre e madre, ma funzione materna e funzione paterna:
quest'ultima duplice funzione può riguardare lo slittamento delle differenze sessuali. Chi
è il vero genitore? colui che interviene biologicamente oppure colui che cura? Questa
domanda è retorica: non funziona l'aut aut, ma l'et et. All'origine c'è la percezione della
scissione della persona. Quello che conta è la qualità della relazione. Anche questa
posizione è critica: la qualità della relazione di quali soggetti? Va rimarcata la
differenza. La qualità della relazione è importante, ma non indipendente, inserita dunque
nel contesto soggettuale.
In conclusione: non ci sono i genitori, ma i generanti. Non si comincia dal genitore verso
il figlio, bensì il genitore che è generante. La genitorialità rimanda ad essere generanti.
Se si perde quest'aspetto fondamentale si rischia di perdere la memoria. Il tema
dell'origine è fondamentale: Tutti cominciano di nuovo, ma nessuno comincia da zero. E'
un'illusione: si rinnova ma senza perdere l'essere generato. "Una cosa è amare un
bambino, un'altra cosa è amare con un amore che lo struttura [....]. Tutto ciò in un corpo
e dentro una genealogia". Il figlio ha bisogno per la sua identità, per crescere bene, un
punto dove potersi riconoscere; ha bisogno di situarsi come frutto di tale congiunzione
per essere a sua volta generativo.
i
Sintesi non rivista dall’autore
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